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Autore: Emily27    28/08/2016    3 recensioni
[Cast The Walking Dead]
(Melissa McBride, Norman Reedus)
Prendo due birre dal frigorifero, le stappo e ne passo una a Norman. Andiamo a sederci sul divanetto in vimini nel porticato, seguiti dalle micie, che si posizionano nella loro cesta all'esterno, e da Lincoln, il quale si accuccia ai nostri piedi con le orecchie che toccano terra.
«Raccontami delle vostre scorribande a Nashville» domando mettendomi comoda.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Notte di San Lorenzo




 
Sulle note di Hymn for the weekend dei Coldplay imbocco il vialetto di casa, benedicendo per l'ennesima volta la tranquillità del mio quartiere, lontano dai grattacieli e dal caos di Atlanta. Entro con la macchina in garage e spengo il motore. Lincoln, sul sedile posteriore, si è già tirato su in tutta la sua altezza da basset hound, pronto a uscire. Scendo e gli apro la portiera, lui balza giù dall'auto e mi precede fuori dal garage, fermandosi davanti al portoncino d'ingresso.
«Tra poco avrai la tua pappa» lo rassicuro mentre apro la porta e lui si fionda dentro. In realtà ha appena divorato tre wurstel, ma lo stomaco di questo cane pare essere senza fondo.
Il tempo di posare la borsa e le chiavi sulla cassapanca nell'ingresso, che Vange e Sierra sono già qui a strusciarsi contro le mie gambe. Mi abbasso a dispensare carezze e grattatine. «Ciao micine belle, sono qui!» Loro rispondono con miagolii e fusa che stanno a significare bentornata e dacci le crocchette (in quale proporzione non si sa).
Mi dirigo in cucina per sfamare le tre bocche fameliche. Prendo il cibo dalla credenza, poi verso i bocconcini nella ciotola di Lincoln e le crocchette in quelle di Vangeline e Sierra. Mentre i miei animali mangiano in fila, salgo al piano superiore per andare a farmi la doccia, tanto sospirata durante questa giornata bollente.
Tutta insaponata di docciaschiuma al profumo di gelsomino, incomincio a rilassarmi. È stata una giornata faticosa, abbiamo iniziato a girare alle prime luci dell'alba per smettere soltanto nel tardo pomeriggio, con una piccola pausa durante la quale ci siamo rifocillati con i sandwich portati da Andy, il quale aveva solo poche scene. Lincoln (il cane) ha passato il tempo a sonnecchiare sotto a una pianta e a giocare prendendo biscottini dalla costumista. Lo porto spesso con me sul set, è abituato, credo si senta ormai una star.
Penso a chi invece sul set da questa stagione non era più presente, tutti ne sentiamo la mancanza, ed è così ogni volta che qualcuno ci lascia. Ognuno di loro farà sempre parte della nostra famiglia, ogni personaggio ha scritto la storia di “The walking dead”. Tempo fa sarebbe dovuto toccare a me, poi, all'ultimo, lo showrunner (o il mio santo personale) cambiò idea e decise che non era ancora giunta l'ora per Carol Peletier.
Mi lavo anche i capelli e poi indugio sotto il getto tiepido della doccia, un vero toccasana contro la stanchezza.
Asciutta e profumata, indosso un paio di vecchi jeans e una maglietta, dopodiché scendo di sotto, dove trovo le ciotole vuote, le gatte arrotolate nella loro morbida cuccetta e il bassotto che dorme tra i cuscini del divano. E dire che li chiamano animali da compagnia. Sorrido. In realtà sono molto di più.
Avendo già cenato insieme ad Alanna e Austin in un locale a Downtown, ordinando tacos per me e i tre wurstel per Lincoln, non mi resta che organizzare la mia eccitante serata: iniziare un nuovo libro o leggere “Nikon World”, e più tardi guardare Jimmy Kimmel. Questa però sarà la notte di San Lorenzo e potrei stare in giardino a fissare il cielo, affidando desideri alle stelle cadenti, se riuscirò a vederne. Non che io aspiri a qualcosa in particolare, la vita mi va bene, ma non si sa mai che mi nascano desideri dell'ultimo momento.
È mentre sto formulando questi pensieri che sento il rombo di una moto. Scosto la tenda e guardo fuori dalla finestra del soggiorno: il centauro si è fermato sul vialetto, proprio davanti ai gradini che conducono in casa. Lincoln, intanto, ha sollevato la testa e teso le orecchie.
Quando esco sul porticato, Norman è già sceso dalla sua Triumph e si è tolto il casco. La capigliatura spettinata gli dona.
