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Autore: _unknown_    09/09/2016    4 recensioni
CobraxKinana. Ambientazione post Tartaros.
tratto dal testo "Sorrise in un sospiro, portandosi una mano al petto per lo spavento dopo quell’improvvisa apparizione. Si chiese mentalmente da dove potesse essere entrato senza aver fatto alcun rumore; Cobra ghignò, indicando con un cenno del capo la finestra dietro di sé. Poi prese a studiarla con attenzione, fortemente interessato al suo aspetto, e solo allora Kinana si accorse di non aver quasi nulla addosso, abbassò quindi lo sguardo, inchiodandolo al pavimento mentre istintivamente si copriva con le braccia, le guance già rosse come il fuoco."
ognuno di noi nasconde un piccolo segreto... quello di Kinana è particolarmente piacevole.
Buona Lettura!
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cobra, Kinana
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Angolo me
Salve a tutti! Torno alla riscossa dopo un periodo di assenza con una delle coppie più belle secondo me  e ahime sottovalutate di tuuuuutto il manga. Talmente tanto che Kinana poverina si sarà vista tre volte in tutto il manga e Cobra, come Crime Sorciere, del resto, è un seguace della scuola di Gildarts. Aspetto un momento loro nel manga da Tartaros…e comincio a dubitare seriamente di poterlo vedere un giorno, sigh! E anche  qui su Efp non ho trovato moltissimo su di loro… quindi eccomi qui, decisa a fabbricarmi da sola i Kinabra Feels!!! Spero che questo mio primo esperimento più spinto rispetto al solito, vi piaccia e che non risulti eccessivamente volgare, mi imbarazza molto scrivere di queste cose, però ho deciso di provare comunque e vedere come va…
Credo di aver parlato anche troppo in questo angolo autrice che sta diventando anche più lungo della storia in sé… beh vi lascio quindi alla storia... fatemi sapere cosa ne pensate, qualsiasi cosa vi passi per la testa, siete liberissimi di mandarmi all’ortofrutta nel caso non vi piacesse
Detto questo vi auguro buona lettura (sempre se non siete scappati già dopo il mio sclero a inizio pagina)
Un bacio grande grande
_unk_

 

 
 

Her Voice, closed into the darkness.

 


 

Era clamorosamente in ritardo.
Corse con affanno fino a raggiungere la porta di casa, girò in fretta la chiave nella serratura ed entrò quasi correndo. Il cuore le galoppava nel petto come un cavallo impazzito.
La casa era buia e silenziosa.
Era ancora tutto in ordine.
Sospirò: aveva ancora del tempo a disposizione.
La taverna presso cui aveva trovato lavoro, dopo lo scioglimento di Fairy Tail, si era svuotata più tardi del solito e lei era dovuta rimanere insieme il proprietario a risistemare i tavoli e il bancone prima della chiusura: glielo aveva chiesto quasi supplicandola e lei non aveva saputo dire di no.  Del resto, come avrebbe potuto giustificare il suo rifiuto? Non poteva certo dire di dover tornare a casa ad incontrare un ricercato.
Scosse la testa energicamente prima di chiudersi in bagno e concedersi una doccia veloce. Dieci minuti dopo  si era già avvolta in un morbido asciugamano verde pastello e si era diretta a passo spedito nella propria camera da letto
Ebbe il tempo di varcare la soglia della stanza e di accendere la luce; poi sobbalzò, trattenendo a stento un urlo spaventato.
Davanti a lei, come apparso dal nulla, c’era un uomo, appoggiato con una spalla ad un’anta del suo armadio a rivolgerla un sorriso sghembo c’era una persona: quella che lei stava aspettando.
Cobra.
Sorrise in un sospiro, portandosi una mano al petto per lo spavento dopo quell’improvvisa apparizione. Si chiese mentalmente da dove potesse essere entrato senza aver fatto alcun rumore; Cobra ghignò, indicando con un cenno del capo la finestra dietro di sé. Poi prese a studiarla con attenzione, fortemente interessato al suo aspetto, e solo allora Kinana si accorse di non aver quasi nulla addosso, abbassò quindi lo sguardo, inchiodandolo al pavimento mentre istintivamente si copriva con le braccia, le guance già rosse come il fuoco.
Cobra ridacchiò avvicinandosi a lei, poi con due dita le sollevò il mento, fissando il suo sguardo smeraldino nel suo violaceo e infine poggiò con calma le labbra su quelle di lei, che, tremante, aveva già allacciato le braccia al suo collo.
Non era nuova a quelle sensazioni: quel loro rituale era già iniziato da molto tempo.
 
