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Autore: _Akimi    24/08/2016    1 recensioni
[Spain x England] XVII-XVIII secolo
"Eppure, Rose Kirkland non cambia idea; Rose Kirkland è fedele, è un'ottima moglie e forse in un futuro diventerà persino un'ottima madre, questo Isabel non lo mette in dubbio.
Già la immagina alle prese con un piccola versione di sé stessa, con una bimba capace di ereditare la sua prontezza e il suo fascino; Isabel imparerebbe a farsi da parte e ad apprezzarla non più come la donna di cui è innamorata, ma solo come un'amica, come una persona a cui voler bene."
EngSpa Week/SpUk Day
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: 2P!Nyotalia
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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{EngSpa Week - Prompt #29,#56,#95}
 
A Midsummer Night's Dream

Isabel e Rose si capiscono in un solo sguardo, non possono farsi comprendere da altri e per questo un semplice e veloce battito di ciglia diventa un modo per comunicare, per dire che il tempo trascorso insieme non è mai troppo e che la loro situazione non le aiuta ad essere ciò che desiderano.
La prima notte è Isabel a scappare dalla sua camera; evade da quelle quattro mura in cui si rifugia spesso e con movimenti attenti si dirige verso la sagoma della casa dell'altra.
Il tragitto è diventato noioso: riconosce le rose di cui la bionda si prende cura tutti i giorni, i nidi delle rondini ormai a riposo e le morbide forme di bestie che si sono addormentate sotto un tranquillo manto stellato.

E' una nottata calda e Isabel combatte il fastidio di quelle temperature insopportabili semplicemente aprendo di qualche bottone la camicia che ha indosso.
Gli abiti premono sulla pelle, seguono le linee del suo corpo e paiono quasi divenire un tutt'uno con lei: odia il modo in cui i pantaloni le stanno stretti alle gambe, ma con un pizzico di malizia pensa che non li terrà ancora per molto e così con la fantasia anela a quei momenti in cui Rose sarà sotto di lei, respirando la sua stessa aria, sorridendole con timidezza.
Adora ogni attimo passato nella camera della bionda: le pareti in sassi la rendono fresca ed elegante, il suo letto è comodo e familiare, ma ciò che adora di più è la finestra; la finestra che permette a Rose di affacciarsi è l'unico modo che le due hanno per comunicare quando la notte cala sul piccolo villaggio inglese.
Accade sempre così il loro incontro notturno: Isabel picchietta sul vetro lanciando un paio di sassolini e l'altra si precipita vicino al vetro, abbandonando uno di quei libri con cui si tiene occupata per sopportare l'attesa.
Il sorriso di Isabel è la prima cosa che attira la sua attenzione, la vede increspare le labbra e non può che sporgersi sul davanzale per vederla meglio, per non perdere neppure il più piccolo dettaglio del suo volto.
I lineamenti del suo viso paiono ancora più affascinanti sotto la luce della Luna, si crea quel gioco di luci e di ombre a cui Rose non riesce più a resistere, rimane stregata dai suoi movimenti, dalla sua posa disinvolta e dal suo bisbigliare che, nonostante le distanze, la raggiunge e le fa palpitare il cuore più del dovuto.