«Credevo fossi ancora in giro con Jeffrey» lo accolgo.
Lui si leva il giubbotto e lo posa sulla sella insieme al casco. «Anche i cattivi ragazzi tornano a casa.»
Gli sorrido, felice che sia passato, dopo quasi una settimana senza vederci. Indossa jeans e una semplice maglietta nera, osservo mentre sale i gradini e viene a stringermi con un braccio attorno alle spalle, baciandomi sulla guancia. Sa di pulito e di Calvin Klein.
«Ti sono mancato?»
«Hmm...» Arriccio le labbra e faccio ondeggiare una mano: così così.
Lincoln arriva scodinzolando e lui si china a coccolarlo. Il mio cane, che gli riserva festosi uggiolii e leccatine, nutre una sorta di adorazione nei confronti di Norman, dovrei esserne gelosa.
«A lui sono mancato» replica rialzandosi.
«Non ne avevo il minimo dubbio.»
Casualmente mi cade l'occhio sulla casa di fianco, dove sorprendo la mia anziana vicina a osservarci dalla finestra attraverso la tenda scostata.
«Ci stanno spiando» faccio notare divertita a Norman, il quale è a conoscenza di questa sua abitudine.
Lui solleva una mano e la agita in segno di saluto, e la signora Mitchell si ritrae dietro la tenda. «Le piaccio.»
Ridendo, entriamo in casa. Norman va a dare il suo saluto anche a Sierra e Vange, che si stiracchiano sotto le sue carezze.
Prendo due birre dal frigorifero, le stappo e ne passo una a Norman. Andiamo a sederci sul divanetto in vimini nel porticato, seguiti dalle micie, che si posizionano nella loro cesta all'esterno, e da Lincoln, il quale si accuccia ai nostri piedi con le orecchie che toccano terra.
«Raccontami delle vostre scorribande a Nashville» domando mettendomi comoda.
Lui beve un sorso di birra dalla bottiglietta. «È stato fantastico, Jeffrey è un ottimo compagno di viaggio. Ci siamo divertiti, a Nashville c'è musica in ogni angolo a ogni ora, e i locali country sono grandiosi...»
Ascolto il suo racconto bevendo la birra fresca e godendomi l'aria della sera. Mi piace trascorrere del tempo in compagnia di Norman, così da soli come stiamo facendo ora. L'intesa che appare evidente durante le interviste e le altre apparizioni pubbliche, è la stessa che ci unisce anche nella vita privata e che si è consolidata nel tempo. Tengo molto a lui e Norman tiene molto a me, so di poter contare su di lui, correrebbe fin qui da New York per me, e viceversa. Penso che il nostro rapporto sia cresciuto di pari passo con quello fra Carol e Daryl (anche se lui non mi ha mai regalato una rosa cherokee).
«... e dopo l'escursione al Radnor Lake siamo andati a sfamarci da Nana's, sulla Nolensville. La proprietaria cucina una torta al cioccolato favolosa.»
«La signora nella foto!» Ricordo il suo messaggio su Twitter.
«Proprio lei, ormai è una nostra fan.» Norman finisce la birra. «Abbiamo in programma anche un giro sulle sponde del Chattahoochie, magari dopodomani.»
«Voi due motociclisti avete anche intenzione di farvi vedere sul set?»
Lui ride. «Domani.»
«Sarà il momento che tanti fan aspettano, la nostra reunion.»
«Ho l'impressione che Chris ci vorrà come ospiti» dice lui massaggiandosi il pizzetto.
«Avremo molto di cui parlare...»
«Immagino di sì, anche perché... Ah, forse non lo sai, ma hanno cambiato alcuni script, avremo una scena di sesso. Ma niente di che...»
Norman ha un'espressione talmente seria che, se qualcuno non conoscesse lui e la situazione in cui si trovano Daryl e Carol, ci cascherebbe in pieno. Lo scherzo è il suo pane quotidiano.  
«Finalmente!» esclamo stando al gioco.
Lui mi guarda con occhi malandrini e un sorriso trattenuto. «Lo dici per Carol... o per te?»
«Tu vuoi sapere troppo» lo ammonisco puntandogli l'indice contro. «Comunque, Carol si meriterebbe qualcosa di davvero bello.»
Per quel che mi riguarda, detto in tutta onestà, se dovessi scegliere fra girare una scena-di-sesso-ma-niente-di-che con Jason (scusami Jason) oppure con Norman, la scelta sarebbe scontata. E se devo essere sincera fino al midollo, con Norman non mi dispiacerebbe a prescindere.
«Sono d'accordo» afferma. Si accende una sigaretta e poi me la passa. Lo sa che non fumo, ma questo è un nostro rituale, così la prendo dalle sue dita e ne aspiro una boccata, per poi restituirgliela.
