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Autore: LoveLustHateDesire    07/09/2016    1 recensioni
"Quinn si passò una mano sulla viso, con un sospiro.
-Ho bisogno di un margarita.
-Oh, beh, okay. – Rispose lui, seguendola.
Quando furono seduti, l’uno davanti all’altra, lui decise di aprire bocca: - Mi ha chiesto di darti anche questa. – Le porse una busta, lei la prese e la mise nella borsa. –Credo che dovresti aprirla adesso."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Beth Corcoran, Noah Puckerman/Puck, Quinn Fabray, Shelby Corcoran | Coppie: Puck/Quinn
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Papa, I know you're going to be upset 
'Cause I was always your little girl 
But you should know by now 
I'm not a baby 
“Quando avevi più o meno cinque anni, portai te e tua sorella a una partita degli Indians. Gli altri papà erano lì con i loro ometti, ma a me bastavano le mie principesse. Tua sorella seguì tutta la partita, ma tu ti addormentasti in braccio a me. Continuavo a sperare che non ci fosse nessuna azione avvincente, non volevo che gli spettatori facessero troppo chiasso: ti avrebbero svegliata. Invece niente, rimanesti addormentata in braccio a me fino alla fine della partita.”
Quinn lo ricordava benissimo, non aveva di certo bisogno che lui glielo rammentasse. Sapeva di aver fatto davvero un bel casino. E si sarebbe aspettata davvero di tutto, ramanzine, sfuriate, guerre del silenzio, commenti acidi per i successivi dieci anni, tranne essere sbattuta fuori casa.
E quando le disse “Anche tu. Esci subito da casa mia.” non riuscì a credere alle proprie orecchie.
Stava succedendo davvero a lei?
Il padre perfetto, orgoglioso delle proprie figlie perfette, orgoglioso della propria moglie perfetta, era davvero lui?
You always taught me right from wrong 
I need your help, daddy please be strong 
I may be young at heart 
But I know what I'm saying
 
Lei aveva bisogno di lui. Ne aveva un bisogno vitale, e glielo disse: “Sono tua figlia. E ti voglio bene, lo so che deve essere molto difficile per te, ma ora ho solo bisogno che il mio papà mi abbracci, mi stringa forte e mi dica che andrà tutto bene. Ti prego.”, ma l’unica cosa che ottenne fu un’occhiata delusa.
Delusa?
Le crebbe dentro una rabbia così vera, così reale, che se si fosse materializzata sarebbe stato un incendio tale da mandare a fuoco l’intera casa perfetta dei Fabray.
Ma era solo l’inizio e, in qualche modo, dopo la fantastica uscita del padre, Quinn capì che avrebbe dovuto aspettarsi di peggio.
La madre la guardò negli occhi per qualche secondo, sulla porta, mentre il padre la avvertiva che aveva trenta minuti per fare le valigie, e l’unica cosa che Quinn riservò a sua madre fu uno –Stronza. –  sentito, vivo, potente.
Poi si voltò, e vide il padre mettere il timer al microonde. –Valgo così poco?! – Esclamò. –Sono giovane e ho fatto un errore, è vero, ma valgo così poco?! Tua figlia, papà, vale davvero come un impiegato che hai licenziato? Certo, - Sospirò. – certo, che vale così poco, avevi in programma di farmi sposare al figlio di uno dei tuoi soci, è vero? Ma non sai se va bene una sposa non vergine, non è così?
La madre, il padre e Finn stesso rimasero immobili a quelle parole.
Quinn lo guardò così a lungo, con uno sguardo così pieno d’odio che, a confronto, lo “stronza” alla madre sembrava un complimento.
-Credevi che non me lo aspettassi, vero? Sono cresciuta, non credo più alle favole! Se solo Frannie sapesse, se solo Frannie sapesse.. – Ripeté, incredula, salendo di corsa le scale.
-Finn! Muoviti a darmi una mano!
The one you warned me all about 
The one you said I could do without 
We're in an awful mess, and I don't mean maybe - please 
 
