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Autore: Nox_Nightshade    11/09/2016    5 recensioni
Questa storia è incentrata sullo stato d'animo di Ron dopo la spietata guerra di Hogwarts. Il ragazzo è alle prese con questa nuova e opprimente realtà senza di lui: senza Fred, suo fratello maggiore caduto nella battaglia. Una persona speciale tenterà di consolarlo, riavvicinarlo al lume della ragione standogli vicino e dandogli tutto il supporto di cui ha bisogno.
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ciao a tutti!
Sono Nox_Nightshade e sono tornata su EFP con una nuova piccola one shot (Romione, ovviamente).
Buona lettura :) Tengo davvero molto a questa ff e sarei molto felice di ricevere recensioni o semplicemente di sapere che la storia è stata di vostro gradimento!
Nox



16 agosto 1998


Erano passati appena tre mesi dalla fine della battaglia di Hogwarts. Quella tragica, spietata e tremenda guerra.
La più grande e micidiale che il mondo magico abbia mai visto.

Lontana da ogni immaginazione concepibile dalla mente umana.

Portatrice di desolazione, amarezza e disillusione.

Quello scontro aveva sradicato speranze e abbattuto sogni che, fino a quel momento, sembravano inossidabili.


Sogni di bambini. Con quell'irrefrenabile desiderio di crescere.

Sogni di ragazzi, studenti. Con quell'incredibile rinnovato coraggio adolescenziale diventati, decisamente troppo presto, soldati.

Sogni di adulti, professori e genitori. Con quell'incontenibile senso di protezione e orgoglio dinanzi ad un destino così incerto da sembrare appeso a un filo.


Alla fine le forze del bene erano riuscite a trionfare sul male, è vero. Ma a che prezzo? Cosa era rimasto nei cuori dei sopravvissuti? Cosa provavano quando pensavano ai loro cari, amici o fratelli caduti?


Non erano sicuramente questi i sentimenti che i "vincitori" si sarebbero aspettati di provare una volta finito tutto. Semplicemente, erano stanchi di tutta la mestizia e sofferenza che in quegli ultimi tempi stavano attanagliando le loro viscere e, che ancora dopo alcuni mesi, non sembravano affievolirsi e dar loro tregua.

I loro cuori si erano riempiti di cicatrici che mai si sarebbero rimarginate completamente.

 


Erano questi i tormentati pensieri che vorticavano nella testa di Hermione Granger in quell'afoso pomeriggio estivo.
Si era appena smaterializzata nei pressi della Tana, uno dei suoi luoghi preferiti in assoluto.
Una volta avvicinatasi alla porta d'ingresso fece per bussare, ma ebbe come un sussulto e bloccò la mano.
La ragazza rimase per un attimo lì, impalata come uno spaventapasseri a pensare; in quell'istante mille ricordi le riaffiorarono nella mente.

Si ricordò di quando, per la prima volta, un imbarazzatissimo Ron Weasley le chiese di passare l'estate alla Tana insieme alla sua famiglia e lei, con altrettanto imbarazzo, accettò.

Si ricordò di quando bussò a quella porta, per la prima volta, trovandosi davanti la signora Weasley in tutta la sua dolcezza che non perse tempo a stringerla amorevolmente tra le braccia mentre esibiva un sorriso a trentadue denti.
"Benvenuta, cara!" aveva esclamato.

Infine, ricordò quell'aria di gioia e spensieratezza che aveva sempre respirato, con immenso piacere, in casa Weasley.
Gli scherzi dei gemelli, le infinite chiacchierate con Ron e Ginny, il delizioso cibo di Molly e le assillanti ma assai buffe domande sul mondo dei Babbani che il signor Weasley le rivolgeva non appena tornava a casa dal lavoro.

Hermione adorava tutto questo.


La ragazza prese un gran respiro e, con una stretta al cuore, bussò alla porta e aspettò.

Certo, sapeva che tutto era cambiato e che i Weasley erano ancora distrutti per la perdita di Fred.
Non poteva biasimarli. Mancava terribilmente anche a lei.

Eppure Hermione sperava in cuor suo, nonostante tutto il terrore provato dalla comunità Magica in quegli ultimi tempi, di riuscire a trovare ancora un briciolo di conforto proprio lì, alla Tana.
Si era promessa che si sarebbe accontentata se fosse riuscita a scorgere anche solo uno spicchio di rinnovata speranza nei visi dei Weasley.

Capiva che di più non poteva chiedere, almeno non così presto.
Sarebbe stato come tentare di andare alla ricerca di una rosa nel deserto.

