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Autore: 18Ginny18    04/09/2016    4 recensioni
Molti segreti le sono stati celati... Loro dicono "per il bene comune"... Ma a quale prezzo?
Piccolo assaggio:
Albus sapeva di dover fare in fretta. Non sarebbe stato facile far allontanare la bambina dai Potter, prima dell'arrivo dei mangiamorte. Voldemort li avrebbe trovati.
Genere: Malinconico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred Weasley, George Weasley, Nuovo personaggio, Sirius Black, Sorpresa | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, James/Lily, Sirius/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '~The Black Chronicles~'
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"La paura può farti prigioniero. La speranza può renderti libero".

Capitolo 27 - FOLLI SPERANZE
La sua corsa la portò fino alle rive del Lago Nero dove si accasciò sul prato riprendendo fiato. 
- Ma che cavolo ti prende? - si rimproverò dandosi della stupida. - Non puoi farti sottomettere dalla paura. Sei una Black! - si ripeteva. 
Ma al momento non era in grado di provare altre emozioni oltre a quella. 
Rimase a guardare la superficie dell'acqua per qualche minuto, cercando di attenuare il suo respiro irregolare e svuotare la mente, e ogni tanto vedeva uno dei tentacoli della piovra gigante che balzava fuori schizzando acqua da tutte le parti.
Accovacciata con le gambe al petto, Ginevra si ritrovò a pensare a quello strano sogno che aveva fatto quando si trovava nelle profondità del Lago. Quella voce era un ricordo indelebile nella sua mente, ciononostante non ne era spaventata. Sin dal primo istante in cui lo aveva sognato, Ginevra non aveva smesso di trovarsi in quel cimitero buio neanche una volta e questo la incuriosiva. Nelle volte successive sembrava che quella voce volesse dirle qualcosa... 
Un rumore alle sue spalle la fece sussultare. Si voltò e vide un gruppetto di ragazzini del primo anno che risalivano il castello dopo essersi lasciati alle spalle la capanna del guardiacaccia. 
A quel punto l'idea di far visita ad Hagrid riuscì a rincuorarla. Oltre che un piacere era anche una buona occasione per non rimanere da sola. Mentre s'incamminava verso la capanna pensò a quanto tempo fosse passato dall'ultima volta che era andata a trovare Hagrid insieme a Harry.
Sembravano secoli! Le avrebbe fatto bene passare del tempo in sua compagnia. 
Stava per bussare alla porta della capanna quando quella si aprì e il mezzogigante uscì armato di balestra. - Oh, ciao, Ginevra. Scusa ma adesso non ho tempo. Il professor Silente ha bisogno di me - la salutò frettolosamente. - Tu 'spetta che ora torno, va bene? 
Thor, il suo cane, scodinzolò festante quando vide la ragazza ma dovette rinunciare a salutarla, perché Hagrid partì di corsa e lui dovette seguirlo.
Non le era rimasto altro che sedersi sugli scalini della capanna e aspettare il loro ritorno. 
Dopo un po', nel silenzio che la circondava, sentì dei rumori sinistri provenire dalla Foresta. 
Si rimise in piedi, sguainò la bacchetta e si inoltrò nel buio della vegetazione, stanca di farsi assorbire dalla paura. 
Grazie alla luce che emanava la sua bacchetta poteva guardarsi intorno e seguire quei suoni sinistri fino alla fonte di quei gemiti di dolore e sussurri senza senso.
- Chi va là? - gridò alla figura che le dava le spalle. Era pronta a colpire, se fosse stato necessario, ma quando l'uomo si voltò Ginevra rimase senza  fiato. - Signor Crouch? 
Sembrava che fosse in viaggio da giorni. Aveva la veste strappata e insanguinata all'altezza delle ginocchia, il volto coperto di graffi. 
- Aiutami! - Aveva gli occhi fuori dalle orbite. - Lui è qui. Mi sta cercando. 
