Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Sam__    29/08/2016    4 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4.
Ti voglio come sua ombra.
 
 
 
Regina aveva chiesto a Cora di fare qualcosa per i suoi amici. Se non proprio per tutti, almeno per le sue tre amiche.
Ma Cora le aveva detto che poco poteva con le decisioni degli altri genitori.
Si chiese se forse Emma l'avrebbe potuti aiutare come aveva aiutato lei ad evitarsi l'istituto.
Era la prima cosa che le avrebbe chiesto non appena l'avesse vista.
Ma l'idea di Emma non era stata poi così brillante. Regina se ne era accorta nel momento in cui aveva messo piede a scuola il giorno dopo.
La sua reputazione, l'essere una delle  Bad Girls, sembrava non contare più nulla.
Gli altri studenti la guardavano con disgusto o pena, nessuno abbassava il capo al suo passaggio, anzi sfidavano il suo sguardo nonostante le occhiatacce fulminanti che lei mandava.
Che cosa era successo?
 Si stava dirigendo alla sezione di armadietti dove si trovava quello di sua sorella, le avrebbe chiesto informazioni per trovare Emma nel caso non fosse già lì con lei, quando una ragazza le si piazzò davanti arrestandola dalla sua camminata, in compagnia di altre quattro ragazze.
 "Marian." Affermò acida Regina.
L’odiava più di quanto odiava la maggior parte della gente.
Quella ragazza era innamorata di Robin da sempre, e non che lei fosse gelosa del ragazzo o quant'altro, ma era dell'idea che quando qualcuno ti appartiene, gli altri farebbero bene a stargli alla larga, a prescindere da quali siano le tue reali intenzioni.
Ma quella ragazza non capiva mai sostenendo che Robin meritasse di più, qualcuno che lo amava e non lo sfruttava, e Regina con le sue amiche le avevano già dato qualche lezione al riguardo.
"Regina." Rispose la ragazza a tono "tutta sola."
"Oh, adesso fai la spaccona perché io sono in minoranza?" Sorrise "sleale, non trovi?"
"Non lo trovavi sleale quando con le tue amiche mi chiudevate dentro il cassonetto dietro lo scuola, o quando mi mettevate la testa dentro il water..."
Regina rise al ricordo. Le sue amiche le mancavano ancora di più adesso.
"Non riderei se fossi in te" la mise in guardia Marian "ti farò così male."
"Credi che io abbia paura di te?" Chiese alzando un sopracciglio.
"Dovresti."
Regina rise ancora.
"Hai mandato Robin in riformatorio" continuò la ragazza "e ti farò soffrire maggiormente per questo."
Sapeva che non stava scherzando, lo poteva vedere negli occhi di quella ragazza.
Se l’avesse potuta ferire con lo sguardo, Regina si sarebbe già fatta male.
Ma questo non la fece allarmare, sapeva che non avrebbe mai fatto nulla lì in corridoio, davanti a tutti.
E in effetti, non si sbagliava.
Marian la prese per il polso e Regina scrollò quella presa su di sé immediatamente.
Ma la ragazza non demorse, facendo uno sguardo alle sue amiche, la presero dalle braccia e la trascinarono di peso.
Regina cominciò a scalciare nel tentativo di liberarsi.
Urlava chiedendo aiuto a tutti quelli presenti nel corridoio, ma nessuno si degnava di correre in suo soccorso.
Tutti troppo occupati a ridere sotto i baffi o trarre un piacere di vendetta da quella visione.
Okay, d’accordo, non importava. Se la sarebbe cavata. Come sempre.
Se solo le sue amiche fossero state lì con lei…
Arrivarono ai bagni femminili e, dopo essersi chiuse dentro, lasciarono la loro presa su Regina.
Quest’ultima, seduta scompostamente a terra, sorrise e alzò le spalle “quindi?”
Perché le stava provocando adesso? Avrebbe dovuto imparare a chiudere la bocca…
Ma Regina non era abituata a chinare il capo e restare in silenzio. Non più almeno.
Quei tempi le sembravano così lontani. Aveva una reputazione, adesso.
Delle amiche popolari. Un “ragazzo” popolare.
Le cose erano diverse adesso. Aveva imparato a dire ciò che pensava, sempre. A non mostrarsi mai impaurita o impreparata.
