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Autore: Lanyze    03/09/2016    5 recensioni
"Sas'ke, sai quanto tu sia importante per me no? E sai quanto io tenga al fatto che tu sia sempre presente nei momenti più belli della mia vita..."
La sua voce, per l'Uchiha sembrava più lontana, lo seguiva, ma contemporaneamente pensava che forse non era l'unico ad essere stato così male durante la sua assenza, forse non solo lui si era accorto dei sentimenti che legavano entrambi, forse non sarebbe stato così difficile.
"…Così come io voglio essere sempre presente per te e per questo vorrei che tu... ecco"
In quel momento l'uomo che prima sedeva accanto al biondo avanzò verso di loro, sorridendo e prendendo la mano di Naruto che gli rivolse uno sguardo dolce per poi dire-
"Ti va di essere il mio testimone?"
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Itachi, Naruto Uzumaki, Sabaku no Gaara, Sasuke Uchiha | Coppie: Naruto/Gaara, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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UN AMORE DI TESTIMONE
Note: La storia è ispirata al film omonime con quel figo di Patrick Dempsey. Quando l'ho visto ho pensato a loro. E' nata come OS, ma poi è diventata un po' lunghetta, così ho deciso di dividerla in due capitoli. E' una cosa leggera, anche per testare la mia capacità nello scrivere commedie, quindi critiche e commenti sono ben accetti! Buona lettura!

Sasuke Uchiha.
Sì, proprio lui. State tremando? Lo so che lo state facendo. E anche lui lo sa. Perché il suddetto soggetto, ormai, ci ha fatto l'abitudine. Perché non c'è città, stato o continente in cui qualsiasi ragazza, o ragazzo, non si volti a guardarlo al suo passaggio. Perché Sasuke Uchiha è bello, divinamente bello, come se Madre Natura quel giorno avesse deciso di fare un favore a noi poveri mortali, ed è ricco, schifosamente ricco. E come ogni ricco che si rispetti, non si sa specificamente perché. Sasuke Uchiha è un americano, ascendente giapponese, bastardo, acuto, sadico e bisessuale. Un concentrato di lussuria e ormoni che farebbero diventare gay anche il più etero del mondo. Sto esagerando? Forse. Fatto sta che la sua fama lo precede. È sempre stato così, dai 13 agli attuali 30 anni, non ha mai avuto un due di picche. Mai, tranne una volta. E quella fu l'inizio della fine. Solo che lui non lo sapeva.
 
Novembre, 2005. College.
"Aspettami in camera, 445B"
Peccato che non era una singola e peccato che l'acuto Uchiha abbia sbagliato bersaglio, sovrastando, senza accendere la luce, quella figura stesa sul letto.
"Ma che cazzo fai?"
"Tu non sei Suigetsu!"
"Ma tu sei lo stesso una testa di cazzo, togliti!"
Davvero un bel colpo Uchiha.
Saltò giù dal letto, senza vedere uno zaino e cadde pesantemente, non senza sbattere la testa vicino alla scrivania. Davvero poco Uchiha.
"Ben ti sta!" Disse quel ragazzo, ancora non ben definito, che si alzò, finalmente, per accendere la luce e cercare in qualche modo di aiutare il suo assalitore.
"Non volevo spaventarti, scusa, ho sbagliato persona. O forse camera, non lo so, ma la stanza gira?"
"Sicuramente vodka e cultura non sono una bella squadra!" - diceva il ragazzo biondo intento a premere qualcosa di freddo sulla testa del moro - "Comunque non hai sbagliato, Suigetsu è il mio compagno di stanza. Probabilmente mi avrà anche mandato un messaggio per lasciargliela, ma stavo già dormendo". In quel momento la porta si spalancò con un trafelato Suigetsu intento a correre in bagno e sbattersi la porta alle spalle. Versi gutturali e lamenti, oltre ad una serie di gentili imprecazioni, spinsero i due ragazzi ad uscire.
"Vuoi scopartelo lo stesso?"
"Mi sa che per stasera passo. Non ne risentirò. Ma... posso sapere il tuo nome?"
