Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: Pathetic    27/08/2016    3 recensioni
Fred e George sono sempre stati uguali, due metà identiche di un cerchio perfetto, ma è davvero così?
George non ha proprio di idea di come dire al fratello che dopo quasi diciassette anni di perfetta sintonia, forse non sono proprio così uguali come hanno sempre pensato di essere.
Capire di non essere interessato alle ragazze è un conto, scoprire di essere attratto da un ragazzo però ... beh questa è tutta un'altra storia.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Angelina Johnson, Fred Weasley, George Weasley, Hermione Granger, Viktor Krum
Note: Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
La storia in lingua originale è:  a questo indirizzo
e l'autrice è: Katmarajade
 
Personalmente è una delle storie che più ho amato e tradurla è stato un vero piacere, spero che piacerà anche a voi ;)
Non ho nient'altro da dire, perciò vi lascio alla storia.
 
Bye,
Pathetic
 
 
 
 
When It All Breaks Apart

 
Avevano deciso di lavorare sulle loro Crostatine Canarine quella sera, appena finita la cena. La consistenza era ancora decisamente disomogenea perché riuscissero a creare delle caramelle decenti e in più le piume continuavano ad assumere un colorito bluastro invece del giallo tanto desiderato, motivo per il quale George aveva passato le ultime lezioni di Storia della Magia a sfogliare una vecchia guida alle erbe, che l’aveva indotto ad aggiungere semi di Amaranto alla pozione.
Fred si era offerto di andare a prendere l’ingrediente dalla dispensa personale di Piton mentre George aveva aiutato Lee, che aveva avuto un piccolo contrattempo con l’incantesimo Aguamenti ed era riuscito a far piovere persino in corridoio. Erano bastati pochi minuti perché George riuscisse –con le sue brillanti istruzioni- a insegnare a Lee a padroneggiare l’incantesimo. Avevano passato il quarto d’ora seguente a spruzzare getti d’acqua dalla bacchetta, inzuppando nel processo le tende e loro stessi.
Era stato divertente finché Lee non era corso in biblioteca per lasciare i gemelli ai loro esperimenti, aveva imparato nel corso degli anni ad evitare di trovarsi nella stessa stanza durante le varie sperimentazioni, in particolare dopo una sonora esplosione che aveva trasformato i suoi capelli rasta in disgustosi vermicoli di un rosa shocking.
Ma era passata un’ora da quando Fred aveva lasciato la stanza e George cominciava davvero a preoccuparsi che fosse stato catturato da Gazza o avvicinato da Nott e la sua banda, che ancora non aveva perdonato loro uno scherzo particolarmente frizzante che gli avevano giocato sul finire dell’anno prima. Dunque partì per trovare il suo gemello. Avevano sempre sentito una sorta di connessione mentale, un sentore talmente radicato dentro di loro che raramente avevano impiegato molto tempo per trovarsi, come se i loro cuori sapessero sempre come ricongiungersi.
Ad ogni modo, tutta la sua preoccupazione svanì non appena lo intravide vicino alle armature a pomiciare con Angelina.
Non era nei guai e non aveva nemmeno bisogno di aiuto, era sgattaiolato fuori solo per vedersi con una delle loro compagne di squadra, il che significa che aveva mentito a George.
Qualcosa di tremendamente caldo e velenoso gli ribollì nelle vene e George sentì l’istantaneo e folle bisogno di affatturarli entrambi. Troppe emozioni svolazzavano deliberatamente nella sua mente e lui le spinse volutamente via. Tornò al suo dormitorio e afferrò la sua Tornado Cinque, prima di uscire dal buco del ritratto e rituffarsi nelle ombre del castello. Scelse un paio di corridoi poco frequentati che aveva scoperto grazie alla mappa del malandrino e si diresse verso il Campo da Quidditch. Era passato il Coprifuoco già da diverso tempo ormai, ma sinceramente nella situazione in cui si trovava non gli sarebbe potuto importare di meno.
Riuscì a evitare di incorrere in qualcuno mentre raggiungeva l’uscita, anche se aveva potuto chiaramente distinguere gli occhietti rossi e malefici di Mrs Purr mentre girava l’angolo per la Hall.
 
Spingendosi con le gambe, si sparò nell’aria quasi con violenza e completò ben due giri a rotta di collo prima di rallentare quel tanto che bastava per esibirsi in pochi tornanti e sfogare la rabbia che sentiva ancora lacerare il suo petto.
Fred stava pomiciando con Angelina. Quell’Angelina Johnson. Senza dirglielo.
Non era sicuro del perché fosse così arrabbiato. Perché suo fratello aveva cominciato a pomiciare con quella stronza? Perché non gliene aveva mai parlato prima? Perché era con lei quando invece avrebbe dovuto trovarsi con George?
Forse per tutti questi motivi.
Completò un altro giro sulla sua scopa traballante e maledì il suo gemello per aver rovinato tutto.
Loro avrebbero dovuto essere uguali, dannazione. Erano i gemelli Weasley. Fred&George. George&Fred. Gred&Forge. E ora suo fratello stava facendo solo Fred insieme a qualcuno che chiaramente non era George. E lui non aveva idea di come avrebbe potuto essere solo George, senza Fred. Non sapeva nemmeno se ne sarebbe stato in grado.
Aveva passato gli ultimi sedici anni ad essere un riflesso, la metà di un cerchio perfetto. E aveva sempre amato questo loro modo di essere.
Le persone continuavano a ripetere quanto fosse meraviglioso essere unici, ma George non aveva mai capito il loro punto di vista. Si era detto che avessero bisogno di ripetere a sé stessi quanto fosse bello perché non tutti hanno la fortuna di nascere con una persona che li completi. Lui aveva avuto Fred ed era stata la cosa più bella e perfetta del mondo intero.
Quindi avrebbero dovuto essere uguali, ma George era sicuro come il sole che non voleva pomiciare con Angelina, ne era certo. Non lo sapeva finché non aveva visto la sua immagine baciarla e aveva capito: lui non era attratto da lei, ma evidentemente Fred sì.
Avrebbero dovuto essere uguali, ma era chiaro che non lo fossero più. Come potevano essere perfettamente identici in ogni singola cosa, ma così opposti su una questione così importante? Quella era una cosa completamente diversa e molto, molto più grande di tutte le singole e minuscole differenze che li avevano contraddistinti fino a quel momento. Insomma, Fred aveva sempre odiato le melanzane alla parmigiana, mentre George aveva sempre pensato che fossero gustose; George aveva sempre dimostrato una migliore padronanza degli incantesimi, mentre Fred aveva una particolare dote per le pozioni. Ma erano dettagli così insignificanti in confronto.
 
La scopa barcollò un po’ quando si buttò in picchiata, nella frustrazione si gettò troppo in avanti e l’angolatura risultò fin troppo ripida per la sua vecchia scopa, che ad appena qualche metro da terra cedette e lo lasciò cadere di peso sul freddo e umido campo illuminato dalla fioca luce delle stelle.
La scopa atterrò accanto a lui, ma George non fece alcun tentativo per recuperarla. Rimase dov’era, disteso ad angelo e sbatté più volte le braccia sull’erba umida, rilasciando una litania di parolacce che avrebbero spinto sua madre a lavargli la bocca con le bolle di sapone.
Si sfogò invano nel vento d’autunno mentre l’aria pungente dell’Inghilterra gli schiaffeggiava il viso.
“Tutto bene?”
A quella domanda -inclinata da un accento slavo- George balzò in posizione verticale e si passò una mano tra i capelli, in imbarazzo. Non pensava che ci fosse qualcuno in Campo a quell’ora, né tantomeno che qualcuno potesse vederlo rovesciarsi dalla scopa e giacere al suolo inveendo come un pazzo.
“Oh, sì. Sto bene. Solo una giornata di merda.” le sue parole svanirono non appena si accorse della figura di Viktor Krum di fronte a lui. “Che ci fai qui?” domandò, maledicendo mentalmente sé stesso non appena le parole abbandonarono la sua bocca. Viktor Krum si trovava nel bel mezzo del Campo da Quidditch con una scopa in mano, era abbastanza ovvio quello che stava facendo.
“Volevo volare. Come te, anch’io ho avuto una giornata di merda.”
George sorrise all’eco della sua medesima frase e Krum apparve leggermente sorpreso dal repentino cambio d’espressione. Era consapevole del magico potere del suo sorriso e lo rese un tantino più smagliante, sperando di rimediare alla sua precedente goffaggine.
“Beh, il miglior rimedio per le giornate di merda è volare, perciò … ti va una gara?” le parole gli sfuggirono di bocca prima che potesse realizzare che una Star internazionale del Quidditch non avrebbe mai voluto gareggiare contro un patetico studente di sedici anni con una scopa vecchia di un decennio.
Rabbrividì un po’ alla sua audacia e si chiese da dove venisse tutto questo imbarazzo. Era conosciuto per la totale mancanza di inibizione che aveva con Fred, loro erano una squadra, un’unità, una sola mente e Fred&George non si erano mai imbarazzati di niente, non importa quanto la situazione fosse ridicola o umiliante. Non gli piaceva la facilità con cui il solo George si imbarazzava.
Krum lo fissò attentamente, valutandolo e George maledisse il disagio che provava e quella sensazione scomoda che sgorgava dentro di lui. Ricordava vividamente l’ultima volta che aveva scorto Krum alla finale di Quidditch, ma non c’era modo perché Viktor Krum si ricordasse di lui in mezzo a tutta quella gente. Senza due occhi neri e la faccia ricoperta di sangue, Krum sembrava un tantino diverso: leggermente più alto di quanto ricordasse, probabilmente sei o sette centimetri più alto di George stesso, aveva una costituzione poco robusta e slanciata e le sue spalle ricadevano un po’, ma vi era una fiducia audace nel modo in cui teneva la sua Firebolt che era stranamente rassicurante e in un certo modo attraente.
“Vincerò io” esclamò il bulgaro sollevando le sopracciglia scure.
“Be’, è ovvio. Hai una Firebolt! Ma sarà comunque divertente. E poi non ho ancora intenzione di tornare dentro, quindi credo che patirò questa umiliante sconfitta.” gli riserbò un altro dei suoi sfavillanti sorrisi e allungò una mano, lasciando che fosse la sua Tornado Cinque a balzargli tra le dita.
Saltarono sulle scope e si lasciarono afferrare dall’aria mentre sfrecciavano lungo i bordi del Campo da Quidditch della scuola.
Come se si sentisse in colpa per il brusco atterraggio di prima, la sua Tornado si comportò bene. Non c’era modo di tener testa a una Firebolt, ma fece del suo meglio.
 
Un’ora dopo, ricoperti di sudore e col fiato corto, atterrarono pesantemente sul campo. George inciampò brevemente non appena la sua scopa raggiunse gracile il terreno, ma vide bene di non cadere rovinosamente a terra. Si esibì in un ennesimo sorrisone, tentando di non pensare a quanto si stesse trasformando in un deficiente scoordinato in presenza di una Stella del Quidditch di fama mondiale e di come quel pensiero gli stesse rivoltando lo stomaco.
Krum lo guardò con un’espressione stranamente vuota, i suoi corti capelli scuri spuntavano come picchi sudati sulla fronte e una delle sue sopracciglia si alzò arruffatamente. Quando il viso di Krum si sollevò in un sorriso esitante, George provò un moto di calore per tutto il corpo, mentre le sue dita formicolavano e il suo stomaco si intrecciava in un modo selvaggio e sconosciuto.
“Sono Viktor” esclamò chiaramente il più grande, come se George potesse non sapere con chi aveva volato per l’ultima ora. Fortunatamente era sempre stato in grado di mantenere il sangue freddo e quasi si stupì della sicurezza che aveva potuto percepire nella sua voce quando rispose.
“George Weasley, piacere” strinse la mano tesa di Krum “Spero che battermi sulla scopa sia servito a ravvivare una giornata altrimenti marcia.”
Viktor sorrise di nuovo e George si sentì improvvisamente come se potesse battere la sua Firebolt anche senza scopa.
“Sì, penso che abbia aiutato. Forse qualche volta potremmo gareggiare di nuovo, ti porterò la mia scopa di riserva, così sarà più leale. Vincerò lo stesso, ovviamente, ma almeno non potrai dire che è solo per la Firebolt.”
La risata contenuta nel tono scherzoso di Viktor amplificò il sorriso di George.
“Ah, quindi mi porterai una Firebolt? Sarei un po’ preoccupato se fossi in te. Io ho un incredibile talento, ti avverto.”
“Oh, ho notato…” sogghignò Viktor “Ma non sei ancora bravo quanto me.”
“La superbia precede la caduta” mormorò George in tono solenne e ci fu un lungo momento di silenzio prima che entrambi scoppiassero a ridere.
“È stato bello conoscerti, George” con un ultimo sorriso e un’ombra vagamente timida, Viktor fece oscillare con fiducia una gamba sopra la sua scopa e si diresse verso il lago. George rimase in quel punto ancora per un lungo minuto, col battito cardiaco e il sorriso che crescevano di volta in volta, sempre più grandi.
A chi diavolo importava con chi stesse pomiciando suo fratello, aveva passato una fantastica e fottutissima serata con Viktor Krum!
Emettendo un grido di eccitazione, George afferrò la sua Tornado Cinque e si affrettò a rientrare a Hogwarts in una corsa senza fatica.
 
 
Due giorni dopo, camminando verso l’aula di Pozioni Fred, George e Lee s’imbatterono in un gruppo di studenti di Serpeverde e Durmstrang che gironzolavano per il corridoio. Lee allungò il collo tentando di avere una migliore visuale di Krum, che era appoggiato al muro, accigliato e leggermente chino. Fred fece una battuta sui comitati di benvenuto di Serpeverde, alla quale George rise in automatico, ma senza davvero udirla.
Tentò di non guardare mentre passavano e, per la prima volta in vita sua, sperò che i Serpeverde non lo notassero e cominciassero i loro consueti commenti sprezzanti sulla sua famiglia. La maggior parte dei giorni accettava quasi di buon grado quella vasta gamma d’insulti perché gli davano un motivo per rispondere e lanciare il malocchio su di loro, ma per qualche ragione non voleva che Viktor sentisse tutte quelle malignità su di lui.
“Per essere una Star internazionale di Quidditch, è piuttosto arcigno, non pensi? È curioso, se me lo chiedi. Voglio dire, è un mito sulla scopa, gioca a Quidditch per vivere –che è tipo il miglior lavoro di sempre, insomma, fa un sacco di Galeoni e ha in pratica uno stuolo di fan pronte a tutto per lui.”
Il commento di Fred parve rianimarlo dai suoi pensieri confusi.
“Sì, scommetto che è magnifico.” rispose a mezza bocca, risparmiando un’occhiata indietro verso lo stuolo di Serpeverde, Durmstrang e Viktor Krum, che appariva mirabile come Fred l’aveva descritto, appoggiato al muro di fredda pietra in uno scuro e rosso mantello a scrutare il mondo.
Poi gli occhi di Viktor parvero ancorarsi ai suoi e, solo per un breve istante, i bordi delle sue labbra si incresparono in un sorriso. E George non poté trattenere il grosso e largo sorriso che gli illuminò il volto, anche quando il cipiglio di Krum tornò al suo posto e un altro studente dal rosso mantello gli chiese qualcosa.
“Perché così raggiante, George?” chiese Fred, perplesso, mentre scendevano le scale per le segrete del castello.
“Oh, niente, Fred. Stavo solo pensando ad un lavoro molto più soddisfacente del Quidditch. Le Star di Quidditch magari attraggono le ragazze, ma quando avremo il nostro negozio di scherzi, saremo noi a ridere per ultimi.”
Fred parve rianimarsi alla menzione del loro negozio di scherzi, del quale tra l’altro avevano discusso per gli ultimi due anni.
“Giusto! Li faremo ridere tutti! E a giudicare dal cipiglio sul volto di Krum, sembra proprio che gli farebbe bene passare da noi. Insomma, non ride mai quel tipo?”
George provò a trattenere l’enorme sorriso che minacciava di illuminargli il volto “Penso di sì, ma potremmo dargli qualche incentivo.”
Si addentrarono nella cupa aula di Pozioni sotto lo sguardo aspro dell’insegnante. George dovette sforzarsi molto per dirottare la sua attenzione dalla figura di Viktor Krum all’odioso, untuoso e bastardo di un professore che stava attualmente illustrando alla classe il Distillato della Morte Vivente. Ma dopo tutto, Pozioni era una materia dannatamente utile per il proprietario di un negozio di scherzi.
Non ebbe grandi risultati quel giorno, però, perché ogni cinque minuti il ricordo sempre più vivido del sorriso di Krum cozzava nella sua testa, distraendolo dalle istruzioni.
Si chiese se fosse di così cattivo gusto sperare che Viktor avesse avuto una brutta giornata e che avesse presto voglia di prendere di nuovo il volo.
 
