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Autore: angelo_nero    02/09/2016    6 recensioni
E dopo nove mesi di scleri, impazienza e paranoie -sopratutto da parte del principe dei Saiyan- per la piccola Bra è arrivato il momento di venire alla luce.
Come prenderà l'arrivo della sorella Trunks? E Vegeta sarà felice di avere un frugoletto identico alla consorte per figlia?
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Goku, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Camminava avanti e indietro per il corridoio da ormai due ore. Due interminabili ore. Il tempo sembrava scorrere più lentamente del solito e ciò lo mandava ancora più in paranoia di quanto già non fosse.
Trunks, seduto a gambe incrociate su una sedia troppo grande per lui, osservava l'andamento nevrotico del genitore; mai lo aveva visto così nervoso. Neppure prima di un combattimento che avrebbe deciso la vita o la morte del pianeta con tutti i suoi abitanti.
In effetti in quegli ultimi mesi aveva visto parecchi comportamenti strani da parte del padre, comportamenti che se fosse stato completamente lucido e padrone delle proprie azioni mai avrebbe compiuto, come ad esempio ridursi a sprofondare nel comodo sofà del salotto tra la moglie e il figlio, sotto richiesta della prima. Trunks aveva capito che la madre aveva approfittato più e più volte dello stato docile del padre per allungare pretese da lui sempre respinte, sicura che il principe non si sarebbe azzardato a rifiutare una richiesta della compagna incinta.
-Papà, se continui così scaverai un solco nel pavimento.-
Vegeta non gli diede retta continuando il suo andazzo che dava il mal di mare all'unico spettatore che, alle tre e mezza del mattino, era stato buttato giù dal letto dal padre che gli intimava di alzarsi e salire in macchina per raggiungere la madre in ospedale, che poi alla fine il veicolo terrestre era stato lasciato nel garage di casa e loro avevano spiccato il volo era un dettaglio di poco conto.
Il reparto maternità era immerso nel silenzio della notte, spezzato solo dalle urla di dolore di Bulma che, in sala parto da ormai due ore, lottava  contro le fitte atroci del travaglio.
Nonostante le pareti fossero quasi totalmente insonorizzate, il loro udito alieno percepiva ogni singola sillaba delle imprecazioni che la donna tirava. La maggior parte erano tutti insulti verso il principe e la parte maschile del pianeta in generale.
Trunks sghignazzava e Vegeta non sapeva se temere per la propria incolumità o sbuffare contrariato.  Quella situazione aveva un che di comico per il piccolo mezzosangue.
Finalmente il Saiyan si mise seduto, fermando il suo andazzo che rischiava di consumargli le suole delle scarpe. Poggiato allo schienale con le braccia incrociate cercava di pensare a tutto tranne alle imprecazioni nella sua direzione che provenivano dalla sala parto.
-Papà? - lo richiamò il ragazzino.
-Che vuoi?- rispose l'altro scorbutico.
Trunks alzò gli occhi al cielo prima di rispondere.
-Ho fame.-
-E cosa vuoi da me?-
Il ragazzino sbuffò mettendosi nella stessa posa del genitore e guardando altrove. Vegeta lo guardò di sbieco: non gli piaceva gran che il fatto che quel moccioso lo imitasse in tutto e per tutto.
-I soldi, magari. Sai com'è sono stato buttato giù dal letto nel bel mezzo della notte, il mio ultimo pensiero era prendere i miei risparmi.- disse.
Il Saiyan maggiore lo guardò per qualche secondo poi sfilò il portafoglio dalla tasca posteriore dei jeans e glielo diede.
-Sparisci.-
Trunks, afferrato il portafoglio e gongolante di gioia, si incamminò per il corridoio sparendo dalla vista del padre che, lasciato solo con i suoi pensieri, si mise ad osservare il pavimento della sala d'aspetto in attesa che qualcuno gli dicesse qualcosa riguardo lo stato di Bulma.
Scese le scale e si diresse nella caffetteria dell’ospedale, trovandola ovviamente chiusa. Sbuffante fece dietro front , diretto sta volta alle macchinette automatiche del paino. Spiaccicò il viso contro il vetro per cercare di distinguere le cibarie presenti. La luce all’interno era fulminata e quella del corridoio non bastava.
Trunks mise il broncio, rendendosi conto che vi erano rimasti solo un pacchetto di schiacciatine e qualche succo di frutta. Qualcuno era arrivato lì prima di lui.
“Forse al secondo piano trovo qualcosa.” Pensò ricordandosi bene che al primo piano, dove c’era il reparto maternità, non vi era traccia di cibo.
Fece le scale a due a due, bruciando le quattro rampe di scale in un attimo. Si guardò attorno arrivato sul piano, alla ricerca di qualcosa che somigliasse al tanto agognato cibo. I suoi occhi azzurri si illuminarono quando trovò ciò che cercava.
Con sorriso a trentadue denti si avvicinò ai distributori, stavolta illuminati e pieni, e li saccheggiò prendendo tutto ciò che poteva. A volte avere uno stomaco come un buco nero non aiutava. Soprattutto se il cibo a disposizione era quello di un misero distributore.
Si sedette su una panchina lì vicino mangiando con calma tutto ciò che aveva preso. Si guardò intorno studiando con poca attenzione i vari pazienti che, di ritorno dalla sala operatoria, venivano riportati al reparto ancora dormienti.  Trunks alzò la testa sulla porta alla sua destra: la scritta “Chirurgia maxillofacciale” era in blu e risaltava parecchio sul bianco della superficie su cui era applicata.
Il piccolo Saiyan non aveva idea di cosa fosse la “maxillofacciale” e neanche gli interessava. Era troppo impegnato a divorare l’ultima merendina tra le sue mani.
Saltò giù dalla sedia e tornò davanti alle macchinette. Rimase a guardare per un po’ il distributore di bevande calde chiedendosi se avrebbe fatto bene a portare qualcosa anche al padre, che sembrava in stato catatonico da quando avevano messo piede in quel posto che sapeva di disinfettante. Senza pensarci troppo, inserì le monete e schiacciò il tasto.
Ripetè l’operazione una seconda volta, cambiando però bevanda. Presa anche la seconda, riprese le scale e tornò indietro.
Ritrovò il padre nella stessa identica posizione in cui lo aveva lasciato: seduto con le mani abbandonare tra le ginocchia  fissava il pavimento come se potesse dargli le informazioni che cercava, o forse voleva semplicemente che lo inghiottisse. La gamba destra si muoveva su e giù in modo nervoso.
Trunks cominciò a preoccuparsi per la salute mentale del genitore. Probabilmente neanche si era accorto che era tornato, dopo una buona mezz'ora di assenza.
Senza una parola lo richiamò picchiettando il dito sulla sua spalla, uno dei tanti modi silenziosi con cui aveva imparato a richiamare l'attenzione paterna senza arrecargli fastidio in alcun modo.
L'uomo voltò la testa verso di lui e si ritrovò sotto al naso un bicchiere di plastica, dal quale proveniva un intenso odore di caffè. Alzò gli occhi sul figlio che, sorridente, gli porgeva il portafoglio e la calda bevanda. Prese il bicchiere e mise in tasca il portafoglio con la mano libera mentre Trunks si accomodare al suo fianco.
Fissò il nero del caffè assente, perso nei propri pensieri.
-Quanto ci vuole ancora?  Siamo qui da quasi due ore.- si lamentò il ragazzino poggiando la testa sul muro dietro di lui.
-Cosa vuoi che ne sappia io! Ti sembro un medico!?- sbottò l'altro sorseggiando il caffè.
Trunks non si lasciò intimorire dal tono aspro del genitore.
-Ne saprai comunque più di me dato che sono qui.- borbottò.
Vegeta si ritrovò la massaggiarsi la base del naso, prossimo a una crisi di nervi: quella situazione lo mandava ai matti.