«Tuo marito?»
L'incanto finisce quando la spagnola parla; la realtà piomba tra di loro e Rose stringe le mani sul bordo della finestra tanto dal vedere le nocchie schiarirsi.
Pensa che la scelta migliore sia quella di abbandonare il villaggio, fingere di essere un'altra persona così da poter diventare un'anonima Alice, Elizabeth o Victoria.
Pensa che sia una decisione da prendere nel rispetto di Isabel perché, da quando si conoscono, non ha fatto altro che attenderla e sperare di poter stare assieme nonostante tutto.
Eppure, sa che non è possibile: la fede che porta al dito si fa sempre più stretta, simboleggia quella promessa che la sua famiglia le ha dettato davanti all'altare e non c'è giorno in cui non ripensa alla sua vita passata prima di indossare un vestito ricoperto di merletti e di balze.
«E' partito verso l'Italia, ha incontrato dei mercanti con cui commerciare per un paio di giorni.»
Dovrebbe essere un'ottima notizia per entrambe, ma Rose smorza l'entusiasmo di Isabel parlando in tono neutro ed evitando il suo sguardo.
Si ripete che non ha il coraggio di incontrare i suoi occhi, non può specchiarsi nelle sue iridi smeraldine ed accettare i propri peccati senza sentirsi in colpa; la spagnola la compatisce, non servono ulteriori parole, ma le fa capire che non c'è nulla di sbagliato in quello che fa, ma questo non è mai abbastanza per sentire la propria coscienza alleggerirsi.
Isabel non ha vincoli, è libera di comportarsi come più le aggrada e Rose la invidia, nonostante vorrebbe apprezzare la libertà assieme a lei e non con qualcun altro.
«Fai veloce, ti apro la porta di sotto.»
Lo bisbiglia non prima di essersi guardata attorno; sa che l'essere scoperta porterebbe a disonorare la sua famiglia e neppure i sentimenti che prova per Isabel basterebbero per giustificare le loro azioni.
Un senso di colpa l'assale come tutte le volte in cui abbandona la propria camera per raggiungere l'amata e proprio come tutte le loro notti di passioni, si cura di conservare l'anello di suo marito in un portagioie ben lontano dallo sguardo di Isabel e dal proprio.
 
* * *


Isabel rimane appoggiata con la spalla su uno dei manichini che occupano il negozio della famiglia Kirkland.
Rose la sta ignorando, ma si accontenta di quei brevi momenti in cui i loro sguardi si incontrano o delle occasioni in cui Isabel allunga volontariamente la mano verso di lei solo per poterla sfiorare.
Suo marito è lì, a pochi metri da entrambe, ma la spagnola è infastidita dalla sua semplice presenza e preferisce non voltarsi neppure quando l'uomo le parla stizzito.
Sa che nessuno è consapevole della relazione che intercorre tra lei e Rose, ma qualche volta vorrebbe confessarlo solo per infastidire il verme che si autoproclama compagno di vita della bionda, che le sfiora con le dita la spalla o che le cinge la vita per poterle baciare il viso.
Isabel sa che Rose odia rimanere così vicino a lui, odia il suo pungente profumo che le impregna a fine giornata gli abiti e odia sentirlo bisbigliare a pochi centimetri dal suo orecchio.
Lo capisce dal suo sguardo, le basta osservare il modo in cui corruccia la fronte, quando sospira nascosta dietro al bancone, o nei brevi attimi in cui è libera di essere sé stessa, senza fingere un breve sorriso a qualche cliente o ai suoi genitori.

Con la spagnola non esistono menzogne, Rose è reale e non si vergogna di mostrare i propri difetti all'altra; risponde stizzita, si innervosisce o non nasconde un broncio infastidito quando Isabel fa qualcosa che non deve; è puntigliosa, trova sempre qualcosa da dirle di rimando, ma le piace proprio perché ha un carattere difficile e riesce a tenerle testa come nessun altro.
Isabel è convinta che l'uomo con cui è sposata le tarpi le ali, la costringe ad essere la donna che non vuole e così la spagnola non resiste dal proporle di scappare via, di cercare la libertà che vogliono assieme in qualche altro punto indefinito del loro grande mondo.
Potrebbero fuggire nelle Americhe: Isabel è un'ottima navigatrice e nessun mare è troppo pericoloso per lei; potrebbero vivere nel Nord Africa: il Sole renderebbe dorata la carnagione pallida di Rose e Isabel amerebbe tutto della loro nuova casa; o semplicemente cambierebbero identità e la loro vita apparterebbe solamente a loro stesse.