 
“Sei così fortunato a poter competere nel Torneo Tre Maghi. Io e Fred abbiamo cercato di oltrepassare la linea dell’età, ma la nostra pozione invecchiante non ha funzionato.” sospirò George giocherellando con i ciottoli per terra.
Si erano dovuti nascondere sotto gli spalti quando un manipolo di ragazzine urlanti era sbucato fuori dal nulla e aveva cominciato a girovagare alla ricerca di Krum. Ora quelle ragazze si trovavano dall’altra parte del Campo, in attesa di vederlo passare.
“Già, è un onore essere stato scelto.” disse Viktor in modo solenne spulciando le dita attraverso il terreno di ghiaia, accanto a George.
George lo guardò con curiosità “Non sembri particolarmente eccitato a riguardo. Non hai bisogno di soldi, non cerchi la fama o la gloria… allora, perché lo fai?”
Viktor non rispose per diversi minuti e George cominciò a divenire irrequieto, preoccupato di aver offeso il suo nuovo amico.
“Hai ragione. Non voglio queste cose. Quello che voglio è che mio padre sia fiero di me, lo faccio perché so che queste cose contano per lui. Voglio essere un figlio di cui mio padre potrebbe andare fiero.”
“Sono sicuro che è molto orgoglioso; sei brillante e pieno di talento e hai già fatto così tanto. Come potrebbe non esserlo?”
Viktor sbuffò leggermente a quelle parole “Non è fiero di me, sono solo una delusione per lui. Non sono il figlio che avrebbe voluto che fossi.”
George non era sicuro di cosa rispondere. Sapeva che lui e Fred avevano deluso il padre diverse volte e avevano spinto quel pover uomo al limite della pazienza, ma sapeva anche –senza un briciolo di dubbio- che lui li amava ed era fiero di loro, e lo sarebbe sempre stato, non importa cosa avrebbero combinato.
“Chi vorrebbe che tu fossi?” domandò, dopo qualche minuto di attesa. Viktor emise un lungo brontolio e si prese il suo tempo per formulare una risposta.
“Mio padre ama il potere, la forza, la conoscenza. È un uomo molto potente, sa molte cose. Ho imparato molto da lui, ma siamo in disaccordo sul come servirsi della conoscenza. Sai che ho studiato le Arti Oscure. So che qui è considerata una cosa brutta, ma non la penso allo stesso modo. Sono grato di aver imparato la magia nera, di aver capito. Io e mio padre litighiamo spesso riguardo a dei…” mosse una mano tentando di illustrare il suo punto “limiti. Dove è troppo in là, cosa è troppo oscuro, quali arti antiche non dovrebbero essere usate e perché.”
“Tuo padre è un mago oscuro?” chiese George, la voce carica di shock e un tono di diffidenza.
“Mio padre non è un uomo cattivo” spiegò Viktor con veemenza “Non è crudele. Lui non è … così cattivo. Ho visto i maghi oscuri, non hanno pietà, mio nonno è stato ucciso da uno di loro. Mio padre non ha nulla a che fare con queste cose, io e lui la pensiamo in modo diverso su molte questioni, ma non è un uomo cattivo. Per favore, devi capirlo.”
Le parole di Viktor erano insistenti e tradivano il suo nervosismo, ma sembrava così serio mentre quasi lo implorava di comprendere. Così George annuì snocciolando parole in accordo, e si chiese –non per la prima volta- perché il suo parere sembrava significare tanto per qualcuno come Viktor  Krum.
 
 
Ci erano volute tre ore perché riuscisse con un incantesimo a far assumere alla gomma le sembianze della bacchetta di Viktor. E George pensò che ne fosse valsa la pena quando il bulgaro prese la bacchetta, perfettamente posiziona da George, e cominciò ad agitarla per qualche incantesimo di riscaldamento. Il pollo di gomma si trasfigurò istantaneamente nella sua mano e Viktor balzò indietro nello sgomento, imprecando rumorosamente e guardandosi intorno con agitazione.
“Cosa diavolo era quello?” brontolò di malumore mentre George era quasi piegato in due dalle risate.
“Una bacchetta trabocchetto! Non sono brillanti?” osservò le guance di Viktor tingersi di un lieve imbarazzo e realizzò che il suo cuore stesse pulsando selvaggiamente nel suo petto. Si disse che era a causa delle risate troppo fragorose.
“Sì, certo, proprio brillante. Dannato Joker!”
Viktor mantenne il suo cipiglio e continuò a mormorare maledizioni tra i denti, ma riafferrò la bacchetta e la esaminò con occhio acuto e apparente interessato “Scommetto che farebbe urlare Poliakoff come una ragazzina.”
“Prendila” concesse George brevemente, cercando di non pensare al perché il suo stomaco si contorceva in modo strano “Ne abbiamo tante.”
 
 
Ludo Bagman aveva continuato ad evitarli per tutta la settimana e la cosa stava diventando frustrante. Fred lanciò con rabbia la pergamena sul letto e sibilò.
“Quel farabutto! Ha rubato tutti i nostri soldi!”
“Avido imbroglione” borbottò George amaramente, in accordo “Mandiamo a quel miserabile una scatola di cioccolatini avvelenati, eh?”
Gli occhi di Fred si illuminarono all’istante “Mou Mollelingua?”
“Credo che le Crostatine Canarine siano quasi pronte, ma preferirei testarle un’ultima volta prima di mandarle a qualcuno.”
“Meglio assicurarsi che siano perfettamente funzionali prima di pubblicizzarle al Ministero” ragionò Fred giocherellando distrattamente con una bacchetta finta “Quindi, che ne pensi? Sventurati passanti per la Sala Comune? Tavolo dei Serpeverde nella Sala Grande?”
“In realtà, ho un’idea migliore. La nostra amata Hermione ha avuto un piccolo problemino a studiare per il gran fracasso prodotto dallo stuolo di fan di Quidditch appostate in biblioteca. Io dico di mandare al fan club di Krum una bella scatola a forma di cuore, non faranno che ridacchiare e cincischiare finché non si trasformeranno in grossi uccelli!”
Fred lo guardò in modo curioso per un momento, ma accettò prontamente “Meglio accertarsi che la scatola sia bella e femminile per le Signore. Cosa ne pensi? Rosa e pizzo?”
“Sì, e aggiungiamo qualche cuoricino. Mi chiedo se potremmo riciclare un paio di quelle stupide decorazioni di San Valentino del professor Allock.”
George agitò la bacchetta sulla scatola che Fred aveva evocato, mentre il fratello tirava fuori le Crostatine Canarine dal baule di George, che utilizzavano come ripostiglio per le loro invenzioni.
 
 
George fece gli onori di casa facendo levitare la sgargiante scatoletta rosa sul tavolo della biblioteca al quale sedeva un irritato Viktor Krum, accerchiato da un manipolo di ragazzine urlanti. Lasciò cadere la scatola in una breve esplosione di brillantini e glitter, che George considerava un tocco di classe. Viktor fissò la scatola con chiaro sospetto ma le sue fan non si fecero alcun problema. Stridettero davanti alle orrende decorazioni che rivestivano la scatola e le loro voci ridacchianti si munirono di squittii mentre osservavano i dolci al suo interno.
Fred diede una gomitata al fratello, eccitato, e George gli sorrise di rimando. Sogghignarono maliziosamente alle alte esclamazioni di apprezzamento che fuoriuscivano dalle bocche delle ragazze su quanto Viktor fosse stato carino a mandare loro un regalo tanto dolce.
Infatti, si buttarono a capofitto sulla scatola prendendo i piccoli dolcetti e cominciando a masticarli, dalle loro espressioni sembravano avere un buon sapore e questo non fece che allargare i sorrisi dei gemelli. Non successe niente per circa dieci secondi e Fred cominciò ad assumere un’aria un tantino nervosa. Ma improvvisamente l’intero tavolo si tramutò in una densa nuvola di piume e le urla cominciarono sul serio. Tre delle ragazze erano completamente ricoperte di piume gialle e muovevano le loro ali in modo furioso, le altre due invece cercarono di urlare, ma la loro voce era intralciata da un’enorme lingua che penzolava dalle loro bocche in un modo davvero disgustoso.
Tutto quel baccano non poté che attirare l’attenzione di Madama Pince, che chiaramente non aveva idea di come sistemare le cose, perciò si limitò a brontolare e spingere le ragazze ad assumere un comportamento più appropriato in biblioteca.
L’effetto delle Crostatine Canarine non durò molto, circa cinque minuti, e lasciò le tre ragazze illese ma isteriche e piene di umiliazione; George le vide correre fuori piene di imbarazzo.
Le caramelle Mou invece impiegarono più tempo, anche se Fred –dopo l’incidente avuto con Dudley- aveva passato diversi pomeriggi su un incantesimo di inversione automatica. George cominciò a preoccuparsi quando la ragazza più piccola cominciò a soffocare, e probabilmente Viktor ebbe la stessa reazione.
Con un perenne cipiglio, Viktor si alzò dalla sedia per raggiungere la ragazza e con un movimento deciso della bacchetta fece rimpicciolire la lingua con una rapidità impressionante, quasi fosse stato uno di quei metri a nastro retrattile. Eseguì lo stesso incantesimo con l’altra ragazza prima di voltarsi e fare una breve scansione tra gli scaffali della biblioteca, assottigliando gli occhi nel punto in cui Fred e George erano in attesa. Gli occhi socchiusi suggerirono a George che non avrebbe lasciato cadere la faccenda e che, per meglio dire, avrebbe avuto qualcosa da dire a riguardo successivamente, ma l’increspatura ai lati delle labbra gli suggerirì che Viktor aveva trovato il tutto dannatamente divertente, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce.
 
 
“Penso che quelle ragazze non abbiano gradito la vostra preziosa scatola di caramelle” esclamò Viktor, le labbra leggermente tirate come se stesse cercando di trattenere una risata.
“Non lo so, sembravano felici; hanno apprezzato le decorazioni sulla scatola, goduto del sapore e strillato in modo entusiasta davanti allo scherzo! Lo considero un test superato con successo.”
“Sì, certo. Finalmente posso leggere in tranquillità ad un tavolo della biblioteca senza ragazzine urlanti attorno, perciò credo che sì: è stato un successo!”
George sorrise ampiamente, stranamente entusiasta del fatto che finalmente quelle seccanti cascamorte si fossero tolte dai piedi.
“Le caramelle-uccello andavano bene, ma credo che dovreste fare qualcosa per quelle con la lingua gigante.”
“Mou Mollelingua” esclamò George con facilità. Viktor lo squadrò stranito, ma non provò nemmeno a pronunciare quel bizzarro scioglilingua.
“C’è un incantesimo che permette alle persone di respirare, anche se le loro vie aeree sono bloccate, ma non penso tu voglia utilizzarlo perché se ne sono serviti molti maghi oscuri, soprattutto per torturare i loro prigionieri. Ma ce n’è un altro che limita le dimensioni, così che la lingua non raggiunga una eccessiva grandezza. Potrei insegnarti quello, in modo da evitare che qualcuno soffochi. E posso anche mostrarti l’incantesimo di ritrazione che ho usato in biblioteca, se vuoi.”
George aggrottò la fronte “Sì, non vogliamo che nessuno si faccia male. I nostri sono solo scherzi, sono progettati per strappare risate.”
“Bene. Ti mostrerò questi incantesimi così potrai sistemare le vostre caramelle, e poi me ne darai alcune, così potrò spaventare le ragazze urlanti della biblioteca.”
“È incredibile che quel cipiglio non le spaventi” mormorò George, sincero.
Viktor sospirò e annuì “Lo so. Non capisco le ragazze; non riescono proprio a capire che voglio che se ne vadano e mi lascino da solo.”
“Beh, ci sono alcune ragazze là fuori che meritano di essere conosciute. Non sono tutte delle pazze banshee come quelle a cui sei abituato.”
Viktor lo guardò neutrale “Già, ci sono alcune ragazze carine in giro che non urlano e non mi disturbano mentre leggo.”
“Sei interessato a qualcuna di loro? Cioè, ti piace qualcuna di qui?” era leggermente shockato di avergli posto una domanda simile, ma fece un fiducioso sorriso sfacciato quando Viktor si voltò a guardarlo. Lo valutò per un lungo minuto prima di rispondere.
“No, non sono interessato a nessuna delle ragazze di qui. Le donne non fanno esattamente per me” Viktor sembrava squadrarlo con attenzione, e George cercò di apparire impassibile, ma il suo cuore stava correndo.
Ancora non del tutto sicuro che Viktor intendesse dire quello che George pensava che intendesse, George aprì la bocca per parlare.
“Oh, ehm, fico” le orecchie del rosso si tinsero immediatamente di rosa, che chiaramente non era dovuto al sole, e la sua pelle sembrava sudata e pungente. La torsione che sentiva nello stomaco era esacerbata solo dal silenzioso, intenso e penetrante sguardo di Krum.
Qualunque cosa stesse cercando Viktor, però, sembrava averla trovata perché l’intensità svanì, sostituita dal calore e da un sorriso tranquillo, che non fece che aumentare ciò che George sentiva dentro allo stomaco.
 
 
Parlavano raramente del Torneo Tremaghi, era una sorta di tacita regola tra di loro perciò George non aveva idea di cosa aspettarsi quando lui e Fred presero posto in platea per l’inizio della prima prova. Era stata eretta una nuova struttura all’esterno del castello che somigliava molto a un’arena, il che rendeva le cose decisamente più allettanti. Dagli spalti giungevano bisbigli e illazioni su dei presunti combattimenti tra gladiatori e leoni, ma erano settimane che giravano voci strane sulle prove del Torneo. Sapeva che Harry si era chiuso in biblioteca con Hermione per diverse settimane, ma non aveva idea di cosa diavolo avevano fatto là dentro.
Era leggermente irritato per il comportamento idiota del fratello minore riguardo a tutta quella situazione, ma non poteva che comprendere la sua gelosia. Doveva essere dura vivere nell’ombra di due fratelli così splendenti –come erano lui e Fred- ed essere il miglior amico del ragazzo che è sopravvissuto.
Beh, chiunque è un po’ sciocco a quattordici anni, pensò. Avevano anche tentato di risollevare l’umore di Ron tingendo i suoi capelli di un verde radioattivo e facendo in modo che le sue carte di Divinazione cantassero macabre e false profezie in falsetto, ma non avevano ottenuto molti risultati.
 
