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Autore: MaDeSt    26/08/2016    4 recensioni
Non è necessario leggere il prologo ma è caldamente consigliato.
Sei ragazzini provenienti da un villaggio sperduto, cresciuti in un piccolo paradiso, ignoranti dell'orrore che li circonda, si ritrovano ad avere tra le mani sei uova di drago, di cui poi diventeranno amici... e la loro leggenda ha così inizio.
Dovranno salvare il mondo, ecco ciò che ci si aspetta da loro. Ma ne saranno all'altezza? Riusciranno a capire chi è il loro vero nemico prima che questo li distrugga?
[Pubblicazione interrotta. Non aggiornerò più questa storia su EFP, non aggiornerò i capitoli all'ultima versione, pubblicherò solo in privato per chi realmente è interessato a seguire la storia a causa di plagi e ispirazioni non autorizzate non tutelati a discapito del regolamento apparentemente ferreo. Trattandosi della mia unica storia, a cui lavoro da anni e a cui sono affezionata, non vale la pena rischiare. Chi fosse interessato a capire come seguire la storia troverà tutte le informazioni nelle note all'inizio dell'ultimo capitolo pubblicato. Risponderò comunque alle recensioni qualora dovessi riceverne, ma potrei accorgermene con del ritardo.]
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Dargovas'
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Il colore del titolo del capitolo corrisponde al colore della regione in cui la storia al momento si svolge, tenete d'occhio la mappa per sapere dove ci troviamo!

FRIENDS

Si diressero verso l’isola più a nord salutando la gente che incontravano per strada e venendo ricambiati con sorrisi divertiti, e non ci volle molto per arrivare a casa di lei, di dimensioni modeste, con due piani e una cantina. Sapevano che la porta era sempre aperta, ma si misero d’accordo e fu solo Jennifer a entrare in casa a chiamare la ragazza, per non sembrare invadenti agli occhi della famiglia.
Mike fremeva dalla curiosità, non vedeva l’ora di conoscere questa ragazza più grande e andare a cercare altre di quelle strane pietre; inoltrarsi nel bosco non lo spaventava, a patto che ci fosse luce e segnassero la strada per riuscire a tornare a casa.
E infine Layla uscì di casa con maglietta dall’ampia scollatura e che le lasciava la pancia scoperta, pantaloni a mezza gamba come Susan, e stivaletti poco più alti della caviglia. Era alta per avere solo tredici anni, un primo accenno di seno e fianchi relativamente larghi, la vita molto stretta, come anche le spalle, e gambe lunghe. I capelli erano lisci e lunghi, marroni con qualche ciocca più chiara, una frangetta le copriva la fronte. Gli occhi, di colore verde con una punta d’azzurro, le davano un’aria intelligente, fredda e gentile allo stesso tempo.
Mike trovò il suo abbigliamento a dir poco bizzarro, erano sì in piena estate ma a volte tirava un’aria gelida comunque, non capiva perché la ragazza fosse vestita così... poco. Forse non sentiva il freddo quanto lui, o forse perché fino a pochi attimi prima si trovava in casa davanti al camino acceso.
«Ciao Layla!» la salutò subito Susan «Lui è Mike.»
«Me ne ha parlato Jennifer.» rispose lei con un sorriso garbato.
Se gli occhi sono lo specchio dell’anima, pensò Mike dovrei capire che tipo di persona è.
Anche Layla sembrò fare la stessa cosa, guardandolo curiosa, socchiudeva un occhio.
«E mi ha detto anche che avete un’avventura pronta da vivere.» continuò ancora leggermente a disagio per la presenza del ragazzo appena conosciuto; aveva l’impressione di aver già visto i suoi begli occhi verdi da qualche parte, e di averlo già sentito nominare, ma non ricordava esattamente in quale occasione.
«Oh sì!» esclamò Mike, che temeva di essersi già invaghito di lei «Stiamo radunando un po’ di amici proprio per questo!»
Layla parve illuminarsi: «Posso chiamare una mia amica allora?»
«Sarebbe meglio non essere in troppi o attireremmo l’attenzione, ma se ci possiamo fidare va bene.» le rispose Jennifer.