Eppure, Rose Kirkland non cambia idea; Rose Kirkland è fedele, è un'ottima moglie e forse in un futuro diventerà persino un'ottima madre, questo Isabel non lo mette in dubbio.
Già la immagina alle prese con un piccola versione di sé stessa, con una bimba capace di ereditare la sua prontezza e il suo fascino; Isabel imparerebbe a farsi da parte e ad apprezzarla non più come la donna di cui è innamorata, ma solo come un'amica, come una persona a cui voler bene.
Non sono poche le delusioni a cui la spagnola ha dovuto far fronte e Rose sarebbe solamente un nuovo punto da aggiungere ad una lista infinita, un modo sciocco per irrobustirsi e divenire una persona più forte.
Isabel se lo ripete spesso e ormai ci crede pienamente: Rose si annoierà di lei e le loro vite si divideranno, ma proprio per questo ha deciso di vivere quell'illusione sino a quando le sarà possibile.

«Isabel, è più di tre volte che ti sto chiamando, stai sognando ad occhi aperti?»
E' una risata leggera ad interrompere i suoi pensieri; ora l'inglese è davanti a lei e il piccolo sorriso che le illumina il volto destabilizza Isabel a tal punto da sentire il proprio gomito scivolare sul manichino, rischiando di cadere verso di lei.
La bionda è subito pronta, avanza e l'afferra dalle spalle con forza, ma senza perdere il tocco delicato che la contraddistingue; così Isabel sente il suo respiro contro il viso, vorrebbe allungarsi per baciarla, però resiste, resiste per il bene dell'altra e per tutte le promesse che si sono scambiate per mantenere quel segreto.
«″Ciò che il tuo occhio al risveglio vedrà il tuo vero amore diventerà.″»
La spagnola le bisbiglia a pochi centimetri dal viso e Rose nasconde dietro un'espressione infastidita l'imbarazzo di averla così vicina; anche lei decide di trattenersi, combatte l'attrazione che le unisce ogni qualvolta i loro occhi si incontrano e sente il proprio volto avvampare, non sapendo come reagire al comportamento di Isabel.
«William Shakespeare.»
Rose mormora a bassa voce ed afferra per pochi attimi la mano dell'altra, intrecciando le dita con le sue; si accontenta di quel gesto poiché lo sguardo di suo marito si è già posato su di lei da un paio di minuti e basta la sua presenza per influenzarla.

Così si dividono, in pochi attimi non si guardano più e paiono due sconosciute l'una di fianco all'altra; la rabbia attanaglia lo stomaco di Isabel e tutto ciò che desidera è poter avvicinarsi di nuovo a Rose, abbracciarla e non lasciarla più andare.
Le aspettative non rispettano la realtà: Rose Kirkland è già lontana, le mostra le spalle fini, ma Isabel capisce le sue emozioni senza doverla guardare negli occhi; sorride all'uomo di fronte a sé, increspa le labbra perché è obbligata a farlo e la spagnola diventa un personaggio secondario in quel complicato dramma dalle note shakespeariane.
 
* * *

«Sono gelosa di quel bastardo.»
Isabel parla a bassa voce, non vorrebbe realmente condividere quel pensiero con l'altra, ma lo bisbiglia senza neppure rendersene conto.
E' stata paziente per troppo tempo, ha deciso di non dire mai nulla per non ferire Rose, ma quando supera la soglia della loro casa subito una fastidiosa sensazione ha la meglio su di lei, la soffoca, la fa sentire una sciocca e perde quel poco di controllo che è obbligata a mantenere per fare parte della collettività.
Odia mentire e Rose questo lo comprende in un solo sguardo: la vede spesso roteare gli occhi annoiata, punta le iridi ambrate verso un punto non definito o semplicemente socchiude le palpebre, alzando le spalle nel sospirare rumorosamente.
«Non c'è nulla che devi invidiare di lui, è rozzo e stupido.»
La bionda non dà molta importanza alle parole dell'altra; rimane con il suo libro tra le mani, si sistema la fine montatura sul naso ed evita di puntare le sue iridi cristalline verso di lei.
Sa che si tratta di una conversazione senza fine, Isabel non imparerà mai poiché troppo testarda e Rose – anche se non lo ammette – ama la sua caparbietà più di tutto il resto; se n'è innamorata sin dal giorno quando, discutendo delle spine sui fusti delle rose, la vide esporre una delle sue strambe ipotesi sui canoni della bellezza.
Isabel non ha mai cambiato idea da quella volta; è convinta che in natura il fascino sia anche sinonimo di pericolosità e questo è uno dei tanti motivi per cui si è invaghita impulsivamente di Rose Kirkland.

