Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: ___Darkrose___    04/09/2016    1 recensioni
SEGUITO DI "LEI VIVE"
Dopo la distruzione della Sfera dei Quattro spiriti Samantha è riuscita a sopravvivere e può finalmente vivere la sua vita con Inuyasha come aveva sempre desiderato. Ma qualcuno nell'ombra continua a tramare alle loro spalle, riusciranno ad affrontare queste nuove avversità?
Eccomi di nuovo con questa nuova FF, spero che anche questa vi possa piacere :)
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Solo uno spirito'
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Ero molto confusa. Mi faceva malissimo la testa.
Ma dove mi trovavo? Perché non ero a casa mia? Mi guardai intorno e come un in film mi passarono varie scene davanti agli occhi.
Epoca Sengoku, demoni che mi cercavano, genitori spariti. Sfera dei Quattro spiriti.
Mi presi la testa tra le mani e cominciai a sentire un dolore atroce. Stavo ricordando troppe cose in un unico momento, la mia testa era come stretta in una morsa.
Cominciai a guardarmi intorno per cercare di capire cosa fosse successo fino a quel momento. Sapevo perfettamente di trovarmi nel periodo Sengoku, ma non avevo idea di come diavolo ci fossi arrivata e soprattutto con chi. Intorno a me sembrava che la terra fosse bruciata, come se ci fosse stato un violento scontro…forse…Naraku?!
Sentii un brividi di paura scendermi lunga la schiena e cominciai a tremare. Poi ricordai di nuovo.
Non poteva essere, Naraku era morto, anche se non mi ricordavo come. Era colpa sua se mi trovavo in quel luogo.
Forse lo avevo sconfitto e a causa dello scontro non mi ricordavo più nulla, anche se mi sembrava parecchio improbabile. Se lo avevo sconfitto qualcuno doveva avermi aiutata, ma chi?
Mi alzai in piedi, l’unica cosa che illuminava quel bosco erano la luce della luna e delle stelle. Ero davvero frustrata, perché oltre a tutto quello che a quanto pare mi era già capitato dovevo perdere anche la memoria?
Rimasi immobile e continuai a guardarmi intorno, fino a quando il freddo non cominciò a gelarmi le ossa, dovevo assolutamente trovare un posto dove ripararmi o non sarei sopravvissuta alla notte. Mi sentivo molto debole e solo a quel punto guardai il mio corpo. Avevo lividi e ferite su quasi tutto il corpo. Non avevo alcuno dubbio, doveva esserci stato uno scontro in quel luogo.
Cominciai a temere che il demone con cui avevo combattuto potesse ancora trovarsi nei paraggi e sobbalzai. Senza neanche rendermene conto mi ero già messa in cammino, anche se non sapevo esattamente dove mi sarei potuta dirigere. Mi muovevo a rilento e cercavo disperatamente un indizio o qualcosa che potesse portarmi a ricordare il mio passato.
Ero davvero in pensiero per la mia sorte e terrorizzata all’idea di perdermi.
Fortunatamente le mie forze stavano tornando e la debolezza stava via, via svanendo.
Accelerai il passo, non era sicuro per me rimanere nel bosco da sola; ricordavo che c’erano parecchi demoni malvagi che potevano attaccarmi e uccidermi.
Sapevo parecchie cose del mio passato, ma altrettante mi erano oscure.
Ora, però, la cosa davvero importante era trovare un luogo sicuro dove ripararmi e poi avrei pensato a tutto il resto.
Camminai per parecchie ore, ma il sole sembrava non voler ancora sorgere.
Stavo ormai per perdere le speranze, quando davanti a me delle luci riaccesero la speranza nel mio cuore. Era un piccolo villaggio, probabilmente di pescatori dato che era situato vicino ad un lago.
Tutti dormivano e quindi non c’era nessuno che potessi fermare per chiedere aiuto e fui costretta ad entrare in una capanna. Dentro c’erano due giovani donne, forse sorelle, che dormivano placidamente.
