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Autore: Valpur    28/08/2016    4 recensioni
Quando, per accontentare una madre apprensiva, Fedra aveva accettato di partecipare a quel dannato Conclave non aveva messo in conto molte cose.
Per esempio di riuscire a evitare il maledetto cugino Frederick.
O di scoprire che le toccava salvare il mondo.
Da imbarazzo dei Trevelyan a Inquisitore il passo è più breve di quanto la goffa, testarda Fedra potesse ipotizzare. E lo percorrerà - non senza qualche bestemmia - con dei compagni inaspettati che le cambieranno la vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Inquisitore, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Avvicinarsi alla porta dimostrò che le gambe di Fedra non erano poi così deboli come aveva temuto e il suo coraggio meno di quanto avesse sperato. Per quanto l'avesse pestata, minacciata e terrorizzata Cassandra rimaneva l'unico scudo contro quello che l'aspettava lì fuori, qualunque cosa fosse, e Fedra non riuscì neanche a vergognarsi quando allungò il passo per stare più vicina alla sagoma imponente della Cercatrice.
Cassandra spinse i battenti con entrambe le mani e li spalancò; la prima zaffata di aria gelida e tagliente afferrò Fedra alla gola e le strappò un rantolo muto di sollievo. Poi arrivò il resto.
Il peggio.
Un fetore misto di fumo e morte, l'odore di sangue che si mischiava con quello della neve e dei rifiuti di chissà quanti corpi. Fedra incassò la testa tra le spalle e tossì, gli occhi strizzati forte contro l'improvviso bagliore della luce del giorno. Le pupille dilatate registrarono le sagome di tetti imbiancati e cime di alberi, il profilo vagamente familiare di Haven – ci aveva trascorso una notte. La notte precedente? Poteva essere passato così poco tempo? Un brivido che non aveva niente a che vedere con il freddo le corse su per la schiena. Battendo le palpebre Fedra riuscì ad abituarsi al mondo esterno, ma qualcosa continuava a non tornarle.
A occhi bassi vide i propri piedi e la neve calpestata lì attorno circonfusi del verde che le scaturiva dalla mano, come se fosse lei a illuminarli, ma spostando lo sguardo quella sfumatura non se ne andò.
Come nel sogno.
Alzò la testa. Doveva esserci il sole, lì sopra da qualche parte oltre il velo delle nuvole. Era una certezza, una delle poche che le rimanesse.
Il vento invernale se la portò via. Fedra aprì e richiuse la bocca senza riuscire a respirare.
Nessun sole nel cielo. Nuvole, certo, ma diverse da quelle che aveva visto per tutta la vita.
Una voragine, lassù, l'occhio di un gorgo verde splendente che irradiava l'intera vallata. Malato.
Orribile.
Le nubi – nere e violette e grige di tempesta – vorticavano attorno all'anomalia e vomitavano saette del colore sbagliato fino alla terra. Fedra si schermò gli occhi con le mani, incapace di formulare un solo pensiero coerente, figuriamoci di esprimerlo; una scheggia di paura diversa dalla confusione provata fino a quel momento le si infilzò nell'anima.
Il gorgo. Il marchio sulla mano.
Erano uguali.
La voce di Cassandra la strappò dal ciglio del panico che le si stava spalancando sotto ai piedi.
Lo chiamiamo il varco. Dovrebbe – potrebbe – essere uno squarcio tra il mondo dei demoni e il mondo reale. Il nostro mondo, intendo”.
Fedra si voltò a guardarla con gli occhi sgranati. La Cercatrice non stava fissando quella cosa su in cielo. Guardava lei quasi si aspettasse qualcosa, forse una traccia di colpevolezza sul viso, forse una risposta.
Inutile, comunque. Fedra non aveva nulla di tutto ciò.
Uno squarcio. Un passaggio? Dimmi di no. Vorrei tanto che mi dicessi di no, per piacere. Lo apprezzerei molto”.
Le labbra di Cassandra si strinsero.
Un passaggio, esatto, e neanche l'unico. Si è aperto...”
Fedra lasciò perdere tutto: il cielo verde, la gente di Haven che iniziava a radunarsi lì davanti, le mani che pulsavano per i legacci troppo stretti e le scosse di dolore sordo che provenivano dal marchio. Si piazzò davanti a Cassandra in punta di piedi e la prese per il collo della corazza, per quanto le fosse possibile con tutti quei nodi.
No. No no no. Se è un passaggio significa che qualcosa ci passa. E dal mondo dei demoni – lo hai detto tu, vorrei non lo avessi fatto ma lo hai detto tu – dubito che arrivino gattini e coniglietti. Ho capito male, vero?”