"Ah-ah, non ci provare Uchiha, io non ho intenzione di cadere nella tua trappola, né tanto meno essere il tuo ripiego, anzi le persone come te non le sopporto!"
"Quale trappola? Voglio solo conoscere il mio salvatore! Non mi stereotipare!"
"Conosco il tuo nome proprio perché sei uno stereotipo: bello, probabilmente anche ricco, qualche complimento qua, qualche sfioramento di là, ed ecco la magia! Sasuke Uchiha, bisessuale, stronzo convinto!"
"Fatto sta che tu ora sia qui, a parlare con me, accompagnandomi nella mia camera!"
"Solo perché quella che hai sulla testa è una birra ghiacciata avvolta nella mia maglietta! Una di quelle che preferisco tra l'altro, e la rivoglio!"   
"Giuro che non ho intenzione di fare niente, anche perché... cavolo!"
Perché il pavimento si muove? Questo si chiedeva Sasuke mentre stava di nuovo per cadere, prima che due mani lo afferrassero prontamente.
"Aah... mi chiamo Naruto e adesso cerca di non vomitarmi addosso, altrimenti ti lego al letto imbavagliato!"
"Mmh... che giochino interessante!"
E fu così che Sasuke, da quel momento teme, conobbe il suo migliore amico, generosamente soprannominato dobe, Naruto Uzumaki. Biondo, occhi azzurri, appassionato di arte e gay, genuinamente gay. E anche carino, molto carino.
 
Settembre, 2016. New York.
"Che ne dici se stasera facciamo un sesto round?"
"Mi dispiace tesoro, ma le cose belle non durano. Magari...mai ok? - disse il giovane, lasciando con un piccolo e casto bacio, decisamente il contrario di quello che avevano fatto per tutta la notte, una bella ragazza, ancora nuda, sul letto di casa sua. "Ragazze, ho fatto sesso con un tipo da urlo stanotte!". Questo recitava il suo messaggio non appena Sasuke uscì dalla sua vita. Rapido, e divino. Una notte. E basta.
New York era affollata, tremendamente affollata. Che senso ha avere una Mercedes laccata se non la si può far sfrecciare sull'asfalto?! L'avrebbe cambiata, magari con una moto, probabilmente chiedendola al fratello per Natale.
Dopo aver parcheggiato in maniera alquanto discutibile, si fiondò in un bar ordinando un caffè amaro e un muffin al caramello con panna! Dove mettesse tutto quel grasso il dobe, rimaneva un mistero. Pagò e si diresse al bancone per ritirare, quando un giovane ragazzo accanto a lui gli lanciò un'occhiata eloquente che l'Uchiha ricambiò molto volentieri.
"Ops, scusa! Credo di aver preso il tuo per sbaglio!"- gli disse con un tono dannatamente finto!
"Oh, questo allora dev'essere la tua ordinazione! Ecco tieni!"
E si allontanarono, non prima di essersi mangiati con gli occhi, ognuno per la propria strada. Se non che, una volta in macchina, un bigliettino con un numero e un nome cadde dalla busta, rigirandosi sul sediolino dell'auto.
"Michael eh!? Mi libererò per stasera."
Mise in moto e partì, diretto al museo centrale della città.
In quegli undici anni non era cambiato. Anzi. Si può dire che fosse peggiorato, o migliorato, dipende dai punti di vista! Aveva i suoi compagni, quelli delle partite a basket e delle bevute e aveva il suo migliore amico, quello che lo conosceva meglio di chiunque altro, quello che lavorava alla ristrutturazione di quadri d'autore, con una passione per gli oggetti d'antiquariato che, senza sapere come, ha trasmesso anche a lui, e quello su cui sapeva di poter contare, sempre e comunque. Perché lo aveva accettato anche se lo considerava uno stronzo bastardo, ma continuava a stargli vicino con la scusa di poter essere l'unico a controllarlo e salvarlo se un giorno tutti i suoi amanti decidessero di vendicarsi.  
