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Autore: cryvstal    27/08/2016    1 recensioni
Le loro lingue si accarezzarono e il bacio si approfondì man mano sempre di più fino a quando, con una carezza sul viso, lenta e ricca di tenerezza, Louis si staccò con le labbra formicolanti e sorrise ad Harry.
Fronte contro fronte, respiri affannati e sapori dolci.
"Credo di avere un colore preferito ora," sussurrò il minore, mentre spostava le mani dalle cosce di Louis coperte dai jeans e intrecciava le loro dita.
"Ah sì?" chiese divertito il maggiore.
Harry annuì. "Il blu, ora il blu è in assoluto il mio colore preferito."
"Come i miei occhi?"
"Esattamente come i tuoi occhi," mormorò Harry.
Louis sorrise.
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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In Your Blue Skin


Volevo innanzitutto darvi il benvenuto e avvisare che questa storia è già presente su wattpad, ovviamente l'autrice sono sempre io.
Era nata come OS, ma ho deciso di dividerla in tre parti! Inoltre è ispirata
all'album "Blue Neighbourhood" di Troye Sivan. Infatti ogni canzone presente
nell'album verrà citata nella fanfiction e ogni parte avrà a che fare con il testo di
ogni singola canzone.
Spero vi piaccia.



**

🔗Don't keep love around

Louis, con un sorriso enorme dipinto in volto e la solita aria fresca e riposata, uscì dal bar in cui aveva fatto colazione da solo, con l'intento di fare una passeggiata o semplicemente ammirare le vetrine dei negozi che ormai conosceva a memoria, poggiare sul naso i suoi amatissimi occhiali da sole completamente neri e farsi sfiorare la pelle e scompigliare i capelli color grano dal vento fresco che aleggiava nell'aria.

Svoltò l'angolo, con le mani nelle tasche dei suoi jeans neri, completamente vuote. Portava i soldi nelle tasche della sua giacca di jeans e il cellulare nemmeno lo aveva. Non gli erano mai piaciuti quegli aggeggi e rispetto a tutti gli altri preferiva passeggiare e divertirsi, anche semplicemente standosene sdraiato sui prati d'erba verde e fresca a guardare il cielo.

Appena girato l'angolo, quando spostò gli occhi dalle vetrine al marciapiede opposto, sbatté le palpebre più volte e il suo sorriso si allargò. Aveva l'aria stupita, sorpresa e meravigliata.

Un ragazzo alto, dalle gambe magre e lunghe, i capelli ricci e luminosi, che sembravano morbidi anche da lontano, e gli occhi chiari, i quali da qualche metro di distanza non si potevano classificare per un qualsiasi colore, stava saltellando o meglio ballando su quel marciapiede senza curarsi delle persone che lo fissavano in malo modo, prendendolo per uno psicopatico.

Faceva tante giravolte, mentre sorrideva talmente forte da far apparire due buchi profondi sulle guance, quelle meravigliose fossette. Aveva le braccia aperte e il vento gli spostava alcune ciocche che andavano a solleticargli il viso.

Girava e girava, ogni tanto si fermava e faceva qualche saltello, con aria infantile e un sorriso da bambino.

Louis si fermò a guardarlo, come fecero più persone, ma a differenza loro, il ragazzo dagli occhi blu non rise di lui e non gli mandò strane e terribili occhiatacce, ma semplicemente si appoggiò ad una vetrina con le braccia conserte e lo ammirò, con il sorriso sulle labbra e la voglia di conoscere quel ragazzo il prima possibile.

Più persone si stavano fermando agli angoli di quella lunga strada, alcune erano affacciate dai balconi, signore anziane e bambini che indicavano il ragazzo etichettandolo come un pazzo, uno psicopatico che si comportava da bambino in mezzo alla città.

Ad un certo punto, lo strambo ragazzo riccioluto si fermò, si sistemò i capelli all'indietro e camminò fino a raggiungere l'angolo del marciapiede dove si trovava Louis, si fece spazio tra le quattro o cinque persone che lo fissavano esterrefatti, sempre con il sorriso sulle labbra e senza curarsi di nessuno di loro, camminò a testa alta, svoltando l'angolo e allontanandosi chissà dove.

Le persone andarono via, bisbigliando quanto fosse matto quel ragazzo, mentre altre non si facevano nessuno scrupolo ad urlarlo ad alta voce e a rivolgergli i peggiori insulti.

Louis sorridente, anche lui senza dare peso a quegli insulti, cominciò a correre nella direzione in cui era andato il ragazzo dai ricci bellissimi, 
voleva solo vederlo da più vicino, o magari parlargli e conoscere i suoi interessi e le sue passioni.

Quando girò l'angolo fu impossibile non notarlo, era alto, e i suoi boccoli marroni si potevano riconoscere anche da molto lontano. Così Louis, tra la gente che andava e veniva, proprio sulla strada principale della città, si fece spazio e corse più veloce che poteva, prima di ritrovarsi a qualche passo dal ragazzo che si era momentaneamente fermato davanti una vetrina di un fioraio.

"Ciao," esclamò con tutta la felicità possibile, Louis, mentre riprendeva fiato per aver corso abbastanza velocemente. Forse troppo.

Il ragazzo riccio e dalla pelle candida e bianca, quasi fosse porcellana, si voltò distogliendo la sua attenzione da un paio di tulipani rossi e volgendola completamente a quel ragazzo sconosciuto.
Gli sorrise, ma sul volto aveva un'espressione confusa.

"Ciao," rispose con il tono di voce più bello che Louis avesse mai sentito.
Sembrava un po' infantile per via del troppo entusiasmo che ci aveva messo, ma allo stesso tempo la voce era roca e profonda. 

