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Autore: Rose Du Rembrandt    09/09/2016    4 recensioni
" E così il Re dei Re, avvolto dalla sua dorata armatura, con una nuova coscienza di se stesso e del perché era venuto al mondo, iniziò un lungo viaggio per la Terra, un viaggio erramondo in un nuovo pianeta, in orizzonti appena nati eppure conosciuti, ma non era la Terra ad essere diversa, era lui. Lui non doveva Conquistare, ma proteggere, ora l'aveva capito; fermandosi in cima ad una duna osservò la luna splendente e ai portò una mano al cuore, sorridendo, felice "
" Il più grande dei nemici, è anche la più grande delle benedizioni "
Genere: Azione, Guerra, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Archer/Gilgamesh, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Parte uno: l'inizio

https://m.youtube.com/watch?v=EvYh3uQpqXc

Agli Albori del Creato, quando gli Dei stavano ancora nascendo e l'universo prendeva forma, durante la genesi stessa dell'esistenza, non vi erano forze portanti, non vi era nè luce ne tenebra, né bene, né male, anche il concetto di morte e vita era sconosciuto. Il tutto era il nulla, un qualcosa di amorfo.
Poi, dal niente che caratterizzava il tutto, sorsero le prime menti pensanti, non ancora dei, ma vivi, non di carne, ma fatti di sostanza, pensanti, e nacquero quindi i precursori degli dei, coloro che stanno alla base della Creazione. Vita e Morte, Bene e Male. Questi quattro esseri trascendono la concezione di divino e immortale, non sono dei, né demoni, vanno oltre le semplici idee, poiché essi stessi sono l'origine delle idee, della conoscienza. Così nacquero davvero gli Dei, ebbero origine dal nulla, dall'unione di saggezza dei quattro, e sorsero su quel mondo grezzo e lo plasmarono per far si che potessero ospitare coloro che li avrebbero venerati e resi grandi anche attraverso gli Eoni, ma il piano fallì a causa di un atroce errore dei quattro. Essi erano consapevoli che gli Dei un giorno sarebbero stati dimenticati, pensarono che dovesse esistere un'entità capace di annientare il fallimento e di riportare in tal caso il Creato allo Zero... volevano incarnare la stessa Creazione, e così, da loro quattro fusi assieme, sorse l'essenza per la quale nacque l'idea di terrore, La Rosa Oscura. Ma questa si rivelò ben presto superiore ai suoi creatori, capace di Creare il vuoto, di manipolare ogni cosa, perfino le menti Onnipotenti dei Quattro. Ma c'era un modo per, se non di sconfiggerla, di sigillarla all'interno di una Dimensione a Se, nel suo Stesso vuoto ma, nel caso il mondo avesse fallito, venne creata una chiave per liberarla, poiché in quel caso l'annientamento sarebbe stata l'unica autentica soluzione. La chiave passò agli dei senza che però questi potessero capirne il reale potere, e con il passare degni Eoni, la genesi divenne leggende, mito, favola e, come spesso accade, si dimentica del passato, e la Chiave divenne una comune arma per la guerra, senza che nessuno si rendesse conto di cosa in realtà fosse.

Innumerevoli Ere Dopo:
Il Palazzo si ergeva sul nulla, la stessa costruzione si trovava in un limbo che non poteva essere definito reale, ma neanche irreale, era più come un sogno, un'onirica dimensione che trascendenza dal volere di qualunque essere, fosse esso umano e non. Era vuota la costruzione, non c'erano sale, piani, sontuosi tappeti o stanze da letto. Non si vedevano scale, passaggi segreti, tesori, servi, eserciti o alcuna manifestazione di potere, poiché il Palazzo non era che un trono e sulla cima posta tanto in alto da essere invisibile, sedeva lei, la Rosa Oscura, persa in un sonno senza fine o inizio, gli occhi spalancati erano dominati dal verde delle distese boscose della Terra, i capelli corvini riflettevano il colore del sangue che formava le sue vesti, il suo corpo andava oltre qualunque idea di Bello o perfezione, eppure, eppure era vuota. L'avevano fatta nascere con uno scopo per poi abbandonarla nel vuoto, ma lei aveva atteso con pazienza, aveva atteso che tutti si dimenticassero, che la storia cadesse nell'oblio e ora gli serviva un semplice segnale dall'esterno, anche il battito d'ali di una farfalla proveniente da oltre la barriera di vuoto che l'aveva bloccata. Al pensiero ghignò e si passò una mano fra i capelli e prese a tamburellare sui braccioli del trono, era stata lei a legarsi a quel mondo nero e infinito per il semplice desiderio di distruggere un mondo già perfettamente civilizzato, Dopo tutto la distruzione comportava sciagure e le sciagure la tristezza, che senso avrebbe avuto distruggere un mondo ai primordi? Nessuno, lei doveva annientare ciò che avrebbe considerato un fallimento, e ciò che i suoi occhi vedevano oltre il velo di tenebra era un mondo perfetto per essere distrutto, riportato alla genesi e li si sarebbe fermato, non doveva nascere altro, lei doveva regnare sul tutto e sul nulla, come avrebbe potuto fare se esisteva qualcosa? Poi, finalmente, lo sentì, il richiamo della sua carceraria, la voce di colei che l'aveva aiutata ad ingannare i quattro, e sorrise sadica quando si alzò, muovendo il braccio destro verso il petto e, ridendo del suo facile e imminente trionfo, fece scattare la mano all'esterno, come per dare uno schiaffo e, all'istante, il nulla si ruppe, come un'effimera lastra di vetro colpita da una pietra, crollò su se stesso inondando quel non mondo di una luce calda e luminosa che squarciò il velo di tenebra e la Rosa Oscura vide davanti ai suoi occhi la distesa del deserto, dune dorate che venivano lambite dalla dolce brezza del giorno ardente, l'aria si piegava sotto l'effetto dei miraggi, mulinelli di sabbia si levavano di quando in quando dal suolo che si lasciava pigramente domare dalla forza della natura, una natura che a sua volta era stata piegata dall'uomo. « Genesi... - sussurrò la donna posando un piede nudo sulla sabbia, e la terra scomparve all'istante divorata dal nulla che si espanse come una macchia d'olio - Annientamento - e posò il secondo piede e il cielo iniziò a scomparire risucchiato in tornado di oblio che spaccarono la terra ascendendo alle stelle - Tutto verrà cancellato » e l'onda della non esistenza si erse alle sue spalle superando di molto le nuvole e la coltre celeste e, con un semplice gesto di un dito, si abbattè sul deserto cancellandone la stessa idea di esistenza, ora li vigeva il vuoto, il nulla, non c'era, semplicemente, non esisteva, la fine e l'inizio erano soltanto concetti Obsoleti, che andavano scemando, tutto andava perdendo spirito nel tempo, e lei era quella forza che cancellava ogni passato, presente e futuro.
Nel mentre che intorno a lei il deserto veniva annientato, continuava a camminare, sfiorando a piedi nudi il frutto del lavoro degli stolti dei, un lavoro futile, senza un fine o uno scopo, che non arrecava vantaggio l svantaggio per nessuno dei quattro, tanto meno per lei, e non vi coglieva bellezza alcuna in esso, non veniva rapita dalla vastità dello spazio e della terra, poiché per lei, che aveva visto l'inizio di tutto, non c'era niente di valore nel vacuo mondo che aveva davanti, niente di valore, di prezioso, era solo un errore, un disonore per la perfezione che era La Genesi dal nulla e dal tutto, e ora lei avrebbe riportato il Creato a quell'epoca perfetta.
« Una mosca si avvicina, una falena contro la fiamma, una rana in un pozzo che non ha mai visto l'oceano » e dicendo questo levò lo sguardo alla volta celeste, contro il sole, e ivi distinse una luce dorata che veniva come riflessa da una montagna fluttuante, imponente, d'oro che solcava le correnti astrali verso di lei « Quanto è sciocca l'anima mortale » disse spalancando l'occhio sinistro, e a quel gesto la nave si fermò a mezz'aria e si spaccò in due parti uguali, tagliata a metà, che presero a rovinare verso il suolo dove franarono sulle dune squarciandone l'equilibrio e l'esotica bellezza del mare ardente; « Ti spingi a tanto da sacrificare uno dei tuoi più grandi tesori Gilgamesh? »

