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Autore: AnonymousA    04/09/2016    2 recensioni
Renesmee è cresciuta, così come i suoi sentimenti che, giorno dopo giorno, diventano sempre più insistenti, prepotenti. Difficili da ignorare.
E' innamorata di Jacob, il compagno di giochi di una vita. Ma nei suoi occhi non riesce a scorgere l'amore che desidera.
Nel frattempo Jacob ha una vita sociale impegnativa: dopo la ronda, si diverte nei locali di notte, in compagnia di diverse ragazze.
Reneesme rimane impotente a guardare, ignara di una verità più grande di lei.
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, PWP, Violenza | Contesto: Successivo alla saga
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Hello guys! Come va? Finalmente posto il seguito della mia storia, molto mooooooolto particolare. 
Come al solito spero vi piaccia e vi auguro una piacevole lettura!
Vi abbraccio, A.




Avrei voluto declinare l’intera faccenda e sparire nel vuoto. Purtroppo per me non è stato possibile e mi ritrovo a mettere in scena qualcosa che ci aiuti a tollerare questa serata.
Jacob mi aveva lasciato in compagnia di Emily per rincorrere Gabriel e aiutarlo ad entrare in questa nuova incredibile sfaccettatura che gli si è presentata, ma di cui ancora non ne è a conoscenza. Anche se non capisco bene come. Io l’ho accettato perché sono nata in un contesto tutt’altro che normale.
Ho storto il naso, contrariata: dopo tutto ciò che Leah ha sopportato, meritava un po’ di pace.
«Come farà, adesso, Leah a spiegare la storia dell’Imprinting a Gabriel? » chiedo ad Emily, mentre studio gli ingredienti presenti nella dispensa.
Jacob mi ha chiesto di aiutare Emily a preparare qualcosa per cena facendo ricorso alle mie abilità culinarie. Solo Jacob sa di tutte le torte e pasticcini che ha divorato nel corso degli anni. 
Tutti minuziosamente preparati per lui.. ma questa è un’altra storia.
Emily mi sorride dolcemente, il segno della cicatrice ben visibile sul volto «Non ci sarà molto da spiegare, Nessie. Sai bene quanto sia esplicito l’Imprinting. Non è una cosa a cui puoi sottrarti»
Aggrotto le sopracciglia interrogativa: « Intendi dire che siamo tutte prigioniere di una magia suprema? »
Lei scuote la testa, di una dolce pazienza « Dimentichi di dire che la magia della quale parli è l’amore »
Lascio perdere qualsiasi ricetta, pronta a renderle tutta la mia attenzione mentre continua: «Onestamente, Nessie, dopo la scoperta dell’Imprinting è cambiato qualcosa?»
Scuoto la testa ammaliata e incapace di ribattere a parole.
« Ed è proprio questo il punto » asserisce «Il legame incomparabile lo sentivi dal principio anche tu»
Già. So bene di cosa parla: ricordi di me e Jacob mi affollano la mente, inondandola di un sentimento profondo ed irrinunciabile. Anche prima che sapessi dell’Imprinting, immaginare la mia vita senza di lui era inconcepibile.
«Nessun essere umano al mondo…» poi si accorge di chi si trova davanti e si corregge «…scusami, nessun essere al mondo rinuncerebbe ad una simile fortuna. E sarà lo stesso per Gabriel, vedrai».
Una nuova domanda affiora sulle mie labbra prima che posso fermarla «Sei contenta per Leah? Voglio dire…»
Un sorriso compassionevole le increspa il viso, addolcendo la grossa cicatrice che le attraversa il bel volto «Moltissimo. Sai all’inizio di tutta questa storia, ho combattuto l’Imprinting di Sam con tutte le mie forze»
Leah ha sofferto molto ma se c’è un’altra parte lesa di cui ci dimentichiamo spesso, quella è Emily. Certo per lei le cose saranno andate meglio con Sam al suo fianco, ma vedere soffrire la cugina a causa sua non sarà stato per nulla facile.
« Sarà stato estenuante » osservo. Quando sono scappata via convinta che Jacob fosse andato oltre con Camille, ho sentito un vuoto nel petto incolmabile.
Lei annuisce, felice che qualcun altro finalmente possa capirla «Stavo distruggendo non solo me stessa, ma anche Sam »
Che situazione orribilmente complicata. Nessuno è stato risparmiato dal dolore.
