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Autore: k_Gio_    01/09/2016    6 recensioni
Verità e bugie sono alla base di tutto. Tutti camminano in sentieri semi oscuri ma qualcuno vuole far sapere la verità.
Sarà l'inizio di qualcosa di bello o l'inizio di un doloroso epilogo, starà a loro capirlo e scoprirlo.
Genere: Angst, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9

 

Il distacco con cui Killian la salutò l'indomani fece stare tutti sull'attenti, neanche i bambini si erano aspettati una reazione del genere. Bae li aveva invitati ad entrare e lui si era solamente messo da parte grugnendo qualcosa di incomprensibile.
«Mamma cosa gli è successo?» ad Henry faceva strano vedere l'uomo in quegli atteggiamenti, dal primo momento che lo aveva conosciuto lo aveva trovato un tipo fin troppo allegro.
«Non lo so, perchè non andate a giocare di là mentre io cerco di scoprire qualcosa?» bisbigliò ad entrambi che felici di quella sorta di missione segreta annuirono.
«Come la chiamiamo ?» chiese Bae prima di andare nell'altra stanza.
Sia Emma che Henry rimasero a pensare per qualche secondo quando quest'ultimo bisbigliò «Operazione Papà»
Bae annuì e gli batté il cinque.
Emma vide in quell'operazione più cose di quante ne scorgessero i due bambini. Intanto raggiunse l'oggetto della missione in cucina che con le braccia conserte le dava le spalle, spalle tese in un rigore che non gli apparteneva.
«Si può sapere cosa cavolo ti è preso? Non me la prendo se ce l'hai con me per qualche strano motivo, me la prendo con te per il modo con cui hai trascurato Bae ieri! Ti stavamo aspettando a pranzo, lui ci teneva, ci tenevano entrambi e»
Come una furia Killian si era voltato ed era corso alle sue labbra, non c'era gentilezza né tenerezza in quel gesto, solo rabbia repressa o qualcosa del genere che Emma non avrebbe analizzato in quel momento  in quanto non si sarebbe fatta trattare così da nessuno, nemmeno da lui. Gli stampò una mano sulla guancia talmente forte che per l'impatto lui dovette reggersi al tavolo per non perdere l'equilibrio. Non era sua intenzione essere violenta ma questo non voleva dire fare la sottomessa e abbozzare ad ogni suo comportamento anomalo.
Killian si massaggiò la guancia dolente ma continuava a non guardarla negli occhi. Lei stava riprendendo fiato  osservando ogni sua singola mossa. Sapeva che c'era un motivo a tanta irruenza. E purtroppo, o per fortuna ,non tardò ad arrivare.
«Sono stato con una» occhi bassi come il peggiore dei traditori. Sapeva che non doveva sentirsi così, loro non stavano insieme, erano liberi, perché tormentarsi?!
«Ah» emise lei.
E non sentendo altro alzò gli occhi per cercare quelli di lei che tutto d'un tratto si erano spenti come mai prima li aveva visti.
Le aveva fatto male sentire quelle parole che non avrebbero dovuto toccarla minimamente. Ma se lo erano detti , era solo sesso. Per il resto potevano fare quello che volevano. Ciò non toglieva che entrambi, chi per un motivo chi per un altro, ora erano privi di energia.
«Io...» provò lui che venne subito interrotto.
«No, stai zitto» la rabbia era meglio del dolore, ma l'indifferenza era ancora meglio in quei casi «non mi devi dire nulla, io e te non stiamo insieme.» asciutta e diretta. Lui corrucciò lo sguardo, non era quello che voleva sentirsi dire o forse si ,non lo sapeva, ma qualcosa cambiò.
Entrambi volsero lo sguardo lontano da quello dell'altro. Un silenzio nuovo calò su di loro, in sottofondo le voci acute dei loro bambini che chiacchieravano allegri nell'altra stanza.
Ad Emma serviva sapere se potevano continuare a vedersi, i problemi di cuore o qualunque cosa fossero non dovevano influire.
«Quindi possiamo continuare a vederci almeno per i bambini?»
Lui si voltò di scatto, lui non voleva smettere di vederla, si sentiva uno schifo, si sentiva in colpa ma non voleva che sparisse dalla sua vita. Era egoista, lo sapeva. E si maledì per quei pensieri che sapevano di ricordi dolorosi e forse era il momento di parlarle con il cuore, o quello che ne rimaneva, in mano.