«Ed è un uomo, ricco e loquace.»
La spagnola parla di nuovo; può portar vanto di molte virtù, ma l'uomo a cui Rose è legata possiede qualcosa che lei non potrà mai avere: la natura l'ha condannata in un corpo femminile, in un mondo in cui due donne non possono stare assieme e anche se le leggi cambieranno in futuro, la mentalità rimarrà comunque la stessa.
«Se lo amassi non ti inviterei nella sua casa, non condividerei il suo letto con te, questo lo sai.»
Rose alza le mani e nasconde le gote arrossate dietro il libro, proteggendosi dallo sguardo incuriosito dell'ispanica.
Non sopporta essere scrutata come se non avesse mai voce in capitolo, non vuole essere dominata, non vuole che altri scelgano al posto suo e non lo permette neanche ad Isabel, sebbene trovi spesso i suoi consigli ben ponderati e condivisibili; desidera essere trattata come una donna indipendente, libera di sbagliare, di giustificarsi e di argomentare le proprie scelte.
Solo con Isabel è certa di poterlo fare, nonostante quest'ultima alle volte la tratti come se non avesse le armi a disposizione per difendersi da pericoli esterni.

«Non hai tutti i torti, princesa
Isabel le parla disinvolta, le sorride soddisfatta e non smette di guardarla perché la trova buffa, la diverte e attira la sua attenzione nonostante lei faccia finta di leggere una qualche storia complicata.
«E cos'altro ti piace di me?»
Lo domanda pur consapevole di non ricevere risposta; Rose non è mai così esplicita, cela i suoi sentimenti nei suoi confronti e si ripromette sempre di non supportare mai troppo il suo ego.
La vuole umile – come si mostra sempre quando sono sole – perché adora proprio questo di lei e non smetterà mai di ammirarla come persona, a prescindere da quale sia la relazione ad unirle.
«Quando stai in silenzio e mi fai leggere, ecco cosa.»
Le risponde stizzita, ma abbassa il libro quanto basta per lanciarle una breve occhiata; Isabel non se la perde, incontra le sue iridi celesti e sorride, trattenendo una risata per non rovinare l'atmosfera che aleggia tra di loro nella piccola sala da té della bionda.
«″L’amore guarda non con gli occhi ma con l’anima.″»
Passano pochi attimi e Isabel si schiarisce la voce, cita quella stessa opera che ha trovato spesso tra le mani dell'altra, che ha segretamente letto quando Rose era troppo impegnata ad essere la Kirkland che tutti desiderano e ogni volta la vede arrossire, senza mai comprenderne il perché.
E' William Shakespeare ad esprimere il loro rapporto: difficile, complicato, persino con un finale non lieto, ma Isabel non lo vuole scoprire ora e forse neppure nei giorni avvenire.


 
* * *


Isabel piega il ginocchio destro, appoggia il piede sul primo sasso sporgente che trova e fa leva con la gamba, spingendosi verso l'alto.
Ripete il movimento, trattiene il fiato e la luce fioca della camera si fa sempre più vicina, ancora a pochi passi da lei; riconosce con la coda dell'occhio i mobili in legno attorno al letto, osserva le lenzuola riordinate perfettamente sul materasso e poi finalmente la vede: Rose è davanti a lei, si specchia mentre si pettina la lunga chioma dorata e bastano pochi attimi per riconoscere la figura dell'ispanica alle spalle.
Kirkland dapprima nasconde lo stupore con un'espressione neutra dipinta sul volto, ma i suoi occhi chiari brillano e sembrano ancora più luminosi in quella notte calda e priva di stelle.
Isabel non vede altro che lei, la vestaglia leggera che cela le sue forme morbide, le iridi nascoste dietro a sottili lenti e poi le labbra a cui già brama con lo sguardo; la desidera, vuole farla sua e sa che Rose anela alla medesima cosa seppur lo nasconda per orgoglio.