Erano completamente diversi, questo è certo. Ma avevano imparato a capirsi, ad apprezzarsi e a fidarsi, trascorrendo intere giornate insieme e fermandosi ogni tanto a progettare qualche pazzia o piano folle per conquistare il mondo. Perché Naruto e Sasuke erano cresciuti, avevano un lavoro stabile, anche se quello del teme ancora non definito, e una spalla su cui appoggiarsi, tutte le volte che erano troppo stanchi per andare avanti da soli. Tuttavia si permettevano di essere ancora un po' bambini ogni tanto, facendo scherzi agli sconosciuti, architettando piani per rovinare la vita del povero Suigetsu (sì il compagno di stanza) e, perché no, anche per diventare i padroni del mondo.                    
Entrò nell'immensa sala di ristrutturazione, ritrovandosi di fronte un enorme quadro ritraente un uomo nudo e la testa bionda del suo amico proprio in mezzo alle gambe, in una scena alquanto equivoca e divertente agli occhi. Prese il cellulare dalla tasca e scattò una foto tanto per ricordo e poi si avvicinò porgendogli la colazione.
"Muffin al caramello con panna come da lei richiesto signore!"
"Grazie Sas'ke, scusami. Ma ho fatto e tardi e ho dimenticato di fare colazione e -un brontolio proveniente dal suo stomaco lo interruppe - come vedi, sto morendo di fame! Spero di non averti interrotto!" -concluse lanciandogli uno sguardo e un sorrisetto beffardo, poggiando il pennello sul tavolo e lasciando un attimo il suo lavoro.                  
"Non c'è niente da interrompere alle dieci di mattina. Ci vediamo a pranzo?"
"Sì, tu cosa farai?"
"Forse andrò da Itachi, si sposa tra un mese e vuole che gli dia un consiglio sulle promesse. Sai che mi accompagnerai al matrimonio vero?"
"Tu? Aiutare con le promesse? Al massimo potrai controllare gli errori di grammatica! E no! Non mi fingerò di nuovo il tuo compagno!"
"Andiamo dobe, conosci Ino e Sakura! Sicuramente avranno preparato un piano per conquistarmi e tu non vuoi che finisca nelle loro mani perverse e maniache vero?"
"Ammesso che esista qualcuno più perverso di te e comunque è la quarta volta che si sposa! Dici che questa è quella giusta?"
"Non credo, quella giusta non la sposerà!"
"Aah... gli Uchiha! Chi li capisce è bravo! Ora smamma che devo lavorare teme!"
"A dopo!"
 
Itachi Uchiha. Sì, il fratello di Sasuke e sì, la genetica non mente. Ma a differenza del minore, Itachi era molto più professionale ed elegante. Anche lui ha avuto tante amanti, ma tante, solo che qualcuna l'ha anche sposata. All'età di 40 anni aveva già affrontato, a detta sua, quattro matrimoni. Perché? Un po' si divertiva, gli piaceva organizzarli. La cerimonia, il ricevimento, i regali e lo champagne, soprattutto lo champagne. E poi le feste degli Uchiha avevano sempre qualcosa di particolare e grandioso: a volte la famiglia affittava un intero albergo per tutta la notte e, spesso anche per la mezza giornata successiva, giusto per riprendersi.
Sasuke non capiva. Infondo suo fratello era l'unico che a quoziente intellettivo lo superava (anche se dopo Nara, ma questo non l'avrebbe mai detto ad alta voce), però andava bene così. Infondo le sue "mogli" erano tutte stupide ereditiere, ricche e superficiali. A volte erano proprio loro a chiedere il divorzio, altre volte si disperavano e piangevano, ma nulla che una grande villa non potesse sistemare. Ma il senso? Glielo aveva chiesto una volta, ricevendo come risposta un "Mi annoio". E finì lì. Non aveva insistito, accontentandosi di quello confidando che pochi sanno chi è il vero Itachi Uchiha e sempre così sarà.
All’interno della villa più lussuosa del quartiere più lussuoso di New York, Sasuke incrociò immediatamente l'avvocato personale del fratello, intento, come al solito, a contrattare al telefono con l'oggetto della discussione seduto di fronte a lui a suggerirgli cosa dire.