Gli occhi grigi di Cassandra erano spietati. Non crudeli, semplicemente privi di qualsiasi pietosa menzogna. Non provò neanche a scrollarsi Fedra di dosso: rimase a guardarla come se fosse una ragazzina in preda a una crisi isterica, cosa che in effetti non era molto lontana dalla realtà. La fissò per istanti infiniti fino a che l'indignazione si trasformò in paralisi, la gelida attesa della preda che aspetta il colpo di grazia. Fedra lasciò ricadere le braccia e vacillò sulle ginocchia di colpo deboli. Di nuovo Cassandra la prese per il gomito e la costrinse a rimettersi in marcia.
Pulsa e diventa più grande di ora in ora, ma non è l'unico. Ce ne sono altri qui in zona e mi dicono non siano gli unici, con ogni probabilità. Sono comparsi dopo l'esplosione al Tempio”.
Si sentiva la faccia flaccida e la bocca intorpidita, ma il proprio silenzio non aiutava. La voce uscì piatta, lontana.
Non pensavo che un'esplosione potesse fare qualcosa del genere...”
Questa lo ha fatto”, tagliò corto Cassandra accelerando oltre un uomo che rabbrividiva contro il palo di una tenda. Fedra si sentì trafiggere da uno sguardo carico di odio e terrore.
Provò a voltarsi verso lo sconosciuto ma Cassandra la trascinò avanti.
Dobbiamo fare qualcosa”, disse a denti stretti. “Se quel varco non viene chiuso diventerà sempre più grande e ingoierà il mondo”.
Ero già abbastanza preoccupata all'idea dei demoni, grazie tante. Quindi cosa...”
La scossa di dolore partì dal palmo e le arrivò fino alla testa. Fedra gridò e cadde in ginocchio, accecata dalla sofferenza e dall'improvvisa luminosità del marchio.
Cassandra la tenne per le spalle e continuò a parlarle, anche se comprendere una singola parola era impensabile con quelle lame invisibili che le straziavano la carne, fino a che l'attacco non fu passato.
... guardami. Fedra, guardami! Ogni volta che il varco si allarga anche il marchio sulla tua mano diventa più grande. Ti ucciderà se non facciamo qualcosa!”
F-Fantastico, avevo proprio bisogno di una buona notizia”, biascicò Fedra. Tornata in sé si accorse che Cassandra era impallidita. Vomitare sarcasmo era più facile che accettare la prospettiva di una morte orribile e imminente.
Non si tratta solo di te, anche se capisco che tu ci tenga a rimanere in vita...”
Molto carino da parte tua”.
Mph. Il punto è che pensiamo che questo marchio, e quindi tu stessa, possa essere la chiave per chiudere il varco”.
Continui a usare il plurale. Tu e Leliana?”
Nessuna risposta, ma sul viso della Cercatrice passò un'ombra.
Non mi vuole mentire ma non può dirmi la verità?
Non chiedermi perché, non chiedermi come: non ne ho idea. L'esperta di Oblio e demoni non sono io, anche se ne ho macellato qualcuno. Saprai tutto a tempo debito”, e la aiutò a rialzarsi. “Ora però dobbiamo andare”.
"Aspetta..”
No, non aspetto. Muoviti!”
Fedra non poté che seguirla, trotterellandole dietro tra occhiate sconvolte al cielo e preoccupate alla popolazione circostante.
Ascolta, Cassandra – posso chiamarti Cassandra, sì? – io voglio aiutare. Davvero! C'è in ballo la mia vita. Però devo... senti, ma perché tutti mi guardano così?”
Tutti. Proprio tutti, Cassandra a parte. Donne e uomini sul bordo della strada, bambini ai piedi degli edifici, vecchi affacciati alle finestre: negli occhi dell'intera popolazione di Haven c'era la stessa espressione che Fedra aveva già visto.
Disgusto. Terrore. Odio puro.
Non che non fosse abituata alle occhiatacce, ma quello era troppo persino per i suoi standard.
Ti credono colpevole”.
Io? Ma cosa...”
Hanno deciso che devi esserlo, ne hanno bisogno. La Divina Justinia è morta, il Conclave, l'ultima possibilità per la pace, fallito. Tutte le nostre speranze sono sparite nella pira del Tempio delle Sacre Ceneri e tu sei l'unica ad esserne uscita viva”.
In effetti anche tu mi sei sembrata incline a ritenermi responsabile”. Le sfuggì una nota acida che Cassandra non fallì di notare, ma l'accusò senz'altro che una smorfia.