Mi dispiaceva svegliarle, ma era necessario.
Mi avvicinai alla ragazza più vicina e cercai di svegliarla nel modo più dolce possibile. – Scusa…mi sono persa…avete per caso un posto dove farmi stare? -.
La vidi aprire lentamente gli occhi, che erano ancora lucidi per il sonno.
Non appena mi vide sgranò gli occhi e indietreggiò spaventata.
- No, ti prego! – la implorai. – Non voglio farti del male, ho solo bisogno di un posto dove passare la notte! -.
La giovane svegliò immediatamente quella che mi sembrava sua sorella. – Yumi, svegliati! – gridò.
Anche lei ebbe la stessa reazione della prima ragazza. Cominciavo ad essere parecchio innervosita dal loro comportamento, dopotutto ero solo una ragazza sperduta che chiedeva aiuto, quale problema potevo creare?
Le sentii bisbigliare riguardo ad un monaco appena arrivato e ad presagio di sventura. Mentre parlavano continuavano a tenere gli occhi puntanti su di me.
Non penseranno che io centri qualcosa con questa storia?! Pensai innervosita. Ma che cosa assurda! Ero un’umana santo cielo, sarò anche stata vestita in modo strano, ma nel mio aspetto non c’era altro che potesse fargli pensare una cosa simile.
Le due corsero fuori lasciandomi lì dentro. Non sapevo neanche io se fosse il caso di seguirle, oppure se rimanere lì a godermi il calore del fuoco.
La risposta ai miei dubbi non tardò ad arrivare. In pochi minuti mi ritrovai accerchiata da parecchi uomini del villaggio che mi afferrano in modo sgarbato e mi legarono.
- E questa sarebbe la vostra ospitalità? – gridavo furiosa. – Siete dei barbari! Dannazione lasciatemi subito andare! -.
- Ehi quanto chiasso! – sbraitò uno degli uomini. – Dobbiamo portarti dal monaco per sapere se sei un pericolo o no! -.
Venni trascinata fino a una grande casa padronale, probabilmente di proprietà del capo del villaggio. Uno degli uomini si mise a parlare con le guardie, che dopo avermi osservata per qualche secondo, corsero subito dentro.
- Allora?! – sbuffai. – Dov’è questo monaco? Devo aspettare ancora molto?! –
Quello che sembrava essere il capo della combricola si voltò verso di me adirato. – Taci, dannata! -, stava per colpirmi, quando la sua mano fu bloccata da quella di un altro ragazzo.
- Vi sembra questo il modo di trattare una fanciulla? – disse.
Da come era vestita e dal modo in cui era trattato, capii che doveva trattarsi del monaco di cui avevano parlato poco prima.
Anche il signore di quella reggia era arrivato e mi scrutava con aria impaurita. – Venerabile monaco, ma se si trattasse di un demone? -.
In quel momento i suoi occhi si posarono su di me; ero sicura di averlo già visto da qualche parte. Che somigliasse a qualcuno del mio mondo? No, non era sicuramente possibile.
Si voltò verso il capo villaggio. – Credo che dovrei conferire in privato con questa probabile entità maligna, così da tenere tutti al sicuro e in caso fosse un pericolo. In quel caso, sarò io stesso ad esorcizzarla -.
Non ero molto felice all’idea di essere lasciata da sola con lui, ma dato che mi sembrava di conoscerlo era sempre meglio che rimanere con quegli incivili che mi avevano legata come un salame.
Fui scortata dalle guardie fino ad una stanza al limitare della casa, e vi fui lanciata dentro in malo modo.
Il capo villaggio si voltò verso il ragazzo. – Monaco Miroku, siete davvero convinto di non avere bisogno di aiuto? –
Il ragazzo annuì. – Non dovete temere, sarò in grado di fronteggiare il pericolo -.
Il monaco, che a quanto pare si chiamava Miroku, mi slegò e cominciò a guardarmi, fino a quando non posizionò un fuda sulla mia fronte.