"No, la casa a Londra no. È importante per il signor Uchiha, non se ne parla! Sa, i Natali passati e- quella alle Maldive?"
Itachi si bloccò per un attimo, il tempo che i suoi infiniti neuroni collegassero tutti i fili e...
"No, vada per la casa a Londra! Quella alle Maldive la teniamo noi... sì, per il resto ci accorderemo domani, sì, a risentirla! Salve... Cazzo, Itachi, non cambiare idea trenta volte al minuto!"
"Scusa Dei, ma la casa alle Maldive è il posto migliore per divertirsi! Non posso concedergliela così!"
"Sono gli accordi prematrimoniali?" Li interruppe il giovane, accomodandosi al grande tavolo in mogano al centro del salone con un bicchiere di whisky del Tennessee, probabilmente il migliore in circolazione. Senza probabilmente. "Otouto è necessario progettare tutto fin nei minimi particolari e poi agire! Ricordalo sempre!"
"Non ricordo se questa è la quarta o la quinta."
"Deidara?"
"È la quinta Itachi! Almeno questo potresti ricordartelo ogni tanto. Ora scusatemi, ma devo andare a preparare i documenti per la separazione dei beni. Mi raccomando Itachi, cerca di farlo durare almeno un anno questo qui!"
"Lo dici tutte le volte Dei!"
"Sperando che almeno una di queste tu mi stia a sentire! Ciao Sasuke!"
Quando Deidara, amico di Itachi, nonché miglior avvocato divorzista in circolazione (in gran parte grazie alle cause di Itachi), lasciò la villa, chiudendosi la porta alle spalle, Sasuke si alzò, dirigendosi verso la finestra. Tutto il loro rapporto era incentrato sulla fiducia e sul sostegno reciproco, lo dimostravano le mille fotografie piazzate per casa, la presenza perenne del maggiore nella vita del più piccolo senza mai sfociare nell'invadenza, e il desiderio di difenderlo sempre da ogni dolore. Ricordava ancora quanto aveva sofferto dopo la separazione dei genitori, le domande che solo un bambino triste e speranzoso poteva porre per cercare di comprendere, di capire perché i suoi coetanei tornavano a casa tenendo le mani a entrambi i genitori e lui invece poteva stare solo con mamma o solo con papà. Era stato Itachi l'unico punto fisso della sua infanzia, la stabilità e la sicurezza di cui necessita un ragazzino e, seppur il suo orgoglio gli impedisse di farlo apertamente, Sasuke era immensamente grato al fratello per avergli permesso di assaporare quel piccolo stralcio di famiglia che gli era rimasto.
"Allora? Porterai Naruto anche stavolta?"
"Ovvio, non ho intenzione di diventare una preda facile!"
"Quando la finirai di accampare scuse?"
"Scuse? Non capisco di cosa parli!"
 Era da un po' di tempo in realtà che il fratello era ambiguo. Quando, in un modo o in un altro Naruto entrava a fare parte del discorso, Itachi cominciava a parlare di cose senza senso, di 'occasioni mancate' e 'anime inconsapevoli'. Che si fosse rincitrullito con l'età?
"Allora, queste promesse?"
 
 Scattate le 13.00 Naruto era già fuori dal museo, privo del camice, indossava jeans stretti e t-shirt altrettanto aderente, in modo da mettere in risalto i mesi in palestra che da un po' di tempo trascorreva col teme, anzi era stata una sua idea. "Vedrai che può soltanto farti bene"- diceva. Peccato che il biondo abbia sempre preferito un bel divano al tapis roulant e poi aveva anche un lavoro, lui, che, seppur non richiedesse alcuno sforzo fisico, era stancante. Ma doveva ammettere che quel sacrificio portava i suoi frutti e non mancava di vantarsene ogni mattina di fronte allo specchio. Per non parlare delle occhiate che le ragazze gli lanciavano per strada! Peccato che non fossero il suo genere. Letteralmente. Ma ogni tanto attirava anche lo sguardo di uomini carini. Ma Naruto non era sicuramente come il compagno. Anzi. Sasuke era bastardo, Naruto gentile. Il teme ne cambiava una a notte, il dobe al massimo uno ogni sei mesi. Non era fatto per quel tipo di cose. Preferiva di gran lunga conoscerle, le persone, prima di instaurare qualsiasi tipo di rapporto e poi cercare di far funzionare le cose. Non si aspettava durasse per sempre, ma preferiva l'intesa mentale prima di quella fisica. E adesso, alla veneranda età di 30 anni, sperava, in cuor suo, di poter trovare qualcuno con cui restare. Qualcuno che potesse amarlo davvero e magari sposarsi, costruire, nonostante tutte le difficoltà che il suo orientamento comporta, una famiglia e condurre una vita tranquilla, al fianco di chi non smette mai, attraverso i piccoli gesti quotidiani, di dimostrarti l'amore.