E adesso, anche quando sapeva che era meglio chinare il capo e restare in silenzio come in questo momento, non riusciva più a farlo.
Meglio prendersi questa batosta che tornare la stupida ragazzina che dava ascolto a sua madre.
Sapeva dove quella strada l’aveva portata e non l’avrebbe mai più ripercorsa.
Non sarebbe mai tornata indietro, anche se andare avanti avrebbe riportato un paio di costole rotte.
“Non vedi l’ora che ti spacchi la faccia, eh?” le rispose Marian.
“Fatti avanti.” E in quel momento giurò a se stessa che ce l’avrebbe messa tutta per difendersi.
Marian le si avvicinò lentamente, per poi sferrarle un calcio mirato al viso ma Regina prontamente si portò le mani davanti al volto, evitando così di farsi colpire in faccia.
Il calcio ai dorsi delle mani aveva fatto ugualmente male.
Ma non era un grande problema, l’importante era non farsi sfigurare il viso.
L’altra ragazza lanciò uno sguardo alle sue amiche, e le ragazze non persero tempo a riprendere Regina di peso dalle braccia e a tirarla su. Tenendola ben ferma.
“Quanto sei scorr-“ non ebbe tempo di terminare la frase che un fortissimo calcio le arrivò alla pancia.
Cristo!
Aveva voglia di vomitare.
Cosa che non tardò a fare quando le fu tirato il secondo calcio.
Sputò il sangue che le si era agglomerato in bocca con l’intenzione di colpire Marian in faccia.
Quest’ultima era abbastanza lontana ma si accorse del fallito tentativo e per questo Regina si meritò un altro bel calcio.
“Lasciatela.” Disse Marian.
Le sue amiche ubbidirono e Regina cadde rovinosamente a terra, non riuscendo a reggersi sulle proprie gambe. Voleva solo stringere se stessa nel tentativo di calmare il dolore ma non l’avrebbe fatto davanti a loro.
“Io credo che ancora non ti siano bastate.” Osservò Marian “non ti stai ancora contorcendo nel dolore.”
Regina chiuse gli occhi e si parò il viso con le mani.
Sentiva martirizzata qualsiasi parte del corpo, e sentì anche un calcio riuscire a sfiorarle le labbra, fino a quando non sentì più niente.
Marian diede il comando di fermarsi solo quando si accorse che Regina aveva ormai perso i sensi.
E in silenzio scapparono via da quel bagno.
 
Fu Ruby a trovare Regina, 25 minuti più tardi, ancora svenuta.
La ragazza si allarmò e scappò in corridoio urlando in preda al panico.
Emma, Neal, Aurora, Mulan e Zelena che erano rimasti nei dintorni ad aspettarla, le corsero subito incontro.
“Che è successo?” chiese Mulan.
“Regina è nel bagno. Svenuta! Non so cosa fare.”
In un secondo Zelena corse verso i bagni femminili seguita a ruota da Emma che a sua volta venne seguita da tutti gli altri.
In un primo momento, a Zelena venne da piangere a vedere sua sorella in quello stato.
Sembrava così fragile distesa per terra priva di sensi, il viso sporco di sangue.
 Cercò di svegliarla, scuotendola più volte ma la ragazza non accennava a farlo.
Emma le prese il polso con la mano e cercò il battito cardiaco mentre tutti gli altri stavano in silenzio ad attendere un responso.
Furono secondi quelli che passarono, ma sembrarono ore.
“E’ solo svenuta.” Decretò Emma, grata di sentire quel battito contro il suo pollice.
“Dobbiamo portarla in infermeria.” Affermò Neal, prendendo subito in braccio Regina, sapendo di essere l’unico in grado di portare la ragazza.
Non volevano perdere ulteriore tempo chiamando qualcuno che portasse lì Regina per loro.
Arrivati in infermeria, vennero buttati fuori dalla stanza dove il Dottor Whale procedette alla cura delle ferite della nuova paziente.
Durante minuti che sembravano ore, Zelena si mangiava le unghie dall’ansia, pensando a  cosa avrebbe fatto se sua sorella avesse riportato lesioni gravi.
L’avrebbero portata in ospedale e poi avrebbe chiamato sua madre. O forse avrebbe dovuto fare le due cose nell’ordine inverso.
Voleva anche sapere chi diamine aveva fatto una cosa del genere. Ed aveva una gran voglia di fargli la stessa cosa.
