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Autore: mxrlynians    08/09/2016    3 recensioni
Arthur aveva visto solo un paio di volte il ragazzo magro dal piano di sopra, ma lui lo sente piangere a tarda notte attraverso lo sfiato che attraversa le loro stanze. A volte, l'unica cosa che sente prima dei singhiozzi, sono le parole che il patrigno rivolge al bambino magro e buffo, dei colpi secchi e poi il silenzio.
Il padre di Arthur gli dice di farsi gli affari suoi, ma Arthur non può stare con le mani in mano, così una sera, quando lo sente piangere, Arthur si avvicina alla bocca dell'aria e con un sussurro gli rivolge la parola, e la prima cosa che dice è; “Hai bisogno di aiuto?”
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Igraine, Merlino, Principe Artù, Uther | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessuna stagione
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La stanza sopra alla mia

 Capitolo IV

Il tempo passava, e del muro non sembrava più arrivare nessun rumore.
C'erano quegli incidenti occasionali, sentiva tutto che quell'essere spregevole urlava a Merlin, il rumore della carne che si contrae e poi la botta sorda.
Il silenzio cadeva sempre dopo qualche colpo, e poi c'erano le solite frasi;
«Se non fossi figlio di Hunit ti avrei già regalato a circo!»
«Sei uno spreco di soldi, se non fossi umano ti avrei già scuoiato!»


La porta veniva sbattuta con evidente forza, e la stanza di Merlin diventava tutta buia, ma questo non importava se c'era Arthur ad aspettarlo dietro a quella ventola.
A volte durante le loro conversazioni, Arthur sentiva i singhiozzi e i sospiri che affliggevano il corvino, ma il biondo non ha mai detto a questo riguardo, per il bene di entrambi. Una sera però, Merlin era del tutto incapace di trattenere i singhiozzi, e tutto quello che Arthur poteva fare, era ascoltarli in silenzio, dietro a quel muro che li impediva di vedersi. Arthur avrebbe voluto stringerlo tra le sue braccia, dirgli che con lui era al sicuro, che non sarebbe successo nulla, teneva la testa china, in ginocchio davanti alla bocca, i pugni stretti in una morsa, le nocche divennero bianche per lo sforzo.

“Lo odio” sussurrò piano, i singhiozzi si fermarono, il Patrigno di Merlin era un uomo alto e robusto, sulla quarantina, capelli scuri, e gli occhi così simili a quelli di Merlin, lo facevano andare in bestia. Una volta stava tornando dal negozio di alimentari con sua madre, e lui gli sorrise, il sorriso più patetico e falso che Arthur avesse mai visto.

“Anche io non pensare...” disse con voce spenta, il biondino riusciva a sentire la gravità della situazione, scattò in piedi, anche se Merlin non poteva vederlo e disse; “vuoi che venga lì?”.

Le parole di Arthur risuonarono nella testa di Merlin, lui si stava preoccupando di lui?
Ma la paura gli attanagliò il cuore, e se quel mostro, avrebbe fatto del male anche ad Arthur? Lui non se lo sarebbe mai perdonato.

“NO! MA SEI IMPAZZITO!?” Un dolore all'addome lo fece risedere, un gemito strozzato fece mettere in allarme il biondo.
Il respiro di Merlin accelerò un po’, le mani di Arthur strinsero forte la grata che li divideva, voleva stare con lui, ma come poteva fare?

“Ma tu... V-vorresti d-davvero...” provò a dire Merlin ma l'altro lo zittì all'istante.

“Certo...” disse soltanto Arthur, poi un'idea gli balenò in testa.

Così folle.... Così folle che potrebbe funzionare! Arthur prese il suo giubbotto, corse veloce nel corridoio, sentì la voce di sua madre che gli gridava qualcosa, molto probabilmente il solito “voglio che tu sia a casa per l'ora di cena!”, scese le scale del piccolo palazzo in cui abitava, per fortuna erano solo due piani.
Entrò nel giardino in comune, e cominciò a tirare sassi alla finestra, ne era più che sicuro, di Merlin. Il ragazzo si affacciò, il sole stava tramontando, ma faceva sempre caldo.
E Arthur si stupì quando vide addosso a Merlin quel pesante maglione di lana, doveva avere il raffreddore se aveva così freddo.

Prese la scala e la posizionò sotto alla finestra di Merlin, che lo guardò un po’ sorpreso.

“Che dovrei fare?” chiese mentre si sporgeva per vedere Arthur negli occhi, la testa gli girava e il respiro era affannato, voleva dirgli di lasciarlo lì, nella sua gabbia che quell'uomo gli aveva costruito anno dopo anno, colpo dopo colpo, urla dopo urla.

“Cosa vuoi fare?! Devi scendere! Non è difficile da capire!” gli urlò dal giardino, teneva la scala, e quando vide che Merlin stava per scendere, strinse la mano nel ferro freddo, il corvino scese tutti i pioli, e quando arrivò a terra, le braccia si Arthur gli cinsero la schiena, sentì una fitta al ventre, ma era così bello l'abbraccio di Arthur, che sarebbe stato così per sempre, coccolato dal suo respiro e dal suo profumo, anche se il dolore era sordo, a lui bastava sentire la voce del biondo, e tutto si sarebbe risolto, come un puzzle di cui lui era l'ultimo pezzo.

