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Autore: bobi chan     30/04/2009    3 recensioni
Nel banalissimo e noioso tentativo di parodizzare la Divina Commedia. Una cosa più stupida non potevo.
Genere: Commedia, Parodia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Non voglio usare il classico "Nel mezzo del cammin di nostra vita".. Mi sa di vecchio.
A chi parli?
Nah.
...
Se, insomma.
Sappiamo tutti che l'inizio della divina commedia è quello. Che Dante, dopo il vario periodo di perdizione, si ritrova lì, nella selva oscura, etc.
Serve una metafora.
Dai.
Ecco.
Tutti sappiamo come comincia la divina commedia, vero?
Bene, bravi ragazzi.

Stai dicendo la stessa cosa di cinque righe prima.
Non mi rovinare la festa.

Allora.
C'era una volta un omino rosso, o meglio, vestito di rosso. Un giorno la mamma gli da il cestino in mano, e gli dice-
-Di andare dalla nonna a portare delle focaccine.
-Di andare a farsi fottere, perché ormai è un ragazzo di una certa età, deve imparare a cavarsela da solo, e non può mantenerlo per l'eternità.
Così, il piccolo omino rosso che ormai è un ragazzo maturo viene abbandonato dalla mamma nella selva oscura.
Era detta "selva oscura", il celeberrimo campo di concentramen campo estivo dedicato ai giovani, tutte le estati, dal 15 giugno al 25 agosto.
Però siccome era un piccolo omino rosso ormai maturo per questo genere di cose, lo misero a lavorare, lì.
Come?
Dando la pappa ai maiali da squartare tutti i sabati. Era infatti in uso, in quel campo, la famosa gara dello squartamaiale. Tutte le armi sono permesse, compreso il sesso anale.
E io che ruolo ho in tutto questo.
Quello del maia- Pardon, di quello che li tiene in vita fino al sabato.
Oocchei.
Il nostro piccolo omino rosso ormai maturo per un campo estivo, che da adesso chiameremo Dante per coerenza e comodità, doveva adempiere a quell'arduo compito tutte le sere entro una certa ora. Perché altrimenti non poteva uscire dall'istituto, ma veniva chiuso dentro.
Questo orario corrispondeva a quello delle 8,30.
Un giorno Dante, disgraziatamente, ebbe un problema.
Scambiò dell'edera per maria e finì all'ospedale per irritazione. E visto che tutti sappiamo gli ospedali sono molto lenti, riuscì ad arrivare al centro alle 8,29,59. Nel giro di un secondo le porte si chiusero. E lui non potè uscire più dall'istituto.
Cominciò a correre. Correre per i corridoi, in preda al panico. Urlava come una ragazzina, come se non bastasse.
Ehi!
Questa sua folle corsa isterica venne fermata da Virgillo il vigilante. Che per corrispondere alla storia originale, chiameremo molto più elegantemente Virgilio.
Ah, bene..
Cazzo, chi sei?
Vissi sotto Augusto e bla bla bla.
Che?
Oh, non ci fare caso. Vuoi uscire, sì?
Beh, sì.
Beh, fottiti.
Ma..
Il vigilante diede le spalle a Dante, e cominciò ad allontanarsi lungo il corridoio, ridendo come una dodicenne viziata, e girandosi tra le mani la katana-torcia che aveva avuto in dotazione per il suo elegantissimo lavoro.
E Dante, incazzato, cominciò a corrergli dietro.
Ciò nonostante, per colpa dello stupidissimo e illogicissimo ragionamento di un filosofo, che diceva che Achille non avrebbe mai raggiunto una tartaruga, non riusciva a prenderlo e squartarlo come avrebbe voluto.
E così cominciò a seguirlo nel buio.
E corri, corri, corri.
Corri corri corri.
Cadde nel nulla dal nulla per un nonnulla.
E svenne, appena a terra, dandoci di testa pesante.
L'ultima cosa che riuscì a sentire, era uno schifosissimo odore di zolfo.
E poi i sensi lo abbandonarono.
  
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