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Autore: beat    28/04/2009    3 recensioni
Te la farò pagare Orochimaru.
Sarò io ad ucciderti.
Non permetterò a nessun altro di farlo.
Ti ucciderò con la più grande esplosione di tutti i tempi!
E allora vedremo chi è che ha ragione!
L'arte è esplosione!

{Fiction classificata settima al contest "Orochimaru Pairing" indetto da Ainsel e Compagniescu}
Genere: Generale, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Deidara, Orochimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa fiction non è stata scritta a scopo di lucro.

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- Nick Autore: beat
- Titolo: Inammissibile!
- Personaggi: Orochimaru, Deidara
- Genere: Generale, Introspettivo, Drammatico
- Rating: Giallo/Arancione
- Avvertimenti: One-shot

- Trama: Te la farò pagare Orochimaru.
            Sarò io ad ucciderti.
            Non permetterò a nessun altro di farlo.
            Ti ucciderò con la più grande esplosione di tutti i tempi!
            E allora vedremo chi è che ha ragione!
            L'arte è esplosione!

- NdA: Ambientata a poche settimane dall'entrata di Deidara nell'Akatsuki.



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Inammissibile!



“Esplosione!”
Deidara si mise a ridere felice, gli occhi che brillavano alla vista della sua ultima creazione che esplodeva magnificamente in un turbinio di polvere e argilla.
La sua nuova tecnica era davvero invidiabile. La sua abilità non stava facendo che crescere in quell'ultimo periodo.
Soddisfatto di sé e del suo lavoro, il giovane Mukenin raccolse la borsa che aveva poggiato per terra, per poi dirigersi verso l'ingresso della caverna, dove era occultato il loro rifugio segreto.

L'Akatsuki.
Ancora non ci credeva di essere entrato a far parte di quell'organizzazione criminale.
Erano passate solo poche settimane da quando quel presuntuoso di Itachi Uchiha, insieme a quei due bizzarri individui che erano Kisame e Sasori, si era presentato da lui, praticamente imponendogli di entrare nell'Akatsuki.

Tsk, maledetti prepotenti!
Maledetti prepotenti...molto più forti di lui...

Deidara ancora si lamentava del trattamento che gli era stato riservato per il suo “reclutamento”. Essere trattato in quella maniera così umiliante..! Solo che lui non era uno stupido.
Aveva ben capito quale enorme differenza di abilità intercorresse tra lui e Itachi, come tra lui e tutti gli altri membri di quella strana organizzazione.
Aveva compreso e si era piegato.

Non poteva certo buttare all'aria tutta la sua esistenza per una mera questione di orgoglio.
Non era pazzo fino a quel punto.

“Allora? Hai finito di spaventare tutti gli esseri viventi nel raggio di qualche chilometro?!”

A salutare il suo ingresso nella caverna ci fu la voce profonda di Kisame.
Deidara arricciò le labbra, in segno di fastidio.
Non lo stava prendendo in giro con cattiveria. Aveva capito in fretta che quello era il comportamento normale di Kisame: per lui tutto si poteva commentare con tono scherzoso e in faccia un sorriso stampato.
Solo che la cosa gli dava lo stesso fastidio.
Anche se non lo stava deridendo, era comunque chiaro che cosa il Ninja blu pensasse di lui: un chiassoso ragazzino che stava lì solo per far ridere!

Per questo Deidara non si degnò nemmeno di salutarlo, e lo sorpassò a passo svelto, desiderando ardentemente di raggiungere quanto prima la sua stanza.

“Ehi, che maniere! Non ti hanno insegnato come ci si comporta con i senpai più anziani?!”

Lo richiamò ridacchiano Kisame.
Deidara si fermò un attimo, girandosi poi di scatto per fargli la linguaccia, contemporaneamente, con tutte e tre le bocche.
Kisame allora scoppiò in una sonora risata, guadagnandosi un'occhiata tra il perplesso e l'infastidito da parte di Itachi, che era sopraggiunto in quel momento.

“È proprio un bambino!” diede come spiegazione Kisame, sempre piegato in due dalle risate, mentre Itachi sospirava lievemente a quella vista decisamente poco dignitosa del suo compagno di squadra.

Deidara si mise praticamente a correre, il viso in fiamme per la vergogna.

“Kisame” lo ammonì il ragazzo più giovane.

“Ahahah! Scusami, non posso farci niente! Mi fa troppo ridere! Il capo ha fatto decisamente bene a prenderlo con noi! È infinitamente più divertente di Orochimaru!”

E quella fu la prima volta che Deidara lo sentì nominare.



***


“Esplosione!”
La sua opera d'arte si sublimò all'istante, colpendo senza pietà il suo avversario.
A Deidara comparve spontaneo un sorriso sulle labbra.
Aveva vinto lui.
Le mani fremettero di impazienza, mentre attendava che il polverone che la sua esplosione aveva innalzato si disperdesse, permettendogli infine di ammirare la sua vittoriosa esibizione artistica.
Come immaginava, tutto attorno a lui era stato spazzato via.
Rimaneva solo un cratere di discrete dimensioni, e i pezzi di cadavere del suo avversario sparsi per tutto il campo di battaglia.

