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Autore: Iaiasdream    03/09/2016    2 recensioni
Come ogni normale essere mortale, anche il mio Lys ha i suoi lati storti. Oltre alla dimenticanza, la cosa che detesto è il suo amico del cuore: quell'arrogante, sbruffone, antipatico, play boy, scontroso di Castiel..... In quel momento, ho come un flebile barlume di lucidità. quel movimento, scatena in lui il sudore, che evapora sotto forma di profumo, innalzandosi e invadendo le mie nari, dandomi una sensazione strana, come un giramento di testa, ma non dipende dall’essenza, bensì da chi la indossa, e non è Lysandro.
Genere: Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Lysandro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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14° Capitolo: DIFFICILI DECISIONI
 
 
In TV stanno trasmettendo uno di quei programmi idioti che mandano in onda ogni qual volta termina un film interessante. La osservo attentamente, chiedendomi per quale motivo Aisi l’abbia accesa per poi toglierle l’audio.
Abbiamo finito di cenare pochi minuti fa. Rosalya è alle prese con un vero e proprio terzo grado nei confronti di Lysandro, il quale, seduto accanto a me, risponde a tutte le domande che la mia migliore amica sembra avere nel suo repertorio, come una sorta di scorta per le situazioni difficili da affrontare.
Con indifferenza ascolto la loro conversazione, mentre poste le mani sul tavolo, ho iniziato a giocherellare nervosamente con un pezzo di mollica. Sto agendo in questa maniera per il semplice motivo che difronte, ho la strafottente figura di Castiel, spaparanzato sulla sedia accanto a mia sorella.
Volgere lo sguardo verso il televisore, per me, è stato un azzardo, dato che non ho assolutissima intenzione di incrociare il suo volto.
No, non ho dimenticato il modo con il quale mi ha guardato ore fa, quando ci siamo incontrati per le scale di casa mia. E non posso neanche far finta che fra noi non ci sia stato niente.
Con questi pensieri, ritorno a sentirmi male nei confronti di mia sorella e del mio ragazzo, che adesso è qui vicino a me, in carne ed ossa.
È tornato, e a dirla tutta, non ne sono tanto contenta.
Stringo gli occhi, confusa da tutte le disavventure che mi sono attratta oggi, manco fossi fatta di calamita.
Per di più, al mio problema con l’idiota dai capelli rossi, si è aggiunta la minaccia del nipote del signor Gerard.
Sono nella merda. È l’unica cosa che vorrei veramente esclamare.
<< Quindi non è stato principalmente per Audrey, il motivo del tuo ritorno. >> sento Rosalya alzare la voce. Le rivolgo lo sguardo di scatto e mi accorgo che anche lei mi sta guardando. Solo che non riesco a capire cosa stia cercando di farmi capire.
Lysandro sorride, poi con dolcezza si volge verso di me e mi accarezza il viso. << Ero comunque ansioso di incontrarla. >> ammette catturandomi l’intera guancia con il palmo della sua mano.
Il suo tocco è morbido e caldo, ma mi fa trasalire, e non riesco a comprendere per quale arcano motivo, mi divincolo guardando Castiel, come se quel gesto possa avergli dato fastidio.
“Ma che diavolo sto facendo?” mi dico impaurita da me stessa.
Rosalya sembra essersi accorta della mia idiozia, così per congelare la situazione –dato anche lo sguardo inquisitore che il mio ragazzo mi ha lanciato-, esordisce con dei colpi di tosse e aggiunge << Allora, chi vuole il dolce? >>
<< Vado a prepararlo io! >> esclamo prontamente, alzandomi, senza dare il tempo agli altri di rispondere.
Entro nel cucinino e vago smarrita alla ricerca dei piatti, poi sento qualcuno arrivare dietro di me. Convinta che si tratti di Rosalya, non mi volto e mormoro: << Mi hai salvata Rosa… >>
<< Da che cosa? >> chiede una voce diversa da quella della mia amica.
Il cuore mi salta in gola, e un piatto mi scivola sul mobile, inondando la stanza di un rumore secco. Mi volto di scatto, con una mano poggiata sul petto, come a voler impedire all’organo pompante di fuoriuscire.