Supera l'ultimo ostacolo che la divide da lei e la bionda finalmente le apre la finestra, afferrandola delicatamente per non farla cadere nel suo giardino.
Osserva Isabel sistemarsi gli abiti: indossa ancora una camicia leggera sotto la quale si intravede la carnagione olivastra, il profilo dei suoi seni e del ventre tondo; adora qualsiasi imperfezione di lei, anche quelle forme di troppo che sbucano dallo stacco tra i pantaloni e la camicia.
Sa che Isabel non se ne vergogna, anzi, è la stessa ispanica a beffarsi di sé – forse per semplice ironia o per strappare un sorriso alla bionda – e Rose l'ammira ancora di più, invidiando la leggerezza con cui riesce a criticarsi.
Così non allontana gli occhi da lei, Isabel si sente lusingata e quando è a pochi centimetri dall'altra non può far altro che dedicarle un sorriso – tra l'essere divertita e imbarazzata – poiché la semplicità di Rose non smette mai di stupirla e l'incanta come se ogni notte fosse la prima.

«″E allora non è notte se ti guardo in volto, e perciò...»
«Smettila o sarò io stessa a buttarti giù.»
Isabel si muove velocemente, è un'ottima attrice e le basta indietreggiare verso il terreno per vedere Rose indossare una maschera colma di preoccupazione; la bionda si allunga, ha paura che l'altra possa davvero cadere e ferirsi, ma solo poco dopo scopre che la spagnola si è presa gioco di lei e nasconde la delusione con un infantile broncio sul volto.
«Sei pazza, potevi davvero farti male.»
Cerca di apparire imperturbabile, ma il ghigno divertito che Isabel le dedica la innervosisce e così si allontana da lei, abbandonandosi contro il materasso in segno di resa e di impazienza.
Isabel la raggiunge a passo svelto, si poggia contro di lei e la stanza sembra restringersi attorno ad entrambe.
Sono sole e il respiro di Rose è l'unico suono che riecheggia nella mente libera dell'ispanica: pensa a lei, ai lineamenti del suo volto e al sottile profumo che le pizzica le narici e che l'aiuta ad abbandonare le proprie inibizioni.
Con la punta del naso percorre il profilo del suo collo, con le labbra sfiora le linee delle sue clavicole e si ferma lì, lasciando lieve segni con i denti; affonda nella carne, non le fa male e pochi attimi dopo la sente gemere sotto di sé, stringendo tra le dita il lenzuolo color crema che Isabel riconosce con una breve occhiata.
Vedere Rose perdere il controllo è ciò che realmente attira la sua attenzione, trova la sua ferrea compostezza affascinante, ma è il pensiero di poterla travolgere che emoziona Isabel, che la fa sentire importante.
Non smette di scoprire ogni centimetro di pelle con gli occhi, con le dita le accarezza il volto e ricorda perfettamente la forma delle sue guance; i suoi zigomi si alzano non appena sorride e Isabel la osserva in silenzio, chiedendosi incuriosita il perché di quell'improvviso sorriso.
Non è da lei mostrarsi così sincera, ma la Rose che ha ora davanti a sé non è la stessa che incontra ogni giorno sulla strada; la bionda si fa piccola sotto di lei e appoggia le sue braccia attorno al suo collo, tenendola così stretta dal soffocarla dolcemente.