Il sorriso di Deidara si allargò ancora di più.
Quello sì che era stato un bello scontro!
Euforico si voltò verso il suo compagno di squadra, inconsciamente in attesa delle sue lodi.
Aveva completato la sua prima missione ufficiale, e lo aveva fatto in maniera a dir poco eccelsa. Un riconoscimento al suo valore gli sembrava quasi d'obbligo!

Per questo fu molto, molto deluso quando vide la sgraziata figura di Sasori che si stava allontanando dal campo di battaglia, voltando la schiena a Deidara e alla sua gioia.

“Ma...Sasori!”

Il marionettista non si voltò nemmeno.

“Muoviti, qui abbiamo finito.” gli ordinò.

Nessuna lode, nessun apprezzamento.
Niente di niente!
Deidara digrignò i denti, serrando i pugni tanto da conficcarsi le unghie nei palmi.

Sasori si voltò un attimo, per vedere perché quel piccolo casinista non si stesse muovendo.
Lo vide fermo, immobile dove stava prima, scosso da tremiti.
Sasori lo fissò senza dire nulla.
Odiava perdere tempo.
Maledetto ragazzino!

“Beh, muoviti!”

“Sa...Sasori...” lo chiamò con voce tremante Deidara.

“Che vuoi?!” lo richiamò seccamente questi.

“Non avete niente da dire sul mio lavoro, eh?!” urlò il ragazzino, con quanto fiato aveva in gola.

Sasori lo fissò di nuovo.
Se fosse servito a qualcosa, forse avrebbe anche sospirato.
Maledetto ragazzino esibizionista.

“Niente!” dichiarò lapidario, per poi ricominciare a camminare “E ora muoviti. Con tutto il baccano che hai fatto, presto arriverà di sicuro qualche ficcanaso!”

“Baccano?!” chiese stupefatto Deidara.

Sasori sospirò davvero questa volta.
Sapeva fin dall'inizio che avrebbe dovuto avere pazienza con il suo nuovo compagno di squadra, ma qui si stava superando il limite.

“Nel caso non te ne fossi ancora reso conto, le tue esplosioni fanno un sacco di rumore. Per cui ora schiodati da lì e muoviamoci!” ordinò perentorio, sperando che fosse la volta buona perché il ragazzino lo seguisse.

“La mia è arte!!!” esclamò con quanto fiato aveva in corpo il biondino.

Sasori si bloccò di nuovo.
Ora stava davvero esagerando.

“Non mi interessa ascoltare di nuovo i tuoi farneticamenti sulla tua cosiddetta arte. Muoviti, o è la volta buona che ti lascio qui!”

Deidara divenne paonazzo.
Farneticamenti. Aveva sentito bene? Quell'ammasso informe che era Sasori stava forse dileggiando lui e la sua arte esplosiva?!

“Non ti permetto di insultarmi!” gridò per l'ennesima volta.

Il ragazzo aveva portato velocemente una mano nella sacca dove teneva l'argilla, pronto a dimostrare al suo “compagno” quanto fosse meravigliosa la sua arte.
Ma prima che potesse anche solo estrarre il braccio dalla borsa, si trovò sbalzato via, colpito al petto da qualcosa che lo mandò a terra, inchiodandolo poi al suolo.
Tossendo per cercare di riportare un po' d'aria nei polmoni, Deidara vide Sasori torreggiare sopra di lui. Dalla tunica nera spuntava quella che sembrava essere un lunga coda di legno e metallo. Sasori stava usando quella coda per tenere Deidara fermo a terra. La pressione sul suo torace era tale da non permetterli quasi di respirare.

“Ascoltami bene, moccioso. Non ho tempo da perdere con te e con le tue cretinate. Sei solo un bambino per quello che mi riguarda. E i bambini non sanno ancora niente. Non voglio più sentirti dire che le tue esplosioni sono arte.” Sasori calcò maggiormente la la coda pressante sul corpo di Deidara, che si ritrovò a stringere i denti per il dolore “E non osare mai più provare a colpirmi. Non mi ci vuole niente per ammazzarti, ricordalo!” e solo allora lo lasciò andare.

Appena libero, Deidara si piegò su un fianco, boccheggiando alla ricerca di ossigeno.
Gli ci volle qualche secondo per riprendere completamente il controllo del suo corpo.

“Alzati. Dobbiamo muoverci” ordinò Sasori.

Ancora scosso Deidara obbedì, senza però smettere di lanciare occhiate maligne al compagno.
Sasori decise diplomaticamente di ignorarlo.
E Deidara fu malgrado costretto a rinunciare ai suoi propositi vendicativi.
Non avrebbe mai avuto la meglio contro Sasori.

Sebbene fosse il suo compagno di squadra già da qualche mese, non aveva ancora capito niente di lui, né come persona né come Ninja.
Le poche volte che lo aveva visto combattere non era nemmeno riuscito a distinguere che genere di mosse usasse.
Sapeva solo che era un marionettista – questo almeno gli avevano detto gli altri componenti dell'Akatsuki – ma Deidara non gli aveva mai visto usare marionette o aggeggi del genere. Solo quella strana coda che gli spuntava dalla veste.
Quando combatteva era incredibile. Troppo rapido, troppo essenziale. Troppo letale.
Un enigma.
Akasuna no Sasori per lui era un mistero.

