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Autore: _endlessly_    26/08/2016    0 recensioni
Malia Hale ha una figlia, Zoe Hale.
Kira Yukimura si è trasferita a New York con la sua migliore amica Malia ed ha aperto una scuola di arti marziali.
Derek Hale ha seguito sua cugina e la sua amica a New York e ha deciso di insegnare anche lui nella scuola.
Scott McCall è un veterinario alle prime armi, che ha aperto un piccolo studio medico privato.
Stiles Stilinski è un agente di polizia, impegnato nella NYPD.
Lydia Martin è un medico legale.
Malia Hale e Stiles Stilinski non hanno più contatti da ben cinque anni.
[Tutti umani] [Stalia, Scira]
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kira Yukimura, Lydia Martin, Malia Hale, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Becoming dad

1  Capitolo

5 anni e 9 mesi fa
La cerimonia dei diplomi era finita da un pezzo ormai; non era rimasto più nessuno nel campo di lacrosse della Beacon Hills High School, dove si era tenuta la cerimonia. Le sedie di plastica erano state sistemate in un angolo, impilate una sopra l’altra, da alcuni collaboratori. I festoni colorati, invece, che le cheerleader avevano preparato così accuratamente, giacevano ancora sugli spalti.
Gli studenti e i genitori avevano ormai da tempo abbandonato il campo per dirigersi all’interno della scuola, dove si stava servendo un ricco buffet. Ormai erano tutti dentro, eccetto Malia.
Con ancora la toga rossa a dosso, stropicciata nei punti che lei aveva stretto durante la cerimonia, il cappello abbandonato da qualche parte, si era seduta sull’erba, il capo reclinato all’indietro, godendosi quegli attimi di pace.
La sua migliore amica Kira era scomparsa da un pezzo, trasportata all’interno della scuola da suo padre, aka il prof. Yukimura, e non era ancora tornata. Scott si era dileguato subito dopo la fine della cerimonia. Suo cugino Derek si era sicuramente appartato da qualche parte con una certa Paige, e suo padre si era allontanato non appena aveva saputo del buffet gratis. Infine, Stiles, il suo ragazzo, era semplicemente sparito nel nulla.
Malia e Stiles stavano insieme da quasi tre anni; i tre anni più belli della vita di Malia.
Stiles era stato la sua ancora, il suo pilastro, l’aveva saputa sorreggere e confortare quando semplicemente gli incubi e i ricordi erano troppo dolorosi da poter essere affrontati. L’aveva protetta, consigliata, coccolata. E Malia si era donata a lui, completamente.
Durante quei tre anni, i due erano sempre andati d’accordo. Ovviamente, non mancavano le discussioni, specialmente perché Malia aveva la fama di essere un po’ troppo scorbutica e testarda alle volte, per non parlare di quanto tendesse ad essere piuttosto egoista, ma stava cercando di migliorare. Nonostante questo, però, facevano sempre pace, per poi dimentica l’accaduto e continuare come se niente fosse successo. Avevano una gran bella routine loro due: colazione insieme la mattina, studiavano insieme (anche se poi puntualmente finivano per fare altro), e, a volte, quando Malia era troppo spossata per dormire, si intrufolava in camera di Stiles e poi nel suo letto. Era una quotidianità, la loro, a cui Malia non avrebbe rinunciato per niente al mondo.
Tuttavia, da un paio di settimane, Stiles le sembrava più distante e nervoso. Malia era convinta che fosse per la scelta del college, quindi non aveva insistito e si era limitata a lasciargli i suoi spazi.
E adesso lo stava aspettando, convinta che sarebbe venuto da lei.
E, in effetti, così fu, dopo appena una quindicina di minuti.
Malia sentì il suo passo strascicato da lontano e alzò la testa, guardandolo mentre attraversava il campo dirigendosi verso di lei. In poco tempo le fu vicino e si sedette a terra al suo fianco.
-Ehi. – lo salutò, sorridendo leggermente.
Stiles le rivolse un sorriso a labbra strette, poi poggiò il copricapo di Malia, che aveva raccolto precedentemente, sulla testa della ragazza, aggiustandoglielo.
-L’ho trovato vicino agli spalti. – spiegò. –Deve esserti caduto quando li abbiamo buttati via. Era un peccato lasciarlo a terra, è un così bel cappello…-
-Stiles. –
Lui si girò a guardarlo, sorridendo innocente. –Si? –
-Si può sapere cosa ti succede? – chiese Malia.
Il ragazzo si impietrì e distolse gli occhi dai suoi, dimostrando particolare attenzione per un ciuffo d’erba.
-Ma cosa dici, Mal. Non mi succede proprio…-
-Stiles. – intervenne di nuovo la ragazza. Gli prese i mento con due dita e lo spinse di nuovo verso di lei.                     –Non mentirmi, ti conosco troppo bene, non ci riusciresti. –
Il ragazzo si limitò ad annuire, sottraendo la testa al tocco delle dita di Malia, che lo guardò stranita.
-E’ arrivata la risposta che mio padre stava aspettando. – cominciò il ragazzo.
-E…-
-E’ positiva. –
Malia lo abbracciò forte, ridendo. –Sono davvero molto felice per tuo padre, adesso andrà a New York! –
Stile si sottrasse dall’abbraccio, guardando la sua ragazza con aria colpevole.
-E’ proprio di questo che volevo parlare. – cominciò. –Ho deciso di andare con lui. –
Malia si limitò a fissarlo, perplessa. –E quindi? Se sei preoccupato per la nostra relazione…-
-E’ proprio questo il punto! – sbottò Stiles, alzandosi in piedi e allontanandosi di un paio di passi dalla ragazza. –Non credo di voler continuare questa nostra relazione. –
Malia si rialzò, un po’ malferma sulle gambe per tutto il tempo passato seduta. –Tu non credi? –
Stiles si limitò ad annuire grave, distogliendo lo sguardo dagli occhi scuri dell’altra.
-Posso sapere come sei giunto a questa conclusione? -.
Malia utilizzò un tono freddo e composto, dando l’impressione che le parole dette da Stiles l’avessero a mala pena sfiorata, ma in realtà aveva solo voglia di urlare contro quella maledetta distanza che stava mettendo tra loro.
-Tu non sei fatta per una relazione a distanza. –
-Io non sono fatta per una relazione a distanza? E tu, allora? Sono settimana che ti vedo strano e distante, mai una volta che ti fossi degnato di parlarne con me! –
-E tu? Perché non mi hai chiesto come mi sentivo, eh? –
Entrambi avevano alzato la voce, adesso, e si erano anche avvicinati inconsapevolmente. Malia pensò, in uno spazio di calma, che quello sarebbe stato il momento in cui Stiles avrebbe riso e le avrebbe detto che era tutto uno scherzo.
-Ti ho lasciato i tuoi spazi…- riprese la ragazza.
-La grande Malia Hale ha già troppi problemi di suo, per badare a quelli degli altri, vero? Tre anni che stiamo insieme: mai una volta in cui mi hai chiesto se stavo bene, se mi era successo qualcosa! “Mi hai lasciato i miei spazi”; hai mai pensato che magari io volessi solo condividere i miei problemi con qualcuno! Ma tu non c’eri mai quando avevo bisogno di te. Sei così presa dai tuoi problemi da non badare a quelli degli altri. -
Malia si fece indietro, ferita. Balbettò incredula, cercando disperatamente un modo per ribattere.
Stiles sembrò rendersi conto di ciò che aveva detto e, con uno slancio improvviso, si fece avanti e le afferrò il braccio. –Malia…-
-No. – Malia gli girò le spalle, troppo arrabbiata e ferita per portare ancora avanti quella conversazione.
-Quando parti? – Gli chiese, sempre di spalle. Percepì distintamente lo sbuffo angosciato di Stiles.
-Tra una settimana. Verrà anche Scott, e Melissa. –
-Bene. Buon viaggio. – E, con questo, si allontanò velocemente dal suo ormai ex-ragazzo, sperando, dentro di se, che lui si facesse avanti per fermarla. Ma questo non accadde.
 