Il ragazzo dagli occhi blu non sapeva come avviare una conversazione, ma non si sarebbe fatto sfuggire un ragazzo come quello, aveva bisogno di conoscerlo, anzi voleva conoscerlo, voleva sapere perché ballasse tranquillamente per la strada, non fregandosene altamente di nessuno. Gli ispirava superiorità, perché sicuramente quel ragazzo era superiore alla gente che lo insultava.

"Io sono Louis!" esclamò avvicinandosi di mezzo passo allo sconosciuto, che lo attirava e lo respingeva allo stesso tempo, così tanto.

Il riccio gli sorrise nuovamente e mosse la mano in segno di saluto, come facevano i bambini. "Io sono Harry, mi fa piacere conoscerti," sentenziò riportando l'attenzione su quei tulipani rossi che lo avevano attirato, tanto da farlo fermare per ammirare la vetrina.

"Io preferisco quelli blu," mormorò Louis mentre si trovava spalla a spalla con Harry, entrambi con gli occhi puntati sui mille fiori presenti dietro la vetrata trasparente. "Intendo i tulipani, mi piacciono di più blu," li indicò con un dito.

Harry portò gli occhi alla direzione indicata da quel ragazzo appena conosciuto, che già gli stava simpatico perché nessuno si avvicinava a lui, credendolo matto da legare. "Sono carini, il blu è il tuo colore preferito?" chiese per la prima volta con un normalissimo tono da normalissimo ragazzo di diciannove anni, senza nessuna punta di infantilità e con quel suo timbro roco e profondo.

Louis annuì, più che felice che Harry gli avesse rivolto quella domanda e che non lo avesse preso per pazzo per essere apparso così, dal nulla.

"Come i tuoi occhi, allora," esclamò voltandosi completamente verso di lui, con gli occhi fermi in quelli di Louis e la bocca increspata in un'espressione felice ed entusiasta.

Il ragazzo dagli occhi blu prestò attenzione per la prima volta alle iridi dell'altro e poté ammirare un bellissimo verde chiaro, quasi grigio o forse azzurro, non seppe catalogarlo molto bene, era la prima volta che guardava occhi così belli, così particolari.

"Si, mi piacciono i miei occhi," mormorò Louis tenendo fisso il suo sguardo in quello del riccio, "E anche i tuoi mi piacciono tanto, Harry," confessò.

Il ragazzo dagli occhi verdi abbassò lo sguardo e poi lo rialzò, con un sorriso più grande di quello di prima, talmente bello e luminoso che Louis dovette sbattere le palpebre più volte per abituarsi a quella visione.

"Vuoi venire a scivolare giù dalla mia collina preferita?" chiese Harry prendendo la mano di un Louis più felice che mai.

La richiesta era più che strana, ovviamente, ma il ragazzo dagli occhi blu era attratto da quelle piccole cose, strambe, che probabilmente non avrebbe mai provato.

Allora Louis annuì e si lasciò trascinare, da quel ragazzo che aveva l'aria di uno sicuramente più piccolo di lui, ma che purtroppo era più alto.
Buon per lui, gli piaceva essere abbracciato ed Harry sembrava la persona perfetta.

Corsero per un po', Louis non ne aveva ben chiaro il motivo, ma si stava facendo trascinare dal ricciolino e allora Harry correva e lui correva.

Arrivarono in punto, in cui si doveva salire, per raggiungere la cima della collina. Così si arrampicarono, per quella salita non poi così ripida e raggiunsero la cima, con un po' di fiatone, ma entrambi sorridenti.

Louis non seppe perché si stava fidando di quel ragazzo così, nemmeno perché aveva voluto seguirlo per raggiungere una stupida collina, ma Harry ispirava fiducia e bontà, sembrava diverso dagli altri e Louis adorava il diverso.

"Quanti anni hai?" chiese il ragazzo dagli occhi verdi, una volta spiaccicato con il sedere per terra, tra quell'erbetta non curata. 

Louis lo imitò e lo affiancò. "Ne ho ventidue," esclamò spostandosi i capelli davanti agli occhi con un movimento della testa. 

"Io diciannove," sorrise Harry mentre strappava fili d'erba e ci giocava, sporcandosi tutte le mani di verde e di terra.

Il ragazzo dagli occhi blu osservo un po' quelle mani che giocherellavano e poi le lunghe dita, che sembravano fatte apposta per accarezzare qualcuno. Solo volgendo più a lungo lo sguardo notò che le unghie di Harry erano interamente dipinte. Dipinte di un colore che Louis non avrebbe usato mai, erano dipinte di rosa, un rosa chiaro, un color pastello.

"Perché dipingi le tue unghie?" chiese, non con maligna o con aria di disapprovazione, ma con pura curiosità. Harry lo incuriosiva tantissimo, lo attirava.

Il riccio si guardò le unghie e poi guardò Louis. "Mi piacciono colorate," esclamò tutto sorridente, facendo apparire di nuovo il tono leggermente infantile che aveva quando si erano scambiati i primi saluti.

"Potresti colorarle di blu, il blu è un bel colore," suggerì Louis, volgendo lo sguardo al misero panorama che si poteva guardare da lassù. Non era niente di troppo particolare, tante case, edifici e qualche macchia verde che rappresentava i parchi.

Harry lasciò cadere i fili d'erba che aveva tra le mani. "Sei proprio in fissa con 'sto blu, ti piace davvero," osservò strofinando le mani tra loro con l'intento di ripulirle dal terreno, ma era troppo secco perché potesse levarsi dalle pieghe delle mani.

Louis ridacchiò. "È vero, però secondo me le tue unghie sarebbero carine, la fidanzata di un mio vecchio amico le dipingeva sempre di blu," ricordò.