E Sasuke lo sapeva, ma non condivideva. Non era in programma il matrimonio nella sua vita e nemmeno rimanere con la stessa persona per troppo tempo. Ma gli sarebbe piaciuto avere un figlio... no! Forse era meglio un cane! Infondo li adorava. Spesso, mentre camminava per strada e ne incrociava uno, non si impediva di accarezzarlo e fargli qualche coccola. Pensava fossero animali fedeli, compagni di vita, i migliori coinquilini se ben addestrati. "Dovresti mostrare anche ai tuoi amanti questo affetto teme!" - gli ripeteva Naruto ogni volta che si ritrovava a parlare da solo perché il suo amico si era fermato a fare le coccole ad un cane.
 
"...E ti ha chiesto di rifarlo? E tu cosa le hai detto?"
"Che non se ne parla proprio! Due volte di seguito no, forse tra qualche mese..."
"Teme sei incredibile! Dovresti dar loro un libretto delle istruzioni!"
"Già... ehi, questo no! È pieno di spezie e tu sei allergico al pepe!"
"Cavolo, davvero? Grazie Sas'ke e tu smettila di mangiare tutti quei gamberi, ti sentirai male!"
"Ma a me piacciono! Aggiungi questo ristorante alla lista! Ci torneremo!"
"Va bene, allora vai col gusto del gelato!"
"Mmh... Stamattina hai preso il caramello con panna, e molto probabilmente hai una gran voglia di gusti dolci oggi, direi... vaniglia, vaniglia, senza panna, e spruzzata di cannella!"
"Come ci riesci tutte le volte?"
"Esattamente come ci riesci tu con il liquore... dai, spara!"
"Se sei andato da Itachi di sicuro hai preso quel whisky che ti piace tanto, quindi lo escludiamo. Hai preso i gamberi, quindi qualcosa per aggiustare la bocca sarebbe l’ideale...mmh... limoncello! Limoncello italiano!"
"Stai scoprendo tutti i miei muri compare, mi conosci troppo bene! Devo cominciare a nasconderti qualcosa!"
"È inutile capirei lo stesso!"
Tre volte a settimana pranzavano insieme, ogni volta in un ristorante diverso, straniero e facevano quel gioco. Si divertivano ad indovinare cosa avrebbe preso l'altro, senza aiuti e imbrogli, riuscendoci, a volte, al primo tentativo, altre dopo qualcuno in più, e altre volte ancora permettevano a uno di decidere per l'altro. Lo facevano per ingannare l'attesa e approfittarne per discutere dei più svariati argomenti partendo proprio da un semplice gusto di gelato, raccontandosi aneddoti di quando erano piccoli o, nel caso di Sasuke, la storia di un particolare liquore prodotto chissà dove con chissà quali qualità. Ma di certo Naruto non si annoiava, nessuno dei due lo faceva. Quel giorno, dopo il pranzo, si diressero nel parco. Il tiepido calore del sole d'autunno, l'odore di foglie ormai non più verdi e le urla e le risate dei bambini, erano un piacevole sottofondo per una passeggiata all'aperto, per rilassarsi, per parlare di qualcosa di importante.
"Sasuke devo partire tra una settimana."
"Come? Partire?"