Mentre Emma, più che pensare, pregava che sarebbe andata per il meglio nonostante tutto.
Si sentiva così in colpa.
Cora le aveva dato una sola opportunità e lei se l’era giocata al primo giorno.
Certo non poteva mai pensare che avrebbero aggredito Regina.
Regina Mills. Una delle ragazze più popolari e rispettate della scuola.
Non poteva sapere che senza le sue amiche le cose sarebbero andate diversamente.
Ma si sentiva ugualmente colpevole. Se fosse andata a prendere Regina quella mattina, tutto questo non sarebbe successo.
Si era appena resa conto che c’era un’altra cosa da fare oltre al supervisionarla: proteggerla.
E mentre giurava a se stessa che se tutto fosse andato bene l’avrebbe fatto, Whale uscì dalla stanza.
“Non c’è bisogno di ricorrere all’ospedale.” Portò buone notizie.
“La signorina mostra ematomi in tutto l’addome, ma andrà incontro a una risoluzione spontanea. Il sangue coagulato verrà riassorbito, anche se lentamente.”
Tutti furono sollevati al sentire quelle parole.
“E’ necessario massimo riposo e pochissimo sforzo. Non vogliamo che l’ematoma riporti un’emorragia interna, giusto?”
I ragazzi annuirono.
“Ho chiamato la signora Mills e sarà qui tra poco. Ma se volete potete vedere la paziente.” Continuò il  dottore “si è svegliata da poco quindi non assalitela di domande, e fate si che parli il meno possibile: i punti al labbro sono freschi.”
Zelena si precipitò dentro la stanza, seguita dai suoi amici.
Regina era fasciata dal seno in giù fin sopra l’inguine.
Un cerotto su tutto il perimetro del labbro superiore.
Nell’ampiezza di quella stanza bianca, non fu solo Regina a risaltare agli occhi.
La sua maglietta insanguinata, nella spalliera della sedia accanto al letto in cui si trovava, non era da meno.
Zelena si avvicinò cautamente al letto, malgrado Regina fosse sveglia e si fosse già accorta della sua presenza.
Era rimasta impassibile e in silenzio, e sua sorella sapeva che non era un buon segno quando Regina reagiva così alle cose…
Bisognava essere più cauti possibile.
Le toccò una mano con insicurezza, ma l’altra non rifiutò il contatto. Non si può nemmeno dire che lo accettò, ma quanto meno lo tollerava.
“Mamma sarà qui tra poco.” Le disse Zelena “la faremo pagare a chi ha fatto questo.”
Regina restò immobile e indifferente. Come se non avesse sentito quelle parole, come se non l’avessero neanche lontanamente sfiorata.
Sua sorella si schiarì la voce “hai visto chi è stato prima che svenissi?”
La risposta fu uguale a prima.
Diamine!
Non aveva davvero voglia di parlarne.
Non in quel momento, almeno.
L’avrebbe fatta pagare a quelle stronze a modo suo. Non voleva che sua madre, il preside o chiunque altro se ne occupasse.
Voleva le sue amiche indietro. E poi si sarebbe presa la vendetta che meritava.
In quel momento era solo arrabbiata con ogni fibra del suo essere e l’addome le faceva un male atroce.
Voleva urlare, sfogarsi. E sicuramente non voleva nessuno intorno.
Zelena non proferì più parola, bensì si arrese a quel silenzio, capendo che sua sorella non l’avrebbe degnata di una sola risposta.
“Okay vado a prendere qualcosa da bere…” ruppe il silenzio Neal.
Cinse  con un braccio la vita di Emma e le si avvicinò all’orecchio “porto tutte con me in modo che tu possa parlarle.” Sussurrò.
Emma sorrise, e si voltò stampandogli un bacio in guancia.
Gli era veramente grata per quello.
Neal non aveva preso molto bene la notizia che Regina avrebbe dovuto spendere del tempo con Emma. Nel mondo di Emma con le persone di Emma. Quindi anche lui.
Ma poi aveva cambiato idea, trovando il gesto della sua ragazza davvero altruista e maturo.
Sapeva che Emma si sentiva responsabile di quella situazione e che stava solo aspettando il momento giusto per chiedere scusa.
Quindi aveva deciso di crearglielo lui stesso.
“Chi viene con me?...dai, ci farà bene.”
Le ragazze si convinsero.