«Certo che si può! Seguitemi!» disse, e corse via.
I tre amici la seguirono immediatamente senza ripensamenti, e lei li condusse poco lontano, svoltarono giusto un paio di vie e bussò a una porta. Riconobbero subito che era la casa del dottore, con cui la madre di Jennifer era in buoni rapporti.
Aprì la porta una donna bionda ancora in veste da notte, o così sembrava, che sorrise a Layla domandandole subito qualcosa che gli altri non sentirono, e la ragazza annuì. Quindi la donna le fece cenno di aspettare e socchiuse la porta sparendo in casa.
Un paio di minuti dopo ne uscì un’altra ragazza formosa, gli occhi azzurri e i capelli mossi color dell’ambra, indossava una lunga veste azzurra con una gonna, sopra un paio di stivali a mezza gamba, le maniche erano lunghe e uno strano scialle verde le copriva le spalle, a sua volta coperto da un lungo mantello blu. Tutti loro la conoscevano, per lo più per fama, e sapevano che di lì a pochi mesi sarebbe diventata adulta secondo le usanze del villaggio.
«Layla! Che piacere rivederti!»
«Ciao.» ribatté lei, e si salutarono con un abbraccio.
«La figlia del dottore!» esclamò Mike entusiasta «Con la figlia della guaritrice, chi sarà la migliore?»
«Lei senza dubbio.» rispose Jennifer arrossendo d’imbarazzo.
Ed Emily rise: «Oh ciao, Jennifer giusto?»
«Sì. Molto piacere. Ho sentito tanto parlare di te dalla mamma.» farfugliò tenendo lo sguardo basso.
«Ma davvero?» domandò sorpresa, e la ragazzina annuì piano, poi la sua attenzione si rivolse a Susan «E tu sei?»
Così lei e Mike si presentarono, e tutti insieme le spiegarono a grandi linee l’avventura che avevano in mente d’intraprendere. Mentre parlavano si stavano allontanando verso sud, dove Mike aveva detto che abitava il sesto e ultimo componente del gruppo – se non avevano intenzione di chiamare qualcun altro.
«Scampagnate nei boschi. Non mi sembra una grande avventura, lo faccio spesso.» disse Emily terminato il racconto.
«Ma ancora non sai cosa andiamo a cercare!» protestò Mike allegramente; nemmeno ebbe l’occasione di sentirsi a disagio circondato da tutte quelle ragazze, preso com’era dall’avventura. Tutto sommato non gli dispiaceva la presenza di una giovane donna quasi adulta, per di più capace come lei, se anche si fossero cacciati nei guai di sicuro Emily avrebbe saputo cosa fare.
Attraversarono due piccoli ponti, una parte del villaggio quasi deserta, una dove le case sembravano improvvisate. L’unica cosa di cui le ragazze erano certe era che si stavano allontanando dal centro del villaggio, perché le case erano sempre più piccole.
Come fanno a vivere in case così? si chiese Layla data la dimensione ormai visibilmente ridotta delle case; da fuori sembravano essere solo due stanze affiancate.
C’era ancora il secondo piano, ma il soffitto era così basso che un cavallo avrebbe fatto fatica a starci. Alcuni abitanti di tanto in tanto uscivano, qualcuno di loro li guardava con curiosità, c’erano numerosi bambini che giocavano a rincorrersi.
Poi Mike cominciò a correre e le ragazze lo seguirono chiedendosi come mai fosse così ansioso, infine lo videro salutare allegramente uno di quei bambini, che lo vide e fece cenno col capo allegramente a sua volta, sorridendo. Si avvicinò di qualche passo. Le ragazze si fermarono, mentre lui andò incontro al bambino.
«Chi sono loro?» fece il più piccolo sporco in viso guardando curioso le ragazze dietro l’amico.
«Loro sono le mie amiche, Jennifer e Susan.» le indicò Mike «Lei è Layla, l’amica delle mie amiche.» indicò anche lei e diede il tempo di riflettere al bambino «E infine lei è Emily, un’amica di Layla. Lui, ragazze, è Andrew.» concluse Mike questa volta rivolto alle quattro femmine.
