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Autore: Evola Who    26/08/2016    3 recensioni
Sherlock incontra un cliente molto particolare...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Sherlock Holmes
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock Holmes incontra Doctor Strange
 


221B Baker Street, pomeriggio.

Sherlock era seduto della sua poltrona con la vestaglia, il pigiama blu e la faccia annoiata.
Non cerano casi interessanti da più di una settimana e John era andato ha fare la spesa.  

Voleva alzarsi per perdere la pistola per sparare al muro, ma in quel momento, si sentì bussare la porta. Pensò che forse John ma non era il suo modo di bussare. Così alzò e davanti al ingresso del soggiorno rimase sorpreso.

Era un uomo altro, sui 40 anni, capelli corti di castano scuro, ma dei lati della testa ne aveva bianchi e il pizzetto.

Indossava un maglione nero con il collo alto, una giacca elegante grigia, dei pantaloni marroni con una cintura nera e scarpe nere.
Ma la cosa più strana, e che quell'uomo assomigliava molto ha Sherlock.

Stessi occhi, stesse labbra, stessi zigomi, in pratica era identico ha lui.  

Sherlock era sorpreso e l’uomo in vece sorrideva.

“Sì, lo so, ci assomigliamo. Beh, è normale. In fondo esistono due persone completamente identiche, solo che è raro che si incontrano.” Disse lui entrando della stanza avvicinandosi al detective.

“Solo che non mi farei mai crescere un pizzetto del genere.” Rispose lui.

“E io in vece non poterei mai i capelli così ricchi. Troppo femminili per i miei gusti.” Disse l’uomo con un sorriso cinico.

“Lei deve essere il consulente investigativo Sherlock Holmes. Io sono Doctor Steven Strange.” E mise la mano tesa.

“Ex dottore.” Disse il detective.

Steven lo guardò un po’ sorpreso dicendo: “Come?” 

“Lei è un ex dottore, chirurgo immagino, e americano giudicando i suoi vestiti.” 

Strange abbassò il braccio, alzò un sopracciglio dicendo: “Allora è vero che è molto bravo con le deduzioni. Ma come sa che sono un ex chirurgo?”

“La sua mano. Trema un po’, immagino che avuto un incidente dove ha danneggiato i nervi delle mani in modo permanente. Ma ora, sembra perfettamente guarita.”

“Beh, non immagini per quello che ho fatto per trovare una cura.” Rispose lui guardando la mano.

“E sì, avvolte trema, soprattutto quando scrivo, ma ora è guarita, e so fare più cose di prima mi creda.” E sorrise. 

Sherlock lo fissò: “Allora perché ha spesso di fare il chirurgo?”

“Beh… diciamo che il destino ha cambiato il mio percorso.” Rispose Strange con tono vago.

Lo guardò e domandò: “Lei crede del destino mister Holmes?”

“Sherlock, la prego.” Disse subito.

“Allora lei può chiamarmi Steven.”

Si frisarono con aria da sfida.

“Posso sedermi?” chiese Strange.

“Certo”

Sherlock prese una sedia dalla sua scrivania, la mise in mezzo alla stanza e lui si sedette della sua poltrona. 

Steven si sedette e disse: “Comunque, non mi ha risposto alla mia domanda.”

“Beh, non credo delle coincidenze, raramente l’universo è così pigro. Però non credo che tutta la nostra vita sia già scritta da altri.” Rispose Sherlock.

Doctor Strange lo guardò con aria interessante.

“Allora, come mai è venuto da me, Steven?” chiese il detective.

“Beh… io e il mio collega siamo qui tramite della nostra agenzia per un caso qui a Londra.”

“Agenzia governativa?” domandò Sherlock.

“Più o meno.”

Il detective lo guardò con aria perplesso.

“Più o meno in che senso?”

“Beh, di solito che loro lavoro per il governo ma non sono completamente indipendenti da loro, ho almeno una volta. È una storia complicata.” Spigò Strange.