Calò un silenzio irreale tra di loro, rotto solo dal pianto di qualche neonato e dalle urla attutite delle donne in travaglio; già perché Bulma a quanto pare non era l'unica a dover partorire quel giorno. Le altre, però, non stavano soffrendo le stesse pene dell'inferno dell'azzurra.
-Anche quando sono nato io c'è voluto così tanto?  La mamma ha gridato come ora?- chiese Trunks.
Vegeta sussultò a quella domanda ed abbassò lo sguardo sulle sue scarpe incapace di rispondere. Non poteva saperlo, in quel periodo era chissà dove nello spazio ad inseguire il sogno del Super Saiyan.
-Trunks, io...Io non lo so.-
-Come fai a non saperlo?-
Il Saiyan si rabbuiò e si passò una mano dietro al collo in imbarazzo.
-Non c'ero, Trunks. Quando sei nato io non ero qui.- confessò con un filo di voce.
Il mezzosangue battè le palpebre stupito, sapeva che all'inizio della sua vita il padre era poco più che un'ombra ma pensava che almeno alla nascita del suo primo erede avesse assistito.
-Oh. E dov'eri?-
-Da qualche parte nello spazio ad ammazzarmi di allenamenti.- borbottò il genitore nascondendosi dietro al bicchiere di plastica.
A quel tempo non dava peso al fatto di esser diventato padre, quel frugoletto lilla tra le braccia materne per lui era poco più che una presenza. Un figlio era l’ultima cosa che voleva.
Quindi non ci aveva pensato due volte ad andarsene e lasciare Bulma da sola, alle prese con una gravidanza fuori dal comune , alla quale non sapeva se sarebbe sopravvissuta e neanche gli interessava.
Ora, invece, la cosa gli bruciava parecchio: la codardia mostrata davanti a qualcosa di intangibile come i sentimenti di affetto verso il proprio figlio e il disinteresse completo verso le sorti della sua compagna, lo mandavano in bestia. Potesse tornare indietro e incontrare il se stesso di quel periodo, lo avrebbe preso volentieri a calci e gli avrebbe altrettanto volentieri urlato addosso che tutte quelle stronzate di orgoglio non avrebbero fatto altro che danneggiarlo negli anni a venire. Che invece di scappare con la coda tra le gambe, sarebbe dovuto rimanere al fianco di quella donna che tutto gli aveva donato senza nulla chiedere in cambio, che avrebbe dovuto amare quel fagottino ancor prima che nascesse e non solo dopo che avrebbe imparato a reggersi sulle proprie gambe.
Pensandoci bene, per rispetto di Trunks quel giorno sarebbe dovuto andare via, proprio come aveva fatto allora, e non seduto nella sala d'aspetto con il cuore a mille preoccupato per le sorti della moglie e del bambino. Ci aveva pensato, spesso, all'eventualità di rifugiarsi da qualche parte del pianeta e tornare dopo qualche giorno ma ogni volta qualcosa lo teneva ancorato lì dov'era, ricordandogli  che non era il tipo da fare due volte lo stesso errore. Si chiese se a Trunks desse fastidio il fatto che alla sua di nascita non ci fosse stato mentre a quella della sorella sì.
-Non importa.- disse il ragazzino.
Vegeta si voltò a guardarlo con le sopracciglia aggrottate.
Trunks gli sorrise sereno e si mise a giocare con il bastoncino di plastica che teneva fra i denti bianchissimi.
-La cosa importante è che tu sia qui adesso. Non mi interessa che tu ci sia stato o meno alla mia nascita, il passato è passato, non lo si può cambiare. Meglio guardare al presente e al futuro e non fare gli stessi errori.- concluse fissando il muro di fronte a sé.
-Trunks?-
Il ragazzino si voltò, incrociando gli occhi scuri del padre.
-Sei sicuro di avere dieci anni? Parli come se avessi vissuto almeno due secoli.- lo canzonò scompigliandogli i capelli dell'assurdo colore. Buttò poi il bicchiere vuoto nel cestino di fianco.
Trunks rise spezzando la tensione creatasi nella testa del padre.
La porta che si apriva attirò l'attenzione dei due: un infermiera sulla cinquantina avanzata si era affacciata per scrutare la stanza prevalentemente vuota.
-Prince? Vegeta Prince.- disse la donna fissando i due.
-Sono io.-
L'infermiera si aprì in un grande sorriso alla vista dell'uomo imbronciato.
-La tua splendida moglie vuole, anzi, ESIGE la tua presenza al suo fianco. Seguimi.- disse ridacchiando divertita.
Vegeta non disse nulla, si limitò a lanciare uno sguardo d'intesa al figlio e a seguire in silenzio la donna.
Varcata la porta del reparto maternità la prima cosa che percepì fu l'intenso odore di latte, sangue e disinfettante. Il vetro della nursery era coperto dall'interno da delle tendine colorate, impedendo la visione dei neonati in orari che non fossero quelli prestabiliti.
-Sai tua moglie ha proprio un bel caratterino.- disse l'infermiera attirando l'attenzione dell'uomo. -Non fa altro che imprecare, mandare maledizioni verso di te e tutto il genere maschile dell'universo. Ha tirato dietro qualsiasi cosa si trovasse tra le mani quando il ginecologo è entrato nella stanza, dicendo che voleva una donna e non un uomo come medico.- La donna scoppiò a ridere ripensando alla scena e alla faccia dello staff presente in quel momento.
Vegeta non si scompose, neanche quando le urla della moglie gli trapanarono i timpani.
Alla fine del corridoio la voce dell'azzurra era più intensa che mai alle sue orecchie e l'odore di disinfettante si mischiava a quello dolce della sua donna.
L'infermiera bussò e aprì la porta della stanza senza attendere una risposta, lasciò entrare l'uomo e la richiuse poi alle sue spalle.
Bulma gli dava le spalle, in piedi con le mani appoggiate al letto respirava in modo controllato. Vegeta rimase qualche attimo ad ammirare il suo corpo perfetto, coperto solo dal tessuto semi-trasparente della camicia da notte.
-Prima mi fai chiamare e poi non ti giri neanche a guardarmi?-
Bulma si voltò di scatto al suono della sua voce: aveva la faccia stravolta, il sudore le imperlava la fronte e i capelli azzurri erano appiccicati al viso. La sua espressione cambiò da sorpresa, a felice, a furibonda nell'arco di due secondi, tanto che il principe fece fatica a seguirla. Poi a passo di carica, per quanto la sua situazione le permettesse, gli si avvicinò fino a un palmo dal naso.
-Tu! Questo è tutta colpa tua! Sei avessi tenuto le mani a posto...!-
Una contrazione le tolse il respiro costringendola a fermare i suoi vantaggi nei confronti del marito e ad aggrapparsi alla sue spalle possenti, per contenere il forte dolore, affondando le unghie nel tessuto della sua giacca. Respirò ed espirò a fondo cercando di calmarsi. La fitta scemò pian piano.
-Tutto bene?- le chiese preoccupato.
Bulma annuì rimanendo però attaccata a lui, che la sosteneva tenendola per i gomiti.
-Sì. Era solo una contrazione più forte delle altre.- gli rispose.
Tornò al letto, rimettendosi nella stessa posizione di prima, sempre scortata dal marito.
Per tutto il tempo in cui rimasero soli, Vegeta le massaggiò con delicatezza la schiena all'altezza dei reni, dove lei sentiva con maggior forza le contrazioni. Si chiese quanto forti potessero essere per far stringere i denti alla donna in quel modo.
-Kami, sembra che voglia uscire facendosi strada con le unghie e con i denti.- borbottò all'ennesima contrazione dolorosa più lunga delle altre.
Vegeta rise.
-Che diavolo hai da ridere!?- sbottò la donna.
-È un Saiyan, Bulma. È ovvio che sia violento fin dalla nascita.-
Bulma lo fulminò con lo sguardo.
-Siete dei mostri, altro che guerrieri!-
Vegeta ridacchiò continuando a massaggiarle la schiena con una mano e spostandole una ciocca di capelli che le era finita sugli occhi.
