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Autore: Fata_Morgana 78    10/09/2016    1 recensioni
[Matrimoni e altre follie]
Ho conosciuto questa fiction italiana per caso e mi sono lentamente appassionata, soprattutto grazie alla presenza di due artiste italiane che mi piacciono molto: Nancy Brilli e Chiara Francini. La storia è ambientata in una palazzina di nuova costruzione: Parco Paradiso, dove si sono trasferiti alcuni personaggi fantastici. Tra le varie coppie, c'è Rocco Rispoli (Giulio Berruti) che fa il cuoco nudo del web. La mia storia è ambientata prima della pseudo storia tra Rocco (Berruti) e Giusy (Francini). La definisco "pseudo", perché (per chi ha visto la fiction fino alla fine ed è rimasto un po' deluso/a come me) gli autori non sviluppano bene la loro relazione lasciando in sospeso se tra loro ci sarà qualcosa di serio o meno... Forse stanno pensando ad una seconda stagione? Nel frattempo, io ho dato via alla fantasia, creando quando sto per condividere con voi...
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Capitolo tre
… Di storie fasulle e altre follie …

 
La strana relazione tra il cuoco nudo e la professoressa andava avanti in gran segreto.
Tutti a Parco Paradiso sospettavano che tra loro ci fosse del tenero; ma nessuno dei due ammetteva o smentiva alcuna voce.
Rocco era il solito “sciupafemmine” scazzone e sorridente di sempre, tentava con tutte e non si lasciava sfuggire l’occasione di provarci ora con Alice ora con Giusy. Quando gli chiedevano se avesse una persona speciale nella sua vita, lui rispondeva dicendo che sì, c’era ed era sua madre che amava moltissimo.
Il suo programma, da quando frequentava Elisa, aveva avuto un’impennata positiva; il numero dei suoi sostenitori (followers) era aumentato esponenzialmente e la produzione era orgogliosa di lui.
Per mantenere la facciata, Rocco si faceva vedere con una ragazza diversa al giorno; ma erano scappate fugaci e la carotina di turno, non si tratteneva mai dopo il tramonto.
Il momento che preferiva della giornata, però, era la sera quando poteva passare del tempo in compagnia di Elisa che lo aspettava vogliosa di essere mangiata.

Elisa, dal canto suo, era come rifiorita. Erano anni che non si sentiva così bella e speciale.
Amava vestirsi bene per piacere a Rocco, curava i dettagli e la scelta dei colori. Indossava autoreggenti e scarpe con il tacco. Evitava di truccarsi per non creare maschere ridicole sugli occhi e guance, si dava solo un tocco di lucido alle labbra per renderle sensualmente lucide.
La mattina, dopo la notte passata insieme, era difficile lasciare il letto soprattutto perché lui faceva il bambino capriccioso e non le permetteva di alzarsi.
- Gattina… - mugolava affondando il viso nel caldo dei suoi seni – Dove vai?
- A… - Elisa si interruppe, stava per dire “amore” – Al lavoro… - si corresse abbracciandolo – Io ho un orario da rispettare.
- Se ti accompagnassi io in moto?
- Sarebbe magnifico, adoro andare in moto. – sorrise - E Perla? Gattone… - gli accarezzò la schiena nuda – Mi dispiace ma non posso.
- Ma puoi darmi un bacio. – le disse poggiando la testa sul palmo della mano.
- Per uno solo non mi spreco. – sorrise lei, felice come non le succedeva da tempo.
- Mmmmmmmhhhhhhhhh… Gatta selvatica! – rise Rocco avventandosi sulla sua bocca.
Elisa rispose al bacio inarcando la schiena contro il suo petto muscoloso, si stava innamorando di quel ragazzo e la cosa la elettrizzava e la spaventava al tempo stesso.
Il cellulare di Rocco suonò, interrompendo il momento di coccole mattutino che si stavano concedendo.
- Scusa gattina… - mormorò baciandola – È la suoneria della produzione, devo rispondere.
- Va pure… io vado a prepararmi.
- Gattina? – la richiamò – Io amo – e il cuore di Elisa perse un battito – il tuo materasso ad acqua.
- Porco! – rise tirandogli il cuscino che non lo colpì, ma lo fece scoppiare a ridere.
Per la giovane donna, la risata di lui era il suono più bello di sempre. Con un sorriso sghembo, lei si alzò e raggiunse il bagno, prima di colazione aveva bisogno di una bella doccia per cancellare le tracce della notte di passione appena trascorsa.
Avvolta in una nuvola di vapore, uscì dalla doccia e sobbalzò quando sentì la voce sexy di Rocco mormorare:
- Sei bellissima, gattina.
- Rispoli! – ansimò – Mi hai fatto prendere un colpo.
- Scusa. – le sorrise – Ah. – il sorriso gli morì sulle labbra.
- Rocco? – lo chiamò preoccupata.
- È colpa mia. – disse.
- Co… Cosa? – balbettò Elisa spaventandosi.
- I lividi. Mi dispiace. – mormorò lui avvicinandosi e sfiorando la pelle del seno dove erano comparsi segni violacei.
- Oooh amore! – le uscì prima che potesse bloccarlo – Mi hai fatta preoccupare.
Al termine “amore”, il corpo di Rocco si tese fin quasi a rompersi. Elisa, con un sorriso finto, uscì dal bagno dandosi della stupida.
- Ely… - il tono di Rocco era preoccupato – Dobbiamo parlare.
- Rocco, scusa. – lo interruppe allacciandosi le scarpe – Ho dato fiato alla bocca senza collegarla con il cervello. – sorrise – Le mie origini toscane mi fanno usare un intercalare che, spesso, è incompreso.
- Non è come pensi. – provò a dire - Tu mi piaci molto…
- Stop. – sorrise – Anche tu mi piaci molto. Mi dispiace di essermi lasciata sfuggire quella parola che ti ha fatto venire l’allergia. – rise -  Forza, va a casa. Avrai molto da fare.
Rocco, senza parole, osservò Elisa andare verso la cucina per fare una veloce colazione prima di andare al lavoro. Lui avrebbe voluto dirle un’altra cosa, magari era vero che quel verbo l’aveva mandato in confusione, ma che, se lei lo avesse voluto, avrebbe potuto provare a rendere più seria ed ufficiale la loro relazione.
Meditabondo, il cuoco nudo del web indossò la sua tuta da jogging poi si diresse verso la porta dicendo:
- Sono pronto. Vado Ely.
