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Autore: Micchi_Chan    07/09/2016    4 recensioni
Nonostante i suoi sforzi però, non riuscì a trovare nessun informazione riferita ad Edogawa Conan, neanche i dati della sua nascita, niente di niente.
Kaito sospirò, allontanandosi dalla scrivania col computer acceso, ancora aperto sulla pagina di giornale che vide Conan e il presidente Suzuki ritratti dopo aver “sventato” insieme una sua rapina.
Si sdraiò sul letto mettendosi un braccio sopra gli occhi, increspati e stanchi dal troppo tempo passato sul computer, un’ insana preoccupazione gli attanagliava le viscere.
“Tentei-kun…stai bene?”
[ShinKai] [Accenni HeiKazu e altre coppie]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Heiji Hattori, Kaito Kuroba/Kaito Kid, Saguru Hakuba, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Kaito Kuroba/Shinichi Kudo
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5

                             Amore esplicito                    




Kaito tornò a casa con un sorriso a trentadue denti, suggerendo al vecchio Jii, rimasto a casa di Kaito per i preparativi della rapina di Kid, che al suo bocchama fosse successo qualcosa di bello. 
“La trovo in forma, bocchama. Si è divertito oggi a scuola?”
Improvvisamente il sorriso del più giovane scomparve.
“Non…non particolarmente.”
Jii si sorprese a ciò e iniziò a squadrarlo brevemente notando in quel momento il leggero rossore alle sue gote.
“Bocchama? Si sente bene? Dobbiamo rinviare la rapina?”
Kaito trasalì e scosse la testa.
“Sto benissimo, Jii-chan! Stavo solo pensando…” si affrettò a rassicurarlo.
Il vecchio stava per ribattere, quando il mago si diresse velocemente in camera sua con la scusa di dover svolgere in fretta i compiti per la scuola.
Lasciando il barista in cucina con un espressione alquanto confusa e preoccupata. 

 
                                                                       *                                                       *                                                          *

 
Appena entrato in camera sua, Kaito non ci pensò due volte a buttarsi sul letto con la faccia immersa nel cuscino, era completamente esaurito.
Lui e Shinichi avevano chiacchierato per tutto il pomeriggio, come se si conoscessero da anni, parlando di argomenti che la gran parte dei loro coetanei neanche conoscevano, ma anche di cose semplici come il gusto del gelato preferito o la materia odiata, alla fine della giornata Shinichi gli chiese il numero di cellulare.
E Kaito glielo diede, perché non trovava una sola ragione per rifiutare.
Si era sentito bene a parlare con Shinichi, sentiva di avere un’intesa particolare con lui e anche in quel momento, ripensandoci, non si pentiva affatto di avergli dato il suo numero.
C’era solo un problema; Kid.
Lui era un ladro, era il famoso Kaitou Kid e Shinichi era un detective geniale che portava sempre a termine il suo lavoro.
Per questo aveva paura.
E se Shinichi avesse finto di essere suo amico così da poterlo incastrare e fargli sputare la verità?
La sola idea gli faceva male.
Non voleva credere che il detective fosse così subdolo, non poteva esserlo.
Però, se al contrario fosse sincero,  Kaito si sentirebbe la persona più schifosamente ipocrita del continente.
In entrambi i casi era spacciato.
Kaito non si sentiva così male dal giorno in cui cominciò a mentire ad Aoko per nascondere Kid.
Nonostante tutto, quel giorno doveva assolutamente usufruire dei panni di Kid, stavolta la gemma che il consigliere Suzuki acquistò, era arrivata direttamente dal continente Italiano e Kaito al contrario di suo padre, non aveva la possibilità di viaggiare al di fuori del Giappone.
Doveva sfruttare ogni opportunità che aveva per passare al setaccio pietre provenienti dall’estero, e la mostra sarebbe durata solo un giorno per non dargli la possibilità di sceglierlo a suo piacimento.
Perciò doveva andare, anche se stava male, anche se c’era Shinichi.
Doveva farlo, anche se c’era lui.
 
