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Autore: MikaMika    30/08/2016    3 recensioni
Louis conosce il mondo del Sovrannaturale, Harry ne fa parte.
Louis lotta per distruggere il Male, Harry ne fa parte.
E' una Larry ispirata all'universo di Supernatural, dove una profezia incombe e il male è radicato ovunque e le alternative sembrano essere infelicità o morte. Ma davvero le cose andranno così?
Louis !Hunter; Harry !Vampire;
L'obiettivo è azione, mistero, pericolo e un po' di movimento!
Genere: Angst, Erotico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Chapter XV-  Just a prisoner

Louis era bravo in tante cose.  Difficilmente si lasciava prendere dal panico, sapeva mantenere il sangue freddo ed aveva una mira infallibile, senza contare il fatto che fosse stato eletto imperatore del gioco dei mimi diversi anni prima quando in squadra con Niall aveva praticamente asfaltato Liam e Mary (e no, non c’entrava assolutamente il fatto che i due continuassero a ridacchiare come iene in calore invece che concentrarsi sull’imitazione dello stambecco zoppo).  Tra i suoi numerosi talenti però non spiccava quello di essere onesto con se stesso quando si trattava di sentimenti. Per questo quella mattina la tentazione di fingere che la sera prima fosse stata solo un sogno era stata quasi irresistibile. Sarebbe stato facile anestetizzarsi. Concentrarsi sulla guerra che incombeva, sullo scoprire la verità terribile sulla morte della madre, venire a capo di cosa veramente fosse e quale fosse il suo destino. Aveva abbastanza materiale per non indugiare sulla sensazione alla bocca dello stomaco che lo aveva assalito quando si era svegliato nuovamente solo nel suo letto.
Ma restarsene comodamente appollaiato in quel ridicolo negazionismo puzzava di menzogna e di codardia. E Louis poteva accettare di sentirsi imbarazzato perché qualcosa gli stava chiaramente sfuggendo dalle mani, ma non avrebbe mai accettato di sentirsi un codardo. Non quando la verità gli sorrideva beffarda e bastarda davanti agli occhi.

Questo non significava che avrebbe iniziato a scrivere un diario segreto o che avrebbe preteso un pigiama party settimanale con Mary e le streghe svitate per parlare dei suoi sentimenti. Ovviamente no. Significava solo che doveva ammettere con se stesso che lui e quell’idiota di un vampiro avevano chiaramente iniziato a navigare in acque pericolose.

Non c’era modo che potesse negare come si fosse sentito la sera prima. Era stato sconvolto dalle parole di Liam, disperato per il fatto che nella sua stessa famiglia le persone si uccidessero tra di loro, che sua sorella avesse potuto uccidere sua madre. Per la prima volta si era sentito in colpa per essersene andato. Sentito in colpa veramente, come se fosse stato un torto terribile inflitto a qualcuno che davvero avesse bisogno di lui. Si era sentito un egoista ed un menefreghista per non aver stretto i denti. Per non essere rimasto e non aver provato ad aggiustare le cose, invece di andarsene da solo e costruirsi una vita lontano da quella casa. Poco importava il fatto che si fosse sempre ripetuto che lo avesse fatto anche per loro nella speranza che senza di lui vivessero più sereni. La realtà vera era che aveva preferito andarsene in giro a risolvere i problemi degli estranei che quelli della sua stessa famiglia, drogandosi di adrenalina e costruendosi un branco fatto di persone su misura per lui. La sola possibilità che Fizzie avesse fatto una cosa del genere lo aveva annientato, perché in quel caso, il sangue della madre sarebbe stato anche sulle sue mani, ed era inutile pensare che Lottie poteva sbagliarsi, perché lui, di fatto, la Felicité donna non l’aveva mai conosciuta.

Non era riuscito ad impedirsi di avere quella reazione violenta. Voleva distruggere tutto perché non meritava di essere circondato da niente. Aveva allontanato Liam perché non tollerava il pensiero di ricevere consolazione da qualcuno come lui : pulito, fiero, buono. Distruggeva tutto perché il suo maledetto istinto di conservazione gli impediva di fare l’unica cosa che in quel momento gli sembrasse giusta: distruggere se stesso.

Poi era arrivato Harry.

Harry che non era pulito, né buono. Harry le cui mani si erano sporcate, la cui anima era dannata quanto la sua. E non si era accorto di aver avuto bisogno di lui finché non aveva sentito il suo tocco e la sua voce. Il vampiro si affacciava nella sua mente come la luce calda della dannazione. Era la bellezza nel mondo sporco del suo io. E si era sentito compreso e libero di essere se stesso.

Tra le sue braccia non aveva bisogno di fingersi intoccabile e solido. Non aveva bisogno di mostrarsi come un cavaliere epico. No. Tra le sue braccia poteva essere il ragazzo imperfetto che commetteva errori, poteva abbandonarsi a qualsiasi debolezza e sentirsi capito. Ma capito non era il termine esatto, perché non era così che si era sentito. Louis aveva avvertito come se fossero un unicum. Come se condividessero la stessa natura, se parlassero sulla stessa frequenza radio.

Era come se, finalmente, tutta quella storia di Platone del mito dell’androgino acquistasse per lui un senso. Per tutta la vita, Louis aveva vagato alla ricerca di quella metà perduta. Ogni singolo passo, ogni pensiero, ogni parola lo aveva inevitabilmente spinto lì, ad affondare in un quel corpo e a lasciarlo affondare in sé, fisicamente e emotivamente. Perché ogni volta che lasciava che Harold si spingesse dentro di lui, ogni volta che lui entrava nel vampiro, era come se parte delle loro anime restasse incastrata nel corpo dell’altro. Qualcuno avrebbe potuto dire che fosse il destino, ma Louis storceva il naso a quella definizione. Aveva sempre pensato, infatti, che il destino togliesse importanza ai sentimenti incastrandoli in una direzione, rendendole facili. E Harry, sentirsi così vicino ad Harry, era tutto fuorché facile. Era doloroso, degradante e faticoso. Era difficile da accettare o anche solo da prendere in considerazione. Ma se da una parte c’era il bruciante desiderio a spingerlo verso di lui, qualcosa di animale e recondito come un richiamo, dall’altra c’era quella volontà che aveva tenuta nascosta e cercato di soffocare.