- Ok Rocco. – lo salutò con un sorriso lei – Fa il bravo oggi. – poi, resasi conto di ciò che aveva detto tentò di rimediare; ma lui la zittì con un bacio rovente alla fine del quale replicò:
- Il cattivo mi piace farlo con te, gattina.
Elisa scoppiò a ridere, quella fu la prima vera risata che Rocco sentì uscire dalla gola di lei e si ritrovò a sorridere come un cretino.
- Avevo paura… - ammise – Che fossi arrabbiato con me e che non volessi più vedermi.
- Gattina… - scosse la testa – Ti fai troppi problemi e stai facendo tardi.
- O cazzo è vero! – sbottò perdendo la compostezza da professoressa, stavano per darsi un ultimo bacio sulla porta quando le voci di Giusy e Luciano li fecero separare.
- Buongiornoooo!!! – salutò frizzante Giusy – Elisa, che bella mise questa mattina.
- Dici? – la giovane donna si lisciò il completo, aveva scelto un paio di pantaloni neri aderenti ed una camicia color corallo, semplice ma sperava di stare bene – Grazie… che maleducata, giorno a tutti.
- Rocco. – lo chiamò Luciano – Già sveglio a quest’ora?
- Chi bello vuol comparir, un pochino deve soffrir. – rispose Rocco con un sorriso – E poi… Guarda quanta grazia… - continuò rivolto alle ragazze – Mi sarei perso una simile visione fossi arrivato due minuti più tardi.
Elisa si profuse in un sorriso di circostanza, salutò gli inquilini ed uscì dalla palazzina in ritardissimo per l’arrivo dell’autobus della scuola.

Ettore, che arrivò a prenderla dopo un paio di minuti, notò in lei qualcosa di diverso ma non disse niente perché Elisa salì da sola e prese posto dando un affrettato buongiorno e basta.
- Elisa. – la chiamò Ettore guidando sereno – Stamattina sei strana.
- Mh. Mh. – annuì – Ho fatto una cazzata.
- Eh? Tu?
- Ho chiamato “amore” chi, per ora, è solo uno scopamico.
- Oh. Oh. – borbottò – Per te cos’è?
- Qualcosa di più di uno scopamico. – ammise torcendosi le mani, nervosa.
- Ahi, ahi, ahi… - scosse la testa l’autista – Ti sei innamorata?
- Forse… - ammise mordendosi le labbra.
- E lui?
- Lui? A quanto sembra “niente”… - sospirò – Dopo che l’ho chiamato “amore”, è diventato un blocco di ghiaccio. – abbassò lo sguardo - Ma non ci voglio pensare adesso, Ettore.
- Ok tesoro, rispetto il tuo silenzio. Sai che ti voglio bene e che se vuoi parlare sono qui. – sorrise continuando a guardare la strada – Da quanto frequenti questo ragazzo, ti vedo diversa. Sembri felice e non vorrei vederti cadere a pezzi. Fa male.
- A chi lo dici… - borbottò tristemente.
Arrivarono a scuola ascoltando la radio; quel giorno sembrava che nessuno avesse voglia di parlare: i ragazzi erano silenziosi tutti molto concentrati sui compiti in classe previsti; Elisa era chiusa nei suoi pensieri ed Odette aveva il naso ficcato in una rivista di Gossip e stava leggendo le ultime news su Rocco Rispoli ed una sua possibile relazione.
- Ragazzi silenziosi. – li destò Ettore fermando il pullman davanti all’ingresso della scuola – Forza, mettete via i vostri libri. Siamo arrivati.
- Nnooo… - si levò un mormorio dai seggiolini.
- Di giàààà! – fece eco qualcun altro.
- Via via. – parlò Odette chiudendo il suo giornale – Andiamo ragazzi. È ora di scendere.
Lentamente, gli studenti lasciarono l’autobus mormorando sconsolati; Elisa, con la testa fra le nuvole e mille pensieri ad affollarle il cuore, fu l’ultima a scendere dal pullmino, appena toccò terra si sentì afferrare per i fianchi e sollevare.
- Ce l’abbiamo fatta! – urlò una voce maschile che non sentiva da molto e che lei aveva impiegato anni a dimenticare – Abbiamo vintoooooo!!!
- Aaaaaaaaaaahhhhhhh! – strillò Elisa spaventata, subito affiancata da Ettore e dai suoi colleghi insegnanti – Lasciami idiota! Lasciami ho detto.
- Che aspetti a fare ciò che la signorina ti ha detto? – lo intimò Ettore minaccioso.
- Fragolina… - la chiamò ancora quella voce lasciandola andare – Perché fai così?
- Tommaso.  – fece lei allontanandosi di alcuni passi – Tu, cosa ci fai qui? – chiese pulendosi i fianchi, come se lui le avesse lasciato tracce di sporco addosso.
- Non sei felice di vedermi? – le chiese con la solita indelicatezza di sempre.
- No. – rispose al suo posto un’altra voce maschile – Dall’espressione tesa del suo viso, presumo che non sia affatto felice di sentirti.
- Rocco… - mormorò lei girandosi verso l’ultimo arrivato.
- Sono qui. – la abbracciò – Stamattina non mi hai salutato. – senza curarsi dei presenti e dei possibili pettegolezzi, le prese il mento tra le dita baciandola a lungo e sensualmente sulle labbra.
- Ehiiii! – li interruppe Tommaso strattonandola bruscamente – E smettetela! Chi diavolo sei tu?
- Il suo fidanzato. – rispose Rocco facendo ammutolire i presenti.
Elisa mascherò la sorpresa della sua rivelazione nascondendo il viso contro il collo di lui che tremava di rabbia.
- Tu e lei insieme? – rise sguaiato Tommaso – Ma finitela, non avete assolutamente niente in comune. E di cosa parlate?
- Tommaso. – replicò Elisa – Rocco mi ascolta. Parliamo molto di tutto. Abbiamo molte più cose in comune di quanto debba interessarti sapere. Tra cui la passione per la cucina. – abbracciò strettamente il cuoco che continuava a tenerla al sicuro tra le proprie braccia - Non esiste solo il ballo nella sua vita. O sé stesso. – sorrise acidamente – Lui tiene in considerazione le mie idee, i miei sogni e le mie paure. E poi… Mi tiene impegnata in ben più ludiche attività. Va via.
- Tzh. – sbuffò geloso – Una come te, che sogni potrà mai avere? E poi, sei diventata anche sorda? Ti ho detto che abbiamo vinto.
- Non mi interessa. Vattene. – si strinse a Rocco ferita dalle parole dell’ex, poi, girando il viso verso Rocco, chiese – Amore, mi accompagni in classe?