                                                                       *                                                        *                                                       *

 
Ran sospirò pesantemente, guardando per la quinta volta quella sera il suo orologio da polso, constatando per l’ennesima volta quanto fosse in ritardo la sua migliore amica.
“Raaaan!”
Un cipiglio irritato si fece largo sui bei lineamenti della giovane, mentre Sonoko Suzuki si mostrò tra la folla con un sorriso sbarazzino e le guance arrossate dallo sforzo della corsa.
“Sei in ritardo!” fu la prima cosa che la sentì dire l’ereditiera che subito andò in modalità “occhi da cucciolo”.
“Mi dispiace! Scusa, non riuscivo a liberarmi della stampa! Tutti a chiedermi di Kid-sama, manco fossi la sua ragazza!”
Ran sospirò, sorridendo leggermente.
“Come se ti dispiacesse…”
“Non lo nego!” ridacchiò malignamente l’ereditiera facendo ridere anche Ran che ormai l’aveva del tutto perdonata.
Quel giorno le due ragazze decisero d’incontrarsi direttamente al museo dei Suzuki, dopo gli allenamenti di karate di Ran, per assistere nuovamente ad una rapina di Kaitou Kid.
Sonoko era elettrizzata, visto che il mago non si faceva vivo da più di un mese, e Ran essendo la sua migliore amica (e a volte, coscienza personale) non poteva che accompagnarla.
Mentre si stavano dirigendo verso la sala principale per ammirare la gemma estera a Sonoko venne in mente un dubbio.
“Ran, ci sarà anche Shinichi oggi?”
Ran s’irrigidì leggermente prima di annuire.
“Lo chiamato poco fa, ha detto che sarebbe venuto sicuramente.”
Sonoko sospirò.
“Ecco perché sei così in ghingheri…”
Ran si pietrificò, girandosi verso Sonoko la quale aveva un’espressione preoccupata.
“Devi lasciarlo perdere, Ran.”
“Lo so…”
“No, non lo sai. Stai mentendo a te stessa, dicendoti che va tutto bene, che puoi superarlo, ma non è vero.”
Ran trattenne a stento le lacrime, quanto aveva ragione.
“Dammi tempo, Sonoko…io lo amato per così tanto tempo…”
“Lo so.  Infatti devi prenderti tutto il tempo che vuoi.  Ma non voglio che tu t’illuda aspettando qualcosa che non arriverà.”
Ran annuì tristemente con gli occhi lucidi, Sonoko l’abbracciò.
“Ricordati che non lo hai perso, Shinichi-kun ti vuole un bene dell’anima. Devi solo trasformare il tuo amore in qualcosa di più platonico.”
Ran ridacchiò leggermente.
“Da quando capisci i nostri sentimenti così bene tu?”
“Ovviamente perché sono la tua migliore amica! E…conosco anch’io Shinichi-kun da un bel po’.”

 
                                                               *                                                       *                                                           *