-A volte neanche le donne della mia razza sopravvivevano al parto, il bambino era così irruento da spezzare la spina dorsale della madre.-
-Stai cercando di mettermi paura? Ti ricordo che ho già dato alla luce un tuo erede, Saiyan.- rispose piccata.
-Non sto assolutamente cercando di spaventati, Bulma, anzi il contrario. Volevo solo farti capire che a volte la mera forza fisica non basta contro dei guerrieri.-
Bulma si voltò a guardarlo confusa: le stava forse dicendo che era più forte di una donna Saiyan purosangue?
Sorrise mentre un'altra contrazione si faceva avanti, ricordandole che il guerriero in questione era ancora dentro di lei. Strinse con forza le lenzuola del letto gemendo di dolore.
La porta si aprì ed entrò il medico, una donna magra dai capelli lunghi e scuri, che invitò Bulma a sdraiarsi sul lettino per visitarla.
-Bene. Ci siamo, sei pronta per partorire.- le disse il medico preparandosi per accogliere il nascituro. -Vegeta? Posso chiamarti così?-
Il Saiyan si voltò a guardare la dottoressa, che aveva il viso in parte coperto dalla mascherina, con la solita espressione impassibile e si limitò ad annuire.
La donna si posizionò ai piedi del letto e posizionò i piedi dell’azzurra sugli appositi sostegni.
-Bene Vegeta, fammi un piacere. Mettiti sul letto, seduto dietro Bulma in modo da farle da appoggio.- disse mentre si infilava i guanti di lattice.
Vegeta guardò il medico sconcertato, faceva di tutto per evitare gesti sconvenienti in pubblico e lei gli andava a dire di mettersi dietro la sua donna e farle da cuscino!? Bulma emise un gemito di dolore strizzando con forza gli occhi e lui si voltò a guardarla: distrutta dal travaglio le sembrava comunque uno splendore.
Forte e bella, la sua donna.
E stava per dare alla luce un piccolo mezzosangue. Il loro piccolo mezzosangue.
 Borbottando qualcosa di poco comprensibile si sistemò come gli era stato detto, facendo in modo che Bulma stesse tra le sue gambe e potesse appoggiare la testa alla sua spalla.
L'azzurra si rilassò contro di lui e cercò il suo sguardo sorridendogli esausta.
-Stiamo per avere la nostra principessa, mio Re.- disse prima che il dolore le impedisse di pronunciare altro.
Vegeta non fiatò, si limitò a farsi prendere una mano dall’azzurra.
-Quando senti una contrazione spingi, capito?-le disse il medico.
Bulma annuì e appena l’ennesima contrazione la prese, strinse con una forza fuori dal comune la mano del Saiyan, che la fissò stralunato, mentre metteva gran parte di quella forza nelle spinte del parto.
Il momento di dolcezza era iniziato e finito con quel breve scambio di battute dato che la donna aveva ripreso a urlargli addosso insulti vari.
-Se provi a toccarmi ancora ti taglio le mani! Ti faccio castrare appena esco di qui! Da oggi in poi sognati di dormire con me, sarai rilegato al divano o in camera di Trunks!- urlava. -Tu e tutta la tua razza di maniaci guerrieri! Perché non partorire voi i vostri bambini, eh!? Principe dei miei stivali! La prima volta te la sei data a gambe ma sta volta mi sentirai!-
Il dolore le tolse il respiro mentre l'ostetrica la incoraggiata a spingere.
-Dai che la testa è fuori! Ancora una spinta e vedrai la tua bambina!-
-Ringrazia la tua buona stella che ci siano troppe orecchie indiscrete per poterti dire tutto ciò che mi passa per la testa!- urlò ancora Bulma concentrandosi sulle spinte.
Vegeta guardò la sua donna con la faccia di chi non sapeva se crederle, e quindi darsela a gambe al più presto, oppure no. Nel dubbio rimase in silenzio fermo lì dov'era, mentre Bulma gli stritolava la mano in una morsa. Si sarebbe aspettato di tutto tranne che quegli insulti senza capo nè coda e quella stretta disperata che avrebbe potuto benissimo dire gli stesse facendo male.
Non che non avessero mai avuto i loro momenti in cui si urlavano addosso insulti di vario genere ma almeno c'era la scusa di essere arrabbiati o semplicemente di provare gusto nel farlo. In quel momento la donna sembrava assatanata.
-Non preoccuparti. Quando tutto questo sarà finito tornerà come nuova.- lo rassicurò il medico.
Il Saiyan non ne era molto convinto ma annuì ugualmente mentre l’altra gli stritolava la mano in una morsa.
Quanta diamine di forza aveva quella donna!?
Con un altro paio di spinte la bambina fu fuori, l’ostetrica la prese subito in braccio mentre il pianto potente della bambina si espandeva per la stanza. Vegeta riuscì a scorgere rapidamente la lunga coda marrone che uscì insieme alla bimba. Venne appoggiata ancora sporca di sangue e una sostanza bianca a lui sconosciuta sul petto materno e Bulma allentò  finalmente la presa sulla sua mano.
-Ciao piccola, benvenuta.- disse dolcemente l'azzurra al piccola fagottino tra le sue braccia. -Vegeta guarda.-
Il Saiyan si sporse titubante per osservare quel frugoletto ancora tutto sporco, stupendosi del fatto che fosse nato anche grazie a lui. I tratti dolci della bambina erano così diversi da quelli di qualsiasi altro guerriero Saiyan eppure così simili.
Il medico porse uno strano paio di forbici al guerriero, ancora intento a fissare il nuovo arrivo.
-Vuoi avere tu l’onore di tagliare il cordone, papà?- gli chiese.
Vegeta prese in mano lo strumento e tagliò via la corda di carne e quant’altro che univa ancora sua figlia alla madre
Tagliato il cordone, la bambina venne portata poco distante dai genitori.
Il Saiyan approfittò di quel tempo per togliersi dalla posizione in cui era stato costretto, cominciava a sentire le gambe formicolare.
Lavata, vestita e affamata la bambina venne riportata alla madre che, esausta rimaneva vigile solo per poter osservare per bene il suo angioletto.
La piccola, appena appoggiata sul ventre materno, andò subito alla ricerca del seno che Bulma fu felice di porgerle. Era sempre stata restia all’allattamento artificiale, al costo di allattarli ogni due ore i suoi figli non avrebbero mai preso il latte dal biberon finchè lei avrebbe potuto farne a meno.
Bulma fece una smorfia di dolore, sotto lo sguardo attento del marito in piedi al suo fianco. La prima poppata faceva sempre molto male.
-Come la volete chiamare?- chiese un'infermiera molto giovane.
I genitori si guardarono: non ci avevano pensato molto al nome da darle in quei mesi, troppo occupati a monitorare la sua veloce crescita.
Vegeta osservò il volto della piccola che ciucciava vorace dal seno della madre, le guance rosa gonfie e gli occhioni chiusi per lo sforzo di ciucciare, la lunga coda marrone si agitava alle spalle della bambina, segno che contraddistingueva la razza di appartenenza di quel frugoletto rosa e azzurro. Sulla testolina si intravedevano dei ciuffetti di capelli: azzurri. Vegeta pensò che il karma volesse dargli una lezione per il suo troppo attaccamento alla sua razza. Lui che aveva tanto sottolineato il fatto che i Saiyan avessero tutti occhi e capelli neri, si ritrovava con due figli dagli occhi azzurri e i capelli chiari. A quel punto il nome da dare alla sua bambina gli fu chiaro.
-Bra.- disse soltanto.
Bulma lo guardò, poi osservò la bambina tra le sue braccia.
-Mi piace. Benvenuta in famiglia Bra.-
***
Cominciava a chiedersi quanto ancora dovesse aspettare lì seduto a non fare niente. Oramai erano passata un'ora da quando il padre era scomparso oltre la porta. Ancora seduto su quella sedai troppo grande per lui, fissava il soffitto, contandone le crepe per ammazzare il tempo.
-Trunks?-
Trunks si voltò.
