Serie TV > Castle
Segui la storia  |       
Autore: nikita82roma    04/09/2016    6 recensioni
Nuovo capitolo della serie di Always Together. Sono appena finite le feste di Natale ed il giorno del parto di Kate si avvicina. È sola al loft nella mattina di una giornata particolare di inizio gennaio che la porta a ricordare molte cose degli ultimi mesi trascorsi con Rick e della sua gravidanza. Le vite di Beckett e Castle stanno per cambiare, ancora una volta, ma per un evento bellissimo. Tempo di riflessioni ad un passo da una tappa fondamentale nella loro vita, la nascita della loro bambina. Storia breve di cinque capitoli.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Rick Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Always Together'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Kate non seppe dire quanto tempo era passato. 
Poteva essere un attimo, un’ora o anche più, da quando il dottor Yedlin le aveva detto che era arrivato il momento e l’ostetrica le sorrideva incoraggiandola. Ma le sembrò di non sentirli più, come se comunicassero con lei da un’altra dimensione, al di fuori della sua dove c’era solo lei, isolata da tutti, anche da Castle che sentiva presente vicino a lei, sentiva il suo braccio che le cingeva le spalle e la mano stretta nella sua, sentiva che le parlava ma non coglieva nemmeno il senso di una parola, era come se fosse in un altro mondo. Non nel suo dove lei era sola e correva verso il suo appuntamento con la vita. Poi si ritrovò a spingere ed urlare, credeva almeno di averlo fatto alla fine, per un tempo che non seppe quantificare e poi più nulla. Silenzio nella sua mente, silenzio tra i medici che non la incitavano più ed anche Castle smise di parlare. Si ridestò dal suo mondo, affaticata ed indolenzita. Cercò con lo sguardo gli occhi di Rick, intento a guardare oltre, non curandosi di lei. Gli prese di nuovo la mano con forza reclamando la sua attenzione e solo ora che lui si girò per un breve istante potè perdersi in quegli occhi blu colmi di lacrime accompagnati da un sorriso gioioso e stupito che doveva essere la copia del suo. Ebbe solo il tempo di darle un bacio sfiorando appena le sue labbra. Kate avrebbe voluto prolungare quel contatto, ma entrambi furono immediatamente attirati da quel pianto squillante che proveniva poco lontano da lì. 

Castle non seppe come riuscì a tagliare il cordone ombelicale con le mani che tremavano senza riuscire a staccare lo sguardo da quel piccolo perfetto esserino che si dimenava. 
Guardò sua figlia e poi alzò lo sguardo verso Beckett e non capì ancora quale era il vero miracolo, se quella piccola vita o il fatto che fosse stata proprio lei a metterla al mondo. 
Le si era avvicinato il dottore, la stava rassicurando che la piccola stava bene e le fece i complimenti per come si era comportata, le disse che era stata fortunata per quel parto rapido, anche se a lei non era sembrato proprio così, ma ora non contava più nulla.
Rick tornò da Kate faticando ad allontanarsi da Lily. Si chinò su sua moglie e lei sprofondò la testa sul suo petto. Si sarebbero voluti dire tante cose e finirono per non dirsi nulla. Era stata tutta una questione di istanti. Rimasero così fino a quando non si avvicinò un’infermiera dando finalmente ad un’impaziente Kate sua figlia. Castle si allontanò di un passo, lasciandole il suo spazio, quando vide Kate stringerla con braccia incerte un po' goffamente e cercarlo voltandosi verso di lui, sorridendo con quel sorriso che non avrebbe dimenticato mai per tutta la sua vita. Lo diceva sempre ma quello era stato il più bel sorriso visto sul volto di Kate. Avrebbe voluto fare mille foto ma pensò solo a vivere quel momento, a guardare la perfezione di Kate che stringeva la loro bambina. Gli sembrava una scena irreale tante volte l’aveva sognata.
Lo sguardo che Kate rivolse a Castle era pieno di tutto quello che avevano vissuto per arrivare fino lì e lei era arrivata quel giorno al suo appuntamento con la vita: Lily Castle era nata poco prima delle sette di sera in ottima salute. Era un piccolo essere perfetto di poco meno di tre chili e 46cm di lunghezza.
Kate le accarezzò il viso sfiorandolo appena con un dito e Lily aprì la bocca e gli occhi esplorando il mondo e le parve, quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di sua figlia, che non aveva mai visto nulla di più bello. Aveva smesso di piangere appena l’aveva presa tra le braccia, come se si fossero riconosciute, come se sapesse che lì, stretta al petto di sua madre sarebbe stata al sicuro da tutto quel mondo nuovo ed enorme. Le prese la piccola mano che si agitava, con le piccole dita lunghe e sottili e si stupì della forza con la quale le strinse il suo, afferrandolo saldamente senza lasciarlo.