Con tutto il coraggio, che sembrava davvero poco dopo la notte insonne, la guardò con gli occhi più sinceri che Emma avesse mai scorto in lui. «Io non voglio smettere di vederti, lo so che ora mi odi forse, mai quanto io odio me stesso in ogni caso, ma...ma,maledizione» non riusciva a parlare, non riusciva a spiegargli ciò che davvero voleva dirle.
Emma continuava a fissarlo, sapeva che prima o poi lui avrebbe fatto una cosa del genere, anzi si stupiva che non fosse successo prima quindi con una sorta di apatica rassegnazione scrollò le spalle.
«Va bene, l'importante è che i bambini continuino a vedersi»
E Killian non ci vide più «Cazzo Swan! I bambini qui non c'entrano niente! Qui ci siamo io e te!» la prese per le spalle e la scosse provocando in lei smarrimento e due pozze verdi ora inondate di lacrime. Lacrime che come un fiume in piena inondarono anche gli occhi di Killian.
I due bambini udendo le urla corsero dai loro genitori.
«Mamma va tutto bene» la vocina di Henry arrivò chiara e limpida alle orecchie di entrambi.
«Papà cosa stai facendo?» chiese Bae un po' intimorito dall'atteggiamento del padre.
L'atmosfera allegra respirata solo qualche ora prima si era dissolta in poco più di cinque minuti dal loro arrivo in quella casa.
«Va tutto bene ragazzini, andate a giocare che tra un po' io ed Henry dobbiamo andare» la voce incrinata di Emma spazzò via la nota giocosa e tranquilla con cui voleva dire quella frase.
«Sei sicura che va tutto bene mamma?» Henry aveva memoria di periodi ormai lontani che indelebili si erano scalfiti nella sua mente, periodi dove sua madre piangeva e lui non capiva se fosse per colpa sua o cosa.
«Tutto a posto piccoletto, dai andate. Io e Killian stiamo solo parlando» chiamato in causa Killian lasciò la presa dalle sue spalle che ancora teneva strette ma non guardò né lei né i bambini. La situazione gli stava sfuggendo di mano. Già gli era sfuggita ormai.
I due bambini annuirono e sparirono nella stanza a fianco.
«Perdonami, non volevo»
Lei annuì. Forse era quello il fuoco di cui tanto aveva parlato sua cugina Elsa? O forse quella era solo la miccia prima dell'incendio?
Le gambe faticavano a compiere il loro compito di sorreggerla e dovette sedersi per non cadere rovinosamente a terra.
Lui non aveva il coraggio di sedersi vicino, non aveva proprio il coraggio di avvicinarsi a lei.
«Non potevo non farlo Emma» esordì, e non fu necessario spiegare a cosa alludesse «tu mi spaventi Emma, e mi spaventa il fatto che per la prima volta dopo anni io mi sia sentito in colpa verso un'altra donna per averla...tradita. Lo so che non stiamo insieme ed è questo il motivo per il quale sono furioso con te e con me stesso.» i toni erano calati, sembrava quasi bisbigliassero.
«Ti ho già detto che non devi giustificarti» Emma iniziò a giocare con dello zucchero caduto sul tavolo creando forme astratte capaci di alleviare, per quanto possibile, il turbamento che stava provando.
«Ascoltami e basta, per favore» almeno doveva ascoltarlo, sarebbe imploso altrimenti! La vide annuire e continuò.
«Io non sono sempre stato questo idiota che hai conosciuto. Prima di diventarlo ero un uomo serio, nei limiti della mia personalità ovviamente. Seppur ora pare impossibile una cosa del genere, amavo Milah, come in quei romanzetti rosa dove c'è lui che fa di tutto per la sua amata, e pensavo che la cosa fosse reciproca. Ma in ogni romanzo che si rispetti c'è una vittima e un carnefice, io mi ritrovai vittima e lei fu la mia carnefice.» prese un bicchiere d'acqua e lo buttò giù tutto d'un fiato, faceva male ricordare, e tanto.