- Certo gattina mia. – rispose lui sorridendo sensualmente facendo cadere la mascella di Tommaso.

I due si allontanarono abbracciati tra il mormorio dei presenti che avevano assistito alla scena.
Quando furono abbastanza lontano, Elisa baciò il collo di Rocco e gli chiese:
- Cosa ci fai tu qua?
- Stavo andando a correre con Federico, - spiegò – e quell’idiota è arrivato chiedendo a gran voce di te.
- Cazzo. – mormorò.
- Gli ho chiesto chi fosse e perché ti cercasse. All’inizio non capivo perché Federico “gl’e volesse menà”. – Rocco sorrise e continuò - Lui si è presentato dicendo che è il tuo fidanzato. Al che, mi è tornato in mente ciò che mi hanno raccontato di lui, di come ti ha voltato le spalle.
- Già. – mormorò triste – Non solo mi ha voltato le spalle, Rocco. Ha detto di me cose irripetibili. Mi ha detto di non avermi mai amata. E di essersi sforzato per venire a letto con me. Che sono grassa e brutta. Che era interessato a me solo perché ero la migliore ballerina del corso. – scoppiò a piangere – E tutto questo, dopo avergli detto che aspettavo un figlio da lui. Avevo diciassette anni. Lui mi ha rovinato la vita. – un singhiozzò frenò il resto della frase che aveva in gola, riprese fiato e concluse – Eravamo in macchina mentre mi urlava contro tutte quelle belle parole, stavamo andando a casa dai miei genitori. Alla casa al mare. Perché, non so se l’hai capito Rocco, ma la mia famiglia è ricca e a lui questo piaceva. – lacrime amare le rotolavano sulle guance – Lui era infuriato. Mi ha detto che avrei dovuto abortire, che un figlio da me non lo voleva, che avrebbe rovinato tutto. Anche quel poco di fisico che avevo. Al mio rifiuto, si è arrabbiato. Ha accelerato per sorpassare un minivan e poi… - si strinse nelle spalle – Come si dice in questi casi… Il resto è storia…
A quella rivelazione, Rocco restò per un lungo momento senza parlare. Non sapeva nel dettaglio cosa fosse successo tra loro e perché la loro relazione fosse finita, lui trovata Elisa non solo una bellissima ragazza fuori ma soprattutto dentro.
- Ho sbagliato a venire a scuola? Io… – le chiese in un sussurro, Elisa si riscosse dai suoi lugubri pensieri e scosse la testa in segno di diniego.
- No, gattone. - sorrise – È stato un bellissimo gesto da parte tua. – si appoggiò contro la sua spalla - E ora? – sospirò affranta.
- Gattina, non ti lasceremo sola in questo momento. Alice e Federico sono sul piede di guerra. Per quanto riguarda noi, fingeremo di stare insieme. Chiamerò la mia agenzia e gli dirò che ho da poco iniziato una relazione. – le accarezzò il viso – Che non vogliamo uscire allo scoperto perché siamo entrambi personaggi pubblici e famosi. – la baciò sulle labbra imbronciate – A Parco Paradiso, indiremo una riunione straordinaria e parleremo con tutti. Nessuno permetterà a quell’idiota di rovinarti la vita un’altra volta. Io non lo permetterò. Mi credi?
- Sì, gattone… Grazie…
I loro discorsi furono interrotti da una voce maschile:
- Professoressa De Marco.
- Preside Bianchi. – sobbalzò lei – B… Buongiorno.
- I suoi colleghi mi hanno raccontato del suo increscioso siparietto di poco fa, signorina.
- Io…  - iniziò Elisa bisbigliando.
Rocco si voltò ad osservare il nuovo arrivato, il preside Bianchi era un uomo di mezza età, molto curato nel vestire e con gli occhi neri come acini d’uva.
- So che non è colpa sua. – la tranquillizzò – Mi hanno detto tutto nel dettaglio.
- Oh.
- Signorina… - le sorrise con calore – Lei sa che sono un appassionato della danza. Che ho seguito la sua carriera di ballerina dagli esordi fino alla sua, prematura, fine.
- Sì, signore.
- So chi è quel tipo che è venuto qua. E so perfettamente cosa le ha fatto. – Rocco notò gli occhi dell’uomo incupirsi – Volevo sapere se sta bene. E volevo proporle di prendersi un giorno di permesso.
Il giovane uomo notò la battaglia interiore di Elisa, e ne approfittò dicendo:
- Preside, io sono Rocco Rispoli e sono…
- Il suo nuovo fidanzato? – domandò con un sorriso.
- Sì.
- La porti via. – concluse dopo avergli stretto la mano – Certi demoni lasciano duri segni.
- Mi trova d’accordo con lei. – annuì Rocco – Andiamo gattina…
- No. – scosse la testa con decisione Elisa - Non permetterò a quel cretino di farmi del male. Questo è il mio lavoro. La mia scuola.
- Ma… - iniziò Rocco.
- Rocco, io ti amo – lo disse di getto, senza pensare alle conseguenze -  ma non posso permetterti di tenermi in una campana di vetro. – lo baciò dolcemente sulle labbra poi continuò – Perla, andiamo in classe.
Quando Elisa si fu allontanata, il preside scoppiò a ridere dicendo:
- È la prima volta che le confessa che l’ama, eh?
- Sì. – mormorò con la gola arida.
- È un uomo fortunato. In tanti hanno tentato di farsi amare da lei ma senza successo.
- Non credo di essere quello giusto. – sorrise triste – Ma potrei sempre diventarlo.
- Non penso che lei si comporterebbe come l’idiota.
- Assolutamente no. – scosse la testa mettendo le mani nelle tasche dei jeans – Elisa è speciale.
- Già. Adesso la saluto signor Rispoli. Mi raccomando, le stia vicino. Quel tipo le ha spezzato il cuore e frantumato l’anima.
- E portato via un figlio. – concluse a denti stretti Rocco.
- Esatto. – i due si strinsero la mano a mo’ di congedo, poi Rocco tornò verso il parcheggio dove aveva lasciato la moto.

La giornata trascorse lentamente, Elisa non era tranquilla, temeva di essere nuovamente “aggredita” da quel cretino del suo ex ed insegnare ai bambini a leggere il Braille non fu affatto semplice quel giorno.
Durante la pausa pranzo, fu raggiunta da Odette che, con il suo cestino del pranzo in mano, le disse:
- Esci con me a pranzo?