«Pensa che adesso troverete tutti un po’di pace» la conforto, appoggiandole una mano sulla spalla.
«Già » risponde felice.
Proprio in quel momento Camille fa il suo ingresso in cucina, turbandomi nuovamente. 
«Posso essere d’aiuto?» chiede. La timidezza della domanda non si addice ai tacchi alti e al tubino la cui scollatura lascia ben poco spazio all’immaginazione.
«Certo» risponde Emily, gentile come sempre. Le dice che magari potrebbe affettare il pane e Camille accetta volentieri. Dal canto mio le do le spalle, incapace di intrattenere una qualsiasi conversazione.
So bene come si sentono gli umani in presenza di noi vampiri ( dopo tutto questo tempo passato insieme a loro e dopo aver raggiunto la maturità, mi sento d’inserirmi nella categoria dei succhiasangue rigorosamente vegetariani): affascinati e intimiditi al tempo stesso. E’ stato proprio questo, a suo tempo, ad attirare mia madre; quindi non riesco a capire perché diamine debba sentirmi io in soggezione rispetto a questa stupida ochetta bionda. Dovrebbe essere lei a temere me, non il contrario.
Eppure questa orribile sensazione nel petto non vuole sapere di lasciarmi andare, rendendomi nervosa e vulnerabile al tempo stesso.
Odio pensare che Jacob possa guardarla più del necessario, persino il pensiero che possano intrattenere una qualsiasi banale conversazione mi brucia.
Sospiro cercando di mettere ordine nei miei pensieri. Non ho nulla da temere, mi dico.
Proprio quando ho raggiunto una leggera calma interiore, Emily mi abbandona recandosi sul retro a fare scorta di birra prima che i ragazzi “ le stacchino la testa a morsi”.
Merda.
Continuo ad impastare gli ingredienti, a mescolarli e, infine, ad infornarli. Mi dedico alla preparazione di qualche contorno da abbinare al rustico ripieno e alle coscette di pollo fritte.
Ignoro la presenza umana finché posso, finché non si schiarisce la voce attirando palesemente la mia attenzione.
In realtà, ancora una volta, fingo di non aver notato i suoi tentativi, fin quando Camille non mi chiama esplicitamente «Renesmee?»
Mi volto ad affrontarla e lei insiste imperterrita: «Renesmee, giusto?»
Alzo gli occhi al cielo, il suo tentativo di apparire disinteressata è ridicolo persino per lei, ma mi limito ad annuire.
«Jacob ti ha mai parlato di me?» chiede sfrontata.
Una piccola lama invisibile si conficca nel petto, all’altezza del cuore. Non riesco a rispondere a parole per cui scuoto la testa, visibilmente irritata.
Lei scuote il capo a sua volta, sorridendo beffarda «Ci avrei scommesso»
Aggrotto le sopracciglia «Cosa intendi dire?»
Camille ripone il coltello sul ripiano marmoreo e si avvicina. Quando cammina i muscoli tonici delle cosce si flettono, mettendo in risalto la sua corporatura snella. Il vestito sale di un centimetro alla volta ad ogni suo movimento.
«Jacob mi ha parlato di te» spiega «Molto»
Il cuore mi martella così forte che pare sul punto di spiccare il volo in piena autonomia. 
«Era troppo bello per essere vero»
«Cosa?» mi sono persa.
«Non cosa, ma chi» esclama «Jacob, era troppo bello per essere vero. Ho sempre pensato che la nostra fosse un’avventura valida per uno scopo. E, quando ti ho vista, ho capito subito quale»
Perché mi sta dicendo tutte queste cose? Insomma, una come lei che rinuncia al suo orgoglio?
«E qual è?» chiedo, ancora stupita per come si sta svolgendo la cosa.
«Quello di farti ingelosire » sorride.
Resto di sasso. Era così chiaro per lei che Jacob non fosse interessato? E allora perché si è accontentata di essere il suo passatempo?
Fuori gli schiamazzi richiamano la nostra attenzione: la fame del branco comincia a farsi sentire.
«Sarà meglio che vada» osserva Camille, il vassoio del pane ben stretto tra le esili mani.
La serata scorre velocemente tra chiacchiere vivaci e una marea di aneddoti del branco volti a prendere di mira uno dei fratelli.
Sono semplicemente adorabili insieme, così chiassosi e così difficili da tenere a bada, ma infondono davvero tanta felicità.