“La vera arte è l'eternità” disse all'improvviso il marionettista.

Deidara si bloccò, cercando di capire se aveva sentito bene.

“L'arte è...”

“Eternità” ripeté Sasori, senza degnarlo di uno sguardo.

“Ma...” provò a ribattere Deidara.

“Niente ma.” lo interruppe l'altro “L'eternità è la vera perfezione. Un solo misero istante di pienezza non significa niente in confronto alla perennità di un'esistenza.”

Deidara provò di nuovo a dire qualcosa a difesa del suo modo di pensare, ma l'occhiata gelida che gli lanciò Sasori lo fece desistere.

“Perché mai il capo mi ha dovuto affiancare questo moccioso? Era molto meglio Orochimaru..!” borbottò tra sé e sé il marionettista.

Una domanda si fece strada nella mente di Deidara.
Aveva già sentito nominare “Orochimaru”.

“Chi diavolo è questo Orochimaru?” chiese quasi senza essersi reso conto di averlo detto ad alta voce.

Sasori non si voltò nemmeno per rispondergli.

“Qualcuno che non potrai mai eguagliare”



***


“E perché sei venuto a chiederlo proprio a me?!” domandò scocciatissimo Kakuzu, quantomai stupito della domanda che il nuovo arrivato gli aveva appena posto...e del fatto che fosse andato proprio da lui per avere una risposta.

“Perché Kisame mi prenderebbe in giro, con Itachi non voglio parlare, Zetsu è sparito di nuovo, il capo e Konan non sono rintracciabili...e Sasori non mi rivolge la parola!”

“E perché pensi che io ti voglia rispondere?!”

“Perché in cambio posso dirti dove trovare uno che ha una bella taglia sul collo”

Kakuzu guardò negli occhi quel moccioso che lo stava guadando da sotto in su, con quel suo solito sorrisetto provocatorio stampato in faccia.
L'uomo sbuffò contrariato, ma visto il compenso che gli era stato promesso, accettò suo malgrado di sottostare a quella seccatura.

“Perché vuoi sapere di Orochimaru?!”

“Perché tutti ne parlano...e ne parlano sempre confrontandolo con me. Sasori lo confronta a me... La cosa mi dà fastidio!”

“Ovvio che ti dà fastidio. A te dà fastidio tutto a quanto ne so!”

“Prego?!”

“Per l'appunto. Moccioso, abbassa la cresta o ti rimando da Sasori a pezzi...probabilmente si divertirebbe un mondo a rimontarti di nuovo come una delle sue marionette!”

Deidara sbuffò come un toro, per poi sedersi pesantemente a terra, visto che nella stanza di Kakuzu – a parte il letto – non c'erano altri posti dove sedersi.

“Sono tutt'orecchi” sibilò tra i denti.

“Bravo marmocchio! Allora, che vuoi che ti dica?!”

“Quello che sai. Chi è Orochimaru, perché tutti ne parlano, e che ha a che fare con Sasori...”

Kakuzu si sedette sul bordo del letto, incrociando a sua volta le braccia.

“Mi stupisce che tu non ne abbia mai sentito parlare. Beh, è anche vero che non eri ancora nato quando lui ha cominciato a diventare famoso. Era uno dei tre Ninja Leggendari di Konoha, ai tempi della guerra con la Pioggia. Ha poi tradito il proprio Villaggio in seguito ad alcuni suoi esperimenti illegali su degli esseri umani...ed è entrato a far parte dell'Akatsuki. Aveva il ruolo che hai tu ora: era il compagno di Sasori.”

Deidara fissò Kakuzu con tanto d'occhi. Ma non osò interrompere il racconto di Kakuzu.

“In realtà, però, a lui non è mai interessato niente di servire l'organizzazione. Il suo scopo era un altro. Voleva Itachi.”

“Come?! Itachi?”

“Mi spiego meglio: Orochimaru voleva impossessarsi dello Sharingan degli Uchiha. E visto che Itachi ha sterminato tutto il clan, era rimasto l'unico candidato possibile per i piani di Orochimaru.”

Deidara deglutì. Non sapeva che Itachi avesse sterminato il suo stesso clan.
Avrebbe dovuto fare molta più attenzione ai suoi “compagni” ora che aveva scoperto tutte queste cose nuove.

“Comunque” riprese Kakuzu dopo una breve pausa “Il suo piano non è andato a buon fine. Il piccolo Itachi è diventato più forte anche di un Sannin. Orochimaru deve esserci rimasto molto male. Immagino sia per questo che ha abbandonato l'Akatsuki.”

“Quindi è ancora vivo?!”

“Certo che è ancora vivo. Non mi aspetterei il contrario da quel viscido serpente. Non dopo aver scoperto un trucco per l'immortalità.”

“Immortalità?! Che vorresti dire?”

