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Autore: Cricrip    08/09/2016    4 recensioni
Zosan AU
L'Alleanza di Cappello di paglia è nei guai: Rufy è scomparso. Per prepararsi all'imminente attacco di Barbanera, Law (sostituto di Rufy) decide di allearsi con Water Seven. Per sancire tale alleanza però, Water Seven pretende un matrimonio: Roronoa Zoro dovrà sposare Califa della Galley-La. Le nozze sono fissate, ma non tutti ne sono entusiasti: Zoro infatti, all'insaputa di tutti, aveva una relazione segreta con un certo membro della ciurma... e ora Sanji è costretto a guardarlo andare all'altare senza poterlo fermare.
Dal testo:
"Il cuoco non sapeva staccare i suoi occhi da Zoro. Perché quelli erano gli ultimi istanti in cui poteva farlo liberamente: finita la cerimonia, lo spadaccino sarebbe stato della donna che stava per prendere in moglie. Che persona era? Come poteva Sanji definirsi un uomo? Lui che se ne stava lì buono, buono, applaudendo perfino, mentre cercava di ignorare quella sensazione di vuoto e mancanza che si sentiva crescere dentro, non volendo altro che sprofondare?
Che genere di persona poteva mai essere, Sanji, che trovava strategicamente accettabile che l’uomo che amava se ne andasse per sempre da lui?"
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kalifa, Roronoa Zoro, Sanji, Trafalgar Law | Coppie: Sanji/Zoro
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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12.NON HAI ALCUN DIRITTO SU DI LUI
Zoro non uccise quell’uomo solo per una ragione: il suo obbiettivo era qualcun altro.
Si diresse verso il comando centrale come una furia, ignorando i numerosi tentativi di Pauly e degli altri di fermarlo.
Corse senza risparmiarsi.
Sentiva tutti i suoi muscoli in tensione mentre qualcosa dentro di lui premeva per uscire e distruggere tutto quello che gli capitava a portata di mano.
Quella rabbia ceca che sembrava pervaderlo però, non servì a non farlo perdere in quell’intrigo di viuzze che sembravano muoversi per conto proprio.
Non ho tempo per questo.
Impugnò le sue katane e cominciò a tagliare ogni edificio che gli ostruiva la strada.
Non si curò della gente che intorno a lui urlava e gridava aiuto, o che lo pregava di fermarsi.
A Zoro in quel momento importava solo una cosa: uccidere Trafalgar Law.
Le parole di quell’operaio gli rimbalzavano nella mente, tornando e tornando, evocando immagini che solo ad immaginarle lo marchiavano a fuoco.
 
-Non hanno detto niente, ero troppo distante- raccontò l’uomo titubante, con ancora la lama alla gola- Bé, sono entrati, insieme, poi… non lo so esattamente ero distante… credo che Trafalgar abbia spinto Gamba Nera contro il muro e… ecco, lo stava… gli stava praticamente divorando la faccia. Gli faceva scivolare le mani dappertutto insomma… sembravano molto presi e poi… si sono ritirati, ma da quello che si poteva vedere… è chiaro che abbiano finito quello che avevano iniziato ecco… E’ tutto quello che so lo giuro! Per favore non mi uccida!
 
Mani dappertutto… Molto presi… Finito quello che avevano iniziato…
Il cuoco… e Trafalgar.
No.
Semplicemente no.
Zoro tagliò un altro palazzo in due. Ormai non ragionava più. Tutto ciò che vedeva era il rosso.
Quando l’edificio del comando centrale gli apparve davanti, lo spadaccino era pronto per una strage.
Dei soldati erano appostati di guardia davanti all’ingresso, così come lungo tutto l’edificio: si misero sull’attenti non appena si accorsero del pericolo in arrivo.
-C-comandante Roronoa?- si stupì uno degli uomini, appena lo riconobbe.
I soldati si guardarono tra loro incerti, non sapendo come comportarsi: provare a fermare quel demone che si stava dirigendo con furia omicida verso di loro oppure lasciare passare quello che era il loro superiore? Quei poveretti stavano già tremando al solo pensiero di confrontarsi con lui.
