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Halloween in campagna alla
fattoria di Nonna Papera non era come in città: in quel sobborgo fuori Paperopoli tutto era più tranquillo e l’atmosfera era
accogliente anche nella notte più paurosa dell’anno.
L’aria profumava di mashmallows, di mele caramellate e di popcorn sia dentro che
fuori casa.
-Paperotto, hai preso il
sacchetto per i dolci?-
-Non chiamarmi così, Nonna!
Stanotte sono Capitan Quacklock, il pirata dello
spazio! E sono pronto a partire con la mia ciurma alla ricerca di tesori da razziare.
Faccio paura, non è vero?-
E intanto si aggiustava la benda
sopra l’occhio destro.
Nonna Papera dovette mettere una
mano davanti alla bocca per coprire il suo sorriso.
-Nessuno potrà resistere a te e
agli altri pirati-
Il suo nipotino sorrise e corse
fuori nella notte per raggiungere il gruppo di amichetti.
Nonna Papera non avrebbe mai
immaginato che, anni dopo, suo nipote avrebbe completamente dimenticato il
cartone animato di Capitan Quacklock ma avrebbe
continuato ad andare in giro di notte con un mantello svolazzante, a caccia non
di dolciumi ma di criminali.
*
-Paperino! Hai un minuto?-
-Puff! Pant! Non ora Lyla, ti prego-
Rispose il fattorino di 00
Channel da sotto una traballante pila di materiale d’archivio.
-Capisco. E invece Paperinik ha un minuto?-
-Ma che ne… oh! Oh, bè… vedrò che
posso fare. Diciamo verso mezzogiorno?-
Mezz’ora dopo, durante la pausa
pranzo, Paperino, Paperinik e Lyla
erano allo stesso tavolo a parlare a bassa voce ma molto animatamente.
-Quindi capisci? Abbiamo a che fare
con un criminale dalla mente estremamente complessa-
-Ma voi nel futuro dovreste avere
tecnologie superiori. Non capisco perché vi servo io-
-È stato Odin
Eidolon a chiedere espressamente di te. Lui dice che
la nostra società si basa troppo sulle macchine e che per sconfiggere una
macchina molto complessa serve proprio il punto di vista umano-
-Odin
si fida molto di me. Va bene, mi hai convinto, verrò con te. Quando si parte?-
La giornalista bionda abbozzo un
sorriso enigmatico.
-Quando? Dovresti sapere che per
me il “quando” è un concetto molto relativo-
**
Alla fine il “quando” era stato
alle otto di quella sera, che erano immediatamente diventate le otto di sera di
un paio di centinaia di anni dopo grazie alla cronovela
di Lyla.
Erano partiti da un punto della
città attualmente abbandonato ma dove tra centinaia di anni sarebbe sorto il
palazzo del governo della Paperopoli ultramoderna del
futuro.
Appena arrivato Paperinik era stato accolto con una considerazione a cui
non era assolutamente abituato: nel suo tempo lo consideravano uno sbandato
invece nel futuro lui era un eroe.
Lyla rimase con lui tutto il tempo e
gli fece da guida tra corridoi chilometrici ed ascensori che si muovevano in
enormi tubi di vetro.
La città diventava piccola a
vista d’occhio mentre salivano trasportati da una delle capsule trasparenti
così in alto che presto le luci della città sottostante sembrarono un tappeto
di diamanti.
All’ultimo piano c’era la sala
delle riunioni, con un grande tavolo ovale ed un grande schermo concavo su una
delle pareti.
Sulla porta lo accolse un uomo
dall’aria distinta ed elegante. I capelli grigio cenere erano raccolti indietro
in una coda bassa ed aveva occhiali dalle lenti colorate di blu ma trasparenti.
-Paperinik,
benvenuto! Io sono Zacharias Zone, responsabile del
settore controllo e supervisione degli androidi difettosi-
Paperinik si chiese se le lenti fossero un
vezzo di stile o una necessità medica.
-Vi ringrazio per la fiducia che
avete nei miei confronti-
-Ve la siete ampiamente meritata.
Sedete, prego, tra poco potremo cominciare-
Poi si rivolse a Lyla con un tono molto più freddo.
