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Autore: Samjam    06/09/2016    0 recensioni
Chiusi il portatile che portavo sulle gambe sospirando, infilai le cuffiette nelle orecchie mentre tutti i miei pensieri correvano lungo una sola direzione.
Eravamo un po' come Romeo e Giulietta, o almeno, nella mia mente è sempre stato così.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Chiusi il portatile che portavo sulle gambe sospirando (ho sempre odiato quei piccoli vassoi attaccati alle poltrone: non sono mai stati comodi, nemmeno per mangiarci su), infilai le cuffiette nelle orecchie mentre tutti i miei pensieri correvano lungo una sola direzione. 

Eravamo un po' come Romeo e Giulietta, o almeno, nella mia mente è sempre stato così. 

Sono ancora vivi, nella mia testa, tutti i possibili scenari della nostra ipotetica storia: io che corro da lui e che gli propino una dichiarazione così bella che finisce per forza per innamorarsi di me; oppure capitare casualmente a fare volontariato assieme, vederci tutti i giorni, innamorarci di piccolezze e difetti di ciascuno e vivere felici, assieme, per sempre.

Fato, sorte, destino.

È questo ciò in cui si crede da adolescenti, ciò che si spera esista; perché cavoli! Con tutti i casini di cui ci dobbiamo occupare qualcosa dovrà pur andare dritto!
L'adolescenza però rimarrà comunque il mio periodo preferito. Certo, hai la mente incasinata, il corpo diverso da com'era prima e da come lo vorresti, non sai cosa fare con la tua vita ed altri mille dubbi per la testa.. Ma una volta scelta la propria strada, oh quello è il momento più bello! Avere il coraggio di tracciarla anche con nulla. Pur andando contro tutti. Con la stessa spensieratezza di chi disegna sulla spiaggia, in riva al mare, pur sapendo che la possibilità che l'alta marea si porti via tutto esiste. 

Io ero una di quelle persone che sapeva già di che colore dipingere parte della propria vita, ero una con le idee chiare, mi davo da fare per ottenere ciò che volevo e tutto, fino a quel punto, era fantastico.
Ma la vita ha tante sfaccettature, non una sola e su tutti gli altri fronti facevo schifo. 

Ero pessima e lo sapevo, mi viene da sorridere ora, per tutte le paranoie inutili che mi facevo, per tutte le volte nelle quali mi ero abbattuta, ricordo che mi chiudevo in bagno a piangere, da sola, perché non mi sembravo, non mi sentivo abbastanza. Quante altre persone ci saranno passate? In quei momenti invece sembrava davvero fossi l'unica. 
Perché gli altri non avrebbero capito, non capivano, gli altri non erano te.
Sbirciai fuori dal finestrino, l'aereo era appena partito e già mi stavo annoiando, per fortuna il viaggio sarebbe durato solo un'ora e mezza; anche se il nodo allo stomaco rendeva evidente quanta voglia avessi di affrontare tutto quello che mi stava aspettando.

Chiusi gli occhi, rassegnata, non riuscendo ad evitare che i ricordi accarezzassero la mia mente, cosa assolutamente normale considerando ciò che stavo per fare. Non potevo più respingerli ormai, così li lasciai entrare, invadermi, mi lasciai trasportare cullandomi con l'unica cosa che mi teneva ancorata alla realtà, la musica.

Più vivido di tutti quegli scenari immaginari c’era il ricordo di ciò che era successo davvero. Non lo avrei mai immaginato, non era la mia priorità all'epoca, ma sapere che lui ricambiava i miei sentimenti mi aveva resa così felice.. così felice che sentivo di riuscire a toccare il cielo con un dito, molto più di quanto farei se rompessi il finestrino e sporgessi la mano ora che sono su un aereo. Ci eravamo venuti incontro, io volevo che lui sapesse e lui lo stesso. Non importava più se i suoi genitori non approvavano perché erano ormai via, non importava se i miei genitori non approvavano perché se ne sarebbe andato anche lui.
Quando mia madre mi disse che la loro famiglia si sarebbe trasferita in Francia non ci volevo credere, avevano smesso di odiarsi solo per salutarsi col cuore in pace, senza rancori, nessun peso sul cuore o sull'anima. Per me invece era stato come ricevere un pugno allo stomaco, ricordo che la sensazione fu esattamente la stessa, mi si smorzò il respiro.

La mia non era una delle tante cotte adolescenziali, una di quelle che ti prendi quando sei a fare la spesa ed incontri un bel ragazzo. No, nel nostro caso mia madre e sua madre erano amiche, così legate che una era sempre a casa dell'altra e ovviamente i bambini non potevano rimanere da soli, così le seguivamo sempre. Da piccola neanche mi importava di lui, aveva qualche anno in più di me e poi era un maschio, c'è sempre quel periodo da piccoli nel quale non si vuole avere a che fare con l'altro sesso, anche se poi, solo qualche anno dopo si finisce per stare meglio con loro perché fanno giochi diversi e sembrano sempre più belli di quelli che fai con le tue amiche.

Però poi, quando sua madre e mia madre litigarono, smisero di vedersi, tagliarono ogni ponte e costrinsero anche noi a farlo. Forse era anche quello che mi attirava da adolescente, il brivido della trasgressione, anche se minima.
Quello che contribuiva ai miei sentimenti crescenti era anche il fatto che lo conoscevo, sapevo bene com'era, finivamo sempre col giocare negli stessi luoghi, andavamo nella stessa scuola, era normale vivendo in un piccolo paesino.

Ricordo ancora la faccia che fece mia madre quando glielo dissi.

Disprezzo. 

Come poteva sua figlia innamorarsi di suo figlio? Non era una cosa ragionevole, non si poteva fare.

In quell'epoca mia madre era come la mia migliore amica, anzi, togliamo il come, le dicevo tutto e tutti i suoi consigli erano sempre giusti. Perché disubbidirle? non volevo perdere il nostro rapporto, perciò meglio buttare all'aria quei pensieri che nemmeno avevano una forma concreta, per quanto ne sapevo, lui neanche mi vedeva in quel modo.

Beata adolescenza.
   
 
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