Il riccio annuì e restò in silenzio per un paio di minuti. Se non ci fosse stato Louis, si sarebbe già rotolato da un pezzo, giù da quella collina. Adorava la sensazione che provava mentre scivolava giù, con il vento che gli invadeva la bocca, le narici e gli confondeva la testa. 

"Sei mai stato innamorato?" chiese d'un tratto Harry, giocando con i lembi della sua maglietta.

Louis sospirò, poi si stese con la schiena sull'erba e tirò per una spalla il riccio, per trovarsi uno di fianco all'altro. "No, se sto bene con una persona ci esco, posso toccarla, assaporarla, ma credo di non provare amore."

"Forse non lo sai fare," disse Harry voltandosi su un fianco e ammirando la barbetta appena cresciuta di Louis, che anche da quella prospettiva appariva bello come il sole.

"Forse hai ragione," mormorò Louis girandosi anche lui su un fianco, mentre teneva lo sguardo fisso sul volto di Harry che stava giocherellando con le dita della mano del ragazzo dagli occhi blu.

"Ti va di rotolarci dalla collina?" e Harry si alzò in piedi.


Quella sera, ovvero la sera della famosa scivolata dalla collina alta e stranamente morbida, Harry invitò Louis a mangiare qualcosa in un posto che lui amava.

Il ragazzo dagli occhi blu si ritrovò insieme al minore, in un posto che da fuori era assolutamente osceno, un posto in cui probabilmente non sarebbe mai entrato, ma Harry lo trascinò dentro, con un sorriso sulle labbra, come sempre, felice come non mai e appena entrati all'interno, Louis fu invaso da un'atmosfera marittima, con reti da pesca appese a decorare i muri bianchi, il pavimento ricordava quello delle barche e molte decorazioni marine, quali pesci di plastica e barchette adornavano il tutto.

I centrotavola erano bocce di vetro trasparente con dei pesciolini rossi all'interno, e le tovaglie erano bianche e azzurre. 

La gente all'interno era davvero poca, nessuno si sarebbe avvicinato a quel luogo per il modo in cui si presentava all'esterno, ma dentro veramente non era per niente male.

Quando si sedettero ad un tavolo, un uomo barbuto ma con il volto simpatico, dal bancone si rivolse ad Harry. "Sempre il solito?" chiese sorridendo.

Il ragazzo dagli occhi verdi annuì.
"Louis devi provare il pesce fritto che fanno qui, è davvero squisito, giuro," sorrise il riccio, mentre si sistemava sulla sedia.

"Perfetto allora," rispose il maggiore.

Quando finalmente un cameriere portò loro da mangiare, Louis si deliziò con quella portata che non aveva mai mangiato, o forse sì, ma solo quando era più piccolo e andava a pranzo con la sua intera famiglia. La trovava squisita, come aveva detto Harry.

Un vecchio stereo trasmetteva della buona musica e quando una canzone finì lasciando spazio ad un'altra, al riccio si illuminarono gli occhi, si pulì velocemente le mani smaltate di rosa con un tovagliolo e corse al centro di quell'enorme stanza, per poter danzare proprio come aveva fatto quella mattina in strada, dopo aver urlato.
"È una delle mie canzoni preferite!"

Allargò le braccia, rivolse la testa verso l'alto e si mise a volteggiare, senza senso, con la felicità dipinta in volto e le labbra che mormoravano qualche parola del testo di quella canzone.
Le persone presenti erano esclusivamente anziani, che guardavano sorridenti il ragazzo ballare spensieratamente, probabilmente gli ricordava la loro giovinezza o semplicemente erano abituati alla figura di Harry in quel posto, dato che ci andava quasi ogni giorno.

Louis sorrise e lo guardò, si pulì anche lui le mani piene di olio e si alzò una volta terminata la canzone.

Harry con il fiatone si avvicinò al tavolo e il ragazzo dagli occhi blu, dopo aver posato la sua parte di soldi sul tavolo e dopo aver visto il riccio fare lo stesso, lo prese per mano e insieme uscirono da quella che sembrava una catapecchia dimenticata dal mondo.

"Dovrei proprio andare a casa ora," mormorò Harry mentre stringeva la presa sulla mano di Louis, le dita intrecciate che lo facevano sentire protetto.

"Ti piace ballare?" chiese il ragazzo dagli occhi blu, pieno di domande.

Harry annuì e svogliatamente lasciò la mano calda ed invitante di Louis.
Gli sorrise.

"Ti piace il rosa?" chiese come seconda domanda, che era niente rispetto ai dubbi che gli gironzolavano in testa.

"Non lo so, non ho un colore preferito, mi piacciono tutti," ridacchiò portando una mano davanti alla bocca.
Sembrava tanto un bambino.

"Allora dovresti tingerti le unghie di blu se ti piace, perché secondo me staresti meglio," suggerì Louis per la seconda volta, in quel giorno.

Harry abbassò lo sguardo sulle sue unghie, un po' si era leggermente intristito, forse il ragazzo dagli occhi blu trovava ridicolo il fatto che dipingesse le unghie, per di più del colore rosa. Ma alzò gli occhi e sorrise come sempre, Harry sorrideva sempre.

Si avvicinò di più a Louis, gli poggiò le labbra su una guancia un po' graffiante a causa della barba rada, e lo salutò con un cenno della mano, avviandosi leggermente saltellante in una direzione che Louis non conosceva, purtroppo.


🔗Blue 


Louis incontrò nuovamente Harry, due giorni dopo, quando stava passeggiando per strada come suo solito e si rammaricava di non avere un cellulare, perché magari avrebbe potuto chiedere il numero al riccio e chiamarlo per organizzarsi, per incontrarsi.
Gli piaceva come persona e non voleva perdere quel misero rapporto che si era creato.