- Ehi! – esclamai – Ma che diavolo stai combinando? –
Il monaco mi guardò per qualche altro secondo e poi levò il foglio di carta dalla mia fronte. – Al contatto con il fuda avreste dovuto contorcervi a causa del dolore, questo può solo significare che non siete un demone malvagio -.
Cominciai a sbuffare. – Sai che novità! È da quando sono arrivata che cerco di spiegarlo! -.
Il monaco mi liberò dalle corde e subito dopo cominciò ad essere molto cortese nei miei confronti.
- I vostri abiti mi sono in qualche modo familiare, ci siamo già conosciuti graziosa fanciulla? – mi domandò, guardandomi con occhi lascivi.
Io mi allontani un pochino, continuano a sorseggiare il thè che mi aveva gentilmente offerto. – Volevo chiedervi la stessa cosa – mormorai, ero sicura di averlo già visto da qualche parte.
Lui mi prese improvvisamente le mani. – Oh, allora anche voi provate il mio stesso sentimento – esclamò. – Non appena vi ho guardata ho capito che c’era qualcosa di speciale in voi! Graziosa fanciulla, vorreste concedermi l’onore di un figlio? – e subito dopo aver pronunciato quelle parole cominciò a palparmi il sedere.
Fu in quel momento che gli tirai un ceffono e poi in pochi secondi ricordai tutto.
- Miroku! – gridai e gli buttai le braccia al collo. – Sei proprio tu! Oddio sono troppo felice di rivederti! -.
Ora ricordavo tutto, lo avevo incontrato nella mia epoca, era il monaco depravato! Eppure mi sembrava di non ricordarmi tutto quello che dovevo su di lui, era come se una parte di tutto quello che avevamo vissuto insieme si fosse cancellato. Ma ora non mi importava, avevo finalmente ritrovato qualcuno che conoscevo.
Lui rimase per qualche secondo a fissarmi, poi sembrò improvvisamente ricordarsi e sorrise felice. – Samantha-chan siete proprio voi! – esclamò felice. – Ma un momento…come ci siamo conosciuti? Io so di conoscervi, ma c’è qualcosa che mi sfugge -.
Sorrisi gioiosa. – Ora non importa, piano piano ricorderemo ogni cosa. La cosa importante è aver finalmente ritrovato qualcuno che conosco. Anche tu ti sei svegliato nel bosco sena sapere come ci sei arrivato? -.
Lui annuì. – Sì, mi sono svegliato nel folte del uno bosco insieme ad Inuyasha, ma non ho idea di dove sia finita Sango -.
Io rimasi perplessa. – Inuyasha? – chiesi confusa, quei due nomi non facevano venire in mente proprio nulla.
- Come? Non vi ricordate di loro due? Sono miei compagni di viaggio e sono sicura che li abbiate conosciuti – disse.
Io scossi la testa. – Non credo, questi nomi non mi fanno venire in mente proprio nulla -.
Fummo lasciati tranquilli, le sue ferite erano già state medicate e mi feci portare delle erbe medicinali da potermi mettere sulle ferite alle braccia e al viso.
Dopo essermi medicata, Miroku chiese al signore se potevano portarmi da mangiare in modo da potermi rimettere in forze.
Il capo del villaggio, visibilmente imbarazzato dal malinteso che si era creato mi fece portare molte prelibatezze e io le gustai felice. Ero davvero affamata e stanca ed aver finalmente ritrovato un amico mi faceva sentire molto meglio.
- Questo Inuyasha di cui mi hai parlato – cominciai, mentre continuavo ad ingozzarmi. – Dove si trova ora? – domandai.
Miroku smise di sorseggiare la sua bevanda. – E’ uscito a cercare Naraku, quel ragazzo non si darà mai per vinto -.
Lo scrutai attentamente. – Non vi ricordate? – esclamai. – Naraku è già morto -.