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Sopra di lei, dove prima stava la nave del re degli eroi Vitama, si erano aperti adesso innumerevoli portali dorati che avevano piegato l'aria come pozze d'acqua capaci di connettere due dimensioni e decine si lance splendenti quanto il sole ne catturarono i luminosi raggi illuminando il campo dell'ultima battaglia; di fronte al gate stava un giovane uomo dall'armatura, anch'essa dorata, i capelli biondi e gli occhi scarlatti che lampeggiavano per l'ira repressa sotto quello strato d'oro e carne; « Hai osato tu attaccare Me, il più grande, hai osato distruggere il Mio tesoro per portarMi al tuo livello. Sanguemista blasfema, scompari dal Mio mondo » e fulminandola con lo sguardo diede vita ad una pioggia di scintillante acciaio che fischiando squarciò l'aria mirando letale e infallibile verso la donna che, chiudendo gli occhi e con un'espressione triste in volto sollevò una mano sopra la testa e le lance scomparvero nel nulla, cancellate dalla parola stessa di esistenza, non rimaneva neanche l'idea della loro presenza li « Gilgamesh, sei ancora immaturo, un bambino, un pulcino che si atteggia a gallo dominante, vattene » e puntandogli contro lo sguardo lo scaraventò all'indietro piegando lo spazio e il tempo fino a farlo arrivare alle propaggini del deserto, e Vitama non esisteva più, o non era mai esistita, strinse i pugni e si librò a mezz'aria su di una solitaria palma moribonda e scrutò in lontananza il Nulla che cancellava concezioni e pensieri trasformando il mare di Allah in qualcosa di non definibile, poiché non si poteva chiamare qualcosa che neanche esisteva realmente. Inarcando un sopracciglio amplificò il raggion dei portali fino a creare una parete dorata che andava dall'estremo est all'estremo ovest, ora come ora pensare al mantenere la guerra un segreto era soltanto una quisquilla dei sanguemisto umani, Lui trascendeva le leggi dei mortali poiché lui le aveva dettate per primo, e così scagliò infinite lance, spade e frecce contro un'unico punto e affilò lo sguardo. « Senza speranza... Creazione - e mosse un passo in avanti - Non Essere - e uni le mani in preghiera » nella sua mano destra comparve una spada lunga, nella sinistra uno stocco; con la prima fendette l'aria e creò uno spacco dimensionale che portava al suo Vuoto, con la seconda affondò verso il cielo e sopra le loro teste, nello spazio, presso forma dei pianeta nani avvolti da oscurità annullatrice e dal desiderio della Rosa Oscura di cancellare il Creato « Annientamento » le armi vennero erose dal Nulla e tutti ne persero memoria, i pianeti Nani cominciarono la discesa verso la terra, ma nessuno, in nessuna parte del globo, parve accorgersi dell'imminente distruzione. Soltanto Gilgamesh scrutò il cielo e, allargando le braccia, creò un portale che si allargò come una titanica cupola dorata che avvolse il mondo come un protettivo abbraccio paterno e richiamò infinite armi, alcune di leggendarie come Durlindana e Excalibur e, con uno scatto d'ira, liberò l'orda dorata che volò verso il cielo formando uno scudo di punte scintillanti talmente vicine tra loro che soltanto gli insetti avrebbero potuto sorpassarne il fronte. I due avversari seguirono il corso dei loro attacchi, l'uno verso la terra, l'altro verso gli astri e le costellazioni che a poco a poco scomparivano, divorati dai pianeti e dalle tenebre e la stessa luna iniziò a rodersi, consumata dal potere della Creazione e della Distruzione, allora l'attacco di Gilgamesh colpì. L'urto fra le due forze fu Ciclopico, le armi scagliate dal Re di Uruk vennero spazzate via come polvere da un tornado, tuttavia l'impatto raggiunse i pianeti che si spaccarono in migliaia di frammenti e l'onda d'urto squarciò lo spazio, pezzi di nulla e ombre vagarono fra le galassie inghiottendole, sistemi solari e soli persero ragione d'essere, lune e satelliti non furono più, gli astri cessarono la loro esistenza, il sole venne inglobato e annientato, e sulla terra calò una notte senza stelle, l'unica fonte di luce erano scheggie di luna sfuggite dall'abnorme potere della Rosa. « COS'È CHE VUOI SANGUEMISTO? QUESTO È IL MIO MONDO, È SOTTO LA MIA PROTEZIONE, È IL MIO TESORO PIÙ PREZIOSO » ruggì il re evocando dal suo immane tesoro altre armi leggendarie: Il tridente di Poseidone, la Folgore di Zeus, lo scudo di Perseo e il martello di Thor, capace di controllare i fulmini e a questi unì un portale tanto colossale da raggiungere le due estremità del mondo e ne estrasse cannoni, balestre, armi future e passate, automi da combattimento e altre macchine da guerra creando a terra uno sbarramento di catapulte, baliste e un'infinità di armi a distanza, in cielo affiancò lance a scudi e barriere semoventi « Distruggi pure ciò che più ti aggrada Cagna sanguemisto, io Mio potere non conosce confini, evocherò armi ancestrali e future, armi di distruzione di massa se dovrò » ma, con sua sorpresa, lo spazio davanti a lui si piegò nuovamente, l'onda raggiunse i piedi della palma che scomparve e lui saltò all'indietro sopra uno scudo e per proteggere leb armi, creò un portale a quell'altezza per contenere la marea della Distruzione « Cadi, Demone » e al suo imperioso comando altri gate si aprirono tutt'intorno alla donna e spesse catene dorate la trafissero su tutto il corpo inchiodandola per i piedi e costringendola ad allargare la braccia, come se fosse crocifissa su una santa croce in legno incrostata del sangue del Salvatore « Avrai anche il potere del tutto e del nulla, ma Io posso annullare qualsiasi forma di potere, quindi, che  tu sia Demone, Dea, Umana, Maga o quant'altro, sei inerme » sussurrò trionfante ad un nulla dal suo viso « E un po' Mi dispiace, potresti essere il Mio tesoro più Bello, perfino Saber impallidirebbe al tuo confronto, ma cadrai qui, ai Miei piedi, da schifosa sanguemisto che sei » e detto questo si allontanò, dandole le spalle e con un'espressione di trionfo sul nobile volto, poi attaccò con tutto il Gate, schiacciando la donna sotto una montagna d'oro di lame, macigni e dardi, la polvere offuscò la sua vista.