E come uno scherzo del destino, i suoi occhi furono catturati quel mattino soleggiato, da un ragazzo alto e riccioluto in ginocchio, che accarezzava amorevolmente un cucciolo di cane.
A Louis era sembrato tanto Harry di spalle, ma poi si accorse che quel ragazzo aveva la chioma blu. Tutta, interamente dipinta di blu.

Allora rivolse lo sguardo avanti la strada, ma quando si voltò un paio di passi dopo, per assicurarsi che davvero quello non fosse il ragazzo conosciuto, lo vide in piedi, di profilo e poi di faccia. Quello era Harry.

"Harry?" urlò dall'altro lato della strada, per attirare la sua attenzione.

Il misterioso ragazzo si voltò completamente, volgendo il proprio viso verso Louis. Quello era decisamente il riccio, era lui. Ma perché mai si era dipinto i capelli di blu?

Harry sorridente attraversò la strada e in meno di qualche secondo, correndo, si ritrovò esattamente a due palmi di mano da Louis.

"Ciao Louis, come stai?" chiese sistemandosi alcune ciocche cadutegli davanti agli occhi verdi. E il maggiore notò, che oltre ai capelli completamente blu, anche le unghie erano dipinte di un elettrico e metallizzato blu.

"Io, uhm sto bene," balbettò mentre osservava la figura tutta nuova di quel ragazzo e cercava di capire perché lo avesse fatto.

Harry annuì, felice e diede di scatto un bacio sulla guancia di Louis. "Anche io sto bene."

Il ragazzo dagli occhi blu si sentiva ancora confuso, da quella visione che lo aveva decisamente scombussolato.
"Perché hai tinto i capelli di questo colore?" chiese.

Harry aggrottò le sopracciglia e assunse un'espressione contusa. "Perché a te piace, no?" 

"E fai un cambio così drastico solo perché a me piace il blu? Credevo fossi più indipendente," ridacchiò Louis per la pazzia del ragazzo. Lo stupiva.

"In realtà è una tinta spray temporanea, ma se ti piacciono posso farla permanente," mormorò Harry guardandosi le unghie dello stesso colore di suoi capelli.

Louis scosse la testa. "Non devi fare ciò che penso io, sii te stesso, ti credevo un animo libero," sentenziò il maggiore.

Il ragazzo dagli occhi verdi alzò lo sguardo su di lui e si grattò il capo.

"Tu hai detto che ti sarebbe piaciuto il blu sulle mie unghie, credevo ti facesse schifo il rosa," mormorò intimidito e per la prima volta senza il suo magnifico sorriso ad adornargli le labbra. "Credevo saresti scappato via da me, allora mi sono dipinto di blu, le unghie e anche i capelli, per farti restare," sussurrò.

Louis sgranò gli occhi, e scosse la testa freneticamente.

"Io non so che dire, non vorrei dire che questa cosa sia stramba, ma in effetti lo è. Sembravi così te stesso e invece ti sei trasformato per un paio di parole dette," mormorò confuso, non sapeva davvero cosa pensare.

"Lou," sussurrò il riccio afferrandogli la mano, ma questo prontamente la scansò.

"Mi piacevi perché eri indipendente, libero, facevi quello che ti piaceva, adesso non mi piace questo Harry," esclamò alzando di poco la voce.

"Andrai via ora?" chiese facendosi più piccolo il riccio, con un'espressione che non era affatto da lui.

Louis alzò le spalle, ma poi diede un piccolo bacio alla guancia di Harry e si voltò, andò via, via da lì.
Non voleva sapere di essere la dipendenza di qualcuno, non voleva che qualcuno si affezionasse a tal punto da dipendere da lui. Voleva un amico, una persona a cui tenere, ma forse Harry non era la persona giusta.


🔗Cool

Quella mattina Harry stette tutto il tempo, sino all'ora di pranzo, seduto su un marciapiede di una strada scelta a caso, perché Louis lo aveva probabilmente respinto, Louis era probabilmente andato via.

E allora il riccio si torturò per tutte quelle ore per capire cosa stesse facendo di tanto sbagliato e in fondo non ci trovava niente di male a volersi far piacere da una persona. Assolutamente nulla.

Così quando arrivò l'ora di pranzo e il suo stomaco iniziò a brontolare, si alzò e camminò fino a casa sua, consapevole che la mamma avesse preparato da mangiare anche per lui. Di solito la mattina la avvisava, se aveva intenzione di restare fuori tutto il giorno oppure se sapeva di ritornare a casa, invece a volte quando proprio se ne scordava, usava il suo cellulare, un modello vecchissimo che serviva solo ed esclusivamente ad effettuare chiamate e inviare messaggi.

Quando si accomodò al tavolo, accanto a sua madre dato che c'erano solo loro due, sospirò perché il pensiero di Louis gli tormentava la testa.

"Gemma è andata a pranzo con Jeffrey, mi ha chiesto se tu volessi andare ma ho detto che non avevo tue notizie," mormorò Anne, infilando una forchettata di pollo in bocca.

Harry era abbastanza sicuro di odiare Jeffrey, ma era il fidanzato di sua sorella e Gemma chiedeva sempre di seguirla, perché sapeva quanto nessuno si avvicinasse ad Harry per paura e disgusto che lui fosse un pazzo psicopatico. Alla fine, il riccio non accettava mai.

Jeffrey era un ragazzo a cui piaceva vestirsi con jeans più strappati che con la stoffa, maglie bucate e di colori solo scuri, giubbotti di pelle e piercing e tatuaggi ovunque. Era un tipo che avrebbe sicuramente preso in giro uno come Harry.

Ovvero un ragazzo spensierato, un animo libero, che si vestiva sempre di colori vivaci, come l'azzurro, o il verde, il rosa e tutti i colori che lo facevano sentire felice. Harry non si sarebbe mai marchiato la pelle, la sua pelle candida e liscia, la sua pelle inviolata. E non l'avrebbe nemmeno rovinata con i piercing.