Hai ragione, ma abbiamo questioni più importanti e le mie scuse possono aspettare. Se come temo sei davvero la nostra unica speranza dobbiamo approfittarne: potresti dimostrare di essere innocente”.
E come?”
Fermiamo quel varco, questo è ciò che conta. Per il resto...”
Cassandra si lasciò scappare un lungo sospiro. Si erano lasciate Haven e la sua gente alle spalle e ora, su una passerella di pietra, erano sole. A parte i soldati che presidiavano ogni bastione e che sembravano più interessati a portare a casa la pelle che a giudicarla.
Se tutto dovesse andare male sappi che farò di tutto per farti avere un processo regolare. Non ammetto che qualcuno venga giustiziato senza seguire il protocollo”.
Meraviglioso! Non vedevo l'ora di dover affrontare anche questa prospettiva! Potresti provare a essere un pochino più incoraggiante?”
Potrei, ma non sono capace di mentire”. Dopo una rapida occhiata tutt'attorno sfilò il coltello dalla cintura e prese le mani di Fedra. La lama recise le corde, che caddero in spire disordinate sulle pietre. “Vieni, non è lontano”.
Fedra batté le palpebre e si guardò le mani libere.
Perché lo hai fatto?”
Perché non mi piaceva l'idea di portarti in parata come un trofeo. Andiamo, non è lontano da qui”.
Ancora ignara sulla destinazione ma sollevata Fedra la seguì massaggiandosi i polsi. Il marchio pulsava debolmente a ogni passo, sgradevole ma sopportabile.
Cassandra sbraitò ai soldati di aprire il portone e nessuno trovò da obiettare. Cassandra, con quelle gambe lunghe, camminava così in fretta da costringere Fedra a correre per starle dietro.
Dove stiamo andando?”
A provare il tuo marchio su qualcosa di più piccolo del varco nel cielo. Te l'ho detto, no, che ci sono altri squarci qui in giro: ecco, vediamo se...”
Un altra pulsazione, più forte questa volta, tanto da mandare di nuovo Fedra per terra con un urlo di dolore.
Dobbiamo sbrigarci, sembra che la situazione stia precipitando. E non parlo solo del varco... coraggio, Fedra, resisti. Ti prego”.
Era davvero la stessa bruta che l'aveva pestata nella segreta meno di un'ora prima? Fedra piagnucolò mentre il dolore scemava e Cassandra la rimetteva in piedi senza troppi complimenti. Avrebbe dovuto odiarla, ma era l'unica persona che stesse cercando di portarla via di lì.
“Se solo ricordassi qualcosa di ciò che hai visto forse potrei aiutarti”, le disse tenendola per le spalle, ma Fedra riuscì solo a scuotere la testa.
Ti hanno trovata svenuta fuori dal varco, in mezzo a una carneficina. I soldati dicono... dicono che c'era una donna con te, oltre lo squarcio, ma nessuno l'ha riconosciuta, era solo una sagoma luminosa. Sai chi fosse?”
N-No, te l'ho già detto, non ricordo nulla...”
Il dolore si spense in lente pulsazioni e in un attimo si trovarono a correre.
File e file di pini neri contro il fianco candido della montagna sfrecciavano attorno a loro, lo spesso manto di neve che attutiva i suoni... a parte il costante, cupo ronzio del varco. Svoltarono su un secondo ponte presidiato da altri soldati e non si fermarono.
Se solo riuscissi a dirmi da dove sei arrivata... eri vestita in modo elegante, quindi so che è vero che eri al Conclave, visto anche che la tua famiglia è...”
Le pietre iniziarono a vibrare. Cassandra si fermò di scatto e tese un braccio, contro cui Fedra andò a schiantarsi.
Oh no”.
La vibrazione divenne una catena di sussulti e prima che potessero fare molto altro che fissarsi mute per un secondo il ponte iniziò a cedere.
No no no no no!” pigolò Fedra. Allargò le braccia per cercare di rimanere in equilibrio ma non servì a nulla; l'ordinata distesa di pietre squadrate davanti a loro si ingobbì e collassò, crollando in una nuvola di detriti e polvere.
Cassandra le prese il polso e lo strinse così forte da farle male.
Giù!”
Fedra obbedì, visto che non aveva suggerimenti migliori. Si accucciò e imitò Cassandra, finendo seduta su quel che restava del ponte. Quando anche quell'ultimo moncone franò verso il canale sottostante si trovò a scivolare sulle macerie, aggrappata a sua volta alla mano della Cercatrice e con l'altro braccio a coprirle la testa. Sassi e schegge volavano tutt'attorno a loro e qualcosa di duro le colpì il gomito, peggiorando la situazione, mentre un frammento di pietra le scalfì la sommità della testa. Cadevano e, Fedra ne era certa, sarebbero morte schiacciate.
