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Autore: Sciao_Principesa    29/08/2016    0 recensioni
Mi scossi un attimo e risposi un “Presente.” Cercando di non far trasparire la mia agitazione del momento, poi continuò l’appello ed ebbi più o meno la stessa reazione quando “Luke Hemmings” pronunciò. Non volevo crederci i due ragazzi che più ho amato in vita mia senza mai essere corrisposta si trovavano nella mia stessa stanza, insieme. Credevo che peggio di così non sarebbe potuto andare, ma ovviamente mi sbagliavo.
(Tratto dal primo capitolo)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTE AUTRICE: Ciao gente! Di solito non metto note all’inizio dei capitoli ma mi sono resa conto che molto probabilmente in fondo alle storie non li legge nessuno quindi, almeno per questo capitolo ho deciso di posizionarlo qui. Volevo dirvi che questa è una nuova FF suo 5SOS, avevo già iniziato un’altra storia su di loro l’altro giorno e avevo già pubblicato un capitolo (il titolo di quella storia è “WON’T YOU STAY ‘TILL THE A.M?” Per chi non l’avesse vista e avesse voglia di leggerla) ma per ora non ho ancora ricevuto recensioni o pareri. Sinceramente quel capitolo non mi piace molto, ho ancora le idee confuse e non so bene dove andrà a l'arare quindi mi farebbe piacere ricevere consigli e suggerimenti riguardo a se il capitolo vi piace e volete che continui a scrivere il resto. Ne, frattempo ho provato a scrivere un’altra storia, sinceramente anche questa venuta da un’idea a caso è che in certi aspetti riguarda anche me in prima persona quindi vorrei sapere se anche per questa storia volete altri capitoli oppure se è meglio che smetta di scrivere sia questa che l’altra storia e mi dedichi a qualcos’altro che non sia la scrittura. Scusatemi ancora per questo spazio, mi rendo conto, un po’ lungo e vi lascio alla lettura.



Alle ore 19 in punto sarebbe iniziata la mia prima lezione di scuola guida, dire che ero in ansia era dir poco. Non sapevo quali dei miei vecchi compagni avrei ritrovato è già temevo il peggio. Il mio primo pensiero non appena mi sono iscritta è stato “Oh cazzo dovrò rivedere quelle facce di merda” ma ho cercato di non pensarci molto. Ora che è il momento quel pensiero si fa sempre più forte man mano che cammino verso l’autoscuola e nemmeno la musica che ho nelle orecchie sovrasta il suo volume. Apro la porta e mi metto a sedere in un banco in ultima fila e mi sembra di tornare a scuola prima del dovuto, noto che ci sono già dei ragazzi seduti e altri che chiacchierano tra di loro, non hanno fatto molto caso a me e nemmeno io a loro ma la cosa mi sta bene così, meno tutti mi parlano meglio sto. Tiro fuori dalla borsa un quaderno e una penna per cercare di prendere appunto o almeno credo si debba fare così. Scrivo il mio nome in alto a sinistra e poi riprendo il mio cellulare per controllare gli ultimi messaggi ricevuti e rispondere velocemente e lo metto via solo quando sento un “Bene ragazzi, ci siamo tutti?” Che mi fa alzare la testa di scatto. Non ci credo, non può essere vero. Il ragazzo a cui sono andata dietro per ben tre anni delle superiori ora era davanti a me con un foglio in mano che stava facendo un appello veloce di tutti i ragazzi e non appena arrivò al mio nome pure lui alzò lo sguardo nella mia direzione e mi guardò più o meno con l’espressione che pensavo di avere pure io in volto. Mi scossi un attimo e risposi un “Presente.” Cercando di non far trasparire la mia agitazione del momento, poi continuò l’appello ed ebbi più o meno la stessa reazione quando “Luke Hemmings” pronunciò. Non volevo crederci i due ragazzi che più ho amato in vita mia senza mai essere corrisposta si trovavano nella mia stessa stanza, insieme. Credevo che peggio di così non sarebbe potuto andare, ma ovviamente mi sbagliavo. Anche Irwin e Clifford si trovavano lì, i due ragazzi che mi hanno tormentato prendendomi in giro e bullizzandomi per praticamente una vita erano lì, seduti vicini che continuavano a parlare con i loro sorrisini menefreghisti e inquietanti.

Alla fine della lezione mi si gelò il sangue quando sentii “Oh ecco che è tornata Jabba, che fine avevi fatto?” Seguito da una risatina poco dietro di me. Quel soprannome non avrei mai potuto dimenticarlo e a risentirlo ebbi dei flashback. Ashton e Michael mi chiamavano sempre così nel periodo in cui si prendevano gioco di me. In quegli anni ero abbastanza cicciottella e avevo un serio problema con il cibo, mi sfogavo con quello qualsiasi cosa capitasse e il fatto di essere presa in giro aggravava ancora di più la situazione. Il nomignolo derivava da Jabba The Hutt: un personaggio di Guerre Stellari rappresentato come una lumaca gigante che rappresentava la lussuria, l’avarizia ma soprattutto la gola e per questo aveva una massa enorme. Nel tempo però il mio aspetto è cambiato, sono dimagrita molto, mi sono fatta aiutare, ho iniziato a prendermi più cura di me stessa, a truccarmi leggermente e soprattutto il cibo ora non lo vedo come un nemico. Mi sento bene con me stessa e credo che questa sia la cosa più importante, ma in questo momento mi sembra di essere tornata indietro nel tempo.
“Mi tenevo a distanza dalla merda che eravate e che vedo siete ancora.” Sputai non girandomi e non sapendo con che coraggio mi fossero uscite dalla bocca quelle parole.
“Mi sa tanto che essere dimagrita ti abbia fatto diventare stronza e acida Jabba, era meglio quando stavi zitta e ci lasciavi fare.” Mi sentii una lama trafiggermi il petto un centinaio di volte a quelle parole ma decisi che era arrivato il momento di farmi coraggio e parlare una volta per tutte e cercare di far stare zitti quei coglioni ma, l’arrivo di una macchina che credo appartenesse alla madre di Michael, li portò via ancora prima che io potessi aprire bocca. “Vedo che ancora non hanno smesso di tormentarti quelle due teste di cazzo, la prossima volta giuro che non me ne sto zitto anche io.” Il suono di questa voce mi fece avvampare all’improvviso. Dio, da quanto non la sentivo lamentarsi e dibattere con i professori per ogni minima cosa. Mi si parò davanti la sua figura, ora alta quasi venti centimetri più di me e io continuai a tenere la testa bassa e fissargli le scarpe.
"L-Luke.. Hai visto tutto?” Balbettai rossissima in viso. Mi disse che aveva assistito alla scena dall’inizio e poi disse che doveva andare. Rimasi immobile quando mi sfiorò il braccio passandomi oltre e lo rimasi per una trentina di secondi buona prima di riconnettere e incamminarmi verso casa.
  
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