-Grazie androide, adesso puoi
andare-
Paperinik ormai la conosceva abbastanza
bene da cogliere le sfumature delle sue espressioni e da capire che essere
apostrofata in quel modo l’aveva ferita.
-Oh, no! Lyla
è mia amica ed io insisto perché rimanga-
Il funzionario la squadrò a lungo
con un’espressione molto attenta e quanto mai diffidente.
- La sua presenza non è
appropriata, dato l’argomento della vostra convocazione-
-E invece io dico che..-
-Va tutto bene, PK-
Lo interruppe lei insolitamente
pacata.
-Ma Lyla…-
-Ci vedremo dopo-
E lo salutò con un sorriso prima
di allontanarsi.
Gli faceva male vederla ridotta
allo stato di macchina che eseguiva degli ordini, e non capiva come in
quell’epoca potessero trattarla come un oggetto e non come la persona
straordinaria che era.
-Volete una comunicazione
ufficiale o vi siete già accorto di aver ferito i suoi sentimenti?-
Chiese a Mr
Zone.
-Sentimenti? Gli androidi non
hanno sentimenti-
-Posso assicurarvi che non è
vero. Gli androidi sono delle intelligenze, artificiali ma pur sempre delle
intelligenze, e come tali vano rispettate-
Paperinik stava fissando negli occhi Mr Zone e non si accorse della presenza dietro di lui finché
qualcuno non gli posò una mano sulla spalla.
-Ben detto, amico mio. Ed è
proprio per questa vostra convinzione così radicata che io ho richiesto la
vostra presenza in quest’epoca-
-Odin! Hem.. Mr Eidolon… ben ritrovato-
-Anche per me è un piacere
rivedervi. Adesso sediamoci e diamo inizio a questa riunione-
Oltre a lui, ad Odin Eidolon ed a Mr Zone c’erano altre dodici persone.
Alcuni erano gli azionisti più
importanti della Eidolon Enterprises dopo Eidolon stesso, gli altri erano vari esponenti del governo
cittadino e due erano supervisori esterni inviati dallo Stato.
La faccenda doveva essere seria
se c’erano degli addetti alla sicurezza statale, non era più un problema che
riguardava solo Paperopoli.
Mr Zone rimase in piedi a lato del
grande schermo, mentre Paperinik ed Odin Eidolon si sedettero negli
ultimi due posti rimasti liberi.
-Signori, diamo ufficialmente
inizio alla riunione. L’ordine del giorno è il problema di sicurezza pubblica
rappresentato dal Androide difettoso di serie SSX, attualmente ricercato con il
numero S 00 999 e che si presenta con il nome di Capitan Q-
Con un piccolo telecomando accese
lo schermo e richiamò una serie di immagini ed articoli di giornale che si
proiettarono come un ologramma in 3D sopra il tavolo.
La prima immagine fece sobbalzare
gli spettatori ed immediatamente dodici sguardi preoccupati si puntarono su Paprinik.
-Hem…
non so… posso chiamare in causa la genetica, giusto?-
Nessuno però rise del suo
tentativo di rompere la tensione.
In effetti il ricercato S 00 999
era incredibilmente somigliante a lui: stesso mantello, stessa fisionomia,
stessa altezza e struttura corporea.
A prima vista il mantello li
faceva apparire identici, poi però si notavano le differenze: una benda che
copriva l’occhio destro, una cicatrice sulla guancia sinistra, la cappa sulle
spalle, una bandana nera al posto di un cappellino alla marinara ed un’arma che
sembrava allo stesso tempo una spada ed un fucile.
-Ecco una delle prime immagini
del ricercato- cominciò Mr Zone -Le informazioni su
di lui sono molto scarse. Sappiamo solo che era un prototipo, il primo
esemplare sperimentale di una nuova serie, e che è fuggito dai laboratori delle
Eidolon Enterprises il giorno stesso della sua attivazione;
prima di abbandonare il complesso è stato in grado di inserirsi nei database e
cancellare tutti i file di progettazione che lo riguardavano.
Una mossa astuta senza dubbio,
perché così non possiamo individuare eventuali punti deboli nella sua
struttura-
Le immagini cambiarono e adesso
al posto del papero in mantello c’erano varie immagini di quelli che sembravano
assalti a delle astronavi.