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« È triste sapere come una fiammella effimera come quella mortale si erge spavalda contro l'immutabilita del destino. Ma ti rendo omaggio piccolo Gilgamesh, per quanto giovane, hai un briciolo, per quanto ridicola, di forza. Sarai il primo a vedere la mia forma » il Re si fermò, le parole lo trafissero come lame di gelo, sgranò gli occhi e si voltò, la donna era come evaporata, si levava dalle lance e dai detriti con il corpo segnato da varie parti mancanti, ma non sanguinava, non si vedevano carne lacerata e vene squartate, vi era la totale assenza di ossa rotte e tendini spezzati, e nel suo viso non c'era sofferenza o dolore, ma più che altro un'espressione annoiata, come se Gilgamesh altro non fosse che una mosca fastidiosa che volava intorno ad un gigante, e così era il rapporto fra i due guerrieri, gigante e mosca; « Non nego che per gli esseri come te, di carne e sangue, le tue Catene del Paradiso potrebbero essere un'autentica piaga di cui aver terrore, ma non possono trafiggere ciò che non esiste » disse pacato rimettendosi in piedi e il suo corpo tornò all'originale splendore, ma il Re non vide carne e midollo ricomporsi, la pelle non si cicatrizzò, semplicemente, il Vuoto fu sotituito da nuova esistenza, ma era un qualcosa che non poteva definirsi viva, e neanche reale o no, c'era e non c'era, e questo sfuggiva persino alla comprensione de Re che, quando riuscì a vedere chiaramente ciò che era successo, spalancò la bocca, il volto deformato dall'ira funesta che gli pervase l' anima e la carne, irrigidì la mascella e serrò i pugni sbavando per la rabbia dall'angolo sinistro della bocca « Tu, PUTTANA Sanguemisto, essere ignobile, cosa hai fatto al MIO mondo? » « Nulla » rispose la donna allargando le braccia e mostrando tutto il Vuoto alle sue spalle: il deserto non c'era più, o forse sarebbe più opportuno dire che non c'era mai stato poiché l'idea, la parola, il ricordo legato ad esso, tutto scomparve, anche dalla mente di Gilgamesh che si ritrovò a fissare qualcosa che non capiva, che non riusciva a partorire, che, che non era possibile.
Squarciando il silenzio irreale con il suo urlo di rabbia aprì un unico enorme portale ai piedi della donna e liberò infinite combinazioni di armi di tutte le epoce che la investirono in pieno rendendo il suo effimero corpo come una sottile nube bianca che, con un secondo attacco, venne spinta verso il cielo è da li negli astri; « Mia è la terra, Mia le vite degli insulsi abitanti, solo Io posso decretare la loro morte e vita, sparisci dalla Mia vista, dalla Mia strada » ma quando l'essenza del Nulla raggiunse gli infiniti astri, si ricompose, assumendo quella che doveva essere la prima forma della Rosa; una donna dai tratti angelici e demoniaci assieme, luce da una parte, tenebra dall'altra, morte e vita, bene e male, tutto ciò nella forma zero, quella era la sua essenza base, come eoni prima i Quattro l'avevano concepita, e sorrise come una madre che rimprovera un figlio disobbediente e si pose davanti alla terra, dove prima stava il sole « Creazione - e plasmò dal nulla uno sciame di meteore e stelle avvolte da fiamme e scintille, erose dal tempo, rinforzate dalla Genesi - Ti ricompenserò Gilgamesh, donerò alla terra una fine degna di essere chiamata tale. Distruzione » e indicò dolcemente il pianeta facendo fluttuare fra le correnti della non esistenza l'apocalittica pioggia distruttrice « Ancora non capisci Sanguemisto, questo è il Mio Universo, le sue leggi rispondono soltanto a Me » e richiamò a se lo spadone di Damocle posandoci sopra i piedi e inrcociò le braccia al petto e volò verso l'alto superando anch'esso le nuvole e il cielo fino a raggiungere lo spazio e qui, arrestando la sua ascesa, evocò il più grande dei portali che si allargò come una sfera dorata angelica avvolgendo tutto il pianeta in un caldo tocco di protezione, quello era il più bello dei Suoi giardini, il più prezioso, quello affidatogli dagli Dei e lui non avrebbe permesso ad una blasfema cagna di insozzarlo con il proprio potere impuro, solo Lui aveva il diritto di posarci sopra lo sguardo e di deciderne a piacimento il destino, nessun altro; « Non esistere allora, tu e tutto ciò che i miei occhi vedono » lui rispose a quella sentenza con un urlo disumano e dal Gate scagliò il suo più Grande attacco dando fondo a tutti i suoi tesori e in contemporanea, chiamò a se la spada di Sigfrido e di Beowulf e si avventò sulla donna circondandosi di portali dai quali richiamava lance e catene e con quell'espediente superò la tempesta di guerra che infuriava intorno a loro e affondò oltre la guardia dell'essere che con un gesto della mano sinistra cancellò dei portali e annientò delle catene nel Vuoto « So bene che trafiggerti non serve, ma avvolgerti? » fece deviando all'ultimo una stella e girandole attorno fino a bloccare il suo corpo, non poteva muoversi, era il momento « Sparisci dalla Mia vista cagna sanguemisto » e spinse le lame nella gola, fino a squarciargli la nuca, e stavolta caldi fiotti di sangue colarono abbondanti sulle spade e dell'armatura dorata, lesto Gilgamesh si ritrasse per non insozzarsi il viso e ammirò trionfante la testa che si staccava di netto e cadeva nel nulla dove non esistette più, e così era finita; « Ti opponi al tempo, una battaglia inutile » e così, voltandosi, seppe.