L'odio che Ginevra provava nei confronti di Crouch, per quello che aveva fatto a lei e suo padre, sembrava momentaneamente svanito. Guardandolo provò pena per lui. Voleva aiutarlo ma non sapeva come, si sentiva incapace di trovare una soluzione davanti a quell'espressione disperata. 
Si chinò su di lui. - Chi la sta cercando? 
La bacchetta di Ginevra cadde per terra quando il signor Crouch le afferrò il braccio, con forza nonostante sembrasse così debole. La guardava con occhi sgranati. - Ho fatto... una cosa... stupida... - sussurrò, trattenendola per la manica. - Devo... vedere... Silente... Siamo... tutti in pericolo. 
All'improvviso Ginevra sentì un rumore alle sue spalle e vide Crouch spalancare gli occhi. - Scappa! 
Ma era troppo tardi. 
- Eccoti qua, ragazzina. Che fortuna averti trovata qui tutta sola. 
Ginevra si voltò di scatto incontrando il sorriso trionfante di Moody. 
- Stupeficium! - ringhiò quest'ultimo, dopodiché Ginevra vide nient'altro che buio. 
Dopo averla schiantata, Moody raccolse la sua bacchetta e la puntò contro il signor Crouch con folle sorriso obliquo sul volto. 
- Non sei stanco di scappare, vecchio? - disse, avanzando lentamente. 
Crouch inciampò e cadde all'indietro. - Ti prego - sussurrò. - Ti prego... Sono tuo padre.
Ma le suppliche non servirono a niente. L'anatema che uccide lo colpì in pieno e Crouch smise di muoversi.
- Io non ho un padre - sibilò Moody al cadavere.
Dopodiché spostò la sua attenzione verso la ragazza priva di sensi ai suoi piedi, come a valutarla, e la trasfigurò in un sasso. Lo raccolse e lo esaminò da vicino. - Un fastidioso sassolino nella scarpa - rise mettendolo in tasca. 
Poi incominciò la sua recita. 
Prese tra le braccia il cadavere del signor Crouch e ripercorse i suoi passi fino a raggiungere Silente. 
- L'ho trovato! - tuonò. - Non sono arrivato in tempo.
Silente lo guardò un attimo, sorpreso, prima di accorrere in suo aiuto. Insieme, deposero il cadavere sul terreno umido senza dire una sola parola. 
Quando Moody gli mostrò la bacchetta di Ginevra, la esaminò, sconcertato. 
- Di Black non c'è traccia - disse Moody con tono greve. - È scappata dopo aver commesso l'omicidio, non c'è altra spiegazione. 
- Non può essere - sussurrava Silente continuando a guardare la bacchetta. 
Estrasse la sua bacchetta e puntò la sua estremità contro l'altra.  
- Prior Incantatio! - disse. 
Dal punto in cui le due bacchette si toccarono uscì una pallida ombra del signor Crouch, che sparì subito dopo. 
- C'era d'aspettarselo - ringhiò Moody. - È un'assassina, proprio come suo padre. 
Silente era senza parole. Nella sua mente vorticavano spiegazioni alle quali non riusciva a dare un senso. 
- Perché avrebbe dovuto ucciderlo? - chiese più a sé stesso che al mago che gli stava accanto. 
- Sappiamo tutti che Crouch spedì Sirius Black ad Azkaban senza processo, tredici anni fa - disse Moody. - Ha agito per vendetta personale, questo è ovvio. 
A quel puntò Silente sembrò ridestarsi dai suoi pensieri. I suoi occhi sembravano voler incenerire il professor Moody.  - No - protestò con voce ferma, - Mi rifiuto di credere che Ginevra Black abbia agito in questo modo, lei non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Non dev'essere lontana, invieremo delle squadre di ricerca.

La notizia che Ginevra Black fosse sparita, e che la sua bacchetta ritrovata accanto al cadavere del signor Crouch, era trapelata indisturbata tra le mura del castello. Per molti fu un duro colpo. 
Quando Harry ne venne informato era rimasto immobile per qualche istante prima di correre verso l'ufficio del professor Moody. 
Come Silente, non riusciva a credere che sua sorella avesse ucciso qualcuno. 