Shinichi era arrivato solo venti minuti prima dell’orario prefissato da Kid, ignorando le lamentele di Ran e le frecciatine di Sonoko, si diresse quasi subito verso i poliziotti dove più si sentiva a suo agio e senza dire nulla ascoltava le impressioni e i battibecchi tra gli ufficiali e il consigliere Suzuki.
Non si aspettava quindi, di vedere sbucare appena cinque minuti dopo il suo arrivo, la figura alta e slanciata di Hakuba.
“Kudo-kun, felice di rivederti tutto intero!” lo salutò sorridendo leggermente il biondo.
“Tutto intero? Perché non dovrebbe?” si intromise Ran, squadrando con un cipiglio da sorella maggiore iperprotettiva il povero Shinichi che rispose con un alzata di spalle un po’ frettolosa facendo ridacchiare Saguru.
Intanto, Kaito era decisamente a buon punto del suo piano.
Stavolta il consigliere Suzuki aveva ben pensato di mettere la preziosissima collana di topazio e rubini, intorno alla zampa di un leone, preso in prestito dallo zoo di Shibuya.
Inoltre, come se questo non bastasse avevano dotato il leone di una maschera anti-gas,fatta su misura per lui per evitare qualsiasi tipo di sonnifero o veleno scagliato da lontano.
Chiunque a quella rivelazione avrebbe dato di matto e abbandonato subito l’idea di rubare un gioiello tanto pericoloso, ma lui non era chiunque.
Kid era già dentro la sala principale, la gabbia del leone non era particolarmente protetta e i pochi nella stanza erano ufficiali più gli amici della nipote del consigliere, tra cui ovviamente c’era Shinichi.
Appena lo vide, Kaito non poteva negare di sentirsi un po’ più agitato del solito.
Il suo sguardo si spostò da lui, a quella che era la sua migliore amica Ran Mouri, a stento Kaito trattenne un sorriso a quanto quei due assomigliassero a lui ed Aoko.
Notò con nessuna sorpresa anche la presenza di Hakuba, a cui ormai era tanto abituato da provare disagio solo alla sua assenza, piuttosto che presenza, alle rapine.
Kaito notò con piacere, che il suo fidato Jii si era già preparato ad entrare in azione nelle vesti di un poliziotto, preparando i fumogeni da parte la gabbia.
Adocchiò poi il suo orologio.
Sorrise, per poi dirigersi senza problemi più vicino alla gabbia.
Intanto Hakuba e Shinichi discutevano del più e del meno cosa che Ran e Sonoko trovavano inusuale visto l’imminente arrivo del ladro che logicamente, entrambi dovevano acciuffare.
Eppure, nessuna delle due disse nulla, finché Saguru cambiò improvvisamente sia espressione, che argomento.
“Allora Kudo, tu che ne pensi di Kaito?”
Shinichi per poco non si strozzò con la propria saliva, restituendo lo sguardo serioso di Saguru con uno più che spiazzato.
“In…in che senso scusa?” ridacchiò debolmente, accortosi in quel momento di un fatto che non poteva negare, lo infastidiva alquanto.
Hakuba aveva chiamato la sua cotta per nome e senza neanche un suffisso, come farebbe Aoko…con la differenza che lui e Kuroba non erano mai stati amici d’infanzia.
“Nel senso, cosa ne pensi di Kuroba Kaito come persona?” continuò il biondo completamente all’oscuro dei pensieri dell’altro.
“Penso sia…simpatico?”
Hakuba lo fissò brevemente con uno sguardo da “ci sei o ci fai?” scritto in volto.
Shinichi ridacchiò nuovamente cercando di trovare un’alternativa a quell’orribile frase fatta che si vergognava lui stesso di aver detto, ma anche un altro modo per non confessare davanti ai suoi amici che  era incredibilmente cotto di quel ragazzo dagli occhi accattivanti e il sorriso fiero.
Quindi? Poteva solo dire…la verità.
“Penso sia una persona incredibile, intellettualmente stimolante e un buffone senza peli sulla lingua. Qualsiasi cosa faccia riesce a farmi ridere, è sciocco e fastidioso a volte ma è…la classica persona che non riusciresti mai ad odiare. Mi piace molto.”
Saguru cambiò nuovamente espressione in una più morbida, Ran fissò con la bocca semi aperta il suo amico e Sonoko aveva gli occhi sbarrati come due piatti da tavola.
Shinichi iniziò a sudare freddo.
Era stato troppo espansivo?
“Bene, se è così che stanno le cose va bene.” Sorrise cordialmente il biondo facendo per allontanarsi con la scusa di andare al bagno.
Shinichi alzò un sopracciglio non capendo la frase ambigua del suo collega detective.
“Wow…” sentì dire da Sonoko ancora leggermente imbambolata.
“Già…wow.” Parlò poi anche Ran.
“Che cosa c’è?” chiese nervosamente il liceale.
“Niente solo che…è la prima volta che…” iniziò Sonoko non riuscendo a trovare le parole.
“Non ti avevo mai visto lodare in questo modo una persona diversa da Holms.” Finì per lei Ran sorridendo leggermente.
“Ohh, bhé…la penso così…” rispose non sapendo come uscire da questa situazione assurda, ringraziò tutti gli angeli in cielo quando la stanza si oscurò, e il fumo iniziò a travolgere la sala.
Shinichi sorrise, tirando subito fuori la sua maschera essendo uno dei pochi ad averla portata.
Passarono 54 secondi, la luce si riaccese gli ufficiali non addormentati si diressero verso la gabbia ma la collana, non c’era più.
Kaitou Kid era intanto appolaiato sul lampadario della sala con un sorriso sfacciato e gli occhi brillanti di sfida, in mano la collana italiana.
Aveva compiuto un'altra delle sue magie.
  