Non un demone, non un boia. Un sasso. Ah, l'ironia.
Si accorse di stare gridando quando anche l'ultimo dei detriti si fu posato al suolo.
Stai bene? Fedra! Rispondimi subito!”
C'era poco da discutere quando la Cercatrice usava quel tono. L'urlo le si spense in gola e Fedra abbassò il braccio. Aveva le mani graffiate e sanguinanti e un rivolo denso le colava sulla fronte, ma non sembrava grave.
E soprattutto era viva.
No, ma non sto peggio di prima”, mormorò con voce acuta. Anche Cassandra non sembrava al massimo della forma, con il sopracciglio spaccato e un livido che le si stava già formando sullo zigomo. Il tutto sembrava non toccarla.
Bene. Andiamo, non c'è più tempo”.
Fedra barcollò in piedi sul ghiaccio. Doveva essere lo shock a tenerla ancorata alla realtà e ad allontanare panico e dolore, si disse. Altrimenti non avrebbe potuto notare tutti quei dettagli: le pile di pietre squadrate che le circondavano, le casse di rifornimenti sfondate dalla frana, il bagliore del metallo di una corta lama tozza che sbucava dalle assi di legno.
Così tanti dettagli, così poco tempo: le nuvole eruttarono. La vide con la coda dell'occhio e la sua coscienza si rifiutò di accettarla. Una palla di fuoco verde che cadeva dal cielo.
Cassandra mostrò maggior freddezza e buon senso. Quando la sfera si schiantò sul ghiaccio, frantumandolo, si era già rialzata e armata. Spada in pugno, scudo alto davanti a sé, si parò davanti a Fedra con le gambe larghe e le ginocchia flesse.
Stai dietro di me!” le gridò.
Volentieri, ma perché...”
Perché?
Per chi. No, anzi: per cosa.
Dal ghiaccio infranto si erse qualcosa di alto e ingobbito, una sagoma deforme tutta braccia lunghe e artigli ricurvi. Un volto che non era un volto, senza occhi ma con anche troppi denti, si puntò su di loro e ruggì stridulo una minaccia.
Demoni, aveva detto Cassandra. Eccoli qui, i suoi demoni. Fedra sentì gli occhi, già sgranati, minacciare di uscirle dalle orbite. Erano meglio gli incubi, era meglio l'ignoranza di quell'assurdità in cui era piovuta, così reale e incombente.
Con un grido Cassandra scattò in avanti e allungò il braccio. La lama scalfì il gomito della creatura ma sembrò riuscire solo a farla arrabbiare ancora di più.
Ottimo. Quello che ci voleva: un demone incazzato nero.
Fedra distolse lo sguardo folle di terrore dalla lotta e si guardò intorno alla spasmodica ricerca di una possibilità.
Fuga? No. Dove? Mi prenderebbero. Mi credono già colpevole. Sicurezza, ecco! Nascondersi. Ma sono ovunque. E non posso lasciare che Cassandra...
Gli occhi che saettavano in ogni direzione si posarono su quella scintilla di metallo che aveva già visto un istante prima. Un nuovo grido squarciò l'aria, e questa volta non aveva niente di bellicoso; Fedra si voltò in tempo per vedere la lunga mano del demone colpire Cassandra in pieno petto e spedirla indietro di svariati metri, a sbattere contro una roccia.
La creatura veleggiò sul ghiaccio, incombente. Cassandra scrollò la testa per riprendersi dall'urto e Fedra diventò all'improvviso molto più stupida del necessario.
Ogni parte del suo corpo agì senza il consenso del cervello. La gamba che scattava e il piede che con un calcio mandava all'aria i resti della cassa, le mani che si serravano sulle impugnature dei due lunghi coltelli un po' ammaccati nascosti lì sotto, la memoria che passava in rassegna un archivio di ricordi e pescava quelle lunghe ore di addestramento in segreto, con un libro del Tevinter aperto alla luce di una candela.
Non lo aveva mai fatto, Fedra. Non aveva mai dovuto difendere la propria vita – non da un demone, al limite da qualche malintenzionato o ubriacone. Sapeva di poter rendere la vita difficile a chi volesse farle del male, ma un pregio della razza umana era che il sangue causava sempre reazioni simili nei vigliacchi e li faceva desistere. Bastava un graffio, un pugno ben piazzato; a volte addirittura solo la vista del metallo.