-Per un periodo di tempo dopo la
sua fuga non si è più saputo niente di lui, ma circa due mesi fa sono iniziati
questi attacchi alle nostre astronavi portavalori. Il drone ribelle crede di
essere un pirata, per questo assalta astronavi con un carico prezioso, ne
immobilizza gli equipaggi e poi ruba tutti i beni. Oro, pietre preziose,
metalli rari provenienti da altri pianeti sono il suo obbiettivo. Personalmente
ritengo che ci sia stato un errore al momento dell’assemblaggio del software di
autocoscienza che lo induce a compiere queste azioni-
Uno dei supervisori statali alzò
la mano per chiedere la parola.
-Mr
Zone, la prego di risparmiarci dettagli tecnici a cui non siamo interessati e
di passare alla parte fondamentale, e cioè al piano d’azione che avete creato
per eliminare questa minaccia-
Lo sguardo di Mr
Zone si fece gelido dietro le lenti blu, per niente contento di
quell’interruzione, tuttavia assentì.
-Subito signore. Vedete, il piano
per fermarlo si basa sul fatto che gli androidi hanno tutti la stessa struttura
base. Sono vulnerabili a particolari frequenze elettromagnetiche che
impediscono la corretta trasmissione degli impulsi di movimento. Giusto per non
indulgere in dettagli tecnici che voi non capireste, abbiamo progettato un telecomando
che genera esattamente questo tipo di radiazioni e che, in concreto,
immobilizza l’androide. Una volta immobilizzato verrà riportato sulla terra e
riparato in modo che non possa più fare danni, e se ciò non fosse possibile
verrà distrutto-
-Perché non lo avete già usato?
Mentre voi state qui a parlare, le quotazioni in borsa crollano a causa di
questi furti assurdi-
Ancora una volta Mr Zone dovette reprimere la sua rabbia.
-Datemi il tempo di spiegare, Mr Peredur. Questo telecomando è
solo un prototipo ed è stato ultimato da poco. Inoltre per essere efficace deve
essere azionato entro un raggio di azione molto ristretto. Molto vicino
all’androide. Ed è per questo che Mr Eidolon ha richiesto la collaborazione di Mr Paperinik-
Tutti gli sguardi di nuovo si
puntarono su di lui.
-Mr Eidolon ritiene che la persona più adatta ad affrontare
l’androide sia l’eroe che in passato ha salvato la Terra dagli evroniani-
Per un attimo nessuno disse
nulla, poi Mr Peredur diede
voce al pensiero collettivo.
-Tutto ciò è assurdo! Noi abbiamo
bisogno di risposte immediate e voi non solo ve la prendete comoda, ma
pretendete anche di affidare la missione a qualcuno che somiglia a quel
criminale come se fossero gemelli-
-Hei, hei, piano! Non vi hanno insegnato che non si giudicano le
persone in base all’aspetto fisico?-
Tutti rimasero sorpresi a sentire
come Paperinik si rivolgeva ad un ministro del
governo.
-Voi fareste bene ad imparare a
rispettare le autorità-
-Tecnicamente voi siete nati
qualche centinaio di anni dopo di me, il che mi dà un certo vantaggio per
diritto di anzianità, o sbaglio?-
-Sbagliate-
-Oh! Quindi io sono solo un
tirapiedi da convocare quando avete delle castagne troppo bollenti per le mani,
giusto?-
-Se proprio volete metterla in
questi termini, sì-
La discussione stava per
degenerare su toni troppo accesi, e prima che ciò accadesse Odin
Eidolon si alzò in piedi per prendere la parola.
-Signori, vi chiedo di poter
discutere in privato la questione con Mr. Paperinik-
Ci fu qualche borbottio astioso
in sottofondo.
La posizione di Eidolon in quel consiglio era molto precaria perché era
proprio una delle sue creazioni a minacciare l’ordine pubblico.
L’invidia verso l’impero di Mr Eidolon era trattenuta solo
dal fatto che lui sembrava aver instaurato una sorta di empatia con Paperinik, cosa di cui Mr Zone si
era accorto perfettamente, per cui se il fatto che il papero mascherato
accettasse la missione dipendeva da un “colloquio privato” allora lui glielo
avrebbe concesso.