Andrew era un ragazzino piuttosto basso e robusto di undici anni coi capelli marroni che quasi gli coprivano gli occhi, del medesimo colore. I vestiti di stoffa gli erano lunghi e anche un po’ larghi, dei colori tendenti al marrone, era costretto a portare una cintura in vita altrimenti i pantaloni gli sarebbero caduti, e sopra a tutto indossava una lunga giacca consunta – a parer loro superflua, con quel caldo. Sembravano vestiti vecchi ed ebbero l’impressione che gli fossero stati passati da almeno un fratello più grande.
«Vieni con noi, abbiamo bisogno del tuo aiuto.» gli disse Mike incamminandosi, prendendolo sotto braccio per costringerlo a seguirlo.
«Del mio aiuto?» domandò Andrew, sembrò sorpreso.
«Di tutto l’aiuto possibile.» gli sorrise Susan.
«Dove stiamo andando di preciso?»
«Nel bosco a nord dei campi.» rispose Mike.
«Nel bosco? Perché?» ripeté Andrew allarmato.
«Beh è lì che abbiamo trovato...» Jennifer s’interruppe appena in tempo «Delle cose misteriose!»
Andrew fece un verso strano, come se fosse a disagio, poi tutti s’incamminarono seguendo la strada sterrata che li avrebbe condotti a uno dei due ponti che collegavano le isole di Darvil alla sponda ovest del fiume.
La gente che incontrarono non li degnò di una seconda occhiata. Attraversato il ponte davanti a loro comparvero i campi coltivati e i recinti che ospitavano il bestiame da latte o le pecore da lana. Cercarono di non farsi notare dagli uomini al lavoro, perché un gruppo di ragazzini diretto a nord di lì non presagiva nulla di buono.
Quando furono certi di non poter più attirare attenzioni indesiderate cominciarono a correre verso il bosco non lontano, e si fermarono solo dopo aver oltrepassato i primi alberi dalle fronde basse. Jennifer raccolse un paio di foglie di coletto – che se ben trattate distendevano e rilassavano i muscoli dolenti – e poi le mise in borsa, affrettandosi a raggiungere il resto del gruppo.
La stavano tutti aspettando e Susan la guardava insistentemente, ma solo quando indicò il proprio zaino ne capì la ragione; era giunto il momento di dire agli altri cosa esattamente stavano andando a cercare.
Così Jennifer si schiarì la voce e parlò per prima: «Bene, vi abbiamo detto di un’avventura, ma non esattamente di cosa si tratta.»
«Oh sì! È il momento della rivelazione!» esclamò Mike saltando sul posto, attirandosi lo sguardo perplesso di Layla.
«Va bene...» sussurrò Andrew incerto «E quindi cosa ci facciamo qui? Volete trovare altre cose misteriose, giusto?»
«Sì.» rispose Jennifer «Ma non cose qualunque, vedete. L’altro giorno abbiamo trovato queste.» e come rispondendo a un ordine lei e la ragazzina bionda estrassero le grandi pietre una dalla borsa e l’altra dallo zaino, tenendole ben in vista davanti a loro.
Come si aspettavano, e come aveva fatto anche Mike non molto tempo prima, Layla Emily e Andrew rimasero letteralmente a bocca aperta a fissare prima l’uno e poi l’altro oggetto.
«Le avete trovate... qui?» fece Layla scettica.
Susan annuì entusiasta: «L’altro giorno! E volevamo vedere se ce ne sono altre da qualche parte! Ma Mike ha voluto chiamare un suo amico, noi abbiamo volto chiamare te, e tu hai voluto chiamare Emily. Perciò eccoci tutti qui!»
«E vorreste trovarne altre.» riassunse Emily «Perché?»
«Perché sono belle!» esclamò Mike, come se fosse scontato «Io ne voglio una tutta per me!»
«Anch’io.» farfugliò Andrew «Però non saprei come nasconderla ai miei fratelli...»