- No, grazie. – scosse la testa – Oggi non è il caso che esca, non mi sento molto bene.
- Cos’è successo tesoro? – le domandò Odette preoccupata – Eri così felice in questi giorni.
- Niente tesoro. – le sorrise – È solo una brutta giornata.
- E il tuo pranzo?
- Oh. Mi sono dimenticata di ordinarlo.
Non finì di dire la frase che il custode della scuola le raggiunse dicendo:
- Ho un cestino per la signorina De Marco.
- Eccomi Ugo. – gli sorrise – Ma grazie. Chi lo manda?
- Un bel tipo con il ciuffo e gli occhi azzurri. Ro… Rocco, dico bene?
- Sì. – rise – È andato via?
- No. È all’ingresso.
- Grazie Ugo! – Elisa prese il cestino e chiamò Perla chiedendole di portarla di corsa all’ingresso.
Rocco aspettava sotto al portico dell’ingresso chiacchierando con un gruppo di insegnanti, quella scuola era molto bella ed i ragazzi erano tutti a mangiare sul prato.
- Rocco! – lo chiamò lei.
- Gattina! – sorrise lui aprendosi un varco.
Elisa, con il fiato corto, si fermò a pochi passi da Rocco che, stanco di aspettare, la abbracciò con dolcezza.
- Hai aperto il cestino? – le domandò prima di baciarla.
- Mmmmmmmm… No… - sospirò contro le sue labbra alla fine del bacio.
- Bene, allora lo faremo insieme. Usciamo a mangiare in giardino? – le propose.
- Io e te? – chiese.
- Certo gattina.
Per mano, raggiunsero una porzione di prato libera. Elisa tolse i finimenti a Perla e camminò appoggiandosi a Rocco.
- Questa scuola è molto bella, sai? – le disse baciandole la nuca.
- Mi è stato detto. – annuì – Rocco, cos’hai? – domandò sedendosi a terra.
- Io? Niente.
- Cosa darei per vedere la tua faccia. Spero che sia più bravo a poker di come dici a me le bugie.
- Antipatica! – sbuffò.
- Scusa.
- Prima, parlando con il preside. Hai detto una cosa.
- Cosa? – domandò pensandoci – Rocco che ti ho detto?
- “Rocco, io ti amo”. – ripeté lui a bassa voce.
- Ho detto veramente così?! – ingollò a vuoto, visibilmente a disagio.
- Già. – deglutì lui – Non mi aspettavo una dichiarazione simile dopo una frequentazione così breve. – spiegò – Di solito, quando le carotine mi dicono “ti amo” è per finire nel mio letto e poi tutto termina.
- Non so perché l’ho detto. – sospirò – Neanche mi sono resa conto di averlo fatto.
- Sarà stata la paura? – chiese mettendosi seduto.
- Senz’altro. – annuì – È successo tutto così in fretta. Lui che mi ha aggredito. Il tuo arrivo, il bacio e la tua dichiarazione.
- Dispiaciuta? – domandò abbracciandola.
- Tutt’altro. – sospirò chiudendo gli occhi.
- Sei laconica. “Senz’altro”. “Tutt’altro”. Sembri scocciata. – le fece notare lui un po’ deluso.
- Sono preoccupata Rocco. – spiegò con tono piatto – Lui che si è ripresentato nella mia vita non è buon segno. È una delle sette piaghe d’Egitto.
- Così mi offendi. – rispose lui comparendo silenzioso come un fantasma.
- Ancora tu? – ringhiò Rocco.
- Calmo fidanzato. – rise Tommaso – Sono qui per parlare di affari.
- Non ho niente di cui parlare con te. – sibilò lei a denti stretti.
- Ma perché non vuoi ascoltarmi? – si spazientì il ballerino, Rocco lo odiò.
- Perché le cose che hai da dire non mi interessano. Grazie a te, Tommaso, io non ballo più. – e si tolse gli occhiali, puntando addosso al ballerino i suoi occhi vacui.
Il ballerino sobbalzò e si mosse a disagio, odiava osservare quegli occhi senza vita. Da quando era successo, non era più riuscito a toccarla e non capiva come un bell’uomo come quel Rocco riuscisse a starle vicino senza provare disgusto.
- Non fare la scema egoista Elisa. – sbottò - Sarà la mia occasione per… - iniziò Tommaso, subito bloccato da lei:
- Alt, fermati qui! – lo zittì -  La tua occasione. La tua vittoria. Tu. Tu. Tu. Tu. Sempre e solo tu. Non ascolti niente di quello che ti sto dicendo io. Non te ne frega niente delle mie ragioni. Dei miei no.
- Sei tu che non ascolti. – sbottò Tommaso stringendo i pungi con rabbia – Tu non capisci niente.
Un colpo di tosse interruppe la discussione, Rocco girò la testa e restò per un attimo senza parole: era arrivata la guardia del campus, un gigante d’uomo tutto muscoli.
- Signorina De Marco. – parlò il nuovo arrivato – Il preside Bianchi mi ha detto che c’è un ospite sgradito.
- Che bello sentire la tua voce, Pasquale. È passato molto tempo dal nostro ultimo incontro. – si aprì in un sorriso sincero e pieno d’affetto lei.
- Bello rivederti, signorina. – rispose al sorriso lui. Rocco strinse gli occhi osservando la scena, trovandosi improvvisamente geloso della confidenza e dell’affetto tra i due.
- Mi aiuti ad alzarmi, Pasquale? – chiese alzando le mani.
- Con piacere. – la guardia prese le mani di Elisa tra le sue, la alzò come se fosse fatta d’aria e, senza considerare gli altri due maschi presenti, l’abbracciò dicendo – Mi sei mancata, Elisa.
- Pasquale… – mormorò lei a disagio, cercò di allontanarsi dal suo abbraccio dicendo – Come stai? E tua mamma?
- Io sto meglio, grazie Elisa anche se ho sentito molto la tua mancanza. La mamma non molto bene. – scosse la testa – È caduta in depressione dopo la morte di papà e non ha preso bene la nostra rottura. – e le lanciò un’occhiata carica di sentimenti inespressi. Il cuoco nudo si alzò di scatto, non sopportando più che quel bellimbusto la toccasse e si rivolgesse a lei in quel modo.
- Mi dispiace. – abbassò la testa lei, aveva fatto alcuni passi indietro ed era riuscita a staccarsi dal calore del torace di lui.
- Tranquilla. – le sorrise allungando una mano per toccarla, ma fu interrotto da Rocco che, con tono rabbioso, disse:
- Elisa, che ne diresti di presentarmi a questo armadio umano in divisa?