Ma quello era un demone e la danza delle lame non sarebbe servita a molto. Poco impressionabile il ragazzo, a prima vista. Fedra non si ricordò di aver deciso di correre fino alla creatura né di aver scivolato sul ghiaccio; non si rese conto di aver alzato le braccia o di aver urlato a sua volta, ma si accorse molto bene quando le due lame salirono a incrociarsi di fronte a lei. Si vide per un attimo – uno di quei momenti deliranti in cui il tempo diventa elastico e gioca con la percezione – riflessa nel coltello che affondava oltre la pelle coriacea del demone: cadaverica, con gli occhi iniettati di sangue e i denti digrignati tra labbra spaccate. L'urto le riverberò fino alle spalle, un controcanto sgradito al pulsare del marchio, mentre le armi scivolarono nella carne soprannaturale che le riversò addosso un torrente di quella che sembrava pece. Il mostro si inarcò all'indietro, le lunghe braccia al cielo in un rantolo rauco, e con un sussulto si afflosciò a terra, come se Fedra gli avesse sfilato la spina dorsale.
Di quel mostro ripugnante non restò altro che una pozza nera e fetida da cui Fedra indietreggiò ricordandosi, finalmente, di respirare.
Per le palle del Creatore... ma come ho fatto?” pigolò con una vibrazione nella voce. Una risata folle le solleticò il fondo della gola e alzò lo sguardo verso Cassandra, pronta a condividere l'ilarità.
Si trovò di fronte la punta di una spada.
Deponi le armi”.
La voce della Cercatrice era gelida, i suoi occhi di nuovo minacciosi.
“C-Cosa?”
“Ho detto deponi le armi. Subito!”
Fedra non se lo fece ripetere un'altra volta. Mentre la testa si indignava e cercava spiegazioni – ma come, l'aveva appena salvata! - le mani si aprirono e lasciarono cadere a terra i due pugnali.
Va bene, va bene! Almeno tu non cercare più di ammazzarmi, ne ho avuto abbastanza!”
E poi qualcosa si ruppe sul viso spigoloso di Cassandra. Schioccò le labbra, alzò gli occhi al cielo e rinfoderò la spada.
Ma cosa mi prende? Siamo in pericolo e io non posso certo farti da balia... in più a questo punto dubito che cercheresti di farmi fuori, visto che mi hai salvato la vita. Ti ringrazio, Fedra. Riprendi i pugnali e rimettiamoci in marcia, mh?”
Fedra sollevò le sopracciglia e si strinse nelle spalle.
Sicura? Stai cambiando idea un po' troppo spesso per i miei gusti...”
Ogni tanto quello che dovrei fare fa a pugni con quello che è giusto che io faccia. Siccome ascolto la mia coscienza prima ancora che il mio addestramento d'ora in poi ti considererò un'alleata e non una prigioniera... fino a prova contraria”.
Quasi sorrise, o forse fu solo uno spasmo della cicatrice sulla guancia, ma Fedra aveva perso ogni voglia di discutere. Raccolse i pugnali, il cui peso aveva un che di rassicurante, e riprese la sua corsa zoppicante su per le montagne.
Non ci fu tempo per altre domande, tra il freddo che le bruciava i polmoni e la costante tensione a ogni suono, a ogni cumulo di neve che cadeva dai rami. Il marchio tacque abbastanza a lungo da portarle a portata d'orecchio di quella che sembrava una battaglia.
Fedra si schermò gli occhi con la mano e rallentò. Eccolo lì, lo squarcio: non poteva che essere quella la natura del globo di luce verde che fluttuava a un paio di metri dal suolo, circondato da lampi dello stesso colore e da grida e clangore di armi.
Non dirmelo: siamo arrivate”, ansimò.
Cassandra annuì una volta e strinse la presa sullo scudo. Insieme salirono lungo i resti di una scalinata e costeggiarono le rovine di un edificio, sempre più vicine al luogo dello scontro. Fedra sentì le armi diventare viscide per il proprio sudore nel palmo e non osò rallentare, anche se ogni parte del suo corpo le gridava che era una pessima idea.
Non sono una guerriera. Non ho speranze di sopravvivenza. Cosa mi sta saltando in mente?
Ma non si fermò neanche per un istante, neanche se le ginocchia cedevano e una caviglia strillava per il male e il sangue le si era incrostato tra i capelli. Non si fermò e tallonò Cassandra fino alla battaglia, un grumo confuso di soldati urlanti dardi di balestra e demoni e...
Occhi.
Grandi occhi obliqui.
Li conosceva, li aveva già visti. Occhi antichi in un viso pallido e liscio, il bagliore dello squarcio che si rifletteva sul lucido cranio rasato.