Kinana ricordava perfettamente la prima volta che se lo era ritrovato in casa di punto in bianco. Fairy Tail esisteva ancora e lui era imprigionato ad Era. Inutile sottolineare, dunque lo stupore che la ragazza aveva provato quando, rientrata in casa, aveva trovato l’ex Oracion Seis comodamente stravaccato sul suo letto.
“Cuberios…” l’aveva salutata, facendola indispettire.
“I-io sono… Kinana…che cosa vuoi da me?” e la sua voce era diventata poco più di un sussurro. Cobra aveva messo su un sorriso enigmatico.
“ Solo…sentire la tua voce.” Kinana aveva sgranato gli occhi, incredula, mentre le sue guance si tingevano appena.
E quella risposta semplice e tranquilla aveva stravolto da quella sera la sua vita, l’aveva cambiata completamente.
Aveva cominciato ad aspettarlo pazientemente tutte le sere, attendendo il suo arrivo seduta accanto al davanzale della finestra, per poi accoglierlo ogni volta con un ampio sorriso.
Avevano trascorso le prime settimane parlando per tutta la notte. Per la precisione era Kinana a parlare. Cobra si era limitato a rispondere sommariamente alle domande di lei – di come facesse ogni notte a fuggire da Era, questo non glielo aveva mai detto – e ad ascoltarla in silenzio, con gli occhi chiusi ed un’espressione beata sul volto, apparentemente interessatissimo ai discordi che lei faceva. Ma se solo qualcuno gli avesse chiesto qualcosa in merito, non avrebbe risposto nulla se non con un grugnito palesemente imbarazzato. D’altronde… cosa poteva importargliene di quanto bevessero i maghi di Fairy Tail o di quanto dolce e simpatica fosse Mirajane? No. Lui non cercava quello. Non era il suo obiettivo. L’unico motivo per cui era lì, l’unica ragione che lo spingeva a correre via da Era  tutte le notti con il rischio di farsi scoprire da Lahar o Doranbolt era quella di esaudire la sua preghiera.
La voce di Cuberios. Quella e nient’altro. Il  suo unico scopo in verità era stare con l’unico amico che la vita gli avesse donato.
Lo era stato in verità. Poi le cose non avevano impiegato troppo tempo a cambiare.
Il primo bacio tra loro era arrivato leggero e inaspettato in una notte d’estate.
L’alba era ormai alle porte ed Erik doveva tornare in cella. Era appena arrivato alla porta quando si era sentito stringere da dietro da due esili braccia, in un convinto tentativo di trattenerlo ancora un po’ con sé. Kinana aveva affondato il volto nella sua schiena ampia, inebriandosi del suo profumo esotico e vagamente speziato e lui aveva ridacchiato sommessamente prima di voltarsi, ritrovandosela così ad un centimetro da sé. Non  aveva sentito il bisogno di ascoltare i suoi pensieri; i suoi occhi speranzosi e luccicanti erano più che eloquenti.  Aveva posato lentamente le labbra sulle sue in un casto bacio, deciso più che mai ad andarci piano. Non  aveva intenzione di trattarla come tutte le altre amanti che aveva avuto in passato. In  fondo  lei era molto di più; era  l’unica persona al mondo che tenesse almeno un po’ a lui.
Kinana però inaspettatamente si era aggrappata al suo collo portandoselo più vicino e approfondendo il bacio; avevano dischiuso insieme le labbra e le loro lingue si erano intrecciate all’istante giocando insieme  e rincorrendosi.
Si era sentito stranito mentre prendeva coscienza di star baciando colui che un tempo era stato il suo migliore amico, ma quella consapevolezza sparì d’un tratto, così come era venuta, cancellata a forza da quelle mani morbide e delicate che avevano preso ad intrappolargli il viso e a chiuderlo in una morsa soffice da cui non ebbe cuore di liberarsi. L’ aveva stretta ancora più a sé tenendola per la vita e avvertendo chiaramente le sue labbra curvarsi in un sorriso. Avevano continuato a baciarsi a lungo, aggrappati l’uno all’altra, come timorosi di separarsi per sempre.
Le loro bocche si erano  divise  in un sonoro schiocco  e Kinana aveva premuto ancora e ancora le labbra contro le sue, come a voler conservare gelosamente il suo sapore così buono. Si erano guardati a lungo con le mani ancora intrecciate; poi, semplicemente Cobra indietreggiò in silenzio, raggiunse la porta e ne varcò la soglia lasciando la giovane sola, immersa nel buio e con enorme sorriso sulle labbra.
Quella notte aveva segnato la svolta nel loro rapporto. Il suono delle loro parole e delle loro voci era stato sostituito dal rumore dei loro baci, delle loro carezze, che, dal canto loro, non avevano impiegato molto tempo a divenire qualcosa di più.
Cobra non avrebbe mai scordato la loro prima volta insieme.
Del resto, come ignorare la timidezza di lei, il suo essere così impacciata, la sua smania di coprire le nudità e le guance tinte irrimediabilmente di rosso? Come dimenticare lo sguardo timido e ansioso che gli aveva rivolto nel confessare di non essere mai stata con un altro uomo? Come non ricordarsi di quanto non le fosse sembrata bella, mentre era immersa nel piacere e nel godimento, di quanto fosse sensuale con le labbra umide gonfie di baci e schiuse, incapaci di trattenere i sospiri appagati, e con gli occhi liquidi di lussuria?
Non lo avrebbe mai detto a voce alta, ma fu costretto ad ammettere almeno a sé stesso di non  aver mai provato nulla di simile con le altre donne.
Nessuna era stata come lei. Nessuna era stata all’altezza di Kinana. Nessuna. Neanche Sorano ai tempi degli Oracion Seis.
La maga degli spiriti stellari era stata al tempo quanto di più simile ad una relazione seria avesse mai avuto. Ricordava di aver creduto davvero di provare qualcosa per lei, poi il tempo gli aveva fatto capire che in realtà essa non fosse altro che un semplice smisurato affetto, nato dalla consapevolezza si essere entrambi soli al mondo. E solo in quel momento, forse, riusciva a capire – sorridendo divertito – il motivo per cui Cuberios sibilasse contrariato quando la maga gli venisse vicino o di come strisciasse via in fretta ogni volta che la baciava.
Ma quei ricordi erano ormai distanti. E a ogni bacio, a ogni amplesso con lei, si allontanavano sempre più, quasi soppiantato dalla passione  che furiosa trascinava lui e il suo migliore amico. Lui e la sua amata.
Perché si, aveva capito di amarla in una notte come le altre, quando spingendosi nel corpo di lei si era perso nel suo sguardo smeraldino. Così intenso. Così bello. Aveva capito di non riuscire a immaginarsi un altro sguardo in cui sarebbe potuto affondare. Nessuno in cui avrebbe voluto affondare. E sapeva che anche per lei era lo stesso, poteva sentirlo e del resto lei aveva provato a dirglielo tante di quelle volte.
Il suo desiderio di stare quanto più a lungo possibile accanto a lei aumentava smisuratamente con il passare del tempo. Non riusciva a fermarsi, in realtà neanche lo voleva.
Avevano continuato così per mesi e mesi. Ogni notte lei lo aspettava, lo accoglieva con un bacio e insieme si sdraiavano sul suo letto a fare l’amore o per rimanere abbracciati fino a che l’alba non fosse stata  alle porte. In realtà non era quella la cosa più importante.
Quando poi lui era entrato a far parte di Crime Sorciere vederla era stato ancora più semplice. Poteva anche trattenersi ancora più a lungo: Gerard non avrebbe comunque protestato; aveva promesso che avrebbe ascoltato le loro preghiere; era stato quello il motivo per cui alla fine aveva ceduto.
 