-Papà! È nata vero? Sento la sua aura! Com'è?-
Vegeta gli fece segno di seguirlo silenzio, erano pur sempre le sei del mattino.
Trunks scese dalla sedia e, in completo silenzio, seguì il padre all'interno del reparto fino alla stanza della madre.
Si affacciò constatando con sollievo che fosse da sola all'interno. Notò subito la bambina avvolta nella copertina rosa. Non sapeva però se avvicinarsi, si sentiva come sottopressione.
Una leggera spinta da dietro lo costrinse a fare qualche passo avanti, si avvicinò così al letto dove la madre stava allattando quella che sarebbe dovuta essere sua sorella, di cui non conosceva nè fattezze nè nome.
-Ciao Trunks.- lo accolse la madre passandogli una mano tra i corti capelli lilla.
Trunks non si lamentò fermandosi ad osservare la bambina.
-Come si chiama?-
-Si chiama Bra.- rispose Bulma osservando il suo ometto che fissava incantato la bambina.
-Bra.- ripeto. -Ha i capelli azzurri!-
Bulma ridacchiò mentre Trunks allungava una mano verso la sorella, in una timida e impacciata carezza. Bra gli afferrò un dito e lo strinse, staccandosi poi dal seno materno, sazia, pur mantenendo gli occhioni chiusi.
-È forte e ha la coda.- disse quando notò la lunga appendice che spuntava dalla copertina rosa e muovendo appena il dito stretto con forza dalla piccola mano della bimba.
La bambina sembrava tranquilla e sul punto di dormire, sazia del pasto abbondante appena consumato. Sotto lo sguardo attento di entrambi i genitori e del fratello maggiore la piccola Bra sbadigliò portandosi, poi, il pollice della mano libera in bocca stringendo ancora il dito del fratello nell'altra. Ancora non aveva aperto gli occhi, mantenendo viva nei genitori la curiosità di sapere di che colore fossero le iridi della loro figlia.
-Di che colore ha gli occhi?- chiese Trunks dopo che la bimba si fu addormentata.
-Non lo sappiamo, ancora non li ha aperti.- rispose Bulma con una nota di preoccupazione nella voce.
-Mh.- mormorò il bambino.
-Quando si sveglierà sapremo di che colore sono.- sentenziò Vegeta dalla sua posizione sulla poltrona accanto al letto.
Trunks fissava Bra, che non aveva mollato un attimo in suo dito, con la testa su un braccio che teneva appoggiato sul letto, inginocchiato sul pavimento dalla parte opposta di dove era seduto il padre, che guardava fuori dalla finestra perso nei suoi pensieri.
Era strano pensare che quella bambina, fino a poche ore fa, era nella pancia della sua mamma.
Trunks notò con piacere che la lunga coda marrone si agitava alle spalle della piccola. Era proprio bella la sua sorellina.
Sbadigliò, ricordandosi di aver dormito si e no tre ore quella notte. Forse era ora di andarsi a riposare.
-Perché non andate a casa?- chiese ai due Bulma, accarezzando la testolina della bimba.
Il primogenito fece un altro sbadiglio. –Non mi va di andarci da solo.-
Bulma si voltò verso il marito, intento a fissare la bimba dormiente tra le sue braccia. Non ci fu bisogno di chiedergli il motivo per il quale non andasse con Trunks, le bastò incrociare i suoi occhi d’ossidiana per ricevere la risposta che desiderava: Vegeta non si sarebbe mosso da lì se non spinto da forza maggiore.
L’azzurra riportò lo sguardo sul figlio maggiore scoprendolo addormentato nella posizione in cui l’aveva lasciato.
-Deve essere stanco.- mormorò spostando una ciocca di capelli lilla dal suo viso.
-Siamo tutti stanchi.- le rispose il principe.
Bulma spostò le iridi azzurre su di lui. Gli indicò con gli occhi il bambino addormentato di fianco a sé.
Il Saiyan sbuffò e si alzò dalla poltrona. Fece il giro del letto e prese il figlio in braccio, adagiandolo sulla poltrona che occupava poco prima.
Bulma gli sorrise grata e lo invitò a sedersi accanto a lei. Vegeta l’accontentò solo perché non aveva dormito per niente quella notte.
Il principe si sdraiò di fianco a lei, accavallò le gambe e poggiò la schiena al cuscino alle sue spalle. Non si scompose, né si spostò quando Bulma poggiò la testa sulla sua spalla.
-È proprio bella.- mormorò l’azzurra contemplando la bimba.
Vegeta fece scivolare le iridi scure sul corpicino minuscolo della sua bambina, ancora incredulo.
Incredibile, era di nuovo padre!
Accolse quella consapevolezza a braccia aperte, con la felicità e l’amore che gli riempivano il cuore. Sfiorò il viso della bimba con un dito saggiandone la morbidezza.
Bulma sbadigliò e si accoccolò meglio addosso a lui. Era terribilmente stanca, l’ultimo mese di gravidanza era stato un inferno sia per lei che per il compagno, che non l’aveva lasciata un secondo da sola.  Il parto poi l’aveva distrutta, Bra era stata anche più impaziente di Trunks nell’uscire. Il dolore l’aveva squarciata in due.
Vegeta sbadigliò di rimando, chiedendosi quando fosse stata l’ultima volta che aveva fatto l’alba per colpa di qualcun altro. Si rispose che, escludendo le notti che dormiva con un occhio aperto sul campo di battaglia o quando si era dovuto alzare in piena notte per intimare ai suoi “compagni” Radish e Napa di fare meno casino, non era mai successo.
Era distrutto, l’ansia l’aveva mangiato vivo per tutto il tempo. Chiuse gli occhi, ripetendosi che non si sarebbe addormentato, e mentre scivolava nel sonno si accorse appena della coda di Bra che si attorcigliò attorno al polso.
 
Bra si mosse infastidita e cominciò a gemere, il suo lamento diventò presto un potente pianto che arrivò forte e chiaro alle orecchie dei genitori addormentati.
Vegeta fece una smorfia infastidito, strofinandosi poi gli occhi per riprendersi. Al suo fianco Bulma aveva iniziato a cullare la piccola che sembrava non volerla smettere di piangere.
-Ci siamo addormentati.- borbottò il principe.
-Per quanto abbiamo dormito?- chiese Bulma continuando a cullare Bra.
Vegeta lanciò uno sguardo alla stanza, alla ricerca di un orologio da consultare per capire quanto tempo fosse trascorso. Non lo trovò però da nessuna parte.
-Non ne ho idea. Non ci sono orologi qui dentro. Un paio d’ore forse.- le rispose spostando l’attenzione sulla bimba che aveva appena smesso di agitarsi e stava scrutando il mondo attorno a lei con gli occhioni spalancati.
Vegeta si ritrovò incatenato da quelle iridi azzurre, così simili a quelle di moglie e figlio che gli sembrò di conoscerle da sempre ma allo stesso tempo nuove.
Bra puntò lo sguardo su di lui e gorgogliò qualcosa di non comprensibile.
Bulma mise la bimba in mezzo a loro sul letto a una piazza e mezza dell’ospedale e si mise a giocare con le sue manine. Cercò i suoi occhi più volte ma la bimba sembrava calamitata dallo sguardo severo del padre alla sua destra. Ridacchiò notando il modo in cui il marito era stato catturato da lei allo stesso modo: a quanto pare Bra aveva già scelto il suo genitore preferito, e di certo non era lei.
-Perché non la prendi in braccio?- gli chiese prendendo la bambina e porgendogliela.
L'uomo si riscosse dalla sua contemplazione e la fissò in panico: aveva preso in braccio Trunks pochissime volte, ma aveva già comunque qualche mese. Bra aveva poche ore e a lui sembrava troppo fragile, tanto da essere spaventato al solo pensiero di prenderla.
Spostò lo sguardo su di lei, che lo fissava con i grandi occhi azzurri spalancati e il pollice in bocca, indeciso sul da farsi. Quei due lapislazzuli che aveva incastonati in quel viso di porcellana gli ricordavano tremendamente quelli della donna che  l'aveva data alla luce. Gli stessi occhi posseduti dal primogenito, che dormiva sulla poltrona di fianco.