George e Fred ebbero reazioni differenti davanti ai quattro grossi draghi sputa fuoco.
Fred fischiò, chiaramente impressionato e si lasciò andare a una forte esclamazione “Magico!”
George, dall’altra parte, divenne improvvisamente silenzioso e il suo stomaco si mosse dolorosamente. Per qualche ragione, l’idea che Viktor si sarebbe scontrato contro uno di quegli enormi esseri rivestiti di scaglie lo disturbava più di quanto avrebbe dovuto.
Rammentò a sé stesso che Viktor era perfettamente all’altezza della situazione, altrimenti il calice non lo avrebbe scelto.
Sorrise a Fred, ma un po’ più debolmente del solito. Il fratello non se ne accorse, troppo occupato a fissare il Petardo Cinese, che emise lunghe fiamme lucenti e incendiò un pezzo dello steccato che divideva l’arena dagli spalti, disposti più in alto. George notò Charlie accorrere a spegnere rapidamente l’incendio con un potente incantesimo di Aguamenti.
Dopo qualche minuto, Viktor comparve ai piedi del drago. George era sporto in avanti, così come Fred, ma per un motivo differente.
“Krum è piuttosto comico sulla terra ferma, non credi? Spero sia veloce a correre com’è veloce a volare, o verrà polverizzato come un coriandolo!” esclamò Fred entusiasta, ignaro dei cenni e dei grugniti tiepidi di George.
Il Petardo Cinese emise un urlo lancinante che costrinse gran parte della platea a tapparsi le orecchie. George capì che Viktor avrebbe usato un incantesimo di qualche sorta perché sembrava uno dei suoi punti forza, e ne ebbe la prova quando lo vide avvicinare il drago con passo felpato, la bacchetta alla mano. Quando si mosse fu veloce come un fulmine, tanto che George lo perse di vista per qualche momento, il bagliore della maledizione colpì la creatura negli occhi e l’urlo che era divagato in precedenza per l’arena si tramutò in un lungo e straziante lamento.
Il Petardo Cinese si contorceva in piena agonia, cieco e furioso, e nella furia pestò il nido di uova sotto le grosse zampe squamose. Viktor avanzò a testa alta, dimostrando che per quanto goffo e sgraziato apparisse, era pur sempre un atleta potente, rapido, agile e aggraziato. Anche con la sua notevole velocità, sfuggì per un soffio agli artigli del drago afferrando l’uovo d’oro e terminando con successo la prova.
Viktor venne portato via da un gonfio Karkaroff e coccolato da Madama Chips, che non riuscì a trovare granché di sbagliato in lui, ma preferì comunque portarlo in infermeria per sicurezza.
George era in piedi, le dita strette con le nocche sbiancate alla ringhiera, e ascoltava Fred decantare le gesta e le brillanti mosse di Krum. Quasi non riusciva nemmeno a sentirlo, ma annuiva in risposta. Quella era stata la cosa più spaventosa, più sexy che avesse mai visto; l’immagine di Viktor che si muoveva agile tra le gambe del drago, i movimenti esperti, la potente grazia … Il suo cuore fremeva pompando adrenalina e eccitazione per tutto il suo sistema.

Era stato … magico.
 
 
Grifondoro era in subbuglio dopo la spettacolare vittoria di Harry contro lo Spinato, ma George era solo in parte travolto dalla frenesia. Lui e Fred scesero nelle cucine del castello a procurare il cibo per la festa che si sarebbe –senza ombra di dubbio- protratta per tutta la notte, nella Sala Comune. Scherzò con gli elfi e portò via un intero vassoio di crostatine alla marmellata. Lui e Fred issarono con trasporto Harry in aria e quasi divennero sordi alle urla sguaiate di quel maledetto uovo. Inserì qualche Crostatina Canarina nel vassoio che aveva portato, prima di farlo girare tra i compagni e incantò lo striscione di Dean Thomas cosicché i disegni si muovessero. Ma a dispetto del suo orgoglio di Grifondoro e del tipico entusiasmo dei gemelli Weasley, la sua mente era altrove.
Viktor Krum aveva monopolizzato i suoi pensieri per tutta la sera e aveva proprio bisogno di una pausa. Non era del tutto sicuro di cosa stesse succedendo, di quello che pensava, di quello che provava. Quello di cui era sicuro era questo: doveva vedere Viktor, e presto. Il che richiedeva un piano, ovviamente, uno più di subdolo e furtivo del solito.
Fortunatamente, non c’era nulla che motivasse George Weasley più dell’ideare un piano segreto, brillante, carico di adrenalina, fuori dalle regole e contro la morte. Ok, che sfidi la morte forse è un po’ troppo, ma non si sa mai cosa si può incontrare a Hogwarts a quell’ora della notte. Avrebbe potuto imbattersi in un drago, in Piton o in un mostriciattolo evaso dal recinto poco ortodosso di Hagrid.
Perciò mentre rideva alle battute di Lee e aiutava Fred a far indossare ad Harry la larga bandiera di Grifondoro come fosse una cappa, George cominciò a pianificare la sua fuga.
 
 
Una volta che il party divenne meno movimentato e l’atmosfera più leggera, George poté finalmente lasciare la festa senza dare troppo nell’occhio. Fred era sgattaiolato fuori, come al solito, insieme ad Angelina e Lee stava ripetendo con pathos tutte le mosse di Harry come un esperto telecronista. Spese l’intera ora successiva nel suo dormitorio, da solo, a incantare una pergamena, servendosi di numerosi incantesimi che aveva raccolto dalla Mappa del Malandrino. Le sue abilità purtroppo non erano alla pari dei Malandrini più illustri, ma l’incantesimo di risposta vocale era abbastanza solido e i piccoli aggiustamenti che aveva aggiunto di sua sana pianta erano piuttosto soddisfacenti -e molto più discreti di quanto Fred avrebbe mai potuto fare, se proprio doveva dirlo.
Piegò la pergamena ad aeroplano e lo fece volare fuori dalla finestra, diretto alla nave di Durmstrang. Sperò che Viktor decifrasse il messaggio e lo incontrasse vicino alle grosse zucche giganti di Hagrid, un posto dove si erano incontrati diverse volte prima di allora.
Non era del tutto certo di cosa avrebbe fatto se Viktor si fosse fatto vivo, ma stava cominciando a farsi un’idea più chiara col passare dei minuti. Vedere Viktor farsi quasi uccidere da un drago gli aveva fatto comprendere che la loro amicizia (o qualunque cosa fosse) era un qualcosa di completamente differente da qualsiasi altra cosa George avesse sperimentato fino a quel momento. E questa realizzazione era più che shockante per lui.
Realizzare che non era interessato a pomiciare con le ragazze, anche se Fred chiaramente lo era, era un conto. Realizzare di essere attratto da un ragazzo era qualcosa di totalmente differente. E ne era un po’ intimorito, doveva ammetterlo. Non gli potevano piacere i ragazzi, comunque, perché a Fred non piacevano. A Fred piacevano le ragazze e George e Fred avrebbero dovuto essere uguali. L’idea che lui e Fred potessero essere così fondamentalmente diversi su qualcosa di simile era più destabilizzante di qualsiasi altra cosa. Perché la verità era che George non voleva essere diverso da Fred, gli piaceva che fossero identici e questa cosa del crescere e diventare un’unica persona era orribile e terrificante.
Era spaventato, cazzo, ma era comunque George Weasley e lui rideva in faccia alla paura, era così che funzionava. E al di sopra di tutte le sue preoccupazioni, paure e attacchi di panico, una cosa era molto chiara, un desiderio che era cominciato a sovrastare ogni pensiero disgiunto nella sua testa: l’estremo e impellente bisogno di spingere Viktor Krum contro un muro e baciarlo così a fondo da cancellare quel suo eterno cipiglio e che il potente, stoico e accigliato cercatore si fondesse a lui e lo baciasse così intensamente da far dimenticare a George ogni folle timore che aveva attraversato la sua mente.
Guardò l’aeroplano di pergamena librarsi pigramente nell’aria e volare verso il Lago Nero, e si chiese chi tra il suo forte attaccamento a rimanere identico a Fred e la sua libido, avrebbe vinto la battaglia che infuriava dentro di lui.
 
 
L’aeroplano tornò da lui appena un’ora dopo, un po’ logoro dal vento ma ragionevolmente intatto. Gli incantesimi erano stati replicati per rispondergli e George non poteva che essere impressionato dal fatto che Viktor fosse stato in grado di identificarlo e rispondergli così presto.
Il nuovo messaggio diceva semplicemente “Mezzanotte.”
La corsa di sentimenti che travolse George non appena lesse il messaggio riuscì a sconcertarlo. Era eccitazione, e nervoso, e apprensione, e gioia tutto in un solo pugno emotivo, e si disse che era una sensazione meravigliosa.
Finse di dormire quando Lee e Fred ritornarono finalmente al dormitorio e non poté che rimanerci male quando Fred non si accorse –o magari neanche gli importava- che stava fingendo. Fred l’avrebbe sempre saputo, dopotutto, ma evidentemente quel coglione era troppo avvolto dalle enormi tette di Angelina per preoccuparsi del suo gemello.
Alle undici e mezza, George si alzò dal letto e afferrò la sua bacchetta mentre il russare di Fred e Lee riempiva la stanza. Sussurrò un incantesimo di gonfiamento al suo piumino perché desse al suo letto una vaga aria occupata; non avrebbe retto, ovviamente, se qualcuno di attento si fosse fermato  a osservare meglio, ma aveva motivo di pensare che i suoi compagni di stanza avrebbero dormito per tutta la notte, perciò non si fece troppi problemi. Un incantesimo alla suola delle scarpe gli permise di sgattaiolare fuori dalla stanza in quasi completo silenzio, e fece un leggero salto quando arrivò finalmente in corridoio, fuori portata d’orecchio.
Era praticamente davanti al buco del ritratto quando realizzò di aver preso per sbaglio il maglione di Fred, e ora sul suo petto svettava un’enorme F. Sbuffò con una leggera irritazione, ma non valeva la pena di correre il rischio di tornare nella stanza per un’altra maglietta.
Sfuggì al suono di rimprovero della Signora Grassa, che stava certamente bevendo del vino insieme alle sue amiche di ritratto. Ce l’aveva ancora con lui da quella volta in cui le aveva chiesto se il vino che beveva sapesse di vernice, e probabilmente avrebbe dato l’allarme solo per averlo beccato oltre il coprifuoco. Avrebbe dovuto ritornare nelle sue grazie al più presto.
Anni di pratica a schivare ed eludere Mrs Purr gli erano serviti, quel dannato gatto pareva essere ovunque. Ma un passaggio segreto e due scale dopo, George sbucò fuori da un’uscita poco frequentata che dava sulle serre. Da lì la strada che l’avrebbe portato alla capanna di Hagrid era tutta dritta.
Era tutto buio, scuro e silenzioso, segno che il guardiacaccia stava dormendo. Hagrid avrebbe potuto dormire in mezzo a una fuga precipitosa di centauri, così George si raddrizzò col busto mentre correva per l’ultimo pezzo di strada, saltando una delle enormi zucche che riempivano il giardino.
Viktor era già lì, appoggiato a una delle mostruose zucche di Hagird. Quando George apparve, Viktor alzò lo sguardo e incontrò gli occhi dell’inglese in un profondo sguardo penetrante. Gli angoli della sua bocca si piegarono in un principio di sorriso a cui George si era ormai abituato, e il rosso sorrise di sollievo nel vedere Viktor sano, salvo a sogghignare come al solito.
“Quindi, draghi. È stato… intenso.”
“Intenso” ripeté Viktor con una punta di divertimento nella voce.
“Sì, cioè, quel Petardo Cinese era enorme. E pensare che avrebbe potuto dare fuoco a tutto lo stadio, o divorarci tutti. Una bestia orrenda e pericolosa.”
Qualcosa in quelle parole sospinse un angolo della bocca del bulgaro un po’ più in alto, in quello che, senza ombra di dubbio, avrebbe potuto essere definito un sorriso.
“Non sono ferito, George. Ha ucciso tutti i suoi cuccioli, ma io sono troppo veloce anche per un drago.”
George sbuffò “Sì, beh, tu sei stato molto impressionante.”
“Lo so” esclamò Viktor con arroganza, ma sembrava davvero contento e guardava George con attenzione.
“Pensi che tutte le prove arriveranno ad un soffio dall’ucciderti? Perché non penso di volerti veder morire in modo drammatico e pubblico, o in qualsiasi altro modo.”
“Non penso che mi farò uccidere così facilmente.”
“B-bene. Sai, rovinerebbe tutto il Torneo, la cooperazione interscolastica e-e lo spirito d-di un sacco di altra roba. In più, la tua squadra di Quidditch sarebbe uno scherzo senza di te, perciò non essere morto è … una buona cosa, sì, molto buona.”
“Parli così tanto.”
“Oh, sì, ehm, credo solo di essere abituato ad avere Fred a compensarmi”
“Non penso sia una brutta cosa, George” lo interruppe Viktor, quel sorriso sfuggente riusciva a distrarre George dalla interminabile parlantina che lo animava.
“Oh, beh, giusto, sì” George cercò di mantenere un’espressione calma e fiduciosa, si erano fatti più vicini nel corso della conversazione. Col battito cardiaco a mille e i palmi sudati, si passò nervosamente una mano tra i corti capelli color zenzero e tentò di non guardare la bocca di Krum, ancora sollevata nel principio di un magnifico sorriso.
“Sono felice di sentire che mi vuoi vivo. È bene saperlo” Viktor fissò George, gli occhi scuri e ombrosi che danzavano prima del tempo. George aveva ricevuto abbastanza provocazioni per riconoscerne una quando la vedeva, e la combinazione della presa in giro che leggeva nel suo sguardo e del ghigno che dimorava sul suo volto lo spronò a fare quello stupido passo.
Richiamando a sé un’audacia quasi assopita e il suo coraggio di Grifondoro, George barcollò in avanti e afferrò un pezzo del mantello di Viktor, tirando il ragazzo sorridente verso di lui.
“Già, io davvero non voglio vederti morto” riuscì a dire prima di sbattere le loro labbra sgraziatamente insieme. Strinse più forte il mantello di pelliccia di Durmstrang, mentre l’altra mano serpeggiò e avvolse le dita tra gli scuri e scompigliati capelli di Viktor.
Per un attimo, la bocca di Viktor rimase tesa in un sorriso reale e George baciò maldestramente i suoi denti, ma presto Viktor cominciò a muovere con urgenza la sua bocca su quella di George, un braccio avvolto strettamente attorno a lui per tirarlo più vicino e premere i loro corpi insieme. La gelida aria di novembre svanì nel calore di quel bacio.
Viktor sfiorò delicatamente lo zigomo di George con le dita callose, mentre l’altra mano premeva con forza sulla sua schiena. Gli mordicchiò il labbro inferiore prima di aprire la bocca e lasciare che la sua lingua giocasse scherzosamente con la piega delle labbra di George. George gemette e approfondì il bacio, esplorando l’interno caldo della bocca di Vitkor e tirando i suoi capelli spessi per avere un accesso migliore.
Come si fusero nel bacio, George mollò la presa sui capelli di Viktor e lasciò che le sue dita vagassero. Viktor rimase a bocca aperta quando il pollice di George sfiorò un punto particolarmente sensibile sotto l’orecchio, e George si ritrovò improvvisamente spinto contro una zucca gigante, il corpo di Viktor premuto con forza contro il suo. Le sue labbra si muovevano disperatamente contro le sue, alternando baci veloci e una lingua che sfiorava appena le labbra a baci più profondi e penetranti, tanto che era impossibile capire dove finisse uno e dove iniziasse l’altro.
George si sentiva come avvolto dal calore, con qualcosa che svolazzava nel suo ventre e un formicolio che toccava mani e piedi. Il suo cuore batteva nel petto e echeggiava sovrano, mentre la sua mente scivolava in un vuoto e beato ronzio pieno di sentimento. Sentiva la pelle bruciare sotto il tocco di Viktor e le sue dita callose mandare scariche elettriche per tutto il suo corpo.
Il calore del bulgaro lo premeva contro la gelida e vertiginosa zucca che aveva alle spalle, il suo stomaco si contorceva in lente capovolte mentre spingeva il suo corpo contro quello agile del Cercatore, assaporando la forza e la passione che Viktor stava riversando in lui.
Ogni terminazione nervosa che aveva era carica di eccitazione e George quasi piagnucolò mentre la lingua di Viktor tracciava nuovamente le sue labbra, mormorando qualcosa contro la sua pelle. Viktor sospirò in risposta e improvvisamente il bacio scese in slow motion con le loro lingue che si attorcigliavano languidamente de si dilettavano nelle molteplici sensazioni che percepivano, le dita che stringevano, persistenti, i vestiti dell’altro e sentivano il calore appassionato della pelle sotto il tessuto.
Infine, con un’ultima pressione di labbra si separarono, il respiro pesante.
George seppellì il viso arrossato nel collo di Viktor, cercando di riprendere fiato. Inspirò lentamente: cannella, cuoio e l’odore che filtrava attraverso i suoi sensi.
“Wow” mormorò nel suo collo, finalmente tirandosi indietro a guardarlo.
Viktor aveva un ampio sorriso, non c’era traccia del suo solito ghigno o cipiglio, e di nuovo George rimase colpito da quanto fosse attraente quando non squadrava la gente e le sue labbra non erano piegate in una smorfia, o quando non rimaneva curvo a nascondersi dal mondo. Anche se George trovava il suo cipiglio dannatamente sexy.
“Era da tempo che volevo farlo, dal giorno in cui ti sei alzato dall’erba tanto in fretta e mi hai sorriso.”
“Beh, chi può biasimarti? Sono irrimediabilmente bello, dopotutto. E guarda che sorriso, Viktor! Scommetto che la tua bocca potrebbe davvero cancellare tutta l’oscurità della tua immagine e sostituirla con una visione più solare e genuina.”
“La mia bocca può fare un mucchio di cose” mormorò di rimando assottigliando gli occhi. George scoppiò a ridere, prima di tirare il volto di Viktor più vicino al suo.
 