“Non so dirti i suoi piani, ma lo sanno tutti che il suo obiettivo è ottenere l'immortalità. Beh, come dargli torto..!”

Deidara spalancò ancora di più la bocca.
Aveva un'aria così stupita e sciocca che quasi fece ridere anche il burbero Kakuzu. Quasi.

“Come sarebbe a dire -come dargli torto-?!”

Kakuzu ridacchiò sommessamente.

“Sei ancora troppo giovane per comprendere. Tutti i grandi Ninja mirano all'eternità. Solo gli sciocchi si accontentano di un unico momento di effimera superbia.”

Deidara si morse la lingua per non rispondere a tono.
Kakuzu però se ne accorse e abbassò i toni della discussione.

“Deidara, è per questo che Sasori non ti sopporta. Le vostre filosofie di vita sono inconciliabili. Sei la personificazione di quanto lui ritenga di più stupido a questo mondo. Non vi potrete mai comprendere a vicenda. E la cosa che lo fa innervosire più di tutte è che in Orochimaru aveva trovato qualcuno che lo capiva alla perfezione. Poi lui se ne va e viene sostituito con uno come te. Capirai anche tu perché ti trova così irritante ed inutile!”

Deidara si alzò da terra, a indicare che la discussione era terminata.
Kakuzu non si scompose, mentre guardava il ragazzino biondo dirigersi verso la porta.

“Se mai dovessi sopravvivere al tuo modo di intendere la vita e l'arte, forse allora comprenderai le ragioni di Sasori.”

Kakuzu lo salutò così, lasciano Deidara con in testa ancor più confusione di quando era arrivato.



***


- Ti farò vedere Sasori. Ti farò vedere quanto valgo! -
Deidara saltò in groppa ad una delle sue creature d'argilla, che spiccò immediatamente il volo, dirigendosi verso ovest.

Gli ci erano voluti quasi otto mesi.
Otto lunghi mesi di indagini per rintracciare Orochimaru.
Purtroppo ottenere informazioni non era una delle sue abilità migliori, ma quando si metteva in testa un obiettivo, difficilmente Deidara si dava per vinto.
Dopo la chiacchierata con Kakuzu di molti mesi prima, la sua decisione era stata una e irremovibile: avrebbe ucciso Orochimaru.

Solo in questo modo Sasori avrebbe ammesso il suo vero valore.

Non ne poteva più delle continue occhiate di disprezzo, delle frasi di dileggio che gli lanciava quando erano insieme agli altri compagni. Non ne poteva più!

Ma aveva resistito. Per otto lunghi mesi aveva resistito alla tentazione di mandarlo al diavolo con un'esplosione apocalittica.
Spesso ci era andato vicino a perdere il controllo.
Era sempre stato una testa calda.
E probabilmente quello era anche il particolare su cui Sasori spingeva: provocarlo fino al punto in cui non avrebbe più potuto sopportare, per poi annientarlo e toglierselo definitivamente di torno.
Ma Deidara non poteva permettersi di perdere la testa.
Non prima di aver dimostrato a Sasori che anche lui era un Ninja di valore.

E che con la sua arte avrebbe potuto addirittura distruggere un immortale come Orochimaru.
Il Ninja che Sasori tanto ammirava.
Ah, le cose stavano per cambiare. Stavano per cambiare radicalmente!

L'eccitazione che Deidara sentiva in corpo lo portò a volare veloce come non aveva mai fatto. Il vento gli fischiava nelle orecchie e sentiva il freddo abbraccio dell'aria su tutto il suo corpo.
Il suo obiettivo era vicino.
Presto avrebbe sconfitto Orochimaru.
Aveva dovuto ricorrere a parecchie spie – molte delle quali ora erano passate a miglior vita – ma era riuscito a scoprire con esattezza la collocazione di Oto, il villaggio che Orochimaru aveva fondato all'insaputa di tutti.

Deidara lo sorvolò per alcuni minuti, studiandone la conformazione e verificando mentalmente le varie strategie che avrebbe potuto applicare in quella situazione.
Sasori gli aveva inculcato in testa a viva forza quell'abitudine: studiare un piano prima d'attaccare. Certo, Deidara non avrebbe mai ammesso che la cosa aveva i suoi vantaggi... anche se in effetti non aveva potuto non constatare il fatto che i rischi di insuccesso nelle missioni erano drasticamente scesi da quando aveva cominciato a ragionare prima di partire all'attacco come un qualunque genin esaltato.
Ma, mentre stava pensando a questo, un sorriso incontrollato incrinò la sua espressione concentrata.

Al diavolo le strategie!
Era lì per dimostrare il suo valore.
E lo avrebbe fatto a modo suo.

Preparò immediatamente una bomba da lanciare contro il Villaggio, in modo che esplodesse provocando quanta più confusione possibile.
Doveva stanare la preda dalla sua tana.
Il ragazzo rimase non più di un secondo ad ammirare la piccola scultura che teneva tra le mani.
Ghignò soddisfatto, stimando che avrebbe fatto di sicuro almeno una decina di vittime.

Era ora di insegnare un po' di vera arte a quello scalcinato villaggio!