"Okay," rispose semplicemente il ragazzo dagli occhi verdi, iniziando a tagliare la parte di pollo che gli era stata messa nel piatto.

"Quando toglierai questa tinta spray?" chiese un po' infastidita la mamma, ma allo stesso tempo fece attenzione al tono di voce. Ammirava suo figlio per farsi scivolare addosso le critiche della gente, per fare quello che gli pareva anche se per gli altri era strano, ma sapeva che il suo carattere non gli procurava amici.

"Lo farò dopo aver mangiato, non mi piace per niente questa tinta schifosa," esclamò con disprezzo, mentre si tirò i capelli all'indietro talmente forte da farsi male, e pensò a Louis. Era per questo che la tinta gli faceva schifo, il ragazzo dagli occhi blu per colpa di questa se ne era andato.

Anne annuì, un po' più sollevata rispetto a prima, non avrebbe mai sopportato di vedere il figlio con quei capelli colorati tutti i giorni.

Così dopo aver mangiato, Harry salì in camera sua e con la testa nel lavabo, lavò via tutta quella tinta orribile che gli aveva anche increspato i capelli. Si versò un po' di shampoo sopra e li massaggiò con cura, fino a quando il blu sparì e lui asciugò i capelli prima con un telo e poi con il phon.

Nel pomeriggio invece decise di uscire, con i suoi capelli profumati e morbidi, quasi come nuovi, le unghie le aveva ridipinte di verde menta e aveva deciso di vestirsi con dei jeans chiari e una t-shirt azzurra che trovava semplicemente meravigliosa. Alla faccia di Louis, era proprio come uno spirito libero ora.

Così dopo aver passeggiato per un po', armato di sorriso sulle labbra, talmente grande da far invidia al mondo, camminava per le strade di quella città sperando con tutto il cuore di incontrare Louis e di correre ad abbracciarlo.

Era una delle cose che sapeva fare meglio, voleva far addolcire quel piccolo ragazzo dagli occhi blu, voleva farlo intenerire con il suo sorriso e voleva ritornare ad essere suo amico.

Le persone per strada, quando camminava normalmente, sorridente e senza fare cose che gli altri definivano strambe, gli sorridevano, ma appena qualche bambino più basso si ritrovava faccia a faccia con le sue unghie smaltate, lo indicava e si chiedeva come un maschio potesse dipingere le proprie unghie.

Harry non vi trovava niente di strano, potevano farlo le ragazze e allora perché non poteva farlo anche lui? Gli piaceva guardare diversi colori sulle sue unghie, gli trasmettevano felicità.

Decise di raggiungere la sua collina preferita e più tardi sarebbe andato nel ristorante che cucinava il pesce fritto più buono del mondo, secondo lui, con la speranza magari di trovarci Louis.

Si arrampicò per quella salita, come un paio di giorni prima e arrivato in cima, con il timore che aveva appena vide il ragazzo degli occhi blu, quasi si rotolò indietro, per fuggire da lui. Ma Louis lo aveva già visto.

"Ciao, scusa se sono salito sulla tua collina, ora vado via," mormorò il maggiore, aiutandosi con le mani per alzarsi da lì terra, aveva i jeans blu scuro tutti sporchi di verde.

Harry scosse la testa. "È tanto mia quanto tua questa collina, non l'ho comprata, resta quanto vuoi," disse con tono deciso e decise di riprendere il suo marchio di fabbrica, sorriso con tanto di fossette.

Il ragazzo dagli occhi blu annuì e si sedette di nuovo nel punto in cui era prima e purtroppo, il riccio lo affiancò sfiorando quasi la sua spalla.

"Scusa se ti ho fatto pensare di essere uno sfigato che dipende da qualcun'altro, non sono così, io faccio quello che mi pare," mormorò Harry sistemandosi meglio sull'erba che gli solleticava le caviglie nude.

"Però lo hai fatto," sentenziò Louis, forse con un tono un po' duro, ma odiava che qualcuno volesse dipendere da lui. Lo odiava.

"Stavo solo cercando di essere alla moda, volevo essere alla moda per te, mi sono anche messo una giacca di Saint Lauren che mi regalarono, che non avrei mai usato," si giustificò Harry con lo sguardo basso e il sorriso scomparso. Louis voleva rivedere quei buchi sulle guance e a quella vista si addolcì.

Prese un respiro profondo, un po' sembrava che stesse sbuffando. "Non devi farlo, mi piace la tua persona per come è, esattamente così, solo perché ti ho detto che avresti dovuto dipingere le unghie di blu," gli prese la mano osservando il nuovo colore presente, "Non significa che dovevi farlo, ho una strana ossessione per quel colore, era più un consiglio, non un ordine, mi piace anche il rosa sulle tue unghie," gli sorrise Louis, con quel sorriso bianco che spiccava rispetto alla pelle abbronzata e scura.

"Si, l'ho capito, scusa e grazie per avermelo fatto comprendere," sussurrò Harry, mentre aveva ancora la mano poggiata su quella di Louis, che gliel'aveva presa.

"Va bene così, Harry," rispose il ragazzo dagli occhi blu, passando l'indice sulle unghie color verde mente e sorridendo.

Guardava Harry sorridere e sorrideva pure lui.


🔗Heaven

Dopo essere scesi dalla collina, Louis invitò Harry nel suo appartamento.
La madre gli diceva sempre di non fidarsi delle persone, perché erano sempre tutto il contrario di come si presentavano, ma Harry si presentava come un tipo strambo, diverso dal solito e nel peggiore dei casi, il contrario del carattere del riccio sarebbe stato la normalità.