E anche quella sera si era ritrovato nella sua camera, piacevolmente sorpreso di ritrovarla già svestita e aveva preso a baciarla, devoto. Quanto gli era mancato il suo sapore, e dire che si erano separati appena all’alba dello stesso giorno.
Kinana gemette nel suo bacio, mentre lui, lento, prese a mordicchiarle le labbra, facendole schiudere la bocca. Non appena le loro lingue si sfiorarono sentì una scarica di eccitazione irradiarsi nel suo bassoventre: si sentiva tanto un quindicenne alla sua prima volta, ma davvero, era più forte di lui. Il suo sapore era assuefacente e ancora lievemente impregnato del gusto di quel veleno che per anni aveva assaporato. Abbandonò quelle labbra solo per dedicarsi al suo mento e poi alla sua mandibola: ne risalì il profilo lasciando un bacio umido dietro al suo orecchio, inebriandosi dell’odore di cioccolato che le sue ciocche ametista emanavano. Passò poi a seviziare il suo collo, mordicchiandolo appena con i canini affilati, già inebriato dal suo profumo.
Kinana sospirava appagata, mentre con una mano gli accarezzava le spalle e con l’altra gli stringeva la nuca per avvicinarlo ancora più a sé, mai sazia delle sue attenzioni.
Il drago del veleno raggiunse con le labbra le sue clavicole; le scostò l’asciugamano scoprendola fino alla vita. Osservò il suo viso imporporato e, rimessosi in piedi, la sollevò, prendendola tra le braccia, per poi adagiarla sul letto. Si sistemò meglio che potè sopra il suo corpo, puntellando le mani contro al materasso per non gravarle troppo con la sua mole.  Lei gli sfilò con meni tremanti il cappotto bianco e la camicia  e si perse ad ammirare quei muscoli tonici e abbronzati, ricchi di vecchie cicatrici; ci passò sopra le mani bianche e affusolate esplorandogli il petto e l’addome, per poi agganciarle dietro al suo collo robusto per chiedergli un bacio. Cobra le sorrise appena, accogliendo la sua  richiesta.
Raggiunse in un istante le sue labbra, assalendole, famelico, per poi riprendere il tragitto che poco prima aveva interrotto. Baciò ogni centimetro del suo petto profumato, affondando il volto nell’incavo dei suoi seni, vezzeggiandolo con i suoi baci e strappandole gemiti mal trattenuti. La sua pelle nivea e delicata era per lui come una potente droga, non riusciva a separarsene, avvertiva il costante bisogno di assaggiarla.
Prese a scendere ancora, lambendole il ventre ancora  per metà coperto da quel fastidiosissimo asciugamano mentre una mano era corsa ad accarezzarle un seno e  a massaggiarlo con devozione. Kinana era già stordita dal piacere e si ritrovava a gemere piano a ogni suo bacio.
“Erik…” sospirò, avvertendo poi un sorriso premuto contro il proprio ventre. Cobra amava che lei e solo lei pronunciasse così il suo nome, che solo e soltanto la sua voce articolasse quel suono per richiamarlo.
La ragazza allargò appena le gambe premettendogli di sistemarsi meglio tra di esse.
L’uomo si decise a toglierle l’asciugamano ormai solo d’intralcio, scoprendole i fianchi morbidi e le cosce bianche e lisce che provavano a stringersi nel tentativo di celare la sua intimità. Era così bella, ma non glielo disse. Quei commenti banali e melensi davvero non facevano per lui.
Risalì lungo il suo corpo fino a premere con forza le labbra sulle sue mentre Kinana con un’audacia che nessuno le avrebbe mai attribuito aveva già preso a trafficare con i suoi pantaloni. Li fece scorrere lungo le sue gambe muscolose scoprendo i candidi boxer che a stento celavano la sua eccitazione.
Erano già persi l’uno nell’ altro. Cobra percepiva i suoi desideri, sentiva l’odore dei suoi umori e ne era assuefatto. Kinana invece sembrava dipendere dai suoi baci, dai suoi tocchi: bramava il suo contatto, annegava nel suo odore muschiato esotico e virile.
Il drago del veleno portò a termine il lavoro iniziato dalla ragazza, tolse le ultime barriere che separavano i loro corpo e si mise a sedere al centro del letto, tra le lenzuola sfatte, portandola sopra di sé.
Oramai non poteva più resistere; la ricoprì di baci mentre pian piano e poco per volta si faceva strada nella sua accogliente femminilità, non riuscendo a trattenere un ringhio di piacere, mentre anche lei gemeva appagata.
Kinana si ancorò a lui, artigliandogli le spalle e cingendogli la vita con le gambe, mentre lui le avvolgeva i fianchi con le braccia, iniziando a spingere lentamente, deciso a non farle male. Lei prese a baciargli il collo e la mandibola, accarezzandogli le spalle e premendosi contro di lui.
Le spinte erano divenute man mano più vigorose e con esse aumentarono anche i gemiti e i sospiri.
“Kinana” la chiamò ansimando mentre lei aveva nascosto il capo nell’ incavo del suo collo. “Dì il mio nome…la tua voce”  fu poco più che un sussurro roco, ma quello che era stato il suo migliore amico, non se lo fece ripetere un’altra volta e
“Erik” disse in un gemito, facendolo sospirare sognante. Le intrappolò la testa tra le mani, baciandole la fronte per poi fissare il suo unico occhio nei suoi
“Ancora…dillo ancora” e lei obbedì gioiosa sussurrando il suo nome ancora e ancora, come un mantra, come se da questo dipendesse la sua vita.
Capì di essere vicina all’apice. Per questo si avvicinò ancora una volta al suo orecchio così sensibile
“Erik…amore mio”
Per lui quello fu troppo.
Vennero insieme mentre ancora si abbracciavano, tenendosi così stretti come se volessero fondersi insieme divenendo un solo essere.
L’ex Oracion Seis crollò distrutto sul materasso, portando Kinana con sé. Uscì piano da lei e la circondò con le braccia. Rimasero distesi a scambiarsi baci innocenti nel silenzio e nel buio della notte che già si apprestava a dissolversi fino a che entrambi caddero tra le braccia di Morfeo.
 
