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Autore: Amily Ross    11/09/2016    4 recensioni
(Sequel de: “Il Ritiro Natalizio della Nazionale Giovanile.”)
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È passato circa un mese dal ritiro natalizio in Austria, molte cose sono cambiate da allora, e molte altre dovranno ancora cambiare; è rimasto indelebile il ricordo di quella “vacanza” nel cuore di tutti. Ognuno ritorna a vivere la propria vita: chi in Francia, chi in Germania e chi in Giappone, ma c’è profumo di cambiamenti nell’aria: nuove vite, nuove città e nuove conoscenze, cambieranno la vita di alcuni di loro. Fanny ha intrapreso la carriera di manager alla Mambo, al fianco di Amy, ma presto una nuova avventura la porterà nel paese dei suoi sogni, là dove gioca il suo ragazzo: la Germania.
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Questa fiction è temporalmente collocata nel 2018, e i ragazzi e le ragazze hanno tutti ventuno anni o quasi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Grace (Machiko Machida), Jun Misugi/Julian Ross, Karl Heinz Schneider, Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: Accanto a te, lontano da te…

 

Furano: mercoledì 12 gennaio, 2018 h. 16:30

Come sempre lo stadio è gremito di gente, la squadra di Callaghan ospita quella di Ross,  nel turno infrasettimanale; mancano ormai solo 30’ alla fine dell’incontro ed il risultato è fermo sull’1-0 a favore della Flynet, artefice della rete il capitano. Adesso si sono chiusi in difesa e cercano di tenere il risultato al sicuro, e perché no raddoppiare, la squadra di Furano ha dato inizio a una fitta serie di passaggi facendo così ubriacare gli avversari. «Dannazione! Non riusciamo a togliergli il pallone.» sbuffa Stephen Mallory – al momento capitano e regista della squadra di Tokyo.

Il Principe del Calcio seduto in panchina, osserva lo scontro con attenzione, attendendo con impazienza il suo ingresso in campo. Sbuffa, calcia il terreno e gioca con la zip della felpa: sembra nervoso per qualcosa e insofferente nel vedere la sua squadra in svantaggio a pochi minuti dalla fine. «Julian entra in campo.» dice finalmente il mister. Le paroline magiche attese con trepidazione a ogni incontro.

Julian non se lo fa ripetere due volte, scatta in piedi, si toglie la giacca della tuta ed entra al posto di Henry Foylers. Il gioco riprende dunque dopo la sostituzione, Philip sorride, finalmente il suo miglior amico è sceso in campo, ora possono sfidarsi e divertirsi insieme. Il capitano della Flynet richiede palla e la riceve, Ross sorride e prontamente va a marcarlo.

I due capitani danno sfoggio della loro abilità in uno scontro a centro campo, Callaghan deciso a conservare il vantaggio, l’altro deciso a pareggiare e raddoppiare. Alla fine è Julian ad avere la meglio, rubato il pallone all’amico – affiancato da Mallory – parte in contropiede liberandosi con maestria degli avversari, tira e segna, beffando Tony Brunor, portando la sua squadra in parità.

Il gioco riprende con la rimessa dell’estremo difensore, la formazione padrone di casa si spinge in avanti, contrastata da quella ospite, Julian è salito rapidamente in difesa: vuole ostacolare personalmente Philip. Callaghan, affiancato dai compagni, giunge in aria, guarda l’amico alzare la mano destra e sorride. Sa bene cosa significhi quel gesto, troppe volte lo hanno messo in atto insieme in Nazionale. “Vuoi fregarmi con la trappola del fuorigioco? Mi dispiace per te, amico mio, ma con me non attacca.” pensa tra sé il capitano della Flynet, gli renderà pan per focaccia. Il ragazzo di Furano sorride, fa un movimento circolatorio col dito, e prontamente, i compagni si dispongono a semicerchio intorno all’aria di rigore – dando inizio ad una fitta serie di passaggi.

