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Autore: Airesis    31/08/2016    1 recensioni
2167 d.C., un Collegio in Inghilterra che raccoglie le ragazze più intelligenti fra le orfane di tutta Unione Europea e una strana atmosfera di mistero che avvolge lo sperduto castello britannico...
Genere: Mistero, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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27 Agosto 2163

Mi chiamo Cecilia e sono nata in Italia, in un paesino vicino a Pisa.
Sono nata nel 2149 tre anni dopo la fine della terza grande guerra e già al tempo la città di Pisa non esisteva più da anni. 
Sono nata in casa senza antibiotici, né alcun tipo di aiuto medico, di questi tempi nessuno sprecherebbe beni preziosi per far nascere una bambina qualunque, né i miei genitori erano sufficientemente ricchi per poterseli permettere.
Come conseguenza di ciò mia madre morì di parto e mio padre la seguì qualche anno dopo a causa di un'infezione banale. 
Sono entrata in orfanotrofio all'età di quattro anni. Non è stato facile all'inizio, ma mi ha insegnato molto: ho imparato ad ubbidire e a studiare e a fare sacrifici e oggi, giorno del mio quattordicesimo compleanno, i miei sacrifici saranno ricompensati.
Ci è stato detto da subito: coloro che si fossero distinti per i loro rendimento scolastico, avrebbero avuto il privilegio di studiare in un collegio privato in Inghilterra.
Io ho capito subito che quella era l'unica mia salvezza. Molti dei miei compagni erano forti, robusti e la loro pelle era scura, di un colore ambrato, in modo da resistere ai raggi del sole, ora che lo strato di ozono è così sottile.
Io invece sono sempre stata gracile e cagionevole di salute: i miei occhi sono azzurri, i miei capelli neri come la pece e la mia pelle è candida come la neve. Questo significa che non sono adatta a questo mondo in guerra.
Avevo quattro anni quando sono arrivata qui ma la maggior parte delle dinamiche mi sono state chiare solo dopo che sono cresciuta un po'. 
Ho capito una cosa fondamentale: in genere le femmine sono fisicamente inferiori ai maschi, che quindi le possono facilmente sopraffare (tanto più che spesso questi ultimi agiscono in gruppo). 
All'orfanotrofio nessuna ragazza gira da sola superati i 12 anni perché i ragazzi potrebbero "infastidirla", un simpatico eufemismo che da queste parti usano al posto della parola "violentare". Tuttavia ai ragazzi interessano le ragazze più matura, più sviluppate e belle, così quando al corso di scienze ho appreso che le ragazze molto in sovrappeso o molto magre sviluppano più tardi, ho smesso quasi del tutto di mangiare in modo da maturare il più tardi possibile e da essere poco attraente; di certo non avrei potuto ingrassare qui, non ci danno cibo a sufficienza neanche per mantenere il proprio peso corporeo.
Ho imparato a farmi amici tutti e nessuno, ad andare d'accordo con chiunque senza elargire mai la mia fiducia. Ho imparato a studiare freneticamente per ore, per giorni, per settimane, per mesi, attingendo a qualsiasi forma di materiale sia cartaceo che elettronico.
Devo ammettere che qualcosa nella mia natura devi avermi aiutato, poiché apprendere mi è sempre venuto piuttosto naturale, così come passare molto tempo seduta china sui libri o fare sacrifici: certo non posso dire di non aver sofferto o vacillato in questi anni, ma ne è valsa la pena per ottenere il risultato che oggi ho conseguito.
Non è stata una sorpresa per me quando alla cerimonia di chiusura dei corsi è stato fatto il mio nome, in qualità della ragazza che sarebbe andata al collegio in Inghilterra, ma di sicuro è stato un grande sollievo. 
Solo una ragazza e un ragazzo dell'ultima classe sono mandati in Inghilterra ogni anno e mai nessuno che avesse più di 14 anni, quindi questa era la mia unica chance di scappare da questo inferno e garantirmi un futuro. 
È vero, girano storie, quasi leggende sulla severità che il collegio esige, sulle norme molto restrittive e sugli orari categorici che le ragazze devono rispettare, tuttavia come ho già detto, ho imparato ad ubbidire e adattarmi e qualsiasi cosa mi aspetti lo supererò. 
Io oggi ho costruito le basi per il mio futuro.