Mi dimentico persino di avere un vampiro alle calcagna che, nel peggiore dei casi, lavora per i Volturi.
La mano di Jacob non mi lascia mai. Per tutta la sera, anche quando impegnato a mangiare, le sue dita si sono strette intorno alla mia gamba, provocandomi una serie di brividi in tutto il corpo.
Ciò che la sua sola presenza è capace di suscitare in me è sconcertante.
Sarà stato il poco tempo che abbiamo avuto per scoprirci o perché ci siamo ritrovati da poco, ma più volte i nostri occhi si sono incontrati durante la serata ed era come se l’intero mondo avesse creato uno spazio solo per noi.
Gabriel e Leah non si sono uniti a noi. Credo abbiano tante cose da dirsi.
Restiamo fino a tarda notte fino a quando Jacob non si alza dal tavolo e annuncia: «Sarà meglio andare».
Ci incamminiamo verso casa dei nonni e, prima che imbocchiamo la strada, Jacob mi agguanta per i fianchi spingendomi contro un albero.
Presto le sue labbra sono ovunque.
« Ti va di andare a caccia » chiede « Come ai vecchi tempi? »
Gli mordo il labbro inferiore e accordo: «Come ai vecchi tempi».



Prima di addentrarci nel bosco, invito Jacob a fare un salto a casa, sentendo il bisogno di cambiarmi. 
Se c'è una cosa che ho ereditato da zia Alice è la passione per le scarpe: non permetterei nemmeno ai Volturi di rovinarmele... o quasi.
I componenti della mia famiglia sono più splendidi che mai, nei loro abiti semplici e nei sorrisi mozzafiato. Così silenziosi e immobili, sembrano adornare l'intera veranda.
Faccio un cenno a mia madre e mi dirigo al Cottage, lasciando Jacob lì a parlottolare.
Man mano che mi avvicino alla mia casa, il bisogno di entrarvi diviene sempre più impellente, necessario, imponente. Come un comando a cui non posso disobbedire.
Qualcosa attira la mia attenzione, un unico pensiero rimbomba nel mio cervello, frastornandomi: devo entrare in camera mia. Subito.
La luce è spenta e i raggi argentati filtrano dalla finestra conferendo un aspetto freddo e al tempo stesso rassicurante.
La mia stanza è come l’ho lasciata l’ultima volta. Nulla è stato toccato o cambiato.
Eppure un dettaglio che fino a qualche giorno fa non c’era, adesso giace sul letto.
Mi avvicino tremante e afferro la fonte della mia curiosità.
Un’altra fotografia.
Questa volta non sono io il soggetto e neppure la mia June.
Questa foto riguarda mia madre e Jacob, avvinghiati l’uno all’altra. Mentre si baciano.
La terra pare mancarmi da sotto i piedi e mi sento vacillare in questo mondo del tutto estraneo. Il panico mi serra lo stomaco, impendendomi di pensare lucidamente.
Ma cosa c’è da pensare? E’ tutto così evidente, maledizione!
Osservo di nuovo la foto e un dettaglio mi scuote: mia madre era ancora umana.
Prima che l’abbia solo pensato, sono già fuori dalla porta diretta alla casa dei nonni.
Tengo così stretta la foto tra le dita che si strappa in più punti; quando arrivo, la maggior parte della mia famiglia è intenta a godersi il panorama e la piacevole compagnia.
Jacob, di fronte ai miei genitori, ha appena fatto una battuta alla quale mia madre sta ridendo di gusto.
Questo pare far esplodere la mia rabbia sempre di più.
Mi fermo a debita distanza da entrambi, non voglio entrare nel loro raggio d’azione. Voglio impedire qualsiasi contatto.
« Qualcuno sa spiegarmi questa? » asserisco glaciale, gettando la foto ai loro piedi.
Mia madre non ha bisogno di raccoglierla per sapere di cosa si tratti e, se possibile, sembra diventare ancora più pallida. Mio padre, dalla mia mente, sa già cosa sta per succedere. Il suo volto straripante di compassione è un ulteriore coltellata alla schiena.
Jacob, ingenuo ed umano, si abbassa a raccogliere l’oggetto in questione. Pare sbiancare e sul punto di vomitare.
« Nessie… » mormora lui, con quel tono di voce tra il compassionevole e il mortificato.
Qualcosa si spezza ufficialmente dentro me. Il suo tono di voce è un’ulteriore conferma « No… » dico, coprendomi il volto con le mani.
