Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Emily Kingston    28/08/2016    0 recensioni
Sorrido ad occhi chiusi.
Le mi braccia speciali hanno sempre avuto un buon profumo.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In una giornata ventosa
 
 
Ci sono tanti rumori che mi rilassano.
Lo scrosciare della pioggia, che mi ricorda l’autunno.
Il rumore che fanno le onde quando si scontrano tra di loro una volta giunte a riva, che mi fa pensare a quella strana parte di me che si sente al contempo attratta e spaventata dall’indefinito.
Le pagine di un libro quando lo sfogli, perché i libri mi danno sicurezza, mi fanno sentire che c’è sempre un altrove dove scappare.
I tasti del PC che vengono battuti quando scrivo, che mi ricordano chi sono.
Oggi è una giornata ventosa, ma il lieve fresco che preannuncia l’arrivo dell’autunno se n’è di nuovo andato per far spazio al caldo.
È un bene da un lato, mi illude che l’estate sia ancora infinita. Anche se l’odore dell’autunno mi piace. È buono.
Sono triste.
Forse perché sta arrivando l’autunno.
Forse perché ce l’ho un po’ cucita addosso, un po’ da sempre, chissà perché. Chissà come si smette. Magari qualcuno può insegnarmi.
Vorrei tanto fare una vacanza. Vedere un bel posto, stare bene, magari conoscere quel tipo carino seduto in metropolitana.
A volte ammetto che l’amore mi manca.
Quando vedo i baci alla stazione o i gesti accorti e delicati tra le coppie nel mio gruppo di amici. Mi scappa sempre un sorriso e mi accorgo che ho dimenticato come ci si sente. Ma poi no, è troppo complicato, va bene così.
Chiudo gli occhi e provo a immaginare dove vorrei essere ora.
Non so perché la mia mente mi porta a un giorno d’autunno, con la pioggia e io nella mia stanza, insieme a un libro e qualcosa di caldo.
Riapro gli occhi e c’è F. davanti a me. Gli vedo la testa riccioluta e le spalle coperte dalla maglietta nera.
L’ho convinto ad aspettare a tagliarsi i capelli, perché così mi piacciono di più. Stranamente mi sta dando retta.
Tornando indietro a un paio di anni fa, non avrei mai potuto immaginare che saremmo arrivati dove siamo ora, io e lui. Percorrevamo altre strade che non credevo potessero incontrarsi, ma ora, senza F., la mia vita sarebbe un po’ più vuota.
Non glielo dico mai perché tra noi non è così. Non ci sono belle parole, ci sono solo sguardi e momenti in cui lo sento e basta. È lì.
Mi mancherà quando sarà lontano.
Mi fa paura pensarci, a tutte le nostre strade che si sgretolano, portandoci via, ma almeno avrò qualche bel ricordo con cui consolarmi.
C’è stato.
È esistito.
Mi ha fatto stare bene.
È finito.
Succede.
Vorrei che arrivasse un giorno felice, come quelli di quando ero bambina e m’importava solo di giocare tutto il giorno e di non rovinare tutto cadendo per terra e sbucciandomi le ginocchia. Odiavo farmi male, perché capitava sempre e mi sentivo sempre stupida per essere inciampata su quel sasso o per aver corso troppo forte.
Vorrei non avere più paura di tutto e di tutti e sempre, in ogni istante.
Vorrei un abbraccio.
Ma non uno qualsiasi, due braccia speciali, che ho imparato a conoscere così bene e che, al contempo, ora non conosco più. Erano le mie braccia preferite. Sono le mie braccia preferite. Potete stringermi? Anche solo un secondo. Anche se fosse l’ultima volta.
Mi mancano le mie braccia speciali.
Spero che tornino.
Spero che torni.
Io e le mie braccia speciali ne abbiamo passate tante insieme e non pensare a loro è impossibile. Qualsiasi cosa io faccia, in qualsiasi posto io mi trovi, in qualunque momento della giornata, c’è qualcosa che mi fa pensare a loro.
Il letto che abbiamo condiviso tante volte, con quelle braccia che si facevano stranamente delicate quando calava la sera, rivelando di avere bisogno anche loro di essere coccolate.
Le foto che ripercorrono il passare degli anni, con i loro cambiamenti e quel che siamo diventate.
Gli oggetti. Regali, biglietti, vestiti. Ninnoli di una vita passata a ricordarci cos’era quella cosa che volevi tanto e a cercare di renderci felici.
Diciassette anni al suo fianco.
 
Ultimamente ho scritto tante cose tristi, ho parlato di tante persone in modo triste e forse ho reso triste chiunque mi leggesse.
Quindi voglio concludere questa giornata ventosa con una cosa felice.
Guardo per un attimo alcune delle sedie scure che sono disposte davanti a me, poi i miei occhi salgono sulla schiena di F., ancora intento a imparare a memoria chissà cosa, e infine si spostano su M., seduto a terra vicino a me.
Chiudo gli occhi un’altra volta, sperando che non se ne accorgano e pensino che, invece di studiare, io mi sia messa a dormire.
È un giorno d’estate, fa caldissimo e c’è un bellissimo sole luminoso. Sono appena tornata da una vacanza di due settimane, ho visto tanti bei posti e conosciuto tante belle persone e tutt’ora, a distanza di sei anni, ne conservo un bellissimo ricordo.
È il mio primo giorno di mare dopo tanti giorni di pioggia e nuvole, perciò non ho perso tempo e mi sono subito fiondata a fare il bagno.
Sto uscendo dall’acqua insieme a due amiche che ho incontrato per caso in spiaggia. Mi strizzo i capelli e guardo dritto davanti a me, verso lo stabilimento balneare.
E la vedo.
L. è in cima alla passerella bianca, i capelli sciolti e una maglietta rossa.
Non c’è bisogno di farsi un cenno né dirsi una parola.
Scatto in avanti. Corro, corro, corro, finché non ci incontriamo a metà strada. L’impatto del suo corpo contro il mio mi fa quasi male, ma non m’importa. Non m’importa se la sto bagnando tutta. Non m’importa se rischiamo di cadere per terra.
Ci abbracciamo fortissimo per un tempo che mi sembra non finire mai.
 
Sorrido ad occhi chiusi.
Le mi braccia speciali hanno sempre avuto un buon profumo.

 
 
 
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Emily Kingston