                                                                 *                                                           *                                                      *
 
“Bel lavoro.” Si complimentò  il detective andando un po’ più vicino alla signora in minigonna nera che gli restituì un sguardo disorientato.
“Sta parlando con me, giovanotto?”
Shinichi ridacchiò e annuì avvicinandosi sempre di più alla donna dai capelli neri.
“Andiamo Kid, il tuo travestimento è perfetto, ma una donna così avrà al massimo ventisette anni, perché dovrebbe dire giovanotto?”
La donna in questione arrossì leggermente per poi sbuffare, mettendosi le mai sui fianchi.
“E cosa ne sai tu, tantei-san? E poi come hai fatto a sapere che ero io?”
Shinichi scrollò le spalle con noncuranza.
“Mi è bastato vedere come una donna con un completo costoso non abbia tacchi a spillo, il tuo travestimento fa supporre che tu sia una donna elegante e raffinata…perché un tipo del genere dovrebbe girare con sandali bassi da bambina delle medie? Inoltre sei l’unico che ha cercato di allontanarsi subito dopo finito lo show…”
Kid sorrise furbescamente spostandosi con disinvoltura una ciocca nera, facendo scorgere i grandi occhi color indaco del mago, l’unica parte non camuffata.
“Dovevo aspettarmelo dal grande Kudo Shinichi, e ora? Che farai?”
“Cosa vuoi che faccia? Rivoglio la collana…so che non è quello che cerchi.”
Il mago sbatté le palpebre un po’ stupito.
“Non hai intenzione di fare altro?”
“Te lo già spiegato, no? Voglio aiutarti, ma se tu ancora non ti fidi di me…non mi resta che trovarti ogni volta sotto i tuoi travestimenti e aspettare.”
Kid rimase nuovamente senza parole.
Ma Shinichi continuò a guardarlo con pazienza.
“…ho capito, ma qui c’è troppa gente.”
“Tranquillo, conosco un posto perfetto.”
 
