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Autore: throughtsun    25/08/2016    3 recensioni
Pensieri vomitati su carta digitale più per necessità che per creatività.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I bei momenti non ho mai imparato ad assaporarli, presa come sono e com’ero dalla necessità quasi fisiologica di fare le cose “secondo le regole”. Sai cosa intendo, no? Non ho bisogno di paroloni, in fondo, o di sforzarmi come faccio sempre per riuscire a far capire i concetti a tutti, in maniera chiara, lineare, che poi tutti chi, che sono solo io a leggere il mio diario?

Prima ero seduta fuori, sul balcone, a leggere il libro che ispira queste parole (anche se il momento ormai è passato, e chissà per quanto ancora durerà questa frenesia). Ho pensato che il crepuscolo stesse piano piano lasciando il posto alla sera, e che quindi, forse, sarei dovuta rientrare, perché non è che si legga troppo bene, con il buio. Cioè, io riesco pure a leggere, ma si legge meglio dentro. Però, vedi, il punto è che io ho deciso che volevo restare fuori, perché mi andava, e sapevo che non è quello che dicono le regole, perché uno dovrebbe leggere fuori quando è giorno e c’è il sole, e dentro quando è sera e c’è la lampada, no? Però a me piaceva quella luce soffusa delle candele, mi piaceva il calore che filtrava dai buchi del vasetto, e mi ricordava i tempi medioevali. Leggevo di un uomo che scriveva lettere ad una donna e quindi mi sembrava di stare lì, a guardare, dal corpo di lui, la penna scrivere sul foglio alla luce di una candela, come si faceva secoli fa, come si vede in televisione in quei programmi che mi piacciono.

Poi mi era venuta l’urgenza di mettermi un po’ a scrivere, perché non lo faccio da tempo, e perché non mi viene l’ispirazione da tempo. Per qualche secondo — non di più — mi era tornata quell’esigenza di scrivere che provavo qualche tempo fa, quando dovevo afferrare al volo il mio diario e mettere tutto nero su bianco, oppure aprivo il computer e scrivevo di getto. Erano quei momenti in cui mi lasciavo pensare e mi rendevo conto di quello che pensavo e mi sembrava che fosse una rivelazione troppo importante per non trascriverla. Perché spesso uno ragiona secondo certi schemi — come ho fatto io prima quando ho pensato che sarei dovuta rientrare perché fuori era buio — e non si rende conto che lo fa. Certe volte, invece, il lato più spontaneo ed ispirato di me salta fuori, in certi momenti particolari, e vuole scrivere, perché ha capito come funziona, come funziono.

Mi sa che l’idea che mi era saltata in testa era tutta qui. C’era di mezzo qualcosa che aveva a che fare con gli amici, e la città, e il mio ruolo in questi due ambiti, che tanto mi confondono, però adesso non mi verrebbe da parlarne in maniera diversa dal solito, come mi è venuto di parlare delle candele e del balcone, e quindi decido di lasciar stare. Mi piace leggere. Dovrei farlo più spesso, me lo dico sempre.
  
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