La bomba esplose come programmato: al rumore assordante presto si unirono le grida terrorizzate degli abitanti, le urla di dolore e gli ordini impartiti al volo.
Deidara ridacchiò sovrappensiero ammirando tutti quei piccoli esserini che si affaccendavano come tante formiche, cercando di contenere il principio di incendio che aveva provocato.
Già i primi shinobi si erano presentati all'appello, guardando per ogni dove cercando di distinguere gli aggressori.
Vide chiaramente un ragazzetto indicarlo, gridando qualche cosa ai suoi compagni.

Le urla si moltiplicarono.
Una magnifica confusione.

Deidara ammirò i vani sforzi dei Ninja di Oto nel cercare di raggiungerlo. Sfortunatamente per loro volava ad una altezza tale da non permettere ad alcun loro attacco di arrivare a destinazione.
Percepiva chiaramente la delusione e la rabbia montare dentro i loro animi, irritazione che si sentiva con chiarezza dal tono delle loro grida.
Grida che ad un certo punto furono di gioia e giubilo.
Il biondo bombarolo era troppo lontano per sentire quello che stavano dicendo a terra ma, nonostante ciò, distinse chiaramente il grido che si levò come ad una sola voce da tutti gli individui radunati sotto di lui.

“Orochimaru-sama!”

Ed eccolo finalmente.
Non lo aveva mai visto, ma capì subito che era lui.
Lunghi capelli corvini, pelle diafana, occhi dorati, brillanti e crudeli.

Orochimaru.

Il Ninja Leggendario.

L'immortale.

La sua prossima vittima.

Nonostante non fosse alto come Kisame o Kakuzu, serbava nella sua figura la stessa imponenza e grandezza che i suoi compagni suscitavano in chiunque.
Intorno a lui era come se aleggiasse un'aura mistica, di venerazione, rispetto e paura.
Deidara sorrise, fremendo d'impazienza.

Fece scendere la sua creatura, in modo da raggiungere Orochimaru.
Che da parte sua lo stava fissando con sguardo indagatore.
Sembrava scocciato per il fatto che qualcuno avesse appena osato attaccare il suo dominio. Ma al contempo Deidara poté notare anche lo stupore che lesse nei suoi occhi quando riconobbe la veste che stava indossando.
Non appena il giovane Mukenin atterrò, Orochimaru prese subito la parola.

“Mi sembrava di essere stato chiaro l'ultima volta: le mie dimissioni dall'Akatsuki erano definitive!” affermò con un sorriso storto dipinto sul volto.

Un volto tanto intrigante quanto inquietante, si trovò a constatare Deidara.

“Non sono qui per conto dell'Akatsuki.” rispose questi, esibente lo stesso sorriso dell'altro.

“E allora che vuoi da me, novellino?!”

Il sorriso di Deidara si oscurò immediatamente.
Anche lui lo stava sottovalutando per la sua giovane età.

“Non ti conviene prendermi in giro!” sbraitò senza pensarci.

Orochimaru inarcò appena un sopracciglio.
Da dove fosse spuntato per ragazzino, di certo non era completamente a posto con la testa.
Certo, aveva sempre saputo che nell'Akatsuki più eri uno spostato, più facilmente facevi carriera, ma non avrebbe mai pensato di trovarsi davanti un tipo del genere.
Uno sfacciato, presuntuoso e collerico moccioso.

“Che diavolo sei venuto a fare qui? Non mi interessa chi tu sia, ma anche se fai parte dell'Akatsuki non ti posso permettere di andartene indisturbato dopo aver attaccato il mio Villaggio!” dichiarò Orochimaru, il tono di voce gelido e tagliente.

Deidara sentì un brivido percorrergli la schiena.
Da quella persona sentiva provenire una furia omicida prorompente come non l'aveva mai avvertita in nessuno dei suoi precedenti avversari.
Sentì scorrergli una goccia di sudore lungo la colonna vertebrale.
Lenta e angosciante.
Gli diede il solletico, ma si costrinse ad ignorarla.

“Io sono Deidara, Maestro delle Esplosione. E sarò colui che ti ucciderà!”

Fulmineo estrasse l'argilla dalla borsa, creando quanto più velocemente potesse due delle sue sculture.
Non erano accurate come suo solito, ma in quel momento prevalse la furia della rapidità d'azione. Non sapeva ancora come il suo avversario combattesse, e non voleva dargli il tempo di reagire al suo primo attacco.
Combinò l'azione di due sculture di media grandezza, con l'aggiunta di qualcuna più piccola, in modo che ogni angolo morto fosse coperto.
Veloce e preciso, lanciò le sue creazioni contro l'avversario.
Nemmeno un istante dopo le stava facendo esplodere.

“Esplosione!” urlò il suo solito grido di battaglia, quasi con ferocia.

L'esplosione fu qualcosa di mirabile.
Raramente utilizzava così tanta argilla tutta assieme.
Lo faceva solo quando voleva un'esplosione degna di nota.
E quella era una situazione davvero degna di nota.
Attese fremente qualche secondo, per poi scoprire l'amara delusione.
Davanti a lui si ergeva imponente e maestosa una porta di metallo, alta quanto un palazzo.