Louis era corrotto come Harold. Era sporco come Harold. Per questo poteva così chiaramente vedere quella bellezza che si era ostinato a negare, quel modo assoluto di amare con criterio ciò che davvero gli stava a cuore, differenziandolo dal resto del mondo che lo lasciava indifferente. E non era un amore che Louis si limitava a desiderare la notte nascosto nell’ombra di una stanza come le signorine per bene. Era un amore dal quale voleva essere investito. Perché se ogni cosa esisteva davvero grazie al suo contrario, solo qualcosa di potenzialmente così doloroso, devastante, pericoloso e cupo avrebbe potuto soddisfare la sua sete di amore. Doveva essere amato in quel modo.  Voleva essere amato in quel modo e niente di meno, niente di diverso sarebbe mai riuscito ad appagarlo.

Ci aveva messo ore a venirne a capo. E una volta arrivato a quella conclusione, sorrise passandosi nervosamente una mano sulla fronte nella consapevolezza del fatto che non sapeva cosa farsene. Doveva vedere Harry. Doveva guardarlo negli occhi e riconoscere in quei pozzi verdi le stesse sensazioni, gli stessi sentimenti che aveva avvertito quella notte. Non voleva struggenti dichiarazioni d’amore. Solo un’ammissione muta, qualcosa che mettesse in chiaro che entrambi non erano quel tipo di persona spaventata capace di mentire a se stessa.

Alla fine lasciò la sua stanza in silenzio.

Non era mai stato nella stanza del vampiro e, onestamente, non era neanche certo di avere il permesso di metterci piede. Non che gli importasse. Se fino a quel momento si era astenuto dall’entrarci era solo per mancanza di interesse, non certo perché qualcuno potesse impedirgli qualcosa. Neanche Harry.
Soprattutto non Harry.

Ma ora, mentre lentamente si dirigeva verso la porta in legno pesante, si sentiva curioso cercando di indovinare quale aspetto avrebbe avuto la sua stanza.
Arrivato davanti alla porta si fermò a fissarla con un’intensità  impossibile, come se segretamente covasse la speranza di riuscire a vedervi attraverso. Si avvicinò fino a quasi poggiare l’orecchio al legno freddo. Dentro nessun rumore, segno che probabilmente Harry non fosse lì o magari che stesse dormendo. Ci pensò un attimo prima di fare il suo ingresso, forse avrebbe dovuto annunciarsi comunque, forse avrebbe dovuto rimandare, aspettare un altro momento. Ma dentro di sé sapeva che se avesse atteso non sarebbe stato per educazione ma per codardia. E aveva già stabilito che non intendeva essere un cagasotto un secondo più del necessario.

Puoi farcela Louis!” si disse mentre la mano raggiungeva la maniglia spessa abbassandola.

Quando entrò la stanza di Harry era elegante in modo quasi ridicolo. Gotica in pieno stile film sui vampiri in bianco e nero. Louis alzò gli occhi al cielo per l’eccessiva presenza di tendaggi bordeaux, scuotendo la testa di fronte la grottesca consapevolezza che, lì dentro, il vampiro ci sarebbe stato benissimo con tutte quelle arie da ragazzaccio pericoloso e misterioso che continuava a darsi.

Era vuota. E lui davvero avrebbe dovuto andarsene. Ma, infondo, una sbirciatina non avrebbe ucciso nessuno. Ormai era lì. Insomma la lingua di Harry era stata nel suo culo, il concetto di spazio personale tra loro era stato abbondantemente superato dopotutto.
Si aggirò nella camera perfettamente ordinata. Non si sentì a disagio facendo il confronto con la sua. Era piuttosto certo che anche lui avrebbe avuto il tempo di mettere le cose a posto se non avesse dovuto dormire.

Non si sentì neanche minimamente in colpa quando iniziò a curiosare tra le cose di Harry, aprendo l’armadio per trovare una serie infinita di completi sistemati per colore. Chiaramente era uno psicopatico, con un discutibile gusto nel vestire. Poco importava che tutto gli stesse bene, questo non implicava certo che fosse legittimato ad indossare dei pantaloni a zampa anni 80.

Nostalgico di merda” ridacchiò mentre passava alla libreria, alla scrivania e poi al comodino lanciando occhiate distratte qui e lì finché qualcosa non attirò la sua attenzione.

Una vecchia foto. Di quelle consumate, per cui era evidente che fossero state toccate, guardate e riguardate milioni di volte. C’era Harry in quella foto, con il sorriso malizioso e strafottente nonostante le fossette. Ma non era solo. Il braccio avvolgeva le spalle di un uomo al suo fianco, era leggermente girato di lato e gli occhi erano rivolti al tipo affianco a lui quasi come se quello assorbisse tutta la sua attenzione.

Louis gelò davanti all’evidente calore di quello sguardo.

