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Autore: Wazzighez    08/09/2016    0 recensioni
"Le labbra le tremavano per il pianto trattenuto a stento, quando si lasciò avvolgere dalle braccia di Giulio. Sentì le sue mani che la stringevano, fortissimo, fortissimo, mentre teneva la sua testa all'altezza del cuore di quel ragazzo. Voleva evitare di piangere, davvero, voleva lasciar perdere, cercare di dimenticare. Ma dalla gola che già le doleva uscì un verso strozzato e lei non potè fare a meno di stringersi ancor di più a Giulio."
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Giulio parcheggiò la macchina nel vialetto davanti a casa di Claudia. Spense il motore e posò le mani sulle ginocchia, rimanendo in silenzio. Claudia deglutì. “Beh..eccoci qua.” mormorò, abbassando gli occhi. Aveva temuto quel momento per tutto il pomeriggio. Lo sapeva, era ovvio. Lo sapeva dal primo istante in cui si erano abbracciati solo poche ore prima che lo avrebbe dovuto salutare. Ma adesso, non era più così sicura di riuscirci. Giulio spezzò quel silenzio. “Che farai, adesso?” chiese, quasi con indifferenza. Claudia alzò le spalle. Avrebbe tanto voluto dirgli la verità. Avrebbe voluto dirgli che sarebbe entrata in casa, si sarebbe gettata a piangere sul letto e avrebbe cercato di ricucire insieme i pezzi della sua vita. Avrebbe chiuso gli occhi e si sarebbe preparata ad affrontare una settimana lunga e difficile, costellata dai ripensamenti e dalla nostalgia improvvisa che l'avrebbe colta in ogni istante di quelle giornate. Ma ovviamente, non disse niente di tutto ciò. Non avrebbe mai potuto fare una cosa simile. “Credo che mi farò una doccia” rispose allora. Ne aveva fatta una quella mattina lavandosi i capelli alla perfezione, e aveva trascorso quasi un'ora a cercare i migliori vestiti nell'armadio e a scegliere il trucco. Non aveva alcun bisogno fisico di una doccia. Ma la necessità mentale di annegare il proprio pianto in altra acqua, quella c'era eccome. Giulio annuì. Per un secondo, Claudia pensò che forse anche a lui dispiaceva doverla salutare. Altrimenti, non sarebbe rimasto immobile a fissare il volante. “Tu, invece?” chiese allora la ragazza. Avrebbe prolungato quella conversazione il più possibile. Giulio scosse il capo. “Non lo so. Domani torno a casa. Stasera farò la valigia...intanto, però, ti saluto.” Detto questo, scese dalla macchina, invitando Claudia a fare altrettanto. Claudia emise un profondo respiro. Cercò di imprimersi nelle narici la miscela di odori assurdi che aveva respirato per mezz'ora in quella vecchia panda, poi scese, chiudendosi lo sportello alle spalle. Giulio l'aspettava davanti al suo cancello. A Claudia tremavano le gambe. Era un film già visto, una vecchia puntata, un copione che ormai sapeva a memoria. Se si concentrava, poteva sovrapporre al Giulio adulto e in jeans che aveva davanti l'immagine di quel ragazzino con i pantaloncini bianchi e rossi del milan e le ciabatte spaiate che tre anni prima l'aveva stretta in cima a quella salita. Se Claudia avesse saputo che quello sarebbe stato il loro ultimo abbraccio, lo avrebbe stretto più forte. Ma adesso, era terrorizzata. Non voleva abbracciarlo, se questo significava doverlo salutare. Giulio allargò le braccia. Sorrideva. Quel maledetto sorriso a cui lei non aveva mai saputo resistere. Il primo sorriso che l'aveva catturata. Le labbra le tremavano per il pianto trattenuto a stento, quando si lasciò avvolgere dalle braccia di Giulio. Sentì le sue mani che la stringevano, fortissimo, fortissimo, mentre teneva la sua testa all'altezza del cuore di quel ragazzo. Voleva evitare di piangere, davvero, voleva lasciar perdere, cercare di dimenticare. Ma dalla gola che già le doleva uscì un verso strozzato e lei non potè fare a meno di stringersi ancor di più a Giulio. “Ehi” le sussurrò lui. “Ehi, tranquilla. Va tutto bene. Ci sono io, no?” Claudia si morse un labbro. Lo sapeva. Lo aveva già sentito. Di quel vecchio film sapeva persino i titoli di coda. Ora si sarebbero staccati, lui l'avrebbe fissata intensamente per un attimo indefinito e terribile, e poi l'avrebbe lasciata. L'avrebbe lasciata andare. Di nuovo. “Non voglio che finisca di nuovo tutto qui” sussurrò Claudia. Non erano parole sue. Non avrebbe dovuto dirle. Ma non le importava. Giulio allontanò il suo busto da quello della ragazza, anche se i loro bacini erano ancora vicinissimi. Lentamente, portò una mano sul volto di Claudia, le scostò quel maledetto ciuffo di capelli che sempre le ricadeva sugli occhi, e le accarezzò una guancia. Claudia non seppe se odiarlo o amarlo ancora di più. Era quasi sicura che lo stesse facendo apposta. Stava praticamente tremando. Poi, però, Giulio si avvicinò. Si avvicinò con una lentezza estenuante. Curvò leggermente la testa, lo fece anche Claudia, vide a malapena quegli occhi chiudersi, chiuse anche i suoi. Sentì le sue mani farsi di nuovo attorno ai suoi fianchi, stringere, e quelle labbra posarsi sulle sue. Fu un bacio lungo. Era quel bacio che non si erano mai dati, che lei aveva sempre sognato, sperato, desiderato. Era il bacio, era il bacio migliore della sua vita. Era il suo cuore che aveva rallentato, erano i suoi polmoni che si erano riempiti d'aria. Decisamente, non era più in apnea. Si staccarono. Claudia aveva baciato Giulio. Avrebbe dovuto bastarle. Ma senza sapere né come né perchè, afferrò una delle mani del ragazzo, aprì la porta di casa, lo fece entrare, e la richiuse alle loro spalle.
  
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