«Posso tenertela io! Magari ne troveremo soltanto una oggi e sarà sia mia che tua!» gli disse Mike, e questo sembrò rallegrare il più piccolo che annuì ora sorridendo.
«Beh, ormai siamo qui.» fece Layla scuotendo appena le spalle «Se non altro potremmo accompagnarli, che dici Emily?»
La giovane donna rimase a lungo in silenzio con una smorfia poco convinta in viso, ma sospirò rassegnata quando Mike Jennifer e Susan cercarono di farle gli occhi dolci. E dopo essersi portata una mano alla fronte annuì piano, senza dire niente.
«Meraviglioso! Seguiteci!» esclamò Jennifer rimettendo la pietra in borsa e scappando via.
Insieme a Susan guidò gli altri quattro in entrambi i luoghi dove avevano trovato le grandi pietre, e rivedendo il nascondiglio sotto la quale avevano trovato quella rossa le venne di nuovo il dubbio che qualcuno ce l’avesse messa di proposito; era sicura che le radici e il terreno fossero stati smossi dall’ultima volta che li aveva visti.
Quando espresse i suoi dubbi agli altri non sembrò preoccuparli più di tanto; Andrew disse che poteva essere stato il vento o alla peggio qualche animale in cerca di un riparo dal freddo notturno. Layla era l’unica a porsi lo stesso dubbio di Jennifer che potessero esserci delle persone, magari banditi, che avevano trovato e nascosto quelle pietre in attesa di trovare un ricettatore che gli offrisse il giusto prezzo di scambio.
Perciò quando Mike Andrew e Susan decisero di correre via abbaiando e ululando per gioco come un branco di lupi, Layla fu l’unica a mostrarsi restia a seguirli. Jennifer fu rapida a mettere da parte la preoccupazione per unirsi ai giochi, ed Emily gli corse dietro senza schiamazzare ma non aveva alcuna intenzione di perderli di vista, tenendo la gonna alzata. Incoraggiata dalla sua migliore amica anche Layla cominciò a correre, il gruppetto si stava dirigendo sempre più a nord, del tutto ignaro dei pericoli che si potevano trovare nei boschi.

Sentì abbaiare e ululare, quindi, all’oscuro di tutto, cominciò a temere che un gruppo di lupi fosse sulle tracce della sua preda; erano un paio d’ore che seguiva le orme di un cervo passato lì da poco, e aspettava quell’occasione da due giorni, non poteva permettere ai lupi di avere la meglio.
Incoccò una freccia ma non tese la corda, avanzò furtivo dietro le felci con il dardo caricato per metà, in attesa dei cacciatori, di certo non li avrebbe uccisi se non necessario, ma sperava almeno di spaventarli.
Fece una smorfia perplesso al suono di un altro ululato piuttosto strano, breve e tremolante.
Che razza di lupi... forse è malato pensò, non poteva immaginare che non si trattasse di veri lupi, dal momento che le probabilità di trovare esseri umani in quel bosco, per di più che ululavano, erano a dir poco limitate.
Gli ululati erano sempre più vicini, ora poteva anche sentire i loro passi in corsa, sembravano due. Ma altri abbaiavano più lontani, forse stavano raggiungendo la coppia a lui più vicina.
Si alzò nascondendosi dietro a un tronco, sbirciò ma ancora non vide nessuno, quindi tornò a nascondersi e ad aspettare il momento giusto per ferirne almeno uno non mortalmente, in modo da scoraggiarli a proseguire. Avrebbe dovuto uscire dal nascondiglio di lì a pochi secondi, stavano venendo dritti verso lui, non avrebbe potuto colpirli alle spalle.
Adesso si disse, con un balzo si allontanò dall’albero dietro cui era nascosto e tirò rapido la corda, pronto a lasciare la freccia, ma la scena che si trovò davanti lo spiazzò: non erano lupi, erano quattro ragazzi.
Ebbe a malapena il tempo di abbassare l’arco e allentare la corda abbastanza gradualmente perché la freccia non partisse e non ammazzasse uno di loro e di gridare: «Ehi!»