- Rocco. – arrossì fino alla radice dei capelli lei – Scusami, sono veramente maleducata.
- Ah, ah, ah! Non ci credo! Il fidanzato nuovo è geloso. – rise scortese Tommaso.
- Rocco Rispoli, lui è Pasquale Accurso. È una delle guardie del campus. Per un periodo siamo stati insieme. – sorrise – Pasquale, ti presento Rocco. Il mio fidanzato.
I due uomini si strinsero la mano borbottando un “piacere” completamente fasullo. Rocco non riusciva a nascondere il senso di gelosia che sentiva nascere dentro e Pasquale non riusciva a nascondere il fatto che fosse ancora innamorato perdutamente di Elisa.
- Scusa amore… - si accoccolò contro il suo torace la professoressa.
- Amore… – si rilassò abbracciandola - Dammi un po’ di zucchero… - la pregò un attimo prima di chinarsi a baciarla sulle labbra.
Elisa si strinse alla giacca di pelle di Rocco sospirando di beatitudine, adorava essere baciata da lui.
- Quindi l’ospite sgradito sei tu. – sorrise Pasquale rivolto a Tommaso – Questa è una scuola privata. Tu non sei gradito. Seguimi. O sarò costretto a chiamare la Polizia. - Tommaso, senza replicare, seguì la guardia fino all’uscita, quella battaglia era persa ma lui non aveva alcuna intenzione di arrendersi.


Rimasti soli, Rocco si staccò dalle labbra di Elisa e lasciandola andare lentamente, mormorò:
- Quanti altri ex devo aspettarmi di trovare?
- Scusa? – chiese lei, il cuoco nudo era improvvisamente cambiato, si era incupito.
- Tommaso so che è il cretino che ti ha rovinato la vita. Adesso è comparso quel gigante di Pasquale. – mandò la testa di lato accarezzandosi la barba – Quell’omino della Michelin è ancora innamorato di te. Non ti vede tutta, passami il gioco di parole.
- Questa sembra una scenata di gelosia in piena regola, Rispoli. – si arrabbiò lei – Nessuno ti dà il diritto di essere così geloso delle persone che mi hanno voluto bene. O che ancora me ne vogliono.
- Io sono il tuo fidanzato, maledizione.
- Tu sei il mio finto fidanzato, maledizione. – gli fece eco lei – Mi è passata la fame! – dalla tasca dei jeans prese il suo bastone bianco, lo montò e si allontanò – Vattene Rocco. Non ho bisogno di qualcuno che mi faccia la guardia.
- Certo che no. Tanto c’è Pasquale che veglia su di te. – le urlò alle spalle osservandola andare via.
- Vaffanculo! – gli urlò in risposta senza perdere tempo a girarsi – Stasera chiedi ad una delle tue carotine di scaldarti il letto. So già che avrò un lancinante mal di testa. – concluse prima di entrare a scuola.
Odette, che aveva assistito alla scena, uscì dall’ombra della colonna e si avvicinò ancheggiando provocante a Rocco.
- Scusa Rocco. Non ho potuto fare a meno di sentire.
- Qui tutti hanno sentito. – rispose Rocco girandosi ad osservarla, era una ragazza troppo appariscente anche per i suoi standard; con una chioma di vaporosi capelli rossi; occhi verdi truccati pesantemente e una bocca sottile dipinta di rosso.
- Sei davvero fidanzato con la professoressa? – domandò toccandogli il braccio con la mano – Leggevo un giornale di Gossip stamattina, dove hai dichiarato che non c’è nessuno nella tua vita.
- Quello che dichiaro ai giornali, sono cazzi miei. – le tolse la mano – Come hai detto che ti chiami?
- Mi chiamo Odette Provana. Sono l’assistente di Ettore ed Elisa.
- Credo che abbiamo entrambi del lavoro da fare, signorina Provana. Ti saluto e ti auguro una buona giornata. – e, senza darle il tempo di replicare, le girò le spalle e se ne andò.

Elisa, arrabbiata più con sé stessa e con la strana reazione che il suo corpo in presenza di Pasquale aveva avuto, si chiuse nel suo ufficio chiedendo di non essere disturbata da nessuno e per nessun motivo.
La sua segretaria, una donna di mezza età di colore, accettò con un sospiro rassegnato le direttive della professoressa, fino all’arrivo di Pasquale.
- Signora Milton, - la salutò con un sorriso Pasquale – buon giorno a lei.
- Pasquale. – lo accolse con un ampio sorriso la donna – Qual buon vento?
- Avrei bisogno di parlare con la signorina De Marco.
- Mi dispiace, Pasquale. Ma la professoressa ha dato espressi ordini di non essere disturbata da nessuno. Compreso te. – gli sorrise.
- E per me, non puoi fare un piccolo strappo?
- No. – aprì la porta dell’ufficio Elisa – Un ordine è un ordine. Anche se fai gli occhi dolci.
- Elisa. – la accolse con un sorriso carico d’amore.
- Non pensarci nemmeno Pasquale. – scosse la testa – Non posso vedere il tuo viso; ma conosco quel tono di voce. Non mi incanti ancora con le tue belle parole. Ci abbiamo provato. Per un po’ ci siamo divertiti; ma io non ti amo. Non ti ho mai veramente amato come tu pensi di amare me.
- Non sai quello che dici.
- Lo so benissimo, invece.
- Dammi una possibilità.
- Per favore, non insistere. – lo pregò mentre un’espressione triste le si dipingeva sul viso – Io non sono la ragazza che tu hai idealizzato. Tu cerchi qualcuno da idolatrare. Qualcuno da mettere su un piedistallo e viziare. Io non sono così. Le tue attenzioni sono troppo per me. Mi sentivo soffocare dalla tua presenza costante. Dal tuo modo di trattarmi come una bambina. Dal fatto che non mi lasciavi fare niente da sola, neanche abbottonarmi una camicia. – sorrise ma senza gioia – Mi stavi facendo morire dentro. Mi sembrava di stare con una versione maschile di mia madre.
- Perché non mi hai mai detto niente?
- Io te l’ho detto. Molte, moltissime volte. – scosse la testa.
- Elisa ha ragione, Pasquale. – intervenne la signora Milton andando accanto alla giovane donna – Lei ha cercato di farti capire che il tuo comportamento le stava facendo del male. Ma tu non volevi ascoltare niente e nessuno. Tu avevi una missione.
- Farmi perdere la testa! – concluse con un sospiro lei.