«Io ero il suo amante o meglio lo sono diventato in seguito visto che quando abbiamo iniziato a frequentarci lei era libera, ma lei aspirava a una posizione sociale più alta e sfarzosa, noi ci divertivamo soltanto. All'inizio fu così per entrambi poi io mi feci fregare e caddi come un idiota sul più banale degli ostacoli, me ne innamorai. Sapevo che per lei eravamo solo una bella serata in mezzo ad una settimana noiosa  e per me andava bene. Lei non amava il suo fidanzato quindi pensavo che mi amasse a suo modo. Poi scoprì di essere incinta» si morse il labbro tra i denti in modo incontrollato, era quello il ricordo più doloroso «Non lo voleva, sapeva che era mio ed entrò nel panico più totale. Temeva che quell'idiota la lasciasse» digrignò i denti come un cane rabbioso « voleva abortire».
Emma perse un battito, non aveva neanche lontanamente pensato ad una storia così tremenda.
«Fortunatamente Gold non fece quello che ormai mi aspettavo sarebbe capitato, le disse che avrebbe accettato il bambino, non lo avrebbe riconosciuto come suo visto che c'ero io, ma lo avrebbe accolto in casa sua e non gli avrebbe fatto mancare nulla. Tu non sai quanto io abbia combattuto contro Milah affinché non uccidesse nostro figlio. L'ho odiata e una parte di me continua ad odiarla. Ovviamente fui emarginato dalla vita del bambino per quasi tutta la gravidanza, ogni tanto mi mandava qualche foto delle ecografie, probabilmente fu quello il prezzo per tenere il bambino, io dovevo sparire.
Bae è nato prematuro e come ti ho già detto fui avvisato da un mio amico all'ospedale e lì vidi  Gold per la prima volta in carne ed ossa davanti a me, impettito nel suo abito firmato, che con gelida fermezza attendeva l'arrivo del medico. Mi bastò uno sguardo per capire che probabilmente tutto quello che lui avrebbe potuto dare a mio figlio io non glielo avrei mai potuto dare ma seppi in quel preciso istante che non mi ci sarei mai scambiato. Ero certo che se mio figlio fosse vissuto sarebbe stato grazie a lui ma a quale prezzo? Poi d'un tratto uscì con aria preoccupata il medico, stavo per avvicinarmi quando questo si avvicinò a Gold e in un bisbiglio accalorato li vidi confabulare qualcosa che a me fu precluso. Il medico si ricompose e insieme ad un'infermiera si avviò verso un'altra sala. Da quanto avevo capito il fatto che Bae fosse prematuro rendeva complicata  e appesa ad un filo la sua vita. Mi crollò il mondo addosso. Non volevo che finisse così, io che avevo combattuto affinché lui potesse vivere...no, non lo accettai. Poi lo vidi tornare insieme all'infermiera con sguardo più calmo e controllato annunciando che il bambino stava bene e che lo stavano lavando e vestendo. E da quel momento ogni volta che mi fu possibile sono stato accanto a lui.» prese un altro sorso d'acqua, la bocca secca a formare una smorfia triste. « E tutto questo Emma per dirti che per una volta che mi sono innamorato davvero di una donna mi sono ritrovato solo e con un figlio che rischiava di non nascere e che a stento posso vedere.» tirò su il bicchiere come stesse brindando alla sua misera vita. «Non è tremendamente patetico» non era pronto ad incontrare gli occhi di lei, forse non lo sarebbe stato più ma almeno quel peso da cuore se lo era tolto. Sicuramente non lo avrebbe perdonato solo per averla resa partecipe della sua triste storia ma doveva capire o almeno provare a comprendere la motivazione per cui si era spinto a fare una cosa del genere.
Ma forse a lei non interessava. Forse a lei davvero lui non faceva né caldo né freddo. Magari si era solo illuso e ora stava facendo la parte del cretino. Già fatto Jones, si ricordò.
Sentì lo spostarsi della sedia e temette che ormai non ci fosse più nulla da fare per farla rimanere, ma quando due braccia lo strinsero come mai avevano fatto prima si sentì...sollevato. Non sapeva cosa le passasse per la testa ma ricambiò l'abbraccio di lei senza remore. E si accorse che lei stava piangendo. E si accorse che anche lui stava piangendo.
«Avete fatto pace?» la vocina allegra ma cauta di Bae sopraggiunse inaspettata ma non riuscì a farli separare.
«Io penso di si» rispose per loro Henry e scambiando uno sguardo complice con l'altro corsero a stringersi alle gambe dei loro genitori che continuarono a piangere  e a stringersi come se nulla fosse cambiato.
Ma qualcosa era cambiato. Inesorabilmente.