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Infinite Rose lo circondavano, e ognuna stava già richiamando nuovi pianeti Nani e stelle e piccoli soli che iniziarono a vorticare intorno alle innumerevoli copie. Gilgamesh sussultò leggermente, gli tremarono le spalle, affilò i magnifici occhi, poi rise, una risata pacata e controllata, e sbattè una volta le mani « Anche il Mio potere è infinito, lodaMi poiché avrai la possibilità di conoscere la maestosità della Mia innata Potenza » e, a conferma delle sue parole, il buio del non essere si ruppe quando IL Gate of Babylon apparve, e sembrava capace di andare da un capo all'altro del Creato, quello stesso creato che la Rosa Oscura Doveva annientare per adempiere al suo compito; « Ora che ho capito, ti sono superiore. IO sono sempre superiore a chiunque osi guardarMi dal basso della sua insignificante posizione » e un'ondata di Catene del Paradiso e lance eruppero dagli squarci nella dimensione volando rapido e infallibili verso gli esseri che, rimanendo immobili, vennero intrappolate in una fitta rete di catene che si accolsero intorno ai loro corpi rendendo vane le loro creazioni che tornarono al vuoto, non doveva trafiggerle, ma bloccarle in una morsa d'acciaio in modo da poterle squartare tutte in un'unico assalto e annientare così la loro immonda presenza nel Suo universo « Siate cancellate » sibilò iracondo schioccando le dita e trasformando la ragnatela dorata in una colossale fontana cremisi dalla quale ora colavano interiora e vischioso e abbondante sangue che andava scemando disperdendosi in nubi scarlatte dall'odore metallico che gli fece storcere il naso « Adesso è finita davvero » sentenziò osservando il pianeta d'oro e sangue al quale aveva dato origine, non c'era più niente della sua rivale.
« Allora non capisci - dissero migliaia di voci contemporaneamente - e si ritrovò di nuovo circondato da altre Rose Oscure che fluttuavano nel loro vuoto sospese fra il non essere e l'essere « Potrai uccidermi quanto vorrai, è un concetto che non mi tocca. Io non sono viva, io non sono morta. Io sono tutto e niente, non ho forma o nome. Sono la Genesi, e la fine. » udire la stessa voce provenire da tutte le direzioni e da nessuna, vedere quei volti che lo osservavano atoni, come se lui fosse un qualcosa di non meglio definito, nulla, assolutamente niente, il modo in cui lo deridevano senza parole, la sufficienza con cui lo trattavano, quegli occhi e quei sorrisi vacui, fecero montare in lui una rabbia che non aveva mai provato prima. Si sentì carico d'odio e energia, soltanto una volta aveva provato qualcosa di simile, ma adesso, adesso era anche diverso, lui voleva annientare quella sanguemisto, cancellarla, distruggerla, e questo desiderio montò in lui come un vulcano attivo, che esplose. Si circondò con i suoi gate dando vita ad una sfera che iniziò ad ingigantirsi a dismisura, inglobando la terra e cacciando lontano le copie che però si fecero trascinare placidamente dalla corrente, allontanandosi sempre di più finché la sfera non raggiunse dimensione tale da avvolgere in sé tutto il sistema solare; « Creazione, Vuoto » scandirono le infinite voci creando altre copie mentre altrettante venivano inglobate in squarci di Vuoto che si richiedevano subito dopo « Annientamento » e intorno all'abnorme barriera comparvero enormi pianeti gassosi e terrosi, avvolti da anelli di asteroidi e altri corpi celesti minori « TUTTO CIÒ CHE VEDETE È MIO, MIO, IO. SONO. IL. PIÙ. GRANDE. IO. SONO. UN. DIO. DOVETE INCHINARVI DAVANTI A ME » « Tu sei una scintilla che si spaccia per sole. Smetti di esistere » ordinarono le voci indicando tutte simultaneamente verso di lui e attaccando, nello stesso istante Gilgamesh fece la sua mossa evocando altri portali a forma sferica fra le copie e cosí facendo formò una sua galassia dorata e splendente, fatta di intricate ramificazioni dorate, sfere mistiche come di oceani ripiegati su se stessi volti a distruggere colei che osava mettere in dubbio la Sua autorità;