Presente
-Ecco i bagagli. –
Malia fu riportata bruscamente alla realtà da Derek, che le diede una leggera carezza sulle spalle, per poi alzarsi per recuperare i loro bagagli. Si alzò dalla malferma seggiola di plastica sulla quale era seduta da ormai tempo, per poi girarsi alla sua sinistra. Zoe si era malamente addormentata, appoggiata a Kira, che era tutta impegnata a giocare con il suo cellulare per accorgersi dei movimenti dei suoi compagni di viaggio.
Malia si chinò dolcemente su sua figlia, carezzandole i corti capelli castani per svegliarla.
-Zoe, dai tesoro svegliati. Dobbiamo andare. –
La piccola di cinque anni, aprì gli occhi quel tanto che bastava per osservare la madre con interesse.
-A casa? – Chiese, con un leggero sorriso sule labbra carnose.
Malia sorrise, lasciandole un bacio sui capelli. –Si, a casa. –
Kira, al suo fianco, mise via il cellulare e si alzò, stiracchiandosi pigramente.
-Non ne posso più. Prima arriviamo a casa prima mi provò concedere una bella dormita. – Disse, recuperando la borsa e avviandosi con Malia e Zoe verso i bagagli.
-Ma come? Solo un’ora fa non vedevi l’ora di arrivare per poter finalmente sistemare la tua nuovissima scuola di arti marziali. – intervenne Malia, dandole una leggera gomitata al fianco.
-Il viaggio in aereo mi ha distrutta. –
Kira si sporse per lanciare un’occhiata indagatrice a Zoe, che, aggrappata alla mano di Malia e tutt’intenta a guardarsi intorno incuriosita, non stava prestando attenzione alle chiacchiere delle due donne.
-Senti…- iniziò poi con voce incerta e bassa, ma Malia la interruppe prima ancora che potesse completare il pensiero.
-Ne abbiamo già parlato abbastanza. – disse roteando gli occhi spazientita.
-Lo so, Mal. Ma è una cosa seria, non puoi liquidare la questione così. –
Malia rivolse all’amica un’occhiata innervosita, sbuffando contrariata. –Non sto liquidando la questione, e solo che…-
-Solo cosa? –
-Solo che non ne voglio parlare. –
-Quindi stai liquidando la questione. –
Malia guardò Kira, che la fissava con un ghigno vittorioso sulle labbra, poi sorrise leggermente scuotendo la testa. L’altra fece una risatina, che fece girare incuriosita Zoe.
-Perché ridi, zia Kira? – chiese, procurando alle due donne un sorriso spontaneo.
-Niente, piccola. –
Le tre si avviarono verso Derek, che stava agitando il braccio nella loro direzione. Quando arrivarono distribuì loro le valigie.
-Lascia, faccio io. – Disse Derek, prendendo la borsa della cugina. Malia lo ringraziò, e, in testa al gruppo, si avviò verso il parcheggio dei taxi.
Mentre erano impegnati nell’arduo compito di non disperdersi tra la folla che affollava l’aeroporto di New York, Malia ruppe il silenzio. –Ma prenderemo sempre il taxi per spostarci? –
-Almeno fino a quando non avremo abbastanza soldi per comprare una macchina. – Rispose Derek.
-E se comprassimo una bicicletta? – Chiese Malia.
-Una bicicletta a New York? E poi a che ti serve? – Intervenne Kira.
-Se trovo un lavoro… -
-Mal, non è necessario. – L’interruppe Kira.
-Infatti, puoi stare tranquilla. Non affannarti inutilmente per cercare un lavoro. – Intervenne Derek, carezzando leggermente la schiena della cugina.
Malia si limitò ad annuire con un secco gesto del capo, leggermente arrabbiata dalle risposte dei suoi amici.
I tre uscirono dalle porte a vetri e Derek chiamò un taxi, sul quale si sistemarono dopo aver posato le valigie nel bagagliaio.
-Vieni dalla zia, Zoe. Ti faccio vedere il nuovo gioco che ho scaricato sul telefono. – Kira prese Zoe dalla ginocchia di Malia, dove si era sistemata, e se la mise in grembo.
Malia guardò rudemente la sua migliore amica, per poi girarsi verso Derek, inarcando le sopracciglia con aria d’aspettativa, aspettando il discorsetto che era sicura sarebbe arrivato.
-Allora? – Lo incalzò.
Derek sbuffò esasperato. –Non ho intenzione di dirti cosa fare, ma pensaci: se dovessi incontrarlo? –
-Lo saluterò. –
Derek si passò una mano tra i capelli, apparentemente scocciato dal comportamento della cugina.
-E se dovesse vedere la bambina? –
Malia si zittì, volgendo ostinatamente lo sguardo fuori dal finestrino. Sentì distintamente la mano dell’uomo coprire la sua.
-Tu lo sai che io ci sono sempre, vero? – Le disse, parlando sottovoce, anche se Malia era convinta che Kira stesse origliando tutto lo stesso.
-Si. Lo so. –
 