<< L-Lys… >>
<< Che cos’hai, Aud? >>, i suoi occhi eterocromatici sembrano volermi accusare di qualcosa.
<< N-nulla… >> balbetto incapace di riprendere la calma.
<< Non mentire. >> m’interrompe << è da quando mi hai visto, che ti stai comportando in modo strano. Non sei contenta del mio ritorno? >>
E a quel punto, aspettandomi una domanda del genere, l’unica cosa che mi viene da fare per istinto, è correre verso di lui, abbracciarlo e donargli le mie labbra.
<< Non dirlo mai più. >> mormoro con voce tremante, aspettando il sapore dei suoi baci.
“Sono una maledetta ipocrita!”
Lysandro mi sorride, poi ricambia l’abbraccio e soffiandomi sulle labbra un caldo ti amo, mi bacia con trasporto.
Assaporo quel momento come fosse la prima volta, ma sfortunatamente, di questa, non ne percepisco più quel sentimento provato all’inizio che ci conoscemmo. E mi viene da piangere, ma non posso farlo, non davanti a lui, è meglio che sia io sola a soffrirne.
A un tratto, il nostro approccio viene interrotto dall’entrata di qualcuno. Ci allontaniamo lentamente, e mi accorgo che Castiel si è avvicinato al lavandino per lasciare un bicchiere ancora colmo di aranciata.
<< Castiel! >> lo rimprovera Lysandro amichevolmente.
<< Ho interrotto qualcosa? >> chiede lui senza alcuna espressione beffarda nella voce e senza neppure guardarci.
<< Certo! >> risponde Lysandro sorridendo, credendo che il suo amico stia scherzando.
<< Ehi, ragazzi! Questo dolce arriva, o no? >> interviene mia sorella entrando nella stanza, tutta sorridente. << Castiel… >> continua << non abbiamo ancora finito. Perché hai portato via il tuo bicchiere? >>
Guardo il Rosso, come a voler aspettare una sua risposta, ma questo non dà soddisfazione, senza neanche guardare in volto Aisi, esce dal cucinino, ignorando la sua domanda.
<< Che brutto carattere. >> si lamenta mia sorella storcendo le labbra.
<< Non so come tu faccia a sopportarlo. >> esclama divertito Lysandro.
<< Ci sto facendo l’abitudine. >> e mentre loro continuano a scherzare sull’umore burbero di Castiel, la cosa migliore che faccio è riprendere a cercare i piatti per il dolce.
Sono ancora nervosa, il bacio non mi è servito poi a molto, ma non posso continuare in questa maniera. Devo pur cercare una soluzione senza rovinare i sentimenti di qualcuno.
 
***
 
La luna nel manto oscurato, gioca a nascondino con le nuvole nere, portatrici di tempesta. L’aria è umida e fredda e sento che molto presto pioverà. Ho accompagnato Lysandro fuori. Gli ho chiesto di rimanere a dormire da me, ma non ha voluto, aggiungendo che quando è arrivato si è precipitato a casa mia, senza avvisare suo fratello. Non ho insistito, e questo mio comportamento lo ha fatto insospettire ancora di più. Prima di andarsene, si è fermato, mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha preso per mano.
Ora lo sto guardando con quell’ansia nel cuore che sembra non avere intenzione di mollarmi tanto facilmente.
<< Audrey, tu mi stai nascondendo qualcosa, non è vero? >> mi chiede con voce sommessa.
Allarmata, libero la mia mano dalla sua << Ma che cosa stai dicendo? Come ti vengono in mente certe cose? >> e le mie parole escono alquanto incerte.
<< Solitamente avresti insistito fino allo sfinimento per farmi restare da te… saresti stata anche capace di farmi una scenata di gelosia. Adesso… non so… mi sembri strana. Cosa ti è successo? >>
Le sue parole colpiscono in pieno il mio cuore. << Lys, io… >> forse dovrei prendere una decisione definitiva, non posso continuare a ingannare tutti.
Sospiro profondamente, chiudendo gli occhi e quando li riapro, dico: << Lysandro… a scuola, mi hanno sospesa. >>
Perché non riesco a dirgli la verità? Non sono altro che una maledetta codarda.