La Flynet orchestrata dal suo capitano, neutralizza così l’infallibile tattica di Ross – facendo passare il pallone da piede a piede – sotto il naso dei difensori della Mambo. Julian lo guarda e sospira, in fondo sapeva che con un avversario come Philip sarebbe stato inutile. «E va bene, Phil, lo hai voluto tu.» sbuffa scattando contro di lui, dando inizio a un’interminabile tackle.

Nessuno dei due è intenzionato ad arrendersi: il numero dieci si diverte a spostare la sfera da un piede all’altro e sorride, mentre il numero quattordici sta perdendo il suo proverbiale self-control. Non vuole dargliela vinta, ma conscio del fatto che l’amico è un osso duro, inizia a giocare sporco. «Ma che gli succede oggi? Non è da lui giocare così…» dice Fanny in panchina accanto ad Amy. «È nervoso perché dalle analisi del sangue, sono usciti alcuni valori sballati. Tuo zio lo ha rassicurato dicendo che non è nulla, ma lui è comunque preoccupato.» risponde la rossa.

Julian guarda l’amico, ormai stufo di questo teatrino, entra in scivolata, ma qualcosa va storto. Al 92’ il gioco viene nuovamente interrotto, Callaghan finisce a terra tenendosi il ginocchio sinistro, Julian impallidisce e si china sull’amico – dispiaciuto, quasi in lacrime. «Philip!» urla Jenny dalla panchina, correndo in campo insieme al mister e ai medici sociali, che adagiano il ragazzo sulla barella. «Julian!» urlano in contemporanea Amy e Fanny, mentre i ragazzi della Mambo sono attoniti. Che sta succedendo al loro capitano? Stephen Mellory guarda il suo migliore amico, e inevitabilmente, pensa al peggio. Il dottor Ross scende velocemente dalla tribuna per prestare soccorso – in quanto è il miglior ortopedico del Sol Levante.

L’arbitro fischia il fallo ed estrae il cartellino rosso al capitano della Mambo, Julian china lo sguardo e senza guardare in faccia nessuno corre nello spogliatoio. Il Baronetto ha ricevuto la prima espulsione della sua illustre carriera calcistica, vincendo anche due turni di squalifica. Intanto in campo il gioco riprende, con la sostituzione di Callaghan, la Mambo con un uomo in meno e un calcio piazzato a favore della Flynet. Amy ricevuta l’approvazione del mister, raggiunge il fidanzato nello spogliatoio e lo trova seduto sulla panca, con la testa tra le mani e in lacrime. Lo stringe forte e gli bacia i capelli consolandolo.

Nello spogliatoio accanto i medici della Flynet e il dottor Ross controllano il ginocchio di Philip, che si morde le labbra dolorante e stringe la mano della fidanzata, che prontamente lo ha raggiunto. «Sembra una distorsione, bisogna portarlo in ospedale e fare una radiografia ed eventuali accertamenti.» dichiara Gregory Ross, facendo annuire gli altri medici; mentre la partita si conclude con la vittoria della squadra di Furano e l’animo a terra – da parte di entrambe le formazioni – l’Aquila del Nord viene portata in ospedale, dove anche i compagni e il mister, Julian, Amy e Fanny si recano per sapere la prognosi.

***

Sono passate ormai due ore da quando Philip è stato portato in ospedale: la diagnosi ha confermato la supposizione del dottor Ross, distorsione del legamento crociato anteriore, questo è quanto è uscito fuori dalla radiografia e dalla risonanza magnetica a cui è stato sottoposto il ragazzo; in più il padre dell’amico ha eseguito un artocentesi, ovvero l’aspirazione del liquido per ridurre il gonfiore e il dolore e ha dato al ragazzo degli antinfiammatori, fasciando il ginocchio e mettendo un tutore per immobilizzare l’arto leso.

Medico e paziente escono dall’ambulatorio, Gregory va subito a parlare con il mister della Flynet, mentre Philip gli è dietro e raggiunge gli amici camminando con le stampelle, sorridendo ai compagni e rassicurandoli. Jenny ascolta il medico – padre dell’amico del fidanzato – e vedendo il suo amore ancora in piedi sospira e sorride sollevata, chiedendo maggiori informazioni al dottor Ross.