Si arrese e prese delicatamente la bambina dalle braccia materne, stringendola piano a sè. Rimase qualche secondo fermo, cercando di assimilare la strana e piacevole sensazione che il corpo della bimba stretto al proprio gli regalava.
Bra attorcigliò la coda al polso del padre e si ficcò un piedino scalzo in bocca. Tutto senza staccare i suoi occhi da quelli del Saiyan.
-Ti somiglia, sai?- gli disse Bulma.
Vegeta alzò lo sguardo su di lei. –Mi prendi in giro?-
La donna scosse la testa e passò un dito lungo il viso della figlia. –Guarda il suo viso: il taglio degli occhi è il tuo, ha le tue labbra e le tue fossette sulle guance.- gli disse sfiorando i tratti delicati della bimba. –Trunks appena nato sembrava più un bambino terrestre mentre lei ha qualcosa di diverso. È uguale a te.-
Il principe si ritrovò ad osservare la figlia stretta tra le sue braccia che aveva preso a ciucciarsi la coda, probabilmente affamata.
 Sì, forse qualcosa da lui l’aveva ripresa. Forse non era la fotocopia spiccicata dalle madre –come diavolo c’era riuscita quella donna? Forse era veramente più Saiyan che umana.
Un sorriso più accentuato dei soliti prese il sopravvento sui tratti marcati, addolcendo lo sguardo perennemente corrucciato e regalando uno sprizzo di felicità a quel viso che aveva visto sempre e solo tristezza.
Bulma osservò incanta il volto del marito assumere sfumature diverse da quelle che era solita osservare su di lui. Sorrise di rimando osservando la piccola Bra che scalciava imbrigliata nella tutina rosa: quella bambina sarebbe stata il biglietto di sola andata per la rinascita di Vegeta.
***
Trunks studiava con attenzione i tratti della bimba nella culla. Era sicuramente uguale alla madre ma c’era qualcosa che stonava, e al contempo completava, quell’essenza prettamente terrestre in Bra. A parte la coda che si muoveva a scatti, la bambina sembrava possedere qualcosa di decisamente Saiyan.
-I suoi occhi sono più scuri di quelli tuoi, mamma, e il taglio è decisamente più netto rispetto a quello tipicamente terrestre.- disse il ragazzino con le sopracciglia aggrottate, chinato sulla piccola culla.
Bulma gli si affiancò per osservare con cura i tratti della piccola neonata. Anche lei aveva notato quella leggera sfumatura più scura negli occhi grandi.
-Sono più simili ai tuoi. Danno sul blu.- gli rispose attirando il suo sguardo su di sé.
Trunks battè le palpebre e riportò lo sguardo sulla bambina, ora dormiente con il ciuccio in bocca.
-Dipende dal fatto che papà ha gli occhi scuri?-
-Probabilmente sì.-
Trunks mise una mano nella culla e la bambina l’afferrò subito, nonostante fosse nel mondo dei sogni. La stretta si serrò in pochi attimi, strappando al bambino una smorfia di dolore.
-È forte per essere una neonata.- borbottò cercando di liberare delicatamente il dito dalla presa della sorella. –Immagino cosa potrebbe combinare a cinque anni.-
Bra sembrava non voler mollare il suo dito, testarda fino in fondo. Trunks decise di non insistere, non voleva di certo svegliare quella piccola peste. Rimase perciò fermo immobile, con un braccio nella culla.
Bulma si ritrovò a sospirare nella quiete che si creò in quegli attimi di completo silenzio. Chissà quanti altri ne avrebbero potuti avere una volta tornati a casa. Sapeva a priori che quell’angioletto azzurro si sarebbe trasformato in un diavolo non appena capita la relazione pianto-mamma/papà.
L’azzurra si chiese se Vegeta l’avrebbe aiutata in qualche modo, conoscendone il caratteraccio probabilmente avrebbe dovuto pregarlo. Ma dopotutto a lei piaceva proprio per quello. Si fermò a guardarlo, mentre assorto nei suoi pensieri, scrutava con attenzione i due figli interagire tra loro. Gli si avvicinò, poggiandosi anche lei sul davanzale della finestra.
-Tra poco arriveranno i miei genitori.-
Il Saiyan non emise un suono, continuando a fissare i bambini.
L’azzurra si sporse per guardarlo in viso. –Anche gli altri dovrebbero fare un salto, domani.-
Vegeta fece una smorfia infastidita all’idea della quantità di gente con cui avrebbe dovuto avere a che fare il giorno successivo e pregò ci fosse un limite massimo di persone che potessero entrare in una stanza, altrimenti avrebbe dato di matto.
Delle voci familiari fuori in corridoio attirarono l’attenzione dei presenti, compreso Trunks che si voltò verso la porta per sbirciare oltre. Neanche un secondo dopo la signora Brief entrò nella stanza sprizzando gioia da tutti i pori.
Bulma si ritrovò stritolata tra le braccia materne in meno di un secondo.
-Oh, tesoro! Sono così felice per voi! Com’è andata? Tutto bene?- iniziò la bionda che sembrava non essere intenzionata a lasciare andare la figlia.
Bulma la scostò gentilmente da sé, prendendo finalmente aria. –Sì, mamma. È andato tutto bene.-
La donna le sorrise, come sempre alla fine. In quel momento anche il più discreto Dr. Brief entrò nella stanza, bussando prima sulla porta aperta per annunciare il suo arrivo.  Anche lui abbracciò la figlia, lasciandole però la possibilità di respirare.
-Ehi, Bulma! Vedo che sei già in piedi, devo dedurre che sia andato tutto bene.-
Bulma sorrise al padre ed annuì.
-Allora, dov’è? Sembrava un segreto di stato tanto poco ce ne avete parlato! Non sappiamo neanche se sia maschio o femmina.- borbottò lo scienziato con finta disapprovazione.
-È una femmina, papà.-
Lo scienziato si illuminò e lanciò uno sguardo al Saiyan, che guardava altrove ma sapeva stava ascoltando.
-È nella culla, vicino a Trunks.-
-Come se avessi scelta.- borbottò il piccolo mezzosangue con ancora il dito imprigionato tra le mani della sorella. –Sei qui da meno di un giorno e già stai reclamando la mia attenzione.-
A salvarlo dalla prigionia fu la nonna, che incurante dello stato dormiente della nipotina, prese la piccola Bra in braccio svegliandola. La piccola però non emise un fiato, limitandosi a scrutare il viso sorridente della donna bionda.
-Ma ha gli occhi azzurri!- esclamò la donna ferendo i sensibili timpani del bambini di fianco, con il dito ancora nella presa di Bra. La bionda iniziò ad elencare una serie di caratteristiche evidenti sulla neonata ad un tono decisamente troppo alto di voce.
-Cara, abbassa la voce. Siamo in un ospedale dopotutto.- le disse gentilmente il Dr. Brief affiancandola.
Trunks ringraziò mentalmente l’intervento del nonno. Le sue orecchie chiedevano pietà.
Lo scienziato, senza la sua amata sigaretta sotto i baffi, si avvicinò alla piccola tra le braccia della moglie.
-Ciao piccola. – le disse giocando con una sua manina. –Oh, ma hai la coda.- disse quasi sorpreso notando solo in quel momento la lunga appendice.
Bulma alzò gli occhi al cielo ed andò a recuperare sua figlia, fin troppo strapazzata dai nonni in neanche dieci minuti.
-È una Saiyan, papà. Anche se solo per metà.- disse prendendo la bimba dalle braccia della madre, accorgendosi che non aveva ancora mollato la presa sul fratello. –È normale che abbia la coda.- sentenziò facendo facce buffe alla piccola che iniziò a ridere.
Un leggero bussare alla porta, accompagnato da un’aura e una voce molto più che familiare, costrinse la felice famigliola a posare lo sguardo sull’uscio riconoscendo al volo l’inaspettato visitatore.