<< S-stai dicendo sul serio?! >> esclama lui incredulo.
Annuisco.
<< Ma… come… perché? >>
<< Ho- ho… picchiato Ambra e mancato di rispetto nei confronti della preside. >> già mi immagino la sua occhiata contraria e accusatoria, e invece lo vedo rimanere a bocca aperta per poi sbottare in una risata divertita.
<< P-perché ridi? >> chiedo stranita.
<< Ma dài! Non ci posso credere. Tu che picchi Ambra? >>
<< Pensi che non ne sia capace? >> ribatto incrociando le braccia al petto in segno di offesa.
<< Beh, se non me l’avessi detto, non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. >> spiega ricomponendosi e avvicinandosi a me. << è questo il motivo del tuo malumore? >> mi chiede accarezzandomi il viso.
Non rispondo perché non riesco a trovare il coraggio per mentirgli un’altra volta.
<< La Preside non ti ha soltanto sospesa, vero? >>
<< Ha eliminato la mia domanda per la borsa di studio. >> rispondo tutto d’un fiato.
<< Mi dispiace. >> mormora abbracciandomi forte.
<< Non potrò più seguire il mio sogno… >> sibilo iniziando a piangere silenziosamente.
<< A proposito di questo. >> riprende allontanandomi dal suo petto, con gentilezza. Mi asciugo gli occhi velocemente, poi lo ascolto con attenzione. << Ho una proposta da farti, e spero con tutto il cuore che non mi dirai di no. >>
 
***
 
Le prime luci dell’alba hanno fatto il loro ingresso con la loro solita eleganza, anche io ho aperto gli occhi, allontanandomi da un sogno confuso e spaventoso. Ho sognato la proposta fattami ieri sera da Lysandro; ricordo ancora le sua calda voce mentre mi chiedeva di partire con lui per Londra e continuare lì, gli studi di letteratura. Nell’inconscio però, qualcosa è andato storto: il suo viso ha preso varie forme; dapprima si è tramutato in quello della Preside che m’ha derisa dicendomi che non realizzerò mai i miei desideri, poi ha cambiato aspetto e mi sono vista venire contro una Ambra incavolata nera con dei lividi sul viso e il sangue che le colava dal naso, mentre con voce stridula gridava ai sette venti che ho ingannato tutti con il solo scopo di portarmi a letto Castiel; successivamente, l’area intorno a noi si è fatta buia e a un certo punto mi sono sentita sul corpo due mani che scorrevano vogliose, il buio dava spazio a un fascio di luce che illuminava il volto di Castiel, il quale sorrideva beffardo, mormorandomi in un orecchio << Hai tradito Lysandro con me. Non ti basto? Perché adesso vuoi anche Viktor? >>, ed infine il volto del nipote di Gerard si è delineato così repentinamente, e la sua voce mentre mi diceva di tradire Lysandro con lui, è rimbombata talmente forte d’avermi fatta svegliare di soprassalto.
Sono le cinque e trenta e anche se troppo presto, decido di alzarmi. Non andrò a scuola, così devo cercare qualche cosa da fare prima di andare ad aprire la libreria.
Aisi dorme ancora beata e non voglio destrarla, così, con fare molto silenzioso, mi reco in bagno per rinfrescarmi un po’ le idee, dopodiché vado a prepararmi una leggera colazione.
Quando termino il tutto, sono le sei passate; poiché mi sto annoiando a morte, so che non riuscirei a riaddormentarmi e ho una strana angoscia nello stomaco, per la prima volta in vita mia, decido di fare una passeggiata; così, senza aspettare oltre, indosso degli indumenti comodi ed esco silenziosamente.
L’aria è fredda, ma mi sta bene. Inizio a camminare guardandomi intorno come per stare attenta al pericolo.
Le strade non sono del tutto deserte, ma c’è comunque pace. Il cancello del parco è ancora chiuso. Afferro le sbarre e guardo oltre. C’è silenzio, ma per poco. A un certo punto, sento l’abbaiare di un cane provenire proprio da lì. Stranita, allungo il collo per vedere bene di chi si tratta; il guardiano apre alle sette, come fa ad esserci un cane? Mi chiedo curiosa. Come da risposta, vedo sbucare da dietro un albero una chioma rossa, due occhi grigi contenti e un sorriso radioso.
