Libri > Il ritratto di Dorian Gray
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Autore: belle_delamb    01/09/2016    0 recensioni
Penelope Wotton, fanciulla di belle speranze, si rifugia dal cinico zio Lord Henry per evitare lo scandalo che si sta per abbattere su di lei. A Londra rincontra Dorian, vecchio amico dello zio per il quale ha avuto un’infatuazione da bambina e scopre che non è per nulla invecchiato nonostante siano trascorsi molti anni, anche se sembra molto diverso da come se lo ricordava. Nel frattempo sulla città s’abbattono strane morti e una follia collettiva sembra prendere possesso delle persone. Penelope attratta da Dorian e allo stesso tempo diffidente deciderà di capire cosa sta realmente succedendo. E s’imbatterà in una realtà che è di molto peggiore dei suoi più cupi incubi.
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dorian Gray, Lord Henry Wotton, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Osservai le case correre davanti ai miei occhi. Adagiata nella carrozza non si stava poi così male, quasi riuscivo a dimenticare quello che era successo a casa e il motivo per cui fuggivo disperata alla volta di Londra e della casa di mio zio. L’ultima volta che c’ero stata ero solo una ragazzina con tanti sogni e poco giudizio, ora ero una donna in età da marito e disperata. Quante cose erano cambiate! Quanto ero cambiata io. E in quel cambiamento c’entrava certo Dorian. Ah, potevo ancora vederlo, bello come il sole. Ma anche il sole tramonta e Dorian sicuramente non era più quello che ricordavo io, ora era rugoso, certo, con fili bianchi tra i capelli dorati, non più il portamento fiero di un tempo e io non avrei più potuto innamorarmi di lui. Questo era certo. Mi mordicchiai le labbra. Ricordavo ancora quella sera lontana, quando avevo origliato dietro la porta dello studio di mio zio. Sybil Vane, un’attricetta di poco conto e poi quel matrimonio non c’era mai stato, lei era morta, avevo sentito i miei genitori che lo dicevano una sera, sottovoce.
-Probabilmente si è uccisa- diceva mia madre, facendosi il segno della croce, donna fin troppo religiosa – un’eretica, ecco cos’era, pensare che un giovanotto per bene la volesse anche sposare-
-Se è amico di mio fratello non è certo per bene- aveva ribadito mio padre prima di cambiare discorso.
Un’oscura felicità si era impadronita di me quando avevo appreso la notizia e in cuor mio avevo sperato che Dorian non si sposasse mai. Ne era passato di tempo e l’odio che all’epoca provavo per colui che mi aveva spezzato il cuore si era da tempo calmato, ormai restava solo una certa dose di amarezza per quell’amore che avrebbe potuto essere ma non era stato. Comunque la notizia che Dorian non si fosse mai sposato mi aveva resa felice, dovevo ammetterlo. Il posto al suo fianco continuava a essere vagante. Non che pensassi di occuparlo io, questo sia chiaro, però il fatto che non avesse nessuna donna affianco mi avrebbe risparmiato il fastidio di vederlo con una moglie e magari con dei figli. E poi ultimamente detestavo le coppie felici. Tutta colpa di quello che era successo. Mi mordicchiai le labbra e cercai di concentrarmi sulla strada, per scacciare i brutti pensieri. L’andamento della carrozza era regolare, anche se ogni tanto dava qualche scossone. Sinceramente non vedevo l’ora di scendere, anche perché iniziavo ad avere la nausea. Ultimamente avevo sempre quel malessere. Mi morsi le labbra e lottai con i ricordi che riaffioravano, con la sala da ballo, la voce di lui, il calore delle sue labbra che sfioravano il mio orecchio.
-Sei bellissima questa sera-
-Solo questa sera?-
La sua risata. E poi la richiesta. Ero stata una stupida ad assecondarla e poi nemmeno lo amavo, ma tante cose le si fanno più per noia che per amore. Un po’ di divertimento in una vita triste, tediosa. Era una cosa così piccola dopotutto … ero stata ingenua. Me ne ero già pentita mille volte, ma la società cosa se ne fa di un pentimento? L’unica cosa che vuole è un capro espiatorio, qualcuno su cui addossare le proprie colpe, qualcuno che possa pagare al loro posto. E io ero stata scelta.
-Miss Worton – disse il cocchiere –siete arrivata-
Guardai fuori dal finestrino e vidi la grande casa di mio zio, identica a come me la ricordavo, come se non fosse passato un solo giorno dall’ultima volta in cui avevo giocato in quel giardino. Scesi senza aspettare che la porta mi venisse aperta e improvvisamente mi sembrò di essere alta appena un metro e quaranta, i capelli lunghi fino alla vita, un vestito che mi stava un po’ largo, scarpette che mi ferivano la pelle. Un capogiro mi riportò alla realtà. Non ero più una ragazzina, non la sarei mai più stata, perché si è ingenue una sola volta nella vita.
-Pensateci voi a portare le valigie- dissi al cocchiere e gli porsi i soldi.
-Come desiderate-
Annuii e m’incamminai lungo il vialetto che portava alla casa. Incredibile come tutto fosse rimasto invariato, come se gli anni non avessero nemmeno sfiorato quella casa. E poi sentii una voce … zio Henry! L’avrei riconosciuta tra mille, con il suo tono sarcastico.