-Permesso?- mormorò Goku spuntando oltre la soglia.
-Goku!- esclamò Bulma alla vista del migliore amico.
Goku sorrise all’amica ed entrò nella stanza, avvicinandosi a lei e alla bambina che teneva tra le braccia. In una mano aveva un palloncino gonfiato ad elio con su scritto “Benvenuta!” e un mazzo di stupende peonie, tulipani e roselline che davano su un viola delicatissimo e un bianco purissimo.
-Ti ho portato un paio di regali, come buon augurio. Chichi dice che portano fortuna.- borbottò impacciato il guerriero mentre la signora Brief gli toglieva i fiori dalle mani e li metteva in un vaso.
-Questo dallo a me.- disse lo scienziato liberandolo anche dal palloncino.
Goku sorrise allo scienziato per poi voltarsi verso la migliore amica, in piedi a meno di due passi da lui.
-Cosa ci fai qui? Pensavo saresti venuto domani, assieme agli altri.-
Goku si portò una mano dietro la testa, in un consueto gesto imbarazzato. –Ho sentito la sua aura subito e siccome non avevo di meglio da fare, ho pensato di venirti a trovare.- rispose piegandosi per poter guardare la piccola Bra negli occhi. –Ero curioso di conoscere la piccola principessa.-
Bra si ritrovò incuriosita da quell’uomo bonario davanti a lei, lasciò andare il dito del fratello e fissò il suo viso.
-Cominciavo a non sentirlo più.- borbottò Trunks, finalmente libero, andandosi a sedere sul letto.
Bra afferrò il dito che l’uomo le passò sul viso e strinse forte.     
Goku alzò le sopracciglia sorpreso da quella stretta salda.
-Wow, sei forte. Come si chiama?- chiese muovendo su e giù la mano di cui la bambina gli aveva afferrato il dito.
-Bra.- proruppe la voce cavernosa del principe, rimasto in silenzio fino a quel momento.
-Bra. È un bel nome.- si complimentò il guerriero scrutando con attenzione gli occhi azzurri della bimba.
Bulma gli sorrise, grata per quella visita. Goku era sempre stato il suo migliore amico, di cui spesso non condivideva ideali e motivazioni, ed un ottimo supporto. Era forse stato il primo ed unico, a parte i suoi genitori, ad accettare la sua relazione con Vegeta fin dall’inizio. Ed era anche l’unico in grado di comprendere le manie di guerra di quest’ultimo. Insomma quello scemo senza saperlo era un punto in comune per entrambi i coniugi.
Avrebbe voluto averlo al suo matrimonio, peccato fosse morto mesi prima durante lo scontro con Cell.
Goku nel frattempo aveva preso a fare facce strane a Bra, che lo guardava a tratti confusa da quello strano comportamento e a tratti divertita dal simpatico signore dalle espressioni particolari.
-Posso prenderla in braccio?- chiese il ragazzone alla donna.
Bulma lanciò uno sguardo alle sue spalle, dove Vegeta osservava in religioso silenzio ogni singolo movimento dell’amico.
-Certo.- gli rispose passandogli la piccola.
Goku ebbe modo di studiare meglio i tratti della bambina, riconoscendo l’espressione corrucciata paterna e i colori del cielo presi dalla madre. Continuò a farle facce buffe e a farla ridere, fino  a che lo sguardo penetrante di Vegeta non cominciò a fargli venire i brividi. A quel punto restituì la bambina alla madre.
-Tutto okay?- le chiese l’azzurra notando la posizione rigida assunta dall’amico.
-Sì, tutto bene.- disse ridendo spensierato senza abbandonare la rigidità.
Bulma lasciò correre e si andò a sedere sul letto con la bimba tra le braccia, scostò i lembi della camicia da notte per permettere a Bra di attaccarsi al seno.
Goku si voltò all’istante, temendo per la propria incolumità dato lo sguardo di fuoco che il principe gli rivolse.
 Con l’avventura di Majin Bu, Goku aveva ben capito che Vegeta era molto geloso della propria donna. Come dimostrava la sfuriata che gli aveva fatto quando lo aveva scoperto promettere una foto di Bulma al vecchio Kaioshin, in cambio dell’utilizzo delle sfere di Namek.
Quella volta se l’era vista brutta, senza però ripercussioni fisiche dato che la situazione era più importante di quella gelosia. Ma Goku era sicuro che non sarebbe stato altrettanto fortunato una seconda volta. Perciò meglio tenere le distanze da tutto ciò che potrebbe far infuriare il principe.
Si girò solo quando fu completamente sicuro che le nudità della scienziata fossero ben coperte dalla bambina.
-Ha ancora la coda.- notò indicando la lunga appendice pelosa che si muoveva alle spalle della bimba. –Pensavo gliel’avreste fatta togliere appena nata.- continuò rivolgendo lo sguardo al compagno  di avventure, che continuava a sostare in piedi davanti alla finestra.
Naturalmente il Saiyan non si azzardò neanche per sbaglio a rispondere all’amico, troppo stanco ed irritato per prestare attenzione alle sue stronzate.
Goku riportò, quindi, lo sguardo su Bulma e la bambina lasciandosi afferrare nuovamente il dito da quest’ultima.
-Non vedo perché dovremmo farlo.- disse semplicemente la donna mantenendo lo sguardo sulla bimba che ciucciava.
-Ma lo sai cosa succede se si ferma a guardare la luna piena.- le disse il Saiyan più giovane, giocando con la manina della piccola.
-Proprio perché sappiamo cosa comporta, sapremmo ben evitarlo. Non preoccuparti Goku, Bra non si trasformerà in un enorme scimmione distruttore.- gli disse spostando finalmente le iridi chiare sul migliore amico.
-Se lo dici tu.- borbottò l’altro tutt’altro che convinto. Per lui la soluzione più semplice sarebbe stata quella di toglierle la coda ed evitare a priori un possibile disastro.
Ma dopotutto i genitori della bambina erano più scaltri e responsabili di lui, sapevano cosa facevano per il bene della piccola. Decise di lasciar stare e di concentrarsi nell’osservazione della nuova arrivata.
A fine poppata, Bulma diede la bambina in braccio a Vegeta, che la prese se pur riluttante, ed invitò lui e l’altro Saiyan a fare una passeggiata su e giù per il corridoio, tanto per far fare il ruttino alla piccola e farla addormentare.
Vegeta l’aveva guardata come se gli avesse chiesto di tornare a lavorare per Freezer ed espresse in un borbottio poco comprensibile il suo disaccordo.
-Prendi confidenza con lei. Non vorrai continuare ad aver paura di prenderla in braccio nel timore di farle del male, vero?- gli disse la donna incrociando i suoi occhi scuri. –Dai, tesoro, sai benissimo che dovrai aiutarmi una volta tornati a casa. Approfitta di questo tempo per abituarti alla sua presenza.-
Vegeta sospirò sconfitto e, dopo aver richiamato l’altro che continuava a fissarli imbambolato, uscì in corridoio con la piccola neonata in braccio.
Il Saiyan minore non mancò di fagli notare la grande somiglianza che la piccola avesse con la madre. Come se non lo sapesse già.
-È la sua copia sputata.- disse Goku camminando di fianco all’altro.
-Lo so, non c’è bisogno che me lo ripeti.- borbottò l’altro.
Goku gli sorrise radioso e Vegeta assunse un’espressione ancor più infastidita: non gli toccava solo occuparsi della figlia di nemmeno un giorno, doveva portarsi dietro anche l’idiota per eccellenza.
Ma perché Bulma non poteva avere amici più discreti? E perché lui, volente o nolente, doveva subirseli comunque a partire dal Saiyan di fianco che continuava a fare facce buffe a Bra?
Vegeta alzò gli occhi al cielo mentre invece la figlia sembrava interessata allo strano tipo che tentava di intrattenerla.
-Sai, Vegeta.- iniziò il Son.