Castiel.
Le mie mani allentano lentamente il cancello, scendendo lungo i fianchi.
Mi ritrovo a fissare l’idiota, dicendomi che non l’ho mai visto sorridere in quel modo. Il cane è il suo. Giocano come due bambini e non posso far a meno di sorridere davanti a quella scena.
Quando Demon si accorge di me, cerco di trovare in fretta un qualcosa che possa nascondermi prima che anche il suo padrone mi veda.
Troppo tardi. I nostri occhi si incrociano, io mi blocco e lui fa altrettanto, ma non dura molto, dopo un po’ –convinta che si avvicini per burlarsi di me-, lo vedo attaccare il guinzaglio alla pettorina del suo cane e andarsene, ignorandomi completamente.
“Perché fai così?” Mi ritrovo a pensare senza accorgermi di aver afferrato le sbarre del cancello, come se volessi raggiungerlo.
Sento una strana sensazione in petto, tale da farmi male. La voglia di continuare a passeggiare, mi passa in un niente e con fare mogio, ritorno a casa.
Trovo Aisi intenta a prepararsi dei pancake. Sul tavolo ha poggiato il suo barattolo di nutella, gelosamente custodito nel suo armadio, in camera da letto.
Saluto. Lei si gira guardandomi con contrarietà.
<< Pensavo m’avessi preparato la colazione. >> chiede ritornando a controllare la cottura.
<< Avevo bisogno di prendere una boccata di aria fresca. >> rispondo, sedendomi al tavolo apparecchiato da un solo tazzone di latte.
Lei strabuzza gli occhi << E come mai, questo improvviso bisogno? >>
Faccio spallucce << Posso bere il tuo latte? >> chiedo afferrando il tazzone, senza aspettare la sua risposta.
<< Come vuoi… cosa farai oggi? >> riprende poco dopo, prendendo posto di fronte a me.
<< Aprirò la libreria. George è ancora in ospedale e mi ha chiesto di occuparmene. >>
Dopo quella risposta, segue il silenzio. Consumiamo la nostra colazione e quando terminiamo, Aisi riprende a parlare, dicendo: << Non è parso strano anche a te? >>
<< Cosa? >> chiedo sorseggiando dal tazzone.
<< Il comportamento di Castiel. >>
La goccia del latte mi va di traverso e per non soffocarmi, mi do qualche colpo sul petto, cercando di tossire il più lieve possibile.
<< Che vuoi dire? >> ribatto con voce soffocata.
<< Ieri sera, sembrava infastidito da qualcosa… per qualche istante ho pensato che ce l’avesse con Lysandro. >>
Devo subito trovare qualche parola che possa deviare questa pericolosa conversazione.
<< A proposito di Lysandro… >>, beh? Vai avanti, no?
Mia sorella si gira reggendo un piatto ricolmo di pancake, si siede e inizia a mangiare, guardandomi curiosa. << Che stavi dicendo? >> chiede spronandomi a continuare.
<< Ieri… mi ha fatto una proposta. >> rispondo spezzando le parole tra un respiro e l’altro.
<< Cosa? >>
<< Forse andrò… >>. Naturalmente vengo interrotta dal suono del citofono. Aisi si alza di scatto andando a rispondere e rientra in cucina con il volto deluso.
<< Chi è? >> le domando curiosa.
<< N-Nathaniel. >>
Sorpresa, mi alzo lasciando il tazzone mezzo vuoto sul tavolo. << Perché è qui? >>
<< Sta salendo. Ha detto che vuole parlare con te. >>, la risposta di mia sorella risuona infastidita, ma non me ne curo più di tanto; mi reco alla porta, aprendola, e aspettando che la figura del biondino compaia dalle scale.
“Perché si presenta a casa mia a quest’ora del mattino?”
Quando lo vedo arrivare, noto sul suo volto, un barlume di preoccupazione. Si accorge di me dopo aver messo piede sul pianerottolo.
<< Ciao Audrey. >> sorride.