"Sì, mi hanno chiesto di revisionare delle opere in Scozia, e starò via per un bel po'"
"In Europa? Per quanto tempo?"
"Non lo so... Credo tre settimane o qualcosa in più."
"No.. Ti prego, non partire. Io non ce la faccio a stare senza di te, non avranno senso le mie giornate!" - disse mettendosi una mano sul cuore e stringendo quella dell'altro, guardandolo negli occhi con un tono palesemente ironico-
"Almeno sforzati di fingere meglio idiota! Ahahahaha!"
Lasciò la sua mano e si appoggiò al corrimano del ponticello su cui si trovavano in quel momento. Respirò l'aria di quella stagione, avvertendo i passi dell'amico avvicinarsi a lui e fare lo stesso. Naruto amava l'aria aperta, preferiva di gran lunga il campetto esterno quando organizzavano le partite di basket coi ragazzi e spesso Sasuke si era ritrovato a cercarlo in lungo e largo per poi scoprirlo a sonnecchiare sotto ad un albero.
"Non perderti, mi raccomando! E non andare con i tipi sospetti, non mi fido dei popoli nordici! E non sparire perché col cavolo che vengo a cercarti in Scozia!"
"È il tuo modo per dire 'sta attento e mi mancherai?' Come siamo gentili..." - concluse, poggiando il capo sulla spalla e puntellandolo con il gomito.
"Potrebbe essere! Ma quanto costano le chiamate all'estero?"
"Ci informeremo teme, e, anche se non me lo dici, lo so che mi chiamerai tutti i giorni con una scusa stupida solo per sentire la mia voce!"
"Tu sogni troppo dobe! Al massimo sarai tu a chiamare me!"
Ed effettivamente così fu! Naruto cedette per primo. La Scozia era bella, doveva ammetterlo, ma se ci fosse stato anche Sasuke con lui sarebbe stato meglio. Un po' ci sperava, che abbandonasse tutto e partisse con lui, ma poi accantonò l'idea e se ne dimenticò. Il problema era che la Scozia era anche molto lontana e caso volle che in quel periodo il tempo non fosse nemmeno dei migliori. Quindi le telefonate tra i due amici erano molto disturbate. Riuscivano a malapena a sentire la voce dell'altro, ma con parole e suoni sconnessi. Così quelle tre settimane passarono senza parlare, non per bene almeno e il fuso orario di certo non aiutava. Ma ciò che a Sasuke occupò la maggior parte del tempo erano i suoi pensieri. "Come sta?" "Cosa starà facendo?" "Se la cava con la lingua?" E la cosa che più non riusciva a spiegarsi era la strana sensazione di vuoto che provava ogni giorno che avrebbe dovuto passare con lui. Tentò di rimpiazzarlo, uscendo anche con la stessa ragazza per un po' (cinque giorni), ma non era la stessa cosa. Gli mancava il dobe. La leggerezza che provava in sua presenza, l'impressione del trascorrere del tempo più veloce del solito, la sua risata e il suo modo spontaneo e contemporaneamente devastante di rompere le barriere, di scoprire i lati più nascosti dell'Uchiha stupendo anche se stesso. E sembrava quasi ridicolo a provare a chiamare praticamente ogni giorno o notte, sperando ogni volta che la linea non fosse disturbata e di non doversi accontentare di suoni lontani, ovattati e spezzati. L'unico luogo in cui riusciva a calmare e a sfogare quella frustrazione, perché così cominciò a definirla, era il campo da basket e le partite con i suoi compagni.
"È dura la mogliettina eh Shika?"
"È una seccatura, tornassi indietro non mi sposerei!"
"Sì, ci credo! Stravedi per Tem. È l'unica ragazza che hai definito 'interessante'… Non la lasceresti mai".
