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Autore: Bishoujo Tensai Madoushi    28/08/2016    4 recensioni
Dopo aver ucciso Shabranigdu/Luke, Lina veglia Gourry in preda al dolore e al senso di colpa... suo malgrado è diventata una Demon Slayer.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gourry Gabriev, Lina Inverse
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Avvolta nella coperta ruvida occhieggiavo ansiosamente Gourry giacere a letto immobile e smunto. Avrei dato non so cosa per vederlo aprire gli occhi e, sì, da vera egoista volevo che mi rassicurasse, bramavo il suo abbraccio saldo. Avevo bisogno della sua forza, del silenzioso conforto che solo il suo corpo solido sapeva darmi. Sapevo bene che dopo un Resurrection poteva passare diverso tempo, ore, qualche volta addirittura giorni, prima che l’ammalato, il ferito, si risvegliasse. Eppure speravo, imploravo quegli occhi limpidi di aprirsi per me. Perché ero a pezzi, avevo ucciso, ucciso un amico che chiedeva a gran voce di essere finito… e che aveva usato Gourry per costringermi a farlo.
 
 
Assassina.
 
 
Da qualsiasi lato la si volesse guardare, ecco cosa ero. Una assassina a sangue freddo. Ma che scelta avevo avuto? Dopo aver colpito Gourry senza finirlo (Luke… Luke che non voleva  infliggermi il suo stesso dolore…)il demone mi aveva detto che lo spadaccino si sarebbe salvato solo tornando presto nel nostro mondo… e perché ciò accadesse dovevo annientarlo. Annientare Luke per salvare Gourry. Sopprimere i miei sentimenti, la morale, i principi, qualsiasi cosa mi definisse ancora umana e spazzare via un amico disperato dalla faccia della terra. Pena la morte di Gourry. Così facendo, però, avevo perso anche me stessa.
 
 
Tremai, chiudendo gli occhi. Sentivo ancora sulla mia pelle il sangue, l’odore ferroso, la consistenza vischiosa. Il mio sangue, il suo. Cosa avevo fatto?
 
 
Avevo salvato la vita a Gourry, avevo tolto la vita a Luke.
 
 
Davanti a me non c’era Shabranigdu ma Luke, era Luke che i miei occhi vedevano, il ragazzo che dopo Gourry si era più avvicinato a me, capendo il mio modo di vivere, le mie solitudini, la brama di vita e magia. Luke, il mio amico, mio fratello. La morte di Millina aveva spento la fiammella di luce che brillava in lui per gettarlo nell’oscurità dove mi aveva trascinata, costringendomi ad una azione abominevole. In tutto questo rimaneva Gourry, con la sua schiena spezzata, incapace di alzarsi e proteggersi. Il colpo infertogli, diretto alle reni, un colpo potenzialmente mortale. Veloce, Lina! Per fare in fretta, per distruggere il demone senza mezzi termini, catalizzando la mia rabbia, dando fermezza alla mia mano esitante; facendo in modo che la furia sovrastasse la pena e mi spingesse all’azione. Ma, Luke, adesso chi me la rende la parte di anima che se ne è andata? Chi può togliermi dal cuore il peso di quello che mio hai obbligato a fare, stupido imbecille?
 
 
Mi strinsi nella coperta tentando di scaldarmi. Era da quando eravamo tornati che sentivo freddo, dita di ghiaccio scavavano nel mio cuore e mi congelavano l’anima. Solo gli occhi erano caldi, colmi di lacrime brucianti che non volevano scendere. Gourry riposava nella grazia del sonno di guarigione e io mi limitavo a vegliarlo, scomoda sulla dura sedia, dormendo a tratti, sbocconcellando il pane secco della sera prima, l’unica cosa che il mio stomaco pareva accettare. Come può la persona che ha ucciso il suo amico riuscire a godersi il cibo? Non può. Gourry avrebbe detto che sbagliavo, che avevo fatto l’unica cosa che potevo fare, che non era colpa mia se Luke aveva lasciato emergere il demone. Che non potevo, che non dovevo punirmi ancora. Che (forse) Luke era in pace. Ma Gourry non poteva parlare al momento e il mio cervello girava in circolo, presentandomi il conto delle mie azioni, facendomi rivivere, anche in sogno, il momento in cui mi trasformavo da amica ad assassina.
 
 
“Lina…”
 
 
Saltai dalla sedia, lasciando cadere la coperta. Gourry… Gourry era sveglio e mi fissava con occhi assonnati. (Stai bene, Gourry?) Mi avvicinai e feci l’unica cosa che non dovevo assolutamente fare, soprattutto davanti a lui. Scoppiai a piangere.
 
“Lina… piangi…?” Mi rispose in tono sognante, le parole impastate.
 
Il cordoglio, come un fiume in piena, aveva abbattuto la barriera che lo tratteneva e mi aveva travolto. Insopportabile il dolore che, lancinante più delle ferite fisiche, mi dilaniava il cuore. “I- Io… ho… ho ucci… ucciso Lu- Luke!” Non avevo mai balbettato in vita mia, mai. Una mano invisibile mi stringeva la gola, rendendo doloroso deglutire e difficile parlare, in mezzo a tutte quelle lacrime. Uno spettacolo indecente, il mio, fatto di lacrime e moccio. Non riuscivo ad impormi di smettere, non ero in grado di farlo, volevo solo accartocciarmi in un angolo e svanire.
 
