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Autore: xla    01/05/2009    2 recensioni
Quanto può essere piacevole ed intensa una semplice giornata con i tuoi tesori più preziosi?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Nelle nostre mani
Autore: xla
Personaggi (pairing principale): DracoxHarry, nuovo personaggio (William)
Generi: Romantico
Rating: Pg
Avvisi: Slash, Mpreg.
Sintesi: Quanto può essere piacevole ed intensa una semplice giornata con i tuoi tesori più preziosi?
DISCLAIMER: Harry Potter e tutti i personaggi della saga sono di proprietà di JK Rowling e di chiunque ne possieda i diritti. Questa storia non ha alcun fine di lucro, né intende infrangere alcuna legge su diritti di pubblicazione e copyright.
ATTENZIONE: tutti i personaggi di questa storia sono MAGGIORENNI, immaginari e non hanno alcun legame con la realtà. Qualsiasi nome e riferimento a fatti o persone reali è da ritenersi ASSOLUTAMENTE casuale.

 

 

 

 

 

William, un anno compiuto da poco, non era molto interessato alla pappa, quanto più che al luccichio di qualcosa proveniente dall’anulare del padre, che tentava in tutti i modi d’imboccarlo in vano. E Draco le aveva provate davvero tutte.

Tentò un’ultima volta.

-Dai William, - pigolò – E’… - schioccò la lingua e fissò con fare interrogativo il cucchiaino nella propria mano, con una faccia che pareva dire; ma sarà commestibile questa poltiglia?, Sfoderò un sorriso, tutto per il figlio, - Guarda, ora papà ti fa vedere come si fa, eh? – immerse la posata nel piattino e poi se lo portò alla bocca – Mhhh … che buono … - si bloccò, con le guancie piene come uno scoiattolo, diminuendo il masticare. Storse la bocca, tentò di resistere. – Ma che … Oh Cristo Santo che schifo! –la sputò nel tovagliolo, appallottolandolo e posandolo sul tavolo da pranzo dietro di lui, - Ma come fanno a dare da mangiare questa roba ai bambini? – fece una strana smorfia arricciando il naso. Will si mise a ridere; amava quando il suo papà biondo era buffo … e il bello era che non se ne accorgeva quando lo era.

Draco mandò giù quasi mezza bottiglia d’acqua.

- Wow, - disse Harry, uscito dalla cucina – Ti conosco da diciannove anni ed è la prima volta che ti vedo attaccato alla bottiglia. Quasi, quasi ti faccio una foto e poi la incornicio per la gioia di Ron. –

- Non è colpa mia – lo fulminò – Ma di queste diavolerie – puntò il dito accusatorio verso il piattino.

Harry sbatté due volte gli occhi – Del pasticcio di carne tritato? –

-Quello che è – agitò una mano – Non capisco come si possa dare da mangiare quella roba ai bambini – ennesima smorfia – Che schifo! –

L’altro rise – Amore, - disse bonariamente – Sei così buffo. –

-Buffo? Buffo? Io tento di morire avvelenato e tu lo trovi buffo? –

Alzò le spalle – Mica solo io, sai? – e indicò il piccolo, che esibiva a bocca spalancata i piccoli dentini in fila, emettendo un suono dolce e un po’ acuto – Visto? Anche tuo figlio ti trova divertente. –

-Lieto di farvi ridere – disse tetro, con l’unico risultato di udire la risata di Harry sin dalla cucina.

Quando tornò, Harry tolse il bavagliolo a William e se lo mise in braccio. Bloccandosi di colpo – Mi sono dimenticato! – sistemò il figlio sulla spalla – Draco? –

- Eh? – abbassò la gazzetta.

- Potresti andare a prendere il biberon in cucina? E’ proprio affianco alla piastra – si diresse in sala.

Draco sbuffò ma si alzò, andò in cucina e poi raggiunse Harry in salotto e, come sempre, si bloccò sullo stipite della porta. Osservava.  Che cosa osservava? Forse il salotto arredato con dei mobili presi dal Manior, dategli a forza dalla madre, oppure quel dannato orologio regalo dei Weasley, dove c’era scritto loro tre dove stavano – a che ne sapeva lui, nella Tana ne avevano uno uguale, ma non ci aveva mai fatto caso – o ancora quel dannatissimo stereo – che il moro amava tanto mettere ad alto volume, facendogli fondere i timpani -.

