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Autore: FueMarmalade    25/08/2016    1 recensioni
Haruka ½ , continuo dell'omonima serie Ranma ½, racconta le vicende del giovane Haruka Saotome: un ragazzo dai capelli scarlatti che si porta dentro sé un orribile segreto, la sua metà bionda e dalle forme a dir poco prosperose.
Figlio di Akane Tendou e Ranma Saotome, un bel giorno farà uno strano incontro e da allora la sua vita, già di per sé un inferno, diverrà totalmente sconvolta all'apice.
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Haruka ½


Una fredda giornata d'inverno avvolgeva le larghe e vaste strade di Nerima, le quali erano sempre deserte di prima mattina; così silenziose da far udir solamente il lieve venticello danzatore.

Tuttavia, la quiete si smorzò a causa di udibili schiamazzi e forti tonfi provenienti ogni volta dalla stessa abitazione: i Saotome erano conosciute come persone alquanto “vivaci” nel quartiere, per tale motivo le lamentele da parte dei vicini non tardavano mai a mancare all'appello.

«Sapete che vi dico?» aveva iniziato una voce mascolina e rauca, l'unica spallina dello zaino nero messa in spalla «Andate entrambi al diavolo».

Un'affermazione fredda e distaccata, ma il soggetto a cui apparteneva quella voce non poté neppure mettere un piede fuori dalla porta di casa, che subito fu rispedito al suo interno. Fu allora che egli vide i due occhi taglienti altrui: quegli occhi così tanto simili ai propri e che in quel momento lo fissavano con rimprovero.

«Ti è andato di volta il cervello?!» aveva sbraitato chi aveva innanzi, emettendo un mormorìo carico di stizza.

L'altro aveva roteato gli occhi azzurrini e aveva dato nuovamente le spalle a quella che sembrava sua madre: vestita con una canottiera bianca e dei pantaloni verde-scuro; leggere cordicelle stringevano le sue caviglie sottili. Gli occhi erano grandi, un curioso e furbo cerbiatto dallo scarlatto crine raccolto in un semplice codino all'insù.

«Non ho tempo da perdere con i vostri inutili combattimenti a quest'ora del mattino, papà» aveva affermato il giovane, e in men che non si dicesse una gelida secchiata d'acqua fredda bagnò l'aperta felpa blu chiaro, la bianca maglietta candida e gli stretti jeans color pece. Per non parlare delle vermiglie All Star, ormai tutte fradice, che il giovane portava ai piedi.

«Bada a come parli, Haruka!»

«Papà, dacci un taglio!»

«Ranma, sei un ingrato! Io cerco di impartir un sana lezione a mio nipote, aiutandoti, e questo sarebbe il ringraziamento?!»

La ragazza col codino rosso gli cacciò un forte pugno in testa «Vuoi farla finita, una buona volta?!», il quale ebbe immediatamente risposta dal più vecchio dei Saotome, che non esitò a riderglielo con tutti gli interessi.

Sempre la stessa storia, in quella casa non si poteva stare mai tranquilli un attimo.

Non solo suo nonno mangiava a sbafo e si approfittava della situazione, abitando insieme a loro già da tanti anni ormai, ma si comportava perfino da superiore: e suo padre gli teneva testa in maniera decisamente testarda.

Ciononostante, vi era una ancora di salvezza: nonna Nodoka, che al contrario del compagno si rendeva utile in casa e aiutava sempre sua madre Akane nelle faccende domestiche e, soprattutto, a metter mano ai fornelli. Sarebbe stato un vero e proprio suicidio mangiare la cucina di sua madre senza la supervisione di qualcun altro.

Haruka strinse con veemenza i pugni delle mani, la stazza ch'era divenuta più minuta, l'altezza nettamente più bassa, gli occhi più grandi e smeraldini, i capelli dorati e bagnati a causa dell'acqua fredda precedentemente buttata dal nonno.

«Io vi AMMAZZO!»

Fu allora che il giovane si girò verso i due, cominciando a lottare con loro dinnanzi alla soglia di casa.

Dei veloci e pesanti passi scivolarono sul pavimento quasi come due enormi macigni, finché una terza figura femminile non fece la sua apparizione: le mani ai fianchi e lo sguardo assottigliato.

«Ora BASTA» aveva urlato ella, e in un attimo silenzio fu.

Tutti rimasero impietriti, gli occhi fissi su di lei: sembrava come se una valanga di neve gelida li avesse appena investiti interamente.