30 Settembre 2163

Il giorno del mio quattordicesimo compleanno non ho ricevuto alcuna torta, ma ho ottenuto il regalo che più importante che potessi ricevere nella vita. Ne sono orgogliosa, perché quel biglietto di non ritorno per l'Inghilterra l'ho conquistato grazie alle mie sole forze. 
Hanno impiegato tre giorni prima di venire a prenderci: prima è arrivato il pullman per il ragazzo, credo che il suo nome fosse Dario o Davide, non lo ricordo più.
Poi è arrivato il mio momento; ho messo le mie poche cose un una borsa di plastica e sono salita a bordo. Già alcune ragazze mi avevano preceduto, cinque nello specifico tutte orfane provenienti da altri paesi, da altri orfanotrofi. 
Il viaggio è stato lungo e perlopiù silenzioso; siamo partiti e ci siamo fermati molte volte proseguendo di giorno e di notte e sostando per brevi periodi solo raccogliere altre ragazze e per andare in bagno...se così lo vogliamo chiamare. 
Abbiamo mangiato, dormito, osservato, ascoltato sempre su quel bus. Ad ogni sosta saliva un'altra ragazza e poi ripartiva. 
Il primo posto di blocco l'abbiamo trovato all'imbocco del canale che passa sotto la manica. 
I soldati ci hanno fatto scendere, ci hanno perquisite, hanno frugato nei nostri bagagli e poi ci hanno fatto ripartire. Non credo abbiano preso qualcosa, poiché nessuna di noi possedeva qualcosa che valesse la pena prendere e che non le fosse già stata tolta all'arrivo in orfanotrofio.
Il resto del viaggio è stato rapido e silenzioso. 
Dalla parte opposta del tunnel ci aspettava il secondo posto di blocco, poi il viaggio riprese ancora nella notte per le strade deserte.
Durante tutto il viaggio non abbiamo mai visto molta gente, il mezzo si era sempre tenuto lontano dalle città, inoltrandosi in paesaggi verdeggianti e incolti a causa dell'abbandono dovuto alla gerra.
Anche l'Inghilterra non si mostrò molto diversa: per un tratto seguimmo la costa, dopodiché ci inoltrammo nell'entroterra dove la vegetazione si è fatta verde e sana grazie alla pace precaria di quegli anni. 
Il collegio apparve all'improvviso: svoltammo per aggirare una collina ed eccolo là in cima a quel colle verde nell'aria piovosa dell'Inghilterra.
Doveva essere un castello in passato o qualcosa del genere, da che sono nata non ricordo di aver visto nulla di più vecchio di una decina d'anni, poiché i bombardamenti hanno distrutto quasi tutto.
E ora ecco là un castello con i suoi antichi echi cavallereschi. 
Era la prima volta che vedevo un castello e come me molte delle mie compagne di viaggio: le più si affannavano per arrivare ai finestrini, guardando eccitate fuori ed emettendo esclamazioni in lingue diverse che io perlopiù non capivo
Ci misero un po' per rendersi conto di non capirsi fra di loro e solo allora cominciarono a parlare in inglese, la nostra lingua ufficiale, ma io non mi fece prendere come loro dall'eccitazione, io pensavo.
Riflettevo sulle voci che avevo sentito e cominciavo a farmi delle domande: non è il tipo di domande che ti spaventa, ma quel genere che ti fa perdere nei pensieri ed isolare dal resto del mondo.
Quando l'autobus si fermò, fui tra le ultime ascendere; preferii lasciare correre avanti tutte le ragazzine entusiaste e irrequieta che non vedevano l'ora di mettere il naso fuori per poter dare un'occhiata. Mi attardai indietro con le compagne più lente e quando fui scesa le porte si chiudono si chiusero alle mie spalle e il mezzo ripartì senza che nessuno ci salutassimo, nonostante avessimo passato insieme circa un mese. 
Fu allora che la vide per la prima volta la direttrice, se ne stava lì impettita con la sua camicia rosso fiammante e l,a gonna a tubini nera, i capelli raccolti e il trucco in ordine. Ci sorrise con garbo e ci diede un tiepido benvenuto, per affidarci poi alla schiera di donne alle sue spalle.
Erano tutte vestite come lei, la differenza stava solo nel colore delle camicie, bianche e rosa, e nell'acconciatura.
Ci condussero all'interno: ci fecero lavare, ci pensarono, ci misurarono e ci fecero un'infinità di testa compresa di analisi del sangue e delle urine. Dopodiché ci diedero da mangiare ci fornirono delle camicie da notte e ci accompagnarono ai nostri letti. 
Ero molto stanca e mi addormentai quasi subito sebbene fossi in un luogo nuovo, sconosciuto, circondata da sconosciute, in un paese che non conoscevo.