Callaghan lascia i compagni di squadra e arranca in direzione delle sedie della sala d’aspetto, dove uno stravolto Julian si è abbandonato, accanto a lui la sua Amy. «Baronetto cos’è quello sguardo triste?» chiede Philip al compagno, che alza lo sguardo rosso di pianto e lo fissa. «Mi dispiace, Phil, non volevo colpirti.» mormora.

«Julian non ce l’ho con te, siamo calciatori, ergo soggetti a incidenti del genere. So che non l’hai fatto di proposito, non è da te praticare un calcio violento in perfetto stile Lenders e so anche che eri già nervoso per le tue analisi, inoltre ammetto di averti provocato un po’ troppo con i miei giochetti. Insomma, me la sono un po’ cercato.» dice Philip sorridendo con sincera amicizia. «Phil non è così, io…» inizia il Principe del Calcio, che viene bloccato dall’amico che scuote la testa, sorride ancora e tenendo entrambe le stampelle con la mano sinistra gli poggia la destra sulla spalla.

«Non eri tu quello che quasi un mese fa avrebbe voluto rompermi una gamba? Sii fiero di te, ci sei  quasi riuscito.» dice Callaghan sorridendo e scherzando, tenendo nuovamente le stampelle come si deve. «Anche quella volta non lo avrei mai fatto e ora non volevo.» sussurra Ross con occhi lucidi, col morale sotto le scarpe. «Jualin adesso basta!» lo rimprovera Philip alzando lievemente la voce. «Mettiamola così allora: avrai l’onore di sostenermi e ricambiare il favore di tutte le volte in cui ti sono stato accanto nei tuoi periodi bui. Accetti?» propone sorridente.

Julian lo fissa, soppesando la proposta per qualche istante, alla fine sorride e stringe il suo miglior amico scoppiando in un pianto liberatorio. «Accetto, amico mio.» afferma con un sorriso, tra le lacrime, suggellando il patto. «Bene, fratello. Adesso che ne pensi se andiamo a mangiare un boccone con le ragazze?» sorride Philip porgendogli le chiavi della sua auto. «Dovrai guidare tu però, io sono temporaneamente fuorigioco.» afferma ridendo. Julian prende le chiavi, proprio mentre suo padre si avvicina a loro, assieme a Jenny che posa un dolce bacio sulla guancia del fidanzato.

«Mi piacerebbe, ma non posso Phil, devo tornare a Tokyo con la squadra.» sussurra poco convinto, una parte di lui vorrebbe rimanere nel gelido Hokkaido con l’amico. «Mi raccomando, non esagerate voi due. Julian non preoccuparti, sapevo che sareste venuti qui, il tuo allenatore mi ha dato il permesso di non farvi tornare loro sono già andati, ho detto che vi avrei riportato io a casa, adesso vi do il permesso di rimanere qui. E voi, ragazze, teneteli d’occhio. Amy, Fanny avverto io i vostri genitori.» dice il medico a tutti quanti.

«Julian posso parlarti un attimo?»  chiede subito dopo al figlio, che annuisce e si allontana con lui. «Mi ha chiamato il dottor Smith, i tuoi globuli bianchi sono nella norma, c’è stato uno scambio con la cartella di una ragazza. Julia Kors è lei ad avere la leucemia, non tu.» gli dice Gregory, Julian sorride sollevato e  lo stringe. «Che sollievo!» dice, mentre il padre  gli scompiglia i capelli. «Adesso vai, io torno a casa, ci vediamo domani.» dice ancora il dottor Ross baciandolo sulla fronte e lasciandolo andare.

Julian sorride, saluta il padre e torna dagli amici. «Possiamo andare.» dice stringendo la fidanzata e baciandola. «Non erano i miei esami, c’è stato uno scambio.» le sussurra all’orecchio. Amy sorride e lo bacia di nuovo, felicissima per la bella notizia.