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« Sanguemisto, sei ancora più onorata dalla Mia generosità, ti presento i soldati scelti della Mia immensa Uruk, creati dalla scenza e dalla magia, fusi nell'oro e intrinsi di mana » e così le vie per l'infinito forziere di Gilgamesh si aprirono per far spazio a esseri grandi come statue, ricoperte d'oro, tenuti insieme da pesanti catene, armati con lance e Catene del Paradiso che brandivano  come se fossero fruste, i magnifici volti, lavorati dagli dei scultori nel corso degli Eoni, e ora questi automi si schieravano fra i non esseri che si voltarono a fronteggiarli. Dentro di lui Gilgamesh tremava, la anima si agitava, il cuore batteva forte contro il costato, come non gli accadeva da intere ere, tutto gli sembrava di averlo già vissuto, già provato sulla sua pelle. Quella, quella era una battaglia come non ne aveva mai viste, era la Sua battaglia, del più grande degli eroi, era il Suo momento di massimo splendore; forte di questo pensiero puntò il braccio verso l'orda di Rose Oscure e parlò nella sua lingua natia dando un semplice ordine " Distruggete " E cosi l'ordine stellare fu invertito, dovunque Gilgamesh volgesse lo sguardo vi erano pianeti e Automi inghiottiti dal Vuoto, catene e lance tinte di sangue, varie forme che si susseguivano l'una all'altra, falci di Nulla, lampi oscuri, meteore che si scontravano, soli che esplodevano creando nuovi sistemi, onde d'urto che spaccavano gli orizzonti, e il Re tremava per il timore reverenziale che quello spettacolo gli faceva provare, quella Rosa Oscura non aveva un limite, non era un qualcosa che poteva essere sconfitto con così poco, eppure era come paralizzato, seguiva con lo sguardo i suoi Mecha che volavano attorno alle copie, le avvolgevano con le catene, le passavano a fil di spada lasciandole a perdersi nell'infinito del cosmo che andava espandendosi, frammenti di Genesi e fine annientavano esistenze, infiniti erano i caduti da entrambe le parti, Apocalittici tsunami di annientamento inghiottivano e cancellavano anni luce di esistenza ma altri gate si aprivano, altre armi e altri guardiani, plotoni ed armate... La guerra poteva essere appena iniziata, e si sarebbe protratta in eterno. « Adesso però basta » scandì dolce una voce diversa dalle altre e un attimo dopo una sottile linea d'orizzonte si delineò davanti allo scontro e una montagna di Nulla franò insieme a piogge e onde sui combattenti che smisero subito di esistere, e stavolta anche l'idea dei Portali scomparve, e questi non furono più visti da mente pensante, e Gilgamesh, per la prima volta, ebbe paura.
Stava davanti a lui una ragazza spettrale, non aveva fattezze distinte, era come composta da fumo, fumo dai mutevoli colori, dove era possibile vedere frammenti di infinite vite, morti e nascite, catastrofi e sciagure, frammenti di spazio, stelle, di nero assoluto, di un bianco accecante. « Eheheh, devo complimentarmi con te moccioso,.hai preso abbastanza tempo da farmi usare la mia prima vera forma, ma temo che tu ormai debba smettere di esistere, addio » disse semplicemente enza smettere di sorridere materna e agitò non curante una mano verso di lui investendolo con una parete di Esistenza che lo ricacciò sulla terra, facendogli perdere i sensi.