Il monaco sbiancò e subito dopo si guardò la mano. – Il…il vortice… - mormorò. – E’ sparito -.
Ero quasi scioccata, come era possibile che fino a quel momento non si fosse ancora reso conto che la maledizione fosse sparita? Forse convivendoci da tanti anni era un’abitudine avere quel sigillo sulla mano.
Sembrò improvvisamente ricordare tutto. – Sì…è stato Inuyasha ad uccidere Naraku, ora ricordo -.
Di nuovo quel nome non mi suonava familiare e non ricordavo comunque nulla della morte di quel demone malvagio.
Fummo improvvisamente interrotti da dei rumori provenienti da fuori dalla lussuosa villa. Le urla di tutto il villaggio si propagavano per la vallata.
Il signore anziano proprietario della villa si catapultò nella nostra stanza e si mise a gridare disperato. – Monaco, due demoni si stanno affrontando vicino al villaggio! Dovete fermarli prima che lo distruggano! –
Il poveretto aveva il fiatone e sembrava davvero fuori di sé.
Miroku ed io ci alzammo e andammo fuori di corsa e ci ritrovammo davanti due demoni dai capelli grigi che si davano furiosamente battaglia gridandosi i peggiori improperi.
Rimasi sbalordita dalla bellezza e dall’eleganza dei movimenti di uno dei due e immediatamente mi sembrò di aver già visto quel fascinoso demone. Aveva gli occhi freddi come il ghiaccio e un’espressione seria e tranquilla anche durante quel terribile scontro.
Miroku cercò di tirarmi indietro, ma io rimasi immobile a fissarlo. – Chi sono quei due? -  domandai perplessa.
Il monaco mi guardò come se non potesse credere che non li riconoscessi. – Samantha-chan, lui è Inuyasha, il mezzo demone di cui le ho parlato -.
Inuyasha pensai. Quel nome proprio non mi suonava familiare e più lo guardavo più sembrava antipatico. Quell’aria rabbiosa nello scontro e la ferocia con cui attaccava mi faceva quasi paura. Eppure ero quasi sicura che quegli occhi color ambra nascondessero una strana dolcezza. Quando però lo sentii nuovamente imprecare, persi ogni speranza che quel ragazzo potesse avere in sé anche un briciolo di dolcezza.
- E il demone bello chi è? – domandai, anche se subito dopo mi pentii di aver usato quell’appellativo proprio di fronte a lui.
Miroku quasi scoppiò a ridere. – Ehm…lui è Sesshomaru, il fratellastro di Inuyasha -.
Fratellastro? Pensai quasi scioccata. Quei due, tranne per l’aspetto fisico, non si somigliavano per niente. Erano davvero diversi.
Quando lo sguardo del demone si poggiò su di me mi sentii rabbrividire. Sarà stato anche bello, ma il suo sguardo era capace di congelarti l’anima.
Miroku si mise seduto. – Non ci rimane che aspettare, quei due continueranno così per parecchio tempo – disse.
Io lo guardai perplessa. – Ma come? Non dovremmo intervenire in aiuto della gente del villaggio? O almeno del tuo amico -.
Lui per tutta risposta alzò gli occhi al cielo. – Oh ingenua Samantha, voi non li conoscete. Continueranno a battibeccare fino a quando uno dei due non si farà parecchio male e poi Sesshomaru se ne andrà come sempre. I demoni cane sono parecchio testardi -.
Sospirai. – Qualcuno dovrebbe mandare quei due a cuccia -, non appena pronunciai quella frase, il ragazzo di nome Inuyasha cadde a terra, sfracellandosi al suolo. Solo in quel momento sembrò accorgersi della mia presenza e quegli occhi color ambra quasi mi entrarono dentro l’anima. Avevo una strana sensazione vicino a lui e non mi piaceva. C’era qualcosa che mi mandava in tilt, come se il suo sguardo mi leggesse dentro.