Cominciavano sempre così. Con qualche battutina per punzecchiare Shikamaru, sì, quello col quoziente intellettivo superiore all'Uchiha e proprio per questo soggetto perennemente scocciato. Pigro. Mai inopportuno. E sempre un passo avanti a tutti. Hidan e Suigetsu tentavano in ogni modo di disturbare la sua pace, a volte anche semplicemente parlando o svegliandolo a prima mattina, ma tutte le volte riusciva a vendicarsi, ovviamente senza sforzarsi mai troppo. Hidan era invece un pazzo, ma complessivamente un buon amico. Era la cosiddetta "anima del gruppo", sempre allegro, divertente, ma poco fine. Decisamente poco fine. E patito di chissà quale setta religiosa cultrice del dio Jashin; aveva addirittura un piccolo santuario improvvisato nella sua stanza, presso cui pregava ritualmente ogni notte. Era meglio non indagare molto sulla sua vita. Meglio limitarsi a sapere quello che lui racconta e non andare mai oltre.
Chiudeva il cerchio Suigetsu, l'ex compagno di college di Naruto. Alla fine aveva scopato con Sasuke, ma per il legame che condivideva con il biondo, non smisero di vedersi dopo quella notte. Anzi, dopo che il dobe li aveva sorpresi nel bel mezzo dell’atto, diventarono buoni amici, archiviando il tutto come semplice divertimento ed esperienza personale. Hidan, dopo aver chiuso la discussione con Shika sulla moglie, si rivolse a Sasuke. Era un po' di tempo che sembrava strano e di certo non lo aveva notato solo lui, ma conoscevano l'Uchiha e sapevano che bisognava aspettare. Aspettare che lui si aprisse, e manifestasse, anche se riluttante, le sue emozioni e i suoi pensieri perché infondo lo aveva imparato: "Tutti necessitiamo di qualcuno, di una parola, di un gesto, che possa aiutarci ad andare avanti. Bada bene Otouto, l'uomo è un animale sociale!" Ed era ovvio che il fratello ne sapeva sempre una più del diavolo sotto forma di citazione e lo costringesse a riflettere, per poi capire che sbagliava e infine rimediare.
"Lo so, mi dispiace se vi sto facendo preoccupare. Non guardatemi così, ma... beh, credo che, insomma..." mentre cercava di scegliere le parole giuste, continuava a palleggiare, osservando quel pallone grande e pesante, un po' come la sua testa in quel momento, senza sollevare mai gli occhi verso i suoi amici. Non sapeva che molto probabilmente avevano già capito e lui era l'unico a non averci fatto ancora caso.
"È che, credo che il rapporto che ho con Naruto non mi basti più. Ecco. Forse dovrei...non lo so..."
"Va bene, basta torturarti, abbiamo capito Sasuke e molto tempo fa anche! Shika, i tuoi 20 dollari!"
"Avevate scommesso?! Luridi bastardi..."
"Senti Sasuke -disse Sui poggiando una mano sulla spalla, sfidando la morte per le occhiate di fuoco del compagno- non che fosse palese, solo che il tuo attaccamento stava andando un po' oltre il semplice rapporto 'miglior amico'. Parli spesso di lui, lo cerchi con gli occhi quando non c'è e guardati adesso! Sei preoccupato manco fossi la sua mamma!"
"Già, mamma anatra!" - a quanto pare Hidan non teneva alla sua vita, probabilmente sperava di incontrare Jashin prima del tempo.
"No....non è quello! È qualcosa di meno morboso e più passionale, non scende nella routine, né tanto meno nell'abitudine di passare il tempo insieme. Tu sei sempre stato particolarmente... mmh... vivo, rilassato, spontaneo con Naruto. Sec.."
"Ok, ok, ho capito Shikamaru non c'è bisogno che fai una radiografia delle mie emozioni! E poi guarda... Hidan sta per addormentarsi!"
Non avrebbe mai pensato di dirlo ad alta voce, ma sicuramente si riteneva davvero fortunato ad avere dei compagni come loro. Si conoscevano da tempi immemori ormai, ma il loro rapporto non era come quello che aveva con Naruto. Non saprebbe spiegare se fosse qualcosa di più profondo o superficiale e del resto non è nemmeno da lui farsi tutte quelle elucubrazioni mentali come Shika, ma si era affezionato davvero e in quel momento fu davvero grato a tutti loro, non solo per averlo sopportato durante l'assenza del dobe, ma anche per aver compreso, in silenzio e senza parole.