Seconda parte: La fine


Sentì in bocca il sapore della sabbia e del sangue, aveva gli arti doloranti e le ossa scricchiolavano ad ogni suo minimo movimento. Alzò la testa e innorridì, lo spazio non esisteva più, al suo posto il Nulla, amorfo, senza colori, né bianco né nero, e il pianeta veniva consumato poco a poco e lui era al centro, in modo che la sua fine giungesse lentamente dandogli modo di vedere il Suo mondo distrutto a causa del Suo fallimento, ma lui aveva ancora una carta da giocare, e se prima esitava poiché avrebbe sconvolto non pochi equilibri, adesso non doveva più preoccuparsene, non c'era più niente da sconvolgere ormai, la Terra doveva essere impazzita, i suoi abitanti senza controllo, chissà cosa facevano gli altri Servant, se avevano provato a combattere... Scosse il capo. Lui era l'eroe, lui era il Dio, il Re, il Padrone indiscusso di tutto ciò che lo circondava, già, anche del nulla; « E va bene.... Rosa Oscura, finiamola per davvero » disse risoluto alzandosi in piedi e richiamando a se una delle poche lance che si erano salvate e, saltandoci sopra, per l'ultima volta, fece rotta verso il cielo attraversando l'insistenza, priva di suoni, odori, risate, pianti o grida. Non riusciva neanche lui a definire ciò che provava mentre viaggiava, se avesse avuto un interlocutore avrebbe detto " il mio animo adesso è come uno specchio, non sento nulla, eppure tutto " e forse, soltanto allora si rese conto di cosa davvero era la Rosa Oscura, quale fosse il suo scopo è perché agiva in quel modo. Non erano molto diversi loro due, entrambi volevano tutto perché non avevano niente.
Si fermò quando credette di essere abbastanza lontano dalla terra, quando cioè i suoi occhi non vedevano altro che Vuoto e Annientamento, e allora, parlò

« IO CHE SONO UN RE INCONTRASTATO
LA MORTE A ME SI INGINOCCHIERÀ E LE STELLE DEL FIRMAMENTO A ME APPARTERRANNO
L'ETERNA GLORIA SEMPRE MIA SARÀ
LA MIA GRANDE FURIA SUI MIEI NEMICI SI SCATENERÀ
FINCHE QUESTO MONDO CENERE DIVERRÀ
GOD FORM : AUREA MAXIMA »
https://m.youtube.com/watch?v=ojL5Y5HvOlE

L'aria, ammesso che questa esistesse ancora, si piegò, divenne rovente, prese fuoco, il buio si ruppe in grosse lastre di vetro che precipitarono contro stelle, pianeti e soli che, lentamente, emersero dalla loro non esistenza iniziando ad orbitare intorno alla terra come a scudo, abnormi e innumerevoli portali comparvero in ogni dove e milioni di automi lo avvolsero con i loro corpi, le Catene del Paradiso li siggillarono insieme sotto uno strato di fluttuante oro liquido che, in continui flutti, si agitava prima piano, e ora forte, pulsando come il cuore di un enorme essere pronto a risvegliarsi; « Hai fatto progressi piccolo Gilgamesh, in questo mese » e l' intero spazio davanti al cuore si aprì in ogni direzione per far passare un mastodontico essere che andava ben oltre la coscienza dei Quattro, oltre le più rosee speranze e i più tremendi incubi. Tanto era grande adesso la Rosa Oscura da poter cingere con le braccia un frammento di universo, ma il cuore del re non tremò: « Io Sono Gilgamesh il Grande, e tu non puoi passare, torna donde sei venuta » e così parlò con una possente voce metallica il Re che riemerse dal suo involucro, e perfino la Rosa Oscura esitò per un'istante. La parola magnifico non bastava. Le sei grandi ali incitavano i soli alle sue spalle con la loro luce, le quattro possenti zampe segnarono il Vuoto, crepandolo e richiamando all'esistenza altri portali che sarebbero dovuti non essere più il torace ampio e statuario era coperto da un'armatura ciclopica recante tutta la sua epopea, dagli inizi della sua vita fino a quel momento. Le scene partivano dall'elmo e continuavano sugli spallacci, poi sui guanti, sul pettorale, sul mantello, sugli schinieri e sui ferri che portava agli zoccoli e quando aprì gli occhi, la luce confuse perfino il non essere che distolse un secondo lo sguardo, quando tornò a sfidarlo, si portò una mano alla bocca: davanti a lei, oltre a innumerevoli portali con lance e catene grandi quanto pianeti, stavano, accanto al loro Re, milioni di Automi che trascendevano anch'essi il divino armati con imponenti scudi a torre come quello di Gilgamesh che, fiero, alzò la mano destra mostrando una grande schiava dorata, e la Rosa Oscura sbarrò gli occhi, quella era l'EA, l'arma creata per annientarla, per annientare qualsiasi potere, doveva essere sua, ma i Quattro la tradirono incatenandola nel vuoto e donandola agli dei, e questi la passarono a Enkidu che, in punto di morte, la donò a Gilgamesh, quell'arma era ricolma di un potere che soltanto lei poteva capire, e allora, com'era possibile che un mortale qualsiasi riuscisse a brandirla con tanta naturalezza. No, non era possibile, doveva essere un bluff, non c'erano altre possibilità « È ora di sparire » sentenziò atona sollevando una mano e calandola sull'Aurea Maxima che però non si spostò per schivare, anzi, alzò lo scudo per proteggersi il corpo, spalancò le grandi ali e caricò di petto, gli occhi due orbite incandescenti, la chiave era ora una spada dalla lama conica che brillava intensamente di una luce cremisi e insieme a lui avanzarono gli Automi che si disposero in squadroni compatti con gli scudi serrate e le lance in alto e, all'ordine del loro signore e padrone, avanzarono, alle loro spalle si aprirono nuovi portali e altre Catene volarono nel buio incontrastato contro il non essere che, irata per quella continua perdita di tempo, si mosse in avanti portando indietro le braccia che iniziò poi a congiungere davanti al ventre come in un atto di preghiera e misericordia, come per avvolgere Gilgamesh in uno scudo che lo avrebbe salvato dall'annientamento, ma la sua intenzione era ben diversa, essa voleva schiacciarlo come l'odioso insetto che era.
« ANDIAMO » urlò quindi Il Re scattando in avanti fino a piegare anch'esso le ali e comparire di conseguenza davanti al volto della creatura colossale « SPARISCI TU E TUTTO CIÒ CHE RAPPRESENTI » esclamò fendendo l'aria con la spada è colpendola in pieno viso, in mezzo agli occhi che si serrarono all'istante e nello stesso momento gli Automi lanciarono il loro attacco fiondandosi su tutto il gigantesco corpo della creatura che ringhiò infastidita da tutte quelle punture e da quei tagli cheb sanguinavano in continuazione; « A questo tuo livello non posso certo bloccarti del tutto con le Mie Catene, quindi ti farò a pezzi un po' per volta » e diede nuova forza al colpo facendo fuoco tanto che riuscì a fargli fare un passo indietro. « STOLTO » gridò l'altra colpendolo con il dorso di una mano ma Gilgamesh fu altrettanto rapido e parò l'attacco con lo scudo che, attuttì l'impatto, ma cessò di esistere appena il contatto venne meno « Pensi che non ci abbia pensato? Ogni volta che annulli un'esistenza, io ne richiamo un'altra » e, a conferma delle sue parole, un altro scudo prese il posto del suo predecessore e ancora il re tornò all'attacco mentre le sue infinite forze si scontravano con le continue creazioni della Rosa che continuava, imperterrita, a dare forma e spazio a vari pianeti, sistemi e piccole galassie che viaggiavano veloci sul trascendentale campo di battaglia generando correnti circolari che catturavano in se decine di Automi che venivano smembrati e ingogliati dal Vuoto, ed era il momento che stava aspettando Gilgamesh. Tendendo le sei grandi ali abbassò lo scudo e caricò il colpo con EA e, coperto dalla sua guardia personale, galoppò veloce come un raggio di luce nello spazio e lesto percorse il braccio della creatura evocando infiniti scudi per proteggersi dalle pareti di Annientamento che comparivano davanti a lui con lo scopo di cancellarlo; sorrise estasiato e, giunto alla spalla, saltò con energica furia accentuando lo slancio con due poderosi sbattiti d'ali e di nuovo la sua arma colpì il volto del nemico, stavolta con maggior Potenza e riuscì a farle perdere l'equilibrio. Sorpresa e scossa la Rosa incespicò e cadde all'indietro cancellando tutto ciò che si trovava sul suo raggio d'azione « ADESSO » esclamò Il Re lasciandosi cadere con la spada puntata dritta davanti verso il petto inanimato della creatura che, mostrando un'innaturale velocità per la sua stazza,  scartò di lato provocando con il suo spostamento un contraccolpo che sbilanciò l'Aurea Maxima facendo cadere il re su un fianco e, senza avere il tempo di proteggersi, vide una gigantesca mano che calava spinsi lui con l'intento di schiacciarlo. « Ti sei spinto troppo oltre moccioso » disse secca la non essere levandosi in tutta la sua statura e spostando il peso sull'arto con il quale aveva colpito Gilgamesh ma, con sua enorme sosrpresa, non riusciva ad incrementarne la forza.