Era stato un egocentrico una volta di più. Aveva passato ore a riflettere su quello che lui provasse per Harry senza fermarsi un attimo a pensare a cosa il riccio provasse per lui, troppo concentrato su se stesso. Semplicemente, l’idea che non pensassero allo stesso modo non l’aveva neanche sfiorato. Era impensabile, impossibile. Era talmente forte, talmente stringente quello che sentiva da sembrare freddamente logico. In tutta la sua vita fatta di sentimenti calcolati era rimasto l’ultimo dei romantici, convinto che non fossero le parole a svelare ciò che davvero si provasse, ma i gesti e gli occhi e credeva davvero che in quelli di Harry avesse visto se stesso.

Invece, ora, stringeva tra le mani la prova del fatto che fosse un povero illuso.

Riconosceva quell’uomo. Ricordava di averlo visto, elegante e sorridente a Charles Lake, intorno ad Harry a dimostrazione che fosse ancora nella sua vita. E non c’era altro modo di interpretare quella mano poggiata sulla coscia di Harold. E quello sguardo.

Non c’era altro modo di interpretare quell’unica parola scritta in una calligrafia elegante e leggera sul retro della fotografia.

Always.
 

***
 

Quando la sera prima Liam era rientrato in casa aveva lo sguardo cupo e l’espressione assente.

Dopo che Louis lo aveva cacciato, aveva trascorso qualche ora a guidare senza meta, nonostante sapesse che la situazione avrebbe imposto un surplus di prudenza. Quasi sperava che qualcuno lo aggredisse in modo tale da potersi sfogare. Quello che davvero gli serviva era scaricare quel senso di impotenza che lo aveva assalito davanti all’amico.

Aveva raggiunto Mary a letto senza preoccuparsi di dire una parola e in qualche modo lei aveva capito che non fosse quello il momento di chiedere sebbene fosse ansiosa di scoprire come stesse Louis.  Il cacciatore lo sapeva. La conosceva abbastanza da sapere che si stesse torturando pur di trattenersi dal tempestarlo di domande e le fu grato per questo.

“Ne parliamo domani” disse quindi, piano, prima di tirarsela addosso e stringerla tra le braccia perdendosi nel profumo dei suoi capelli. Lei annuì girandosi verso di lui per baciarlo, poi si erano addormentati così.

Quella mattina, quando entrarono in cucina trovarono già tutti lì. Milly e Lottie si preparavano la colazione mentre  Iola e Niall erano talmente presi nel discutere che neanche gli prestarono attenzione.

“Ti ho detto che lo stai mangiando male!” abbaiò lei cercando di strappargli la busta di biscotti dalle mani.
“Sarò libero di mangiare come mi pare, o no?” piagnucolò il biondo aggrappandosi al pacco come se ne andasse della sua vita. “E certo! Ma sì! Facciamo un po’ tutto come ci pare, no?” rispose sarcastica “Che ne dici se da domani cominciamo a usare il balsamo prima dello shampoo? Oppure, che ne so, abbiniamo il reggiseno di pizzo sangallo con le mutante a righe di cotone color carne!”  afferrò la busta tirandosela via.
Niall praticamente latrò riuscendo per miracolo a riprendersi i suoi amati biscotti e abbracciando la busta “Punto primo io non porto reggiseni tanto meno di sanpollo o quello che è! Punto secondo uso doccia schiuma tre in uno e se potessi lo userei anche come dentifricio. Punto terzo nello stomaco si mischia tutto” decretò indicandosi l’addome “Punto quarto…”  piagnucolò con sguardo confuso mentre Iola riusciva nuovamente a sfilargli i biscotti dalle mani “Milly fai qualcosa..” la strega sbuffò esasperata e di malavoglia passò a Niall la fetta biscottata che aveva appena imburrato guadagnandosi uno sguardo carico di gratitudine “Mangia prima i bordi o ti toglierà anche quella” lo informò prima di voltarsi verso Liam e Mary che cercavano inutilmente di non scoppiare a ridere per la scena assurda alla quale avevano appena assistito.

“Come è andata?”

Liam prese posto accanto a Lottie afferrando una tazza di caffè. Bevve un lungo sorso prima di cominciare.
“La situazione è complicata. Praticamente tutte le creature che abbiano mai calpestato questa terra sono in procinto di iniziare una guerra apocalittica per distruggere cacciatori e uomini di lettere e dominare sul pianeta. Le nostre speranze di farcela sono riposto nel piano di un mostro”
“Ma perché il vampiro dovrebbe schierarsi con i cacciatori?”  chiese Lottie.
“Perché a quanto pare pensa che se dovessero prevalere gli equilibri tra loro non reggerebbero” scrollò le spalle Liam “Crede che inizierebbero guerre civili e che di fatto il loro stile di vita ne uscirebbe peggiorato”
“E cosa ha in mente?”  Liam strabuzzò gli occhi. Il tono di Lottie non era solo curioso o interessato. C’era qualcosa di quasi maniacale nel modo in cui lo aveva chiesto sporgendosi verso di lui. Scosse la testa.
“Non lo so. So solo che la battaglia si svolgerà tra due settimane” bevve ancora “Stanno aspettando non so quale quadro astrale, la luna in capricorno, non ho ben capito. Non sono riuscito a parlare col vampiro”.

La domanda successiva aleggiò nell’aria per qualche secondo rendendo l’atmosfera decisamente più pesante di poco prima.

“Come sta Louis?” la mano di Mary raggiunse il suo avambraccio delicata. Liam deglutì a fatica il groppo che aveva in gola,  gli occhi puntati sulle sue stesse dita che tamburellavano sul tavolo.
“Mi ha detto che il tipo gli ha mostrato un diario. A quanto pare il padre biologico di Louis si è divertito a fare esperimenti su di lui prima ancora che nascesse” Lottie abbassò lo sguardo, mentre gli altri continuarono a guardare il cacciatore in attesa che proseguisse. Lui sbuffò.
“Louis non è umano” ci aveva pensato molto a quella cosa. Louis non era umano. Il suo migliore amico, improvvisamente, era qualcosa di oscuro, qualcosa di diverso, qualcosa che in qualsiasi altra circostanza Liam avrebbe ucciso senza battere ciglio. Solo che non poteva.
Per la prima volta da quando aveva giurato a se stesso di passare la vita ad estirpare quegli abomini dal mondo, Liam aveva dei dubbi. Il fatto era che Louis non fosse diventato un mostro. Louis lo era sempre stato.

