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Autore: Hermione Weasley    02/05/2009    3 recensioni
Vent'anni di confrontazioni indesiderate le avevano insegnato tante cose, cose che adesso custodiva gelosamente in quel gioco assurdo di cui erano gli unici partecipanti e spettatori.
Genere: Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Claire Bennet, Sylar
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
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Wicked Game
you're watching your back, like you can't relax


Stato di New York, settembre 2027



Si spinse maggiormente contro il tronco dell'albero. Trattenne il respiro per potersi concentrare al meglio sui rumori che la circondavano.

Il cuore le batteva un po' troppo velocemente: il suo rimbombare la distraeva, facendole perdere la concentrazione per quei pochi attimi che poi, lo sapeva bene, le si rivelavano sempre fatali.

Socchiuse lentamente gli occhi, costringendosi a calmarsi. Teneva le pistole alzate al lato del viso, pronta a far fuoco non appena l'avrebbe individuato. Ormai ci aveva fatto l'abitudine: era in grado di esaurire i colpi e ricaricarle in pochissimi secondi. Si era cronometrata - un passatempo come un altro - e le performance miglioravano sistematicamente nel tempo, con sua grandissima soddisfazione.

Tornò a guardare avanti allo scricchiolare delle foglie secche sotto passi lunghi e misurati. Li avrebbe riconosciuti ovunque.

"Sento il tuo profumo, Claire," una voce chiara e profonda riempì l'aria carica di umidità che minacciava tempesta da un momento all'altro, "non hai seguito il mio consiglio."

La ragazza non si mosse, limitandosi a guardarsi attorno: lo conosceva abbastanza bene per poter dire che era perfettamente in grado di parlare da una parte e poi farsi ritrovare da tutt'altra dopo pochissimi secondi. Anche lui, col tempo, era diventato maledettamente bravo. Questo, ovviamente, non faceva altro che rendere le cose più interessanti di quanto non fossero mai state.

Non rispose. Il cielo scuro era macchiato da nuvole argentate dalla luna che a malapena si riusciva a scorgere tra le fronde degli alberi. Una notte stupenda.

"Non parli?" Fu lui a riempire il silenzio: si aggirava per il sentiero, sperando di poter cogliere uno stralcio seppur minimo della sua presenza, "ti avevo detto che era troppo dolce quel profumo per te," sentenziò, "ma tu non mi hai prestato ascolto, mh?"

Era alle sue spalle, ne era certa. Avvertiva il suo respiro e la sua voce sempre più distintamente. Le sarebbe bastato voltarsi e far fuoco per poterlo colpire per prima.

Un lento sorriso si aprì sul suo volto morbido: era tutto suo, doveva solo andare a prenderselo.

Uscì rapidamente allo scoperto, allungando le braccia di fronte a sé. Gli indici accarezzarono il grilletto, ma il suo cervello non ebbe il tempo di registrare un bel niente perché Sylar non era da nessuna parte.

Cazzo, non poté fare a meno di pensare. Un altro buco nell'acqua.

Poi un tuono improvviso a squarciare il silenzio, e il fiato caldo di qualcuno a solleticarle l'orecchio destro in una blanda e inconsistente carezza.

"Bu," sussurrò lui, canzonandola con quel suo tono di scherno: gliel'aveva fatta di nuovo.

Claire si irrigidì bruscamente, facendosi rossa in viso.

"Ti facevo più scaltra, Claire," mormorò lui, sistemandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio mentre sorrideva ampiamente.
"Sai... dovresti smetterla di perderti in chiacchere," ribatté lei, senza abbassare le braccia nonostante si sentisse abbastanza stupida a puntare contro il niente che aveva davanti.

Sylar capì istantaneamente e con un cenno del capo la disarmò senza alcun problema. Non ebbe neanche bisogno di distogliere lo sguardo dal suo viso.

"Non lo sai che la comunicazione è alla base di qualsiasi relazione interpersonale, Claire?"
"Questa non è una relazione," mormorò lei, disgustata, facendo ricadere lentamente le braccia, "e comunque, che ne sai tu di relazioni interpersonali?" Le sarebbero bastati pochi secondi.

"Ah no?"