L'elfo abbassò il bastone e le corse incontro. Fedra non riuscì a formulare neanche un brandello di pensiero: la lunga mano elegante le prese il polso con più forza di quanto avesse pensato – una mano troppo calda – e sollevò il marchio verso il cielo.
Tutto si era aspettata tranne di provare sollievo. La luce dello squarcio fluì fino al palmo, o forse fu il contrario, o ancora fu un flusso costante di energia che sembrò risanare le ossa frantumate dell'avambraccio, rimettere in sesto quella mano che aveva pulsato fin dal risveglio. Fedra tenne gli occhi chiusi e le mandibole contratte, pronta al peggio. Che non arrivò.
Il ronzio dello squarcio si fece più acuto e cessò all'improvviso, lasciandola stordita ma viva e vegeta.
L'elfo le lasciò la mano e, con una specie di sorriso e un mezzo inchino, fece un passo indietro. Fedra, vacillante, lo fissò con tanto d'occhi, ma era più interessata alla mano. Il marchio era ancora lì, una perla verde che splendeva senza più abbagliarla, e lo squarcio era sparito.
Per il momento, almeno.
Come hai fatto?” chiese sotto voce.
Io? Io non ho fatto niente. O quasi. Il merito è tuo”.
M-Mio?”
I soldati lì attorno la stavano guardando, chi con palese ammirazione, chi con sospetto. Tutti, però, erano troppo impegnati a recuperare feriti e caduti per prestarle troppa attenzione.
Tutti tranne quello strano elfo e un altra sagoma improbabile. Un nano biondo e vestito di colori sgargianti, con una grossa balestra a quattro braccia tra le mani e un sorriso obliquo sul viso squadrato. Cassandra gli regalò un'occhiataccia che avrebbe infranto il granito ma non commentò.
Tuo e del marchio. Ho la ragionevole certezza che la magia che ha aperto il varco nel cielo sia la stessa che ha impresso quel sigillo sulla tua carne; per questo hai la capacità di interagire con gli squarci”.
Ma io non voglio!” esclamò Fedra. Scrollò la mano nel patetico tentativo di rimuovere il marchio, cosa che causò qualche sguardo di compatimento.
Quindi è vero, potrebbe chiudere il varco”, chiese Cassandra senza nascondere una nota speranzosa.
L'elfo annuì e socchiuse le palpebre.
Possibile”.
Grandioso! Ho avuto la mia dose di demoni per oggi, domani e tutta settimana prossima, grazie tante”, intervenne il nano allargando le braccia massicce. Si fece avanti con passo sicuro e si piegò in una riverenza molto elaborata e del tutto incongrua. “Varric Tethras, furfante e gentiluomo, all'occorrenza mercante e scrittore. In sostanza, come te, un poveraccio che si è trovato nel posto sbagliato al momento sbagliato”.
Cassandra lo fulminò con lo sguardo.
Eri stato convocato per chiarire i fatti di...”
Già, già, e ho scampato per un soffio il botto, proprio come Carota, qui”.
Si chiama Fedra”, ringhiò Cassandra.
Fedra, eh? Solas, molto piacere. Ho – ehm – impedito che quel marchio ti uccidesse subito dopo gli incresciosi avvenimenti del Conclave”.
Ah, quindi siamo arrivati al momento delle presentazioni. Molto carino da parte vostra. E che fortunata coincidenza che foste tutti qui quando ce n'era bisogno, mh?”
Fedra sentì la propria voce tremare e l'adrenalina minacciare di lasciarle il corpo. Quando fosse accaduto sapeva che sarebbe crollata, e non era proprio il momento adatto. Cassandra sembrò accorgersene e prese un profondo respiro.
Solas sostiene di essere un esperto dell'Oblio – il mondo dei demoni, insomma”.
Una definizione piuttosto ingenerosa, Cercatrice. L'Oblio è molto di più, il regno dei sogni e del...”
Sì. Certo. Lodevole fervore accademico, Solas. Dicevo: ci è stato di enorme aiuto e gode della mia personale protezione. Varric... è un male necessario. Fine delle presentazioni, ora andiamo”.
Andiamo? Ancora? Pensavo che l'andiamo finisse qui!”
Solas, per nulla infastidito dall'interruzione, si gettò il bastone a tracolla.
Questa era una prova che ha confermato le mie supposizioni, cosa che mi aspettavo accadesse. Ora andiamo a usare quel tuo marchio su qualcosa di più grosso”.
Ancora più grosso?” Le veniva da piangere.
Nessuno le rispose. I tre si misero in marcia, male assortiti come erano, e Fedra non poté che seguirli con gli occhi pieni di lacrime.