Eppure …

Eppure non si era mai comportato come tale e per Liam era impossibile vederlo in quelle vesti. La sola idea di doverlo combattere lo faceva stare fisicamente male. Non importa quante volte si fossero giurati a vicenda di uccidersi se qualcosa fosse andato storto. E Liam sapeva che davanti a qualsiasi altro cacciatore non avrebbe esitato. Ma quello era Louis ed era diverso.

“Lo dicevo io” interruppe Milly “Lo dicevo che quel culo non poteva essere umano”
“Sorella!”
“Osservavo solo l’ovvio” si giustificò lei scrollando le spalle mentre leccava la marmellata dal coltello che aveva appena utilizzato.
“Che intendi per non umano?”
Liam li guardò uno ad uno “Sembra che attraverso qualche inquietante esperimento genetico quell’uomo sia riuscito a mettere in Louis pezzi di qualsiasi abominio esistente?” disse incerto “Siete voi i cervelloni, non so come abbia fatto. So solo che nel diario che ha letto Louis sono riportati tutti gli esperimenti fatti su di lui e quello psicopatico del padre continuava a parlare di lui come un alfa naturale o qualcosa del genere”
“Ma questo non ha senso” sbottò Mary “Louis non ha nessuna abilità speciale ..”
“Tranne lo sculettamento magico”  borbottò Milly guadagnandosi un’altra occhiataccia dalla sorella mentre Liam scrollava le spalle.
“Come sta, comunque?”
Il ricordo di quanto fosse sconvolto quando lo aveva lasciato investì Liam in pieno “Non è un momento facile ma se la caverà…”
“E’ deperito?”
“Lo tengono in una gabbia?”
“Ti è sembrato ferito?”
“Ha pianto quando ti ha visto?”
LIAM TI PREGO DIMMI CHE GLI DANNO DA MANGIARE
Il cacciatore spostava lo sguardo dall’uno all’altro. Una pioggia di domande si era abbattuta su di lui. E continuavano. Era tutto uno “sta mangiando?” o “era triste?” “oddio lo so che sarà depresso” e “ma gli manchiamo?” e lui non riusciva a rispondere perché ogni volta che provava ad aprire la bocca un’altra raffica di domande gli veniva scagliata contro.
LASCIATELO RISPONDERE” urlò Mary ad un certo punto. Liam la guardò grato. Poi si rese conto che avrebbe dovuto rispondere alle domande e improvvisamente fu colto da un profondo imbarazzo. Improvvisamente un’immagine ben chiara emerse dai suoi ricordi.
“Beh diciamo che quando gli ho raccontato la teoria di Lottie non l’ha presa bene”  sperò davvero di riuscire a deviare il discorso su altro.
“Sì, ma come lo trattano?” incalzò Niall.
“Mi è sembrato ..” si gratto la barba in ricrescita sul mento con fare decisamente imbarazzato che ovviamente non sfuggì a nessuno. Non era sicuro di voler davvero raccontare come se la passasse Louis, ma d’altra parte non poteva lasciare che i suoi amici si crogiolassero nell’ansia. Erano evidentemente preoccupati e se non avesse risposto, probabilmente, sarebbero andati nel panico immaginandolo in punto di morte, preda della fame, della sete e del freddo. Dunque aveva bisogno di dire qualcosa di abbastanza vago e casuale ma comunque rassicurante. Nessun problema, poteva farlo. Anche un bambino ci sarebbe riuscito!

 “Mi è sembrato … soddisfatto … ” per un secondo nella stanza calò il silenzio.
“Soddisfatto?”
“Sì ?” rispose incapace di trovare un altro termine mentre sentiva la faccia andargli a fuoco. Forse non aveva scelto il termine migliore.
“Che minchia vuol dire soddisfatto Liam?” abbaiò Mary abbandonando l’atteggiamento dolce che aveva solitamente nei suoi confronti “Come diavolo fa uno che è tenuto prigioniero ad esser … OH MIO DIO!” un lampo di consapevolezza le attraverso lo sguardo e si voltò talmente velocemente verso le streghe che quasi le si svitò la testa. Loro avevano un’espressione da pazze esaltate dipinta in faccia. Bocca spalancata ed occhi luccicanti.
RACCONTA” lo aggredirono mentre Niall continuava confuso a ripetere cosa si fosse perso e Lottie restava in silenzio.
Liam sapeva che una volta usciti da quel casino Louis non gliela avrebbe fatta passare liscia, ed era profondamente ingiusto. Perché, chiaramente, essere circondato da quelle squinternate poteva essere considerata una punizione più che sufficiente.
 
 
***

 
Era passata un’ora da quando aveva trovato la foto. Forse un’ora e mezza. Louis si era seduto sul letto a baldacchino in attesa del ritorno di Harry senza davvero aver pensato a cosa dire. Rabbia e vergogna invece che placarsi erano cresciute dentro di lui, alimentandosi ad ogni nuovo particolare che scovava in quell’immagine che non aveva smesso di guardare.

Lo sguardo di Harry. I corpi che si sfioravano. Le espressioni serene sui loro volti.

Tutto. Tutto lo infastidiva.

Quell’immagine raccontava una storia che non aveva mai neanche preso in considerazione e non riusciva a smettere di sentirsi tradito.