-Capite bene che questo omicidio mette a dura prova la polizia londinese- stava dicendo.
Proveniva dal cortile sul retro. Rapida feci il giro e lo potei vedere seduto ad un tavolo mentre discuteva con un giovanotto dai capelli dorati che mi dava le spalle. Oh, povero zio! Sebbene fossi distante potevo vedere le rughe che gli solcavano il viso. Era di molto invecchiato lui in quegli anni. Quando i suoi occhi incontrarono i miei parve indugiare un attimo, come se non fosse certo di conoscermi, poi balzò in piedi, un movimento rapido ma non agile come un tempo. -Penny!- esclamò –La mia piccola Penny! Ormai sei una donna fatta- e mi venne incontro.
-Zio Henry, sono così felice di vedervi- dissi.
Il suo interlocutore nel frattempo si era voltato e quale fu la mia sorpresa quando riconobbi il viso che avevo tanto amato. Ma no, doveva trattarsi di un parente, quel ragazzo non poteva avere più di vent’anni … se non avessi avuto la certezza che non aveva avuto figli avrei giurato che era proprio frutto diretto della sua discendenza.
-Sei identica a tua madre- disse mio zio, facendomi il baciamano.
Risposi con una lieve riverenza. –I miei genitori vi mandano i loro più cari saluti-
Lui ridacchiò. –Il mio amato fratello mi ha già mandato una lettera in cui mi prega di salvaguardare il tuo onore, a sentir lui questa sembra la casa della depravazione-
Risi anch’io e buttai indietro la testa, facendo oscillare al vento i capelli scuri. –Tipico di mio padre, si preoccupa sempre troppo- ribattei io.
-Questo è il dovere dei padri- disse il giovanotto, che nel frattempo si era alzato ed era venuto al fianco di mio zio. –Non posso esprimere a parole quanto sia lieto di rivedervi, Penelope, mi dispiace molto che l’ultima volta in cui ci siamo visti non ho potuto salutarvi, la vostra partenza è stata così imprevista, permettetemi di rimediare ora- e raccolse entrambe le mie mani nelle sue, quindi le voltò e se le portò alle labbra. Il loro tocco sul mio palmo mi fece rabbrividire, mentre il dubbio iniziava a farsi strada in me.
-Ci conosciamo?- domandai.
- Penny, hai la memoria corta proprio come mio fratello- disse mio zio –e come tutte le donne quando conviene loro, se si tratta invece di una promessa di matrimonio se lo ricordano sempre-
-Sono Dorian, non ricordate?-
Ricordavo fin troppo bene. –Dorian … ma certo che mi ricordo di voi- e gli sorrisi.
-Temevo di aver perso il mio fascino- disse lui continuando a fissarmi negli occhi con il suo sguardo azzurrino. Le sue mani tenevano ancora strette le mie. –Siete bellissima-
Mi sentii avvampare.
-Mi dispiace, Dorian, ma ho promesso al mio caro fratello di mantenere pura questa fanciulla- intervenne mio zio e notai che c’era qualcosa di severo nel suo tono, come se realmente non volesse che Dorian mi corteggiasse.
-Capisco- mi lasciò le mani.
Immediatamente mi sentii meglio e decisi di cambiare discorso. –Stavate parlando di un omicidio-
-Oh sì, un caso molto bizzarro a onor del vero- disse mio zio.
-Raccontate, mi affascinano questo genere di cose-
-Non so … mio fratello non sarebbe d’accordo-
-E da quando ascoltate mio padre?- domandai, con il mio miglior sorriso –E poi non gli dirò assolutamente nulla-
-Effettivamente sarebbe come ammettere la sua superiorità- sorrise –si tratta dell’uccisione di due donne, madre e figlia-
-Nulla di così strano- dissi –magari frequentavano uomini poco rispettabili-
-Forse, ma la cosa strana è che la madre è stata fatta a pezzi e la figlia nascosta nella cappa del cammino-
-Ditegli la parte veramente interessante- intervenne Dorian, continuando a fissarmi, come se mi stesse studiando.
-La porta era chiusa dall’interno-
-Omicidio suicidio?- proposi.
-Certo, perché ora ci si può mutilare da soli- disse mio zio.
-Lo ammetto, non ho idee- mi strinsi nelle spalle.
-Nessuno ha un’idea al riguardo-
-Eppure … non mi sembra nuova come storia- ed effettivamente si stava svegliando in me un ricordo, anche se non riuscivo ancora a metterlo a fuoco con chiarezza.
-Non ditemi, Penelope, che avete in mente una soluzione- disse Dorian.
-Non ora- ammisi –ma forse ne avrò una molto presto, chi può dirlo?-
-Non ci sarebbe nulla di che stupirsi- disse l’uomo, sorridendomi.
-Perché?- chiesi.
-Dovresti andare a riposare- intervenne mio zio. Lo fissai sorpresa, il suo non sembrava ammettere repliche, per cui annuii. –Effettivamente mi sento stanca- dissi, quindi rivolsi a Dorian una profonda riverenza –felice di avervi rincontrato, avremo modo di rivederci in questi giorni-
-Certamente, miss Penelope- disse lui, con voce formale, anche se lo sguardo che mi stava rivolgendo in quel momento era pieno di confidenza, o almeno così mi parve, già, lo avrei sicuramente rivisto e chissà come sarebbero andate le cose questa volta.  
   
 
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