“Rashmon, la porta dell'Inferno” mormorò Orochimaru, la figura che cominciava a distinguersi pian piano dietro il polverone “Mi dispiace ragazzino, ma le tue esplosioni non funzionano con me!”

La porta scomparve in una nuvola di fumo, lasciando scoperto Orochimaru, completamente illeso, nemmeno una macchia sul viso o sugli abiti.
Deidara si morse il labbro inferiore per il nervoso: era la prima volta che un suo attacco andava completamente a vuoto.

“Dannato!” masticò l'imprecazione tra i denti.

Fece un salto all'indietro, per guadagnare un po' di spazio di manovra.
Avrebbe dovuto aumentare il raggio d'azione e la potenza dei suoi attacchi.

Non fece nemmeno in tempo a vedere l'attacco dell'avversario.

Un secondo prima era di fronte a lui, a parecchie decine di metri di distanza.  E in meno di un attimo se lo era trovato di fronte, a meno di una spanna.
Deidara cercò di fare un balzo all'indietro, ma Orochimaru fu più svelto di lui e lo bloccò con estrema facilità.
Il giovane bombarolo sentì una fitta lancinante colpirlo ad entrambi i polsi. D'istinto andò a guardare la parte lesa e fu con suo sommo disgusto che vide che dalle braccia di Orochimaru spuntavano due enormi serpenti che lo avevano morso senza pietà, stringendogli tra le fauci gli esili polsi.
Deidara provò a divincolarsi, ma non ottenne risultati, se non forse che le zanne dei due serpenti si conficcarono ancor più in profondità nella sua carne dilaniata, facendolo gridare di dolore.
Era completamente bloccato.
E oltre al dolore sentiva anche un anomalo calore che cominciava a diffonderglisi nelle membra.

“Ve...veleno...” mormorò, stringendo i denti talmente forte da sentirli scricchiolare.

“Indovinato ragazzino” sibilò suadente il Sannin.

Deidara provò nuovamente a divincolarsi, ma con gli stessi inutili risultati di prima.

“È inutile che ti affanni. Non riuscirai a liberarti. E ora, dimmi ti prego...quali erano le tue intenzioni?!”

Deidara masticò qualche altro insulto tra i denti, ma Orochimaru non si lasciò commuovere.

“Hai detto Deidara, vero? Se non vuoi diventare la cena dei miei amati cucciolotti...” e indicò con un cenno della testa i due grossi serpenti che si stavano avviluppando sempre più attorno agli arti del ragazzo “...è meglio che ti decida a rispondere alle mie domande!”

Deidara alzò un poco il viso, per guardare negli occhi l'avversario.
Gli stava parlando con voce calma e tranquilla, ma il tono non lasciava intendere nulla di buono.
Il solo sguardo era la cosa più terrificante che Deidara avesse mai visto. Quegli occhi da rettile erano quelli di un predatore. Un predatore che non avrebbe mollato la preda facilmente.
Deidara chiuse gli occhi, abbassando la testa.
Il dolore alle braccia stava diventando insopportabile e si sentiva scottare.

“Vedo che non sei poi il duro che sembravi” lo canzonò l'uomo.

Deidara avrebbe voluto ribattere, ma sentiva che non ce l'avrebbe mai fatta.
Percepì chiaramente Orochimaru ridacchiare, capendo che, infine, aveva definitivamente vinto.
Non che gli ci fosse nemmeno voluto molto.
Deidara si morse di nuovo il labbro, che prese a sanguinare.
Orochimaru rise ancora e con un movimento fluido passò la sua sinuosa lingua sulle labbra del giovane che teneva in pugno, leccando via il sangue che gli stava imbrattando il viso.
Deidara non riuscì a reprimere un moto di disgusto, ma trovò lo stesso la forza di fulminare con lo sguardo il suo aguzzino.

“È inutile che tu mi guardi così. Sei solo un moccioso che tenta di sembrare più in gamba di quanto in realtà non sia! Forse nessuno te lo ha mai insegnato, ma il posto dei mocciosi e dietro le sottane della mamma, non a giocare a fare i grandi criminali!”

E senza che capisse da dove lo avesse estratto, Orochimaru tagliò con un colpo secco di kunai la veste di Deidara, che cadde a brandelli a terra.

“Non so che ci abbia visto in te Pein, o chiunque altro ti ci abbia fatto entrare, ma non sei degno di far parte dell'Akatsuki!”

Deidara fu scosso da tremiti di pura rabbia.
Raccogliendo tutte le energie che gli erano rimaste urlò in faccia al Sannin.

“Ti detesto, ti detesto! Ti odio! È tutta colpa tua se nessuno mi considera!”

Orochimaru assottigliò gli occhi, perplesso.
Che razza di discorsi stava tirando fuori quel moccioso?
Ma non ebbe nemmeno il tempo di pronunciare ad alta voce i suoi pensieri, che il ragazzino cominciò come un torrente in piena a lanciare le sue accuse contro di lui.