Prima il problema principale,
quel pirata, e poi Mr Eidolon
ed il suo impero finanziario da smembrare tra azionisti e consiglieri dopo una
causa che gli sarebbe costata milioni in risarcimenti.
-Confido che un’atmosfera più
cordiale aiuterà Mr Paperinik
a prendere la decisione più giusta- disse a nome di tutto il consiglio -Andate
pure-
-Vi ringrazio. Mr PK, se volete seguirmi…-
Odin Eidolon
lo fece uscire dalla sala e lo guidò di nuovo verso gli ascensori.
Paperinik stava per aprire becco per fare
qualche commento acido quando Odin gli fece gesto di
tacere ed aspettare, allora lo seguì in silenzio.
Oltretutto non gli sembrava che
un corridoio fosse il posto più adatto a discutere un caso di sicurezza
nazionale.
In ascensore Odin
schiacciò il bottone “terrazza” e l’ascensore li portò al livello più alto
dell’edificio: un’enorme terrazza protetta da vetri spessi cinque centimetri
che permettevano di ammirare il panorama da un’altezza di svariate centinaia di
metri senza rischio di cadere giù.
La terrazza era pavimentata,
ordinata con un sentiero di ciottoli azzurri in rilievo ed in un angolo c’era
un cafè all’aperto ben fornito frequentato dagli alti
dirigenti, ingegneri ed azionisti delle Eidolon
Enterprises.
In quel momento tutto era
illuminato da neon colorati, soprattutto nell’angolo del bar ultramoderno e
dall’aria costosa.
-Wow! Che posto spettacolare!-
Non poté impedirsi di esclamare Paperinik.
-Lo trovate bello? Eppure vi
assicuro che il mio rifugio segreto è molto più bello. Vi vorrei portare lì,
così saremo anche al riparo da telecamere indiscrete-
Ancora una volta Paperinik seguì il suo anfitrione fidandosi ciecamente. Era
strano che in compagnia di Eidolon si sentisse
perfettamente a proprio agio, come se in realtà avesse già conosciuto
quell’uomo tanto tempo prima ma non riuscisse a ricordare dove. O quando.
Eidolon si guardò attorno per un
momento, poi tirò fuori da sotto il colletto della camicia una catenella con
una chiave come ciondolo, e con quella aprì… una porta per la manutenzione.
“Ma cosa vuol dire? Un rifugio
segreto più bello di quella terrazza stratosferica e per raggiungerlo si passa
da qui?”
E la sorpresa fu ancora più grande
quando Eidolon gli fece cenno di seguirlo su per una
minuscola scala di metallo.
La luce filtrava dall’alto da
un’apertura tonda.
-Siamo quasi arrivati. Ne vale la
pena, vedrete-
Salirono anche quella scomoda
scaletta cigolante e quando furono fuori, Paperinik
per un attimo non credette ai propri occhi.
Erano in una terrazza più piccola
che era più incolta del suo giardino nella Paperopoli
del passato.
Non c’era neanche una fonte di
illuminazione, a parte una fioca luce arancione proprio sopra la botola da cui
erano appena usciti, magari per essere sicuri di ritrovarla e di poter tornare
al mondo civilizzato.
Paperinik guardò Eidolon
sconcertato, in cerca della battuta finale in cui gli diceva che tutto quel
tripudio di erbacce era solo un ologramma e che in realtà erano arrivati in un
lussuoso lounge, invece lui sembrava tranquillissimo.
Si sfilò le scarpe costose prima
di inoltrarsi sul prato.
-Ho viaggiato in molto posti su questo
pianeta e anche su altri, ma non ho ancora trovato nulla che mi faccia stare
bene come la mia oasi speciale-
“E tanti cari saluti al bar
privato”
-Ti vedo perplesso Paperinik-
-In tutta sincerità, signore, ho
visto in vita mia giardini pubblici abbandonati che avevano un aspetto migliore
di questo posto-
Era convinto che Eidolon si sarebbe offeso e invece lui scoppiò in una
risata.