Dopo alcuni secondi ci furono dei passi che Hermione riconobbe subito come i passi frettolosi della signora Weasley e la porta si aprì.
"Hermione cara! Che bellissima sorpresa!" esclamò la donna.
"Buongiorno, signora Weasley" le sorrise.

Poi ci fu un abbraccio lungo, accogliente. Proprio come quelli che si erano sempre scambiate.
Quando si staccarono, nonostante Molly le stesse ancora sorridendo, Hermione non potè fare a meno di notare che la donna aveva gli occhi lucidi e stanchi, le labbra secche e qualche ruga in più sulla fronte e su tutto il viso.
Non c'erano lacrime, ma tutto di lei in quel momento suggeriva alla ragazza di averne versate tante, troppe.

Hermione represse l'istinto di scoppiare in un pianto disperato e si sforzò di continuare a sorridere alla donna.

"Ron è di sopra nella sua stanza, cara." Era come se Molly le avesse letto nel pensiero perchè in quel momento Hermione aveva cominciato a guardarsi intorno nella speranza di scorgere il più giovane dei maschi Weasley.
"Oh... Grazie Molly, vado" dopo un ultimo, caloroso sorriso della donna, Hermione si congedò e mentre saliva le scale pensò che le sarebbe piaciuto dire molto di più a quella fantastica donna che aveva sopportato tanto per il bene della sua famiglia.
Voleva farle sapere che lei c'era, che lei era lì, per loro.
Voleva confortarla, abbracciarla forte ancora e ancora...
Ma era come se le parole le fossero morte in gola, improvvisamente. Non riusciva a spiegarselo.


Non appena raggiunto il secondo piano, Hermione notò che la stanza di Ron aveva la porta socchiusa.
Uno spiraglio di luce pomeridiana filtrava attraverso di essa.
Una volta raggiunta la maniglia diede una leggera spinta e si bloccò incerta sulla soglia. Il suo cuore mancò inevitabilmente un battito.

 


Ron era seduto sul suo letto, immobile come una statua di marmo.
Il suo corpo sembrava rigido; aveva il capo chino e dava le spalle alla porta.
Non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi fosse entrato nella stanza.

I passi cauti di Hermione in quel momento gli sembrarono delicati e morbidi come velluto. Come le sue mani, d'altronde.
Quelle mani che sapevano farlo sentire bene, protetto dal mondo intero con una semplice carezza sul volto.
Ron voleva sentirlo ancora, quel velluto.
Voleva essere accarezzato da lei fino alla fine dei suoi giorni.

Avrebbe voluto dirle qualcosa, alzarsi e correre ad abbracciarla perchè in quel momento non voleva altri che lei al suo fianco.
Voleva dirglielo, voleva farglielo sapere in qualche modo.
Ma il suo corpo era come paralizzato.
Si maledisse per questo.

Tutto quello che riuscì a fare fu girarsi verso di lei in un invito silenzioso, come una supplica inespressa.
Tese leggermente un braccio in direzione della ragazza, gli occhi gonfi e rossi puntati nei suoi.

 

Hermione, con il cuore in gola, colse la richiesta di Ron e senza staccare gli occhi da quelli del ragazzo si avvicinò e si sedette sul letto, vicino a lui.

Cosa si diceva, in momenti come quelli?
Come si faceva a donare coraggio e speranza, in momenti come quelli?
Hermione non era certa di saperlo e, per la prima volta dopo molto tempo, le parole vennero a mancarle.
Tutto quello che sapeva per certo stando lì, a fissare il suo Ron negli occhi azzurri e smarriti, era che non doveva cedere. Doveva essere forte per lui.
Lui, che innumerevoli volte era stato la sua roccia, il suo rifugio sicuro.
Quante volte si era trovata a singhiozzare incontrollatamente tra le sue braccia, lasciandosi stringere da lui come se niente al mondo in quell'istante contasse più nulla?
Tante, troppe volte.

Ora, secondo la ragazza, era arrivato il momento di ricambiare.

Con gli occhi lucidi e il cuore che le martellava in petto, Hermione alzò tremante una mano e la portò delicatamente sul voltò del ragazzo, che immediatamente chiuse gli occhi, grato.
Lo accarezzò piano, dolcemente.
In quelle carezze cercò di metterci tutte le parole inespresse.

Ed eccolo, il velluto.

Ron sentì il tanto agognato contatto sulla pelle e fu come se un pezzetto del macigno che gli schiacciava le membra impedendogli quasi di respirare si fosse sgretolato e se ne fosse andato, portandosi via un po' di tristezza.

Ron, senza rendersene conto, sospirò.
"Hermione..." e aprì di nuovo gli occhi per riallacciarli a quelli di lei.
"Sono qui." gli sussurrò lei, con voce appena udibile ma ferma.

