Fanfic su artisti musicali > Muse
Segui la storia  |      
Autore: boundtogether    30/08/2016    0 recensioni
Una storia che inizia con una fine, con una donna che ha smesso di credere in qualunque sentimento, e in fondo in se stessa. Un ricordo di gioventù riaffiora con la visione di due mani dalle dita lunghe ed esperte.
Che sia la svolta? Se non ci fosse mai stata una fine? Forse esiste ancora quella cosa a cui Diana non è mai stata in grado di credere. Che sia proprio in quelle dita affusolate che un po' le mettono inquietudine?
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

"Se l'hai capito già, però non riesci a dirlo che i nostri sogni sono più tristi uno dell'altro.
Va tutto bene, va tutto bene.
Ci siamo solo persi di vista.
Va tutto bene, va tutto bene.
Ci vuole tempo per ricominciare. Per abituarsi alla fine".

Ministri - Abituarsi alla Fine

Mi ritrovo, di nuovo nel giro di poco tempo ad avere pronto sul comodino “L’ultima riga delle favole” di Gramellini.
L’ho detto e lo ripeto, quando mi manca quella dose di romanticismo, di speranza e di amore, quando sento che la mia vita sta scorrendo solo sul binario del successo, dei soldi, degli impegni quotidiani, una bella rilettura a questo libro mi aiuta.
L’ausilio che mi dà consiste nel mettermi in contatto con quell’altra parte di me, quella che di solito sotterro a favore dei grandi discorsi sul mio futuro, della frenesia delle mie giornate, delle amicizie iniziate e consumate dietro una fiammella di orgoglio.
 
Ecco. Mai come ora mi è sembrato inutile rileggere questo libro, poiché non è che funziona poi tanto se mi perdo pezzi di vita ogni tre o quattro mesi (questa la frequenza di ripasso del libro ormai).
L’altra notte Ines mi ha detto una cosa che forse dentro di me sapevo già da tempo, una cosa di quelle che non hai mai il coraggio di sentirti dire.
Dice che mi lascio sfuggire alcune occasioni, o meglio, che se le incontro sbatto loro in faccia la porta e me ne vado per la mia strada. Certa che, per qualche strana corazza che mi sono cucita addosso (che non so bene da quale episodio derivi visto che, in fondo in fondo, di ferite mortali non me ne hanno mai inflitte) non rischierò di danneggiare la mia pellaccia.
Ho provato a farle capire che “MA NO! Il problema è che di occasioni non ne ho mai avute”!
Lo penso veramente, la mia autostima è buona e sovrastimata sotto alcuni aspetti, ma sotto altri è meno incisiva di quella stupida farfalla che continuava a sbattere contro la mia tenda durante quella strana notte in un prato umido. Ci provava, poveretta, voleva entrare al caldo ma bzzz... sdengh... bzzzzzz… sdengh. Insomma: non serviva a un cazzo.
Infatti credo che le lacrime che mi sono venute immediatamente agli occhi non siano altro che un riflesso di ciò che di me so e che ho paura di affrontare, di quelle tante insicurezze che però non ammetto nemmeno a me stessa di possedere.
Ho costruito questa facciata fin da piccola, di quella che fa le cose giuste e fa le cose per bene, dunque se gli altri sono così stronzi da non capirlo, io non ci resto male. Io sto con la mia amica disabile perché le voglio bene ed è giusto, e se prendono in giro me perché sto con lei, non è un mio problema ma sarà nel futuro un problema loro. Chiaramente.
Le cose per bene le faccio, e gli altri sono veramente tanto stronzi da non capirlo, a volte. Però ci sono sempre rimasta male. Ma via, un sorriso, sono nel giusto, un giorno il mondo smetterà di girare male e io correrò per i prati, con la mia amica farfalla che tenta di entrare nella tenda. Dopo pochi metri scapperò dalla parte opposta rispetto alla farfalla perché ok che il mondo cambia ma le farfalle fanno sempre schifo.
 
Quello che voglio dire è che ormai non c’è libro che tenga. Non lo so se le occasioni davvero non mi sono mai capitate, o meglio, io ne sono estremamente convinta ma mi rendo conto che è statisticamente impossibile.
Cosa devo conquistare, dunque, per provare a rendermene minimamente conto? Autostima? Coraggio? Sicurezza? Un tipo di atteggiamento o uno stile di vita? Tutto questo insieme?
Io non lo so, spero di trovare una luce guida anche se chi di speranza vive, disperato muore.
Ma magari riuscire ad essere disperata. Magari. 
Chiudo gli occhi. Il libro è definitivamente abbandonato a se stesso sul comodino, mentre io tendo di abbandonarmi al sonno. 

Due mani dalle dita lunghe, affusolate, perfette. Mi stanno toccando anche questa sera. E' possibile che un ricordo di quindici anni prima, di uno strano, magrissimo ragazzo inglese di cui, infine, non si è mai ben capito il nome, torni a farmi visita sempre più spesso, ora che ormai ho trentadue anni?
Certo che lo è. Soprattutto se è stato l'unico ad averlo fatto. 

Siamo veramente, ma veramente alla frutta.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Muse / Vai alla pagina dell'autore: boundtogether