Era già sorto il sole quando Cobra si risvegliò. Era già giunta l’ora di andare. Si alzò senza far rumore per evitare di svegliare Kinana che dormiva profondamente e  lentamente si rivestì.
Gli doleva andare via come un ladro e lasciarla sola ad affrontare la sua vita. Era consapevole di averla legata a sé che però era poco più di un’ ombra, ma non aveva potuto fare niente per evitarlo. Ci aveva provato, in principio, ma era stato tutto inutile. Non poteva starle lontano. Lei era tutto ciò che aveva avuto in passato, tutto ciò che avrebbe voluto nel presente e nel futuro.
Questo però non glielo avrebbe detto. Non in quel momento, almeno. Avrebbe potuto pensarci in futuro, una volta espiati i suoi peccati.
Per ora si faceva bastare le sue carezze, i suoi baci, le loro notti insieme, conscio che un giorno le cose sarebbero cambiate.
Si era appena posato sulle spalle il mantello blu dei Crime Sorciere, quando una voce lo distolse dai suoi pensieri.
“Vai già via senza salutare?”  Kinana si era messa a sedere sul letto, il lenzuolo stretto tra le dita per coprirsi, e lo scrutava con i suoi grandi e bellissimi occhi verdi. Cobra si convinceva sempre di più che lei riuscisse a vedergli anche l’anima con quello sguardo così dolce.
Ridacchiò spavaldo prima di andare verso il letto e, piantando un ginocchio sul materasso,  avvicinarsi al suo volto per poi lasciarle un bacio provocatorio all’angolo della bocca.
Premette in seguito le labbra sul suo orecchio e “A stasera” sussurrò mettendo su un sorriso enigmatico. Lei arrossì rivolgendogli uno sguardo speranzoso che per poco non mandò in rovina tutto l’autocontrollo che si era imposto per non saltarle ancora addosso.
Si scostò da lei andando verso la finestra e in un balzo fu fuori da quella stanza e lontano da lei.
Kinana rimase a contemplare il vuoto davanti a sé per interminabili minuti per poi accorgersi di un cappotto bianco abbandonato in un angolo della stanza.
Balzò giù dal letto recuperando quell’indumento. Si sporse dalla finestra, ma non appena fece per avvertirlo, il fiato le morì in gola.
La figura di lui che già si allontanava si era arrestata d’un tratto. Cobra si voltò verso di lei, sventolando a mezz’aria un braccio. Alla ragazza non rimase altro che portarsi al petto quel cappotto e respirarne a pieni polmoni il profumo, sorridendo.
 