«Che strano vederti ridere.»
Isabel avvicina le labbra al suo orecchio e bisbiglia contro di esso; vuole comprendere, capire che cosa la diverta in sua compagnia e spera di essere lei l'artefice di quel breve spiraglio di felicità, unico momento in cui possono rimanere sole.
«Hai voglia di criticarmi anche per questo?»
Rose la provoca, muove lentamente le gambe e con il ginocchio sfiora l'inguine della compagna, aspettando che quel piccolo gesto possa far rilassare Isabel.
La spagnola rimane tesa, non accetta di abbandonare le redini del comando così facilmente, ma apprezza il modo in cui i loro corpi si scontrano, si incastrano l'uno assieme all'altro sino a quando i loro fianchi non sono perfettamente allineati.
Vanno subito dopo a velocità diverse, Isabel è impegnata con le mani a raggiungere la vita della bionda e con le dita si intrufola sotto i suoi abiti; il contatto con la sua pelle tiepida le provoca un brivido lungo la schiena, irrigidendosi non appena Rose sospira sensualmente contro le sue labbra; la bionda non è mossa da malizia, i suoi gemiti non sono altro che una reazione involontaria alle improvvise attenzioni dell'ispanica e Isabel la priva ancora di un bacio poiché desidera vederla crogiolarsi nell'attesa, mordendosi il labbro inferiore nella speranza di poter incontrare a breve la sua bocca.
«Ho sempre detto di amare i tuoi sorrisi.»
La spagnola abbassa lo sguardo sul petto dell'altra, la camicia che indossa lascia ormai intravedere la curva del suo seno e Isabel resiste, promette di rallentare per poter assaporare al meglio ogni delicata parte del corpo della compagnia.
Rose non ignora l'espressione disattenta dell'altra e con i polpastrelli le sfiora il mento, invitandola ad alzare il capo per poter incontrare ancora una volta i suoi occhi.
Isabel la osserva e solo dopo pochi attimi si allontana da lei per poterle dare spazio a sufficienza per sistemarsi; la bionda si occupa della sua usuale routine e abbandona gli occhiali vicino al resto dei suoi oggetti, ritornando sul letto solamente quando sente la mano dell'ispanica afferrarle il polso.

«Oggi sei più impaziente del solito.»
Rose cerca di apparire autoritaria, ma l'espressione ingenua dipinta sul volto dell'altra non l'aiuta a mantenersi seriosa.
Isabel è capace di colpirla sempre nei suoi punti deboli, di addolcirla – anche nei momenti più difficili – solo per poter svelare di lei la parte più vulnerabile e gentile.
Rose accetta le proprie debolezze non con poco astio, ma sa che Isabel non è spinta da cattive intenzioni e ogni sua smielata dedica la porta a fidarsi di lei ciecamente.
«Sono sempre impaziente, non sono posata come lei, Lady Kirkland.»
Le parole le scivolano dalle labbra velocemente quasi per timore di rovinare l'atmosfera creatasi tra di loro; Isabel è consapevole che Rose non smetta mai di pensare alla sua vita, a ciò che la lega a quella casa, e non basta un anello abbandonato in un qualche cassetto per poter scordarsi del proprio ruolo nel mondo.
«Sono solo Miss Kirkland per te.»
Isabel legge sul suo volto un sorriso dispiaciuto, ma evita di rendere la loro situazione più drammatica di quanto già non sia.
La osserva posizionarsi a cavalcioni su di sé e le sue gambe svaniscono in fretta sotto i sottili strati che compongono la sua camicia da notte, premendo infine il petto contro quello dell'altra.
«E posso cominciare da qui, Signorina Rose?»
Le mani di Isabel scivolano velocemente lungo i lacci che le tengono stretti gli abiti al corpo, accarezza con le dita i centimetri di pelle esposta tra un nodo e l'altro sino a quando Rose non le dà il permesso di proseguire.
Non servono parole, la bionda si è annoiata di apparire come l'abituale donna composta e garbata che tutti desiderano, così si abbandona ad un primo bacio colmo di passione, composto da labbra che si scontrano le une con le altre, con umidi mugugni di lingue che si accarezzano e di sottili rivoli di saliva che segnano il loro doloroso separarsi.
Si guardano per pochi attimi e poi ricominciano; Isabel non perde tempo e con le mani inizia ad allontanare i primi vestiti che coprono le forme delicate della compagna; Rose, invece, non smette di ricercare con le dita il volto accaldato dell'ispanica, lo tiene tra le mani, le tempesta la bocca di fulminei e piccoli baci fino a quando non percepisce i suoi polpastrelli percorrerle il torace.
La bionda ansima timidamente, inarca la schiena e lascia che Isabel le afferri il seno tra le dita, abituandosi ormai all'avere il proprio corpo esposto allo sguardo languido dell'altra.