« Vedo che L'EA finalmente fa effetto » rise Gilgamesh alzandosi sulle quattro possenti zampe piantate su un suolo che non esisteva e con le braccia tese contro il palmo della donna che, atterrita, esitò un istante di troppo e la spada le trapassò la mano da parte a parte facendo zampillare sangue scuro e denso che colò copioso insozzandolo da capo a piedi, ma stavolta non se ne curò e, urlando, rigirò la spada nella ferita fino a spezzarle tendini e merci e con un ruggito fece fuoco. Stavolta tanta fu la forza che l'onda di potere investì tutto il braccio della creatura privandolo di qualsiasi abilità fosse pregno e gli Automi, tanto precisi quanto letali, scagliarono le catene che le avvolsero l'arto e le fissarono spingendo le punte delle lance tra i vari anelli e altro sangue, tanto altro sangue eruppe fino ai limiti della vista facendo piovere in una dimensione ove non c'erano nuvole; « Ora tocca a te essere Cancellata » rise Gilgamesh correndo verso la spalla della creatura immobile per il dolore e tutto ciò che potè fare fu fulminarlo con lo sguardo mentre questo evocava un portale richiamando a se un antico spadone dalle dimensioni di un uomo e di puro ferro. Era un oggetto troppo pesante, troppo grezzo, era un unico blocco di ferro, niente di più, niente di meno, non poteva essere chiamato spada « Questa è Amazzadraghi, la fenditrice di Demoni, sii lieta, poiché mai prima d'ora lo usata contro un qualsiasi avversario » e, afferrandola con la sola mano sinistra, la calò in un perfetto fendente verticale sulla carne che si lacerò come legna liberando un mare di nero liquido e infallibile la pesante lama ruppe di netto l'osso e i muscoli amputando l'arto che, nella caduta, svanì, come tutto ciò che smetteva di esistere.
« BASTARDO, COME HAI OSATO » urlò furente la donna spazzandolo via con la sinistra per portarla poi alla ferita che sprizzava zampilli scuri simile una cascata. Restando fiero e impassibile Gilgamesh colpì il non suolo con gli zoccoli e si voltò a guardare la terra e il sistema... un minuscolo frammento di Esistenza era tornato al suo stadio originale, il sole stava al centro e i pianeti si stavano ricomponendo, quindi, ne dedusse, finché la Distruzione non era completa, si poteva porre rimedio. « Forse non ti è chiara una cosa sanguemisto: il creato non solo è Mio, ma è anche sotto la MIA PROTEZIONE. SEI TU CHE DEVI SPARIRE »