Il ragazzo dagli occhi verdi accettò subito e seguì Louis per quindici minuti, prima che si avvicinassero ad un condominio e salissero fino al quarto piano, con le scale perché Louis soffriva di claustrofobia e Harry lo aveva semplicemente seguito.

"Carino," esclamò il riccio non appena le luci si accesero. Si leccò le labbra e si guardò intorno.

Era il tipico appartamento da persona che vive da sola, troppo privo di foto, ma talmente ordinato da far invidia alle ville più grandi. I mobili erano moderni, di un marrone scuro che si abbinava perfettamente al pavimento color mattone. 

"Grazie, ho fatto tutto da solo, mi ci è voluto un po', ma il risultato non mi dispiace," spiegò Louis mentre poggiava il mazzo di chiavi in un cassetto di uno dei mobili dell'ambiente all'entrata, che comprendeva sia salotto che cucina.

Harry annuì e senza troppe cerimonie si accomodò sul divano presente mentre il padrone di casa prendeva un paio di bottigliette di succo d'arancia dal frigo. "Spero ti piaccia," ne porse una al ragazzo dagli occhi verdi che accettò volentieri sorridendo.

"Come mai vivi da solo?" chiese Harry mentre apriva il tappo della bottiglia con un po' di difficoltà. Aveva le mani fragili e lo smalto ancora un po' fresco, i suoi parenti lo avevano sempre etichettato come un pappamolle perché aveva meno forza di un neonato.

"Mia madre non abita molto lontano, insieme alle mie sorelle, ho iniziato a sistemare ed arredare questo appartamento da solo all'età di diciannove anni credo, ma mi sono trasferito effettivamente all'età di venti, volevo essere indipendente e avere i miei spazi senza che una mandria di ragazze mi confondesse il cervello," spiegò ridacchiando e sorseggiando tra una parola e l'altra il suo amato succo all'arancia.

Il riccio annuì aprendo finalmente il
tappo di quella maledetta bottiglia. Il succo non gli piaceva neanche tanto, preferiva il frullato al mirtillo, in quelle bottiglie trasparenti che gli permettevano di vedere il colore violetto che si veniva a creare. Lo adorava.

"Posso abbracciarti?" chiese Harry dopo aver fatto un sorso di quel succo all'arancia troppo aspra e acida per i suoi gusti. 

Il ragazzo dagli occhi blu sorrise, sorrise veramente, felice e annuì freneticamente con l'aria infantile e dopo nemmeno un secondo si ritrovò invaso dal corpo del minore, che lo stringeva forte con le sue braccia lunghe e sottili, mentre Louis con il mento sulla sua spalla teneva ancora in mano la bottiglietta.

Immediatamente la poggiò sul tavolino ad un palmo da loro, e strinse a sua volte le spalle al riccio, ispirando il suo profumo e leccandosi le labbra per quanto si sentisse bene e al caldo.

Quando si staccarono, Harry non la smetteva di sorridere forte, mettendo in bella mostra anche le sue fossette, talmente tanto che gli doleva la mascella, ma non voleva smettere. Il suo sorriso mostrava le sue emozioni e in quel momento era felice.

Louis stava per dirgli che gli piaceva essere avvolto, abbracciato e stretto talmente forte da non poter spiccicare una parola, ma Harry lo batté sul tempo, perché il ragazzo dagli occhi verdi diceva tutto impulsivamente, quando gli veniva in mente, quando gli pareva. "So che ti ho già fatto una domanda che riguarda questo argomento, perdonami se te lo chiedo, ma hai mai avuto una relazione con qualcuno?" chiese.

Louis alzò gli occhi al cielo mordendosi il labbro inferiore, divertito per il modo in cui il riccio aveva pronunciato quelle parole. Per il suo volto a la sua espressione curiosa da eterno bambino sempre presente. "Te l'ho detto, se sto bene con una persona ci esco, ci faccio sesso e basta, se voglio vederla, voglio abbracciarla e voglio baciarla sempre, lo faccio," disse con un tono di voce più basso, più calmo e più rilassato. 

Entrambi si erano appoggiati allo schienale del divano, le spalle si sfioravano e Harry faceva dei piccoli giri con i polpastrelli sul dorso della mano del maggiore, che si beava di quel tocco.

"Ma, uhm, tu cioè, se dovessi scegl-, in poche parole preferisci i ragazzi o, ehm, le ragazze?" chiese impacciato il riccio continuando a guardare davanti a lui e continuando a compiere quei movimenti che rilassavano terribilmente Louis.

Il maggiore sorrise. "Non lo so, credo di provare maggiore attrazione per i ragazzi, ma sono uscito con un paio di ragazze."

"Allora ti definisci gay?"

Louis scosse la testa. "Non mi piacciono le etichette, Harry, preferisco stare con chi mi va, con una persona con la quale sto bene, io sono come sono e se le persone non mi accettano così..." iniziò a parlare, "Sai all'inizio lo ammetto, ero spaventato, continuavo a farmi mille domande perché mi piaceva un ragazzino nella mia classe, mi ripetevo che la mia famiglia era cattolica ed una cosa così non si poteva tollerare, ma sai che ti dico? Che se veramente in paradiso non accettano uno come me, allora probabilmente non lo voglio," mormorò poggiando la sua mano su quella di Harry che si muoveva con movimenti lenti sul suo dorso, facendogli provare brividi lungo tutta la spina dorsale.

"Tu però hai detto che non provi amore," sussurrò il riccio beandosi del calore delle mani di Louis sulle sue, che benché stessero ferme, immobili senza fare assolutamente nulla, gli atrasmettevano beatitudine e felicità. Sorrideva.

"È vero, non l'ho mai provato, forse come hai detto tu non ne sono capace, ma credo di non essermi mai innamorato e non penso che lo farò," gli sorrise dolcemente mentre prese a intrecciare le sue dita con quelle del ragazzo dagli occhi verdi e luccicanti lì davanti a lui.