“Ti porto qualcosa?” chiese Zelena a sua sorella prima di uscire.
“Credo che dell’acqua andrà bene.” La rassicurò Neal.
Così uscirono lasciando Emma e Regina da sole.
La bionda si sentiva impacciata, e non sapeva come sentirsi a suo agio con quel sentimento dal momento che lo provava troppo raramente essendo più una tipa sfacciata.
Si avvicinò piano al letto di Regina “ehi.”
Ovviamente, la mora non rispose.
“Mi dispiace.”
“Ti dispiace?” quasi urlò Regina, cosa che fece spaventare Emma, impreparata ad una svolta del genere.
“Per cosa ti dispiace? Tu non c’eri! La colpa non è tua e non hai potuto fare ovviamente niente per aiutarmi! Quindi spiegami perché dovrebbe dispiacerti!” l’accusò, per poi portarsi una mano sopra il cerotto che si trovava sulle labbra.
Si era dimenticata della sua presenza fino a quando non le aveva fatto nuovamente male.
“Regina …”
“Forse, ti dovrebbe dispiacere perché non hai fatto un cazzo per le mie amiche!” parlò più lentamente ma mantenendo ugualmente un tono duro “hai tirato fuori dai guai solo me, procurandomene altri! Vuoi rimediare? Riportami le mie amiche.”
“Io non so se posso.” Chinò il capo Emma.
“Allora è inutile la tua presenza qui.” Decretò.
“Dovevo aiutarti e non c’ero, mi dispiace.” Si scusò ancora una volta.
E Regina vedeva quanto Emma fosse davvero dispiaciuta per non essere stata lì.
Ma il suo dispiacere era quello che poteva provare qualsiasi essere umano che avesse un po’ di sensibilità.
Non se ne faceva niente di un mi dispiace. Ed era certa che Emma lo fosse più  perché Cora l’avrebbe mandata al diavolo adesso.
Meglio così.
In istituto tutto questo non sarebbe successo.
“Dì un’altra volta che ti dispiace e ti faccio a pezzi, Swan.”
In quel momento, la porta della stanza si aprì annunciando l’ingresso di Cora Mills.
“Tesoro!” esclamò la donna, catapultandosi da Regina “stai bene? Come ti senti?”
Sua figlia scrollò le spalle.
Cora le sfiorò il cerotto sul viso.
“Chi erano? Eri da sola? Nessuno vi ha visto?”
“Mamma, ti prego.” Sbuffò la ragazza “me la cavo da sola, limitati a far uscire le ragazze dal convento” poi lanciò uno sguardo gelido ad Emma “o quanto meno metti anche me lì dentro a questo punto.”
Sua madre si rese conto solo in quel momento della presenza di Emma e si girò a guardarla “tu dovevi tenerla d’occhio, vero?”
“Io …” voleva dire che era avvenuto prima che la incontrasse, che non poteva farci niente, che non era colpa sua, l’ultima persona ad avere la colpa di tutto quel casino era lei, ma nonostante questo non riusciva a smettere di pensare a quanto si sentiva in colpa.
Cora aveva ragione: aveva detto che l’avrebbe supervisionata e non l’aveva fatto.
Non era stata presente.
 “…dovevo essere lì e non c’ero.” Concluse.
Cora scosse il capo “va via Emma.”
Quest’ultima non si aspettava quelle parole. E no, non voleva andare via.
Quindi restò dov’era senza parlare, dal momento che sembrava che ogni volta che apriva bocca le cose peggiorassero.
Zelena, Neal e le ragazze rientrarono nella stanza e salutarono Cora nel mentre Zelena si avvicinò a loro, porgendo la bottiglia d’acqua a Regina che l’afferrò bofonchiando un “grazie.”
“Vi ringrazio per essere stati qui” si rivolse Cora ai ragazzi “adesso potete andare.”
E se Ruby, Aurora, Mulan e Neal non se lo fecero ripetere due volte, Emma non si accinse a muoversi.
Il suo ragazzo la tirò per un braccio “andiamo” sibilò.
Ma lei voleva prima aver conferma che l’uscire da quella stanza non sarebbe stato l’equivalente di non poter più aiutare Regina. Voleva assicurarsi di poter rimediare.
“Piccola ti prego!” insisté Neal.