La donna accennò un lieve sorriso sulle labbra rosee e successivamente s'avvicinò agli interlocutori. Con sé aveva portato una teiera ricolma d'acqua calda, perciò non aspettò oltre e versò essa addosso al figlio Haruka ed infine all'ormai marito Ranma. Quest'ultimo si passò una mano sui capelli corvini, un cenno di barba sul mento e ai lati delle guance gli davano più anni di quelli ch'egli ne aveva in realtà. Ma era anche vero che era passato parecchio tempo dalla volta in cui v'era stato quel finto matrimonio, sebbene anni più tardi Ranma ed Akane avevan deciso di convolare a nozze lo stesso.

Haruka restò altri secondi a fissare il padre e il nonno con uno sguardo che non sembrava promettere nulla di buono, ma subito dopo diede a tutti le spalle e corse velocemente via da quella casa: si premurò solamente di salutare la genitrice.

«Ciao, mà!»

Akane si portò una lunga ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio, andando a posizionarsi proprio di fronte alla porta spalancata di casa.

«Vedi di non fare tardi, stasera!»

«Ma sentitela, la brava mammina!» Ranma aveva incrociato le braccia sul largo torace e poi il viso era stato spostato alla propria destra.

Akane si girò fulminea verso il consorte e gli si avvicinò con aria minacciosa.

«Mio caro, non ti sembra di esagerare?»

Il codinato la guardò di sottecchi, per poi incamminarsi verso la cucina come se nulla fosse, il tono altezzoso di chi vuole farla finita il più presto possibile.

«Non ti preoccupare, mia cara» le aveva risposto, mentre ella gli camminava dietro «Lo sto semplicemente fortificando».

Akane arricciò il naso, mentre Genma sorpassò entrambi con le mani dietro la schiena, ed evidentemente, con un finto sguardo solenne stampato in volto.

«Vorrai dire che lo stiamo fortificando, forse».

Ranma si fermò di colpo, fece per dire qualcosa, ma sua moglie lo precedette:

«Penso che siate troppo crudeli con Haruka: ha pur sempre diciassette anni».

«Devo ricordarti cosa facevo io alla sua età?»

La donna si zittì e subito dopo lanciò un'occhiataccia al marito: ci mancava pochissimo prima ch'ella gli tirasse un veloce e forte ceffone sul muso.

Lo sguardo di Akane, però, finì sul codino di Ranma e rimase a fissarlo per alcuni secondi.

Se lo chiedeva già da un po', ma non poteva far altro che domandarselo: Haruka portava i capelli scarlatti fino alle spalle, questi legati da una liscia coda bassa. Ciò dimostrava quanto egli e il padre fossero così simili, ma allo stesso tempo così diversi.

Un giorno, chissà...”


* * *




In una casa un poco più lontana da quella dei Saotome, vi era quella degli Hibiki: era modesta, avevano addirittura il giardino e innumerevoli piante e fiori in bella mostra sul verde prato intriso di rugiada.

All'interno dell'abitazione, una piccola figura se ne stava china sui libri, seduta innanzi alla scrivania di camera propria. Questa alzò poi il capo, e in quell'attimo notò che una piccola farfalla s'era posata sul vetro della finestra, sbattendo pian pianino le piccole alucce.

Gli occhi color nocciola si illuminarono, una ragazza dall'età di quattordici anni s'alzò dalla sedia e s'avvicinò al piccolo esserino svolazzante, poggiando la mano destra sul vetro e appannandolo un po'.

Quanto avrebbe voluto sentire la brezza invernale carezzargli la pelle per più tempo che solo qualche minuto il fine settimana, sentire i capelli castani e cotonati andarsene per conto proprio a causa di quel venticello tanto giocherellone.

Ella sospirò e si sistemò gli occhiali rossi sul naso, dopodiché uscì dalla camera e si diresse in cucina: Shirokuro se ne stava seduta a fissare il frigo con lo sguardo fisso e perso nel vuoto.

La ragazza sorrise e le si avvicinò, carezzandole il capo dolcemente, ed infine voltò il viso verso il frigo: vi era un post-it attaccato sopra esso. Ella spostò il magnete a forma di granchio che lo sorreggeva e, tenendo il fogliettino giallo tra le dita, cominciò a leggere ciò che v'era scritto sopra:


Buon giorno, Nagisa cara. Io e papà stiamo portando il piccolo Hiroshi dal pediatra.

Tieni d'occhio Shirokuro e vedi di mangiare un po' di più che sei tanto sciupata!
Torniamo presto, non stare in pensiero,

Ti vogliamo un mondo di bene,

Mamma & Papà”



Nagisa, poiché era il nome della ragazza con gli occhiali, sospirò una seconda volta e riattaccò il post-it da dove l'aveva preso.