Castle si avvicinò passando inosservato a Kate totalmente focalizzata sulla piccola accarezzò lievemente la testolina di Lily con i pochi capelli scuri. Osservò il suo profilo, il naso e le labbra e più la guardava più le pareva perfetta e uguale a Kate. Non poteva volere di più.
- Hai fatto un capolavoro Kate… - Si era preparato tante cose da dirle ma non le disse nulla di tutto quello che aveva pensato. Era tutto banale e scontato o almeno così gli sembrava davanti a quella meraviglia. Beckett si voltò verso di lui, con il suo sorriso timido per quel complimento che le pareva il più bello mai ricevuto. - … Io credo di stare sognando, Beckett - Era quasi senza fiato Castle, totalmente sopraffatto da loro che non si era nemmeno accorto dell’infermiera vicino a Kate che stava aspettando per riprendere Lily. Rick riconobbe subito, invece, lo sguardo di sua moglie quando l’infermiera le disse che doveva portare via la loro bambina e temette anche per qualche istante che si alzasse da quel lettino e le saltasse addosso rivendicando il possesso di sua figlia, ma evidentemente anche lei era troppo stanca per farlo. La lasciò infine mestamente lasciando che stringesse il suo dito fin quando il suo braccio poteva seguirla e poi fu la donna ad aprire la sua manina per lasciare andare la madre. Fu una questione di pochi istanti e pianse di nuovo e Castle pensò che veramente Kate stesse combattendo una battaglia interiore per non far valere i propri diritti, probabilmente li avesse avuti avrebbe mostrato anche pistola e distintivo per farsi ridare subito sua figlia.
- Vi lascio qualche minuto da soli. Poi ci occuperemo di lei, Kate… - disse l’infermiera prima di spingere oltre la porta la culla di Lily.

- Mi manca già… - sbuffò Kate accarezzando il volto del marito. - Ti prego Castle parla, dì qualcosa!
- Non ho parole Beckett. Non ho assolutamente parole adatte per questo momento.
Si avvicinò al suo volto cercando le sue labbra che si unirono alle proprie in un lento dolce bacio.
- Ti amo Kate. - Il sussurro uscì dalla bocca di Castle tra un bacio e l’altro.
- Ti amo anche io Rick, infinitamente. Grazie per avermi condotto fin qui. - Kate tenne il viso del marito più vicino a lei mentre gli parlava, appoggiando la sua fronte a quella di lui.
- Il più bel viaggio della mia vita Beckett. Lo farei altre mille volte. - Prese la sua mano, non ci furono strette violente questa volta, non era più uno sfogo, ma lasciò che le loro dita si intrecciassero chiudendosi insieme, stringendosi a vicenda. - Sei stata bravissima Kate. Hai visto Lily? È perfetta!
- Siamo stati bravissimi Castle.
- Sì, ma tu un po’ di più…
- Signor Castle? - La voce dell’infermiera li interruppe, facendoli allontanare e Rick cercò di ricomporsi, per quanto gli fu possibile, ma Kate afferrò di nuovo la sua mano, sentiva il bisogno di averlo vicino, almeno lui, adesso. - Se vuole può andare a vedere sua figlia, mentre noi ci prendiamo cura di sua moglie.
Diede un’ultimo bacio a Kate e poi seguì l’infermiera che lo condusse in un’altra stanza. Lì, dal vetro, potè vedere la sua bambina che si agitava e piangeva, era convinto di poter già distinguere le sue urla, sicuramente le più forti di tutti gli atri, benché venissero dal corpicino più piccolo e vedendola lì con agli altri si rese conto effettivamente che era la più minuta. 
- Avrai tempo per crescere Lily - sussurrò Castle al vetro, appoggiando una mano su quella parete che li divideva.
- Signor Castle? - Questa volta la voce che lo chiamò destandolo dall’incanto di osservare sua figlia era di un’infermiera molto giovane. Gli spiegò che appena si fossero accertati dello stato di salute di Kate, avrebbero trasferito sia lei che la piccola nella loro stanza, così come avevano concordato. Rick la ringraziò ricordandosi in quel momento che doveva tornare alla realtà, doveva avvisare subito Jim che li aspettava lì fuori e chiamare Alexis e Martha e i ragazzi al distretto e Lanie. Troppe persone da chiamare, decisamente troppe, pensò.
Corse fuori da lì, andando a cercare Jim. Lo trovò vicino alla macchinetta del caffè con una tazza in mano fumante: stava girando il liquido scuro con la palettina di legno per far sciogliere lo zucchero quando la voce squillante di Rick lo colse alle spalle.
- È nata! - Esclamò suo genero - Stanno bene!