<< Nathaniel, che ci fai qui? >>
<< Ho bisogno di parlarti. Potrei entrare? >>
Senza rispondere mi faccio da parte, accontentando la sua richiesta. Prima di farlo accomodare nel salottino, gli offro una tazza di caffè, ma lui rifiuta gentilmente dicendo che ha già fatto colazione; poi entra mia sorella, lo saluta con un sorriso imbarazzato e dopo aver ricevuto una risposta fredda dal delegato, ritorna in cucina.
<< Cosa c’è, Nathaniel? Perché sei venuto qui così presto? >>
<< Ti sto chiamando da ieri sera, ma sembra che il tuo numero sia irraggiungibile. >>
Abbasso lo sguardo mordendomi il labbro inferiore.
<< Sei ancora arrabbiata con me, per il fatto di mia sorella? >> chiede poi con un tono di supplica nella voce.
Scuoto la testa, guardandolo negli occhi. << No, Nathaniel. Mi è passato. >>
<< Ne sono felice. >> sorride dolcemente.
<< Anzi… >> aggiungo imbarazzata, << Vorrei scusarmi per ciò che ti ho detto e per come mi sono comportata. Non avrei dovuto arrabbiarmi anche con te. >>
<< Non importa. Sono abituato… >> m’interrompe facendo spallucce, << i guai di Ambra, trovano sempre una seconda strada, arrivando a me… purtroppo… >>
La sua voce diventa grave, e a quel punto inizio a preoccuparmi.
<< Questa volta, hanno raggiunto anche te. >> conclude sospirando.
<< Che vuoi dire? >>
<< Il fatto che tu l’abbia picchiata, ha adirato molto i miei genitori e loro… >>, e proprio sul più bello, il ragionamento viene interrotto dall’entrata di qualcuno. Il biondino si ferma volgendo gli occhi verso la porta. Sentiamo mia sorella parlare e poi fare il nome di Castiel.
Nathaniel mi guardo come se cercasse spiegazioni, come se volesse capire il motivo per il quale il rosso sia venuto qui, in casa mia. Ma io non gli do soddisfazioni, la mia mente è concentrata su quella notizia che stava per darmi e presa dall’ansia, esclamo: << Continua Nathaniel. Non tenermi sulle spine! >>
Lui trasalisce, poi con titubanza riprende a parlare << Hanno richiesto alla Shermansky di espellerti definitivamente dal liceo. >>
E come un rumoroso fulmine, la mia mente viene colpita inesorabilmente da quelle parole.
“Ti sei rovinata da sola, Audrey.” ripete la mia voce interiore risuonando angosciata.
<< Che cosa hai detto?! >> è la voce di Castiel a intervenire al posto mio. Nathaniel si alza dalla poltrona e ignorandolo si avvicina a me, s’inginocchia e porge una mano sul mio ginocchio.
<< Audrey… >>
Lo zittisco con un cenno della mano, poi mi alzo e senza aggiungere altro, raggiungo il bagno. Mentre sto per chiudere la porta, sento qualcosa fermare il gesto, colgo gli occhi verso il basso, accorgendomi che un paio di scarpe da ginnastica bloccano la chiusura. Alzo lo sguardo, e Castiel mi guarda con occhi ardenti di rabbia.
<< Che fai? Togli il piede! >> gli dico con voce rauca.
<< Perché? >>
<< Perché, cosa? >>
<< Non reagisci? >>
<< Castiel lasciami in pace. >>
Lui non mi ascolta: con un colpo secco spalanca la porta, che va a sbattere contro il muro e mi afferra per un braccio, facendomi uscire dall’abitacolo.
<< Ma che fai? >> chiedo cercando di non cadere a causa del suo brusco gesto.
<< Castiel! >> esclamano Nath e Aisi all’unisono.
<< Ehi, delegato... >> dice il rosso.
<< Che c’è? >>
<< Va’ dai tuoi genitori e di’ loro che a picchiare Ambra non è stato nessuno della scuola! >>
<< Ma Castiel, che stai dicendo? >> interviene mia sorella preoccupata.
Guardo il rosso con il fiato sospeso. << Che diavolo stai cercando di fare? >> chiedo incredula.