Si sta facendo buio e mi stupisco di vedere la signora Mitchell passare in strada con il suo chihuahua, di solito non porta fuori il cane a quest'ora.
«Strano che esca adesso...» considero, mentre la vicina indugia davanti alla mia proprietà, occhieggiando verso di noi.
«Buonasera signora Mitchell!» la saluta di nuovo Norman a gran voce.
Lei solleva e muove timidamente una mano, poi torna sui suoi passi tirandosi dietro il chihuahua.
«Te l'ho detto che le piaccio» ribadisce Norman facendo cadere un po' di cenere dalla sigaretta nel porta-zampirone sul tavolino, ed io scoppio a ridere. «Piaccio a tutte le donne, ma nel mio cuore ce n'è soltanto una.»
Non so se lo dice per scherzare o se lì una donna ci sia veramente, con me non si esprime circa i suoi affari di cuore. A dir la verità, sarei curiosa di saperlo, ma sono titubante nel domandarglielo.
«Non guardarmi così, non sei tu» (io?!) mi riprende, per poi voltare lo sguardo davanti a sé e aspirare una boccata dalla sigaretta. «È Carol.»
Carol...
Norman torna a guardarmi e mi sorride. Spegne il mozzicone nel porta-zampirone e si alza dal divanetto. «Andiamo.»
Lincoln scatta in piedi.
«Dove?» chiedo corrugando la fronte.
«A guardare le stelle, è la notte di San Lorenzo.» Con queste parole, Norman s'incammina verso la moto.
«E il casco?»
«Ne ho portato un altro con me.»
Qualcosa mi dice che questa gita serale era premeditata. La mia notte di San Lorenzo ha preso una piega del tutto piacevole.
Il tempo di andare a mettermi un giubbotto e portare in casa i miei animali (con Lincoln che fa la vittima) e sono fuori. Norman, il quale è già pronto, prende il casco dal vano sotto la sella e me lo porge, lo infilo e aspetto che lui salga, poi monto in sella anch'io e gli cingo la vita con le braccia.
«Pronta?»
«Vai!»
La Triumph parte e acquista subito velocità. Non è la prima volta che salgo in moto con Norman, mi fido di lui, con la sua guida sicura percorriamo la strada che ci porta oltre la zona in cui abito. Non mi ha rivelato dove stiamo andando, ma non mi dispiace il sapore della sorpresa.
Attraverso la notte, ci dirigiamo fuori dai centri abitati verso i luoghi verdeggianti lontani dalla città, arrivando in prossimità di una collinetta sopra al Chattahoochie. Salendo, troviamo alcune auto ferme ai margini della strada: altre persone hanno avuto la stessa idea di Norman. Noi ci spingiamo più in alto, dove l'unica luce nel buio è quella del faro della Triumph.
Con il giubbotto che mi ripara dall'aria, il profumo della natura che mi arriva piacevolmente alle narici, così stretta al mio centauro, potrei viaggiare ancora per ore.
Norman rallenta e si ferma in un prato, spegne la moto e ci troviamo immersi nell'oscurità, sopra di noi il cielo stellato. Scendiamo dalla Triumph e ci sfiliamo i caschi.
«Volevo portare Carol, ma era impegnata a fare i biscotti.»
«Ah, così io sarei un ripiego» replico fintamente indignata.
«Perdonami, sono pronto a ogni genere di punizione.»
Mi passano per la mente le immagini di tutti gli scherzi che potrei fargli sul set (e della scena di sesso-ma-niente-di-che).
Ci sediamo sull'erba, mentre i nostri occhi si abituano al buio. Rivolgo lo sguardo verso l'alto e penso che questo è decisamente meglio di Jimmy Kimmel e dell'osservare le stelle dal mio giardino.
«Hai desideri?» domanda Norman.
«Aspetto la stella giusta. E tu?»
«Anch'io.»
Il fatto è che, per il momento, non se n'è vista neanche una. San Lorenzo non può scioperare proprio adesso.
Norman si corica sull'erba, tenendo un braccio aperto. «Mel...» Il suo tono è quello di un invito.
Mi distendo anch'io e gli appoggio la testa sulla spalla, lui mi circonda con il braccio.
Quassù si gode di una deliziosa frescura, tutto intorno è silenzio tranne che per il canto dei grilli, qui le stelle brillano di più ed io non vorrei essere altrove. E con nessun altro.
«Là!» esclama Norman allungando un braccio per indicare un punto nel cielo.
Vedo una stella cadente con la sua scia luminosa. Prima che possa scomparire nella notte, le affido un desiderio.
Ma non si dice.

 



Ditemelo, che quest'estate ho preso troppo sole e mi ha fatto male :)












 
  
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