Non per le ragioni più ovvie. Non era tanto la gelosia a fare male, quanto il fatto che fosse crollata la convinzione di essere nella loro diversità così simili. Per tutta la vita, nonostante fosse circondato da persone a cui teneva, persone che lo amavano, Louis non aveva mai smesso di sentirsi solo. Isolato. E davvero pensava che per Harry fosse lo stesso.
Si sentiva ferito ed ingannato perché Harry non gliene aveva mai fatto neanche cenno. Invece quell’uomo esisteva ed era ancora parte della sua vita e chiaramente Harry provava ancora dei sentimenti per lui altrimenti non avrebbe tenuto la sua foto sul comodino.
E poi sì, inutile negarlo. La gelosia lo stava divorando.

Quando sentì la porta aprirsi si alzò in piedi di scatto, con la fotografia ancora tra le mani pronto a fronteggiarlo.

Harry dal canto suo non si aspettava di trovarselo in camera. Aveva deciso, dopo la conversazione con Gemma, di mettere una certa distanza tra di loro. Di ignorarlo quanto più possibile, ed era abbastanza certo che l’abituale atteggiamento di Louis gli avrebbe facilitato di molto le cose. Era sicuro che quella mattina lo avrebbe ignorato, logorato da un milione di paranoie per il modo in cui si fosse lasciato amare la notte prima. Solo che l’abituale atteggiamento di Louis, sebbene fosse perfettamente coerente con il guardarlo come stava facendo adesso, certo non comprendeva il fatto di farsi trovare nella sua camera da letto.

Il vampiro sbuffò e si chiuse la porta alle spalle.

“Che ci fai qui?” si aspettava l’inizio di una nuova discussione e una parte di lui era curiosa di scoprire cosa avesse fatto questa volta per mandare su tutte le furie il liscio.  Questo, però, non diminuì in alcun modo l’impatto della domanda che Louis gli rivolse subito dopo.

“E’ l’uomo di Charles Lake?”  poteva riferirsi a mille cose, infondo Charles Lake aveva un discreto numero di abitanti, ma il modo in cui aveva pronunciato quelle parole mise immediatamente Harry in allarme. Finalmente si concentrò a guardarlo notando cosa stringesse tra le mani. Non ebbe bisogno di avvicinarsi per capire cosa fosse. La foto di lui insieme a Brandon. Quando erano felici, anni prima.
Ed Harry si sentì letteralmente diviso a metà. Il primo irragionevole impulso fu quello di giustificarsi urlando qualcosa di veramente originale del tipo “Non è come sembra!”.  Poi venne il senso di colpa. Come se il solo aver pensato di dover dare delle spiegazioni al cacciatore fosse un affronto alla memoria di Brandon, a tutto quello che avevano passato. Per questo indossò una maschera inespressiva e parlò in tono piatto ad un Louis che furioso continuava impaziente a sbattere il piede a terra davanti a lui come se non mettesse minimamente in dubbio il suo diritto di ricevere spiegazioni.
“No. Non lo è”
“Non dirmi cazzate, Harold!” abbaiò Louis “Ho una buona memoria. Non dimentico una faccia quando la vedo e questo tizio era con te a Charles Lake!” il cacciatore cominciava a vedere rosso davanti a lui. La cosa che lo faceva più imbestialire, però, era la vergogna. Non tanto per il fatto che stesse facendo una scenata di gelosia in piena regola, di quello aveva solo un’accennata percezione. Quello che lo faceva davvero vergognare era la piccola punta di sollievo che aveva provato quando Harry aveva mentito.  “Se mente gli interessa” continuava a ripetere una subdola e discretamente patetica vocina nella sua testa.  Louis non era mai stato così tanto disgustato da se stesso come in quel momento.
Harry non dava nessun segno di voler discutere. Mantenne una postura composta che fece infuriare Louis ancora di più. Si passò una mano tra i capelli sistemandoli prima di togliersi la giacca e poggiarla sullo schienale della sedia. “No” ribadì “Quello nella foto è Brandon. Quello che hai visto a Charles Lake è Nickolas, il capo dei mutaforma”
E, onestamente, Louis non sapeva che farsene di quella informazione. Improvvisamente si rese conto che fosse o meno lo stesso uomo questo non cambiava il fatto che Harry gli avesse nascosto l’esistenza di qualcuno abbastanza importante da struggersi nel guardare la sua foto.
“Chi è Brandon? Perché hai questa foto sul comodino?”
Harry lo guardò gelido. Continuò a mantenere la voce bassa mentre si appoggiava alla scrivania. “Non mi va di parlarne”
Il distacco e l’indifferenza con cui pronunciò quelle parole ferirono Louis più di quanto fosse disposto ad ammettere.
“TU .. Tu provi dei sentimenti per lui!” lo accusò “DEI SENTIMENTI. Chi è? E’ il tuo compagno?” Harry ci mise tutta la forza possibile per non raggiungerlo e baciargli quelle labbra che tremavano per rassicurarlo. Quella reazione da parte di Louis era la prova di ciò che assolutamente non voleva. Louis era coinvolto. Troppo coinvolto. E si costrinse a non pensate a quanto il dolore che leggesse nei suoi occhi lo provava raddoppiato dentro di sé, perché se lo avesse fatto sarebbe stato obbligato a prenderlo tra le braccia e giurargli che non avesse nulla di cui preoccuparsi. E quello non doveva accadere. Quella cosa tra loro, qualsiasi cosa fosse, andava fermata subito.
“Quello è l’uomo della mia vita, Louis” disse semplicemente.
Per un momento pensò che se ne sarebbe andato. Louis deglutì e restò in silenzio qualche secondo incapace di comprendere il reale significato di quelle parole.
“E’ così? L’uomo della tua vita?” ripeté lasciando che le parole scivolassero amare sulla sua lingua “Non hai altro da dire? E io? Cosa sono io? Un passatempo?”  era consapevole di star esagerando. Che si sarebbe pentito di quello che stava dicendo, ma pretendere da lui che in quel momento tacesse era davvero troppo. Non dopo che aveva trascorso settimane a cercare di venire a capo di quello che provasse per Harry. Inoltre, ormai la dignità l’aveva già persa, tanto valeva sfogarsi.
“E’ morto”
“Eppure è comunque l’uomo della tua vita”
Ed Harry non si era aspettato che la confessione sulla morte di Brandon cambiasse qualcosa. Sapeva che non avrebbe ammorbidito il tono del cacciatore, non avrebbe aggiunto clemenza al suo atteggiamento. Era troppo abituato alla morte per esserne davvero colpito. Ciò nonostante strinse i pugni e parlò di nuovo.
“Lo sarà per sempre”