Varric la fece passare e chiuse la fila, la balestra carica in mano. Si accorse dello sguardo fugace che Fedra le lanciò e diede una pacca all'impugnatura.
Bianca. Bella ragazza, eh? Un progetto unico, un'arma imbattibile. Allora, Carota, vuoi dirci cos'è successo al Conclave? Ci eviteresti un sacco di situazioni imbarazzanti”.
Quante volte devo ripeterlo? Non lo so! Non me lo ricordo!”
Un po' debole come scusa, ti consiglio di pensarne una migliore se vuoi evitare un'escursione a senso unico alla forca”.
Forse non tutti sono dei cialtroni contaballe come te, nano”, ringhiò Cassandra.
Varric prese l'insulto con filosofia e ridacchiò, sfregandosi con le nocche il naso rotto e sfregiato.
Mi adora, che ci vuoi fare. Oh, meglio non prendere la strada alta, non mi va di combattere ancora se possiamo evitarlo”.
A questo Cassandra non trovò nulla da ridire: in effetti sul crinale del colle che stavano costeggiando brillavano le sagome eteree di creature spettrali; Fedra non ne conosceva la natura ma si sentiva incline ad appoggiare qualunque mozione evitasse scontri e preservasse vita e salute.
Camminarono in silenzio fino ad aver superato gli spettri, quindi Solas si voltò verso Fedra fissandola senza espressione per un rapido istante.
Io... io ti conosco”, le scappò tra le labbra intirizzite. “Ti ho visto”.
In sogno? Sì, ero io. Come ti dicevo stavo cercando di impedire che morissi, cosa che ho ottenuto con un discreto successo”. 
Non ti ho ringraziato, vero? Scusa. Grazie”.
Questo lo fece sorridere. Era un po' più inquietante quando lo faceva, anche se non si poteva dire che non fosse gentile.
Non ce n'è assolutamente bisogno. Anzi, scusami tu, è piuttosto maleducato infiltrarsi nei sogni altrui senza invito, ma avevo bisogno di garantirmi la tua attenzione”.
Oh. Capisco... credo”.
Solas evitò di commentare, anche se il millimetrico scatto delle sopracciglia suggeriva che no, non riteneva probabile che Fedra stesse capendo.
Non che le importasse molto, al momento. L'unica cosa che contava era continuare a camminare, a respirare e a restare in vita.
Superarono la devastazione di altre battaglie, una quantità incalcolabile di rovine e macerie fumanti che parlavano chiaramente di attacco di altri demoni. Fedra evitò di chiedere anche a se stessa quanti diamine fossero quei cosi, visto che la risposta non le sarebbe di certo piaciuta, e avanzò a testa bassa cercando di evitare di prestare troppa attenzione ai cadaveri che incontravano. Uomini e donne, civili e soldati, tutti morti con la medesima espressione di orrore sul volto.
Non può essere colpa mia, non ci credo! Non sono mai stata capace di tirar fuori un mazzo di fiori da un cappello, figuriamoci questo...
Era l'unica, l'ultima delle sue sicurezze e vi si aggrappò con tutta la forza che aveva.
Siamo quasi arrivati”, la rassicurò Cassandra.
Sembro così distrutta?”
Ne hai ogni ragione, non preoccuparti: nessuno ti biasima”.
Coraggio, Carota, il bello deve ancora arrivare!” la spronò Varric.
Di fronte a loro un arco li accoglieva con il suo portone spalancato e guardato da una mezza dozzina di soldati, giusto dietro una barricata di spuntoni di legno.
Il trio fu lasciato passare senza domande e Fedra si strinse nelle spalle, un ultimo, patetico tentativo di difendersi dagli sguardi astiosi degli sconosciuti.
Lungo le due balaustre giacevano dozzine di corpi, tutti avvolti in sudari ordinatamente ripiegati attorno alle membra. C'era odore di sangue e lacrime, un canto triste e incerto nell'aria. Riti funebri per i caduti. Fedra si morse il labbro e provò a deglutire senza successo; spostando lo sguardo dai cadaveri incrociò un viso noto e provò un assurdo moto di sollievo nel riconoscere il profilo delicato e imperscrutabile di Leliana. Era appoggiata a un tavolo, intenta ad ascoltare un uomo nelle vesti bianche e rosse della Chiesa.
... senza contare che... ah, eccola qui! Proprio voi, Cercatrice Pentaghast, proprio voi! Sapete quello che questa... donna ha fatto eppure non avete ancora preso provvedimenti”.