 
Baci e carezze vennero perfettamente incorporati alla loro solita routine, che sostanzialmente prevedeva di volare e correre a nascondersi dal pazzo gruppo di fan che si acquattava sempre alla ricerca di Krum.  George non considerava affatto male questo nuovo tipo di routine.
Potevano vedersi solo un paio di volte a settimana e George non aveva ancora detto a Fred dove andava o cosa faceva, il che rendeva i loro incontri molto più complicati.
Inoltre, Viktor aveva ben poco tempo libero perché passava molte ore ad esercitarsi con Karkaroff per la seconda prova e spendeva diversi pomeriggi in biblioteca a leggere e rileggere libri su libri. Era assurdo per George che Viktor investisse tanto tempo nello studio, quando non avrebbe dovuto nemmeno affrontare gli esami.
Viktor era irremovibile sui suoi studi, però,  e George l’aveva intravisto spesso a mensa mentre divorava un altro dei suoi tomi, anche se tra chiacchierare con i Serpeverde e leggere la Storia di Hogwarts, George credeva fermamente anche lui avrebbe preferito una noiosa lettura.
George cominciò a fare viaggi sempre più frequenti in biblioteca ed era sicuro di aver visto più libri in quelle poche settimane che in tutti i suoi anni a Hogwarts. Trovò persino libri parecchio utili, in particolare uno sull’oro dei Lepricauni e un altro su come modificare il colore del cibo con un incantesimo, che era perfetto per quel nuovo prodotto che lui e Fred stavano sperimentando. In più, trovarsi in biblioteca gli dava la possibilità di vedere Viktor più spesso e organizzare le loro uscite notturne.
 
 
Erano seduti in un tratto ombreggiato ai margini della Foresta Nera, protetti da un incantesimo di riscaldamento che permetteva loro di non congelare, quando Viktor menzionò il Ballo del Ceppo.
“Hai intenzione di andarci?” chiese con una voce volutamente vuota.
“Un Ballo di Natale? Non ne avevo nemmeno sentito parlare, ma sì, certo; io Fred non ci perderemmo mai un party.”
“Sì, è una vecchia tradizione il Ballo del Ceppo. I Campioni devono portare i propri partner sulla pista per aprire le danze.”
“Oh- oh! Ehm, non credo che …” George annaspò un po’.
“Non ti sto chiedendo di venirci con me. So che non è il momento opportuno per noi, ma devo portare qualcuno e non so proprio chi. Le uniche due ragazze di Durmstrang ci andranno con Poliakoff e Petrov, e mi vengono i brividi all’idea di portarci una delle squillanti ragazzine che mi seguono ovunque.” Viktor lo guardò preoccupato e anche un po’ disperato, e a George non piaceva vedere quell’espressione sul suo volto.
“Non preoccuparti, ti troveremo qualcuno qui a Hogwarts” dichiarò il rosso, appoggiandosi con la schiena a un enorme albero di pino silvestre “Qualcuno che vada bene…” pensò, passando i rassegna i possibili candidati che si raffigurò nella mente.
“Ah!” balzò in avanti col busto, gli occhi che baluginavano con entusiasmo “Per tutte le mandragole, conosco la persona giusta.”
“Spero davvero non sia una mandragola” Viktor non sembrava convinto dell’esclamazione di George.
“Sono un genio. Questo potrebbe essere uno dei miei migliori piani di sempre!” mormorò con sicurezza, un ghigno traboccante di soddisfazione che si affacciava sul suo volto lentigginoso. A volte era così brillante da sorprendere persino sé stesso.
 
 
“Hermione!” annunciò George pomposamente lasciandosi cadere sulla sedia libera di fronte a lei, al tavolo all’angolo della biblioteca.
“George” rispose Hermione, guardandolo un po’ meno entusiasta “Che fai qui? E dov’è Fred?” si guardò in giro come se Fred potesse essere nascosto tra le pile di scaffali, pronto a saltar fuori all’improvviso. Un’ipotesi più che fondata, pensò George.
“Come fai a distinguerci sempre? Me lo sono sempre chiesto. Persino nostra madre fa confusione, ma tu non hai neanche un momento di esitazione; è alquanto impressionante, a dire il vero.”
“Giusto, geneticamente identici, sì, ma ognuno di voi ha le sue caratteristiche uniche e i suoi tratti distintivi. Tu, George, tendi a piegare la testa di lato quando  tenti di essere convincente; Fred ha l’abitudine di alzarsi in punta di piedi quando cerca di focalizzarsi su qualcosa. Anche i vostri occhi sono diversi. Non sono bene come spiegarmi, ma è il modo in cui riesco a distinguervi. E, sul serio, che ci fai qui? Sono occupata e non ho tempo per un’altra tiritera anti-C.R.E.P.A. né tantomeno per un altro dei vostri stupidi scherzi.”
“Oh, il contrario! Ho una proposta per te, Hermione. E voglio che mi ascolti perché ti prometto che ci guadagneremo entrambi.”
“L’idea di aiutarti in qualcosa che ti sia di beneficio mi preoccupa non poco” mormorò Hermione con sospetto.
“Sì, lo so. Questo è il motivo per cui vorrei che prima mi ascoltassi, Granger. Quindi fallo. Prometto che ne varrà la pena.”
“Ho cinquanta centimetri di Aritmanzia da finire, perciò ti do cinque minuti, George” Hermione appoggiò le braccia sul tavolo di fronte a lei e lo guardò con un sorriso eccessivamente accondiscendente.
“Ho un segreto, Hermione, e penso di potertelo svelare senza rischiare che lo venga a sapere tutta la scuola. O sbaglio?” George si assicurò di apparire il più sincero possibile, di modo che non pensasse fosse uno scherzo.
“Fai sul serio?” Hermione sembrava un po’ presa alla sprovvista dall’improvvisa serietà del ragazzo, perciò  probabilmente la sua faccia seria aveva superato un po’ il limite.
“Sì, serissimo. Sono conosciuto per miei momenti seri e questo è davvero il mio più grande segreto, cioè, a parte alcuni davvero incredibili che mi porterò nella tomba con Fred.
Sai, ho cominciato a vedere qualcuno di recente, e sta diventando una cosa seria, ma il punto è che non siamo pronti a dirlo a qualcuno. Non lo sa nessuno. Nessuno.
“Non lo hai detto a Fred?” le sopracciglia di Hermione si sollevarono fino a nascondersi sotto i suoi mossi capelli castani.
“No, lui non lo sa. Non ancora, glielo dirò ovviamente, ma, ehm, non so bene come.”
“È stato fuori con Angelina tante di quelle volte in questi giorni e credi che avrebbe un problema con la tua nuova ragazza?” Hermione lo guardò scettica.
“È-è questo il punto. Vedi, la persona con cui mi vedo” George lanciò varie occhiate attorno per assicurarsi che fossero soli e che nessun altro fosse a portata d’orecchi “È Viktor Krum.”
Lei lo fissò con sguardo assente per diversi e lunghi minuti “Stai con Viktor Krum?”
“Beh, fidanzati è una parola grossa, non sono veri e propri appuntamenti. Ci incontriamo solo la sera per volare, chiacchierare e …e baciarci.”
“Non ci posso credere! Come vi siete conosciuti?” Hermione sembrava sinceramente curiosa “Insomma, è sempre qui in biblioteca, ma certamente non potete esservi parlati qui, a meno che tu non fossi qua per trovare un modo migliore per causare più guai del solito.”
“Eravamo sul Campo da Quidditch e … c-comunque, questo non è poi così importante. Ci siamo trovati bene insieme, una cosa tira l’altra e, beh, non sono ancora pronto per dirlo alla gente. E nemmeno lui, a dire il vero. È una situazione complicata.”
“Sono felice per te, George. Capisco che tu non sia pronto a dirlo a tutti, ma dovresti almeno dirlo a Fred; sarebbe distrutto se lo venisse a sapere da qualcun altro. È il tuo gemello e ti ama più di ogni altra cosa al mondo.”
“Sì, sì, risparmiami tutta questa ramanzina. Lo so e glielo dirò, promesso, ma non adesso. A parte questo, non sono qui solo per una confessione, Hermione. Come ho detto, ho una proposta per te.”
“Va bene, allora. Va’ avanti.”
“La notte di Natale ci sarà il Ballo del Ceppo” alla sua occhiata confusa, si spiegò meglio “Un grande ballo che si terrà per il Torneo Tre Maghi: vestiti eleganti, danze, buffet e un sacco di divertimento. Comunque, tutti i Campioni dovranno portare qualcuno e Viktor non sa chi portare, è un tantino nervoso. Noi ovviamente non possiamo andare insieme, ma penso che tu sia perfetta.”
“Stai scherzando.”
“No, per una volta no. Ascolta, sono convinto che tu e Viktor andrete d’amore e d’accordo. Avete un sacco di cose in comune, no davvero! Sapevi che ha appena letto Storia di Hogwarts … di sua spontanea volontà! È brillante, soprattutto con gli incantesimi e gli scudi difensivi. Ed è un asso con le lingue. Sapevi che parla bulgaro, russo, tedesco e francese? Ha cominciato a cimentarsi con l’inglese non appena ha sentito parlare del Torneo, giusto nove mesi fa e non se la cava affatto male. E lo hai visto più volte in biblioteca, ama i libri ammuffiti! Penso sia un po’ un secchione, ma anche tu lo sei. Vedi?”
“Sì, sono sicura che diverremo grandi amici” Hermione sembrava l’esatto opposto di convinta e la sua voce mascherava dubbi e una certa dose di irritazione.
“Va bene, ti giuro che mi unirò a C.R.E.P.A. e lo farà anche Viktor, ma come iscritti anonimi.” Hermione tentò di protestare, ma lui la interruppe “Ti mostrerò come arrivare alle cucine e ti farò parlare con gli elfi di Hogwarts. E prometto che se decideranno di sostenere la tua causa, mi aggregherò pubblicamente alla tua crociata.”
Hermione sembrava indecisa e George aveva ragione di credere che volesse disperatamente parlare con gli elfi e l’idea di ottenere più sostenitori da aggiungere alla sua lista era allettante.
“Se non sei ancora convinta, lasciami aggiungere che se ti presenterai al Ballo del Ceppo con Viktor Krum, sta pur certa che mio fratello creperà di gelosia”
“Ma che dici?!” Hermione arrossì violentemente.
“Oh, andiamo, Granger. Lo sappiamo tutti che hai un debole per il mio fratellino idiota. Merlino solo sa il perché, ma lo ce l’hai, perciò perché non cogliere questa preziosa opportunità al volo e farlo ingelosire? È l’imbranato più imbranato che abbia mai visto e, non per essere scortese, ma non c’è modo che abbia le palle –o il cervello- di chiederti di venire al ballo con lui. Devi farti notare e ti assicuro che presentarsi sotto il braccio di un famoso giocatore di Quidditch gli farà finalmente aprire gli occhi.”
Era sicuro di averla quasi del tutto convinta, perciò giocò la carta del senso di colpa e puntò sulla sua disponibilità, la sua lealtà e il suo forte senso di giustizia.
“Per favore, Hermione. Aiutami, ti scongiuro. N-non sono pronto a uscire e dire a tutti ‘Ehi, mi piacciono i ragazzi!’ Sapevo che avresti capito, ti prego.” Tirò fuori la sua faccia più implorante, con tanto di occhi spalancati e testa inclinata. Sperò che non fosse troppo sopra le righe.
Sembrò funzionare perché l’espressione di Hermione si raddolcì e George si meravigliò di quanto bella fosse quando non stava parlando di elfi sfruttati o non lo stava rimproverando per qualche stupido scherzo innocente. Ron doveva essere un idiota per non averla notata prima.
“Oh, va bene, George.Ma devi promettermi che lo dirai presto a Fred e voglio incontrare Viktor prima di buttarmi in tutto questo, così posso capire in cosa mi sto cacciando. E mi riservo il diritto di tirarmi indietro se è un pazzo totale.”
“Eccellente!” esclamò George con un sorriso smagliante e Hermione lo guardò tra il contento e l’allarmato per ciò che aveva appena fatto “Fammi sapere quando hai finito con Aritmanzia e faremo un salto alle cucine, oggi dovrebbero essersi dei budini deliziosi!” con un’ultima strizzatina d’occhi, spezzò l’incantesimo silenziatore che aveva gettato sul tavolo e uscì fuori prima che potesse cambiare idea.
 
 
“Sembri giù, Granger” George si lasciò cadere sul gradino accanto a Hermione, che era incredibile nel suo abito da cerimonia pervinca.
“Sto bene, George, davvero” gli occhi gonfi e cerchiati di rosso e eyeliner suggerivano il contrario e anche il tono di voce –solitamente forte e sicuro di sé- era cambiato in una nota dolente.
 “Ti ha ferita in qualche modo, quel tuo così affascinante cavaliere?” chiese facendosi più vicino.
“Oh, no! Viktor è stato fantastico, credimi! Avevi ragione su di lui, George; abbiamo davvero un sacco di cose in comune e quando non è accigliato, è piuttosto bello da guardare. Pensavo fosse timido e riservato, ma una volta lasciatosi andare riesce a parlare per ore! Per alcuni è una brutta cosa, ma lui ha così tante cose affascinanti da dire! Abbiamo avuto questa meravigliosa conversazione a cena sulle persecuzioni delle creature magiche in Europa e sul fatto che recenti scoperte hanno ipotizzato un aumento delle arti oscure. Viktor pensa che la magia nera sia un po’ censurata qui in Bretagna e io …” arrossì istantaneamente, bloccandosi “Scusa, sto divagando. Ma Viktor è brillante, è molto profondo ed empatico e non è un fanatico di Quidditch, come pensavo. L’avevo giudicato male, è davvero meraviglioso, George, ed è stato un perfetto gentiluomo per tutta la serata.”
“Il che significa che è stato quel troll che ho per fratello a far piangere una ragazza così carina al ballo. Di’ una sola parola e trasformerò i capelli di quell’idiota in una sfumatura di acquamarina, così non potrai che sorridere, piccola sirenetta.”
Ricevette un sorriso acquoso per i suoi sforzi, anche se non gli sarebbe dispiaciuto tramutare Ron in un tritone blu.
“Ha detto che stavo ‘fraternizzando col nemico!’ e, oh, è stato orribile. Se ne è già andato, comunque.”
“Cretino. È solo geloso, lo sai. Ritornerà” la rassicurò.
Hermione alzò le spalle “Forse.”
Notando Viktor in piedi con due bicchieri in mano sul finire della pista da ballo, George tirò Hermione via dalle scale e la spinse verso il bulgaro.
“Il tuo focoso accompagnatore ti sta aspettando, meglio che tu lo raggiunga prima che qualcuno metta gli artigli su di lui. Sai che ti riterrò responsabile se finirò con lo stregare qualche orrenda e sgallettata stronzetta. Stavo pensando a delle fastidiose e pruriginose pustole che compongano la parola ‘troia’ e durino per almeno un paio di mesi! Perciò è meglio che tu stia con lui e prevenga ogni genere di … incidente.”
Hermione ridacchiò e gli rivolse un sorriso di gratitudine, prima di ricongiungersi a Viktor. George si riavvicinò nuovamente alle scale e rimase lì a guardarli, Hermione che rideva e Viktor che si inchinava con quella sua stramaledettissima cavalleria slava, per poi prenderle il braccio e portarla di nuovo sulla pista da ballo.
Le sue fantasticherie vennero interrotte da Lee Jordan, che quasi lo investì col suo entusiasmo.
“Non indovinerai mai in chi mi sono scontrato!” Lee gongolava dalla gioia e da sordidi segreti e George decise di lasciarsi andare.
“Chi?”
“Tuo fratello e Angelina!”
“Sì, non è questa grande notizia, Jordan. Hanno passato tutto il semestre a pomiciare nei corridoi come conigli in calore.”
“Oh, ma questo è stato molto, molto di più di una semplice pomiciata. Il piccolo Freddie ha fatto il grande passo, è uno dei grandi adesso.”
“Hai visto Fred e Angie mentre …?” George ripeté, sentendosi un attimo stordito. Lee annuì in un modo stranamente compiaciuto, quasi pavoneggiandosi di averlo saputo prima di George.
Continuò a intrattenerlo con dettagli, molti dei quali probabilmente inventati conoscendo il suo amore per l’arricchimento, finché non notò quanto George fosse silenzioso.
“Ehm, tutto apposto, George?” domandò, esitante.
“Vado fuori a prendere una boccata d’aria, Jordan. Ci vediamo dopo.” fece scomparire il suo bicchiere di punch con un rapido movimento della bacchetta, guardò con sguardo assente un Lee piuttosto preoccupato e scomparve dietro le grandi porte decorate della Sala Grande.
 