<< Sta’ zitta! >> mi ammonisce stringendo la presa.
<< Perché dovrei dire questo? >> chiede Nathaniel, l’unico rimasto impassibile a questa situazione.
<< Perché se non lo farai, andrò dalla preside e rivelerò il segreto di tua sorella! >>
Aisi ed io rimaniamo sconcertate e nello stesso momento, volgiamo gli occhi verso il delegato che sembra aver tramutato colore della pelle.
<< Quale segreto? >> chiede mia sorella, forse senza accorgersene.
<< Perché stai facendo questo? >> soggiunge Nathaniel stringendo i pugni.
<< Perché siamo stanchi di te, di tua sorella e della tua intera, fottuta famiglia! >>
<< Cass… >> prova a interromperlo Aisi.
<< Sta’ zitta!... sai bene perché Audrey l’ha picchiata, e s’è vero che ci tieni a lei… aiutala! >>
Nathaniel si avvicina minaccioso a lui << Non sei nessuno per venire a dirmi queste cose… >>
A quel punto, stanca di questa situazione, riesco a liberarmi dalla presa del rosso, anche se in maniera brusca e urlo: << Adesso basta! >>
I tre mi guardano ognuno con un’espressione diversa sul volto.
<< Nathaniel, tu non dirai niente. Se la Shermansky ha acconsentito a questa richiesta… io non posso farci nulla. >>
<< Ma sei idiota, o cosa? >> chiede il rosso praticamente incazzato.
<< Castiel, tu devi farti i cazzi tuoi! >> urlo tremante di rabbia. << Lasciatemi sola. Tutti! >> e senza aggiungere altro, mi chiudo in bagno scivolando in ginocchio per poi dar sfogo a lacrime amare appaiate da un pianto silenzioso.
Oltre quella porta, le urla di Castiel contro Nathaniel e quelle di mia sorella per farlo calmare continuano per un bel po’, ma non mi curo di loro; voglio cercare di non pensare più a questo, così, solo quando sento che il silenzio sia tornato a dominare l’ambiente, esco e mi preparo come se nulla fosse successo.
Tornando in cucina, noto sul tavolo un bigliettino lasciato da mia sorella.
 
Io vado a scuola. Nathaniel cercherà in tutti i modi di aiutarti.
In qualche modo, Castiel è riuscito a convincerlo.
Mi raccomando, non fare cazzate.
Ti voglio bene.
 
Le ultime tre parole mi fanno sorridere, poi sospirando a fondo, esco da casa. Percorso qualche metro, ricevo una chiamata da Lysandro.
<< Vorrei venire da te… >> dice con quella sua voce calda che riesce a calmare anche una tempesta.
<< Sto andando in biblioteca. Ti aspetto lì. >> rispondo con un sorriso.
Lo trovo davvero strabiliante il fatto che solo questo ragazzo riesca a tranquillizzarmi. È sempre stato così, fin da quando lo conobbi. Lysandro è tutto ciò che una donna possa desiderare e a quel pensiero un altro si fionda nella mia mente: come ho potuto solamente pensare di provare un sentimento forte per una persona che non sia lui? come ho potuto credere che senza di lui potessi stare bene?
<< Siamo in ritardo, eh? >>, quella voce infrange i miei pensieri, riportandomi bruscamente alla realtà.
Mi fermo, scuoto la testa e con gli occhi, vado alla ricerca dell’artefice di quelle parole.
No! Perché è qui?
Viktor, il nipote del signor Gerard, se ne sta appoggiato alla sua auto sportiva con le braccia incrociate e le gambe accavallate.
Un paio di occhiali da sole specchiati coprono il suo sguardo da oro fuso e i capelli corvini svolazzano al vento, donando all’intero volto un’immagine sensuale.
<< Non guardarmi come se volessi dire: “no, ancora tu?” >> sorride beffardo, allontanandosi dalla carrozzeria.
<< Che cosa ci fai qui? >> chiedo stringendo in pugno la tracolla della borsa.
<< Semplice visita. È da tanto che non vengo qui, ed ero curioso di vedere come fosse tramutato questo posto. >>
<< Non credo a una sola parola di quello che stai dicendo. >> rivelo tutto d’un fiato.