Che diavolo pretendevo? Che mi dicessero che si trattava solo di uno stupido fotomontaggio?
Mia madre si avvicina in un lampo, afferrandomi le mani « Tesoro, ascoltami… »
«Non toccarmi!» esplodo isterica.
Sott’occhio noto che mia nonna Esme invita con discrezione tutti a lasciarci soli.
Deglutisco in preda al panico, Jacob di fronte a me è una statua di ghiaccio.
« Nessie, ascoltaci » comincia lui avvicinandosi lentamente «E’ stato molto tempo fa…»
Non gli lascio terminare la frase e mi rivolgo ai miei genitori « Non credete che avrei dovuto saperlo? Come avete potuto pensare che questo non mi avrebbe ferito?! »
Mio padre tenta di rispondermi ma glielo impedisco «Come avete potuto permettere che accadesse? E TU » mi rivolgo a Jacob «Avresti dovuto starmi alla larga!»
«Nessie, sei il mio Imprinting, maledizione!» urla «Avrei dovuto combattere la mia natura!»
« Ah, giusto » ribatto velenosa «Immagino che il tuo Imprinting ti sia andato stretto, non è vero?»
Jacob mi guarda sconvolto, ma sono così fuori di me che niente potrebbe impedirmi di dire ciò che la rabbia mi spinge a pensare, così continuo: « In fondo, sono stata l’ostacolo tra te e l’amore della tua vita, non è così? »
« Renesmee, tesoro » s’intromette la mamma, cercando di placarmi « Non eri ancora nata. In realtà, non eri nemmeno nei nostri piani. Ero ancora umana e vulnerabile, ed io e tuo padre non ci eravamo ancora sposati »
« E’ questo dovrebbe essere una giustificazione? » chiedo con la voce rotta dal pianto. Sono in lacrime da quando ho cominciato questa assurda discussione e pare che non ne siano mai abbastanza.
Ogni parola, ogni scoperta, ogni amarezza riesce a farne fuoriuscire sempre di più. Sono un fiume in piena.
« No » ribatte energica « Ma non puoi incolparci di qualcosa accaduto prima di te. L’ultima cosa che vorremmo è farti del male »
Mi allontano affondando le mani tra i capelli, respiro lunghe boccate d’aria per calmarmi e per cercare di riflettere.
« Nessie » mi chiama Jacob, afferrandomi per le spalle.
Me lo scrollo immediatamente di dosso « Levami le mani di dosso, Jacob »
Jacob non si accinge a ritirarsi e la mia espressione non cambia «Jacob, non toccarmi, non voglio farti del male»
Lui ci riprova ed allora mio padre lo ammonisce «Jacob»
Fisso le persone più importanti della mia vita: non ce la farò mai a superare tutto questo. E’ assolutamente inaccettabile.
« Sapete una cosa? » dico rivolgendomi a mia madre e a Jacob « Mi fate, letteralmente… »
« RENESMEE! » mi minaccia mio padre prima che prosegui.
Schifo!, urlo nella mia testa a perdifiato. Sprofondo nell’assoluto dolore, tutto svanisce intorno a me e nulla ha più significato. 
Non so come farò, da adesso in poi, ad affrontare la mia vita.
«Tieniti il tuo Imprinting » non c’è pietà nel mio tono di voce «Non permetterò ad una stupida legge suprema di condizionare la mia vita».
« No, Nessie » esclama mia madre «Non commettere questo errore »
« Stanne fuori, mamma » sibilo.
« Renesmee » mi richiama mio padre.
« Lasciatemi stare tutti!» urlo e mi dirigo al Cottage.
Lacrime bollenti continuano a scorrermi sul viso. Mi sento spezzata.
Vorrei solamente che la terra m’inghiottisse al suo centro senza lasciarmi andare mai più. 
Sono stata distrutta dalle due persone che amo di più. Posso perfino comprendere una parte delle loro parole: tu non esistevi.
E’ il dopo, che non capisco. Avrebbero dovuto impedire a Jacob di avvicinarsi a me in quel modo. Diamine, non hanno pensato minimamente alle probabilità che ne rimanessi sconvolta?
Jacob amava mia madre. 
Come posso continuare la mia vita come se questa verità non esistesse?
E, soprattutto, se Jacob non avesse avuto l’Imprinting mi avrebbe mai amata?

  
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