“Emma.” Tuonò la voce piatta di Cora “pensi davvero che il mio primo pensiero sia tu, in questo momento? Voglio restare da sola con le mie figlie e tu devi andartene. Non ti sto cacciando, è solo la realtà di come andranno le cose.” Continuò “sei l’ultimo dei miei problemi.”
E la bionda non replicò ma abbassò lo sguardo e seguì il suo gruppo fuori da quella stanza.
 
“Mettila così: ci hai provato.” scrollò le spalle Ruby, mentre stava seduta sull’erba quella stessa mattina.
Le lezioni erano state sospese visto l’accaduto e così il gruppo si era diretto al parco.
“Non ho nemmeno avuto il tempo per provarci.” Sbuffò Emma.
Ed era questa la cosa che la tormentava. Non aveva nemmeno avuto l’opportunità che Cora le aveva dato.
Qualcosa che non poteva prevenire gliel’aveva sottratta e non voleva finisse tutto così.
Non le andava di rinunciare.
Non voleva arrendersi.
Neal le regalò un sorriso confortante ”Cora non ti ha ancora detto nulla.”
“Ma Regina mi odiava e dopo questa mi odia ancora di più, e convincerà sua madre.”
“Emma, non puoi porre rimedio a qualcosa di cui non hai colpa.” Cercò di farle capire Mulan.
“Si che ho colpa! Dovevo essere lì.”
“Non potevi prevedere una cosa del genere.” Osservò Aurora.
Ed Emma lo sapeva, lo sapeva benissimo.
Ma non poteva nemmeno far finta di niente, come se non le importasse.
“Devo far tornare le sue amiche.” Decretò infine.
“Dopo che finalmente ce ne siamo liberati?” chiese il suo ragazzo.
“A me piacerebbe riaverle indietro. La tua amicizia con Regina potrebbe facilitarmi l’entrata nel gruppo.” Disse invece Ruby.
Emma rise: Regina non la voleva intorno, figurarsi da lì a diventare sua amica.
“Intanto fammi provare a tirarle fuori dal convento.” Poi si rivolse a Neal “lei ne ha bisogno. Non avere loro significherebbe stare sempre insieme a noi perché nessuno la terrebbe d’occhio. E noi non vogliamo che ricapiti ciò che è successo oggi o che stia sempre insieme a noi, giusto?”
Il ragazzo annuì, ancora poco convinto.
La bionda gli stampò un bacio sulle labbra.
“Okay è ora di andare a darmi da fare!”
 
Nel mentre, rimaste nell’infermeria della scuola, Cora metteva in chiaro alle sue figlie come sarebbero andate le cose da quel momento in poi ”questa scuola è un capitolo chiuso per te, Regina! E tu Zelena, farai meglio a star lontana da quella Emma.”
“Oh, andiamo, cosa c’entra Emma in tutto questo?”
“E dove dovrei andare a scuola, sentiamo…visto che la più vicina dista a tre kilometri da qui.”
“Quella ragazza doveva tenerla d’occhio…e guarda cosa è successo! …e tu puoi sempre andare in convento e raggiungere le tue amiche.”
“Mamma, non ne ha avuto nemmeno il tempo! Dovevamo ancora incontrarci!”
“Io non mi faccio rinchiudere in un convento, piuttosto fai uscire loro e tutto si sistemerà!”
“Okay adesso calma!” ordinò Cora “quella ragazza ha fatto si che venisse infangato il nome di mia figlia! Mia figlia! UNA Mills!”
“Certo, tutto torna sempre alla tua stupida dinastia…” scrollò le spalle Regina “non conta il fatto che io sia tua figlia, ma che abbia il tuo cognome come marchio.”
“Questo cognome appartiene alla famiglia di tuo padre da anni! Una famiglia che mi ha dato tutto quando non avevo niente!”
“Lo sappiamo! Ci hai riempito la testa per anni con questa storia! Ma questo cognome a me ha portato solo cose terribili, il tuo odio per la persona che amavo per esempio!” disse, quasi in lacrime per il nervosismo.
“Chi? Quel poveraccio fallito?” chiese sua madre con sdegno.
Regina non poteva crederci. Dopo tutto quello che era successo sua madre non aveva ancora cambiato la sua presuntuosa opinione.
Zelena intravide quel dolore che aveva già visto altre volte, tornare negli occhi di Regina. Quel dolore che infondo sapeva non era mai andato via davvero ma non voleva affatto farglielo ricordare.