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« ADESSO SCOMPARI DEFINITIVAMENTE DAL MIO REGNO » « STOLTO, NON PUOI FERMARE IL NULLA. SE GUARDI A LUNGO DENTRO L'ABISSO, ALLA FINE SARÀ L'ABISSO A PRENDERTI. QUINTUPLA EXISTO: VACUUM OMNIA » e si trafisse il petto con la mano restante e la chiuse a pugno li dove ci sarebbe dovuto il cuore e tutto il suo cuore prese a pulsare e a tremare, venne ricoperta da fittissime reti di vene e da corde solide formate dal suo stesso sangue che si ruppero e i liquido prese a ricoprirla da capo a piedi oscurando la vista al Re che girò inquieto su se stesso mentre nelle sue mani EA e Amazzadraghi attendevano frementi l'esito dello scontro giunto al termine, a entrambi era rimasta solo una carta, ed entrambi speravano ardentemente di vincere. Poi, all'improvviso, la membrana sanguinolenta esplode andando in frammenti di minuscole scheggie, e l'essere restante fece restare il Re a bocca aperta: adesso la Rosa era si tornata ad avere delle dimensioni umane, ma dalle sue spalle nascevano due ali nere e bianche grandi oltre qualsiasi pensiero razionale, superavano le dimensioni dello stesso spazio superandone i confini reali e non, era quello l'ultimo attacco. « SPARISCI GILGAMESH, E CHE TUTTO IL CREATO TI SEGUA » « SARAI TU A MORIRE SANGUEMISTO » attaccarono nel medesimo istante, finalmente l'EA potè sprigionare i suoi pieni poteri e un Ciclopico raggio cremisi fendette il vuoto che si schiacciò su se stesso, cessando di non essere e si scontrò con un'abnorme parete frenante di Nulla, le stesse ali della donna calarono come una cappa che cancellava ogni cosa e, quando i due poteri entrarono a contatto, esplosero, cancellando tutto e niente, rendendo lo spazio nero e il nero bianco, piegando l'orizzonte, spezzando equilibri e creandone dei nuovi, ed entrambi serrarono gli occhi, accecati dall'inaudita Potenza sprigionata dalla loro forza.

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Si ritrovò disteso sulla schiena, incapace di muovere un solo muscolo, non c'era più nulla che lo copriva, era nudo, inerme, steso sul deserto infinito della terra, ma stranamente il calore non lo lambiva o lo feriva, anzi, provava quasi fresco, come se una brezza leggera soffiasse sul mondo cancellando ciò che c'era stato di sbagliato.
« Ho vinto vero? » chiese esausto con il petto che si alzava e si abbassava alla disperata ricerca d'aria; alla destra sinistra, accanto a lui, una risata cristallina gli diede la risposta « Si, hai vinto.. presto scomparirò. Se perdo i miei poteri, ne divento vittima, e di me non rimarrà neanche il ricordo » Gilgamesh rise e con un considerevole sforzo di volontà cercò la mano della donna che la avvolse nella propria con dolcezza e delicatezza, quasi avesse terrore di arrecargli altro danno, e il re rispose in egual maniera alla stretta cercando i suoi occhi indugiando con le iridi scarlatte sulla sua nudità « Se potessi ti farei Mia » « Penso di esserlo già » fece l'altra girandosi su un fianco per stringerlo a se « Sai - fece l'uomo tornando a fissare il cielo stellato - tutto questo mi riporta con la mente ad eoni ed eoni fa, la situazione era la stessa, ma non c'era una donna con me » « E chi? » « Enkidu » rispose lui versando una lacrima solitaria « Sei stato fortunato, Gilgamesh, io non ho mai avuto amici, una famiglia, non ho mai conosciuto il sentimento, o l'amore. Tutto questo, adesso, sono divisa fra euforia e disperazione... per questo volevo il Nulla, in modo da poter creare un mondo tutto mio, dove avere un padre, una madre, un fratellino... un uomo.. » restando in silenzio Gilgamesh si girò con il corpo e la strinse a se cingendole i fianchi con in braccio e accarezzandole i capelli con l'altro « Io e te eravamo simili, entrambi esseri vuoti, senz'anima.. ma ora non è più così » « Posso baciarti? » « L'avrei fatto io » rispose lui portando la propria bocca sulle sue labbra che accarezzò dolcemente e a quel tiepido sapore si unì il salato delle lacrime e nel vento la donna iniziò a scomparire, a non essere più « È buffo - disse Gilgamesh fra il sorriso e il pianto - Avrei l' unica altra persona che ho mai amato, ancora una volta, scompare fra le mie braccia » e, mettendosi in ginocchio, osservò in silenzio il volto triste della Rosa che, con un ultimo bacio, scomparve dal deserto, dalla sua vita. Con uno scatto disperato Gilgamesh mosse la mano in avanti ma le dita passarono attraverso a quelle della ragazza che, sussurrando un grazie, morì, rimanendo però nella sua memoria e nel suo cuore.... « AAAARRRRRGGGGGHHHHHH » l'urlo straziante ruppe il silenzio, si portò la mani al volto e buttò il capo all'indietro urlando tutto il suo dolore, scavando a fondo nel proprio animo quella sofferenza, perché, perché era destinato a restare solo?

" Non sarai mai solo, anche se nei ricordi, noi saremo con te "

Ecosì il Re dei Re, avvolto dalla sua dorata armatura, con una nuova coscienza di se stesso e del perché era venuto al mondo, iniziò un lungo viaggio per la Terra, un viaggio erramondo in un nuovo pianeta, in orizzonti appena nati eppure conosciuti, ma non era la Terra ad essere diversa, era lui. Lui non doveva Conquistare, ma proteggere, ora l'aveva capito; fermandosi in cima ad una duna osservò la luna splendente e ai portò una mano al cuore, sorridendo, felice « Andiamo Rosa, la mia leggenda è appena iniziata, se devo, cadrò in questo deserto o nelle città, in mezzo alle battaglie » Ma questa, come si Suol dire, è un'altra storia...



https://m.youtube.com/watch?v=lj0nSe9KeA4

Si ringraziano:

Neon Genesis Kurama

Nick Nibbio

Alucard 97 ♡♡♡♡

Shenron87

Belgian of Rome

Rory Drakon

   
 
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