-Cosa?-
-A volte ripenso al nostro primo scontro.-
L’attenzione del principe fu tutta per lui, interessato a quel ricordo ancora vivo nella sua testa.
-E allora?- rispose però atono.
Goku incrociò le braccia dietro la testa e si mise ad osservare i led del soffitto, come se potesse ritrovare in essi il ricordo di quel giorno.
-Ne sono successe di cosa da allora. Ce ne sono stati di cambiamenti!- disse continuando a fissare il soffitto.
-Sono passati quasi vent’anni da allora, grazie che sia tutto diverso.- sentenziò l’altro.
Goku smise di fissare le luci e si sporse a guardare l’altro. Rimase ad osservarlo per un tempo molto lungo per i suoi standard, che non si soffermava quasi mai sulle cose.
Ciò infastidì non poco il suo interlocutore, che gli lanciò un’occhiata di fuoco che però non sortì l’effetto desiderato. Goku gli sorrise e tornò a guardare avanti a sé.
-Io mi riferivo a te, Vegeta.-
Vegeta spostò lo sguardo su di lui. –Io?-
Il Son annuì e incrociò le proprie iridi scure con quelle dell’altro.
-Quando ti ho conosciuto volevi unicamente distruggere tutto ciò che ti si parava davanti.- disse come se l’altro non sapesse l’impressione che desse a quel tempo. –Non penso tu ti sia mai fermato molto a pensare al tuo futuro.-
-Il mio futuro a quel tempo era arrivare al giorno successivo.-
Goku colse appena la scintilla che attraversò le iridi scure dell’amico. Non seppe dire cosa fosse, era stato troppo fugace come cambiamento per poterlo identificare. Forse era quello che Bulma aveva visto in lui, anni prima, quando decise di tentare una relazione suicida con il Saiyan.
Non ci stette a pensare tanto, non era il tipo da soffermarsi su certi pensieri.
-Giusto.- disse riportando lo sguardo sui led.
Tra di loro calò il silenzio, persino Bra non emetteva alcun suono. Vegeta pensò che la bambina si fosse addormentata ma quando posò lo sguardo su di lei, la trovò intenta a mangiarsi le mani più vispa  che mai.
A quanto pare la passeggiata sarebbe dovuta durare ancora a lungo.
-Beh, di sicuro non pensavi a tutto ciò.- sentenziò all’improvviso l’altro, allargando le braccia come ad indicare il circondario.
Vegeta capì a cosa si riferisse e ciò gli fece aggrottare le sopracciglia. –Ovviamente no. Questo non era certo tra i miei pensieri, tantomeno tra i miei desideri.-
-Appunto! Ti rendi conto di come sia strana e imprevedibile la vita?-
-Smettila di atteggiarti a filoso e arriva al punto.- sbottò il principe, stufo di quelle chiacchiere senza senso.
-Intendo dire che con tutto quello che poteva succederti da quel giorno in poi, ti è accaduto proprio questo!- disse riferendosi al giorno del loro incontro e alla situazione attuale.
Il Saiyan si ritrovò inaspettatamente a riflettere sulle parole dell’altro. Di solito Goku non diceva cose molto profonde o sensate, quindi la cosa lo stupiva non poco. Quel discorso filava ed era anche piuttosto concreto.
-Andiamo, Vegeta. Guardati attorno!- disse euforico l’altro. –Hai una famiglia ora.-
Il principe alzò gli occhi al cielo. –Grazie, lo so anche io questo.-
Goku rise di quell’atteggiamento così schivo. –Hai capito cosa intendo.-
Certo che aveva capito, non era lui quello stupido tra loro. Semplicemente non aveva bisogno che quella testa di rapa glielo ricordasse. Perché in quel momento poi?
Osservò incantato la nuova vita che stringeva tra le mani: quella bambina gli apparteneva nel modo in cui nient’altro avrebbe potuto appartenergli. Era sangue del suo sangue, l’aveva vista crescere all’interno del grembo della compagna e venire alla luce quella mattina stessa. Il più bel regalo che la vita potesse fargli era tra le sue braccia.
Alzò lo sguardo dalla bimba semi addormentata e lo posò sul circondario, osservando l’ingente quantitativo di persone di ogni età e classe sociale  che si riversava sul corridoio del reparto maternità.  Vegeta si fermò ad osservare i volti felici di giovani genitori, alle prese con un primo figlio, e a quelli esaltati di parenti vari che non facevano altro che scattare foto al nascituro.
Goku fischiò stupito. –Quanta gente.-
L’altro non gli rispose, preferendo continuare il suo percorso verso la fine del corridoio, dove la calca dell’orario di visita era di meno.
Oltrepassarono con tutta calma la porta a vetri che separava il reparto dalla sala d’aspetto, che aveva più le sembianze di un corridoio munito di sedie più che di una stanza. Da essa si poteva accedere agli altri piani dell’edificio, con l’ausilio delle scale in marmo. Davanti alla fila di sedie, che di solito ospita i futuri neo papà in preda alle peggiori crisi nervose in attesa della nascita, sulla destra vi erano i distributori automatici: uno di bevande calde e due di merendine e bevande fredde.
I due Saiyan però non si fermarono per sedersi sulle scomode seggiole di plastica, arrivarono fino alla fine del corridoio, trovando finalmente un angolino silenzioso.
Vegeta si sedette sul davanzale dell’enorme finestra alle sue spalle e Goku fece lo stesso subito dopo, posizionandosi alla sua destra. Rimasero in silenzio mentre nella testa del Saiyan appena diventato padre per la seconda volta si scatenava una tormenta di pensieri.
Bra si era finalmente addormentata, continuando però a muovere la codina alle sue spalle. L’odore dolciastro di neonato aveva invaso le narici del principe dall’istate in cui l’aveva presa tra le braccia, e se a un primo acchito gli era sembrato fastidioso e prepotente ora gli dava una sensazione di tranquilla familiarità. Lui che di neonato non aveva visto neanche suo fratello, si ritrovava a constatare che il profumo della sua bambina  aveva qualcosa di estremamente familiare e confortante. Come se il suo cuore avesse finalmente trovato la pace che agognava da tempo immemore.
-Sei un padre migliore di me.- sentì dire dall’altro Saiyan che mostrava  sempre quel sorriso radioso sul viso. –Anche tu hai avuto i tuoi alti e bassi, ma di certo hai fatto meno errori di me.-
Vegeta si chiese il perché di quella confessione spassionata da parte dell’eroe del pianeta, che di certo non era il tipo da riflessioni del genere. Anzi, Vegeta era sicuro che mai ci avesse fatto caso al fatto di essere troppo assente per essere definito un buon genitore.
Non gli rispose, non sapendo che dire. Rimase perciò in silenzio, puntando lo sguardo sul corridoio semi vuoto.
-Io ho fame, tu no?- chiese poi Goku all’improvviso, cambiando la direzione del discorso e facendo qualche passo in avanti.
-Un po’- confessò l’altro staccandosi dalla finestra con calma, attento a non fare movimenti bruschi che avrebbero potuto svegliare la bambina.
-Da quanto tempo tu e Trunks siete qui?- chiese il Saiyan minore percorrendo a fianco dell’amico il corridoio a ritroso.
-Dalle tre e mezzo.-
-Di mattina!?- esclamò Goku strabuzzando gli occhi. –Avete dormito un po’, quantomeno?-
-Più o meno.- si limitò a dire l’altro.
-E mangiato? Io non avrei resistito tutte queste ore senza mangiare!-
Il principe spostò le iridi scure su di lui. –Dico, ti sei messa a farmi la predica?-
Goku battè le palpebre. –No, certo che no. Volevo assicurarmi che…-
-E allora smettila di farmi il terzo grado.- lo interruppe brusco l’altro. –Manco fossi una chioccia.-
Il Son non si lasciò intimidire dal tono dell’amico ma si imbronciò ugualmente per essere stato interrotto. Insomma lui si preoccupata e quello era il ringraziamento? Okay avere un caratteraccio ma diamine! Non c’era bisogno di rispondere a quel modo.