Mi voltai per non guardarlo, ma lo sguardo di Miroku era altrettanto strano, dato che mi guardava sbalordito. – Samantha, voi sapete far funzionare il rosario! Dovete per forza essere una sacerdotessa molto potente! - esclamò.
- No, sono sicura di non esserlo -, quella risposta mi era balzata alla mente come un fulmine, eppure nemmeno io sapevo perché. Ero solo sicura di non essere una sacerdotessa, anzi il pensiero delle sacerdotesse quasi mi inquietava, chissà poi perché.
Improvvisamente mi ritrovai Inuyasha alle spalle che sbraitava. – Ehi ragazzina! Ma come diavolo ti permetti di intrometterti, dannata! -.
Cercavo disperatamente di evitare il suo sguardo, nonostante fossi furiosa, e per qualche strano motivo anche lui faceva lo stesso. Cominciai comunque a puntare l’indice contro il suo petto e gli risposi per le rime. – Ehi! Bada a come parli e poi io mica l’ho fatto apposta! Sei davvero rude e maleducato! -.
Quando mi voltai per andarmene mi ritrovai improvvisamente il viso di Sesshomaru incollato al mio. – Hai detto di chiamarti, Samantha? – domandò.
Io rimasi pietrificata, era davvero ancora più bello visto da vicino. – Ehm…sì – mormorai.
Continuò a fissarmi per parecchi minuti, fino a quando non si voltò verso Inuyasha. – Credo che mi unirò a voi nel vostro viaggio -.
Mi sentii lusingata perché aveva preso quella decisione subito dopo avermi guardata e arrossii. Miroku se ne accorso e si trattenne nuovamente dal ridere.
- COSA?! – sbraitò Inuyasha. – Non ci pensare neanche dannato bastardo! Non posso sopportare la tua vicinanza! – gridai.
Sesshomaru lo fulminò. – La mia non era una richiesta, cuccioletto -.
Stavano per rimettersi a litigare, ma Miroku si mise di mezzo. – Allora fatemi capire, anche voi non vi ricordate molto di quello che è successo? – domandò.
I due scossero la testa.
- Bene – continuò. – E immagino che nessuno dei due si ricordi di Samantha-chan – e mi indicò. I due scossero nuovamente la testa. – Allora mi sembra chiaro che è capitata la stessa cosa a tutti noi -.
- Cosa? – domandammo tutti quanti in coro.
- Non ne ho idea – rispose.
Inuyasha gli si avventò addosso. – Dannato bonzo ma è possibile che tu non sappia mai darci una risposta sensata?! -.
Sesshomaru si avvicinò a me. – Mi sembri la più normale di tutti loro, anche se dall’odore mi sembri altro che un’inutile essere umano -.
Lo guardai con disprezzo. – No, non sono umana! -, di nuovo la risposta era uscita dalla mia bocca con una sicurezza che non credevo fosse possibile, ma ero quasi tranquilla. Stavo escludendo sempre più possibilità sulla mia natura, ora rimaneva da capire se ero un demone, un mezzo demone o chissà che altro.
Mi guardò di nuovo e il suo sguardo gelido si incrinò per un istante in un’espressione di stupore. – E allora cosa sei? –
Magari lo sapessi pensai, abbassando lo sguardo e cominciando a fissare le mie scarpe da ginnastica logore. Chissà da quanto tempo le avevo. Sembravano vecchissime, chissà da quanto tempo mi trovavo in quel posto.
Dopo che Inuyasha e Miroku smisero di litigare feci la mia proposta. – Sentite, che ne dite di tornare nel luogo dove mi sono svegliata? In quel luogo sembrava essersi svolta una battaglia e magari troveremo qualche risposta -.
Sembrarono tutti d’accordo e ci incamminammo. Sesshomaru stava davanti a noi, mentre io chiudevo la fila.
Non riuscivo proprio a mandare giù il comportamento di Inuyasha, era davvero troppo burbero, anche se sicuramente suo fratello non era molto diverso.