Fedra spostò lo sguardo dall'ometto che inveiva – era chiaro – contro di lei a Cassandra, sorprendendola a roteare gli occhi e mormorare un'imprecazione muta.
Ce l'avete fatta”, disse Leliana raggiungendoli. Sul volto pallido Fedra vide i segni della stanchezza e della paura, pieghe sottili agli angoli degli occhi e una sfumatura violacea sotto agli occhi che non aveva notato nella segreta. “Il cancelliere Roderick, qui...”
In quanto più alto rappresentante della Chiesa qui presente...”
Per forza, pretino, il resto delle alte sfere è saltato per aria al Conclave, a te è solo andata bene di essere al cesso in quel momento!” lo interruppe Varric. Neanche Cassandra trovò da ridire.
Roderick divenne più viola di prima.
In quanto più alto rappresentante della Chiesa vi ordino di prendere questa criminale”, e indicò Fedra, “e condurla a Val Royeux per essere giustiziata!”
Oh no, non ha cercato di ordinare qualcosa a Cassandra”, mormorò Varric a Fedra, passandosi una mano sul viso.
Cassandra sembrò diventare ancora più alta, ancora più minacciosa e decisamente pronta a fracassare qualche osso. Mosse un rigido passo avanti e torreggiò sul cancelliere, le narici dilatate.
Cosa, scusate? Voi ordinate? A me? Voi, patetico piccolo burocrate, voi...”
Roderick mostrò più coraggio di quanto Fedra si sarebbe aspettata, anche se, sotto lo stordimento per essere appena stata condannata a morte senza un processo, si agitava il desiderio di strangolare quel mentecatto, più forte di quella vaga ammirazione.
E voi siete poco più che una teppista, ma avete giurato di obbedire alla Chiesa e quindi, in questo momento, a me!”
Cancelliere, Cassandra e io serviamo la Divina in qualità di Mano Destra e Mano Sinistra, e lo sapete molto bene”, disse piano Leliana.
Ma la Divina è morta, e quindi...”
Il velo della confusione si sollevò e Fedra si riscosse con un brivido. Ritrovò la voce, stufa che parlassero di lei come se non fosse presente; se c'era una cosa che sapeva fare benissimo era fare casino e immischiarsi.
Allora, la smettiamo? No, non mi lascerò staccare la testa dal collo così come se niente fosse, soprattutto perché abbiamo un problema un po' più grande che decidere chi è il capo di chi in questo momento”, e sollevò l'indice puntandolo verso il varco nel cielo. Solas annuì una volta, apparentemente soddisfatto.
Roderick la guardò come se fosse una lumaca morta e scosse la testa, tornando a rivolgersi a Cassandra.
Cercatrice, richiamate i soldati. Rimanere qui è inutile ormai!”
Cassandra, a sua volta, gli restituì uno sguardo analogo, se non ancora più sprezzante.
Non faremo niente di tutto questo! Raggiungeremo il Tempio e chiuderemo quello squarcio una volta per tutte”.
Non sopravviveremo abbastanza per farvi raggiungere il tempio, anche con tutti i vostri soldati!”
La mano di Cassandra scattò in avanti e si fermò a una spanna dal bavero di Roderick. Varric sbuffò un verso deluso.
Ho detto che non ce ne andiamo senza prima aver risolto la situazione. Questa è la mia ultima parola, cancelliere Roderick”. Gli voltò le spalle, ignorandone i tentativi di riprendere il controllo della conversazione, e marciò verso le porte. “Fedra, vieni. Varric, Solas, seguitemi”.
Di nuovo quel tono che non ammetteva repliche; persino il nano perse ogni traccia di scherno e la raggiunse.
Fedra fu l'ultima; si voltò a guardare Roderick, la faccia contratta e indignata, gli occhietti scuri pieni di odio.
Non la passerete liscia. Chiunque voi siate siete prima di tutto un'assassina e la pagherete cara!”
Vai”, disse Leliana con un cenno del capo. “Vi raggiungerò al Tempio. Non avere paura”.
Difficile a farsi in quella situazione, ma che altro poteva fare? Si sistemò i pugnali alla cintura e raggiunse Cassandra e gli altri.

Bentornati tra le macerie! E questa volta con l'aggiunta di demoni, sangue, lividi e un paio di ragionevolissime crisi di panico.
I personaggi sono tanti e saranno ancora di più, ma farò il possibile per dare a tutti lo spazio che meritano. Sono così belli, così adorabili – ciascuno a modo suo – sì, pure Cassandra. Soprattutto Cassandra! - che meritano tutte le attenzioni del mondo!
Buona lettura e al prossimo capitolo!

Val

   
 
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