- Ha usato la mappa? - chiese Harry con voce tremante quando si trovò davanti al claudicante. - Il vero colpevole doveva essere lì intorno... Non può essere stata lei! 
- Potter, - iniziò Moody, - vorrei tanto dirti quello che vuoi sentire ma... sulla mappa non c'era nessuno. So che è dura da superare, devi sapere che la vendetta è una tentazione troppo forte per chiunque. 
- Ma non può essere. - Harry guardò il professore, sperando che lo rassicurasse. Che gli dicesse qualcosa del tipo "Hai ragione, Potter. Stavo scherzando!", ma non fu così. Moody scosse la testa mostrandosi dispiaciuto. 
- Mentre scappava dev'esserle caduta - disse mostrandogli la bacchetta della sorella. 
Harry avvertì i suoi occhi bruciare e riempirsi di lacrime. Sbatté le palpebre se le massaggiò con le dita, sospirando forte. 
- Lei non è un'assassina. Lo so - ripeteva Harry, la fronte tra le mani e gli occhi rivolti al pavimento. 
Approfittando del fatto che non fosse visto, Moody gli rivolse un ghigno pensando a quanto fossero stupidi e ingenui i ragazzini. 

Fuori dalle mura di Hogwarts, invece, Silente si trovava dinanzi a un uomo furioso e con un gran dolore dentro. 
Le paure di Sirius si erano purtroppo avverate. 
Sembrava che il tempo avesse deciso di invertire la rotta e ripetere tutto dall'inizio. Erano ricominciate le sparizioni e gli omicidi... e la sua bambina ne era coinvolta. 
- AVEVI DETTO CHE SAREBBE STATA AL SICURO! - era fuori di sé dalla rabbia. 
- Ti prego, Sirius - disse Silente con voce calma e rassicurante. - La troveremo, ma tu devi calmarti. 
- CALMARMI? - ringhiò. - COME PUOI DIRMI DI CALMARMI? È MIA FIGLIA, MIA FIGLIA, QUELLA CHE È SCOMPARSA! NON POSSO CALMARMI! 
Silente lo guardava e per la prima volta sembrava incapace di formulare una sola frase che potesse dare conforto a chi gli stava davanti. Lasciò che Sirius sfogasse la sua rabbia, il suo dolore, ascoltando l'eco delle sue urla all'interno di quella caverna. Quando gli aveva chiesto di raggiungerlo, non immaginava che sarebbe stato talmente difficile. 
Per sua fortuna non era da solo.
- PERCHÉ? PERCHÉ È SUCCESSO?
- Perché io non ero con lei. Non la stavo proteggendo come dovevo. 
La rabbia di Sirius si placò non appena udì quella voce e per un attimo il suo cuore sembrò cedere. 
Si voltò verso l'ingresso della caverna e ciò che vide lo lasciò quasi senza fiato. - Non può essere. 
Alle spalle di Silente c'era un uomo. Alto, bello e con sorriso mortificato stampato sul volto. - Ne è passato di tempo, Sir.

Quando riprese i sensi, Ginevra era disorientata. Non sapeva dove si trovava; attorno a lei regnava il buio e solo uno spiraglio di luce era riuscito a penetrare all'interno di quel luogo angusto. 
Aveva i crampi allo stomaco per la fame e la testa annebbiata, affollata di sogni e incubi. Rannicchiata com'era, si chiedeva se avesse avuto la forza di distendere le gambe senza sentirle pulsare. 
Nella quiete sentiva un secondo respiro che le fece raggelare il sangue. 
- Sei sveglia? 
Quando sentì quella voce si raddrizzò di scatto e fece per allontanarsi da lui, ma andò a sbattere contro una parete venendo assalita dai dolori. 
Moody, o meglio dire l'impostore, le rivolse un sorriso sadico. Alzò una mano in segno di resa mentre con l'altra le porgeva una scodella con del cibo striminzito. 