Oppure, forse, osservava solo un ragazzo bellissimo con un bambino bellissimo in braccio, seduti sul divano. Era qualcosa di strano e piacevole. Un caldo vuoto che gli riempiva le ossa. Ogni volta che guardava le due persone che amava di più, provava una sensazione così forte che tutto intorno svaniva. Rimanevano solo lui, suo marito e il loro figlio. Spesso Draco, dentro di se, con una punta del suo buon animo serpentese, aveva pensato a loro come il vero magico trio, e non perché erano Malfoy, Harry con tutte le sue nomine dategli negli anni, ma perché erano qualcosa assieme, qualcosa costruita, voluta e accaduta. William era dolce come lo zucchero a velo, il moro premuroso e testardo come pochi e lui, nel suo cuore, era avidamente convinto di meritare tutto questo: anche il più piccolo sorriso dei suoi tesori più preziosi.

La sua famiglia. Tutta sua. Per sempre.

Harry si accorse di essere osservato.

-Bhe? Che c’è? – sorrise – Ti serve qualcosa? –

Draco scosse piano la testa, con un mezzo sorriso – No, non mi serve nulla –

Sedendosi con la sua famiglia, Draco passò il biberon all’altro.

- Grazie –

- Nulla … senti: ma per quanto ancora hai intenzione di darglielo? –

- Perché? – domandò Harry confuso, mentre metteva delicatamente in bocca al figlio il biberon e lo teneva sollevato quel tanto che bastava per farlo bere.

- Ha quasi due anni, sarebbe ora che la smettessi con la storia del ciuccio –

- Perché scusa? Io non ci trovo nulla di male –

Draco sorse di nuovo il naso, ma non si espresse più sull’argomento, più che altro per evitare di litigare per qualcosa di banale. Dopo un po’, rispuntò quello strano sorrisino, che Harry aveva notato da qualche tempo. Possibile che avesse un tic? Il biondo aveva quel sorriso quando erano nella stessa stanza, ma solo quando aveva in braccio oppure era lui a far mangiare Will. Mentre quella mossa col nasino, suo marito la faceva spesso quando non era in accordo con lui per il figlio, eppure acconsentiva; Harry aveva deciso che quello era il segnale che aveva campo libero, che Draco si era arreso. Non aveva mai creduto di poter dire Draco e arreso nella stessa frase, ma da quando Will era entrato nella loro vita, a quanto pare era possibile. Quindi era sicuro che quel sorriso fosse per il figlio, e come non sorridere a quella meraviglia che grazie a Merlino poteva stringere tra le braccia. Lui stesso passava notti sane nella stanzetta di Will, a guardarlo dormire, a stare attento che non lo facesse a pancia in giù; con un sorrisetto da scemo in faccia. Lasciando Draco solo nel letto. Nei primi tempi un paio di volte aveva pensato che Draco non vedesse di buon occhio il piccolo, perché passava troppo tempo con lui e aveva messo il biondo … un po’ in disparte.  Grosso errore.

E quando era confuso, stanco, sull’orlo del pianto, quando si lasciava andare senza volerlo ai ricordi della guerra, gli bastava stringere William. Gli bastava stringere suo figlio, e il mondo diventava un luna park per lui e la sua famiglia; pieno di giostre, specie quelle con i cavalli che girano – primo o poi ci sarebbero andati in un vero luna park, tutti e tre assieme – dove nessuno conosceva la parola guerra e i suoi derivati.

Si trattava di una sensazione quasi palpabile, di pura pace. Ogni volta che teneva in braccio suo figlio, il suo profumo, il suo visino tondetto … si chiedeva, sorridendo come un ebete, se anche lui in passato aveva avuto un’espressione tanto innocente. Lui, che se l’era sempre dovuto cavare da solo, si era ripromesso di esserci il più possibile per Will.

Will … Draco era pressoché adorabilmente detestabile quando pronunciava questo nomignolo. Ovviamente, diceva che un Malfoy non poteva avere un nomignolo … Ed Harry si doveva mordere la lingua per non scoppiare a ridere al ricordo della Parkinson e di tutte le storpiature che aveva dato al semplice nome Draco, ecco perché Harry non perdeva mai l’occasione di abbreviare quel nome; Will, era il più scontato e classico, ma lui amava Willy: gli sapeva di piccolo e simpatico.