Zoro avrebbe potuto farli fuori senza troppo sforzo, ma non si prese nemmeno la briga di considerarli: entrare nell’edificio e prendere le scale sarebbe stata solo una perdita di tempo.
Appena fu abbastanza vicino saltò, ignorando i soldati che si limitarono a seguirlo con lo sguardo, le bocche spalancate: atterrò direttamente e con agilità sul balcone del quarto piano. Da lì con un altro balzo arrivò al decimo, e poi al quindicesimo: proprio dove stava Trafalgar.
Un fendente di spada, e la finestra andò in pezzi.
-Trafalgar!- ruggì.
Zoro entrò nello studio, facendo scricchiolare i vetri rotti sotto di sé. Lo vide immediatamente: il chirurgo era comodamente seduto sulla sua poltrona con un libro in mano, mentre la scrivania che aveva davanti era stranamente distrutta.
Trafalgar lo stava guardando con un sopracciglio inarcato e un vago sorriso a increspargli le labbra.
Appariva fin troppo tranquillo per uno che si era appena ritrovato una belva scatenata irrompere dalla finestra.
-Zoro-ya. Entra pure.- disse sardonico- ti vedo un po’ alterato.
-Io ti ammazzo.
Una calma glaciale in quelle parole. Le intendeva davvero.
Gli occhi di Trafalgar si assottigliarono leggermente: non si aspettava quella reazione forse? Irrilevante.
Lo spadaccino lo attaccò senza esitazione, e Trafalgar riuscì a schivare il fendente appena in tempo, mentre la poltrona sulla quale si trovava un attimo prima veniva tagliata in due.
Zoro non si trattenne: sapeva che il chirurgo era ben in grado di tenergli testa. Era un capitano dopotutto, e c’era un motivo per cui era a capo dell’Alleanza in assenza di Rufy: infatti Trafalgar, sguainata la sua lunga katana, bloccò con abilità il suo successivo attacco.
-Non vuoi almeno sapere cos’è successo?
-E’ vero?
Era l’unica cosa che importava.
-Cosa? Devi essere più specifico, Zoro-ya.
La sfumatura ironica e divertita di quelle parole alimentò la furia dello spadaccino.
Voleva attaccarlo di nuovo, ferirlo. Voleva mandare in pezzi quella compostezza esibita che sembrava farsi beffe di lui… ma doveva saperlo.
-L’hai baciato?- una domanda fatta a denti stretti.
-Se ti riferisci a Sanji-ya, la risposta è sì.
Zoro non si trattenne più: si lanciò in un affondo improvviso, che perforò il muro alle spalle dell’avversario, ma che ancora non riuscì a penetrare la sua guardia.
Maledetto.
-Pensavo che Eustass “Captain” Kidd non fosse il tipo da condividere le sue cose.- disse lo spadaccino sprezzante.
Trafalgar fece un’espressione di disappunto.
-Non sono una proprietà di Eustass-ya.- chiarì il chirurgo- Sebbene lo stesso Eustass-ya sia spesso propenso a dimenticarsene.- un altro di quei suoi sorrisi fastidiosi gli increspò le labbra- Sono libero, posso fare quello che voglio con la mia vita e con il mio corpo…
-Sei morto.
Altri fendenti e parate si susseguirono veloci: in breve tempo, l’ufficio fu devastato.
I pacchi di documenti, prima bene in ordine sugli scaffali, si sparpagliarono per tutto il pavimento; il mobilio e i pochi soprammobili furono fatti a pezzi, mentre le pareti continuavano a riempirsi di numerosi squarci.
Lo spadaccino non staccava gli occhi dal suo avversario. Voleva affondargli una spada nel petto e guardare dall’alto il suo corpo ricoperto di sangue.
Lo incalzò finché non si ritrovarono l’uno a un passo dall’altro: le reciproche spade premevano l’una sull’altra, vibrando per la quantità di forza esercitata da coloro che le impugnavano.