Arrivati al locale i ragazzi, si siedono e iniziano a ordinare, ridendo e scherzando. Philip sta seduto accanto a Jenny, con la gamba infortunata alzata sul divanetto, Julian accanto ad Amy, che parla allegramente con Jenny: spettegolando un po’. Fanny a capotavola, seduta sulla sedia, guarda con fare ossessivo compulsivo il suo cellulare, Benji non le risponde ormai da tre ore, sebbene le abbia detto che è successo un casino con Schneider, lei è preoccupata – perché sa che il tedesco ultimante non brilli di salute – e sa quanto il fidanzato e Grace siano preoccupati.

***

Amburgo: mercoledì 12 gennaio, 2018 h. 17:00.

Grace in camera sua tenta invano di studiare per l’esame che dovrà dare, ma il suo cervello proprio non vuole saperne di collaborare, il suo ragazzo non le risponde ai messaggi dall’ora di pranzo e sta iniziando a preoccuparsi. Sa che è a casa da solo, perché i genitori e la sorellina sono andati a Leverkusen dai nonni, e ciò la preoccupa maggiormente – decide di chiudere i libri, indossa le scarpe e corre giù. «Mamma vado da Karl, rimango a dormire da lui.» le dice prevenendo la peggiore delle ipotesi, indossa il giubbotto, afferra la borsa e corre a perdifiato verso casa Schneider.

Karl dorme profondamente sul divano del salotto il suo cellulare abbandonato sul tavolino, accanto a una scatola di Aspirine, vibra senza essere udito. Grace stacca l’ennesima chiamata a vuoto e inizia a bussare e chiamare il fidanzato, mentre ansia e angoscia le attanagliano lo stomaco e nella sua mente si affacciano pensieri confusi e nefasti.

Il Kaiser apre gli occhi e afferra il cellulare: sono le 17:30, sul display vede una ventina di messaggi e altrettante chiamate, tutte della fidanzata. Sospira, si stropiccia gli occhi, ancora assonnato e va ad aprire la porta trovandosela davanti. Grace gli si fionda tra le braccia, rischiando di farlo cadere e finire a terra con lui e lo stringe in lacrime, lui ricambia la stretta mantenendo l’equilibrio per miracolo e le bacia i capelli. «Non farlo mai più, mi hai fatto spaventare a morte.» sussurra la ragazza, rimanendo attaccata a lui e piangendo sul suo petto forte e scolpito.

«Starlet sto bene, non piangere, mi sono solo addormentato prima di rispondere.» sussurra Karl con dolcezza, le prende il viso tra le mani, le asciuga le lacrime e la bacia sul naso. «Ho pensato ti fossi sentito male, dato che eri solo in casa mi sono preoccupata.» ammette lei con sincerità, accennando un sorriso. «Come puoi vedere sto benissimo.» risponde Schneider infastidito da tutta questa eccessiva apprensione, che sta iniziando a soffocarlo e stancarlo.

«Per fortuna, amore mio. Quando stai male ho paura, non voglio che ti accada nulla…» sussurra Grace. Il ragazzo deglutisce e la guarda male, allontanandola da sé con uno strattone. «Ancora con questa storia? Sto bene, Grace, hai visto anche tu che dalle analisi non è uscito nulla. State diventando tutti paranoici e io mi sono rotto le palle di esser trattato come un malato e avere continuamente il vostro opprimente fiato sul collo.» sbraita Karl.

Grace spalanca gli occhi e lo guarda incredula, non le ha mai risposto così in tre anni che stanno insieme. «Karl… io mi preoccupo perché ti amo.» mormora in lacrime. «Anche io ti amo, Grace, ma sono stanco. Dovete smetterla di essere così ossessivi, tutti quanti, non vi sopporto più.» risponde il Kaiser. «Adesso torna a casa, devo ancora studiare per l’esame della settimana prossima.» aggiunge ancora con tono gelido, infastidito dalla sua presenza. «Anche io devo ancora finire, potremo studiare insieme.» sorride lei.