Nello stesso momento che lei completò la frase della signora Milton, una voce maschile nel corridoio disse:
- Tu mi farai perdere la testa!
Il cuore di Elisa perse un colpo, poi un altro. Sbattendo gli occhi dietro le lenti nere, il suo viso si aprì in un ampio sorriso che la illuminò completamente.
- È Rocco. – mormorò alla signora Milton.
- Rocco? – le chiese.
- Sì, Rocco Rispoli.
- Il cuoco nudo del web? – ridacchiò la signora Milton.
- In persona. – annuì Elisa – Scusatemi… Credo che stia cercando me. – con un delizioso rossore diffuso sulle guance, la giovane professoressa uscì dal suo studio cercando Rocco nel corridoio.
- Non so perché sono tornato indietro. Non dopo quello che ci siamo detti. – diceva lui ad alta voce nel corridoio, sulle porte i nomi erano scritti in Braille, tutti in quella scuola sapevano leggere lo speciale alfabeto.
- Perché sei un pazzo. Esattamente come me. – rispose lei con il fiatone. Camminare senza Perla non era facile e, per di più, si era anche dimenticata di prendere il suo bastone.
- Sono pazzo. – annuì lui raggiungendola.
- Completamente. – sorrise a mezza bocca lei.
- E tu?
- Irrecuperabile. – ammise stringendosi nelle spalle.
- Sei impossibile. Irascibile. A tratti viziata.
- Sono la tua versione al femminile. – sorrise ancora – In più ho anche le mestruazioni, che posso usare come attenuante quando sono più insopportabile del solito. – concluse e Rocco scoppiò a ridere.
- Mi dici che mi ami, poi ritratti e scappi via. – le fece notare abbracciandola – Mi accusi di essere un donnaiolo. Ed io ho rinunciato ad una scopata facile per te. – le toccò la fronte con il naso – Ma cosa diavolo mi hai fatto?
- Niente… - scosse la testa lei.
Rocco sospirando, le prese il mento tra le dita e la baciò. Un bacio dolce e avido, che fece accelerare il cuore di entrambi.
La signora Milton prese sotto braccio un triste e cupo Pasquale e lo invitò a tornare alla sua postazione, i due ragazzi avevano bisogno di stare da soli, non avevano bisogno di cuori spezzati e gelosie.
Pasquale aveva il cuore spezzato ma mai, anche quando stavano insieme, aveva visto Elisa così felice.
- Non mi piace come mi fai sentire. – le confidò Rocco quando furono soli – Non ho mai provato questo tipo di sensazioni con nessuna prima di te.
- A tutto c’è una prima volta. – sorrise incerta lei.
- Non so se sono pronto. – scosse la testa – Ma ho preso un impegno e lo porterò a termine.
- Non devi sentirti obbligato a fare niente, sai? – fece un passo indietro lei – Sono Elisa De Marco, non una qualunque. Né una delle tue carotine pronte a tutto per finire nel tuo letto. Ho una Laurea, sono stata una ballerina professionista. Insegno italiano in una scuola. Non sarà l’idiota che è tornato a mettere in pericolo tutto quello che ho costruito usando le mie forze. Non permetterò a nessuno, né uomo né donna, di spezzarmi nuovamente. – estrasse dal maglioncino una collana in argento e ci fischiò dentro, Perla accorse subito al suo fianco.
- Elisa, maledizione, perché io e te finiamo sempre con il litigare?
- Perché siamo due prime donne. – rise lei, ma non c’era traccia di felicità nel suo tono – Adesso scusami, ma la giornata è finita e voglio tornare a casa. – prese le sue cose concludendo – Ciao. Passa una buona serata.

Rocco restò impalato nel corridoio, Elisa era andata via rapidamente troppo stanca per continuare a discutere o parlare con lui.
Il giovane uomo, dandosi dello stupido, girò suoi tacchi prese la moto e tornò a Parco Paradiso. Era pieno di rabbia e voleva farla pagare ad Elisa per averlo fatto sentire così inutile, una volta arrivato a casa, si collegò sul suo sito web ed accettò l’invito ad uscire della prima carotina che lo contattò.

Elisa restò in ostinato silenzio fino all’arrivo a Parco Paradiso, non aveva voglia di parlare di niente né con Ettore né con Odette che, curiosa, voleva sapere succosi particolari sulla sua relazione con il magnifico Rocco Rispoli, il cuoco nudo.
- Elisa, siamo arrivati. – le disse Ettore strappandola dai suoi pensieri.
- Ok. Grazie. – rispose laconica prendendo le sue cose.
- Strano non c’è il tuo fidanzato ad aspettarti. – le fece notare con cattiveria Odette.
- Avrà avuto di meglio da fare. – si strinse nelle spalle Elisa scendendo, ad aspettarla fuori c’erano Alice, Federico e Lele.
- Ely… - la chiamò Alice – Ehi… tesoro, tutto ok?
- No. Ma sorridete come se tutto fosse meraviglioso. – li pregò – Quella stronza di Odette vuole vedermi andare a pezzi.
- Ti va di venire da noi a prendere un caffè? – la invitò Federico – Ci mettiamo a giocare in giardino.
- Bravo amore. Ottima idea.
- Sì, grazie… - annuì con un sorriso stanco – È stata una giornata infernale.
I ragazzi guidarono Elisa verso il loro appartamento, in quel momento arrivò Rocco con alcune buste della spesa in mano, l’aria si tese fino allo stremo ma nessuno dei due disse una sola parola.
Non appena la porta di casa di Alice e Federico si chiuse, Elisa si accasciò sul divano scoppiando a piangere.
- Avrò mai pace io? – chiese a nessuno in particolare.
- Elisa, ma si può sapere cosa è successo? – le domandò Federico con il suo spiccato accento romano.
- Un casino dietro l’altro. – sospirò appoggiandosi allo schienale del divano.
- Racconta sorellina… - la pregò Alice.
Elisa, ad occhi chiusi, raccontò nel dettaglio lo schifo di giornata che aveva avuto. Dalla prima gaffe in casa con Rocco, allo spavento che le aveva fatto prendere Tommaso, alla discussione avuta con entrambi fino all’intervento del preside e non ultimo quello di Pasquale ancora follemente innamorato di lei.
- Elise’… - le strinse la mano Federico – Certo che anche tu…
- E non sapete il bello. – rise sarcastica – Ho detto a Rocco che lo amo. – gemette – Ed ho ritrattato.
Restarono in silenzio per alcuni minuti, poi Lele piangendo iniziò a dire:
- Isaaaa… Isaaaaaaaaa…
- Amore di mamma… - lo cullò Alice – Vuoi la zia Elisa?
- Isaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa! – ripeté il bambino disperato.
- Ely, te la senti di prenderlo?
- E me lo chiedi? – sorrise mettendosi seduta più comoda.
Alice le sistemò in grembo il bambino, Emanuele non appena sentì il contatto con il corpo caldo e morbido di Elisa smise di piangere e, dopo essersi messo comodo, chiuse gli occhi e si addormentò.
- Ma guarda questo! – sorrise Alice– Voleva le tette di zia per dormire!
- Chiamalo scemo! – le fece eco Federico.
- Fede! – lo sgridò Alice.
- Oooh Aly. Elisa lo sa che so innamorato delle su tette. È da quanno ce semo conosciuti che glielo dico. Vero?
- Verissimo. – ridacchiò la professoressa – E tu non essere gelosa.
- Gelosa io? Tzh. – rise la giovane estetista.
Elisa si rilassò e, cullando Lele, si dimenticò per un attimo di tutto ritrovando la serenità che aveva smarrito.
Federico, dopo una mezz’ora, le tolse il bambino dalle braccia e lo portò nel suo lettino per farlo riposare meglio.
- Come va? – domandò Alice.
- Hm. – borbottò – Meglio grazie a voi.
- Sei pronta ad affrontare la riunione indetta da Rocco? – chiese la sua amica.
- Riunione? – arcuò un sopracciglio lei.
- Tommaso. Tutti uniti contro il cretino. Ore 21 a casa tua.
- Non credo si terrà nessuna riunione. – scosse la testa lei – Adesso vado. E Perla?
- In giardino al sole. – rispose Federico – Lasciala, te la porto su io tra un po’. Tu hai bisogno di rilassarti.
- Ok… - annuì – Grazie ragazzi.
La professoressa uscì dall’appartamento dei suoi migliori amici, raggiunse l’ascensore e salì fino al piano del suo appartamento. Cercando le chiavi in borsa, Elisa non si rese conto del movimento nel corridoio e quando su sbattuta contro il muro con violenza non seppe come reagire. Ebbe solo la prontezza di schiacciare il pulsante della chiamata rapida al padre nel cellulare, le mani erano rimaste incastrate dentro la sua borsa.
- Sei una troia. – le urlò Tommaso dentro l’orecchio, facendola girare.
La bloccò con la schiena al muro e, facendole sbattere la testa contro la parete, le tappò bocca e naso con la sua mano sudata. Elisa non riusciva a respirare, non riusciva a muoversi né a capire le parole che lui le urlava contro. Era completamente paralizzata dalla paura e dalla rabbia che lui stava mettendo in tutto quello che le stava dicendo e facendo. Sentiva i polmoni bruciare per la mancanza di ossigeno e gli occhi farsi pesanti.
“Non svenire” si ripeteva “Ti prego noooo…” ma il cervello si spense e tutto attorno a lei divenne nero e senza vita. Tommaso gemendo e maledicendosi per il suo brutto carattere, scappò via a gambe levate lasciando Elisa in preda al suo destino. Troppo codardo, ancora una volta, per fermarsi ad aiutarla.

Il cicalino della giovane donna inviò la richiesta di aiuto per arresto cardio respiratorio al 118 ed ai suoi genitori. Dalla centrale operativa del 118 presero la chiamata ed inviarono subito l’Elisoccorso, un’ambulanza non sarebbe mai arrivata in tempo a Parco Paradiso. Dovevano intervenire subito.
Rocco, che era sul terrazzo a raccogliere verdure, vide arrivare l’elicottero e si spaventò pensando subito al peggio.
Urlando al fratello di spegnere i fornelli, il cuoco nudo corse in camera per indossare la giacca della tuta da jogging e, negli scarsi minuti che impiegò a prepararsi, i Soccorritori avevano già raggiunto il corpo senza vita di Elisa ed avevano iniziato le manovre di rianimazione.
Rocco uscì di corsa dal suo appartamento e scendendo rapido le scale si ritrovò davanti ad uno spettacolo che mai avrebbe voluto vedere: Elisa intubata e con le piastre del defibrillatore applicate sul petto.
Il giovane uomo si avvicinò come in trance, sentiva le voci dei Soccorritori ma non capiva niente di ciò che stavano dicendo. Tra loro, c’era un medico che, dopo l’ennesimo ciclo di RCP le iniettò un medicinale sperando che il cuore riprendesse a battere. Il defibrillatore elaborò i dati e le dette una scarica che la fece inarcare. Rocco gemette di dolore, il medico disse:
- C’è battito. Presto. Portiamola via.
I Soccorritori issarono Elisa nella speciale barella, poi scesero le scale di corsa seguiti dal medico e da Rocco.
- Dottore. – lo chiamò – Dottore.
- Sì?
- Si salverà?
- Lei chi è?
- Il fidanzato. – rispose senza staccare gli occhi dal corpo esangue di Elisa.
- Non posso dirle niente. – troncò il medico – Arrivederci. – e sparì all’interno dell’Eliambulanza.

Rocco fu raggiunto dal resto degli inquilini di Parco Paradiso, stavano parlando tutti contemporaneamente, chiedendosi cosa fosse successo ed a chi. Fu solo quando lo guardarono in faccia che capirono che stavano portando via Elisa.
Perla, che Federico teneva al guinzaglio, iniziò ad abbaiare come una pazza aggredendo in modo strano un cespuglio, facendo uscire dal suo nascondiglio Tommaso bianco come un cadavere.
- Tuuuuuuuuu! – urlò Rocco scaraventandosi addosso al ballerino – SEI STATO TU FIGLIO DI PUTTANA!
I due uomini iniziarono a prendersi a pugni, Tommaso sapeva difendersi ma contro la furia cieca di Rocco ebbe in poco tempo la peggio.
Era caduto a terra quando arrivarono i genitori di Elisa ed una pattuglia di Polizia.
- Rocco! – urlò Nicoletta – Rocco smettila!
- Signora De Marco. – si riscosse il cuoco – Elisa è in Ospedale, questo animale le ha fatto qualcosa.
- Sappiamo tutto, Rocco. – annuì il padre mostrandogli con la testa la pattuglia.
- Aiuto agenti. – gemette Tommaso – Questo pazzo mi ha aggredito.
- Signor Tommaso Vermicino, - parlò l’agente – la dichiariamo in arresto per percosse e tentato omicidio di Elisa De Marco.