L’uomo per poco non si rovesciò tutto il caffè addosso, guardò Castle, aveva ancora addosso il camice e quella cuffietta, Jim lo guardò stupito e Rick si rese conto in quel momento di quella scomoda roba che indossava strappandosela via senza troppa delicatezza e buttandola nel cestino. 
- È nata Jim! Sei nonno! - Castle lo ripeté come se suo suocero non avesse capito, in realtà lo stava ripetendo più a se stesso. Strinse le sue braccia così forte che avrebbe potuto alzare quell’uomo così più esile di lui se avesse voluto - Ed io sono di nuovo papà! È bellissima Jim, è uguale a lei!
- Katie? - Si preoccupò immediatamente Jim
- Sta bene! Lei è… - Rick cercò una o più parole adatte per descrivere come aveva visto sua moglie e ne trovò solo una in quel momento che gli sembrava racchiudere tutto - … è mamma.
Jim annuì, quel pensiero, quell’immagine della sua bambina lo toccava nel profondo, così come toccava Rick. Erano ancora loro due, due uomini così diversi, in un corridoio di un ospedale a piangere per la stessa persona, questa volta, però, non c’erano di mezzo pericoli e rischi, ma solo la gioia immensa per un evento così importante. Rick e Jim, due uomini uniti a doppio filo dalla stessa donna per la quale entrambi avrebbero fatto qualsiasi cosa ed ognuno sapeva che era solo all’altro che la poteva affidare, sapendo che sarebbe stata al sicuro come tra le proprie braccia. Pensavano di meritarselo quel momento, in fondo, dopo tutto quello che avevano passato. Jim sorseggiò appena il suo caffè poi lo gettò via sia per il sapore decisamente pessimo, ma soprattutto perché sentiva di non averne più bisogno. Diede due pacche sulle spalle di suo genero che annuì con quel sorriso che non lo aveva mai abbandonato. Tornarono insieme verso la stanza di Kate e poco dopo uscì un’infermiera che gli comunicò che Kate era lì con la bambina e confermò ancora una volta che stavano entrambe benissimo. Prima di andare via aggiunse che era meglio se aspettavano un po’ per entrare, concedendo a madre e figlia, qualche minuto da sole. Rick sembrava fremere molto di più di Jim per entrare, ma aveva visto Kate con Lily prima e capiva quando fosse importante per lei quel momento e, conoscendola, era sicuro che volesse quell’intimità nella quale, adesso, anche lui era di troppo. Ne approfittò per allontanarsi e prendere una boccata d’aria gelida di quella sera di gennaio che lo svegliò da quello stato di torpore nel quale era precipitato da quando sua figlia era nata e fare quelle telefonate con più tranquillità.

Erano sole. Lei e sua figlia ed era un pensiero così grande che non riusciva ancora a metterlo a fuoco. Eppure lei era lì, tra le sue braccia, tranquilla, fin troppo pensava Kate, ma Lily, che aveva sentito strillare dalla culla per tutto il tempo in cui le infermiere l’avevano aiutata a sistemarsi a letto e le avevano spiegato cosa doveva fare, si era immediatamente calmata non appena era stata adagiata sul suo petto e lei l’aveva stretta dolcemente, timorosa all’inizio di farle male con ogni gesto, ma poi si lasciò guidare dal suo istinto, lo stesso che usava per catturare i criminali pensò sorridendo di se stessa, e le venne naturale accoglierla tra le sue braccia mentre lei sonnecchiava, aprendo ogni tanto gli occhi per guardarla. Castle aveva ragione, era un piccolo capolavoro e lei non riusciva a non sorriderle mentre la guardava. Le accarezzava le manine, il piccolo naso e osservava incantata quella bocca così rossa che si apriva e chiudeva in piccole smorfie e si lasciava sfuggire qualche lamento. La sua bambina, il suo miracolo. La vedeva così piccola stretta a se e si chiedeva come fosse possibile che era stata lei a tenere insieme la sua vita, a cucire il suo passato ed il suo presente quando non sapeva più chi fosse a darle la forza di decidere di riprendersi tutto quello che era suo perché sapeva che glielo doveva. Le afferrò di nuovo il dito mentre le accarezzava la manina serrata e sentì nella forza della sua stretta la stessa decisione con la quale si era aggrappata alla vita, quando tutti era convinti che nessuna delle due ce l’avrebbe fatta, ma Kate si immaginò che era stata lei, con la sua stretta forte a tenerle sospese e non farle precipitare. Sciolse la sua presa e le sistemò i capelli scuri spostandoglieli dalla fronte, sarebbe potuta rimanere ore così: non sentiva più nulla, nè la stanchezza, nè i dolori, nè la fame, era concentrata unicamente su quella piccola persona tra le sue braccia e le sembrava un miracolo che fosse proprio sua figlia, che l’avesse fatta lei. Che lei era la sua mamma.