Schneider scuote la testa. «Amore che ti prende?» chiede Grace confusa e preoccupata. «Nulla! È così difficile da capire? Te ne devi andare, cazzo. Vattene, Grace.» urla lui sbattendole la porta di casa in faccia. «Karl, amore mio…» mormora la ragazza ferita ed esterrefatta. Non capisce cosa gli stia succedendo, la cosa non le piace per niente, sia asciuga le lacrime e bussa di nuovo alla porta, senza però ottenere risposta.

Poco dopo la porta del garage viene aperta dall’interno, Grace sposta il suo sguardo ambrato e lo vede, sulla sua moto col casco calato. Karl l’accende e sfreccia a tutta velocità, in sella alla sua BMW S 1000 RR, lasciandola la fidanzata là come se non esistesse.

Grace cade sulle ginocchia e scoppia in un pianto devastato, disperato, prende il cellulare e compone il numero del suo migliore amico. «Benji…» sussurra scossa dai singhiozzi, non appena il portiere risponde.

«Grace che succede? Dove sei?» le chiede preoccupato, immaginando che la causa di tutto possa essere solo Schneider.

«Karl… è impazzito, Benji, ha preso la moto ed è scappato. Abbiamo litigato e ho paura si faccia male, non era in sé…» mormora Grace, singhiozzando ancora.

«Non ti muovere da lì, arrivo subito e andiamo a cercarlo.» le risponde chiudendo la chiamata, manda un veloce messaggio a Fanny  e salta in auto per raggiungere casa dell’amico.

Grace si siede sul marciapiede e aspetta, con le guance rigate dalle lacrime e lo stomaco in subbuglio, poco dopo solleva il capo sentendo il rombo di un motore. In cuor suo spera sia il suo Kaiser, rinsavito e tornato sui suoi passi, si asciuga gli occhi e nota la Maserati Gran Turismo rosso fiammante del suo migliore amico fermarsi davanti a lei.

Si alza di scatto, apre la portiera e sale fiondandosi tra le braccia di Benji, che prontamente l’accoglie e la stringe forte. «Ci sono io, adesso. Stai tranquilla, lo troveremo sano e salvo e lo riporteremo a casa, te lo prometto, tesoro mio.» le sussurra dolcemente Price, una dolcezza che non gli appartiene, che emerge solo in rari frangenti, uno di questi è la sua migliore amica. Quella dolce e caparbia creatura a cui tiene come una sorellina, colei per cui darebbe anche la sua stessa vita.

Grace inizia a calmarsi pian piano, gli racconta tutto quanto e prega tacitamente che quell’incosciente del suo ragazzo non si ammazzi con la moto in una folle corsa per chissà dove. Benji l’ascolta in silenzio, le carezza i capelli e infine annuisce, partendo subito, sfrecciando per le strade amburghesi alla ricerca dell’amico.

«Hai provato a chiamarlo?» le chiede il portiere. La ragazza scuote il capo. «Non mi risponderebbe, Benji, te l’ho detto, abbiamo litigato ed era furioso.» sussurra. Lui sospira e fa partire la chiamata dal suo cellulare, collegato al dispositivo bluetooth per auto, mentre guida guardandosi attorno, percorrendo Speicherstadt – una zona di magazzini ora per lo più in disuso. La chiamata termina senza risposta e un sospiro affranto di Grace, mentre Benji continua a guidare e cercare l’amico con lo sguardo e la ragazza fa lo stesso.

Sono armai le 21:30 passate quando la Maserati di Price arresta la sua folle corsa per le vie cittadine. La moto di Karl abbandonata lungo il viale Elbchaussee: il Kaiser deve essere per forza vicino. Parcheggiata l’auto i due amici scendono ed entrano a Schröders Elbpark, uno dei tanti parchi che costeggia il fiume Elba, da cui anche la strada prende il nome.

«Benji l’ho trovato!» dice a un certo punto Grace, indicando all’amico uno dei tanti alberi secolari del parco. Karl è poggiato al tronco, al suo fianco quattro bottiglie di birra ormai vuote abbandonate a terra – una quinta bottiglia di vodka liscia stretta nella sua mano destra. «Scheiße!»[1] esclama Price appena lo vede, correndo subito verso di lui, seguito dalla ragazza.