Borbottando qualcosa sottovoce si affrettò a raggiungere l’altro che lo aveva superato in due falcate quando aveva rallentato il passo.
Vegeta si dovette sorbire i borbottii dell’altro durante tutto il percorso a ritroso, che li avrebbe riportati nella stanza dove l’azzurra era stata sistemata.
Bra per sua fortuna dormì per tutto il tempo.
Quando finalmente arrivarono alla stanza Goku smise di borbottare come una pentola di fagioli su cose che non gli interessavano e iniziò a lamentarsi di avere fame, chiedendo alla donna se ci fosse un posto dove poter mangiare qualcosa.
-C’è il bar dell’ospedale al pian terreno.- gli rispose Bulma sistemando le copertine nella culla della figlia. –Non ho idea di come sia il cibo ma credo sia quantomeno commestibile.-
-Ci stavamo andando proprio adesso, Goku, vieni con noi.- gli disse il Dr. Brief sulla soglia della stanza, affiancato dalla bionda moglie e dal nipote iperattivo, che continuava a spronare i nonni di muoversi perché aveva fame.
Gli occhi del Saiyan si illuminarono e il suo stomaco si mise a brontolare, facendo alzare gli occhi al cielo all’amica e sorridere i coniugi Brief.
-Certo!- esclamò raggiungendo il trio fuori dalla stanza.
-Ehi! Vedete di non svaligiare il locale! Ci sono anche altre persone che devono mangiare!- li ammonì Bulma, conoscendo la voracità con la quale i Saiyan divorano tutto ciò che gli si metteva sotto il naso.
Trunks e Goku le fecero un sorriso a trentadue denti che non la rassicurò per niente, prima di seguire gli altri due alla volta del bar.
Bulma sospirò, conscia del fatto che non avrebbero lasciato neanche le briciole. Si voltò verso il marito, seduto sul suo letto con ancora la bambina tra le braccia. Sorrise di fronte alla tenerezza della scena che le si presentava davanti, notando nello sguardo di Vegeta una nota di dolcezza che non aveva neanche quando guardava lei. Il cipiglio serioso era sempre al proprio posto ma in quelle iridi scure c’era qualcosa di diverso quando si posavano sulla piccola Bra.
-Se vuoi rimanere a contemplarla per me va bene ma credo dovresti rimetterla nella culla. Non vorrei diventasse papà dipendente a neanche un giorno di vita.- lo prese in giro attirando la sua attenzione.
Il Saiyan voltò lo sguardo su di lei, arrossendo appena per essere stato beccato in un momento di debolezza. Si alzò dal letto e mise con delicatezza la bambina nel suo lettino d’ospedale, che avrebbe potuto distruggere in un secondo se solo avesse voluto. A casa l’aspettava una culla a prova di bomba, o meglio, a prova di Saiyan.
Bulma rise quando la coda di Bra si attorcigliò attorno al polso paterno, come a chiedergli di non lasciarla lì e riprenderla in braccio.
-A quanto pare è già successo.- gli disse guardando divertita la scena. –Penso che tu sia già il suo preferito.-
-Non dire stupidagini.- le disse togliendo la coda della bambina e liberandosi dalla sua stretta.
Bulma incrociò le braccia la petto senza che sul suo volto il sorrise perdesse calore. –Prima o poi mi dirai come hai fatto ad aver conquistato in questa maniera entrambi i nostri figli.-
Bra sbadigliò strizzando gli occhioni ma non si svegliò. Bulma le mise il ciuccio rosa e bianco in bocca e rimase a guardarla incantata, poggiando la testa sulla spalla del compagno ancora di fianco a lei.
-Come se potessi saperlo.- borbottò il principe senza staccare gli occhi dal fagottino nella culla.
Lui che aveva conquistato i suoi figli? No, era tutto il contrario. Erano loro ad aver sciolto il gelo nel suo cuore facendogli capire che anche lui era in grado di creare qualcosa di buono, nella vita.
Certo, era stata Bulma a fare il primo spiraglio nella sua corazza e ad iniziare a far entrare un po’ di luce, ma i suoi figli avevano distrutto ciò che ne rimaneva. Non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, però era loro grato per averlo fatto. E se n’era reso conto solo ora, osservando quell’angioletto azzurro e rosa dormire placidamente nella culla.
Quando aveva incontrato i suoi occhi per la prima volta, aveva sentito distintamente gli ultimi pezzi del suo muro crollare inesorabili di fronte a tanta innocenza.
Beh, ma Bra e Trunks non erano di certo venuti fuori da soli. Era tutto merito di quella donna testarda che se ne stava con la testa poggiata sulla propria spalla, se la sua vita era stata illuminata.
E lei lo sapeva. Eccome se lo sapeva! E girava la cosa a suo favore quando le conveniva.
Fu proprio su di lei che lo sguardo d’ossidiana del principe si posò, lasciando per un attimo da parte l’esserino che dormiva placidamente.
Bulma percepì i suoi occhi addosso non appena si posarono sulla propria figura ed alzò la testa per incontrarlo. Vi lesse una serie di sentimenti a cui non riuscì a dare un nome, non che ce ne fosse effettivamente bisogno. Vegeta era in grado di comunicare senza emettere un suono. Un modo di parlare che lei aveva imparato ad apprezzare e usare.
-Che c’è?- gli chiese quando l’intensità in quelle iridi scure si accese.
Lui non emise un suono, continuando a scrutarla per qualche secondo in silenzio. Non c’era bisogno di parole tra loro, bastavano i gesti.
 Per questo annullò lo spazio tra di loro, unendo le loro labbra in un bacio che sapeva di felicità e di amore.
Bulma fu felice di ricambiare quel contatto gentile, poco da lui ma sempre ben accetto.
Si staccarono quasi subito consci di non essere completamente soli e che qualcuno sarebbe potuto entrare da un momento all’altro.
Lo stomaco del Saiyan iniziò a brontolare, rompendo l’atmosfera che si era andata a creare.
Bulma rise mente il proprietario dello stomaco rumoroso arrossì un poco, dopotutto non mangiava da ore.
-Credo tu debba andare a mangiare qualcosa.- gli disse la donna continuando a ridere.
Vegeta lanciò uno sguardo alla culla, quasi avesse paura che potesse scomparire di punto in bianco.
Bulma se ne accorse e lo spinse verso la porta.
-Bra non scappa, vai a mangiare qualcosa! Sono ore che non metti niente nello stomaco.- gli disse continuando a spingerlo fuori dalla stanza.
Il Saiyan rimase fermo sulla soglia anche quando lei tolse le mani dalla sua schiena per lasciarlo libero di andare. Scosse poi la testa e fece un passo fuori dalla stanza per fermarsi subito dopo.
-Ah, Bulma?- la richiamò voltandosi a guardarla.
-Sì?- disse l’altra fissandolo con curiosità.
Vegeta spostò lo sguardo da lei, posandolo ancora una volta sulla bambina addormentata. Incatenò nuovamente le sue iridi a quelle di lei.
-Grazie.- sussurrò
La donna battè le palpebre sorpresa da quella parola così piccola eppure ricca di tanti significati. Gli sorrise felice, pur non capendo il motivo di quel ringraziamento.
-E di cosa?-
Il principe alzò le spalle con noncuranza, quasi la cosa fosse ovvia e di poco conto invece che importante e poco da lui.
-Di tutto.-
E lasciò la stanza.
 






Angolo Autrice
Io adoro Bra e sono ancora indignata per non averla vista fin'ora in Super. 
C'è quella cosa inutile di Pan e non Bra? Toriyama mi prendi per i fondelli? -.-
Questa storia è il fluff più totale e diciamo che mi ci voleva dopo la drammaticità della precedente storia .-.
L'avevo abbozzata tempo fa ma non mi ero mai spinta a completarla, mi sembrava troppo fuori dal mondo XD
Bene, lascio a voi le considerazioni finali di come sia venutra alla fine questa...cosa(?)
Alla prossima!
angelo_nero



 
 
 
  
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