1 Ottobre 2163


La sveglia questa mattina è stata alle sette. 
Da oggi tutte le mattine la sveglia sarà alle sette. 
Ai piedi del nostro letto abbiamo trovato una divise pulite di un colore a metà tra il grigio e l'azzurro e un paio di scarpe nere con un accenno ti tacco largo.
Mi sono vestita e pettinata e solo allora ho notato quel particolare: in fondo ad ogni letto è inciso un nome nel legno, sul mio era Constance.
Non ero stata l'unica a notarlo: come al solito la maggior parte delle mie compagne fu presa da agitazione e paura, mentre io mantenni la calma.
Sono abituata ad obbedire, a non far vedere che ho paura; sapevo che presto sarebbe arrivata una risposta, a prescindere che essa ci sarebbe piaciuto meno.
Una ragazza più grande con una divisa rossa ci venne a prendere e ci condusse alla mensa. 
Ci fece sedere ad un tavolo vuoto circondate da altre ragazze con divide di colori diversi che sedevano in silenzio in attesa di qualcosa. Qualcuna ci lanciò un'occhiata di sfuggita, ma nessuna si voltò nella sua direzione.
 Non appena ci fummo sedute la preside si alzò dal suo posto, al centro del tavolo in disparte e leggermente sopraelevato rispetto a quelli di noi ragazze e parlò ad alta voce in modo che tutte potessimo sentire. 
Ci diede nuovamente il benvenuto nella nostra nuova casa e ci informò sull'organizzazione e gli orari: 
- La scuola comprende 7 classi 1 per ogni anno, ognuna della quale consta di circa 20 studentesse, distinguibili dalle altre per il colore della divisa.
- Gli orari sono rigidi e rigorosi: sveglia alle 7, colazione dalle 7:45 alle 8:45, lezione dalle 9 alle 13:45, pranzo dalle 14 alle 14:45, attività fisica dalle 15 alle 16, un po' di tempo libero e poi cena dalle 20 alle 20:45 e coprifuoco alle 23.
- Le lezioni si tengono ogni giorno per sei giorni alla settimana con un giorno di riposo. Una classe a turno ogni settimana e esonerata dalle lezioni per occuparsi della scuola: pulizie, la viaggio della biancheria, cucina.
- Non si parla durante le lezioni, non si parla durante l'attività fisica, non si parla durante i pasti.
- Colei che in ogni classe eccelle nello studio e/o nello e non riceve reclami riceverà un nastro rosso da mettere sulla divisa e avrà diritto a dei privilegi.

Ci augurò buona fortuna e tornò a sedersi. 
Mi parve di vedere qualcuno dalle tre alle ragazze della mia classe piangere altre bisbigliare qualcosa rapidamente per il timore di essere sentita.
Io rimasi immobile davanti al mio pasto per alcuni minuti mentre il mio cervello elaboravano informazioni e cercava di assimilare il più velocemente possibile per trovare una soluzione. Credo che a un certo punto una parte di me cominciò strillare fortissimo nella mia testa, ma io rimasi ferma, silenziosa. Ho imparato ad obbedire e sopravvivere e lo farò anche questa volta.


3 Ottobre 2162

Ci è stato tolto tutto quello che possediamo e a ognuna di noi è stato fornito un kit standard così composto: tre divise pulite del nostro colore (grigio azzurre), tre divise pulite per l'attività fisica (maglietta a maniche corte del colore della divisa e pantaloncini neri), due paia di scarpe uno per l'attività fisica e uno per le attività normali, tre asciugamani di misure diverse, tre paia di mutande, tre reggiseni, tre paia di calze, tre paia di calzini e due golfini neri e una mantella per la pioggia. A questi si aggiungeva un pad su cui scrivere, studiare, esercitarsi e leggere e un set mensile composto da un quaderno a pagine bianche, una matita a mine con 10 mine, una gomma e una scatola di caramelle dure tonde.
Ci hanno tolto anche il nostro nome, il mio ora è Constance: è come un numero, scritto su tutte le mie cose e anche sul mio letto.
L'unica cosa che ancora mi è rimasto di personale è il pasto, basato sulle mie esigenze specifiche definite dagli esami medici. È vietato lasciare qualcosa nel piatto, ma vista la mia malnutrizione imposta per le prime settimane saranno indulgenti in modo che il mio corpo si riabitui. 

Nella mia vita ho imparato ad ubbidire perché ribellarsi è inutile, peggiora soltanto la situazione. Se voglio sopravvivere, dovrò Constance,  dovrò essere ubbidiente e dovrò stringere i denti.
Il 1 ottobre 2163 Cecilia, nata il 27 agosto 2149, è morta o almeno così sarà ritenuta.
Io ubbidisco, ma non dimentico e non mi arrendo: so sopportare e chinare la testa, ma questo non mi impedisce di resistere. 
Probabilmente d'ora in avanti tutto ciò che diremo e scriveremo sarà controllato e dal momento che tutte le mie forze saranno incentrate sul sopportare, non ne avrò altre per mantenere un diario   segreto, rischiando di rendere vani tutti i miei sforzi. Quindi seppellisco qui queste mie scarne memorie, insieme all'unica foto che possiedo dei miei genitori e me insieme, di modo che quando arriverà la stanchezza e la speranza sembrerà scomparsa, questo mi aiuti ad andare avanti.
   
 
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