Non poteva uscire, poiché suo padre glielo aveva severamente proibito: essendo che egli non aveva davvero senso dell'orientamento c'era il rischio che anche Nagisa lo ereditasse. Dunque, onde evitare, la ragazzina non era mai andata oltre la porta di casa senza l'accompagnamento di qualcuno.

Sapeva che suo padre era iper-protettivo e alquanto geloso nei suoi confronti, non si rendeva conto di esagerare ma nonostante questo Nagisa non s'era mai ribellata e lo aveva sempre assecondato.

Se c'era una cosa che Nagisa aveva sicuramente preso da Ryoga Hibiki, quella era senza alcun dubbio l'eccessiva timidezza: ma per ella questa era stata triplicata per dieci, se non addirittura di più.

Nagisa ritornò a guardare Shirokuro, poi si guardò intorno: v'era un silenzio tombale così profondo da far accapponare quasi la pelle.

«Ti annoi anche tu, non è vero?» domandò la fanciulla alla canide, inginocchiandosi davanti ad essa e avvolgendo le braccia sul morbido collo altrui.

Shirokuro la guardò intensamente e Nagisa fece lo stesso, non appena ebbe puntato lo sguardo su quel faccino tutto pelo.

«Beh, non penso che ritornare a casa sarà così difficile, no?»

Fu in quell'istante che Shirokuro abbaiò per la prima volta, in tutto quell'arco della giornata.
D'altronde, cosa mai poteva andare storto?


* * *


«Haruka Saotome, ci rincontriamo di nuovo, a quanto pare».

«Youichi, gira a largo. Vado abbastanza di fretta».

Youichi Kunou era un ragazzo slanciato, dalla pelle diafana, dai capelli color cioccolato lunghi sino alla schiena e legati da un'alta coda di cavallo. Non era un attacca brighe, ma con Haruka aveva un conto in sospeso: suo padre glielo ripeteva in maniera estenuante da quand'egli era solamente un bambino.

Estrasse subito la spada di legno e andò all'attacco, facendo un alto balzo e cercando di colpire il rosso sulla testa. Tuttavia, Haruka aveva fatto un veloce salto e si ritrovò a sorreggere strettamente la spada con i piedi, mentre le mani si tenevano saldamente sul terreno.

«Ma sei tutto matto?!» sbottò Saotome, mentre, con l'ausilio della spada, Youichi alzava di peso il corpo dell'altro e lo lanciava via con forza.

Haruka atterrò perfettamente in piedi nel lato opposto ove prima v'era il nemico, arcuando le scarlatte sopracciglia.

Youichi, quindi, gli puntò la lignea spada contro e lo squadrò da testa a piedi con lo sguardo scuro.

«Non posso ritenermi soddisfatto se ancora tu t'ostini a rimanere in piedi, Saotome».

Il rosso restò immobile e lo guardò con estrema freddezza:

«E' la tua occasione, Youichi: perché non provi?» sulle labbra di Haruka s'andò a creare un lieve ghigno. Youichi fece un passo in avanti, stringendo la spada con un certo vigore «Non chiedevo di meglio».

«Papà ci ucciderà, Shirokuro», mormorò una femminea voce «Forse avremmo fatto meglio a rimanere a casa...»

Fu una frazione di secondo: Youichi scattò, allungò la mano destra e con l'altra fece per colpire Haruka al ventre, il quale però scansò con estrema facilità il colpo. Un sorrisetto compiaciuto dipinse le labbra del figlio di Tatewaki Kunou, gli occhi azzurri del rosso si sgranarono, poiché Youichi si era dato una veloce spinta con l'aiuto della spalla sinistra di Haruka, sfrecciando così verso l'alto.

In aria, Youichi afferrò la spada con entrambe le mani «Preparati, Saotome!»

Haruka atterrò bruscamente sul terreno e notò che l'avversario non lo stava prendendo in pieno ma bensì, non appena girò il capo, egli si ritrovò a pochi passi da sé una giovane ragazza in compagnia del suo cane bianco e nero – quest'ultimo qualche passo più in là – che, immobile, guardava la scena con curiosità ma a quanto pareva con pochissima attenzione per ciò che la circondava. Difatti, Youichi Kunou stava puntando proprio a lei, in quell'istante.

«Attenta!» aveva esclamato il rosso, andandole addosso e scansandosi assieme ad ella prima che la spada la centrasse in pieno capo.

Così, Haruka Saotome, si ritrovò tra le braccia una totale sconosciuta dagli occhiali dello stesso colore dei propri capelli.



   
 
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