Blanche sorseggiava il suo tè, composta e pacata come una dama. La temperatura gelida non la infastidiva, anzi, trovava rinvigorente sentire il freddo fin nelle ossa. Impugnando la chicchera, sfogliava un libro sulle lotte Pokémon. Candela – nella sedia accanto – ogni tanto aveva provato a gettarci un'occhiata, ma era pieno di termini tecnici e complessi, perciò aveva lasciato perdere. Lei, invece, batteva i denti e stringeva tra le mani un'enorme tazza di cioccolata calda, troppo orgogliosa per essere l'unica a rientrare nello chalet alle loro spalle.

Come l'albina facesse a leggere così attentamente con quel chiasso di sottofondo era un mistero. Spark, infatti, si divertiva in mezzo a una moltitudine di piccoli Pokémon. Correva, rideva e si buttava sul terreno candidamente imbiancato per imprimerci la propria sagoma, incurante di infradiciarsi i vestiti. Tutti quei cuccioli lo imitavano, entusiasti, insieme a Raichu e Jolteon. Ormai quel tratto era completamente rovinato dalle orme dei suoi scarponi e quelle più disparate dei suoi compagni di gioco: insomma, con tutto quell'andirivieni la neve a terra si stava riducendo a un acquoso putridume, ma a loro sembrava non importare.

A un certo punto, Spark salì sulla veranda e si presentò davanti alle due ragazze. Scrollò la testa come un Lillipup, con ancora tracce nevose tra i capelli sbarazzini, marcio da capo a piedi – ma non per questo meno affascinante, nella sua innocenza. «Perché non vi unite a noi?» domandò, dando una carezza sotto al muso del Caterpie arricciato sulla sua spalla. «Sarà divertente!» assicurò, allargando le braccia dall'enfasi e stendendo le labbra in un ampio sorriso.

La conquistatrice del ghiaccio alzò i suoi occhi apatici giusto un istante. Sporcarsi senza motivo e rendersi ridicola era totalmente fuori discussione. «No, grazie» rispose perciò, per poi tornare nel suo mondo di lettura, come se una barriera invisibile la isolasse dal resto.

Spark sapeva che, se avesse provato a insistere, avrebbe ricevuto solo una reazione brusca decisamente poco carina. Perciò si voltò verso Candela, mantenendo il suo sorriso, spontaneo e luminoso da far invidia a una stella. Come dirgli di no?

Ma la regina del fuoco, dopo aver posato la bevanda al cacao sul tavolino, si strinse nelle spalle. «Sto morendo di freddo» borbottò, lasciando intendere che non si sarebbe alzata.

Il leader, allora, non esitò a sussurrare gentilmente qualcosa al minuscolo Pokémon Baco, per poi posarlo a terra con delicatezza. Dopodiché, si sfilò la giacca di pelle e la porse alla ragazza. Continuava a sorridere, dando involontario sfoggio delle braccia muscolose, come se stare in maniche corte in inverno non fosse affatto un problema.

Candela rimase a fissarlo, sorpresa per il gesto, mentre Blanche – senza neanche distogliere lo sguardo dal testo – commentò, con una nota di rassegnazione: «Ti ammalerai, Spark.»

«Oh, fa niente!» rispose lui, sereno. «Su, Candie, vieni o no?»

La caposquadra restò alcuni istanti a stringere l'indumento, incantata e pensierosa. Poi annuì energicamente, con un sorriso più spensierato. Si lasciò goffamente trascinare per un polso dall'amico, seguita a rilento da Flareon e Ninetales, un po' dubbiosi ma d'altra parte felici di sgranchirsi un po' le zampe e abbandonare il ligneo pavimento che gli aveva fatto da cuccia nelle ultime ore.

Fu così che passò quel pomeriggio dicembrino, tra una vivace guerra di palle di neve, della cioccolata abbandonata che ormai aveva perso il suo calore e le pagine di un libro che venivano girate con invidiabile calma.