Non c’era molto da aggiungere a quel punto. Non per Louis. Non era abituato a desistere in una discussione come in battaglia ma, d’altra parte, quella non era una guerra che aveva mai imparato a combattere. Si trattava di un dolore sordo che non colpiva niente in particolare ma rendeva inutilizzabile tutto il corpo. Un qualcosa che seccava la gola, che chiudeva lo stomaco e rendeva difficile respirare. Un dolore profondo al petto. Lancinante. Cupo. Qualcosa che quasi costringeva il corpo a rannicchiarsi su se stesso, mandando in cortocircuito il cervello. E quello era un dolore che non era addestrato a sopportare.
“Vaffanculo Harry” disse con le ultime forze che gli restavano. E avrebbe voluto andarsene ma il vampiro gli si parò davanti, per la prima volta mostrando un’emozione. Non certo quella che avrebbe voluto lui. Era quella sorta di superiorità condita da una punta di disprezzo.
“Cosa pensavi, eh?” parlò cattivo con l’ombra di un sorriso sulle labbra rosse “Che saremmo diventati una coppia felice? Che avremmo messo su famiglia? Tu sei un cacciatore, Louis ed io un mostro. Non era quello che ripetevi sempre? Sei qui solo perché sei mio prigioniero e nient’ altro. Ci stiamo solo divertendo un po’ ..”
“Sei un bastardo” disse solo quello. Calmo, fermo e presente, prima di voltargli le spalle e lasciare la stanza, con una dignità che il vampiro gli invidiò profondamente.

Non appena se ne andò, Harry chiuse gli occhi come a voler cancellare dalla memoria l’espressione sul suo volto. Ogni parola che aveva pronunciato era come un sorso di cicuta. Durante tutta la litigata, più Louis parlava più lui era consapevole di quanto si fossero spinti in là. Troppo lontani. Mentre il desiderio di difendere Brandon soccombeva alla voglia di stringere il ragazzo davanti a lui, si era reso conto che fare finta di nulla non poteva essere un’opzione.

Era rimasto sconvolto dall’ostinato, quasi inconsapevole candore con il quale Louis avesse lasciato trapelare i suoi sentimenti. Aveva capito, era cosciente del fatto che qualcosa lentamente stesse cambiando tra di loro. Sapeva, guardando dentro di sé che si stava perdendo, ma mai avrebbe pensato che anche il cacciatore fosse già a quel punto. Tutto si sarebbe aspettato tranne il fatto che fosse disposto a mostrarlo in quel modo. Come se lo avesse metabolizzato. Come se avesse deciso che ne valesse la pena.

“Sei un coglione Haz” la voce di Gemma lo raggiunse completamente piatta, Harry sbuffò, si sedette sul letto, appoggiando i gomiti alle ginocchia.
“Lo faccio per lui” la liquidò senza molta voglia di parlare.
“Oh, ma pensa te! Io pensavo avessimo a che fare con un cacciatore adulto e pericoloso, invece è Barbie magica sirena!”  la vampira raggiunse il fratello, sedendosi al suo fianco “Haz devi superare questa cosa della negazione” tutta la tensione che il vampiro aveva accumulato sembrò esplodere in quel momento.
“Non sono in fase di negazione, okay?” sbottò mantenendo un tono concitato ma impossibilmente basso “Ho capito quello che sta succedendo ma non posso permetterlo. Non posso permetterglielo Gemma!” lei restò muta, presa in contropiede.
“Brandon è stato …”
“Piantala con Brandon!”
“Lasciami parlare!” disse secco “Brandon è stato per lungo tempo l’unica forma di amore che io abbia mai conosciuto. Poi è arrivato Louis ed ho provato cose che non sapevo neanche di poter provare. Sono stato geloso, Gems. Ho avuto un desiderio impossibile di toccarlo e lasciare che lui mi toccasse. Non ho più provato attrazione per nessun altro e non è che non volessi andare con altre persone. Non c’erano altre persone. Sparivano. Via. Puff. Tanti saluti a tutti” gesticolava come un folle per accompagnare le sue parole “Credi che mi sia piaciuto dirgli quelle cose? No. Non mi è piaciuto!” chiarì “Ma stiamo combattendo una guerra. Rischiamo di morire e l’unica possibilità che abbiamo è che Louis si trasformi in una macchina da guerra e scelga di non cedere alla sua parte demoniaca per farci fuori tutti o ridurci in schiavitù. Senza contare quel piccolo particolare secondo il quale se si innamora muore” disse fingendo indifferenza “scusami tanto se non voglio che muoia! Lo trovi a pagina 1 del manuale desideri di un uomo innamorato!” in una frazione di secondo sparì.
 