Ora si stavano guardando, blu nel verde, colori così belli e armoniosi che avrebbero fatto incantare chiunque.

Harry si domandava come poteva essere tanto attratto da Louis, e quest'ultimo si poneva la stessa domanda. Il minore lo attirava, lo incuriosiva, lo tentava, con quella sua aria infantile ed innocente, lo faceva cadere in tentazione senza nessuna via di uscita.

"Sto per baciarti, H," mormorò Louis ad un palmo delle labbra carnose e rosse di Harry, forse perché per il nervosismo continuava a morderle e morderle ancora.

Il riccio annuì, con l'aria felice e spensierata, gli occhi luminosi e si avvicinò un po' di più al volto del maggiore, poggiandogli le mani sulle cosce avvolte dai jeans blu scuro.
E con un ultimo sospiro, Louis, posò definitivamente le labbra su quelle di Harry, l'uno poteva percepire il sorriso dell'altro e dopo essere stati immobili per un quelli che parvero dieci minuti, con le labbra a contatto, il maggiore decise di approfondirlo.

La sua lingua accarezzò dolcemente il labbro superiore del riccio, con una lentezza estenuante che lo faceva impazzire, poi passò a quello inferiore e con gli incisivi lo morse delicatamente, a volerlo assaporare e chiuse gli occhi, per imprimere quel momento e quel sapore per sempre nella sua testa. Harry invece che si stava beando di quei tocchi leggeri e delicati, unì la sua lingua a quella di Louis e a differenza di quest'ultimo, tenne gli occhi aperti tutto il tempo, guardava gli occhi del maggiore e non voleva dimenticarsi mai più di quel blu così profondo, così cristallino. 

Le loro lingue si accarezzarono e il bacio si approfondì man mano sempre di più fino a quando, con una carezza sul viso, lenta e ricca di tenerezza, Louis si staccò con le labbra formicolanti e sorrise ad Harry.
Fronte contro fronte, respiri affannati e sapori dolci.

"Credo di avere un colore preferito ora," sussurrò il minore, mentre spostava le mani dalle cosce di Louis coperte dai jeans e intrecciava le loro dita.

"Ah sì?" chiese divertito il maggiore.

Harry annuì. "Il blu, ora il blu è in assoluto il mio colore preferito."

"Come i miei occhi?"

"Esattamente come i tuoi occhi," mormorò Harry.

Louis sorrise.


🔗Bite


"Facciamo una passeggiata?" chiese Harry aggrappandosi all'avambraccio di Louis, con il tono di un bambino e gli occhi dolci che emanavano tenerezza. "Ti prego," supplicò.

Il ragazzo dagli occhi blu sorrise e avvolse un braccio intorno alle sue spalle annuendo, per poi fare alzare entrambi dal divano morbido e invitante del maggiore.

Erano passati ben cinque giorni da quel famoso bacio, quel tenero e profondo bacio che si erano scambiati proprio su quel divano e da all'ora le loro labbra non si erano nemmeno più sfiorate, ne assaporate. Erano rimaste al loro posto senza nessun bisogno di toccarsi.

Entrambi si erano talmente goduti quel magnifico bacio che avevano ancora il sapore dell'altro sulle labbra o meglio, riuscivano ancora a sentirlo e percepirlo e non avevano bisogno d'altro.
Passavano le giornate in giro per la città, sulla famosa collina di Harry oppure a casa di Louis e spesso si erano ritrovati a cenare in quel bellissimo posto che il riccio aveva fatto conoscere al ragazzo dagli occhi blu.

Quando si alzarono da quel benedetto divano, entrambi sorridenti, si sistemarono i vestiti spiegazzati e dopo aver afferrato le chiavi di casa, Louis si trascinò dietro Harry correndo lungo tutta la lunga rampa di scale fino a trovarsi al portone principale.

Uscirono all'aria aperta e si bearono un po' dell'aria fresca che cominciava ad invadere l'atmosfera. Erano già le otto di sera e Harry aveva prontamente avvisato la madre la mattina che di sicuro avrebbe mangiato fuori e forse non avrebbe nemmeno dormito a casa.
La madre lo guardava sorridente, conosceva i suoi gusti e aveva visto Harry così assente da casa solo quando aveva frequentato uno strano ragazzo conosciuto al corso d'arte.

Il riccio in quella settimana aveva avvisato ogni mattina la madre, che forse avrebbe dormito fuori, lo sperava, ma puntualmente non accadeva mai.
Stava insieme a Louis tutto il giorno e quando arrivava la sera, dopo aver mangiato il maggiore proponeva di accompagnarlo a casa a piedi e poi se ne tornava al proprio appartamento, allora Harry perdeva tutta la forza di volontà e lasciava perdere.
Sperava che Louis gli chiedesse di passare la notte insieme, non aveva brutte intenzioni voleva solo starsene abbracciato a lui.

Iniziarono a camminare per le strade della città, con le persone che guardavano male il ragazzo degli occhi verdi solo perché aveva in testa una coroncina di fiori e una maglia lilla.
Ad Harry non poteva fregare di meno, soprattutto se se ne stava mano nella mano con Louis.

"Vuoi mangiare qualcosa? Possiamo andare in un pub," chiese il ragazzo dagli occhi blu. Il posto del pesce fritto era assolutamente ottimo, ma ci erano andati quattro volte su cinque e un po' si era stancato.

Il riccio annuì sorridendo e si fece guidare da Louis, che dopo cinque minuti si fermò davanti l'entrata di un pub solitamente tranquillo in cui mangiare cibo di ottima qualità.
Dopo uno scambio di sorrisi e le mani ancora intrecciate, entrarono in quel pub apparentemente quasi deserto, in fondo erano solo otto e qualche minuto e i ragazzi e gli adolescenti erano abituati a spopolare le strade molto più tardi.