“Sono mamma” pensò Kate tra se e se. Non era un pensiero gioioso, era la semplice constatazione del fatto. Era una mamma. Quella parola che per anni portava nella sua vita solo malinconia e nostalgia ora aveva un significato del tutto diverso. Mamma non era solo il pensiero triste che andava a quella notte di 18 anni prima, mamma era lei, mamma era quello che sarebbe stato per sua figlia. Tutto aveva un senso diverso. Completo.

Ma c’era una paura che Kate aveva tenuto nascosta a tutti, anche a se stessa, che l’aveva tormentata nei mesi precedenti: non essere in grado di poter amare in modo assoluto sua figlia e Castle. Temeva che quel sentimento totale che provava per lui si sarebbe disgregato per fare spazio a sua figlia, rilegandolo in una parte periferica del suo cuore: da quando aveva preso tra le braccia Lily, però, sentiva che il suo cuore non si era diviso, ma era come se fosse raddoppiato, si sentiva scoppiare d’amore per la sua bambina e per suo marito, nulla era cambiato, anzi se era possibile sentiva di amare anche lui ancora di più, perché se aveva sua figlia era solo grazie a lui. Era sopraffatta dai suoi stessi sentimenti e quando Lily si mosse con più decisione tra le sue braccia ebbe quasi paura che volesse ribellarsi perché ne aveva già abbastanza di lei ed invece la vide accucciarsi contro il suo petto, strofinandosi addosso a lei o almeno così sembrava a Kate e questo la scosse ancora di più. Galleggiava in un vortice d’amore per quella bimba tanto da non riconoscersi. Le avevano detto che avrebbe dovuto allattarla quando era sveglia, ma lei sembrava ancora voler dormire, le avevano consigliato, se dormiva, di rimetterla nella sua culla, ma Kate non riusciva a separarsene. Averla lì anche a pochi centimetri le sembrava una sofferenza fisica tale che era come separarsi da una parte di se e lei lo era stata per quasi nove mesi, come poteva non soffrirne il distacco, adesso?
Sentì bussare delicatamente alla porta e sperò con tutta se stessa che non fosse qualche infermiera che le diceva di farla dormire nella culla. Adesso si sentiva abbastanza forte per impedire a chiunque di prendergliela e portargliela via, anche se via voleva dire solo a pochi passi. Sorrise pensando che era questo che Castle intendeva quando le diceva che sarebbe diventata una mamma leonessa.
Dalla porta invece apparve la figura composta e distinta di Jim, emozionato e timoroso di disturbarla. Si era chiesto, prima di bussare, se le avesse concesso abbastanza tempo sola con sua figlia prima di andare da lei. Kate quando lo vide se possibile sorrise ancora di più e lo invitò ad avvicinarsi.
- Castle sta avvisando Alexis e gli altri - Fu la prima cosa che Jim le disse. Quella comunicazione impersonale gli servì per riprendersi dalla vista della sua bambina in quella nuova veste. Kate voltò Lily verso suo padre che così potè vederla in volto e non solo la sua testolina. Aveva ragione Rick era bellissima.
- Dio mio Katie! È identica a te quando sei nata. È splendida… - Beckett arrossì mentre Jim spostava lo sguardo dalla figlia alla nipote. Non pensava che quella scena potesse riportarlo così violentemente indietro di tanti anni, ma la visione di Lily così uguale a Kate era stata traumatica per lui. Se non focalizzava lo sguardo attentamente era convinto di vedere il volto di sua moglie in quello di sua figlia che teneva la loro Katie appena nata tra le braccia.
- Papà… - Lo richiamò Kate vedendolo con quell’espressione che ormai conosceva alla perfezione, di quando sprofondava nei ricordi - La vuoi prendere in braccio?
Jim non si rese nemmeno conto cosa volesse dire per la mamma leonessa Kate quel gesto. Lo aveva fatto spontaneamente, mostrandola ed offrendola ad uno dei due uomini della sua vita. Ma Jim accarezzò prima i capelli della figlia, poi con ancora più delicatezza e la mano un po’ tremante quelli della nipotina. 
- È giusto che stia con sua madre, adesso. - Kate annuì e gli fu quasi grata di quel rifiuto perché nel momento stesso che aveva realizzato di posarla sulle braccia di qualcuno che non erano le sue aveva avuto l’istinto di ritrarsi e tenerla ancora più stretta a se.
- Avrei voluto che ci fosse… - Kate cominciò la frase, ma sua padre non gliela fece mai finire.
- Lo avrei voluto anche io. Ma sono sicuro che è felice quanto noi, in questo momento. E senza farsi vedere avrà versato anche qualche lacrima, come faceva sempre, senza sapere che io lo sapevo. - Sorrisero entrambi, poi Lily fece sentire anche al nonno la sua voce squillante. - Sarà meglio che io vada. Ci vediamo domani Katie.