 
George non sapeva con esattezza dove Lee avesse visto suo fratello e quella svaporata della sua ragazza, e Fred doveva aver pensato che non fosse una cosa tanto importante da condividerla con lui, perciò evitò qualunque posto ambiguo o frequentato da spioni e dongiovanni. Non voleva rischiare di trovarseli davanti.
Non sapeva bene perché fosse così arrabbiato che Fred avesse passato la notte con la sua morosa. Avrebbe dovuto aspettarselo, avevano pomiciato per mesi in ogni angolo della scuola, ma sembrava una cosa che un ragazzo avrebbe detto al suo gemello. Era una stronzata, ma faceva male sapere che Fred era stato solo Fred e si era fatto la sua ragazza senza nemmeno preoccuparsi di dirlo a George.
Spese diverse ore a vagare senza meta per le sale del castello finché non si imbatté in Pix. L’inseguimento durò per almeno dieci minuti, con George che lanciava gomme da masticare al Poltergeist. Questi evocò una vasca di passato di pomodoro dal nulla e George non aveva la più pallida idea di come avesse fatto, ma causò un casino rivoltante nel corridoio davanti all’aula di Trasfigurazione, il che permise a George si svignarsela e raggiungere finalmente la Torre di Grifondoro.
Anche se era molto tardi quando George tornò in stanza, Fred e Lee erano ancora svegli a lanciarsi caramelle tutti i gusti+1 e ridacchiare come scemi.
“Dove diavolo sei stato, Georgie?” esclamò Fred rimbalzando sul suo letto “Indovina un po’? Ho appena fatto sesso con Angelina! Me la sono fatta!”
Fred era praticamente elettrizzato dall’eccitazione, ma George non gli riserbò che un’espressione annoiata “Sì, ho sentito. Buon per te. Ora, se non ti dispiace, ho avuto un incontro poco piacevole con Pix e una vasca di pomodori e avrei bisogno di una doccia.”
“Wow, George, che hai che non va? Non sei nemmeno un po’ eccitato per me?”
“Per aver scopato Angie? Buon per, Freddie. Sono così dannatamente orgoglioso per la tua improvvisa perdita di verginità. Lascia che ti organizzi uno striscione celebrativo e uno spettacolo di fuochi d’artificio.” il tono di voce era intriso di così tanto sarcasmo che Fred sembrò preso alla sprovvista.
“Oh, qualcuno qui è proprio marcio e non mi riferisco ai pomodori. Bene allora, va’ a farti quella cazzo di doccia. Ovviamente sei geloso. Pensavo che potessi mostrare un po’ di fottuta gioia per il tuo gemello, ma evidentemente è chiedere troppo. Vaffanculo, stronzo! Stai impestando la stanza!” Fred si ributtò sul letto tirando con rabbia la tenda, tutto il suo entusiasmo era svanito nel fastidio.
George evitò di guardare Lee, che lo stava fissando con curiosità e lasciò la stanza per andare in bagno.
 
 
Silente apparve dal nulla davanti a Fred e George, che camminavano per i corridoi semideserti di Hogwarts in un’accesa discussione sulla loro prossima mossa nei confronti di Bagman e di quel suo patetico didietro.
“Buon pomeriggio, Signor Weasley, Signor Weasley. Mi chiedevo se potevo prendere un attimo il Signor Weasley qui,” chiese Silente, affabile, indicando George.
George passò in rassegna il suo cervello alla ricerca di qualche ragione per cui fosse finito nei guai, qualcosa che non coinvolgesse anche Fred. Fred gli scoccò un’occhiata strana, cercando di capire cosa stesse succedendo, ma in un impressionante segno di autocontrollo, non disse niente.
Silente spinse galantemente il ragazzo per un corridoio che George non aveva mai notato prima, il che sorprese molto il giovane Grifondoro. Si ritrovarono davanti a un’altra porta che George non aveva mai visto, con un grosso gargoyle di pietra che sorvegliava l’entrata allo studio di Silente. Tenendo a mente questo nuovo passaggio, George seguì il preside su per una scala a spirale fino a un ufficio pieno di strumenti d’ottone e argento.
L’ultima volta che ci era stato lui e Fred erano stati chiamati per discutere di uno dei loro scherzi più spettacolari, al quarto anno. Non si era trattato che di un paio di curiose domande, qualche goccia di limone a testa e un eloquente sguardo di rimprovero che li aveva spinti a non coinvolgere più gli allievi del primo anno in qualsiasi altra sorta di trasfigurazione.
“Immagino che si chieda perché l’ho chiamata qui.” mormorò il preside, offrendo al ragazzo un piatto di liquirizia.
“Sì, Signore. Mi chiedo inoltre perché non ci sia anche Fred.”
“Voi due siete stati … inseparabili durante la vostra permanenza al castello. Non penso di aver mai visto uno di voi senza l’altro prima di quest’anno. Ho notato, ad ogni modo, che durante il corso dell’anno lei si sia intrattenuto con interessi nuovi. Interessi diversi. I quadri mi informano che suo fratello è stato spesso visto in compagnia della Signorina Johnson, mentre lei sembra aver sviluppato una certa abitudine a lasciare il castello da solo, di notte.”
“Ehm, sì, Signore. Ma non intendevo causare danni, non più del solito almeno e non volevo scappare dalla scuola, solo …” stare nell’ufficio del preside lo rendeva estremamente nervoso e avrebbe voluto ardentemente che Fred fosse lì al suo fianco, era sempre più forte e coraggioso insieme a lui.
“No, no. Ne sono perfettamente consapevole. È stato stranamente tranquillo quest’anno, aldilà del volo non autorizzato sul Campo da Quidditch dopo il coprifuoco, in compagnia del nostro caro compagno di Durmstrang.”
George divenne un tantino pallido a quelle parole “S-sì, Signore. Viktor mi stava … aiutando a volare.”
“Sì, certamente. Questo Torneo è stato progettato per incoraggiare le relazioni tra le diverse Scuole, dopotutto. Sono contento di vedere che per una volta sta facendo qualcosa per sé stesso. Devo dire che ho sempre invidiato il rapporto che condivide con il gemello, un legame simile è un qualcosa di magico. Ad ogni modo, ammetto di essere incoraggiato dal fatto che sta finalmente trovando un modo per essere sé stesso, diverso da Fred.”
“Sì, Signore.”
“Si starà chiedendo ancora perché l’ho chiamata qui, naturalmente. Ebbene, la seconda prova avrà luogo domani e consiste nel prendere qualcosa dai nostri quattro Campioni: la persona che mancherebbe loro di più. Lei è consapevole, Signor Weasley, di essere la persona che mancherebbe di più al Signor Krum. Quando l’ho capito, ho pensato di discuterne con lei prima. So per certo che la vostra relazione non è di dominio pubblico e ho voluto darle la possibilità di declinare l’offerta.”
“Vuole usarmi per la seconda prova? Per Viktor?” George si sentiva male, il suo stomaco si contraeva in un moto di nausea e si maledì per quel pezzo in più di torta che aveva mangiato a pranzo.
“È una sua scelta, ho semplicemente voluto darle una possibilità. Trovo una certa affinità con la sua attuale situazione, Signor Weasley, ho nascosto i miei sentimenti per molti anni, mai davvero pronto ad uscire allo scoperto.”
“Scusi, Professore, ma sta dicendo che è gay?” lo interruppe George, fissando sbalordito il preside dalla lunga barba bianca.
“Se è così che si dice al giorno d’oggi.”
“Non lo sapevo.”
“Beh, Signor Weaslsey, in realtà raramente discuto delle mie relazioni personali con gli studenti, generalmente lo trovo inappropriato. Offro queste informazioni a lei perché trovo che potrebbe trarne beneficio nel prendere questa decisione. Potrei trovare facilmente un’altra persona per il Torneo, ma ho voluto discuterne con lei prima.”
“Ehm, in realtà non … è che nessuno sa di noi. Beh, quasi nessuno. Non sono ancora pronto per questo. Ma Viktor ha portato Hermione Granger al Ballo del Ceppo e lei è stata una sorta di copertura per noi, quindi magari potrebbe usare lei?”
George percepì le guance tingersi di rosa e se ne sorprese abbastanza. Non riusciva a ricordare l’ultima volta che era arrossito. I gemelli Weasley non arrossivano. Non ce n’era bisogno. Niente riusciva ad imbarazzarli. Eccetto evidentemente questo.
“Naturalmente, Signor Weasley. La Signorina Granger sarebbe una scelta eccellente. Mi farebbe un favore, per cortesia, insieme a suo fratello, che credo la stia ansiosamente aspettando fuori dalla porta dell’ufficio? Apprezzerei molto se andaste a trovare la Signorina Granger e portaste lei e vostro fratello dalla Professoressa McGranitt. Li informerà sui particolari della seconda prova.”
“Ron?” domandò George, confuso.
“Sì, il Signor Weasley è la persona che mancherebbe di più al Signor Potter.” Silente sorrise affabile a George e, per un momento, George si chiese se Silente fosse davvero onnisciente come si diceva in giro. Era come se potesse guardare dritto nell’anima di George e quell’idea lo terrorizzava abbastanza.
“Sì, Signore, li troveremo subito; Hermione sarà sicuramente in biblioteca. E … ehm, grazie, Signore. Davvero” George si alzò dalla sedia per lasciare lo studio e si precipitò giù per le scale, dove Fred lo stava aspettando all’ombra delle grosse pareti.
“Cosa diavolo sta succedendo?” domandò Fred immediatamente, la sua faccia era una combinazione di indignazione e curiosità.
“Silente vuole che troviamo Ron e Hermione, ha qualcosa a che fare con la seconda prova.”
“E?”
“E questo è tutto.” George sentì una fitta a mentire al proprio gemello, ma mantenne un’espressione ferma.
“Avrebbe potuto farlo da solo. E perché ha chiamato solo te e non entrambi?” Fred era chiaramente insoddisfatto della risposta del fratello.
“E io come faccio a saperlo? Silente è un po’ fuori, ma è naturale a quell’età. Non mi aspetto nemmeno di capirlo. Brillante, certo, ma completamente matto.” con una scrollata di spalle, George si voltò e cominciò a camminare in direzione della biblioteca.
“Già” Fred tentò di apparire comprensivo, ma fallì miseramente. George avrebbe potuto scommetterci che Fred non gli credeva neanche un po’ e poteva quasi percepire il disagio che trapelava ad onde fuori dal suo gemello. “George…”
George arrestò il passo immediatamente e si voltò a guardare Fred, un po’ innervosito dal tono d’esitazione che aveva sentito nella sua voce “Sì, Fred?”
“Tu mi … Tu me lo diresti se c’è qualcosa che non va, giusto? Voglio dire, me lo diresti, vero?” Fred sembrava così smarrito in quel momento che George si sentì come se un mostro della stessa stazza di Hagrid lo avesse appena colpito nello stomaco.
“Sì, Fred, certo. Ma faremmo meglio a trovare Ronnie e Hermione prima che vengano attaccati da un serpente gigante, facciano saltare in aria la scuola o qualunque altra cosa hanno sempre intenzione di fare quando si avvicina la primavera.”
“Giusto! Il tempo di trovare Granger e quel cretino. Andiamo” la voce di Fred sembrava troppo allegra, e con un improvviso scoppio di determinazione (e forse anche un pizzico di senso di colpa) George decise che gli avrebbe parlato quella stessa notte.
Ma prima avrebbero dovuto trovare Ron e Hermione, perché George non voleva assolutamente disubbidire a un diretto ordine di Silente. Quell’uomo sapeva essere davvero spaventoso quando voleva.
E forse dopo essersi incontrato con Viktor, perché era abbastanza frustrante dover mandare all’aria un appuntamento e doverne riprogrammare un altro. In più, George sentiva il bisogno di assicurarsi che stesse bene.
Forse non sarebbe stato quella notte, ma presto. Molto presto. Il senso di colpa e la paura guerreggiavano nel suo ventre, giocando con la determinazione che l’aveva preso qualche attimo prima. Ma dopotutto, come avrebbe fatto a dire alla sua metà che, dopo quasi diciassette anni di perfetta sintonia, non erano poi così identici come avevano sempre pensato di essere?
 