La ragazza girò impercettibilmente il capo verso di lui. La vicinanza le faceva sempre uno strano effetto. Colse uno stralcio del suo viso immutato nel tempo e gli rivolse un sorrisetto sprezzante.

"No."

Soffiò praticamente contro le sue labbra, prima di estrarre un pugnale dalla cintura con un movimento così rapido che Sylar non ebbe minimamente il tempo di rendersene conto. Glielo piantò nello stomaco, affondando la lama fino all'impugnatura.

"Oops," bisbigliò lei, "ti facevo più scaltro, Sylar," replicò godendosi l'espressione di pura sorpresa dipinta sul suo volto.

Non attese risposta e lo spinse rabbiosamente contro il primo tronco a tiro.

"Ti diverti, mh?" Ringhiò lui, incapace di ignorare il dolore lancinante che si irradiava impietosamente dalla sua ferita.
"Oh, da morire," sussurrò Claire, rigirando crudelmente la lama nella carne viva dell'uomo.

Sylar urlò, ma non fece niente per sottrarsi a quella tortura. Il gemito insofferente si trasformò in una lieve ed impercettibilmente risata sul finale.

"Lo sai che guarirò comunque," smozzicò prima che lei gli regalasse un altro giro di lama gratis.
"Lo so," gli assicurò la ragazza, senza smettere di guardarlo in viso, "non lo faccio per impedirti di rigenerarti," puntualizzò, "lo faccio per farti male."

Gli ciondolava il capo, ma si sforzava di guardarla comunque. Le rivolse un bieco sorriso, "le piccole gioie della vita," la prese in giro prima di scaraventarla lontano da sé. Tirò fuori il pugnale dalla ferita, soffocando un gemito imbarazzante in un mormorio sconnesso. Rimase con l'arma insaguinata a mezz'aria e un'espressione vagamente seccata in viso.

"Ti avevo detto: 'non la mia camicia preferita'!" Le ricordò scocciato.

Claire si strinse nelle spalle, come a dirgli che non gliene fregava proprio niente.

"Mi hai strappato il vestito azzurro la volta scorsa," ribatté, "ora siamo pari."
"Quel vestito era orrendo, Claire. Ti ho fatto un favore."
"Sei solo geloso."
"Del vestito?"
"No, di chi può togliermelo."

Sylar rise.

"Geloso? Ne riparleremo quando il malcapitato di turno sarà diventato carcassa maleodorante in decomposizione sotto strati e strati di terra, fango e altre cose un po' meno piacevoli."

Claire si rabbuiò di colpo. Aveva cominciato a piovere.

Camminò lentamente verso il punto in cui erano cadute le pistole: aveva tutta l'aria di chi sta per abbandonare il campo di battaglia.
Raccolse le armi, dandogli le spalle.

Le gocce d'acqua cadevano sempre più insistentemente, confondendo le percezioni visive e sonore.

Sylar era convinto che fosse pronta a sparire, ma lo sorprese.

"Secondo round," sentenziò lei, voltandosi di scatto e facendo fuoco. Lo colpì in pieno petto. Due volte.

"Non di nuovo!" Biascicò lui, incassando malamente il colpo.

Lei gli sorrise derisoria, poco prima che Sylar si fosse dissolto nell'oscurità della notte.

Claire sbuffò sonoramente: odiava quando lo faceva.

Le ricomparì alle spalle e l'afferrò per la vita con un braccio, allungando l'altro su una delle sue mani. Le tolse la pistola e le sparò in piena schiena, a bruciapelo.
Non la lasciò andare e, anzi, l'attirò a sé.

"Sei sempre troppo poco cauta, Claire," la ammonì affondando il viso nell'incavo del suo collo per poter respirare a fondo il profumo dolciastro della sua pelle, "finisce sempre male quando fai la precipitosa."

Claire respirava affannosamente, costringendosi a non scattare al contatto indesiderato, "potresti fare a meno di perderti in chiacchere?"

Sylar scrollò le spalle, "come vuoi," concesse.

La spinse bruscamente in avanti, scaricando poi la pistola sulla sua schiena.
La ragazza sobbalzava ad ogni colpo, prendendo a sanguinare copiosamente prima di crollare a terra, sull'erba umida.

"Stronzo," sibilò inudibile, premendo le labbra tra i fili verdi.