- Ciao papà
Jim uscì dalla porta richiudendosela piano alle spalle. Lily adesso piangeva con più insistenza e Kate dopo un attimo di smarrimento si sedette, slacciò la sua veste, facendo mente locale sul fatto che avrebbe dovuto imparare a fare tutto con una mano sola adesso, ed avvicinò la bocca della piccola al suo seno, guidandola verso di lei, fin quando non la sentì stringerla e cominciare a succhiare voracemente e capì in quel momento che la sua vita aveva tutto un altro senso.

Rick vide Jim uscire e sembrò non capire subito il perché di quel volto tirato, quasi sofferente, si preoccupò immediatamente, ma poi il padre di Kate gli sorrise.
- Avevi ragione, è veramente splendida, identica a Katie quando è nata.
- Avevi dubbi Jim? - Gli chiese Rick molto più rilassato.
- Nessuno Rick. Penso che sia meglio che ora tu vada dalla tua famiglia. Tornerò domani. - Diede una pacca sulla spalla a suo genero e poi si avviò verso l’uscita. Castle lo seguì con lo sguardo fino a quando non scomparve dietro il corridoio. 
Mise le mani in tasca, tastando il contenuto, fece un respiro profondo e bussò alla porta di sua moglie. La voce di Kate lo invitò ad entrare e lui aprì la porta facendo inizialmente solo capolino. Vide Kate  sorridergli seduta sul letto allattare la loro bambina, per poi abbassare lo sguardo rifugiandosi su sua figlia, intimidita nel mostrarsi per la prima volta così. Rick entrò piano per non disturbarle riempiendosi gli occhi di quella scena e sentì le gambe tremare per come era emozionato. Si sedette sul bordo del letto incapace di staccare gli occhi di dosso da una e dall’altra, due amori così diversi e così forti. Era convinto di non aver mai provato in tutta la sua vita quello che stava provando in quel momento, non c’era mai stata una sola immagine che racchiudesse la perfezione dell’amore, aveva paura anche a sfiorarle temendo di rovinare quel quadro perfetto che erano Kate e Lily. 
Beckett alzò lo sguardo trovando insolitamente silenzioso lo scrittore sempre troppo loquace, piegò la testa ed arricciò le labbra guardandolo completamente imbambolato davanti a loro.
- Hey Castle? Devo chiamare un’infermiera e chiederle cosa ne è stato di mio marito, perché quello che mi hanno restituito dopo il parto è più simile ad una statua di sale. - Non raccolse nemmeno quella provocazione, si limitò ad un “Hey Beckett” per poi tornare nel suo silenzio adorante, come se non volesse interrompere quel momento sacro. Si destò dal suo torpore solo quando i suoi occhi registrarono un cambio di espressione in Kate, che sussultò appena, facendo perdere la presa a Lily, ma riconducendola subito al suo seno, che ancora una volta accolse affamata.
- Stai bene? - Le chiese Rick
- Sì, ha solo stretto un po’ troppo, non me lo aspettavo. - Provò a tenerla con un solo braccio cercando la mano di suo marito, ma aveva chiesto troppo a se stessa, sbilanciandosi e dovendo attaccarla ancora una volta. Fu lui, allora, capendo il suo bisogno del contatto fisico che si alzò e si sedette di nuovo più vicino a lei, cingendola nel suo abbraccio ed aiutandola a sostenere il leggero peso della loro bambina, formando una sorta di cerchio concentrico tutti e tre insieme. Kate accarezzava con il suo dito la mano di Lily che l’afferrò ancora mentre mangiava.
Capì esattamente in quel momento che il suo mondo era tutto lì. In quell'abbraccio forte dell'uomo che amava, in quella piccola mano che stringeva il suo dito con altrettanta forza, che le sembrava impossibile potesse nascondere un corpo così piccolo, nella vita che dava a sua figlia allattandola per la prima volta. Capì che era sì vero che quando si è innamorati tutte le canzoni hanno un senso, ma adesso non erano solo le canzoni ad averlo, ma tutta la sua esistenza, che tutto quello che aveva fatto e vissuto era stato per arrivare esattamente lì, in quel momento, stretta nell’abbraccio dell’amore della sua vita, stringendo tra le braccia la sua vita stessa racchiusa nel corpo di un’altra persona. E non c'era stato dolore troppo grande o sofferenza troppo forte che aveva attraversato che non valesse quei due piccoli occhi che la guardavano già curiosi e gli altri due blu pieni d’amore che le venerava entrambe. Si sentì piccola per contenere tutto l'amore che aveva dentro, inadatta. Si appoggiò appena a Castle seduto al suo fianco e lasciò che il suo profumo familiare si mischiasse quello che lo era già diventato altrettanto della loro bambina. Chiuse gli occhi lasciando che fossero solo gli altri sensi ad elaborare quel momento perfetto. Fu il pianto di Lily a riportarla nel mondo reale, quel pianto al quale non era preparata. Si voltò verso Rick con gli occhi che chiedevano aiuto. Lui le diede un bacio dolce sulla guancia e le sorrise.