Ginevra si rannicchiò con le ginocchia al petto e le spalle contro la parete della minuscola cella. Sentiva degli spasmi su e giù per la schiena. Le tremavano le mani, e batteva piano i denti, ma cercò di non dare a vedere il suo stato al suo carceriere. 
Lo guardò in cagnesco e lui sospirò, affranto.
- Ho capito. Ti ho messa fuori gioco, ti ho rapita contro la tua volontà... non vedi che sto cercando di scusarmi?
Non ottenne alcuna risposta ma una voce interpretò alla perfezione i pensieri della ragazza, che si sentiva un po' più tranquilla sapendo di non essere l'unica prigioniera di quel pazzo. 
- Va a farti fottere da un troll, schifoso Mangiamorte. 
Il vero Alastor Moody era lì, magro e deperito. Sembrava uscito da qualche racconto dell'orrore. L'orbita che avrebbe dovuto accogliere l'occhio magico era vuota, la gamba di legno era assente come alcuni ciuffi di capelli grigi. Era seduto a pochi metri di distanza da lei e sembrava che parlare gli costasse un certo sforzo.
L'impostore si voltò verso il vero Alastor Moody e ridacchiò. - Nonostante tu sia privo di forze continui ad essere il solito bruto. Non hai visto che alla nostra festa è presente anche questa giovane fanciulla? - e nel dirlo sfiorò la guancia di Ginevra. 
Disgustata cercò di mordergli quel dito che aveva osato toccarla, ma l'uomo riuscì ad intendere appena in tempo le sue intenzioni e ritrasse la mano. 
- Come siamo permalose, dolcezza. - Diede un calcio alla scodella avvicinandola alla ragazza dopodiché uscì da quella cella, ridendo.
Nei giorni seguenti continuò a stuzzicarla, ma non ottenendo alcun cambiamento smise di farlo. 
Poi, una sera, mentre tagliava qualche ciocca di capelli ad uno stordito Alastor Moody per la pozione Polisucco, il mangiamorte le parlò con il suo solito tono di scherno. - Sai una cosa, ragazzina? Da quando sei sparita i tuoi amichetti sembrano dei fantasmi - disse. - Diggory è uno straccio, povero ragazzo... Per non parlare di Potter! Ah, avresti dovuto vederlo. Lui e Silente continuano a ripetere che tu non hai ucciso Crouch. Ma lo sanno tutti che la tua bacchetta è stata trovata accanto al suo cadavere... 
Ginevra strinse i pugni fino a conficcare le sue unghie nei palmi delle mani e farli sanguinare, ma non aveva intenzione di reagire. 
Aveva sospettato che il mangiamorte si fosse costruito un alibi di ferro, facendo credere agli altri che lei era un'assassina, ma non immaginava che sentirglielo dire l'avrebbe fatta arrabbiare talmente tanto da volerlo annientare con ogni fibra del suo corpo. 
Per un folle istante credette di sentire quella voce, terribilmente simile alla sua, incitarla a farlo a pezzi. Ciononostante la mise a tacere, chiedendosi quale fosse il piano di quell'uomo.
- Ops, tu non lo sapevi, vero? Be', alla fine lo avresti scoperto da sola che il Ministero ti sta cercando per sottoporti ad un interrogatorio. I tuoi amichetti hanno convinto le loro famiglie a cercarti, perché anche loro credono che tu sia innocente. Per non parlare di quel traditore di Piton - rise. - Oh, sì. Lui ha un vero debole per te, ragazzina. 
Continuò a ciarlare divertito mentre Ginevra continuava ad ascoltarlo in silenzio. - Non pensavo fosse così difficile portarti a una conversazione, dolcezza. Eppure sembri un tipo socievole come il nostro caro Potter. Chissà... magari riuscirai a rivederlo, dopo che il mio Signore avrà finito con lui. Un ultimo addio al suo gelido cadavere... - aggiunse con voce lenta e divertita.
Con uno scattò d'ira, Ginevra si mise in piedi e lo fronteggiò. - Lascia stare mio fratello. 