“È solo colpa tua se tutti mi considerano un incapace...se mi prendono in giro e ridono di me! Ed è solo colpa tua se Sasori-senpai non mi considera degno nemmeno di esistere! Tu...tu e la tua maledetta immortalità!”

Deidara dovette fermarsi a riprendere fiato.
Gli occhi azzurri brillavano per le lacrime represse, mentre fissava con odio Orochimaru.
Che, dal canto suo, se in un primo momento se ne era stato zitto ad ascoltare, ora era scoppiato a ridere di gusto.

“Non prenderti anche tu gioco di me!!!” lo aggredì Deidara.

Ma Orochimaru trovava la cosa estremamente divertente.

“Qual è il problema, moccioso?!” chiese, quando finalmente riuscì a smettere di ridacchiare “Vorresti anche tu essere immortale?!”

Deidara sputò a terra, saliva mista a sangue.

“Mai!” esclamò più che deciso “Non ci trovo nulla di intrigante nell'immortalità! La vera arte è la sublimazione della vita nell'ultimo atto della morte...un unico momento di effimero splendore!”

Orochimaru prese a ridere di nuovo.
Quel ragazzino non si rendeva nemmeno conto di quante sciocchezze stava dicendo.

“Moccioso...che ci troverai mai di artistico nella morte, lo sai solo tu. Nessuno vuole morire. Che senso ha la vita senza che questa possa durare in eterno? Sei solo uno stupido a ricercare valore nella morte. Come pure sei stato sciocco ad attaccarmi senza esserti adeguatamente preparato. Sei solo un inutile, marmocchio petulante!”

Deidara digrignò i denti.

“Sei tu lo stupido! Non si può vivere in eterno!”

Deidara sentì il petto bruciargli quando la lama del kunai gli trapassò la carne del torace, lacerandola in profondità.
La bocca gli si riempì di sangue e fu solo grazie alla poca forza di volontà che gli era rimasta che non vomitò tutto quello che aveva nello stomaco.
Percepì vagamente che la presa sui polsi si era allentata, e questo gli permise di cadere boccheggiando a terra.
Cercò di tamponarsi la ferita al petto, ma le braccia gli bruciavano terribilmente e non riusciva nemmeno a stringere a pugno le mani.
Sentì che Orochimaru gli afferrava i capelli, in modo che la testa di Deidara si reclinasse all'indietro e potesse sentire quello che gli stava dicendo.

“Tu hai ancora una mentalità da bambino. Sei solo un moccioso che crede di essere diventato adulto. Non sei nulla in confronto a me. Come sei nulla in confronto a chiunque miri all'immortalità. Solo quelli che hanno capito il valore della propria esistenza mirano a qualcosa di più elevato dell'effimero splendore. Solo vivendo in eterno si acquisisce la vera e imperitura gloria. Morire per realizzare i proprio sogni...che sciocchezze!”

Orochimaru diede un altro strattone ai capelli del ragazzo sotto di sé, perché restasse cosciente.

“Uno sciocco come te non può certo capire le motivazioni che ci hanno portato a ricercare il modo di prolungare la nostra esistenza.”

“-Ci-?” chiese affannato, al limite delle sue possibilità fisiche e mentali. Stava per cedere.

“Io, come Kakuzu, e come il tuo senpai Sasori...ognuno di noi ha trovato la propria strada per l'immortalità.”

“A...anche Kakuzu e... Sasori...?!”

Orochimaru ghignò, soddisfatto alla vista dello stupore che si dipinse sul viso dolorante di Deidara.

“Vedi? Tutti i grandi Ninja mirano all'immortalità. L'eternità...è il solo giusto prezzo per la nostra esistenza. Solo i migliori ne sono degni. Solo i migliori. E tu non sei tra questi! Sei solo un inetto!” il sorriso di Orochimaru si allargò a dismisura, mentre distruggeva definitivamente l'orgoglio di Deidara. Lasciò la presa sui suoi capelli, e il ragazzo cadde a terra, al limite della coscienza.

La risata sadicamente divertita di Orochimaru fu l'ultima cosa che Deidara sentì, prima di svenire nel nero oblio dell'incoscienza.



***


La coscienza tornò lentamente in quel corpo martoriato, come se non volesse davvero farvi ritorno.
La prima cosa che Deidara riuscì a percepire fu l'intensa spossatezza che avviluppava tutto il suo corpo. Ogni fibra del suo essere era dolorante.
Con fatica e attenzione, provò ad aprire gli occhi.
Riconobbe a malapena la sua stanza, immersa com'era nella penombra e nel silenzio.
Solo un ticchettio, sommesso e costante, rompeva la quiete di quel luogo.
Deidara provò a girare il capo, per scorgere la fonte di quel suono, ma il solo provarci gli provocò una più che dolorosa fitta, anche a tutti i muscoli adiacenti il collo.

“Stattene buono” ordinò una voce alla sua sinistra.

“Sa...Sasori..?”

Il marionettista si spostò per entrare nel campo visivo del compagno.
Come sempre, il viso nascosto dietro la maschera, rendeva imperscrutabile la sua espressione.

“Che...che è....?” provò a balbettare una domanda, ma venne zittito quasi immediatamente.