- Non ha più fame - le disse sicuro - Credo… - aggiunse poi, per non fare quello troppo esperto davanti a lei. Ricordava come trattare un neonato, anche se erano passati molti anni. Ma di Alexis, anche quando era ancora sposato con Meredith, se ne era sempre occupato lui, anche i primi giorni, perché lei era sempre o troppo stanca o troppo dolorante per i punti o troppo impegnata nel suo recupero fisico. Allungò istintivamente le mani per prenderla ma si fermò a guardare Kate che la avvicinò a lui.
- È tua figlia, Castle! - Le disse lei come a rassicurarlo dei suoi gesti e per Kate cederla, per la prima volta, a due braccia diverse dalle sue, sapendo che erano quelle di Rick, non le provocò nessun fastidio o paura. Era il suo uomo ed aveva la loro bambina tra le braccia e tutte le idee che si era sempre fatta di Castle come ottimo padre le sembrarono ridicole davanti alla sua perfezione in quel momento. Lui così grande con quelle mani che erano in grado di accogliere quasi interamente la loro bimba e lei così piccola che quasi spariva in braccio a lui.
L’aveva adagiata nell’incavo del suo braccio mentre recuperava un piccolo asciugamano dalla culla per posizionarselo sulla spalla. Rimase incantato nel vedere Kate con il seno ancora scoperto che li osservava: fosse stato un pittore e non uno scrittore sarebbe stata l’immagine perfetta di una Madonna rinascimentale. La coprì con un dolce gesto, come a volerla preservare da sguardi indiscreti che non c’erano e lei si sentì estasiata per quel semplice gesto di suo marito che le sembrò mal celare quell’amore così intenso che sempre le dimostrava. Rick si appoggiò la piccola sul petto con la testa sulla sua spalla e camminò cullandola verso la finestra. Kate li osservava dal letto mordicchiandosi il labbro inferiore emozionata. Si alzò con fatica e sentì  tutta la stanchezza e i dolori post parto che fino a quel momento aveva ignorato, come se sua figlia fosse per lei in quel momento il miglior antidolorifico esistente. Raggiunse Castle vicino alla finestra e lo abbracciò, appoggiandosi sulla sua stessa spalla dove teneva la bambina.
- Ce l’hai fatta eh Beckett?
- Ce l’abbiamo fatta Castle.
Kate spostò una delle braccia che cingevano Rick fino a quando la sua mano sinistra non fu sulla mano di lui che copriva interamente la piccola schiena di Lily. Le loro fedi si toccarono sul corpicino della loro bambina. Avevano rivoltato ancora una volta il loro destino che li voleva vedere morti come coppia, ne erano venuti fuori, rinascendo come famiglia, finalmente in tre, più forti di ogni sorte avversa.
- Ti amo Katherine Beckett. Ogni giorno di più, anche se mi sembra impossibile, e non mi stancherò mai di dirtelo.
Kate non fece in tempo a rispondere perché bussarono di nuovo alla porta, si girarono insieme, rimanendo in quella posizione, con quella naturale sincronia che avevano da sempre, e prima che potessero rispondere la porta si aprì lasciando che il ciclone di Lanie invadesse l’ambiente.
- Ehy ragazza! Allora ci sei riuscita a sfornare il tuo capolavoro! - Disse avvicinandosi a Kate e guardando la piccola che sonnecchiava sulla spalla del padre, per poi riservare un abbraccio speciale ad una stanca ma felice Beckett
- Dottoressa grazie per la considerazione eh! - Si lamentò Castle sottovoce
- Dì un po’ dolcezza, l’hai già abbandonata alle cure del maritino?
- Ovvio! Se no perché ho scelto il miglior sussurratore di bambini libero sulla piazza, Lanie?
A tal proposito Castle fece cenno alle due di abbassare il tono della voce
- Ehy come è attento Writer Boy! - Disse a Kate mentre Rick si allontanava di qualche passo seguito dallo sguardo di sua moglie che già aveva distolto l’attenzione dall’amica per seguire i movimenti di lui con la sua bambina - Ma tu come stai?
- Stanca e tutta indolenzita ma felicissima!
- È il più bel giorno della tua vita vero Kate?
Rick sentendo quella frase senza malizia di Lanie, si voltò a cercare con gli occhi lo sguardo di sua moglie, voleva anche lui sentire quella risposta, ma soprattutto la voleva capire ancor prima leggendola sul suo volto.