“Adesso basta!” disse con un tono che non ammetteva repliche.
“Tu darai un’altra opportunità ad Emma, mamma, perché la colpa non è affatto sua! E Regina non è andata in convento dopo aver commesso un reato e ci va adesso che è la vittima? Non mi sembra coerente.” Concluse.
“Io non voglio Swan tra i piedi.”
“Beh che tu lo voglia o meno è la tua unica possibilità.”
“Io rivoglio le mie amiche. Non avevo nessun problema quando loro erano con me.”
“Nessun problema? Hai infranto la legge, per l’amor del cielo!” esclamò Cora “io non ti farò riavere delle persone che hanno questa pessima influenza nella tua vita. Piuttosto vai dentro con loro.”
Regina sbuffò “okay, d’accordo, vada per Swan.”
 
Emma non ebbe nemmeno il tempo di parlare con i genitori delle amiche di Regina, poiché un sms da parte di Zelena la fece arrestare dal suo piano “non sei fuori. Mia madre e mia sorella concordano che tu sia l’unica buona opzione. Ti voglio come sua ombra. Promettimelo.”
La ragazza non perse nemmeno un secondo a rispondere “promesso.”
 
Così, qualche giorno dopo, Emma e Neal passarono a prendere Regina e Zelena.
“Il fatto che debba sopportare te, non include il tuo ragazzo.” Disse la mora non appena salì in macchina.
“Buongiorno anche a te, Regina. Dopotutto non ti sta affatto male la cicatrice sul labbro.”
La mora alzò gli occhi al cielo.
“Buongiorno ragazzi!” rispose sua sorella per lei.
“E comunque non ho capito perché non potevamo venire a scuola con la mia Mercedes.” Continuò a lamentarsi.
“Perché non voglio più fare errori! Non era mia intenzione tenerti al guinzaglio ma a quanto pare…”
“A quanto pare cosa?! Io non starò tutto il tempo attaccata a te e ai tuoi amici!”
“Ma certo che no! Solo il tempo di stare a scuola.” Sorrise Emma.
“Non fare la simpaticona! E’ fuori discussione che io stia con voi otto ore al giorno.”
“E cosa vorresti fare?” s’intromise Zelena “non hai nessuno con cui stare e passare il tuo tempo. Sei sola. Certo a meno che tu non voglia farti riprendere a botte.”
Oh, che colpo basso.
Regina assottigliò gli occhi a due fessure per guardare sua sorella.
“Ribadisco che io ho accettato di passare il tempo con Swan, non di affibbiarmi tutti i suoi amici.”
“Io passo il mio tempo con loro, quindi sarà meglio che ti ci abitui! E comunque puoi chiamarmi Emma.”
Beh, avrebbe cercato di svignarsela in qualsiasi momento di distrazione.
E ci provò proprio a mensa, mentre tutti erano presi dalla conversazione e la sua sedia era un po’ più distante dal tavolo rispetto alle altre.
Si alzò con disinvoltura, cercando di non dare nell’occhio ma non appena si girò una voce la fece quasi imprecare “Regina, dove stai andando?”
Dannata Emma Swan.
“A fumare una sigaretta.”
La scusa …
“Ti accompagno.” Se c’è una cosa che Regina doveva già aver capito, era che Emma non era affatto stupida.
La mora non si arrestò dalla sua camminata finché non arrivò abbastanza lontano, malgrado l’essere già in cortile fosse una debita distanza, per lei non era ancora abbastanza.
Si fermò nell’unica panchina libera che trovò, dall’altra parte del cortile. Ed Emma si fermò proprio là vicino, allontanandosi un po’ non appena vide il pacchetto di sigarette che Regina uscì dalla borsa.
Quest’ultima si accorse di quella mossa “devo cominciare a fumare di più, sembra l’unica cosa che ti tiene lontana.”
“Come se non fumassi già tanto.”
Regina sorrise, mettendo la sigaretta in bocca e accendendola.
“So che la cosa ti irrita parecchio.” Affermò la bionda.
“Oh, ti prego, Swan! Questa sigaretta è la prima cosa buona in questa giornata e tu la stai rovinando.”
“Voglio solo dire che potresti almeno provare … sai anche tu che questa è la migliore chance che hai, quindi perché ti comporti così?”