Grace osserva per un attimo le bottiglie ed è tentata di mollare uno schiaffo al fidanzato, ma appena lo vede quasi in stato di semi incoscienza, i suoi occhi si riempiono di lacrime e lo stringe forte. «Karl che cazzo hai fatto? Sei ubriaco fradicio, sei un’idiota.» lo ammonisce Benji, che vorrebbe prenderlo a pugni, ma alla fine sorride all’amica e se lo carica sulla spalla.

«Dobbiamo riportarlo a casa e rimetterlo in sesto, o domani suo padre ci uccide tutti quanti.» dice Benji alzandosi meglio il peso morto del Kaiser. «Dovrai guidare tu la mia auto, io porto la sua moto.» le dice ancora, raggiungendo la macchina. Grace annuisce, gli prende le chiavi dalla tasca dei jeans, toglie l’antifurto e lo aiuta ad adagiare il biondo sul sedile del passeggero mettendogli la cintura di sicurezza, poi gira e si mette al posto di guida. Il portiere prende le chiavi della moto dalla tasca dell’amico e sale in sella.

Casa Schneider, h. 22:30.

Arrivati davanti l’abitazione del tedesco, Benji e Grace parcheggiano davanti al vialetto, il portiere si carica nuovamente l’amico in spalla, mentre Grace gli apre la porta permettendogli di entrare. Price stende il compagno sul divano e con una smorfia di dolore si stringe il polso destro, lo stesso che ha picchiato in campo due giorni prima.

Grace raggiunge il salotto con una bottiglia d’acqua e un bicchiere. «Fallo bere, almeno due bicchieri o rischia la disidratazione con tutto quell’alcool in circolo. Io preparo una tisana allo zenzero e torno anche con qualcosa da fargli mangiare.» dice con tono deciso. Benji annuisce e fa bere l’amico, Karl sorride in modo ebete, lo guarda negli occhi gli sorride e beve. «Amore sei una favola. Ci vieni a letto con me?» sussurra totalmente fuori di senno.

Price rimane un attimo basito a fissarlo, poi gli versa un altro bicchiere d’acqua. «Schneider non sono gay e nemmeno tu lo sei, e non sono nemmeno Grace, lei sta in cucina e tu ti sei preso una sbornia epocale.» risponde. Karl non dice nulla, beve il secondo bicchiere d’acqua e si stende sul divano. «Mi scoppia la testa…» mormora portandosi la mano destra sulla fronte.

«La prossima volta ci penserai due volte a ubriacarti, idiota che non sei altro.» risponde Benji, guardandolo con aria di rimprovero. “Karl perché lo hai fatto? Già per adesso non stai benissimo di tuo, ci mancava anche che ti ubriacassi.” pensa osservandolo mentre chiude gli occhi e annuisce lievemente. Grace ritorna dai due ragazzi, poggia la tazza sul tavolino e si siede sul divano accanto al fidanzato.

«Amore?» sussurra con dolcezza, posandogli un delicato bacio sulle labbra. Karl riapre gli occhi e la guarda con i suoi occhioni azzurri stanchi e le pupille dilatate, Grace gli sorride e gli offre delle fette biscottate, che lui prende controvoglia e mangia. «Scusami, è colpa mia se hai combinato tutto questo casino, mi preoccupo troppo e finisco per stressarti.» sussurra lei carezzandogli la guancia.

«No, Starlet, sono io che ti devo delle scuse. Ti ho trattata male, ho alzato la voce e sono scappato, mentre tu ti sei preoccupata per me. Sono un’idiota.» risponde il Kaiser finendo di mangiare, Benji li guarda e gli passa la tazza con la tisana, che lui prende e sorseggia. «Fa schifo questa cosa.» si lamenta. «Bevi e non protestare, o ti faccio ingurgitare anche la tazza.» risponde Benji.