Continuavo a guardarmi intorno stringendomi le braccia intorno al petto. Ero sempre più preoccupata eppure rilassata. Mentre continuavo a passarmi le mani sulle braccia sentii qualcosa sulla mia spalla.
Mi fermai dietro ad un albero per potermi spogliare e guardai. Proprio lì vidi una piccola sfera di cristallo rosa incastonata nella mia spalla e fu proprio in quel momento che ebbi un tremendo flashback di tutto.
Mi accasciai a terra e cominciai a gridare per il dolore. Ero la Sfera, ero la Sfera. Uno spirito che rischiava di rimanere imprigionato lì dentro. Provai un profondo terrore, ma allo stesso tempo un grande sollievo. Ora sapevo chi ero, anche se sapevo che il mio destino era orribile.
Di nuovo mi sembrò che il mio cervello stesse per esplodere.
Vidi le figure sfocate dei miei compagni avvicinarsi, attirati dalle mie urla.
Fui costretta a chiudere gli occhi e caddi in un sonno profondo.
 
Quando mi svegliai ero nella radura dove ero rinvenuta poche ore prima. I miei tre compagni avevano acceso un fuoco e io ero lì vicina. Coperta dalla veste rossa di Inuyasha. Quell’odore mi era davvero familiare e quasi mi beai di quella sensazione.
Quando si accorsero che mi ero svegliata cominciarono con le domande. – Ti sei ricordato qualcosa? – domandò Miroku.
Non sapevo se potergli rivelare il mio segreto, così decisi di omettere tutto almeno per qualche tempo. – No…solo un forte dolore. Forse è dovuto da qualche colpo che ho ricevuto in precedenza -.
Inuyasha si voltò verso il monaco. – Forse dovremmo portarla dalla divina Kaede, magari Sango si trova lì – disse il mezzo demone.
Miroku rimase per qualche istante a riflette, ma poi scosse il capo. – Sango sarà sicuramente in grado di trovarci grazie al fiuto di Kirara, ma se perdiamo la traccia che tu e Sesshomaru avete fiutato non avremo modo di ritrovare chi ci ha fatto questo. E poi magari, dato che Naraku è ormai morto, è tornata al suo villaggio a pregare sulla tomba dei suoi cari – rispose.
Inuyasha sembrò convinto dalla sua risposta e poi si voltò verso di me. – Te la senti di riprendere il cammino? O sei ancora troppo debole? -.
- No, va tutto bene, posso continuare -, quando i nostri sguardi si incontravano io mi sentivo sempre a disagio e quindi mi voltai dall’altra parte. Non riuscivo a sostenere quei bellissimi occhi.
Ma a cosa diavolo pensavo? Non era il momento di pensare agli uomini! C’erano cose molto più importanti da capire!
Ci alzammo in piedi, ma improvvisamente Inuyasha sembrò vedere qualcosa che lo fece impallidire. Era come pietrificato e istintivamente tutti ci voltammo nella direzione del suo sguardo.
Vidi di fronte a noi una figura quasi eterea, circondata da degli spiriti a forma di serpenti. Qualcosa in quella figura mi metteva molta inquietudine e rabbia e qualcosa dentro di me mi diceva di eliminarla subito.
La donna rimaneva immobile e ci guardava con uno sguardo accigliato, poi spostò il suo sguardo su Inuyasha e gli sorrise. Quel piccolo gesto di affetto in qualche strano modo mi irritò e non potei sopportare oltre quella scena e scostai il mio sguardo da quello della donna.
Le labbra di Inuyasha si mossero ed emisero un flebile sussurro.
- Kikyo -.
 
Eccomi di nuovo!
Ci tengo a ringraziare chiunque abbia letto la mia storia in questi giorni. Finalmente la mia vena creativa è tornata!
Spero che la storia vi piaccia e che valga la pena continuare a scriverla e spero che mi lascerete una piccola recensione di incoraggiamento.
Un bacio!
   
 
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