- Sì, lo è. Decisamente - Il viso prima teso di Beckett che si mordeva l’interno della guancia di aprì ad un sorriso sincero. Lanie la abbracciò ancora e Kate si avvicinò al letto, capendo di aver finito la sua dose di autonomia. La dottoressa si avvicinò a Castle per vedere da vicino il piccolo miracolo che era quella bambina. Anche lei ripercorse mentalmente gli ultimi mesi, ricordava ancora vivida la sensazione del sangue di Kate passare tra le sue mani quando l’aveva trovata al loft, la sua preghiera silenziosa di non lasciarla, ancora una volta, perchè lei era forte e doveva combattere ancora. Non sapeva Lanie che quella creatura già cresceva dentro il corpo ferito della sua amica, ma la ringraziò sfiorandola appena per aver dato la forza alla sua mamma di combattere quell’ennesima battaglia per tutte e due.  
Andò poi da Kate e l’abbracciò faticando a tenere una lacrima imprigionata dal mascara e si congedò, dicendo che aveva estorto un favore ad un collega per poter andare da lei quella sera, ma che sarebbe passata il giorno dopo con Ryan, Jenny ed Esposito.

- Si è addormentata - Disse Rick dopo qualche minuto che passeggiava senza mai essere perso di vista da Kate che seguiva ogni suo movimento. La adagiò delicatamente su un fianco nella culla che avvicinò al letto di Kate, non prima di averle dato un leggero bacio sulla piccola fronte e scostato i capelli.
Si sedette poi di nuovo sul bordo del letto davanti a lei. Ad ogni mugugno della piccola entrambi spostavano lo sguardo verso la culla, come se fosse un riflesso incondizionato.
Ora Rick era finalmente libero di prenderle le mani, tenerle e stringerle come avrebbe voluto fare da prima. Perché se Lily era quella che ora monopolizzava le loro attenzioni ed il centro gravitazionale delle loro vite, Kate era sempre Kate. Non c’era per Castle in realtà una parola per descriverla, era lei e basta.
- Ti devo un ti amo da prima - Gli disse Kate sorridendo. - Ma in realtà te ne devo molti di più.
- Io me li prendo tutti Beckett!
- Allora, adesso me lo vuoi dire qual è il secondo nome che hai scelto per lei? Almeno prima che sia ufficiale e che debba inorridire? - Lo prese in giro Kate, ma fino ad un certo punto. Aveva sempre avuto uno strano gusto per i nomi e non sapeva fino a quanto l’idea di chiamare un figlio Cosmo fosse capata in aria o era serio, ma temeva la seconda. Però avevano deciso che lui avrebbe scelto il suo secondo nome, sempre che non fosse qualcosa di troppo assurdo sul quale lei poteva porre un veto.
- Hope. - Disse semplicemente Rick lasciando sua moglie a bocca aperta.
- Lily Hope Castle - Scandì Kate con il sorriso - È bellissimo, anzi no, è perfetto!
- Vuoi sapere perché? - Lei annuì, era sinceramente entusiasta di quel nome - Quando una sera stavo veramente male durante la tua amnesia sono andato da tuo padre e gli ho fatto una domanda terribile.
L’espressione di Kate era mutata, attenta e severa. Non gli aveva detto nulla di questo e nemmeno suo padre.
- Non te la prendere con lui, gli ho chiesto io di non parlartene. - Fece una pausa - Gli ho chiesto come si faceva a superare la morte della propria moglie. Io ero disperato Kate e credevo di averti persa per sempre quando tu mi hai detto di non voler ricordare di noi.
- Perché mi stai dicendo questo ora? - Non capiva Beckett perché stava riportando a galla ricordi dolori in quel momento.
- Abbiamo parlato molto con tuo padre sai? Mi ha raccontato di te e di tua madre, poi alla fine mi ha detto una cosa, che io potevo sempre avere la speranza e finchè avevo quella, niente era perduto. Hope, Kate. Tu sei qui, lei è qui. Niente è perduto.
Gli fece un cenno con la testa, lo capiva. Capiva il suo dolore, le sue paure e la sua angoscia, ma soprattutto aveva capito perché glielo aveva detto in quel momento. Per ricordare da dove erano passati per arrivare lì, per avere lei, per avere loro. Perché loro mai avevano perso la speranza in loro stessi, nemmeno nei momenti più bui, nemmeno quando tutto il mondo era contro di loro.

- Grazie Rick. - La voce di lei era sincera, quel grazie di cuore che le era uscito voleva dire molto di più, aveva un mondo dentro, un mondo che Kate sentiva necessario tirare fuori e donarlo a suo marito.