-Riflettici, Zoro-ya.- cercò di nuovo di farlo ragionare Trafalgar, approfittando del momento di stallo- Ha davvero qualcosa a che fare con me questa tua furia omicida? Dopotutto, non ti sei mai dimostrato interessato alla mia vita sessuale fino ad ora. Mi domando cosa sia cambiato…
-Perché lui?!- lo spadaccino impresse maggior forza alle sue katane.
-Ah, vedi che è Sanji-ya, e non io, quello che ti interessa?
Se uno sguardo fosse bastato per uccidere, il chirurgo sarebbe morto.
Si separarono e tornarono a lanciarsi assalti.
-Ti ho fatto una domanda.- sibilò tra i denti Zoro,
Trafalgar sbuffò annoiato.
-Perché Sanji-ya me l’ha chiesto.- rispose con semplicità- E io non ho rifiutato.
Zoro si bloccò.
Era stato il cuoco?
Era stato lui che…
-Perché?- chiese, fermando sul nascere il prossimo attacco.
-Perché no?- ribatté l’altro- Sai se è impegnato con qualcuno al momento?
Zoro non rispose.
Sentiva l’improvviso bisogno di sradicare palazzi e tagliare montagne: l’avversario di fronte a lui in confronto sembrava improvvisamente piccolo e insignificante.
-Che brutta cosa la gelosia, non è vero?- commentò casualmente Trafalgar.
Di nuovo nessuna risposta, mentre un fremito continuava a scuotere le mani che impugnavano le katane.
-Hai accettato di sposarti Zoro-ya, e l’hai fatto.- proseguì il chirurgo- E lui è rimasto a guardare. Il tuo matrimonio sta andando bene, sembrate una coppia affiatata, osannata da tutti… Cosa avrebbe dovuto fare secondo te?
-ASPETTARE!!!- tuonò Zoro, mentre un colpo dettato dalla rabbia e dal dolore che si nascondeva in essa colpiva, passando attraverso la finestra distrutta, un edificio a caso nei paraggi facendolo crollare.- Aspettare- ripeté, e la sua voce stavolta sembrava più fragile, incrinata.- Finché Rufy non torna. Era questo il patto…
Abbassò le spade, usandole per puntellare il pavimento, come se improvvisamente avesse bisogno di un appoggio per sostenersi.
-Mugiwara-ya non è qui.
-E’ una ragione sufficiente?!
-Zoro-ya.- il tono di Trafalgar si fece più gentile, pur rimanendo inflessibile- Sei sposato, trascorri le notti in compagnia della tua bella mogliettina. Non l’hai mai reclamato: non hai alcun diritto su lui.
Zoro strinse i denti.
No! Non è così…
C’era una parte di lui, racchiusa nel petto, che gli diceva che il chirurgo si sbagliava. Che gli diceva che il cuoco era suo. SOLO suo.
Ma il cuoco non l’aveva aspettato.
Era stato lui a proporre il matrimonio. Zoro si era infuriato quando l’aveva scoperto, considerandolo un tradimento. Ma la cosa aveva un senso, e se il cuoco era convinto della scelta allora lo spadaccino era sicuro che fosse per il bene di tutti e poteva accettarlo… sebbene fosse a suo discapito.
Non aveva comunque rivolto la parola al cuoco fino al matrimonio: una ripicca. Piuttosto infantile forse, però… voleva fargliela pagare, ferirlo come l’altro aveva ferito lui. Il biondo non si era sprecato nemmeno a dirglielo in faccia, lasciando a Trafalgar lo scomodo compito di informarlo. Vigliacco.
Tutti quei crucci e quel risentimento però erano pian piano sfumati nei giorni dopo il matrimonio fino a sparire del tutto: l’unica cosa a essere rimasta era una sensazione di mancanza profonda, dilaniante quasi.
Nonostante la rabbia e il silenzio di quei mesi, Zoro non aveva mai smesso di credere che tutto si sarebbe sistemato, che una volta che Rufy fosse tornato allora le cose sarebbero tornate come prima. Ci sarebbe voluto del tempo certo, forse molto, ma era certo che malgrado tutto, il cuoco… l’avrebbe aspettato.