 
“Sei molto meglio senza branchie, sai?”
“Chiudi il becco. Era una trasformazione brillante e tu lo sai.”
“Sì, perché ho sempre avuto un debole per gli animali marini. E tu avevi una pinna sul dorso…”
Viktor si sporse in avanti e lo baciò, mettendo fine ad ogni battuta.
“Quindi dovevo salvare Hermione. È una ragazza adorabile, non fraintendermi, ma sai che non è la persona che mi mancherebbe di più. Lo sai, vero? Non so in che modo abbiano scelto le persone, ma quando mi sono buttato in acqua sapevo che avevano preso qualcuno a cui tenevo e pensavo fossi tu. Hermione è una ragazza meravigliosa, ma sei tu l’unica persona che mi interessa, la persona che mi mancherebbe di più di ogni altra cosa al mondo.”
“Lo so, Viktor, lo so. Ma le persone avrebbero cominciato a parlare e, cavolo, pensavo che non fossimo ancora pronti per un coming out del genere. Silente me l’ha chiesto, naturalmente, ma gli ho detto di usare Granger. È una apposto, voglio dire, totalmente fuori, ma mi piace! Ha un sacco di grinta, lo sai, anche se è ossessionata dagli elfi domestici.”
“Cioè, lui lo sapeva? Ero sorpreso quando l’ho vista nel lago, pensavo fossi tu. Stupido, sì, lo so.”
“Non è stupido. Come ho detto, me l’ha chiesto. Mi ha chiamato nel suo ufficio, da solo. È stato un po’ strano per essere onesto. Fred era piuttosto sconvolto e capisci che anch’io non ero poi così tranquillo. È gay, sai? Silente, intendo. Me l’ha detto quando ero nel suo studio –non in un modo ambiguo come se volesse provarci, era tipo … solidarietà. Giuro che quell’uomo sa tutto! È folle e anche inquietante, ma è un uomo buono. Ad ogni modo, è colpa mia se hanno usato Hermione. Credevo che fosse la scelta migliore, non che mi vergogni, solo … oh, andiamo, Viktor, dammi una mano!”
“È tutto apposto, George. Ho capito. È meglio così, comunque. Karkaroff mi ha riempito la testa di immagini di te mentre venivi torturato e divorato dai tritoni. È stato questo a motivarmi e spingermi a studiare quello stupido incantesimo di trasfigurazione in uno squalo. Sai che non sono un asso con in Trasfigurazione” Viktor sollevò una scura sopracciglia e George sentì il suo respiro spezzarsi come sempre quando Viktor gli lanciava un’occhiata. E sapeva di essersi completamente perso.
“Non è che mi vergogni di te, Viktor. Voglio dire, tu sei magnifico. Solo, non è il momento. E devo seriamente parlare con Fred. Insomma, lo so. E lo farò. Presto, davvero. Le cose tra noi sono state così altalenanti ultimamente ed è una cosa che odio, sono strano senza di lui, più stupido e imbranato del solito. Ma per favore, non arrabbiarti.”
“Lo so, non hai bisogno di spiegarti, George. Capisco e spero che presto tu ti senta di parlare con Fred perché dovrebbe saperlo. Voi due siete così legati –che è una cosa magnifica- ed è per questo che lui dovrebbe sapere. Non riesci a dirglielo perché hai paura che il vostro rapporto possa cambiare, possa spezzarsi. Ma è una cosa che non succederà mai, ti vuole troppo bene.”
“Certo che mi vuole bene, è il mio gemello, dopotutto. Noi siamo identici, cioè, a parte il fatto che a lui piacciano le enormi tette di Angelina e a me un attraente giocatore di Quidditch bulgaro con forti e larghi pettorali e un così seducente naso che è sopravvissuto a ben tre enormi botte spacca-ossa. Oh, okay, la finisco. Glielo dirò. Insomma, ormai siamo passati ben oltre la fase di baci e effusioni sotto la luna e vissero tutti felici e contenti.”
“Lo credi davvero?” chiese scherzosamente Viktor, un sorriso sornione a giocare sulle sue labbra.
“Non sto dicendo che dovremmo posare per un set di fotografie coccolose per il prossimo numero di Quidditch Megazine o che dovremmo metterci a scegliere modellini di porcellana insieme, ma, cioè, credo che … ci sia qualcosa tra di noi. Tu non credi? Insomma, non voglio vederti morto in questo Torneo sanguinolento, vorrei pomiciare con te praticamente in ogni momento e sono in grado di distinguere ogni tuo cipiglio, aggrottamento o occhiata –e sono tante, credimi.”
Viktor lo fissò con un sopracciglio alzato, ma i suoi occhi danzavano divertiti allo sproloquio del ragazzo.
“La gente potrebbe chiedersi cosa mai ci faccia una superstar perennemente incazzata con un ragazzo così bello, allegro e frizzante come me. Non vorrei farti accidentalmente sorridere in pubblico, o peggio, ridere!”
 
 
George non riuscì a trovare il coraggio di parlare con Fred fino a diverse settimane dopo, mentre camminavano insieme di ritorno da Hogsmeade. Né uno né l’altro erano di particolare buon umore perché, grazie a quel buon a nulla di Bagman, non avevano soldi da spendere.
“Credo che a Lee sia rimasta ancora un po’ di quella torta che sua mamma gli ha mandato ieri, potremmo passare e prenderne due fette.”
“Ehm quindi tra te e Angelina come va?” chiese George, ignorando la proposta allettante del fratello.
Fred si voltò a guardarlo con stupore, aveva evitato ogni discussione riguardo Angelina da quando avevano avuto quella brutta lite al Ballo del Ceppo.
“È fantastica” esclamò “Mi ha tirato la pluffa in testa la scorsa settimana, dovevi esserci. Le ho stregato le orecchie affinché diventassero grandi come meloni, è stato esilarante!”
“Sì, ci credo” annuì George prima di gettarsi a capofitto –e in modo anche piuttosto sgraziato- nella conversazione che aveva tanto temuto.
“Comunque, c’è una cosa che devo dirti e avrei dovuto farlo tempo fa, solo che ero … beh non l’ho fatto. Vedi, Fred, so che siamo sempre stati uguali e so quanto Angelina significhi per te, ma a me non piace.”
“Senti, so che non ti piace. Voglio dire, sei stato abbastanza chiaro nelle ultime settimane.”
“Non è che odio Angelina. Davvero, lei è meravigliosa. Quello che intendo è che non sono attratto da lei.”
“Ehm beh meglio, non ho intenzione di condividerla con qualcuno.” Fred scoppiò a ridere e George scosse la testa.
“Non sono attratto da lei perché non sono attratto dalle ragazze. Sono gay, Fred, mi piacciono i ragazzi.”
“No” esclamò Fred, scuotendo la testa in parte confuso e in parte in disaccordo “Non puoi essere gay, George.”
“Sì, invece. Ho provato a convincermi del contrario, ma non ha funzionato molto bene ovviamente.”
“Non puoi. Insomma, non puoi esserlo perché io non lo sono e se non lo sono io, allora non lo sei neanche tu. Insomma, dovrei aver avuto un minimo di interesse per i maschi” Fred si fermò, quasi pensandoci sopra “No, assolutamente niente.”
“Lo so” disse George tentando in qualche modo di mantenere un tono della voce contenuto perché Fred pareva sul punto di avere un attacco.
“Non sono gay!”
“Sì, lo so. Lo hai dimostrato parecchio quest’anno tra le occhiate alle tette di Angelina e le pomiciate per i corridoi.”
“Ecco, esatto. Ma se lo sei tu, allora dovrei esserlo anch’io, ma non lo sono, quindi tu non puoi esserlo.” balbettò Fred.
“Non pensavo ci fosse anche solo una cosa al mondo che potesse shockarti!”
“Tu sei pazzo, George, sei completamente andato. Io sono etero. Tu non puoi essere omosessuale.”
“Giusto, tranne per il fatto che lo sono.”
“No! Questa non è altro che una ridicola scenata per distrarmi da Angie! Non sei stato che geloso e intrattabile da quando ho cominciato a uscire con lei.” Fred puntò il dito contro di lui e George gli rivolse uno sguardo di disprezzo totale.
“Cazzo, è possibile che debba girare tutto attorno ad Angelina?! Porca miseria, Fred, andiamo! Falla finita con queste stronzate!”
“Non sono io quello che sta cercando di trasformarci in persone completamente diverse!”
“No, non è vero! Non è cambiato niente. Sono sempre lo stesso di prima, lo sono o lo sarò sempre e niente potrebbe farmi mai cambiare, neanche Merlino in persona! Ti stai rendendo ridicolo!”
“No, quello ridicolo sei tu che cerci una cazzo di individualità, razza di idiota melodrammatico.”
“Oh, non parlare di ciò che non capisci. Chi è quello melodrammatico qui? Sei tu che agiti le braccia e gridi senza neanche starmi a sentire.”
“Beh almeno io …” le sue parole vennero bloccate da Lee, che si frappose tra di loro, ansimando per lo sforzo.
“Non crederete mai a ciò che ho visto!” esclamò con eccitazione, sembrava persino più gasato del solito.
“Cosa hai visto, Jordan?” domandò Fred debolmente, non vi era un grande interesse nella sua voce, ma il Grifondoro parve non accorgersene.
“Un cane che leggeva il giornale! Un grande, peloso e nero cagnone che leggeva la Gazzetta del Profeta! Da non crederci!”
Sia George che Fred assunsero delle identiche espressione di falso interesse mentre Lee continuava a blaterare. Lanciando un’occhiata ad entrambi, Lee sospirò nel bel mezzo del suo racconto. Anche se effettivamente Fred e George non si erano fatti la guerra negli ultimi mesi, le cose erano comunque rimaste fredde tra loro, soprattutto dal loro litigio a Natale; Lee sembrava bloccato tra i due, sempre a cercare di placare le ire dei suoi migliori amici.
“Bene allora, che ne dite di giocare a Spara Schiocco? Ho giusto un pacchetto di caramelle Tutti i gusti +1 preso a Mielandia, mi hanno detto che ci sono quattro gusti nuovi e che sono persino più disgustosi!”
I gemelli annuirono a mezza bocca e seguirono Lee verso la Sala Comune, ma George avrebbe potuto dire che le cose erano ben lungi dall’essere risolte tra loro.
 

Le settimane che seguirono furono le più difficili. Lui e Fred continuarono a parlare, ma le cose non erano più come una volta. Frequentavano le lezioni e i pasti regolarmente, ma al di fuori di queste attività, raramente si rivolgevano la parola. I loro scherzi scemarono fino quasi a scomparire e le loro ricerche si fermarono.
Entrambi uscivano spesso per passare un po’ più di tempo con Angelina e Viktor, come se la loro compagnia potesse in qualche modo sostituire quel legame unico che permeava ogni fibra del loro corpo.
La loro unica interazione era quella di continuare a mandare inutili gufi al Signor Bagman perché quel bastardo non sembrava affatto intenzionato a pagare. Avevano perso un anno e mezzo di risparmi con quella scommessa e ora si trovavano immersi nella cacca di drago. Ma almeno questo gli dava l’opportunità di parlare con Fred senza tirare in ballo tutto il resto, il che rendeva la situazione molto più sopportabile.
 

La luna splendeva leggera, anche se l’aria era ancora piuttosto fredda e George rimaneva sdraiato con la testa nel grembo di Viktor. Avevano passato gran parte della nottata su una spessa coperta di flanella nei pressi della Foresta proibita, George era alquanto giù di corda da quando aveva litigato con Fred ed era diventato piuttosto appiccicoso con Viktor.
Era chiaro che Viktor non sentisse tutto quel bisogno di contatto fisico, ma era comunque preoccupato per il suo ragazzo.
“Oggi è il mio compleanno” borbottò George, tenendo la mano di Viktor sul petto e ruotando il suo pollice sulla pelle callosa. “Il nostro compleanno.”
Viktor non disse niente e si limitò a passargli una mano tra i capelli, non era il momento per gli auguri di compleanno.
“Pensavo che avremmo potuto essere noi stessi oggi, Fred& George. Insomma, abbiamo diciassette anni adesso, è forse il miglior compleanno della nostra vita. Ne abbiamo parlato spesso: della festa, degli scherzi che avremmo fatto per celebrarlo al meglio, ma ora? Niente.
Se ne è andato stamattina con Angelina. È uno stronzo, un bastardo di merda. Non gliene frega niente!”
“Credo che gli importi molto più di quanto tu creda, anzi penso proprio che sia seduto da qualche parte insieme alla sua ragazza a dire le stesse identiche cose che stai dicendo tu adesso. Gli manchi nella stessa misura a cui lui manca a te.” concluse il bulgaro, sfilacciando le sue rosse ciocche.
“Sono insostituibile” concesse George con un piccolo sorriso. Le labbra di Viktor si incresparono in uno dei suoi rari sorrisi mentre sfiorava la bocca di George con un dito, poi si piegò a baciarlo.
“Decisamente insostituibile” mormorò Viktor baciandogli lentamente la mandibola.
“Quindi ti mancherei se non fossi qui?” domandò con fare provocatorio.
Viktor lo osservò con sguardo solenne per un lungo momento prima di aprir bocca per rispondere. “Più di quanto tu possa immaginare.”
“Sei così sdolcinato, Viktor, sempre a dire queste smancerie. No, aspetta! È carino, mi piace.” provò ad alzarsi per affrontare il bulgaro dietro di sé e scusarsi con un bacio sciatto, ma Viktor lo bloccò in un istante.
“Io non sono un orsacchiotto amoroso” borbottò saltando come un gatto e posizionandosi sopra il suo corpo. George scoppiò a ridere mentre Viktor lo intrappolava tra le sue braccia.
“Okay, niente orsetti, coniglietti o peluche pucciosi qui! Sei brillante, sexy e infame su quella scopa e io sono in completa soggezione ogni volta che ti guardo. Hai vinto, contento?”
“Molto contento” ammise Viktor sogghignando mentre fissava il tenue rossore che si stava delineando sul volto di George, intrappolato sotto di lui e il suo metro e novanta di nervi e muscoli.
“Eccellente, ora credo che dovresti condividere la tua felicità e baciarmi qui, proprio adesso. È il mio compleanno, lo sai. Merito un trattamento speciale.” lo stuzzicò, facendo scivolare le mani più in basso dopo che Viktor aveva allentato la stretta e posizionandole sulla sua vita, tirandolo più vicino.
“Un trattamento speciale, dici?” ripeté a mezza voce Viktor tra un bacio e l’altro, scendendo ad esplorare il suo collo “Credo di poter provvedere a questo”
Il suo accento era più inclinato del solito, la sua voce più rauca di quanto ricordasse e ogni parola era accompagnata da un morbido e peccaminoso bacio sulla pelle.
Il ghigno del rosso si tramutò in un gemito quando Viktor continuò a scendere sul suo petto, e si ritrovò a chiedersi perché mai avesse pensato che quel compleanno facesse tanto schifo.
 

Tentarono di riprendere fiato, avvolti l’uno nell’altro e con ancora lo stupore e la meraviglia che li riempivano. Rimasero in silenzio per diversi minuti, George sapeva che sarebbe stato tutto diverso da quel momento, che lui sarebbe stato diverso, ma non era in grado di concentrarsi su dei pensieri seri e psicologici perché il suo cervello non faceva che ripetere Hai fatto sesso, hai fatto sesso, hai fatto sesso! Non era in grado di pensare ad altro.
Il volto di Viktor era sepolto nell’incavo del collo sudato del rosso e George poteva percepire il suo caldo fiato sulla pelle. Quando finalmente si tirò su per guardarlo bene in viso, i suoi occhi scuri erano pieni di un qualcosa che George non riusciva nemmeno a nominare. Sembravano più vecchi, profondi, penetranti e George cominciò a sentirsi a disagio, era ora di ricorrere al suo piano di riserva e tentare un approccio più ironico per smorzare la tensione che sapeva si era venuta a creare.
“Sembri così serio. Non sono stato così male, vero? Insomma, non ho una grande esperienza alle spalle, ma sono sicuro di essermela cavata. Sembrava che ti piacesse.”
“Sai che mi è piaciuto, George. E sai anche quanto io tenga a te, sento male al cuore quando ti guardo perché per me sei la cosa più bella e perfetta che ci sia al mondo.”
George ruotò gli occhi “Pff, voi bulgari e le vostre smancerie poetiche. Voglio dire, so di essere fottutamente fantastico, incredibilmente bello e terribilmente scopabile, ma non c’è bisogno di tutta questa dolcezza. Se mi riempi di tutte queste cavolate da ragazzine, potrebbero crescermi le tette.”
Viktor sbuffò e distolse gli occhi per qualche secondo, mentre le sue dita callose accarezzavano silenziose l’avambraccio dell’inglese.
“Tu ci scherzi perché hai paura di quello che provi, di quello che senti. Le chiami cavolate, ma io credo nella verità, nella verità delle parole e dei gesti. Per me, queste non sono stupidate, quello che provo è vero. È reale. Ma lo so, George, capisco che non ti senta pronto per tutto questo. Lo sapevo prima e lo so ora, va tutto bene.”
George aggrottò la fronte “Che intendi dire? Certo che sono pronto. Sono qui, no? E abbiamo appena … Sono pronto!” si interruppe per un lungo minuto prima di aggiungere “Ehm, pronto per cosa, esattamente?”
Viktor sorrise, spingendo la sua malinconia lontano per un po’ “Non è importante, non ora almeno. Tu e io, proprio qui, insieme. È questo quello che conta adesso ed è abbastanza.”
“Dannazione, Viktor. Perché devi fare sempre così?! Ogni volta è sempre la stessa storia: verità, serietà, importanza e bla bla bla.Ma dov’è il divertimento e la folle eccitazione in tutto questo? Noi stiamo bene insieme, cazzo. Io e te. Ci divertiamo, ci piacciamo e a volte penso che tu neanche te ne accorga. Sei così immerso nei tuoi stupidi ragionamenti e nel tuo mondo serio e melanconico, che non riesci nemmeno a vedere tutte le belle cose che hai davanti agli occhi.”
Viktor rimase zitto per diverso tempo e George cominciò a chiedersi se non si fosse spinto troppo lontano, se non avesse varcato un confine che non avrebbe dovuto superare. Quello che poi vide negli occhi del bulgaro gli vede rigirare lo stomaco.
“Sì, è divertente, è bello, è eccitante, lo so e mi piace, ma per me non si tratta solo di questo, per me è più di un gioco. È bello, è vero, ma è mille volte meglio di bello. Molto spesso non riesco a dire queste cose e penso che tu non riesca a comprendere cosa intendo, ma forse è meglio così. Perché non parliamo di qualcos’altro, ti va? Qualcosa di divertente, pazzo e eccitante come dici.”
George considerò il suo ragazzo per qualche secondo, non del tutto sicuro di quello che stava facendo.
“Okay, allora. Le onde del lago che fanno oscillare la nave in cui dormi aiutano a masturbarsi, perché è una cosa che mi sono sempre chiesto?”
Viktor scoppiò a ridere e ogni traccia della sua introspezione parve svanire nel nulla. George, che era straordinariamente orgoglioso di essere riuscito a farlo ridere senza inibizioni, prese mentalmente appunti e si ripromise di fare ogni cosa in suo potere per farlo continuare a sorridere come in quel momento. Era così dannatamente bello da guardare quando non aveva in faccia quel cipiglio.
 