Stiles scese dalla volante della NYPD, seguendo il suo superiore per una strada secondaria del centro di New York, superando le barriere della polizia.
Mentre si stavano avvicinando al cadavere che giaceva ad una decina di metri da loro, il poliziotto lo chiamò.
-Stilinski, vai a parlare con il medico legale, voglio sapere tutto quello che c’è da sapere su quel cadavere. –
Stiles corse immediatamente verso il gruppo di persone che stanziavano nei pressi del cadavere.
-Chi è il responsabile? – Chiese, con una certa autorità che faceva sua ogni volta che era su una scena del crimine.
-Io. – rispose una delle dottoresse, una delle più giovani.
-Bene. Dottoressa Martin, le dispiace mettermi al corrente di tutte le informazioni che è riuscita ad ottenere? –
-Assolutamente no, agente. –
La dottoressa Lydia Martin seguì Stiles verso il centro della strada, leggermente in disparte dagli altri suoi colleghi, reggendo con una mano il referto medico.
-Allora? – Incalzò Stiles.
La dottoressa sorrise leggermente prima di rispondere. –Maschio, 35 anni, bianco. Il nome è Greg Gibson. Ha un trauma cranico, dovuto ad una caduta, avvenuta prima del decesso. Il colpo che ha provocato la morte è una coltellata, sul fianco destro, lunga circa dieci centimetri, presumo provocata da un coltello da cucina. Nessuna altra ferita visibile. Ora del decesso stimata intorno alle 23 di ieri sera. Non c’è sangue intorno al corpo, il che è impossibile data la profondità della ferita. Ciò fa pensare che il cadavere sia stato spostato. –
Lydia chiuse la cartella, sorridendo all’indirizzo di Stiles. –Se mi permette, agente. Ha tutta l’aria di essere… -
-Una rapina. –
Lydia annuì leggermente, prima di fargli un occhiolino.
-Dottoressa Martin, eh? –
Stiles sbuffò una risata, prima di accarezzarle leggermente il braccio e tornare dal suo capo.

 
  
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