Noah Puckerman era il padre di sua figlia.
Noah Puckerman non era mai piaciuto a suo padre, e gli sarebbe piaciuto ancora meno, se solo avesse saputo.
Noah Puckerman non sarebbe piaciuto a nessun genitore per la figlia, a dire il vero, e Quinn lo sapeva benissimo, ma per qualche strana ragione, lo stesso Noah Puckerman, piaceva un sacco alle ragazze.
Ed era vero, Quinn ne avrebbe potuto fare a meno, avrebbe potuto vivere benissimo senza Noah Puckerman, ma forse era proprio questo a renderlo così attraente ai suoi occhi: il fatto di non averne bisogno.
Lei non aveva bisogno di nessuno per essere felice, salvo una persona.
L’unico individuo a cui aveva lasciato la facoltà di avere qualche potere reale su di lei.
L’unico ad aver tradito la sua fiducia di bambina, facendole un torto a cui non avrebbe mai potuto rimediare. Non che fosse intenzionato a farlo. Ed era questo che faceva più male. Non gli era neanche balenata per la testa l’idea di accettarla, e di accettare con lei e il suo pancione, la sua bambina, sotto il suo tetto.
Lui la voleva sposata al figlio di un suo ricchissimo socio? E lei, per avere il suo amore, la sua attenzione, la sua approvazione, avrebbe dovuto sposare il figlio di un suo ricchissimo socio.
Come se fossero stati nell’Ottocento.
E lo odiava per questo, non per come era, un vecchio bastardo immolato ai soldi e al suo tornaconto, il cui unico obiettivo era quello di mantenere l’immagine perfetta e immacolata del marchio Fabray, ma per non essersi mostrato così com’era fin dall’inizio. Lo odiava per la sua ostentata ipocrisia.
 
Papa don't preach, I'm in trouble deep 
Papa don't preach, I've been losing sleep 
But I made up my mind, I'm keeping my baby, oh 
I'm gonna keep my baby.
 
La madre di Finn non l’aveva lasciata sola, la madre di Puck non l’aveva lasciata sola, la madre di Mercedes non l’aveva lasciata sola.
Perché lui sì?
Perché da lui non aveva avuto il diritto di avere un po’ di compassione per uno sbaglio fatto da ragazza?
Era qualcosa che l’avrebbe tormentata per sempre, ne era certa.
Una questione irrisolta, qualcosa di non concluso. E Quinn doveva andare avanti, in qualche modo, ma come poteva se non aveva chiuso definitivamente con il periodo del liceo?
Decise che doveva dare un taglio, a quella storia. Glielo aveva detto anche Shelby, a suo tempo, “La prima cosa che bisogna fare per diventare adulti? Smettere di incolparsi per gli errori commessi da ragazzini.”.
Shelby lo aveva fatto, Noah lo aveva fatto, il signor Shuester lo aveva fatto, persino Emma Pillsbury lo aveva fatto, ma lei, Quinn Fabray, non ci riusciva. Aveva chiuso con la Quinn che voleva vendetta, con la Quinn che voleva essere reginetta del ballo ad ogni costo, aveva chiuso con la Quinn in carrozzella e con la Quinn che doveva essere la prima in tutto.
Ma con la Quinn madre di Beth Corcoran, con quella ragazza, non ce la faceva proprio a tagliare i ponti. Non riusciva a spiegarselo razionalmente, ma sapeva, in qualche modo, che quella ragazza non aveva commesso un errore improvviso, che quell’errore avrebbe voluto ripeterlo per altre mille volte, se solo avesse potuto. 



CIAO PERSONE!!!
Allora, sono anni che non entro su efp, ma avevo tra i documenti di una vecchia cartella questa raccolta di racconti che avevo scritto su Quinn e Puck e mi son detta -Perché non pubblicarla?-.
PResto pubblicherò il secondo "capitolo"!
Per qualunque cosa, recensite, mi farebbe daaaaavvero piacere!
Beatrice
  
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