 
 
Il giorno seguente, George si ritrovò a vagare senza meta attraverso uno dei corridoi meno frequentati del primo piano. Qualunque cosa ci fosse tra lui e Fred, era arrivata al limite perché George non riusciva più a gestirla. Avevano passato settimane separati, intrattenendosi con interessi diversi –pomiciare con Angelina e Viktor, ad esempio.
Gli mancava il suo gemello e quel rancore che li teneva distanti non aiutava le cose.
Qualcuno aveva riempito parte del corridoio di una quantità davvero impressionante di sporco e pietre, che avrebbero senz’altro fatto venire un colpo all’ormai vecchio e lercio cuore di Gazza. Il pensiero del custode tutto rosso con una rognosa e maledetta Mrs Purr alle spalle lo esaltava. Scalciò qualche sassolino in giro, facendo la sua parte per rendere il disastro ancora peggiore.
Era nel bel mezzo di un calcio dalla mira particolarmente calibrata, che mandò il sasso dall’altra parte del corridoio, quando un forte senso di panico gli attanagliò il petto.
Fred era nei guai.
I polmoni di George si svuotarono d’aria mentre si voltava di scatto e iniziava a correre per il corridoio, inseguendo ciecamente quel senso in più che lo legava al gemello. Estrasse la bacchetta mentre percorreva una delle magiche rampe di scale del castello.
Quasi non inciampò in Angelina, riversa sul pavimento con la pancia in giù. Si assicurò che stesse bene, anche se un po’ stordita. Poi delle voci appena dietro l’angolo distolsero la sua attenzione.
La prima cosa che vide quando svoltò l’angolo furono Viktor e Poliakoff che si sbraitavano contro furiosamente in russo, le bacchette alzate. George non doveva capire la lingua per comprendere che quelle parole fossero parte di un argomento stracolmo di parolacce e volgarità.
Individuò Fred rannicchiato in un angolo a tenersi il polso, un altro studente di Durmstrang incombeva su di lui, minaccioso. Suo fratello sembrava essere stato colpito da vari incantesimi e il suo volto mostrava i lividi di una serie di pugni incassati, ma nei suoi occhi ardeva ancora la furia di un drago, seppur fosse in chiaro svantaggio. Dovevano avergli preso la bacchetta.
Con un ringhio praticamente disumano, George si frappose tra Fred e i suoi aggressori. Viktor e Poliakoff si voltarono all’istante, presi alla sprovvista e tutti e tre gli studenti di Durmstrang lo fissarono, guardinghi. Viktor lo osservava con un’occhiata carica di tristezza, ma George era troppo furioso per decifrare i suoi occhi.
Mentre rimaneva davanti a Fred per proteggerlo, poteva percepire ogni singola oncia di magia scorrergli nelle vene e farlo fremere dalla rabbia. Fred alzò la testa e gli prese la mano sinistra. Con il sostegno del fratello e la rabbia pura che gli incendiava il viso, George Weasley appariva più pericoloso di quanto avesse mai voluto, assai lontano dall’aria frizzante e malandrina che aveva di solito.
La punta della sua bacchetta lanciò un avvertimento e i due ragazzi dai capelli biondi lanciarono uno sguardo tra Viktor e i gemelli Weasley incazzati, e se la diedero a gambe.
Viktor rimase di fronte a George con le mani alzate in gesto di resa. George puntò la bacchetta proprio contro di lui. Solo la notte prima aveva fatto l’amore con lui e gli aveva detto che era la cosa più preziosa al mondo.
“Sta’ lontano da mio fratello” ringhiò, quasi incapace di vedere oltre la foschia della sua rabbia.
“George, per favore. Sai che non gli farei mai del male. Mai. Ferire Fred sarebbe come ferire te ed io non lo farei mai. Mai, hai capito? Ti prego, George, io …”
George cancellò via le sue parole con un rapido movimento della bacchetta e gli occhi di Viktor si riempirono di oscurità quando comprese che George gli aveva appena lanciato un incantesimo di silenzio. Viktor mise fine al sortilegio con un semplice gesto della mano, ma non disse niente se non ripetere un’ultima volta il suo nome. La sua faccia era glabra di ogni traccia del suo solito cipiglio ombroso mentre fissava George gravemente, pieno di rassegnazione.
Poteva vedere il suo cuore spezzato e questo colpì George più di ogni altra parola al mondo. Viktor lo osservò con un minimo di speranza quando intravide nella sua espressione ammorbidita un lampo di tristezza, ma poi Fred strinse di nuovo la sua mano e George ricordò tutto quello che era accaduto: avevano fatto del male a suo fratello.
George sapeva che era giunto il momento di scegliere e non importava quanto avrebbe fatto male. E sapeva anche che non avrebbe mai preferito nessuno a Fred, per quanto quella persona contasse per lui.
Viktor sospirò mentre lo sguardo del rosso di faceva più ostile e, con un ultimo sguardo triste, cominciò ad allontanarsi. Le sue spalle sembravano già più ricurve.
Non appena Viktor girò l’angolo, George si voltò di scatto e si chinò per terra. Strinse il gemello in un abbraccio spaccaossa finché Fred non gli diede un pugno nelle costole e gli fece allentare la presa.
“Felice che ti sia fatto vivo, Georgie.”
“Che è successo? Ho sentito qualcosa. Stavo camminando in giro e bam, è stato come un malore improvviso. Sapevo che eri in pericolo, ho cominciato a correre e … oh, capperi, Angelina!”
Fred lo guardò con un’espressione che lasciava presagire che anche lui si era momentaneamente dimenticato della sua ragazza.
“Per la barba pelosa di Merlino, me ne ero completamente scordato! Sta bene? Dov’è?”
“L’hanno stordita, è là dietro l’angolo. Le sono quasi finito addosso mentre stavo venendo qui. Respirava abbastanza regolarmente e mi sembrava okay, sono sicuro che sta bene, niente che un buon incantesimo di Innerva non possa risolvere.” lo rassicurò subito George, venendo investito da una spiacevole sensazione di vuoto allo stomaco mentre aspettava che il fratello accorresse a controllare la sua ragazza, ma Fred non si mosse, eccetto per allungare un braccio attorno alle spalle del gemello.
“Mi sei mancato, idiota.” rise Fred e gli scompigliò i capelli.
“Sono insostituibile, lo sai” esclamò George “Siamo ancora gli stessi”
Lo fissò intensamente pregandolo di annuire, d’accordo.
“Sì. Non è cambiato niente. Ti ricordi cosa diceva la mamma quando eravamo piccoli? Che quando siamo venuti al mondo eravamo così geniali e meravigliosi che la nostra perfezione non poteva essere contenuta in un solo individuo, così l’universo ci ha fatti gemelli. Ma siamo due parti di un unico insieme, George, lo siamo sempre stati e lo saremo per sempre. Nessun uccello, nessun ragazzo, niente potrà mai cambiare tutto questo. Io e te. Siamo molto di più di uno stupido orientamento sessuale. Ma a proposito di relazioni amorose, forse dovrei fare un salto a controllare quell’adorabile quanto svenuto culetto della mia ragazza.”
“Sì, sarebbe il caso”
Si tennero abbracciati per qualche altro paio di secondi e George sentì tutta l’amarezza dei giorni passati svanire e ricomporre quel cuore smembrato in mille pezzi. Finché aveva Fred e Fred aveva lui, erano gli stessi di una volta, insieme per sempre e, beh, tutto il resto non era che la ciliegina di una torta già perfetta.
 
 
Viktor trascorse le successive due settimane nel tentativo di parlare con George, ma George non voleva averci nulla a che fare. Diversi aeroplanini di pergamena svolazzavano sopra il suo letto ogni volta che si svegliava, ma lui li buttava nel cestino senza nemmeno leggerli. Il bulgaro tentò pure di prenderlo da parte, fino ad affrontarlo apertamente per i corridoi, cosa che non avevano mai fatto prima.
I continui tentativi non fecero che rafforzare la determinazione di George, che continuò ad ignorare le disperate richieste di Viktor.
Era dura tentare di mantenere un’espressione ferma, quando non poteva non notare che Viktor sembrava più triste, anche più magro del solito e le sue spalle ancora più accasciate. Era come se non dormisse bene e le occhiaie scure che aveva in viso si accentuavano di giorno in giorno. Il suo volto era contratto in un cipiglio costante e il ghigno giocoso che si era spesso celato dietro i suoi rigidi lineamenti era svanito.
Vedere Viktor in quel modo faceva sentire George freddo e vuoto; faceva male, dannatamente male vedere il suo stesso dolore riflettersi su un volto diverso. Alla fine decise di evitarlo in ogni modo possibile.
Fred gli chiese una sola volta di lui, non appena si rese conto che Viktor era il ragazzo che George frequentava. George disse solo che erano stati insieme per diversi mesi e nonostante il fratello continuasse a pungolarlo per avere più dettagli, si rifiutò categoricamente di parlare ancora di lui. In una rara dimostrazione di tatto, Fred lasciò cadere il discorso.
Viktor smise di farsi sentire subito dopo le vacanze di Pasqua. Non c’erano più aeroplani sul suo letto, niente più sguardi d’implorazione e non udiva più Viktor pronunciare il suo nome con quel forte accento.
George non era sicuro di esserne sollevato perché quell’improvviso silenzio aveva mandato il suo cuore in frantumi.
A quanto pare, Viktor aveva cominciato a passare molto più tempo con Hermione, probabilmente in biblioteca, anche se George si rifiutava di mettervi piede, perciò non poteva esserne così sicuro. Da quello che aveva sentito in giro, Viktor e Hermione si sedevano spesso insieme a parlare con calma e fissare trucemente chi li infastidiva. Fu in quel periodo che cominciò a girare un articolo su un triangolo amoroso tra Harry, Viktor e Hermione, che dilagò per tutta Hogwarts e, probabilmente, anche per il mondo magico. Granger sembrava sempre di pessimo umore ogni volta che George la vedeva.
 
Dovette fare un grande sforzo per parlare con lui, prendendolo da parte mentre Lee, Fred e Alicia continuavano a giocare a Sparaschiocco in Sala Comune.
Con la sua solita franchezza, Hermione gli raccontò di quanto affranto e scoraggiato Viktor fosse e lo criticò per la sua irragionevolezza nel voler continuare a evitarlo. Per come lei la vedeva, la soluzione migliore era affrontare Viktor e risolvere la cosa.
La loro conversazione fu più breve di quanto avrebbe voluto, ma George era alquanto fiero di averla lasciata sfogare fino all’ultimo. Aveva fatto il suo dovere, dopotutto. E poi, Hermione Granger in una discussione sapeva essere fottutamente spaventosa e George non aveva il benché minimo desiderio di scontrarsi con la sua parte cattiva. In più, sapeva che aveva ragione, ma non avrebbe cambiato niente.
 
 
George divenne piuttosto bravo a far finta che il cuore non gli lacrimasse dal dolore nel corso delle successive due settimane. E continuò a fingere fino a circa trenta minuti dall’inizio della Terza Prova del Torneo, quando vide Vitious levitare il corpo privo di sensi di Viktor fuori dal labirinto.
Doveva aver cominciato a tremare visibilmente perché ad un tratto sentì Fred tenergli la mano, proprio come quando erano piccoli. Tirò fuori qualche stupida scusa per allontanarsi dalla famiglia e trascinò George giù per le scale, fino ad arrivare sotto le tribune, dove potevano avere una visione chiara di Madama Chips e la McGranitt che si occupavano di Viktor.
George tirò un sospiro di sollievo quando Viktor si mise finalmente a sedere, pallido e disorientato. D’un tratto i suoi occhi si riempirono di uno sguardo di orrore. Scosse la testa bofonchiando più volte parole in bulgaro che George non riusciva a comprendere. Poi, all’improvviso, i suoi occhi si sgranarono, si buttò di lato e vomitò.
Silente, la McGranitt, Vitious e Karkaroff si trovavano a pochi passi e discutevano a bassa voce della situazione, mentre Madama Chips si arrovellava sopra il campione di Durmstrang. Né Fred né George riuscivano a capire appieno cosa stavano dicendo, ma colsero diversi riferimenti alle maledizioni senza perdono.
Viktor ora era raggomitolato su sé stesso, stringendosi le lunghe gambe e borbottando frasi disconnesse tra sé e sé. Ogni manciata di minuti si voltava a vomitare. Era chiaramente in stato di shock.
Madama Chips infine evocò una barella e cominciò a dirigersi al castello.
 