- Finalmente hai reagito - esultò il Mangiamorte. - Ti insegno un piccolo trucchetto, Black: mai mostrare i tuoi punti deboli al nemico. 
Ginevra cercò di assalirlo ma con un veloce movimento del polso il falso Moody sfoderò la bacchetta, dalla quale uscirono delle catene che la legarono al muro di pietra. 
- Buona notte, tesorino. 
I giorni di prigionia la stavano rendendo sempre più debole e la sua mente iniziava a giocarle brutti scherzi. 
Una volta o due credette che suo padre fosse venuto a salvarla ma quando le si avvicinava si dissolveva in una nuvola di fumo, oppure scoppiava a ridere. 
- Nessuno verrà a salvarti - le diceva con tono crudele. 
E in momenti come quelli Ginevra si ritrovava a coprirsi le orecchie, nel tentativo disperato di non ascoltare. 
- Non è reale. Non è reale - si ripeteva. 
Nelle rare volte che Alastor Moody era cosciente la guardava, provando una gran pena per lei. 
'È solo una ragazzina', pensava. 
Vedeva che il suo sonno diventava sempre più agitato man mano che i giorni passavano e non sapeva cosa fare per darle un minimo aiuto. Dopotutto glielo doveva, lei era sempre gentile con lui, nonostante non si conoscessero. 
Quando quel pazzo di un Mangiamorte le portava da mangiare, Ginevra condivideva quel cibo striminzito con lui incoraggiandolo a resistere. 
Alastor voleva aiutarla, ma non sapeva come. 
Una notte il sonno di Ginevra divenne agitato, come sempre ormai, e venne invasa dagli incubi. 
Un lupo avanzava verso di lei con movimenti lenti e deliberati. Aveva il manto bianco e peli delle guance erano allungati e formavano dei ciuffi. Annusò l'aria e rimase immobile, puntando gli occhi, le orecchie e il naso alla sua direzione. 
Ginevra non fuggì... anzi, senza accorgersene, lo imitò e entrambi mantennero una certa distanza l'uno dall'altra. La curiosità del lupo sostituì l'aria feroce che sembrava aver assunto poco prima. Iniziò a scrutare Ginevra come se fosse un immagine riflessa, un illusione. Ginevra era perplessa, allungò la mano per toccarlo facendosi guidare dal suo istinto. 
Quel lupo non era aggressivo, non ne aveva paura. 
Il lupo avanzò verso di lei e prese ad annusarle la mano che le tendeva, poi abbassò il capo e lasciò che lei lo toccasse, ma non appena lo sfiorò le dita di Ginevra emisero uno strano bagliore che si espanse per tutto il suo corpo. Fu un attimo, il lupo si prostrò ai suoi piedi, e con un solo balzo le passò attraverso, come un fantasma. Ma anziché un freddo agghiacciante, sentì un calore rassicurante invaderla come un abbraccio. 
- Manca poco, bambina. Manca poco - cantilenò la solita voce derisoria che invadeva i suoi sogni, e il suo tono parve ancora più impaziente. 
Ginevra si svegliò di soprassalto, senza fiato, spalancando gli occhi. Si guardò intorno, circondata come sempre dall'oscurità e dalle pareti che sembravano stringersi con il passare del tempo. Riprese fiato per calmarsi, ma scattò di nuovo al suono della voce di Alastor Moody. 
- Che diamine ti è successo? 
Agli occhi di Ginevra sembrava sbalordito quanto speranzoso. 
Sembrava non avere voce. Si guardò intorno, abbassò lo sguardo e scattò in piedi quando vide dei graffi di artigli sul pavimento, arretrò di un passò e sentì il tintinnio delle catene distrutte ai suoi piedi. 
Cos'era successo? 
Riportò la sua attenzione su Moody, confusa. 
Come se le avesse letto nel pensiero, l'uomo le rispose. - Ti sei trasformata in un lupo! 





ANGOLO AUTRICE: 
Ciao a tutti! Vi ringrazio tantissimo per essere arrivati fin qui. Mi seguite in tantissimi e ne sono super felice.
Al prossimo capitolo
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