Ogni volta che Harry aveva in braccio William, non solo Draco aveva quel mezzo sorriso bonario, ma notava che anche il moro s’isolava per conto suo. Un mondo estraneo anche a se stesso.

Pazzi? Strani? No, solo sereni.

 

~*~

 

Poco dopo cena, un gufo picchiettò ad una finestra della cucina . Harry, che stava lavando i piatti, l’aprì, più che altro per sbattere fuori la tovaglia piena di briciole, tutta opera di Willy, e il gufo gli piombò in faccia.

-Ciao Leo – lo salutò Harry. Poi prese la lettera e diede al gufetto del mangime.

Ma quella lettera non lo rallegrò,

-Uffa – sbuffò – Draco? – urlò uscendo dalla cucina verso la sala.

-Draco? E’ di Ron, dice che ne lui ne Hermione posso venire –

-Ma come? –

-Bhe, a quanto pare … - alzò lo sguardo e si bloccò – Ma che stai facendo? –

Draco era seduto per terra, gambe incrociate, col figlio di fronte e mille carte sparse per il pavimento.

Ma a quanto pare il suo amore non l’aveva sentito – Ma come non vengono? – pigolò – Sto anche insegnando a William a giocare a poker, in vista della serata, e quei due non vengono? –

- … Stai insegnando a nostro figlio il gioco d’azzardo? –

-Esagerato – mugugnò – E’ pure bravo – tentò di sviare con un sorriso.

Di solito ai bambini s’insegna qualcosa come il castello con le carte, non il poker? Era più che sicuro che l’intero mazzo da poker fosse per terra a fare da tappeto.

Willy alzò lo sguardo verso il padre moro – Pà –

-Si, amore? – come sempre, se si trattava di William, Harry diventava più accondiscendente di una mamma chioccia.

-Oe ta butta tega? –

Harry sbatté le palpebre un paio di volte e poi corrugò la fronte nell’impresa di tentare di capire cosa avesse detto quel benedetto bambino. Amava i bimbi quando parlavano, perché storpiavano molte parole: ma alcune volte se le inventavano si sana pianta. Si grattò la cicatrice. Brutto vizio a ventinove anni.

-Ehm … - schioccò la lingua, mentre il figlio lo continuava a fissare con fare interrogativo e ora come se il papà non sapesse più capire le parole e il loro significato.

Draco fece una finta tosse e mormorò – La Wslhhg –

-Mh? Che hai detto? –

-Tuo figlio ha chiesto dove sta la Weasley – deviò lo sguardo grigio sulle cinque carte che aveva in mano – Butta tega è brutta strega, ovvero la Weasley –

-Ah – sorrise tirato – E chi gli ha insegnato queste quelle parole, la pianta parlante nell’ingresso, eh? – domandò acido e isterico.

-Ma noi non abbiamo una pianta parlante nell’ingresso! –

-Se è per questo non abbiamo neanche una pianta nell’ingresso –

-Oh –

Calò un silenzio rotto solo dai piccoli gridolini di William, che a quanto pare si era messo in testa di voler raccogliere tutte le carte in una sola manina.

Harry scoppiò a ridere, vedendo il figlio così cocciutamente impegnato e Draco tirò un sospiro di sollievo. Se l’era cavata. Per ora. Sì, per ora … perché la luce negli occhi di Harry è la stessa di quando sale sulla scopa per giocare a Quiddhitc; di sfida, di passione e di vittoria.

-Willy? – Draco storse il naso esattamente come aveva previsto Harry – Mi raccomando, raccogli tutte le carte, che i tuoi papà devono regolare … un paio di conti –

Draco sfoderò un sorriso verticale orgogliosamente e pienamente Malfoy, e chiuse le carte che aveva in mano.

-Perché Potter, speri di battermi? – sollevò un sopracciglio.

Il moro si sedette per terra e impugnò il mini mazzo racimolato da Will e il resto lo raggruppò lui. Draco mostrò i canini.

Questa volta fu’ Harry a mostrare uno dei suoi sorrisi verticali – Ti conviene scavare bene nelle tue tasche Malfoy, perché il tuo maritino ti toglierà tutto, fino all’ultima moneta -

   
 
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