Lui mi guarda da sotto le lenti e sorride con strafottenza. Si avvicina ancor di più. << Non ti si può mentire, Audrey. Allora riformulo la frase: sono qui, per avere la tua risposta. >>
<< Di che stai pa- >>
<< Non fare finta di non ricordare! >>
Si riferisce a quella proposta sconcia. Questo scemo è davvero pazzo!
<< Allora? >> insiste.
<< Ma ti si è storto il cervello?! >> esclamo dopo aver perso la pazienza. << Non ci conosciamo, come puoi chiedermi una cosa simile?! >>
<< Cosa ha chiesto alla mia ragazza? >> risuona una voce famigliare dietro di me.
Mi volto di scatto incontrando la figura eternamente elegante di Lysandro, il quale si avvicina a me, cingendomi i fianchi con un braccio.
<< Finalmente ci incontriamo! >> interviene Viktor rivolto a lui.
<< Chi è lei? >> chiede quest’ultimo fissandolo con titubanza.
<< Sono il nipote di Gerard, e stavo chiedendo ad Audrey… >>
<< Mi stava chiedendo di tenere in custodia il negozio… da sola! >> intervengo, piazzandomi davanti al mio Lys.
<< Davvero? >> chiede lui scettico.
Le labbra di Viktor si piegano in un sorriso sghembo. << Diciamo che per il momento è così. >>
Stronzo!
<< Mi raccomando, Audrey. Pensaci. >>, poi riavvicinandosi alla sua auto, ci saluta con un cenno della mano e va via.
Trattengo il fiato e dopo che vedo scomparire il mezzo all’orizzonte, lo rilascio, sollevata.
<< Quel ragazzo… >> mormora a un tratto Lysandro.
Lo guardo preoccupata. << Cosa? >>
<< Mi sembra di averlo già visto da qualche altra parte, ma non ricordo dove. >>
Per fortuna che le sue strane amnesie alle volte sono d’aiuto. << L’ha detto. È il nipote del signor Gerard. >> rispondo, poi, sentendo un improvviso bisogno di sentire il suo calore, lo abbraccio.
Lui ricambia la mia presa stringendomi forte e accarezzandomi i capelli, mi bacia il capo.
Sollevo la testa offrendogli le labbra e prima di baciarmi, chiede: << Hai pensato a ciò che ti dissi ieri? >>
Esito, riabbasso la testa e appoggiando la tempia sul suo torace, chiudo gli occhi.
Dovrei dargli una risposta. Non posso continuare a rimandare, d'altronde, oltre mia sorella, cos’è che mi rimane in questo paese? Il mio futuro qui è stato frantumato da un mio sbaglio. Non ho più nulla.
Quando riapro le palpebre, mi ritrovo a guardare Castiel che se ne sta a qualche passo da noi e ci guarda con serietà.
A quel punto un’altra domanda si formula nella mia mente come un eco.
“Davvero non c’è più niente che possa legarti a questo paese?”
È un attimo, ma sento che il mio cuore abbia perso un battito. Allontano la testa dal petto di Lysandro e dopo aver continuato a guardare Castiel, mi giro verso il mio ragazzo, lo fisso intensamente nei suoi occhi ignari e sorridenti e con voce decisa, esclamo: << Sì Lys. Parto con te. >>
 
 



BAKA TIME: Come potete vedere, non sono morta! Sono in ritardo con questa storia, lo so, purtroppo non è nemmeno colpa mia. Gli impegni mi assillano.
Comunque volevo avvisare le stesse lettrici che passeranno di qui e avranno già letto la mia storia Diabolik Flirt. Avrete notato che non c’è più. L’ho cancellata, ma non definitivamente dal sito. Cambiando qualcosa, l’ho ripubblicata (scritta in maniera più decente) nel contesto CINQUANTA SFUMATURE DI… chiunque volesse passare per darci un’occhiata, la storia si intitola TENEBRE SULLA MIA PELLE.
Ritornando a noi, ringrazio tutte le lettrici/ori che seguono questa storia.
Grazie davvero.
Spero di non ritardare il prossimo capitolo.
Alla prossima!

 
   
 
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