Le ragazze urlarono dallo spavento vedendolo sbucare da dietro il tronco pronto a scagliare una freccia, e cercarono di frenare la corsa, ma era comparso davanti a loro così vicino e così all’improvviso che Jennifer ci andò a sbattere dritto addosso, e subito dietro di lei Andrew, che nonostante avesse cercato di scansarli saltando a metà del balzo aveva urtato la schiena del cacciatore, che stava rotolando insieme a Jennifer. E così si unì a loro, rotolando nella neve mezza sciolta. Susan pur di non inciampare in loro si era lanciata in un cespuglio alla sua destra, per poco non aveva urtato un tronco con la testa, e Mike si era buttato pancia a terra e coperto la testa con le mani.
Layla ed Emily si fermarono esclamando ognuna qualcosa di diverso, spaventate dall’arma del ragazzo, e Jennifer appena si riprese dall’urto si guardò freneticamente intorno in cerca di qualcosa con cui potersi difendere. Andrew era ancora sotto di loro, ma lei si trovava sopra lo sconosciuto e non pensò a lungo prima di rialzarsi e afferrare il sasso più vicino pronta a tirarglielo in testa.
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Al che lui la vide e alzò le mani in segno di resa lasciando a terra l’arco, sperando di convincerla a non colpirlo, mentre la ragazzina indietreggiava ansimando senza mai voltargli le spalle.
«Figlio di Despada, cosa accidenti pensavi di fare?!» gridò, mentre Layla le si accucciò accanto e le prese la mano costringendola a lasciare il sasso a terra.
«Credevo foste dei lupi, mi avete spaventato.» disse lui rialzandosi, sempre tenendo ben in vista le mani.
Andrew finalmente poté rialzarsi e si allontanò con uno scatto massaggiandosi i polsi e guardandolo storto.
«Ah noi avremmo spaventato te?» ribatté Susan, che aveva appena finito di pulirsi i capelli dai ramoscelli che vi si erano impigliati «Stavi per ucciderci!»
«Cedric!» esclamò Emily, e non seppero dire se provasse sorpresa, indignazione, paura o rabbia.
«Emily?» fece lui guardandola confuso, poi guardò meglio anche gli altri e riconobbe Layla e Mike.
«Maledizione cosa ci fai tu qui?» riprese Emily con fare ostile.
«Io? Lavoravo. Voi invece cosa ci fate così a nord?» le rispose con sguardo torvo.
«Non sono affari tuoi.»
«È pericoloso, così lontani dalle zone abitate potreste incappare in lupi e orsi.» lanciò una rapida occhiata a Mike, forse triste, poi tornò a guardare Emily che sembrava sul punto di volerlo uccidere.
Susan, solo leggermente più tranquilla, lo guardò meglio per la prima volta. Le parve troppo alto sebbene non sapesse quanti anni avesse, e anche troppo magro, vestito interamente di nero eccetto la giacca di pelle, gli alti stivali e un braccialetto di cuoio al polso sinistro. Aveva una carnagione chiara anche per i canoni di Darvil, capelli neri in disordine – alcuni ciuffi più lunghi, altri più corti – occhi di un colore indefinito tra il grigio e l’azzurro e lineamenti duri e affilati. Pensò che fosse un bel ragazzo, ma fu rapida a ricordare tutte le storie che erano circolate su di lui e a reprimere in fretta quel pensiero.
«Non incontreremo proprio niente, soprattutto facendo tanto baccano.» replicò Andrew col broncio «E ora continueremo la nostra avventura.»
Cedric girò gli occhi e sospirò seccato: «Basta che andiate lontani da qui, o non tornerò a casa nemmeno oggi. Avrete fatto scappare qualsiasi animale nel raggio di seicento piedi.»
Nel momento in cui lui si piegò per riprendersi l’arco, gli altri sei si allontanarono verso ovest senza aggiungere un’altra parola, al massimo voltandosi a guardarlo con aria torva per alcuni secondi prima di proseguire. Emily era quella che più tra tutti non vedeva l’ora di allontanarsi, marciava con passo pesante, i pugni stretti e un’aria così accigliata che invitò i più giovani a non porle domande.
 

  
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