-Oh, santo cielo! Ora che sei
così scontroso sì che ti riconosco!-
-Mi sono comportato così male
durante la mia prima visita qui?-
-No, no, è solo che… niente, non
è importante, ne parleremo un’altra volta. Adesso il nostro argomento di
conversazione è Capitan Q-
Ed Odin
tornò immediatamente serio. La sua preoccupazione si percepiva anche se di lui
si vedeva poco più che una sagoma nella penombra.
-Se tu non accetterai la missione
verrà dato l’ordine di abbatterlo ed io non posso permetterlo. Non voglio che
venga distrutto-
-Con tutto il rispetto Mr Eidolon, ma il piano di
immobilizzarlo per riportalo sulla Terra come ha proposto Mr
Zone al consiglio mi sembra un’azione vigliacca-
-Lo so e non piace neanche a me,
ma almeno avrò una possibilità di riportarlo indietro. Meglio il rischio che la
certezza di vederlo fatto a pezzi-
In effetti era un ragionamento
convincente e non sembrava nascondere secondi fini.
Eidolon sembrava l’unico a trattare
l’androide come un essere vivente e non come una minaccia per i capitali.
Paperinik cercò di prendere tempo.
-Anche ammesso che io lo riporti
qui, che ne farete? Lo riprogrammerete? Allora sarebbe ugualmente come morto-
-No, no, assolutamente no!- protestò Eidolon -Non voglio
azzerare il suo software di autocoscienza. Io voglio solo… curarlo-
Paperinik fu molto sorpreso di sentire una
parola così umana pronunciata a proposito di un androide, specialmente con un
tono di preoccupazione.
-Sembrate tenere molto a lui, Mr Eidolon-
-Io sono affezionato a tutte le
mie creature. Creare un androide non è solo un assemblaggio di parti meccaniche
ed io so che ognuno di loro sarà un’entità autonoma. Sono esattamente come dei
figli per me. Li progetto al meglio perché possano vivere bene e non solo per
eseguire i loro lavori. È un lavoro di pazienza lungo e faticoso, e tutto per
un istante magico in cui aprono gli occhi per la prima volta e si rendono conto
di essere vivi-
Odin fece una pausa e si passò una
mano sul viso come a tentare di scacciare le preoccupazioni.
-Te lo chiedo per favore, PK.
Riportalo da me-
All’improvviso quando Odin gli aveva dato del tu gli era sembrato di aver capito
chi gli ricordava. Tempo di pensare “ecco chi è!” e già l’impressione era
scomparsa.
Quell’uomo che indossava abiti di
sartoria e poi amava rifugiarsi a piedi scalzi in un pezzo di terra incolto e
nascosto dal mondo poteva anche essere parecchio eccentrico, ma sicuramente era
sincero, e questo gli ispirava fiducia.
-E va bene, Mr
Eidolon, accetto la missione. Ma ricordate che lo
faccio per voi-
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Cantuccio
dell’Autore
Salve a tutti, sono tornata in
questa sezione!
Non so bene se questa mia storia
è esattamente un crossover con Capitan Harlock.
In realtà sarebbe più Capitan Harlock in versione papera e nell’universo di Paperinik.
Forse ho osato troppo ^^
Prima di lasciarvi ecco alcuni
chiarimenti:
1- Mr Zone è un personaggio della
Serie SSX di Capitan Harlock. Non è un tipo né
amichevole né raccomandabile, e porta davvero occhiali con le lenti colorate di
blu. Come Flavio Briatore.
2- SSX, che io ho usato come numero
di serie per il nostro prototipo ribelle, è il titolo di una delle serie di
Capitan Harlock (menzionata al punto uno)
3- S 00 999 è il numero da ricercato
di Harlock sia nella serie SSX sia nel film in CGI
del 2014
4- Ovviamente, ma credo che lo
abbiate già capito, Capitan Quacklock è la versione
di Capitan Harlock se il cartone esistesse
nell’universo Disney. Capitan Q è l’androide ribelle che si comporta come Quacklock/Harlock per motivi che
non posso dirvi adesso, altrimenti non varrebbe la pena di leggere il prossimo
capitolo.
Makoto