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Autore: medeabrokenhead    07/09/2016    1 recensioni
Piccolo sfogo, probabilmente non accurato dal punto di vista dei contenuti, ma forse simbolo di come io e molti altri ragazzi ci siamo sentiti o ci sentiamo attualmente nei confronti del modo che ci sta intorno, così apatico, nichilista e spesso senza senso.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il violino suona un’unica nota da tempo immemore. Io guardo la tela vuota quasi spiritata, con un senso di angoscia e frustrazione tali da spezzare la mia fragile psiche. Il candore della tela mi acceca, mi annulla, rispecchia ciò che sono. La mia mano destra le si avvicina di propria animalesca volontà e comincia a graffiarla. E continua…e ancora, ancora, ancora… Poi anche la sinistra…e ancora, ancora, ancora, ancora! Lo stridore della mia anima mi fa sentire viva e morta allo stesso tempo, urlante e silente, potente e disperatamente debole.
Nulla scalfisce quella superficie bianca e piatta. Ah, quanta morte! Quanto nulla! Quanto, quanto Irrimediabile biancore!
Il suono del violino s’intensifica, mi entra nel cervello come un lamento di agonia, una pazza nenia che non finisce mai. I nervi mi si annodano al cuore come pitoni con le loro prede. Un fremito mi pervade: tremo io, trema la stanza, il pavimento, la tela! Un suono disumano esce dalle mie labbra tremanti e ogni parte di me freme di dolore. Guardo per un ultima volta la tela fremente ma morta, inerte di fronte alla mia follia...Rosso. Rosso come il fuoco, come le labbra di una prostituta e le foglie in autunno.
Dal mio cuore, il sangue zampillante l’ha raggiunta e colorata.
Ora non mi annulla più.
   
 
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