"Posso ordinare io per te?" chiese dolcemente Louis rivolgendosi al minore incantato sul menù. 

Harry prontamente annuì. "Si, non ho idea di cosa prendere, non mangio spesso questa roba," ridacchiò.

Dopo che il ragazzo dagli occhi blu smise di fissare i denti perfetti del minore, chiamò il cameriere che segnò immediatamente i loro ordini per poi correre in cucina e riferire la presenza di due nuovi clienti.

"Non vai all'università?" chiese Harry con la sua solita curiosità da bambino. Louis lo trovò terribilmente dolce.

Il maggiore fece un risolino, credeva di starsi abituando alle sue improvvise domande. "Potrei farti la stessa domanda," allora rispose.

"Io mi sono diplomato solo ora, credo che prenderò un anno di pausa, non sono ancora pronto," mormorò guardandosi lo smalto verde menta mangiucchiato sulle unghie, avrebbe dovuto cambiarlo la sera prima.

Louis annuì. "Io invece credo che ci andrò tra qualche tempo, almeno nella città in cui abitano mia madre e le mie sorelle ora."

"Quando dista?"

"Credo un paio d'ore," mormorò.

Harry ridacchiò e si aggiustò alcune ciocche cadute davanti agli occhi. "Menomale che tua madre non viveva lontano da qui."

Louis alzò le spalle sorridendo.

Per fortuna gli ordini non tardarono ad arrivare, e consumarono il pasto con numerosi mugugni da parte di Harry su quanto fosse buono quel panino. Risero insieme.

"Hanno messo una canzone da ballare, vieni con me," urlò Harry per sovrastare il rumoroso chiasso che si era venuto a creare. Una marea di adolescenti era raggruppata al centro della sala di questo pub, che sul tardi si trasformava in parte in una sala da ballo.

All'inizio il maggiore scosse la testa, ma poi trascinato dalle preghiere di Harry e dai suoi occhi tremendamente dolci, raggiunse insieme al minore al centro della sala.

Tutti ballavano in modo caotico, saltando e urlando come dei forsennati, ma Louis si aggrappò solo ai fianchi di Harry, e iniziarono ad ondeggiare, normalmente, nè troppo lentamente nè velocemente. Accanto a loro, una coppia di ragazzi si stava letteralmente divorando la faccia.

Louis gli rivolse un'occhiata e poi la rivolse a loro due, rispetto a quella coppia sconosciuta loro due erano fin troppo casti. Poco coinvolti e il ragazzo dagli occhi blu decise di rimediare.

Mentre Harry con il sorriso sulle labbra si beava di quei pochi passi, di quegli ondeggiamenti e dei loro corpi a contatto, il maggiore non la pensava esattamente così. Almeno fin quando non aveva visto quella coppia così affiatata ed eccitata, che si era ricordato che non toccava un vero e proprio corpo nudo da tantissimo tempo.

Iniziò allora ad avvicinarsi molto più ad Harry, i loro bacini erano praticamente spiaccicati e i denti del maggiore erano arpionati al lobo del più piccolo. Quest'ultimo sussultò perché Louis aveva rovinato quell'atmosfera con quell'impeto di eccitazione.

Cercò di allontanarsi un po', per chiedere a Louis cosa non andava, ma il maggiore lo attirò a sé con un sorriso a dir poco inquietante mentre guardava la coppia affiancata a loro. Allora anche Harry portò lo sguardo lì e quasi non gli venne la nausea, quei due si mordevano, si divoravano, senza pietà.

Louis iniziò allora a portare entrambi le mani sulle natiche di Harry coperte da un pantalone della tuta, per non farlo scappare e poi gli morse il collo, entrambe le labbra e la guancia. Nemmeno con dolcezza, sembrava frettoloso e Harry iniziò a pentirsi di averlo invitato a ballare.

Sentiva le dita di Louis spingergli sul sedere e i suoi denti dappertutto, si sentì d'un tratto violato. "Smettila Lou, per favore," girò il volto di lato quando il maggiore stava per mordergli anche l'altro lobo. Lo mordeva sensualmente e ci lasciava un po' di saliva. Harry invece rabbrividiva.

Il maggiore continuava e non la smetteva. Il ragazzo dagli occhi verdi decise di prendere in mano la situazione e con una mano poggiata sul volto del liscio, gli fece credere che ci stava, che ci stava a quel gioco che trovava disgustoso.

Allora Louis si lasciò trascinare fino al bancone del pub, dove continuando a mordicchiare il collo di Harry, quest'ultimo lasciava alcune banconote e poi lo trascinò fuori.

"Louis ora basta, smettila immediatamente," un po' urlò, ma nessuno gli diede peso, una volta fuori.

Il ragazzo dagli occhi blu gli rivolse un'occhiata incuriosita. "Cosa?"

"Perché ti comporti così?" chiese Harry mormorando mentre mordeva la parte interna della guancia, stava per piangerefacendosi più piccolo di fronte quello che non era il suo Louis.

Il liscio ad un certo punto sussultò e si allontanò dal riccio, scosse la testa ripetutamente. "Perdonami Harry, perdonami, ho solo risposto ad un impulso, scusami tanto," sussurrò per poi gettarsi letteralmente addosso al ragazzo dagli occhi verdi, sentendosi immediatamente avvolto.

"Baciami sulle labbra Lou, ma non morderle," sussurrò Harry nell'orecchio del più grande, con il suo profumo e il suo tono dolce ed infantile.

"Solo se tu continuerai ad avvolgermi con il tuo calore," mormorò Louis, sorridendo in quell'abbraccio.

Si guardarono, sorrisero e finalmente le loro labbra si sfiorarono.
   
 
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