- E per cosa? - La risposta di Rick col sorriso sulle labbra, voleva dire più semplicemente un “non c’è di che”, ma aprì, invece le porte del cuore di Kate
- Per avermi aspettato per anni, per aver visto quello che non vedevo nemmeno io, per tutti i caffè e tutti i sorrisi, per aver sopportato tutte le mie sfuriate, per le tue teorie assurde che mi facevano diventare la giornata meno dura, per avermi amata quando non mi amavo nemmeno io e per aver amato anche la parte peggiore di me, per avermi fatto sentire completamente donna, amata, coccolata, sicura, protetta, per avermi donato il tuo amore e fatto scoprire quanto si può amare profondamente, per avermi fatto diventare tua moglie, per non esserti arreso, per avermi fatto diventare madre. Grazie Rick, perché senza di te, oggi non sarei qui e non sarei quella che sono. 
- Era stata una giornata decisamente carica di emozioni Beckett anche senza tutto questo. - Le disse Castle cercando di nascondere la sua commozione dietro l’ironia.
- Volevo essere sicura che fossi decisamente emozionato Castle! - Kate capì l’atteggiamento di suo marito e stette al gioco.
- Quindi mi hai detto tutte queste cose solo per portarmi al limite, non perché le pensi, giusto?
- Esattamente Castle.
- Bene, perché così non sarò obbligato a risponderti. Però… ho una cosa per te… - E così dicendo tirò fuori dalla tasca dei pantaloni quella scatolina che teneva lì da quando erano usciti di casa e gliela diede.
- Rick, sai che io non ci tengo a queste cose… - provò lei a protestare.
- Io sì, e poi avrà un senso. - Replicò sicuro lui.
Kate la aprì, scoprendo il più classico dei regali costosi per quell’occasione, un anello con tre diamanti.
- È bellissimo Castle, ma non dovevi.
- Certo che dovevo! - Disse riprendendo la scatolina e sfilando l’anello, prendendo poi la mano destra di lei e facendolo scivolare lentamente - Vedi, anche questo sarà un simbolo Kate, perché la fede è il simbolo del nostro amore, ma tu ne hai altri di oggetti che sono importanti per te, che hanno un significato profondo. Perché tu sei speciale, Katherine Beckett e sono io che devo ringraziarti, perché con tutte le persone che ci sono al mondo, tu hai deciso di mostrarti per quella splendida persona che sei proprio a me. Questo anello sarà per ricordarti sempre della vita che hai creato.
Kate non resistette di più. A quelle parole scoppiò finalmente, dopo ore, in un pianto liberatorio, facendo uscire tutte quelle emozioni che dalla mattina quando si era svegliata l’avevano invasa, come se inconsciamente sapesse che per arrivare quella sera lì ad essere madre, avesse dovuto ripercorrere  quelle emozioni contrastanti, dove gioia e dolore si mescolavano insieme alla nostalgia e al rimpianto. Si fece accogliere dalla braccia di Castle bisognosa di conforto e lui la tenne lì a farla sfogare sulla stessa spalla sulla quale aveva fatto addormentare poco prima la loro piccola, accarezzandole la schiena nello stesso modo. Kate sarebbe rientrata presto nel suo ruolo di madre, ma in quel momento aveva solo bisogno delle braccia del suo uomo che la proteggevano dal mondo, come sua figlia aveva avuto bisogno delle sue. Lo baciò poi con dolcezza e lui ricambiò quel bacio con altrettanto affetto, cancellando infine dal suo volto, quelle lacrime che ancora lo solcavano.
- E’ stato veramente il giorno più bello della tua vita Kate? 
- Sì, lo è stato. - Sentì come se un cerchio durato anni si fosse chiuso quella sera. Mentre Castle si era alzato richiamato dai lamenti di Lily, Kate si sentì avvolta da una strana sensazione di benessere e di calore. Non lo disse a nessuno, ma dentro di sa sapeva che quello era un abbraccio che veniva da molto lontano, un abbraccio che le mancava da 18 anni ma che quella sera era lì con lei per avvolgere quella ragazza diventata donna e madre.
- Castle? - Lo chiamò appena vide che Lily si era addormenta di nuovo.
- Uhm? 
- Avrei veramente tanta fame e tanta voglia di cheeseburger!

 



Qualcuno aspettava questo capitolo dall'inizio di Always Again. Spero che sia stato all'altezza delle vostre aspettative e che anche il titolo di questa FF ora sia chiaro :)  Forse sono andata decisamente OOC, però a questo punto, pensare a come possano rapportarsi Rick e Kate ad una situazione del genere mi veniva veramente difficile, ho cercato di essere il più coerente possibile con la mia idea di Caskett e quelli che avevo raccontato dall'inizio.

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Castle / Vai alla pagina dell'autore: nikita82roma