                                                                      *                                                         *                                                     *
La seconda volta.
Era la seconda volta che Kaito entrava al Pierrot, in quello stesso giorno.
Shinichi aveva insistito che non avrebbe fatto nulla di male, e come dimostrazione volle anche dare il suo telefono cellulare promettendo anche di tenere le mani sempre in vista.
A Kaito non importava.
Dopotutto non sarebbe venuto con lui in primo luogo se avesse avuto dei dubbi su di lui.
Ma Shinichi, era ormai la seconda volta che dimostrava di non interessarsi alla sua cattura.
Come se non bastasse, aveva portato Kid nello stesso identico posto dove poche ore prima aveva accompagnato “Kaito”,  era ovvio che il detective pensasse ancora di avere davanti sempre Kaito.
Ancora non si spiegava come aveva fatto a scoprire la sua identità.
“Tu cosa prendi, Kid?” lo interruppe dai suoi pensieri proprio il detective con lo stesso sorriso cordiale di qualche ora prima.
“Chiamami Seiko, Shinichi-kun!” lo riprese con voce femminile zuccherosa il ladro.
Shinichi trattenne uno sbuffo di risata guadagnandosi uno sguardo di rimprovero dal mago.
“Scusa, scusa…solo che sei talmente convincente come donna, eppure non riesci ad indossare i tacchi a spillo nonostante quelle gonne super corte che ti ritrovi, insomma è strano.” Spiegò ridacchiando il giovane detective.
Kaito sbuffò mettendo il broncio.
“Per tua informazione, finora ho sempre interpretato ragazzine, non mi sono ancora abituato ai tacchi…e poi al contrario di come si può pensare le mini gonne sono comodissime. Mi dispiace se ti ho deluso, la prossima volta imparerò l’arte del camminare coi tacchi.”
“Pff, ho capito non ti offendere! Mi dispiace!”
Kaito sbuffò nuovamente, ma Shinichi sapeva di averlo fatto sorridere dietro il menù del Pierrot.
“Credo prenderò ancora la crostata al limone.”
“Oh? Ci sei già venuto oggi?” fece innocentemente il giovane mago.
Shinichi annuì.
“Bhè, non sono l’unico.”
Kaito sorrise.
“Non so di che parli.”
Il detective alzò gli occhi scuotendo ancora la testa.
“Come vuoi, mi limiterò ad uscire sia con Kid che con Kaito fin quando vorrai.”
Kid si morse leggermente il labbro.
Non poteva sperare di farla franca con quel maledetto detective.
Una volta che Shinichi e “Seiko” finirono di mangiare i dolci ordinati (con Kaito che ancora una volta si immergeva nel cioccolato), Shinichi pagò per entrambi, con grande disappunto del mago e presto si allontanarono dal locale.
“Sai, ormai si è fatto tardi, i liceali dovrebbero andare a nanna!”
“Senti chi parla! Piuttosto…la collana?”
Kaito sbatté dolcemente le palpebre.
“Nella tua tasca.” Sussurrò il mago, Shinichi esitò prima di tastare entrambe le tasche della giacca trovandone una effettivamente più pesante e rigonfiata.
“Come hai…”
Il mago travestito si limitò a sorridere come farebbe una donna soddisfatta dei propri poteri civettuoli.
“Sei davvero pericoloso, sai?” sospirò fintamente esasperato Shinichi.
Kaito aggrottò la fronte a quell’affermazione.
“Tu lo sei di più…”
Shinichi non mancò il tono serioso del ladro.
“Non riesci proprio a fidarti, he?”
“Come se tu fossi diverso, i detective sono le persone più diffidenti che possano esistere.”
Shinichi annuì.
“Non hai torto. Ma non hai neanche ragione.”
Kaito cominciava a spazientirsi.
“I detective sono diffidenti nel loro lavoro, ma se parliamo della vita privata…”
“E con questo cosa vorresti dire?”
Shinichi scosse la testa, guardando nuovamente il mago.
In quel momento, Kaito pensava non sarebbe bastato neanche tre chili di trucco in più per evitare di sentirsi nudo di fronte a quei occhi così dannatamente intensi e penetranti.
Sembrava dicesse: “Io so tutto di te”.
“Se-senti…”
Distolse velocemente lo sguardo Kaito, giacché non riusciva più a sentirsi tanto esposto.
“Tu sei il cugino di Tantei-kun, giusto?” continuò riprendendo la morbida sicurezza della sua voce da Kid.
Shinichi sembrò interdetto per un secondo, ma il ladro continuò.
“Non lo vedo da un po’, magari non è niente di che ma…forse è solo andato in vacanza oppure è tornato coi suoi veri genitori…però ecco, visto che non è che ci siamo mai scambiati il numero di telefono…ecco…quello che voglio dire…”
Il detective rimase ancora più sorpreso mentre il mago balbettava incerto ciò che voleva esprimere.
“…sta bene?” tirò fuori finalmente Kaito, usando forse per la seconda o terza volta la sua voce maschile dietro i panni femminei, il viso pieno di cerone non riusciva a far trasparire nulla, ma Kudo lo sapeva che stava arrossendo.
Shinichi sorrise dolcemente, ricordandosi di come Kid lo abbia sempre aiutato nei suoi panni da Conan.
In un primo momento pensava fosse a causa del grande altruismo di cui era dotato il mago, ma probabilmente coi mesi, egli si era davvero affezionato al suo mini sé.
Era preoccupato per Edogawa Conan.
Per una attimo, Shinichi si sentiva quasi pentito di aver smesso i panni di Conan.
“Sta bene.” Rispose dopo un po’ Shinichi.
Il viso di “Seiko” s’illuminò.
“Ora è tornato dai suoi genitori in America, ma mi ha detto che appena torna…la prima cosa a cui penserà è arrestarti.” Continuò con tono scherzoso il più grande.
Kaito ridacchiò maliziosamente.
“Sono pronto, lo aspetto.”
Un lampo di colpa balenò negli occhi del detective.
Avrebbe voluto raccontare tutto al ladro ma…non era ancora il momento.
“…bene, credo ci siamo trattenuti oltre.” Cambiò improvvisamente discorso Shinichi.
“Come hai detto tu, i liceali a quest’ora devono andare a nanna!” continuò facendo l’occhiolino il detective iniziando ad allontanarsi dal mago per prendere l’ultimo treno.
Kaito arrossì nuovamente nascosto dal trucco.
“Io non sono un liceale!!!” gli urlò dietro come un bambino.
“Si, si…” rispose semplicemente Kudo senza voltarsi.
“A domani!”
Kaito sospirò, pensando ancora una volta quanto fosse testardo il coetaneo.
Non poteva parlare proprio lui, però.
 
Fine cap 5




Angolino di Micchi:

Waaai! Anche stavolta sono in ritardo!^^'' Se non mi fosse rotta la tastiera avrei aggiornato molto prima, invec ora devo usareogni volta il computer della mia amica per andare avanti. ù-ù (lo sò sono sfighatissima)
Il capitolo almeno è bello lungo! Ho adorato scrivere di un Kaito travestito! *ç* Per quanto riguarda la scena di Ran...lo scritta d'impulso. Non mi andava di liquidarla in poche righe...ovviamente non la userò come personaggio di disturbo (non mi piace quando succede D:) ma mi piace l'idea della sorellona protettiva con Shin-chan! °ç°
Orsù, fatemi sapere le vostre impressioni! Mi dileguo.
Baci Micchi

 
  
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