Arthur lo lasciò dopo pochi minuti, alzò lo sguardo e incrociò gli occhi di Merlin, lucidi e così caldi, anche se a scuola gli avevano insegnato che il blu è un colore freddo, lui vedeva solo calore in quel giaciglio che faceva perdere la testa ad Arthur, si sentiva felice quando lui era felice, era una cosa assurda da pensare, ma forse, ipotizzò Arthur, in un’altra vita eravamo amici per la pelle.

Il Pendragon gli prese la mano e lo condusse fuori, corsero verso il tramonto, quando non conosceva ancora Merlin, Arthur andava molto spesso al lago di Avalon, una lago dove un tempo un grande mago, lasciò per l'ultima volta il suo più grande amico e Re di un regno. Questa leggenda aveva sempre affascinato Arthur fin da quando era piccolo, lui voleva diventare un valoroso cavaliere, salvare le pulzelle in pericolo e sconfiggere i draghi. Arrivarono sulle sponde del lago, il sole era tramontato e la luna era la meravigliosa regina che governava il cielo, quando Arthur crollò sfinito sulla sfonda del lago, e Merlin invece si inginocchiò, il suo corpo non era fatto per simili sforzi.

“D-dove siamo!?” chiese Merlin, si alzò e si diresse verso il lago, che risplendeva illuminato dalla luce lunare.

“Merlin”

L'interpellato si voltò.

Alla luce della argentata della luna, era ancora più pallido e indifeso, Arthur inghiottì a vuoto, sudava freddo, ma doveva farlo, per il suo bene.

“Conosci la leggenda di questo lago?” chiese con un filo di voce, l'altro scosse la testa e rimase in silenzio, le cicale riempirono quel vuoto di suono con il loro dolce cantare.

“La leggenda dice che non troppo distante da questo lago, si svolse una violenta battaglia...” Cominciò Arthur, puntava i suoi occhi in quelli di Merlin, vedeva la curiosità nel suo sguardo così continuò.

“La battaglia vedeva come protagonisti due grandi regni, il regno di Camelot, guidato dal coraggioso Re Arthur, possessore della spada forgiata nel fuoco di un potente drago, mentre il suo avversario era guidato dalla sorellastra Morgana, potente sacerdotessa dell'Antica Religione dall'animo nero come il peccato. I due regni erano molto forti, ma il regno di Camelot, aveva qualcosa che l'esercito di Morgana non aveva; Un potente stregone di nome Emrys. Questo stregone però era anche molto amico del Re, lo aveva aiutato nelle situazioni più ambigue e pericolose, lo aveva aiutato con la Magia, che era severamente vietata nel regno di Camelot. Durante la battaglia però il grande Re venne ferito ad un fianco, e giacette lì per molto tempo, fino a che il suo amico lo trovò, lo portò qui a Avalon, voleva curare la sua ferita, ma non ci riuscì. Il Re Arthur era morto tra le braccia di Merlin, il suo più fidato servo, amico, e mago. Sì, perché prima che Arthur morisse, Merlin gli raccontò di avere la Magia, di essere pura e semplice Magia, e il Re lo accettò, e morì tra le braccia del suo migliore amico, con il sorriso sulle labbra".

Arthur concluse la storia, e Merlin rimase a fissarlo, ma il biondo ruppe subito il silenzio.
“Hai capito perché ti ho raccontato quella leggenda Merlin?” chiese, si sedette accanto a lui e guardò il lago, “te lo dico io perché, perché tu sei la persona più speciale che io abbia mai conosciuto, mi diverto accanto a te, ma se siamo davvero amici, mi devi dire quello che succede, quando lui entra in camera tua” .

Le spalle di Merlin si irrigidirono, si strinse fino a farsi piccolo piccolo, abbassò lo sguardo, e cominciò a giocare con l'erba. Arthur sospirò, “non voglio metterti fretta, hai tutto il tempo che ti serve...” alzò lo sguardo e osservò le stelle.

“Mia madre è morta quando ero piccolo, colpa di un incidente stradale...” cominciò piano, Arthur non staccò lo sguardo dal cielo notturno, “un ubriaco guidò per due chilometri contro mano, sulla diciannovesima, solo un morto, mia madre, solo un ferito, quell'uomo che meritava l'inferno.” sussurrò e le lacrime cominciarono a scendergli violente sulle guance.
“Mio padre sparì due giorni dopo il funerale di mia madre, e così visto che nessuno mi voleva ospitare, il mio patrigno si offrì di farlo...E-E....” i singhiozzi presero il sopravento, e Merlin non riuscì più a parlare.

“E cosa Merlin?!” sbottò Arthur tirandosi a sedere davanti all'amico, “guardati non riesci nemmeno a dire una parola senza tramare come una foglia! Lui non qui! Non può farti nulla qui!” Arthur alzò la voce, stava per continuare quando dei passi lo fecero girare, e una voce che Merlin conosceva bene riempì l'aria;

“Allora sei tu il moccioso che da false speranze a quello spreco di spazio!?”




Buco dell'Autrice.....
Ciao! Scusatemi se ieri non ho pubblicato ma oggi è stato il mio primo giorno della scuola superiore! *applauso*.
Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia alle preferite/da ricordare/seguite, un vero onere per me! *Inchino*
E ringrazio specialmente le persone che hanno recensito, e spero che lo facciano anche per questo capitolo, il prossimo o domani sera, o sabato mattina!

Lasciate una recensione! Come al solito sono graditi, pensieri, commenti e critiche costruttive!

Grazie per aver letto! (*-*)


Arcobaly_739

 

 

   
 
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