L'uomo gettò a terra l'arma ormai inutilizzabile, ridacchiando tra sé, "fatto," annunciò poi, "contenta?"

Claire non rispose, ostinandosi ad un'immobilità innaturale. Sylar aspettò qualche attimo prima di avvicinarla lentamente. Si chinò al suo fianco, piegandosi sulle ginocchia. Alzò il viso verso il cielo, godendosi le gocce di pioggia che gli cadevano sul viso, rinfrescandolo poco a poco.

"Ehi," sussurrò lei per attirare la sua attenzione.
"Già stanca?"
"No, pensavo che... potremmo darci una tregua."
"Una tregua?" Assottigliò lo sguardo, per niente convinto della proposta. Si era forse rassegnata a quello che era l'inevitabile e naturale epilogo del loro gioco perverso? Si era finalmente convinta ad accettarlo?
"Una tregua," ribadì lei, piegando il capo verso di lui, in modo da poterlo guardare negli occhi.
"Che significa?"

Claire sorrise, ma stavolta sembrava sincera: aveva quello sguardo dolce di ragazzina che gli aveva rivolto una volta soltanto: l'aveva preso sottobraccio sicura che fosse suo padre.

Con l'indice gli fece cenno di avvicinarsi.

Mortalmente serio, finì per cedere, abbassandosi ulteriormente su di lei per poter avvicinare il viso al suo. Non si era neanche reso conto di star trattenendo il respiro quando si ritrovò a pochi millimetri dalle sue labbra.

"Significa che sei un idiota," sillabò lei molto lentamente, prima di rialzare la mano che impugnava l'altra pistola - quella che non era riuscito o non aveva voluto sottrarle - puntandogli la canna sotto al mento un attimo prima di far fuoco.

Carne, ossa e sangue schizzarono ovunque, sporcando entrambi.

Sylar la fulminò con lo sguardo, mentre lei lo immobilizzava a terra, in attesa che si fosse rigenerato ancora una volta.

Solo quando la bocca fu tornata al suo posto, si degnò di guardarlo.

"Allora," riprese l'uomo, ritrovandosela praticamente addosso, "chiudiamo la partita o no?"
"Così è troppo poco, Sylar," disse lei, prendendolo apertamente in giro.
"Sai come alzare la posta in gioco."
"Voglio farlo finire."
"Finire?"
"Finire, devo farti lo spelling?"

Sylar sorrise, "ci sono due modi per farlo finire, lo sai."

Sì, che lo sapeva. Glieli aveva illustrati entrambi fino alla nausea, fino a farla supplicare di smettere perché non ne poteva più.

"Non ti cadrò tra le braccia," mise subito in chiaro lei.
"Allora uccidimi. Uccidimi davvero," propose in alternativa.

Claire conosceva il suo tallone d'Achille. Il punto in cui colpirlo per rispedirlo definitivamente al creatore. Vent'anni di confrontazioni indesiderate le avevano insegnato tante cose, cose che adesso custodiva gelosamente in quel gioco assurdo di cui erano gli unici partecipanti e spettatori. Perché nessun altro avrebbe potuto capire fino in fondo cosa significava vivere per sempre.

Rimase a fissarlo a lungo, indecisa sul da farsi.

L'odore della pioggia li aveva praticamente sommersi, intensificando i profumi della vegetazione tutt'intorno.

Si scostò lentamente da lui, rimettendosi in piedi dopo qualche secondo.
Riabbassò l'arma e andò a raccogliere l'altra.

"Domani," sentenziò poi, senza neanche guardarlo, "stessa ora, stesso posto."

Sylar annuì impercettibilmente, senza nemmeno darsi pena di rialzarsi.

"Non fare tardi. Vorrei sapere che diavolo hai da fare per arrivare in ritardo," continuò lei, evidentemente scocciata.
"Le solite cose. Mi piace farti aspettare."
"Va' a farti fottere," lo rimbrottò prepotentemente.
"Quanto sei triviale."
"Al diavolo!"
"A domani, Claire."
"A domani," gli fece svogliatamente eco prima di eclissarsi tra le ombre umide degli alberi e sparire per l'ennesima volta.

Nessun vincitore, nessuno sconfitto, neanche quella notte.

  
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