- Cosaaaaaaaaaaaaaa? – urlò Tommaso, ma Antonio fece partite la registrazione della telefonata ricevuta da sua figlia mentre lui la stava soffocando e insultando.
- Mi fai schifo. – gli sputò in faccia Rocco, gli occhi blu di rabbia.
- Smettila di fare lo scemo, Rocco. – lo sgridò Giusy mettendogli una mano sul braccio, turbata dal comportamento di quel giovane uomo – Corriamo da Elisa.
- In che Ospedale sarà?
- Il Gemelli. – rispose il padre – Andiamo presto.
I poliziotti portarono via Tommaso in manette, gli inquilini di Parco Paradiso corsero verso il garage ognuno alla propria auto desiderosi di sapere qualcosa di più sulla salute di Elisa.
- Dove pensate di andare? – domandò Rocco con voce atona – Andrò io e poi vi farò sapere.
- Ma… - iniziò Giusy.
- Niente ma. – scosse la testa il cuoco salendo sull’auto seguito da Perla.
Il tragitto fino all’Ospedale lo fecero in assoluto silenzio. Ognuno era perso nel proprio mondo ad affrontare demoni e paure. Rocco, non appena chiudeva gli occhi, riviveva la scena orribile che aveva visto davanti alla porta di casa di Elisa.
- Siamo arrivati. – annunciò Antonio – Andate. Io sistemo meglio l’auto.
- Sì. – annuì Nicoletta.
- Le starò vicino io. – mormorò con un filo di voce Rocco.
- Sei un bravo ragazzo. – sorrise – Grazie.
- Non sono un bravo ragazzo. Se lo fossi stato, Elisa non sarebbe in Ospedale adesso. – rispose con voce incrinata, ma non aspettò che l’uomo rispondesse, aveva chiuso lo sportello per seguire la madre della professoressa all’interno della struttura.

Nicoletta e Rocco entrarono nell’Ospedale, la donna dette i suoi dati personali e chiese della figlia. L’infermiere dietro al bancone la indirizzò in Terapia Intensiva.
Il cuore di Rocco perse alcuni colpi, prendendo sotto braccio la donna la accompagnò fino al piano del reparto, dove trovarono il primario ad aspettarli.
- Signora De Marco? – chiese.
- Sono io. – rispose con un singhiozzo – Lui è Rocco Rispoli, il fidanzato di mia figlia.
- Seguitemi. – li invitò muovendosi silenzioso lungo il corridoio – La signorina De Marco è stabile. Il nostro medico d’emergenza è stato molto bravo.
- Quali sono le sue reali condizioni, dottore? – chiese Nicoletta.
- Beh…
- Ha detto che è stabile. E questo non sempre con Elisa è buon segno.
- Nicoletta… - la chiamò Rocco – Stai calma…
- Scusate… - alzò le mani in segno di resa, stanca di tutta quella situazione. Odiava gli ospedali, odiava vedere sua figlia intubata e priva di sensi. Le sembrava di essere tornata indietro di dieci anni in un colpo e di essere invecchiata di cento in un battito di cuore.
- Elisa è stata in anossia per circa un minuto. – spiegò il medico leggendo la cartella clinica, aprì la porta filtro della stanza della giovane donna, invitandoli ad entrare – Adesso è in coma farmacologico e stiamo ripulendo il suo corpo dalle scorie causate dall’anossia.
- E il suo cervello? – chiese la madre dopo un minuto di silenzio.
- Risponde agli stimoli. Fino a che non sarà sveglia non potrò dirle di più.
- Dottore, noi ci conosciamo da tanto vero?
- Sì signora. So che lei è preparata e poco paziente. – le mise una mano sulla spalla, un gesto gentile che fece scoppiare a piangere Nicoletta – Io ho avuto il gravoso compito di dirle che sua figlia sarebbe rimasta cieca. Mi creda, a volte odio il mio lavoro.
- Lei è l’unico che ha capito cosa avesse Elisa e le ha salvato la vita.
- Già. – annuì lentamente e Rocco provò simpatia per quel neurochirurgo, il suo non era affatto un mestiere facile – Sto aspettando gli esami che abbiamo fatto fare in urgenza. Al momento il cuore risponde bene. I polmoni sono affaticati e la stiamo aiutando a respirare, soprattutto per non farle avere delle apnee.
- Ne ha avuta una qualche tempo fa. – spiegò Rocco – Mi ha visto in faccia, sono pazzo dottore?
- No. Non è pazzo, signor Rispoli. – sorrise l’uomo – Non abbiamo ancora capito cosa c’è nel cervello di Elisa che crea una specie di corto circuito. A volte, succede che il cervello la fa andare in apnea per resettare il sistema. E lei, per qualche secondo, riesce a vedere nuovamente il mondo.
- Questa anossia che ha avuto, potrebbe aver… come dire… sbloccato la situazione? – domandò con un filo di voce Nicoletta.
- Non posso pronunciarmi, signora. Non finché la signorina sarà in coma.
- Quanto la terrete così?
- Al massimo una settimana. Se il suo corpo risponde sempre bene come dieci anni fa, tra tre giorni sarà sveglia.
- Rocco, non ci resta che aspettare.
- Con Elisa non potrete stare insieme. Uno alla volta.
- Sì, ricordo ancora le regole dottore. La ringrazio.
- Signora, lei ha il mio numero privato. Qualunque cosa, mi chiami.
- Grazie di tutto.
- Arrivederci. – il medico uscì e Nicoletta scoppiò a piangere disperatamente. Rocco la abbracciò e la lasciò sfogare cullandola. Anche lui si sentiva completamente impotente e non sapeva cosa fare per aiutare la famiglia Di Marco in un momento delicato come quello.

Dopo il pianto liberatorio, Nicoletta si scusò con Rocco e gli spiegò come fare per prepararsi per entrare nella stanza sterile di Elisa. Lei aveva bisogno di parlare con suo marito e poi avrebbe trascorso con la figlia la notte, le sembrava carino lasciarli un po’ da soli.
Rocco la baciò sulla tempia, si preparò ed entrò in punta di piedi nella stanza.
Non era preparato a quella sensazione di vuoto e inutilità, non era mai entrato in una stanza di terapia intensiva ma non gli piacque affatto vedere quella ragazza così piena di vita in quell’enorme letto, piena di cavi e flebo che la tenevano in vita.
Resistette all’impulso di scappare a gambe levate e si mise seduto nella scomoda sedia al suo capezzale. Non sapeva cosa fare, così le prese la mano ed iniziò a parlarle di tutto quello che gli passava per la testa.

  
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