“Perché non mi piace, d’accordo? Si, è la mia chance migliore ma è anche la mia unica chance! Questo non significa che debba piacermi.” Rispose aspramente.
Per la miseria, non voleva affatto spiegare a quella ragazza come si sentisse.
Non voleva nemmeno parlarle.
“Se tu provassi ad accettarla, a cercare di vederla da un’altra prospettiva, forse scopriresti che ti potrebbe anche piacere!”
“Impossibile.”
“Come fai a saperlo se non lo provi?”
Regina aspirò a lungo dalla sigaretta. Doveva stare calma. Voleva stare calma. Una crisi di nervi era l’ultima cosa che ci voleva in quel momento.
“Non mi trovo con voi, è inutile per me provarci. Siete troppo diversi, troppo strani e noiosi.”
“Ma se nemmeno ci conosci.” Osservò Emma “e poi tua sorella è nostra amica ma non mi sembra che tu pensi questo di lei.”
“Lo penso. Ma lei è mia sorella. E questo significa che non necessariamente mi deve piacere, è ugualmente parte della mia vita.”
La bionda non replicò. Il ragionamento di Regina non faceva una piega.
“D’accordo, ho una proposta.”
Regina alzò gli occhi al cielo “tu e le tue proposte …”
“Passa un intero giorno nel mio mondo, senza urtarti o pianificare di scappare.”
“E?”
“Questo. Dovrai solo essere onesta alla fine e dirmi se è davvero così terribile.” Sorrise.
“Ci sto. A patto che tu passerai un giorno nel mio mondo.”
Emma s’illuminò a quella proposta. Era sempre stata curiosa di scoprire cosa ci fosse di tanto eccitante da invidiare in quel mondo. Ed ora avrebbe avuto l’occasione di scoprirlo.
“Andata!”
“Ma prima devi aiutarmi a far uscire i miei amici dal convento, sennò il gioco non è equo.”
Quanto poteva sentirsi furba Regina in quel momento! Un vero genio.
“E’ per questo che hai accettato.” Constatò la bionda.
“Beh che importa, avrai quello che vorrai no? E poi se io passo un intero giorno insieme a te e i tuoi amici, è giusto che tu lo passi con me e i miei amici. Non trovi?”
Emma sperò di non pentirsi per aver accettato quella proposta.
 
Regina non perse tempo, organizzò tutto.
Avvisò i genitori dei suoi amici, Cora e perfino i genitori di Emma per una riunione a casa Mills.
Il pomeriggio del giorno dopo, tutti si trovavano in salotto quando Regina ed Emma esposero l’idea che era venuta loro.
O sarebbe meglio dire, l’idea che era venuta in mente a Regina e che Emma pensò fosse ottima.
“Tutti siamo al corrente dei fatti avvenuti pochi giorni fa.” Cominciò Regina “e sappiamo tutti che una soluzione è già stata più o meno trovata. Ma, la proposta che vi faremo oggi sarà migliore.”
“Regina è dell’idea che non è giusto che i suoi amici paghino una punizione maggiore e lei una minore.” Intervenne Emma “e sono d’accordo con lei, ma non posso prendere supervisione di sei ragazzi. Quindi siamo arrivate a una soluzione diversa.”
“Lavori socialmente utili.” Annunciò Regina sorridendo.
I loro spettatori le guardarono interessati.
Quell’idea non era davvero niente male.
“Usciranno solo a patto di frequentare il dato lavoro nell’esatto giorno e nell’esatta ora, in caso contrario torneranno dentro.” Spiegò Emma.
“Ci siamo già informate per cosa dovrebbero fare: il museo di Storybrooke cerca custodi, in comune c’è bisogno di riordinare gli archivi d’amministrazione e al parco e per le strade i rifiuti da eliminare.”
Ci fu un attimo di silenzio.
“Okay, d’accordo.” Parlò David “ma tutto dipende da cosa dirà il giudice di questa proposta.”
“Se per lui andrà bene, per noi va bene.” Disse il padre di Killian.
“Vorrei tanto riavere la mia bambina a casa.” Fu il turno della madre di Malefica.
Tutti annuirono e concordarono su quella questione.
Erano a un solo passo dalla riuscita dell’obiettivo.
 
Cora si occupò di far presente quella richiesta al giudice, ma lasciò a Regina il piacere di dare la notizia ai suoi amici. E così concordarono gli altri genitori. Niente era meglio della notizia data da una loro amica.