***
 

Iola, Milly e Lotti stavano lavorando alla pozione.  Da quando la ragazza era stata accolta in quella casa aveva iniziato a collaborare con le streghe, lasciando interdetti gli altri membri della compagnia. In effetti nessuno aveva mai saputo che Lottie avesse deciso di portare avanti  con tanta dedizione anche quel suo “talento” oltre che la passione per le lettere. Lei aveva spiegato, una sera davanti al camino, di come Jay le avesse continuato ad insegnare incantesimi e pozioni non appena era saltato fuori che avesse il “dono”.  E di come quello era stato a lungo il loro segreto.

Il modo in cui si applicasse nella magia era brillante. Era evidente a tutti quanto fosse portata per le arti magiche. In particolare le streghe erano colpite e non facevano che ripeterle quanto fosse straordinaria. Lei stessa ammise poi di essere sempre stata piuttosto spregiudicata nella sperimentazione e di come questo le avesse causato qualche problema con la madre. Alla luce della verità su Louis e su quello che il padre biologico aveva fatto, nessuno ne era stupito. Se un uomo senza magia era riuscito a spingersi tanto oltre, non osavano neanche pensare cosa avrebbe potuto fare con ulteriori strumenti a sua disposizione.

Era ovvio che Jay tentasse di metterle un freno.

L’incantesimo che il vampiro gli aveva affidato da compiere non era semplice. Avevano capito che per portarlo a termine avrebbero dovuto attendere la tanto famosa congiunzione astrale, ma anche la preparazione risultava difficoltosa.
Inoltre, Iola e Milly continuavano a non gradire il fatto di non sapere bene cosa stessero facendo e perché, ma in quel momento non avevano altra scelta che assecondare i desideri di Harold. Almeno fin quando Niall e Mary non fossero venuti a capo di tutto quel mistero.

Fortunatamente la ragazza aveva un archivio digitale di tutti i libri possibili ed immaginabili, il che semplificava davvero notevolmente la ricerca.

“Trovato qualcosa?” chiese per la centesima volta Milly mentre girava pigramente la pozione alla quale stava lavorando. Mary aveva un po’ voglia di strozzarla tanto era esasperata.
“No” rispose piatto Niall mentre faceva scorrere il dito sul tablet.
“Essere inutile” bofonchiò lei.
“Hey! Io non sono inutile”
“Sì lo sei”
“No, sei tu che sei nervosa” lei lo raggelò con lo sguardo senza degnarlo di una risposta mentre il biondo si alzava stiracchiando le gambe e avvicinandosi al tavolo dove le streghe stavano lavorando.
“Sai .. “ sollevò ripetutamente le sopracciglia “conosco un modo per rendere me utile e te meno nervosa”  ci fu un secondo di silenzio. Milly ispirò profondamente prima di parlare.
“Niall …”
“Sì ?”
“Ti scortico vivo”
ODDIO” l’urlo improvviso di Mary fece saltare tutti sul posto. E davvero, era una reazione un tantino eccessiva per una minaccia probabilmente vuota. Milly
non aveva davvero intenzione di far del male a Niall. Forse .
“Dicevo per dire” si giustificò.
“No! No! Ho trovato! Come abbiamo potuto essere così stupide”
“Cosa?”
“L’incantesimo! Serve a scatenare l’alfa naturale!” immediatamente avvicinò il dispositivo elettronico al tavolo intorno al quale le altre erano raccolte.
“E’ una cosa grossa”
“No, è una follia!” rispose Iola alla sorella che sbirciava oltre la spalla di Mary.
“Ha senso, è l’unica cosa che possiamo fare per fermare quei mostri”

“Voi forse non avete idea” spiegò la strega ridendo per il nervosismo “Attivare un alfa naturale significa dargli in un secondo un potere immenso. E, sempre ammesso che sopravviva a una cosa del genere, è quasi impossibile che riesca a gestire tutto quel sentirsi Dio o a resistere alla tentazione di conquistare il mondo o distruggerlo. Non si può fare!”
“Ma noi dobbiamo farlo” intervenne Lottie.
“No. E’ fuori discussione!”
“Che alternative abbiamo?”
“Il trapasso. Rapido e indolore” disse secca “Forse nella prossima vita rinascerò Beyoncè”

“Louis può farcela. Tu non lo conosci. Può farcela” Niall fino a quel momento era stato zitto, quando improvvisamente intervenne lo sguardo andava dall’una all’altra e lo fece con un tono di voce completamente diverso dal solito “Non ho mai conosciuto uno come lui. Quando ci siamo incontrati, senza neanche rendersene conto ci ha dato una casa, una famiglia ed uno scopo. E’ sempre stato potente a modo suo. Ha qualcosa che spinge le persone a fidarsi di lui, a seguirlo e fare quello che chiede. E non l’ho mai visto approfittarsene. Mai.” Intorno solo silenzio.

Nessuno era abituato a sentire il biondo fare un discorso serio, non era una cosa da lui. Addirittura Mary era sconvolta dalla cosa. Eppure, in quel momento,
non c’era nessuno in quella stanza che non lo avesse preso sul serio.  Lui abbassò gli occhi, quasi fosse leggermente imbarazzato da tutta quell’attenzione improvvisa. Mormorò qualcosa di molto simile a “ho fame”  mentre si torturava le mani. Fu sollevato quando finalmente Lottie decise di parlare, distogliendo l’attenzione da lui.

“Ha ragione. Dobbiamo fidarci di mio fratello” le altre annuirono, anche Iola più frastornata dal discorso di Niall che realmente convinta “Voglio parlare con lui” .
 
***

 
Louis si era chiuso nella sua stanza.  Si era rannicchiato in un angolo, poggiando la testa sulle ginocchia cercando di respirare profondamente nella speranza che il peso che aveva sul petto se ne andasse. Era stato inutile. Il peso era sempre lì, costante e beffardo, ma in qualche modo Louis riuscì ad abituarsi in fretta alla sensazione.

