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Autore: Dark Swan    02/09/2016    0 recensioni
Il rimbombo di uno sparo in un'aula vuota, un corpo fumante ancora a terra ed un biglietto. Questo è tutto ciò di cui la detective Alessandra dispone per indagare sulla morte del prof. Montecchi. L'aiuteranno nell'indagine il suo nuovo partner Manuel ed Elena, studentessa ed aspirante scrittrice, che si trovava a poche aule di distanza la mattina dell'omicidio. L'ultima corsa è molto più che un romanzo thriller, ma una splendida indagine dell'interiorità umana, l'analisi dolorosa, angosciante, malinconica ed autunnale dei sentimenti che scandiscono le nostre giornate, delle frasi che lacerano il cuore, delle storie sentimentali che possono sfociare in drammatiche inquietudini. Di quell'amore che, se negato, può diventare più freddo della morte.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Una solo giro di chiave era quanto Elena Rossi reputasse necessario a salvaguardare il suo appartamento e tutti i beni in esso contenuti; di fronte alla porta di casa però, si accorse che qualche ora prima aveva dimenticato di compiere quel gesto abituale, ragion per cui le bastò infilare la chiave nella serratura per ritrovarsi di nuovo, tutta da sola, immersa nel tanto agognato silenzio.
Rientrata da una serata di intenso lavoro, buttò la borsa sul tavolo e il giubbotto di pelle sul divano; si levò a volo le scarpe e analogamente alla borsa e al giubbotto buttò se stessa sul letto. Quella notte la ragazza provò tutta l'angoscia di un sonno che non viene a chiuderti gli occhi. La prima volta che li aprì, il cellulare indicava le tre, era rincasata poco dopo l'una, possibile che fossero passate soltanto due ore? Respirò, si disse che avrebbe dovuto spogliarsi e mettersi comoda per riuscire a dormire, lo fece ed iniziò a respirare ad intervalli regolari. La seconda volta che riaprì gli occhi erano le cinque, "E' impossibile svegliarsi precisamente ogni due ore", pensò; andò in cucina a prendersi un goccetto di rum per conciliare il sonno, le piaceva darsi arie da pirata, ma neanche quello le fu d'aiuto. All'angoscia subentrò il peso di una giornata che non finiva.
Alle cinque e mezzo, disperata, con i nervi eccitati come se avesse appena bevuto tre caffè e non mezza bottiglia di Rum, decise, per intrattenersi e per evitare di pensare alla voragine in cui stava precipitando la sua vita, di mettersi a leggere. 
Accese la lampada posta sullo scrittoio della sua camera, scelse a caso uno dei volumi ammassati sulla scrivania, "Santo cielo," pensò, "sono le cinque e mezzo, dovrei leggere la bibbia per riuscire a prendere sonno."
La scelta cadde, casualmente, su un volume datato 2002 che Elena aveva comprato in un mercatino, non ricordava precisamente dove; oltre alla provenienza, aveva dimenticato anche di leggerlo. Il volume, ben rilegato, forse per questo acquistato dalla ragazza, portava sulla copertina il titolo Recita; in sostanza era un romanzetto da quattro lire, che presentava il solito schema trito e ritrito della coppia di amanti infelici, separati dal destino, che dopo varie peripezie riusciva a ricongiungersi. Ma oramai nemmeno più nei libri che leggeva c'era un lieto fine; da qualche anno questi si chiudevano quasi tutti con un finale sospeso che non faceva capire nulla al lettore, il quale giustamente s'arrabbiava pensando a quanto tempo aveva sprecato, quante energie, rivelatesi poi futili, aveva speso per gioire delle vicende, avventure o disavventure, dei protagonisti, per poi essere privato, all'apice dell'aspettative, di quel momento in cui, ritrovandosi alla fine di una storia, alla fine di un'esperienza che poteva essergli piaciuta o meno, non gli veniva permesso di ‘salutare' il romanzo con un sorriso, ma con un'espressione da imbecille, con l'espressione di un idiota che non ha capito nulla, insoddisfatto, esterrefatto, come deve essere l'espressione di una persona nel momento in cui sta morendo. 
Ma quale favilla al Sole sarebbe andata a dire, se avesse potuto, a Foscolo. 
Elena si stancò velocemente di quella lettura; ma come spesso accade quando leggiamo, anche dal prodotto più scadente, riusciamo, quasi sempre, ad estrapolare qualcosa di piacevole. La ragazza fu colpita da alcune frasi di François, lo sfortunato amante-attore, il protagonista insomma, che poteva vedere la sua bella Marie soltanto sulla scena, in quanto già promessa ad un altro uomo.
«Farsi conoscere da qualcuno è seriamente pericoloso, per quanto siamo realmente imperfetti e imperfettamente reali. Gettare via la maschera che ci affligge, contando quanti personaggi abbiamo impersonato. La stanchezza che ti porta la scena...»
"Ma perché comprai questo libro? Chi è l'autore? Dove mi trovavo? E se non fosse mio?"
Il mistero non si risolse, e lei si stufò di assillarsi con altre domande; erano quasi le sette meno venti, oramai la giornata poteva iniziare, e lei poteva farsi la doccia, bere il primo caffè del mattino ed uscire.
   
 
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