Il ragazzo non ce la fece più.
Si lasciò andare gettandosi tra le braccia di Hermione che lo accolse immediatamente stringendolo forte, come se non avesse la minima intezione di lasciarlo andare.
Lo sentì singhiozzare forte contro la sua spalla.
Aveva bisogno di sfogarsi, Hermione lo sapeva. Lo sentiva.

Lei sentì gli occhi inumidirsi ancor più fino a che un flusso di lacrime cristalline scese a rigarle le guance.
Hermione pianse.
Pianse perchè vedere Ron in quello stato la uccideva.
Pianse perchè tutto ciò era così ingiusto e surreale da sembrare un incubo.
Pianse per tutte le vittime che la guerra aveva brutalmente collezionato.
Pianse per tutti i sogni infranti, come ali spezzate.
Infine, pianse perchè si sentiva così ridicolosamente piccola e fragile dinanzi a quella sconcertante realtà.

Senza rendersene conto, prese ad accarezzargli i capelli vermigli morbidi come seta.
Rimasero abbracciati in quella posizione per un tempo indefinito. Minuti? Ore? Non lo sapevano.
Dopo un po', Ron si mosse: si allontanò leggermente da lei e riportò gli occhi celesti all'altezza di quelli grandi e scuri di Hermione.
"Hermione... Io... Insomma lo so che l'ultima cosa che Fred avrebbe voluto è vederci... beh... così. Tutti noi". Ron abbassò gli occhi e il capo.
"Ma ecco... il fatto è che io non so proprio come... come ricominciare senza di lui".  Rivelò ad Hermione i suoi pensieri con la voce ridotta a un bisbiglio, quasi come se fosse un segreto che solo lei poteva conoscere e custodire.
Lei allora porto dolcemente una mano sotto al suo mento, invitandolo a sollevare la testa e a guardarla ancora.
"Ron... Hai ragione. Lui non lo avrebbe voluto. L'unica cosa che ci rimane è... vivere. Vivere più di prima. Vivere anche per Fred e per tutti quanti loro.
Questa guerra ci ha lasciato cicatrici, Ron, dentro di noi, che molto probabilmente non se ne andranno mai".
Continuando a fissarlo negli occhi, parlò di nuovo.
"Tutto quello che possiamo, che dobbiamo fare, è continuare ad essere felici anche per loro, ricordandoli per sempre".
La sua voce cominciò a tremare leggermente.
"Lo so che non sarà facile, ma... Ron, io sono qui. Ti chiedo di provare a ricominciare insieme e a... a tentare di ricucire le ferite, insieme".

Non aveva idea di come fosse riuscita a trovare le parole e non era certa neppure dell'effetto che avessero fatto sul ragazzo.
Quasi temeva di aver sbagliato completamente, oppure di averlo agitato anzichè avergli donato un po' di conforto.
Ma proprio mentre Hermione si concentrava su quei vorticanti pensieri, sul volto di Ron sbucò un sorriso.
Un sorriso di quelli veri e bellissimi. Un sorriso che sapeva di malinconia ma anche di speranza.
Un sorriso capace di toglierti il respiro.
Fu esattamente questo l'effetto che ebbe su Hermione. Rimase senza fiato.
Da quanto tempo pregava che Ron tornasse a sorridere?
Il cuore della ragazza fece un salto.
Ron si avvicinò ulteriormente ad Hermione, le prese entrambe le mani nelle sue, appoggiò la fronte a quella di lei, fissò gli occhi nei suoi e parlò piano.
"Grazie, Hermione."
Poi espirò lentamente, come se avesse trattenuto il respiro.
"Io... sì... voglio ricominciare insieme a te perchè... so che ci sarai e so che non mi lascerai solo e perchè... se c'è una persona della quale ho veramente bisogno ora e per sempre... beh... quella sei tu, Hermione."

Le lacrime della ragazza ora presero a scorrere senza sosta sul suo volto
e, prima che Ron potesse fare qualcosa per asciugarle, lei gli buttò le braccia al collo.
Si abbracciarono ancora, più forte di prima. Avevano bisogno l'uno dell'altra come l'aria per respirare.

No, Hermione non l'avrebbe lasciato solo per nulla al mondo.
Si promise che l'avrebbe aiutato e sostenuto in qualunque momento lui avesse avuto bisogno.
Lei ci sarebbe stata, come lui c'era e ci sarebbe sempre stato per lei.
Avrebbero tentato di ricucire le ferite e alleviare il dolore. Avrebbero ricominciato, lo avrebbero fatto insieme.

   
 
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