Sarebbe prima andata al convento a prendere le sue amiche e poi in riformatorio per Robin e Killian.
Ovviamente non ebbe scelta sul portare o meno Emma con lei, la ragazza sarebbe andata ugualmente. Ma del resto, lo ammetteva, era anche merito suo.
Così giunsero al convento di Storybrooke, la Madre Superiora non le lasciò passare fino a quando Regina non le fece vedere il foglio con l’ordinanza del giudice.
A quel punto una suora le accompagnò fino alla stanza in cui si stava tenendo una lezione, bussò per poi aprire la porta ”Malefica, Ursula e Crudelia…uscite un attimo.”
Le ragazze uscirono dall’aula ritrovandosi davanti l’ultima persona al mondo che aspettavano di vedersi lì, nonché la prima che avrebbe dovuto esserci.
“Felici di vedermi?” chiese Regina sorridendo.
“Chissivede.” Affermò Crudelia.
“Non ci hai per caso lasciato qui a marcire?” fu seguita da Ursula.
Malefica non parlò affatto, troppo ferita dal fatto che Regina si fosse presentata solo allora.
“Sono qui per tirarvi fuori, semmai.”
I visi delle tre ragazze s’illuminarono per un secondo, per poi tornare seri “non prenderci per il culo!” sputò Malefica.
“Linguaggio!” le riprese la suora che le aveva fatte uscire dalla classe “è tutto vero. Quindi andate a prendere le vostre cose.”
Le ragazze andarono ad abbracciare Regina, accorgendosi solo in quel momento della ragazza dietro di lei “che ci fa lei qui?” chiese Crudelia.
Emma mise su il suo sorriso migliore.
“E’ una lunga storia … muovetevi! Ci sono ancora Killian e Robin da prendere.”
Le sue amiche non se lo fecero ripetere due volte ma Malefica si trattene un secondo di più “grazie.”
 
Mentre con la Mercedes si dirigevano al riformatorio, Regina raccontò la storia alle sue amiche.
Emma venne ringraziata dalle tre ragazze, malgrado non gli andasse molto a genio che Regina fosse costretta a passare il suo tempo con lei.
Ma quello era il suo lavoro forzato. Nonostante dovessero accollarsela anche loro.
Andava bene tutto, fin tanto che erano fuori di lì.
Quando arrivarono al riformatorio, le cose erano un po' diverse dal convento.
Per cominciare, il casino fatto dalla presenza dei ragazzi si sentiva fin dentro la macchina posteggiata lì fuori. E c'erano solo guardie: alti, muscolosi e minacciosi uomini.
 Anche a loro fu presentata l'ordinanza del giudice ma non fecero passare le ragazze.
 Furono loro a portare fuori i ragazzi. "Che cazzo ci fate qui?" Chiese Killian.
"Non ci credo!" Si stupì Robin.
"Indovinate chi è venuto a liberarvi." Rispose Regina ammiccando.
"Quindi è grazie a voi che possiamo uscire?" domandò Robin.
"No, perché siete bravi ragazzi." Disse Malefica con sarcasmo.
Killian diede una gomitata al suo amico "forse dovremmo ringraziare."
Così Robin prese in braccio Regina e poi giro su se stesso ridendo forte, facendo inevitabilmente ridere anche la ragazza.
Emma guardava quella scena da dietro le altre ragazze, e pensò che forse non erano vere le voci che giravano su quei due, forse c'era di più. Killian si accorse della sua presenza e la raggiunse:"tesoro, sei venuta a prendermi?" Chiese emozionato.
 "No, sono qui solo per Regina." Rispose di getto, scocciata.
La ragazza in questione si allontanò da Robin e si avvicinò a loro "è anche merito suo se ho potuto farvi uscire."
"Perché stai con lei adesso?" chise Robin.
"È una lunga storia. Ma vi spiegherò tutto. Intanto andiamocene da qui."
 




Quanto ho potuto soffrire a dover scrivere di Marian che fa del male a Regina ... mi sono praticamente odiata da sola!
Regina va protetta ad ogni costo da tutto e tutti! çwç
Comunque spero vi sia piaciuto!
Grazie a chi segue e a chi lascia una recensione.
Fatemi sempre sapere che ne pensante :)
Sam.

 
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Sam__