Cobra camminava lentamente per raggiungere gli altri dei Crime Sorciere, con un sorriso beato sulle labbra.
Si era appena separato da lei e stentava a credere di sentire già così tanto la sua mancanza. Già non vedeva l’ora che tornasse la notte per poterla stringere tra le sue braccia, poter sentire il suo profumo, per assaporare la sua pelle, poter ascoltare il dolce suono della sua voce.
Oh, la sua voce.
Quanto aveva agognato per sentirla? E adesso che l’aveva doveva ascoltarla con parsimonia e custodirne gelosamente il ricordo.
Non immaginava potesse essere così bella. Così tanto da valere ogni sua attesa. Ogni sua sofferenza.
Sentirsi chiamare per nome dal suo Cuberios, dalla sua Kinana, aveva ripagato tutti i suoi sforzi. Tutto il suo dolore.
E quel suono angelico gli scorreva nelle vene, gli rimbombava nella testa, non lo lasciava mai. Rendeva il giorno più sopportabile, le sue pene più miti.
Chiuse gli occhi, capendo solo in quel momento di aver raggiunto quella serenità che per tutta la vita aveva creduto non gli sarebbe stata concessa.
Kinana era la sua serenità. La sua voce era la pace dei sensi.
Era quel pezzo di paradiso che tutti avrebbero voluto, ma che la vita, chissà perché proprio a lui aveva concesso.
Il regalo più bello che gli avessero mai fatto, incartato ad arte nel buio della notte.  
   
 
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