Dopo appena un’ora aveva deciso di alzarsi, si era guardato allo specchio e aveva giurato a se stesso di non permettere più a niente o a nessuno di distrarlo da quella che era la sua missione. Si sentiva ferito ed umiliato, si sentiva furioso, ma aveva lasciato troppo spazio alle sensazioni e chiaramente non ne aveva ricavato niente.

Non si sarebbe trasformato nel fottuto protagonista di una soap opera di quelle che piacevano a Niall. Avrebbe raccolto i cocci e si sarebbe concentrato sulle cose davvero importanti.
Sarebbe stato comodo potersi cavare il cuore dal petto. Purtroppo, a quanto pare, quella non era un’opzione praticabile. Il fatto che soffrisse però non significava che dovesse renderlo noto a tutti.
Così, dopo aver preso un respiro profondo, aveva afferrato un libro a caso di quelli che gli erano stati portati in stanza e si era sdraiato sul letto fingendo che quello fosse un pomeriggio come tanti. Si era addormentato presto e la mattina seguente si era fatto una doccia per poi riprendere a leggere tranquillo, come se nulla fosse mai accaduto.

Quando sentì bussare non fece una piega.
“Avanti”. Lanciò un’occhiata distratta alla porta mentre Gemma ed Harry entravano  nella stanza. C’era una certa tensione tra loro ma Louis decise di non chiedersi cosa ci fosse di strano. Per quel che importava a lui potevano anche farsi fuori a vicenda.

In realtà dopo la discussione del giorno prima i due fratelli avevano deciso di ignorare completamente l’argomento Louis, comportandosi come niente fosse accaduto. Gemma non era realmente convinta che quella fosse la strada giusta. Aveva aderito al piano del fratello più per questioni politiche che per altro. Non credeva veramente alla profezia. Aveva sempre sostenuto che la chiaroveggenza fosse un patetico tentativo delle streghe di darsi un tono. D’altra parte, il discorso accorato di Harold l’aveva toccata spingendola a considerare l’idea di non impicciarsi degli affari altrui. Non ne aveva il diritto. Lo sapeva.

“La tua colazione”
“Non ce ne era bisogno, sarei potuto scendere” rispose Louis con il tono più calmo ed indifferente  possibile “Ma grazie” si era ripromesso di non fare scenate. Mai più. E forse i fratelli succhiasangue non lo sapevano ma un Louis educato era un Louis pericoloso.

Gemma scosse la testa facendo segno che non importava mentre Harry al suo fianco restava immobile con lo sguardo fisso sul ragazzo.

“Il Consiglio vuole vederti” disse piatto mentre la vampira poggiava il vassoio sulla scrivania.

Louis annuì distrattamente riportando l’attenzione sul libro che aveva tra le mani.

 “Vogliono assicurarsi che tu non abbia intenzione di unirti alle forze del bene. Che è più o meno quello che devi fare ma, decisamente, è meglio che tu non glielo dica. Consiglio spassionato”
“Come vuoi” il lisciò alzò appena lo sguardo mentre rispondeva.
Il riccio era spiazzato. Gli sembrava di avere davanti una macchina fredda ed impassibile e la cosa, sebbene fosse esattamente quello che voleva, faceva male.
“Ti faranno delle domande. Ti consiglio di soffermarti sul rapporto burrascoso con il tuo patrigno”
“Okay” scrollò le spalle indifferente senza neanche alzare lo sguardo quella volta. Il fastidio prudeva sotto pelle quasi insopportabile. Harry si costrinse a mantenere piatto il tono di voce quando parlò di nuovo.
“Non hai niente da dire?”

Louis lasciò cadere il libro aperto sull’addome. Guardò Harry con un’espressione indifferente ed annoiata come fosse una completa nullità, della tempesta di emozioni del giorno prima neanche l’ombra.

“Sono solo un prigioniero, no? E’ importante cosa penso?” gelidamente sarcastico restò a guardarlo, come se lo stesse sfidando a rispondere qualcosa.
Harry non lo fece. Semplicemente si voltò lasciando Gemma dietro di lui.

E okay. La bionda aveva deciso di non impicciarsi, di farsi gli affari suoi. Si era ripromessa di rispettare la volontà del fratello, chiudere la bocca e smetterla di pensare alla sua vita privata.

Però …

Però non aveva mai visto il fratello in quel modo. Ed infondo una parolina non avrebbe ucciso nessuno. Almeno sperava.

 “Lo fa per proteggerti” disse alla fine.

Louis alzò gli occhi e la guardò andare via.



Angolo di Mika

Salve :D
Incredibile eh? Capitolo nuovo! Spero sul serio di essere riuscita a spiegare un po' come stiamo messi, anche perché mancano al massimo 3/4 capitoli e siamo alla fine. Tempo stimato 1 o 2 anni circa dunque XD
Che dire? Non amo particolarmente questo capitolo. Pochi dialoghi e tanta introspezione. Il dramma è che io sono la quintessenza della confusione quindi quando mi perdo nei flussi di coscienza tendo sempre ad essere poco ordinata.
Ma bando alle ciancie.
Lo so cosa volete. E no. Non sono pentita di aver usato quella parola.
(se non avete notato la CIT in quell'always non voglio parlarvi mai più)
Mi sono anche data il cinque da sola per quanto fosse una cosa cattiva, perfida e terribile. Che bello.
E vorrei far notare a nessuno in particolare che Iola e Milly sarebbero d'accordo con me. Così. Tanto per dire.
Nella speranza di aggiornare presto. Un bacio. All the love.
Mika
 
  
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