Isabel sospira contro il viso di Rose e quest'ultima muove il bacino lentamente verso quello della compagna; non resiste dall'intrecciare le dita tra i suoi capelli castani, le scompiglia la coda con cui li mantiene ordinati e finisce con il puntellarsi con le ginocchia in modo che l'ispanica possa dedicare la sua completa attenzione ai punti più sensibili del suo corpo.
Isabel si ritrova a pochi centimetri dal seno della compagna, con la punta del naso disegna invisibili circonferenze attorno all'areola rosata dell'altra e attende pochi attimi prima di fiondarsi con la lingua umida contro il capezzolo ormai turgido sotto i suoi tocchi.
«Isabel, dobbiamo fare piano.»
Rose non allontana le mani dal capo della spagnola, le carezza la nuca e scosta dalla sua fronte un paio di ciuffi che le ostruiscono la vista; desidera solamente guardarla negli occhi, ritrovare nelle sue iridi ambrate la tranquillità che a lei spesso manca e basta un solo scambio di sguardi per rilassarsi, abbandonandosi alle soavi attenzioni dell'altra.
«Non possono sentirci, siamo sole.»
Isabel abbassa le mani e afferra i glutei di Rose, cerca di muoversi al centro del letto e la bionda la aiuta abbandonandosi completamente contro di lei.
La spagnola poggia la testa contro il materasso e rimane immobile, osservando con maliziosa curiosità la sagoma di Rose sopra di sé: si ripete che non si annoierebbe mai di sfiorarla, che adora le espressioni timide dipinte sul suo volto e i suoi tentativi per mantenere l'autocontrollo; ama come le loro fronti collidono l'una contro l'altra e come Rose ferma la sua mano per guidarla verso le sue gambe.

«Voglio che lui lo sappia.»
Isabel bisbiglia senza preavviso, la guarda ancora negli occhi, ma questa volta Rose abbassa lo sguardo e lascia che un paio di ciuffi biondi le ricoprano il volto; non vuole discutere di suo marito in quel momento, però sa che la spagnola non si arrenderà così facilmente.
«Non possiamo, puoi avere tutto quello che vuoi senza che lui ne venga a conoscenza.»
La bionda usa un'arma pericolosa: si umetta le labbra con la punta della lingua e preme il proprio corpo contro quello dell'altra, lasciando che Isabel possa sentire le sue forme attraversare il suo ventre sino a risalire verso il petto.
«Non voglio rinchiuderti in una stanza, Rose.»
Isabel la rimprovera gentilmente; un'espressione malinconia è dipinta sul suo viso, ma Rose non la ascolta, preferisce evitare quella conversazione, preferisce tentare di ingannarla con qualche attenzione melliflua, con qualche movimento di troppo che possa provocare il suo corpo e non la sua intelligenza.
«Rose, io non-»
La bionda la interrompe con un bacio, carezza le labbra con le proprie e la sente gemere sotto di sé; Isabel si arrende all'insistenza della compagna, le cinge la vita con le braccia e la stringe di nuovo vicino a sé nella speranza di dimenticare ciò che le circonda.
Eppure, Isabel non ci riesce: si ricorda dell'uomo vicino a lei, del modo in cui la bacia davanti a tutti, come la stringe possessivamente o il loro semplice guardarsi, seppur consapevole che Rose non provi nessun sentimento per lui.
Il loro è un semplice gioco, un sogno di mezza estate che si rivela ogni notte nella stanza, ma che non va mai oltre a quelle quattro mura in sassi; Rose rimarrà sempre la donna sposata che tutti conoscono e Isabel è il personaggio di troppo, un disagio a cui la famiglia Kirkland deve resistere semplicemente perché la bionda non riesce a rinunciare alla loro apparente amicizia.