“Comunque, io non faccio parte. Di solito sono indipendente del governo, ma questa volta mi hanno convito a fare parte di loro, solo per questa volta.” Finì Steven.

“E di persone stiamo parlano?” chiese Sherlock.

Ormai era curioso, un uomo che assomiglia ha lui, che lavora in una strana agenzia governativa e lo sta dicendo in un modo così vago.

Era quasi meglio di un caso di un omicidio.

“Lei lo sa quello che è successo a New York, Washington e Sokivia?” chiese Strange.

Sherlock ci pensò dicendo: “No.”

Steven rimase sorpreso dicendo: “No?”

“Dipende, se è una questione polita o altre cose… no, non mi interessa.” Rispose il detective con aria indifferente.

“La battaglia aliena di New York e la città sollevata di Sokovia?” chiese Strange.

“Ho! La città volante di Sokovia e la invasione aliena di New York.” Rispose Sherlock ancora più indifferente.

“E immagino che lavora con quei supereroi che anno cercato di fermare queste catastrofi ma facendo anche dei danni.” Continuò Sherlock.

“Beh… nessuno è perfetto.” Rispose Strange e continuò: “Ma si, lavoro per loro, anche se sono nuovo del modo dei supereroi.” E fece un piccolo sorriso.

“E perché degli eroi anno bisogno di me?” chiese Sherlock alzando il sopracciglio.

“Perché ha una grande mente, e in questa missione ci serve una mente come la sua.” Spiegò Strange con tono serio.

“Io non sono un eroe.” Disse Sherlock.

“Strano, da come la descrive il Dottor Watson del suo blog sembra il contrario.” Rispose Strange con un sorriso cinico.

Sherlock gli lanciò una occhiataccia e chiese: “Lei in vece è un eroe?”

“Si, ma come già detto sono nuovo in questo modo, ma posso definirmi un eroe”

“E che potrei hai?” chiese con sfida.

“Beh… è un po’ difficile da spiegare.” Ripose lui guardando in basso.

“Me lo spiega.” Disse Sherlock alzandosi e andando verso la finestra.

“Beh… lei crede dalla magia?”

Sherlock si girò, lo fissò per perplesso dicendo: “È un mago?”

“Mago supremo per essere precisi.” Rispose Strange.

“E cosi che si è curato le mani? Con la magia?” chiese il detective con tono ironico.

“Diciamo di sì” ripose Strange sorridendo e si guardarono.

“Bene, ora vuole sentite che cosa si tratta il caso?”

“Non adesso, presto arriva il mio collega e che lo racconterà insieme.”

“Perfetto. Il mio collega invece sta aspettando qui sotto.”

“E come mai hai l’asciato il suo collega aspettare sotto alle scale?”  

“Volevo che forse tutti e quattro insieme in una stanza, anche se sarà un po’ strana come visione.” E sorrise.

Sherlock lo guardò confuso.

In tanto…

John entrò in casa con le buste della spesa in mano ma vide un uomo davanti alla scale:

Completo grigio, cravatta blu, camicia bianca e scarpe nere. 
E rimase sconvolto: era identico a lui! Stessa faccia, stessa altezza ma i capelli li aveva pentitati in un lato. 

“Lei deve essere il Dottor Watson, piacere, io sono Everett Ross.” Disse lui con tono gentile e la mano tesa.

John era a poca aperta sconvolto dalla situazione.

In quel momento arrivo la sig.ra Hudson, vide i due uomini uguali, rimase sorpresa e disse: “John, non sapevo che avessi un fratello gemello.”

“Sherlock!” disse John verso le scale sconvolto mentre Everett sorrideva.  
  

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Note della autrice:
Visto che macano due mesi
precisi per il film "Doctor Strange"
ho deciso di fare una piccola
dove Sherlock Holmes
incotra Doctor Strange.
Spero che vi sia piacuta e
l'asciate quaclhe recesione!
Ciao
Evola
   
 
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