Gourry si mise seduto, con una smorfia. Mugolai, non volevo che si sforzasse, che venisse in mio soccorso quando stava ancora così male. Anche quello era colpa mia, lo usavano sempre per ottenere qualcosa da me. Per quanto… per quanto sarebbe sopravvissuto al mio fianco? Una domanda che cercavo di sopprimere ma che forse avrebbe avuto bisogno di un pensiero in più, d’ora in poi. Gli misi una mano sul petto, premendo affinchè tornasse disteso ma lui oppose resistenza, mi afferrò il palmo, baciandone le dita.
 
Iniziai a piangere più forte. Poteva morire. Avevo ucciso Luke. Le persone intorno a me morivano. Per mano mia. Per colpa mia.
 
Il suo sguardo non era più annebbiato mentre mi tirava sul letto. “Lina.” Mi appoggiò un braccio sulle spalle, attirandomi più vicino a lui. “Tu hai ucciso un demone, non Luke. Luke se ne era già andato. Solo una cosa di lui era rimasta, un flebile eco e quell’eco… non era che un frammento di Luke. Ma il vero Luke… quello non c’era più.” Singhiozzai. “Per il resto non era che un demone e tu hai fatto solo quello che andava fatto.”
 
Gourry prese ad accarezzarmi la schiena, con delicatezza. “Lina, Luke è morto nel momento in cui ha aperto la porta al demone e lasciato che lui lo divorasse. Luke stava male. Lina? Guardami.”
 
Non volevo guardarlo, non volevo vedere il suo viso ancora troppo pallido, ricordare come aveva perso colore quando stavo lottando contro Shabranigdu. Quanto erano inerti le sue mani, mentre lo afferravo pregando che sopravvivesse, in qualsiasi condizione, non mi importava, lo avrei portato in spalla io per sempre, come tante volte aveva fatto lui con me. Deliravo, promettevo, scongiuravo, insultavo, piangevo. Ero quasi caduta due volte mentre lo trasportavo in volo, non riuscivo a tenere il Raywing, il mio cervello era in fermento, mi veniva in mente Luna che mi trascinava a letto dopo che avevo tentato il primo Giga Slave e Naga che rideva e rideva, e le cose si accavallavano intersecandosi senza senso come quando si sragiona, sconvolti dalla febbre.
 
“Lina, per favore.”
 
Luna lo diceva. Lo diceva sempre.
 
“Lina.”
 
Alzai lo sguardo, premendomi una mano sulla bocca. Gourry mi accarezzò una guancia ed io chiusi gli occhi. Voleva che lo guardassi, che stessi bene, che il mio cuore smettesse di sanguinare. Ma gli occhi mi facevano male. Mi faceva male ogni parte del corpo. Non era un bandito, non era un assassino, non era un demone. Era Luke. E per poco Gourry non lo aveva seguito. Morte. Troppa morte. Non ne potevo più.
 
In quel momento un discreto bussare e poi le voci di Milgatia e Mephi. Non volevo parlare con loro. Strinsi i denti voltando le spalle alla porta.
 
“Ehi, ma che fine avevate fatto? Siete spariti così... eh? E' ferito?”
 
La vocetta acuta di Mephi mi feriva le orecchie. Non mi girai. “Sta bene. Le sue ferite sono completamente guarite. Sta solo riposando, per precauzione.”
 
“Cosa... è successo?” fu la domanda di Milgazia.
 
Rimasi in silenzio per qualche istante, poi in modo piatto gli risposi. “Abbiamo... sconfitto L… Shabranigdu. E' tutto.” Volevo che se ne andassero. Il bisogno di tornare a piangere si era fatto insopprimibile.
 
Avvertivo gli occhi di Gourry su di me. Avevo detto Shabranigdu. E mentre pronunciavo quel nome, Luke era tornato di prepotenza nella mia mente. Quel modo strafottente di sorridere quando le cose gli giravano bene e la maniera in cui arricciava il naso imitando il porcello. La volta che, ubriaco, mi aveva chiamato Luna facendomi prendere un colpo.
 
“Sha...”
 
“E'... la verità?” insistette Milgazia.
 
“Che ragione avrei di mentire?” replicai, in tono stanco. Mi sentivo così vecchia, così fragile. Le mie ossa si stavano sbriciolando. Se mi avessero toccata sarei andata in pezzi.
 
“Se è la verità...” disse Mephi, in tono di ammirazione. “E' davvero grandioso. Immagino che ora dovremo chiamarvi Demon Slayers, eh?”
 
“Non abbiamo bisogno di un soprannome simile.” Sussultai stringendo i pugni. Demon Slayers. Era Luke, non un demone. Avevo ucciso il demone e il demone era Luke.
 
Dovevano andare via adesso, subito.
 
Calò il silenzio.
 
“... prenderemo una stanza in questa stessa locanda.” disse Milgazia, in tono imbarazzato. “Ci farai un racconto più dettagliato... quando ti sarai calmata. Andiamo, Mephi.”
 
“V... va bene.”
 
Con un basso tonfo, la porta si chiuse.
 
“Lina.”
 
Mi accorsi di non avere realmente abbracciato Gourry. Gli avvolsi le braccia intorno al torso senza stringere troppo e seppellii la testa sotto il suo mento.
 
“Ti faccio male?”
 
“No…”
 
Gourry. Gourry. Avrei dato qualsiasi cosa per lui, il mio corpo, la mia anima, tutto. Avevo ucciso per lui. Non avevo potuto scegliere, non con in gioco la vita di Gourry.
 
Ero a pezzi ma sarei guarita.
 
Saremmo stati bene.
 
Saremmo.
 
 
 
 
 
 

 
 
  
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