 

Era stato tutto troppo intenso, troppe emozioni, troppo dolore, troppi ricordi.
E ora si sentiva stremata e spossata. Seduta su una delle poltrone del suo salotto priva di forze guardava il soffitto.
«Mamma io ho quasi finito di mettere i miei giochi negli scatoloni» Henry fece la sua entrata nel soggiorno avvicinandosi alla madre.
«Bravo ragazzino» gli scompigliò i capelli riservandogli un debole sorriso.
«Mamma,» aspettò che lei lo guardasse negli occhi, « che cos'hai?»
«Nulla, anzi ora mi metto a riempire gli altri scatoloni, mi aiuti?» e con le poche forze che sentiva di avere si alzò. Non avevano parlato di quello che era successo  quella stessa mattina, aveva preferito cercare di sommergere tutte quelle informazioni e analizzarle un po' alla volta quando fosse stata più lucida.
«Ma ho fatto qualcosa che ti ha fatta arrabbiare?» chiese il bimbo incrociando le mani e con la testa bassa con fare colpevole.
Emma si voltò bruscamente colta di sorpresa  da quelle parole così inaspettate. Si abbassò all'altezza del figlio prendendogli il volto tra le mani con gli occhi negli occhi.
«Tu non hai fatto assolutamente niente capito?! Guardami! Tu non devi neanche lontanamente pensare che possa essere colpa tua capito!?»
«E allora perchè sei triste come quando se ne è andato papà?» gli occhioni lucidi di Henry la stavano logorando dentro.
«Oddio Henry» lo abbracciò come fosse vitale farlo.
«E' stata colpa mia se se ne è andato vero?» entrambi piangevano. Lacrime che da troppo tempo chiedevano di essere versate ora trovavano il modo per essere vissute.
«No Henry, non ti meritava, lui non ci meritava. Ha fatto tutto da solo, ha fatto la sua scelta. Ma tu non hai fatto nulla.» la voce rotta, gli occhi che continuavano a versare gocce salate, il cuore che faceva male per dover affrontare con suo figlio quell'argomento doloroso della loro vita. E prese la decisione più difficile, quella che aveva posticipato fino ad allora. Decise che avrebbe dovuto dirgli la verità.
Quanto altro male avrebbe causato la sua scelta non lo sapeva, ma far vivere suo figlio nel dubbio di essere stato abbandonato e che anche lei ce l'avesse con lui non era più ammissibile né tollerabile.
Almeno con suo figlio doveva scoprire le carte accettando quello che ne sarebbe conseguito.





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Salve amiche di penna!
Perdonatemi se questo capitolo è un po' più corto degli altri (forse invece ne sarete contente LOL ) ma questo capitolo è stato un parto doloroso. Da quando l'ho scritto l'ho letto solo tre volte e ogni volta mi sento a pezzi. Non so voi cosa e se vi ha suscitato qualcosa ma io mentre lo scrivevo ne ho vissuta ogni parola ed è stato estenuante. Ero talmente provata dal dolore che hanno provato prima Killian e poi Henry che una volta finito di scrivere ho chiuso la pagina di testo e non l'ho riaperta fino al giorno dopo. Ok sono esagerata?! forse, ma è quello che è successo >.<  Quindi stavolta, e poi non lo chiederò più promesso, mi piacerebbe davvero sapere  da voi lettori silenziosi se vi è arrivato il dolore di questi due personaggi...per questo capitolo ve ne sarei davvero grata, poi potete anche non commentare più x'D
Mentre vorrei davvero ringraziare di cuore chi continua a lasciarmi le loro impressioni, i loro commenti, le loro batutte le persone che mi stanno accompagnando in questa piccola avventura :
Lady Larasmemorina89Kerri Lely_1324simogi_ Arya _ ,Swain. Grazie davvero è anche grazie alle vostre parole che va avanti questa stramba storia.
Ma ritorniamo al capitolo. Poi vi lascio tranquille xD.
Quindi ora abbiamo scoperto un'altra parte del passato di Killian e della nascita di suo figlio. Ora che ne siete venute a conoscenza il suo tradimento è più tollerato vero?! No?! Vabbè xD. Nella sua testa bacata tradire Emma significava che non si stava innamorando e che quindi era una come tante ma ha provato su pelle che non è così! Emma pare averlo perdonato...o capito perlomeno, scopriremo di più prossimamente.
Henry mi ha distrutto il cuore e punto. Ma vi anticipo che vi saranno altre spiegazioni nel prossimo cap, almeno vi preprate x'D
Poi un'ultima cosa e poi davvero chiudo che altrimenti mi viene fuori un altro capitolo. L'altro giorno mentre scrivevo mi è passata un'idea troppo malsana per la testa. Sappiate che io NON so come finirà questa storia perchè si scrive mano mano capitolo dopo capitolo. Ma la mia testa mi ha gelata facendomi vedere un'opzione che non avevo preso nemmeno lontanamente in considerazione. L'ho fatto presente a mia sorella con cui parlo della storia quando sono poco sicura di qualcosa, giuro mi sono venuti gli occhi lucidi mentre le dicevo cosa mi era passato per la mente, lei si gira e mi fa: tu la prendi davvero troppo seriamente. Porca vacca, non ve la dico l'opzione, perchè non so che fare ma volevo condividere questa cosa con voi. Giusto per farmi prendere per pazza anche da voi visto che mia sorella già lo fa hahahahahah.
Ok, ho davvero finito, perdonatemi il monologo...almeno ho compensato per il capitolo corto ahahaha
Alla prossima ( se non decidete di abbandonare la nave per troppa pazzia Lol)
La vostra stramba Gio

 
 
 
  
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