Grace ride lievemente alla battuta del suo migliore amico e stringe il suo ragazzo. «Ha ragione, amore mio, neutralizza la nausea.» gli sussurra all’orecchio. «Ti amo da impazzire, Kaiser, per questo mi preoccupo per te.» sussurra ancora baciandolo sulla guancia, tenendolo stretto a sé come se fosse il più prezioso ed inestimabile dei tesori.

Il biondo sorride e ricambia il bacio. «Anche io ti amo da impazzire, Starlet.» sussurra finendo di bere la tisana per poi baciarla. Grace ricambia, poi lo aiuta a sdraiarsi. «Adesso riposa.» gli dice con dolcezza, baciandolo sulla fronte, lui sorride e crolla immediatamente stremato.

«Per fortuna sta bene, ho temuto si ammazzasse correndo con la moto.» sospira Grace carezzando quel meraviglioso viso d’angelo disteso e rilassato. «Per fortuna non ha fatto altre cazzate. Piuttosto, ti sei laureata in medicina a mia insaputa e prima del tempo? Dove hai imparato a gestire così egregiamente le sbornie?» dice Benji tenendosi di nuovo il poso stretto nella mano.

«Philip.» risponde Grace. «L’anno in cui Jenny partì per New York conobbe un ragazzo, una volta gli rispose lui a una chiamata e quel gelosone partì in quarta pensando che lo tradisse e decise di ubriacarsi. Solo dopo, quando la sottoscritta lo fece riprendere, chiamai Jenny e le chiesi spiegazioni. Alla fine Steve, l’amico, era gay dichiarato e pure fidanzato. Ecco come ho imparato a gestire le sbornie.»

Benji scoppia a ridere. «Callaghan è geloso pure dell’ombra di Jenny, perché le sta dietro.» dice. «A proposito, di Philip, si è infortunato. Distorsione del legamento crociato anteriore sinistro, opera di  Julian e due settimane di stop.» le dice, Grace sbarra gli occhi stupita. «Julian Ross? Già è impossibile che commetta un fallo, a Philip poi… quei due sono praticamente come me e Jenny. Amici per la pelle.»

Price alza le spalle. «Me l’ha detto Fanny, era nervoso per degli esami, ed ha ricevuto il suo primo cartellino rosso e due turni di squalifica. Non so altro.» risponde sinceramente. Grace annuisce. «Domani chiederemo maggiori informazioni.» dice, poi lo guarda e gli afferra il polso destro. «A quanto pare Phil non è l’unico ad essersi fatto male. È stato alla partitella dell’altro ieri, vero?»

Il portiere sospira e annuisce. «Non è nulla di grave, mi è solo tornato il dolore caricando quel peso morto del tuo ragazzo in auto e guidando la moto.» dice lasciando che glielo massaggi. «Va bene, ti credo, ma ora stai zitto e lascia la tua manager lavorare.» risponde Grace strizzandogli l’occhio.

Benji sorride e la lascia fare, alla fine crollano entrambi esausti: lui sulla poltrona, lei sulle sue gambe, mentre stringe la mano del suo Kaiser. In compagnia del suo migliore amico e del suo ragazzo può dormire tranquilla e serena, sentendosi amata e felice. Sarà anche lontana dalla terra in cui affondano le sue radici, ma non le importa più, ormai la sua vita è in Germania – anche se un pezzetto del suo cuore rimarrà sempre nel gelido Hokkaido.

 

 

***

 

Angolo dell’autrice: eccomi col secondo capitolo, alla fine sono riuscita a scrivere e pubblicare in meno di un secolo. xD Non ho molto da dire: ringrazio tutti coloro che hanno recensito, e che seguono questa storia, un ringraziamento speciale va alla mia Darling, ormai compagna di scleri e deliri. Il dottor Ross – versione ortopedico è suo – me l’ha gentilmente prestato per motivi di trama. I luoghi tedeschi descritti non sono inventati, spero solo di averli descritti correttamente e non aver fatto un disastro, sono stata in Germania, ma non ad Amburgo purtroppo – in ogni caso trovate tutto quanto su Wikipedia da cui ho attinto per le fonti usate. 

 Al prossimo capitolo.

Amy

 

 

 


[1] Merda

   
 
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