George non si era nemmeno reso conto che si stava abbracciando da solo piagnucolando come un moccioso finché non sentì le braccia famigliari di Fred avvolgerlo e la sua voce che tentava di calmarlo. Era da quando erano piccoli e George si svegliava nella notte a causa dei frequenti incubi che Fred non lo abbracciava così.
Si aggrappò a lui, sentendosi piccolo come allora, e fissò la sagoma ormai lontana di Viktor scomparire oltre la porta.
Era così grato che Fred lo avesse trascinato laggiù, lontano da occhi indiscreti. Non voleva che qualcuno oltre a Fred vedesse quanto patetico e debole fosse in quel momento.
“George” Fred fece una pausa “Forse dovresti … forse sarebbe meglio se andassi da lui.”
La voce di Fred era carica di preoccupazione, ma George non disse niente in risposta, così Fred continuò.
“Voglio dire, è chiaro che tieni a lui e quel ragazzo sembra messo abbastanza male, al momento. Insomma, non so bene cosa è successo tra voi due, ma … mi fa male vederti soffrire così, Georgie, e tu hai sofferto per mesi.”
“È passato ormai. Ho fatto la mia scelta, Fred. Sì, gli volevo bene, molto, ma voglio più bene a te. È di questo che si tratta, no? Dovevo scegliere e ho scelto te, sceglierò sempre te. Mi fa male stare senza di lui, malissimo, ma non posso vivere senza di te, Fred.”
Le emozioni che si susseguirono sul volto di Fred furono molteplici.
“Tu non … cioè, è di questo che si è trattato per tutto il tempo? Per tutto l’anno sei stato uno stronzo con Angelina perché in qualche modo pensavi avessi scelto lei al tuo posto? Questo … questo è ridicolo, George. Non potrei mai sostituirti con qualcun altro, sei la persona più importante del mio mondo. Tu sei me, insomma, siamo due parti di un insieme, capisci? Non credo che nessuno dei due potrebbe mai sentirsi completo senza l’altro.”
Fred allungò una mano e fece in modo che George lo guardasse negli occhi.
“Non c’è nessuna scelta, Georgie. Non voglio che tu scelga nessuno. Se ti piace, allora stai con lui, cazzo. Io sarò sempre con te, non devi scegliere o l’uno o l’altro. E sembra che lui si curi molto di te, il che mi fa pensare che sia il tipo giusto. Inoltre, devi sapere che è stato lui a intromettersi e tentare di fermare quei due imbecilli di Durmstrang.”
“Stava fermando Poliakoff e Petrov?”
“Sì, quei due scimmioni hanno beccato me e Angelina mentre ci baciavamo e sono andati fuori di testa. Hanno stordito Angie e poi hanno cominciato a tirarmi pugni, blaterando che fossi un imbroglione bastardo. Non avevo idea di cosa stessero dicendo in quel momento, l’ho capito più tardi, quando ho scoperto che tu e Krum eravate …” agitò una mano in modo vago “E ho capito che probabilmente mi avevano scambiato per te e hanno pensato che mi stessi prendendo gioco del loro amico. Quindi, tutto sommato, do loro punti per lealtà e entusiasmo, ma gliene tolgo altrettanti per quei cervelli bacati che si ritrovano. Probabilmente avrei dovuto dirtelo prima, ma … non lo so, prima non avevo bene in chiaro cosa fosse successo e poi, quando finalmente ho capito, ero così fottutamente contento che tutto fosse tornato a posto tra di noi che non volevo rovinare di nuovo le cose. E poi tu ti ostinavi a non parlarne, avrei dovuto premere di più …”
“Beh, ora ha tutto molto più senso. Avrei dovuto sapere che Viktor non ti avrebbe mai fatto del male, ma ero così arrabbiato e pensavo che dovessi per forza scegliere tra te e lui. Io … ecco, sono stato…”
“Un completo idiota” concluse Fred.
“Già” annuì George con un tiepido sorriso “Davvero pensi che dovrei andare a parlargli?”
“Quel povero ragazzo sembra essere appena stato aggredito da uno Schiopodo impazzito. Lo aiuteresti” esclamò con un sorrisetto.
“E per te va bene?”
“Sì, cretino! Non mi importa se sei gay, mi sta bene, e se lui è la persona giusta per te, allora mi sta bene pure lui. Non hai bisogno di fare plateali gesti melodrammatici per dimostrare che sono io la persona più importante dell’universo, lo so già. Quindi vai da quel Cercatore ora che ha bisogno di te e smettila di preoccuparti così tanto, ci fai sembrare vecchi.”
George sorrise al suo gemello e si sentì come se si fosse appena liberato da ogni peso che aveva dovuto trasportare con fatica per tutto l’anno. Ogni pezzo della sua vita si era allineato e George poteva finalmente dire che era tutto perfetto.
 
Poi Harry Potter riapparve a soli dieci metri di distanza, singhiozzando e stringendo il corpo senza vita di Cedric Diggory. Le urla di acclamazione si mischiarono alle grida di orrore e il ritorno di Tu-sai-chi era già dilagato tra la marea di studenti che si era riversata sul Campo.
E George sapeva in qualche parte remota della sua anima che niente sarebbe mai più stato perfetto.
 
 
George non ebbe la possibilità di andare a trovare Viktor per almeno un paio di ore. Apparentemente, tutto lo stramaledettissimo mondo aveva deciso di finire sottosopra nel giro di pochi minuti. Tu-sai-chi era tornato ed era più cattivo e terrificante di prima, Cedric Diggory era stato assassinato, il loro professore di Difesa contro le Arti Oscure non era altro che un mangiamorte sotto l’effetto della pozione Polisucco, Sirius Black aveva appena perso la fama di pluriomicida, il ministro della magia Cornelius Caramell si era rivelato essere un cocciuto idiota e George Weasley aveva finalmente capito di essersi innamorato.
Alla fine dei conti, era stata una giornata piuttosto strana.
 
Una volta sfuggito alle grinfie di Molly, che aveva deciso di abbracciare e coccolare ogni figlio da quando aveva udito quell’orribile notizia sul ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato, George si fece largo tra gli oscuri e deserti corridoi del castello.
Lanciò una rapida occhiata all’infermeria prima di entrarvi e fu sollevato nello scoprire che Madama Chips non era presente, probabilmente nel suo ufficio.
Un grosso cane nero –che ora sapeva trattarsi di Sirius Black- sedeva ai piedi di uno dei letti e George poteva solo supporre che Harry si trovasse dietro quelle tende. Sirius agitò la coda e lanciò a George uno sguardo annoiato e disinteressato prima di tornare alla sua veglia.
Hermione aveva accennato al fatto che il vero Malocchio Moody si trovasse nel letto accanto ad Harry, quindi George optò per il terzo. Muovendosi rapidamente, superò le tende e se le chiuse alle spalle. Madama Chips sarebbe ritornata a breve con una qualche medicina tra le braccia e George non aveva di certo intenzione di inghiottire qualche liquido strano e bluastro.
Viktor era proprio lì, in un letto palesemente troppo piccolo per le sue lunghe gambe. Dormiva profondamente e il suo volto era ancora troppo pallido.
George si avvicinò, allungando una mano per toccargli la fronte, ma si tirò indietro all’ultimo secondo. E se Viktor si fosse arrabbiato? Forse non avrebbe dovuto trovarsi lì.
Ma poi Viktor piagnucolò nel sonno e il suo corpo si contrasse negli spasmi di quello che era chiaramente un incubo, e George capì che non gli importava niente.
Sfiorò il volto di Viktor con una mano, tentando di tranquillizzarlo. Viktor si svegliò di soprassalto a quel contatto, ma rimase in silenzio fissando George come se fosse parte del sogno.
George continuò ad accarezzare il suo volto, calmandolo.
“È tutto okay, era solo un incubo” sussurrò.
Viktor continuava a guardarlo mentre le emozioni si esibivano sul suo viso: confusione, incredulità, fastidio, speranza, desiderio e quello che George pensò che forse poteva essere amore.
“Stai bene? Voglio dire, so che non stai bene, sei stato colpito da una maledizione ed è stato orribile, ma … sei ferito? Fisicamente, intendo”
Viktor scosse la testa “No, solo la mia mente è infranta sapendo quello che ho fatto. Ho fatto del male a qualcuno … loro …”
George premette un dito sulle labbra di Viktor per zittirlo.
“Vuoi che ti faccia uscire di qui? Insomma, se vuoi stare qui o ne hai bisogno, non ti obbligherò, ma so per certo che se fossi al tuo posto, vorrei andarmene, starmene per conto mio senza alcun Guaritore che mi riempie di pozioni e mi assilli ogni minuto.”
“Sì, per favore”
Era tutto quello di cui George aveva bisogno. Raccolse in fretta le cose di Viktor, gettandole sul letto. Viktor si mise gli stivali senza nemmeno preoccuparsi dei calzini e infilò la divisa senza neanche togliersi la veste dell’infermeria, poi afferrò la sua bacchetta.
“Andiamo.”
 
Improvvisamente, sentirono il fischiettio vivace e inconfondibilmente stonato di Madama Chips, che era tornata dal suo ufficio per controllare i suoi pazienti. George si guardò disperatamente in giro, ma non vi era nulla dietro cui nascondersi. Viktor sembrava più irritato che mai.
Proprio nell’istante in cui il fischio raggiunse la loro tenda e George poté distintamente odorare il profumo di lei, un mix di pozioni e cioccolato, una voce parve distrarla dal suo intento.
“Salve, scusi, Madama Chips?”
I passi si allontanarono mentre la donna raggiungeva il ragazzo che era appena entrato, sgridandolo e avvertendolo di non svegliare tutti gli altri.
George sogghignò mentre Fred si lanciava in un discorso serio su quanto quella serata fosse stata difficile, quanto fosse rimasto colpito nel vedere Harry in quel modo e quanto fosse preoccupato per il ritorno di Colui-che-non-deve-essere-nominato. Le disse che non riusciva a dormire e che le sarebbe stato grato se gli avesse dato qualcosa per prender sonno o anche solo per rilassarsi un pochino.
Madama Chips, che in tempi di crisi aveva bisogno di persone da coccolare, parve abboccare subito e cominciò a curarsi del povero Fred. Si affrettò per andare a prendere qualcosa nel ripostiglio e George sentì suo fratello schioccare la lingua sul palato per avvertirlo che la strada era libera.
George agguantò la mano di Viktor e sfrecciò per la stanza fino a superare le porte dell’infermeria. Lanciò a Fred un ultimo sguardo grato, ottenendo un sorriso e un occhiolino in cambio, e scomparve prima che Madama Chips fosse tornata.
 
 
Dopo l’iniziale corsa fuori dall’infermeria, George e Viktor camminarono lentamente e in silenzio per un lungo tempo. Nessuno di loro sembrava voler spezzare quel silenzio, quando poi Viktor parlò.
“Perché sei qui, George?”
“Qui nel corridoio dell’aula di Aritmanzia, dici?”
Viktor semplicemente continuò a guardarlo, in attesa e, dopo un profondo respiro, George continuò con più serietà.
“Sono stato un idiota, sai quanto posso essere scemo. Io … ah” si passò una mano tra i capelli, si sentiva frustrato e insicuro mentre Viktor lo fissava con quella sua espressione carica di celata aspettativa.
“Un completo, incomparabile idiota. Ma quando ti ho visto uscire da quel labirinto, tutto pallido e incosciente, beh, sono entrato nel panico. Fred ha dovuto trascinarmi via dalle tribune perché non dessi di matto davanti a tutti. Poi tu ti sei alzato e ho cominciato a calmarmi, ma sembravi stare così male e … non ho retto. Ho sentito come una fitta al petto e non riuscivo a respirare, tutto quello che volevo era correre fuori e assicurarmi che stessi bene.
Non l’ho fatto, ovviamente, perché c’erano Madama Chips, Silente e tutti i professori a controllarti, ma è stato comunque orribile. Fred mi ha consolato, ha detto che avrei dovuto venire a trovarti, sai … per risolvere le cose. Ha detto che non c’era nessuna scelta da fare, che tu avevi bisogno di me e che sono stato un imbecille in questi due mesi.
E poi Harry è tornato ed è stato tutto un casino. Ci ho messo un po’ per capirlo, ma anche adesso che siamo alle porte di una guerra che potrebbe ucciderci tutti e che, anzi, probabilmente sarà così, anche adesso che Tu-Sai-Chi è tornato e medita vendetta con quella sua stupida bacchetta, anche se il mondo è diventato matto e stiamo per morire, non me ne frega niente. E non me ne frega niente perché sono innamorato e questo mi fa sentire gioioso e stupido e non mi importa né dei mangiamorte che verranno ad ammazzarci né di qualsiasi altra cosa, inclusa la risurrezione di quel serpente ammuffito e l’apocalisse che …”
Viktor interruppe il suo sproloquio con un ruvido bacio, spingendo George al muro e assaporandolo con due mesi di passione repressa. Senza fiato, Viktor staccò le sue labbra dalle sue, appoggiando la fronte contro quella di George e premendo gli avambracci contro il muro, intrappolando il rosso, che non stava assolutamente protestando.
George si lasciò andare ad un respiro incredulo e fece per dire qualcosa, ma Viktor sogghignò.
“Parli così tanto” George sollevò un poco le spalle e si esibì in un sorriso asimmetrico in risposta “Parli così tanto, ma l’unica cosa che ho sentito è che mi ami.”
Le orecchie di George si tinsero di rosso come i suoi capelli e balbettò “Beh, sì, questo era un punto cruciale … insieme, sai, alla guerra imminente e al fatto che moriremo tutti.”
“Ti amo anch’io, penso che tu lo sappia. È da tanto che ti amo, ma George, tra due giorni dovrò ritornare in Bulgaria e … non so come potremmo fare.” Viktor sospirò e accarezzò la guancia di George con la mano, i calli sul suo pollice erano così famigliari sulla sua pelle.
“Puoi stare qui, in Inghilterra, in Scozia, ovunque, ma vicino. Abbiamo un sacco di squadre di Quidditch che farebbero i salti di gioia per averti come Cercatore e potresti passare le estati con me e Fred, ci divertiremo un mondo. Non hai mai conosciuto davvero Fred, ma è il migliore, credimi.”
Viktor sorrise tristemente, tracciando una delle rosse e chiare sopracciglia di George.
“Non posso stare qui, George. Mi piacerebbe restare, ma devo tornare a casa, soprattutto dopo quello che è successo. Forse avrei potuto restare prima di questo enorme pasticcio, ma ora non ho scelta. Devo convincere mio padre a combattere dalla parte del bene e devo farlo prima che venga reclutato dai mangiamorte. A volte è come accecato dal potere e dall’ambizione e ho paura che questo Signore Oscuro si serva di queste cose per attirarlo dalla sua parte.”
“Credi che Tu-Sai-Chi stia pensando di reclutare tuo padre?”
“Sì. Non direttamente, è ovvio. Non penso tu possa capire quanto sia potente mio padre o quanta influenza abbia nel mio Paese.”
“E devi essere per forza tu a farlo?”
“Non c’è nessun altro a cui mio padre darebbe ascolto. È veramente cocciuto, come te” scherzò, continuando a guardare George con occhi tristi.
“Beh, almeno hai qualcosa da fare. Da quando Harry è tornato, i miei non hanno fatto altro che dirmi di stare tranquillo e non fare niente, come un bravo bambino” disse George, irritato, facendo sorridere Viktor.
“Sì, e noi sappiamo quanto sei bravo a fare quello che ti viene detto.”
“Non so nemmeno che sta succedendo, nessuno vuole dirmi niente.”
“Forse aiutarli in missione non è quello che devi fare.”
“Ma io voglio aiutarli! Non posso sedermi e fare finta di niente, sapendo che quel bastardo è là fuori a reclutare stregoni e architettare un piano malefico per conquistare il mondo.”
“Forse il tuo posto non è a non fare niente, ma a fare ciò che ti viene meglio: inventa cose. Bacchette finte e dolci che ti trasformano in canarino potrebbero non essere di aiuto, ma io credo che potresti inventare qualcosa di davvero geniale.”
“Oh, invenzioni! Questa sì che è davvero un’ottima idea. Ovviamente mamma non deve sapere niente di tutto questo. Giusto ieri io e Fred stavamo parlando di un torrone che ti fa sanguinare il naso abbastanza a lungo da uscire dalla classe … Sarà magnifico, te ne manderò un po’.”
“Mi piacerebbe.”
“Cioè, tu non avrai lezioni da saltare, ma …”
“Mi piacerebbe, George.”
“Va bene, allora. Quindi due giorni, davvero? È così poco tempo.”
“Sei George Weasley, puoi fare molte più cose tu in due giorni che tutte le altre persone in due settimane.”
George rise e tirò Viktor più vicino. Dimenticatevi le due settimane, George aveva ben due mesi da recuperare e avrebbe fatto in modo che ogni secondo valesse una vita.
Tra due giorni, Viktor se ne sarebbe andato, ma George voleva credere che quella distanza sarebbe stata solo temporanea. Avevano una guerra da combattere e un non-morto psicopatico da sconfiggere, ma George Weasley non era uno che mollava facilmente.
Se avesse dovuto uccidere ogni singolo mangiamorte e il loro malvagio maestro dagli occhi rossi per avere il suo fottuto lieto fine, allora l’avrebbe fatto. E quando tutto avrebbe avuto fine, avrebbe avuto Fred e avrebbe avuto Viktor, e sarebbe stato tutto sole e arcobaleni.
Baciò Viktor bruscamente e Viktor rispose con lo stesso desiderio, con labbra insistenti, lingue e mani curiose che vagavano su ogni centimetro di pelle sopra e sotto i vestiti. George riversò tutte le sue promesse in Viktor attraverso ogni tocco, ogni bacio, ogni respiro.
 

Tutto si sarebbe risolto. Era una promessa. E George Weasley manteneva sempre le promesse.
 
 

 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Pathetic