"Quindi aspetto che torni e lo invierò ad uscire, mi ci fidanzerò seriamente e staremo insieme!"- disse, prendendo la palla, da Suigetsu e correndo verso il canestro, prima di saltare e segnare.
 
Purtroppo Naruto era rimasto in Scozia per un'altra settimana e non appena tornò a New York, subito chiamò il compagno per chiedergli di vedersi, anche perché aveva in serbo per lui una notizia importante. Sasuke si preparò al meglio per quella sera, una cena in un ristorante elegante, già prenotato e avrebbe offerto lui, chiaramente. Giacca e camicia, senza cravatta. Formale, ma non troppo. Si avviò verso il ristorante quasi saltellando, fermandosi ogni tanto a pensare a cosa dire, come dirlo e quando. Poi riprendeva il suo cammino, cambiando totalmente versione fino a ritrovarsi davanti alle porte del locale. Entrò e lo vide, seduto al bancone, di spalle, intento a parlare con un uomo a fianco a lui. Era sempre stato un tipo socievole e ci metteva poco a fare amicizia, anche con gli estranei, e sorrise pensando a quanto fosse spontaneo a differenza sua. Avanzò verso di lui mentre il biondo si voltava, incrociando felice il suo sguardo e lanciandosi letteralmente tra le braccia del suo migliore amico, stringendolo forte. Entrambi, in quei pochi secondi, respirarono totalmente il profumo familiare dell'altro, si sentivano nel posto giusto al momento giusto, tranquilli e rilassati. A casa. Prima che Sasuke però potesse aprire bocca, Naruto lo bloccò con la sua voce, allegra e pimpante.
"Sas'ke, sai quanto tu sia importante per me no? E sai quanto io tenga al fatto che tu sia sempre presente nei momenti più belli della mia vita..."
La sua voce, per l'Uchiha sembrava più lontana, lo seguiva, ma contemporaneamente pensava che forse non era l'unico ad essere stato così male durante la sua assenza, forse non solo lui si era accorto dei sentimenti che legavano entrambi, forse non sarebbe stato così difficile.
"…Così come io voglio essere sempre presente per te e per questo vorrei che tu... ecco"
In quel momento l'uomo che prima sedeva accanto al biondo avanzò verso di loro, sorridendo e prendendo la mano di Naruto che gli rivolse uno sguardo dolce per poi dire-
"Ti va di essere il mio testimone?"
Sasuke sbattè le palpebre confuso, ancora stava cercando di fare una semplice operazione nella sua testa per trovare il senso di quella domanda: dobe, uomo sospetto, mani intrecciate, testimone.
"T-ti sposi?"
"Lui è Gaara, ci siamo conosciuti in Scozia... e lo so che ho sempre detto che il colpo di fulm..."
Naruto parlava e Sasuke non respirava, come se quella molecola composta di ossigeno essenziale all'essere umano per vivere, avesse deciso di non entrare più nel suo naso, abbandonandolo al suo destino infame. La cosa stava diventando seria, davvero. 'Aria, aria, aria' era tutto quello che a Sasuke serviva, ma a cui in realtà non pensava, bloccato alle parole del compagno. Lo guardava intensamente fino a che non si sentì davvero mancare. Indietreggiò per aggrapparsi a qualcosa, un misero brandello di un qualsiasi cosa che purtroppo, fu la manica del cameriere che malauguratamente si trovò a passargli alle spalle, tirandolo rovinosamente per terra, con un vassoio di vari piatti, pieni, rovesciati completamente su entrambi. E Sasuke si ritrovò, bagnato, sporco e al profumo di roastbeef appena sfornato. Ma l'unica cosa che uscì dalla sua bocca fu:
"Non ti azzardare a ridere dobe o ti ammazzo".
E Naruto dovette fare appello a tutta la sua forza interiore per non scoppiare di fronte a quello spettacolo, trattenendosi con una mano premuta sulla bocca e gli occhi quasi liquidi per le lacrime. 
   
 
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