«Dimentica per me allora, solo per questa notte e poi cambierà tutto.»
Rose non promette mai a Isabel per mentirle e nel suo sguardo trova una donna indipendente, una donna che desiderava davvero qualcosa di nuovo, seppur non smetta di temere per le conseguenze future.
«Mi faccio convincere troppo facilmente da te, lo sai?»
Isabel affonda nelle lenzuola ormai sfatte e Rose si poggia di nuovo contro di lei; sospira contro il suo volto e le loro labbra si incontrano di nuovo in un bacio che serve a suggellare una nuova promessa, un giuramento che entrambe vogliono rispettare per il bene del loro rapporto.
«Stai parlando troppo, Isabel Fernandez Carriedo.»
Rose sorride spontaneamente e Isabel lascia che un turbine di emozioni abbia la meglio su di lei; pensa che ogni notte sia sempre una novità e che Rose sia pericolosa quanto amabile, con le sue insicurezze e con la sua intelligenza.
 
* * *


Quando Isabel si risveglia è ancora nel letto di Rose; la bionda è al suo fianco, non indossa più nessun abito e la spagnola sente il suo corpo caldo premuto contro il proprio; il suo seno si assottiglia contro il suo fianco e le sue gambe rimangono intrecciate alle sue.
Sente ancora il suo profumo, ricorda ancora il suo ansimare nascosta sotto le coperte, il modo in cui le stringeva il polso per fermare il movimento delle dita in mezzo alle sue gambe e i suoi piccolo baci sparsi sulle sue guance.
Su di sé sente il peso del suo corpo e con la mano le accarezza il fondo schiena nella speranza che quella mattina possa fermarsi così, in quell'esatto momento.

La osserva svegliarsi e vede che sul suo collo sono rimasti i segni della loro notte di passione: qualche segno divenuto rossastro sulla sua pelle immacolata e la linea dei suoi denti contro le clavicole.
Isabel si sente soddisfatta, sa alle volte di essere troppo possessiva, ma non vuole avere il controllo su di lei; è solo un modo per far comprendere agli altri che non è disposta a rinunciare, che per Rose ci sarà sempre, anche nei momenti più difficili.
Non è solo lussuria, non desidera solo il suo corpo, anzi, ama il suo intelletto, la sua prontezza e i suoi tentativi per sembrare impassibile.
Ama il suo non arrendersi e tutto ciò che ne segue; i litigi sono molti, ma Isabel è testarda anche in questo e si dividerà da lei solo quando Rose lo vorrà.

«Devi andare, Isabel.»
Rose ha la voce impastata dal sonno, parla, ma tiene gli occhi chiusi; non vuole incontrare lo sguardo ferito della compagna, quelle iridi che la scrutano direttamente nell'anima e che le dicono che odia la situazione che è costretta a vivere.
Rose vorrebbe trovare una soluzione, ma suo marito sta per giungere a casa e non è ancora pronta a rivelare quella verità.
«Arriverà il momento?»
Isabel lo domanda, si drizza con la schiena per tenersi occupata durante la conversazione; non si accontenta più di qualche bugia, non vuole continuare a ripetersi che qualcosa arriverà, senza sapere esattamente come o quando.
«Quando arriverà, sarà la notte più bella di tutte.»
Rose sospira lentamente e quell'improvvisa confessione stupisce persino l'ispanica; si volta verso di lei e sul suo volto legge un'espressione dispiaciuta, ma convinta di rispettare la promessa della sera precedente.




 

Note -
Storia scritta senza pretese nel poco tempo disponibile (più che altro nei momenti di tranquillità), storicamente non contestualizzata, quindi il periodo è scelto un po' alla casaccio.
Sono abbastanza soddisfatta del risultato, sopratutto perché con una SpUk/EngSpa non ci si annoia mai; il romanticismo lo tralascio sempre, ma quando si tratta di una storia yuri allora raggiungo il massimo del fluff.
Adoro William Shakespeare e per questo ho deciso di basarmi su diverse citazioni tratte dalla stessa opera ovvero Sogno di una notte di mezza estate.
E' dedicata a tutte le persone che hanno provato almeno una volta attrazione seria per la persona sbagliata.
Alla prossima.

 
  
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