-Io l’avrei fatto.
Zoro avrebbe aspettato anche anni se i ruoli fossero stati invertiti, lo sapeva.
Ma non il cuoco.
Pensava che provassero le stesse cose, pensava che quello che c’era tra loro fosse… condiviso. E invece no.
 
-Rufy vuole che io vada ad Alabasta domani. Starò via per un mese almeno. La situazione alimentare è grave. E le incursioni della Baroque Works non si sono fermate come speravamo con la sconfitta di Crocodile.
-Mm…- fece Zoro, per niente interessato.
-Marimo, ho detto che starò via per un mese.
-E allora?
Perché doveva farla così lunga per una stupida mansione di lavoro? Sapeva che era abbastanza forte da occuparsi di quel branco di predoni senza problemi.
Il cuoco sospirò.
-A volte mi domando proprio cosa io ci trovi in te.
-E questo cosa c’entra?- ribatté annoiato.
-Dico solo che potrei trovarmi qualcun altro…
-Pff! Ma se sei a mala pena sopportabile! Mi domando chi altro potrebbe volerti…
-Taci, Marimo!
 
Avevano cominciato a litigare, insultandosi a vicenda e combattendo. Poi, non era certo di come, le loro bocche si erano trovate ed erano finiti nella camera del cuoco a togliersi i vestiti in tutta fretta.
Zoro non aveva più pensato alle parole del biondo, fino a quel momento, considerandole solo una delle sue tante sciocchezze.
Ora però gli erano tornate alla mente, e lo spadaccino si chiese se non avesse frainteso tutto. Se il suo istinto l’avesse ingannato.
In quel momento, risuonarono dei veloci ed agili passi in corridoio, che Zoro riconobbe senza difficoltà.
Era il cuoco.
Aprì la porta con un calcio, entrando nell’ufficio devastato di Trafalgar, probabilmente attirato lì dallo scontro ormai interrotto.
-Law si può sapere che sta succedendo?! Cosa…
Ma il cuoco si bloccò non appena vide e riconobbe l’intruso.
-Zoro…
Lo spadaccino non si preoccupò che la voce del cuoco sembrasse al suo orecchio strana, indecisa, fragile: si avventò su di lui, colpendolo alla mascella con un pugno che lo scaraventò contro il muro.
La parete, già gravemente danneggiata, si crepò.
Prima che il biondo potesse ricadere a terra, Zoro l’aveva già agguantato per la camicia.
-Abbiamo chiuso.- gli sussurrò a denti stretti, lasciando che trapelasse tutto il disprezzo e la rabbia che provava dentro, cercando invece di tenere ben nascosti la delusione e il dolore.- Fai quello che vuoi, stai con chi ti pare. Ma non azzardarti a venire vicino a me ancora.
Lo lasciò cadere a terra, non curandosi delle sue condizioni ed uscì, sbattendo la porta.
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Ciao a tutti! Se ve lo state chiedendo, sì: la porta è l’unica cosa che è rimasta intatta XD Zoro in questo capitolo mi fa una tenerezza *.* Spero che la sua reazione vi abbia soddisfatto a dovere… anche se ve l’ho fatta un po’ sudare;) Quanto a Law, direi che ha infierito senza pietà eh? Poveri i miei due protagonisti, sempre a soffrire… tranquilli, prima o poi si risalirà da questo abisso nero di drammaticità... ma ci sarà da aspettare ancora un po'.
Grazie a tutti voi che avete letto fin qui e spero mi accompagnerete fino alla fine!:)
Adesso che lo spadaccino ha deciso di non volerne più sapere di Sanji cosa ne sarà del nostro cuoco? Prossimo capitolo: il ritorno in scena di un certo piccione… a voi le supposizioni!
Se volete, fatemi sapere cosa ne pensate e se qualcosa non vi è piaciuto o non vi ha convinto... Siete i benvenuti:)
Alla prossima! Ciaociao!
   
 
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