“Mi sembrava di averti detto di startene buono! Non sei in condizioni di fare o dire niente. Non ho ancora neutralizzato tutto il veleno.”

Deidara sbatté lentamente le palpebre, per fargli capire che aveva inteso.
Ma non per questo voleva rinunciare tanto facilmente ad avere delle spiegazioni. Odiava non sapere le cose.

“Mi...hai salvato tu..?!”

Sasori gli lanciò un'occhiata penetrante, ricolma di disprezzo e irritazione. Nonché di rassegnazione: era inutile dare ordini a quel ragazzino, non obbediva mai.
Mentalmente rimproverò Orochimaru di non averlo ucciso una volta per tutte.

“Si, ti ho salvato io” si arrese a dare spiegazioni, sperando che una volta ottenutele il moccioso si sarebbe zittito per un po' “Ma non sperare che ricapiti un'altra volta. Soprattutto perché è stato Orochimaru a volere che ti salvassi..!”

Deidara ebbe uno spasimo in tutto il corpo a sentire quelle parole.
Orochimaru...lo voleva salvo?!

“Non chiedermi perché, quel tipo ha decisamente qualche rotella fuori posto. Ma se non fosse stato così non avrebbe di sicuro usato un veleno di cui io ho l'antidoto. Inoltre, sapeva che ti saremmo venuti a cercare e ha voluto lasciarti una chance di sopravvivenza.” Sasori sbuffò, chiaro segno che la cosa non gli andava particolarmente a genio.

Deidara provò a deglutire, anche se con la bocca impastata non ci riuscì.
Orochimaru non lo aveva ucciso.
Aveva fatto in modo che si salvasse...perché?
Non capiva.
Deidara non capiva.

“Sasori...”

“Che vuoi ancora, moccioso?!”

“È vero che vuoi essere immortale..?”

Sasori lo fissò per lunghi attimi prima di rispondere.

“Sì”

“Perché..?”

“Non sono cose che un inutile moccioso come te può comprendere! E ora, zitto e risposa!”

Sasori si allontanò da lui, tornando al lavoro che stava facendo prima che Deidara si svegliasse.
Il ragazzino chiuse gli occhi, cercando di addormentarsi.
Doveva riprendersi il prima possibile.
Aveva una missione ora: liberare il mondo da quell'immonda creatura che era Orochimaru.
Aveva contagiato anche Sasori con il suo abbietto pensiero.
E aveva addirittura infierito su di lui.
Oh, le ferite fisiche non erano una cosa tanto grave.
Il suo corpo sarebbe guarito. Anzi, avrebbe portato con orgoglio le cicatrici che si era procurato quel giorno.
Un segno della sua crescita.

Quello che in verità non poteva sopportare, era l'umiliazione che quel giorno era stata impressa a fuoco nel suo animo.
Orochimaru lo aveva umiliato nel profondo.
Lo aveva completamente annientato.
Ma non lo aveva ucciso; anzi, aveva fatto in modo che si potesse salvare.

Per dimostrargli quanto fosse inutile.
Per sbattergli in faccia la sua debolezza.
Per cercare di irretire anche lui, e farlo migrare verso il suo pensiero.
Che l'immortalità è quello a cui tutti dovrebbero mirare.

Ma Deidara non ci sarebbe cascato.
Si sarebbe aggrappato alla vita, ma solo finché non avesse portato a termine il suo scopo.

Uccidere Orochimaru.

Non esisteva l'immortalità.
Non poteva umanamente essere possibile.
Non si può costringere una cosa, una vita...o peggio ancora l'Arte in una teca di perpetua esistenza.

Inammissibile.

Gliela avrebbe fatta pagare a Orochimaru.
Sarebbe stato lui, e solo lui ad ucciderlo.
Non avrebbe permesso a nessun altro di farlo.
L'avrebbe ucciso con la più grande esplosione di tutti i tempi!

E allora, finalmente, sarebbe stato chiaro chi è che era ad aver ragione!

Non esiste la vita eterna.
Niente è eterno.
Nemmeno l'Arte.
L'Arte è Esplosione!

“Io ti ucciderò, Orochimaru!”




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Angolo dell'Autrice:

Questa fiction ha partecipato al contest
Orochimaru's Pairings indetto da Compagniescu e Ainsel, classificandosi settima.
Devo dire che sono soddisfatta a metà di questa storia.
In parte perché sono stata sfigata fin dall'inizio (il contest prevedeva l'assegnazione dell'altro protagonista mediante sorteggio, e a me è capitato Deidara), ma soprattutto perché non avevo mai trattato né Deidara, né Orochimaru, e loro due insieme devo ammettere che non ci avevo proprio mai pensato! -__-
E poi bisogna anche considerare che mi sono un pò arrampicata sugli specchi per riuscire a trovare un tema che li potesse collegare.
Comunque, il risultato non è proprio malvagio, se si considerano le premesse! ^^"
O no?! O___o

Ringrazio Compagniescu per il commento competente, completo e approfondito!


Per favore, fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche!

Grazie a chi vorrà lasciare una recensione e a quanti leggeranno e basta.

Beat





   
 
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