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Autore: LeInvisibiliGemelle    11/09/2016    0 recensioni
Otto personaggi si muovono in un'università fuori dal normale.
Fra intrighi amorosi, sparizioni misteriose, demoni e fantasmi, come si concluderà questo anno scolastico?
Genere: Mistero, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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USSA, la scuola dei misteri







Sofia:
Oggi sono emozionantissima. È il mio primo giorno alla USSA, l’Università degli Studi di Scrittura Applicata, un’università di fama internazionale con rigorosissimi test per il numero chiuso. Sto per arrivare alla scuola, insieme agli altri del primo anno, in un aereo che atterrerà a breve sull’isola. Seduta accanto a me c’è Iris, la mia migliore amica. Fin da piccole sognavamo di frequentare quella scuola, così avvolta in un alone di misteri e leggende; nessuno sa quante di esse siano vere, ma di certo non è un’università come le altre. Anche il fatto che sia su un’isola sperduta in mezzo all’Oceano Pacifico non rientra esattamente nella norma. Girano strane voci riguardo la sua dislocazione: dicono che una delle due fondatrici l’abbia vista spuntare dal mare passando in barca lì vicino e che, secondo una strana legge locale, avendoci messo piede per prima era diventata automaticamente di sua proprietà.
Oh cavolo, com’è bella! Devo assolutamente fare un disegno della stupenda isola che vedo dal finestrino.
In fretta e furia tiro fuori l’album e la matita e comincio a disegnare.
Iris mi guarda e dice rassegnata: «Sei sempre la solita, Sofia! Non appena posi lo sguardo su qualcosa che ti piace, corri subito a disegnarlo!»
Beh, non posso darle torto, è la verità; comunque chiedo, ignorando la sua affermazione: «Pensi che ci saranno molti altri italiani oltre a noi due?» Lei risponde: «Boh, chi lo sa. Per ora non ho sentito parlare nessuno come noi». Entrambe tacciamo e tendiamo l’orecchio in cerca di qualche parola nella nostra lingua. Niente.
Sobbalziamo quando una voce femminile annuncia in inglese che stiamo iniziando l’atterraggio e raccomanda di allacciare le cinture. Mentre eseguiamo ci guardiamo raggianti: stiamo arrivando!
 

Aisha:
Comincia un altro anno, il terzo.
L’aereo dei primini sta per atterrare, e, come al solito, nessuno si è offerto volontario per fare da accompagnatore nel il giro turistico della scuola. Tocca a quelli di terza accompagnare i piccoli di prima in giro per la facoltà e, quando lo sono venuta a sapere, mi sono subito proposta.
Due donne, le fondatrici della scuola, mi si stanno avvicinando. Probabilmente hanno notato che sono l’unica che aspetta l’aereo.
La più alta e stravagante delle due mi appoggia una mano sulla spalla e chiede: «Come mai sei qui da sola?» io divento rossa per l’imbarazzo e rispondo con un filo di voce: «Beh, ecco, io credo che, insomma, non ci siano molti altri volontari». Quelle si guardano intorno stupefatte e preoccupate allo stesso tempo.
Quella che si veste sempre di nero inizia a fare avanti e indietro nervosamente mentre l’altra si strofina il mento pensierosa.
Ad un certo punto la dark si blocca girandosi verso di noi e guardandoci con uno strano bagliore negli occhi. «Perché non promettiamo agli alunni che si offriranno come volontari un centodieci e lode nella tua materia?» chiede fissando intensamente l’altra fondatrice. Quella scuote la testa sghignazzando e risponde: «Basta promettere un credito extra».
Dopo poco l’aeroporto è gremito di gente, almeno metà di quelli del terzo anno sono qui. A quanto pare il piano delle fondatrici ha avuto successo.
 

Sofia:
Una volta atterrati vediamo venirci incontro le due fondatrici, che ci sorridono benevole. Sono seguite da una folla di studenti, più o meno la metà di noi; badate bene, questo vuol dire davvero tanti, noi siamo in almeno trecento!!!
Le due donne ci spiegano che i ragazzi ci mostreranno la scuola e ci accompagneranno alle nostre camere per depositarvi i bagagli.
Con un po’ di ritardo noto che gli altri se ne stanno andando: mi ero persa a guardarmi intorno, anche se questo mi sembra un normale aeroporto, per quanto grande possa essere.
Iris si gira e mi sibila irritata: «Andiamo Sofia, vuoi rimanere senza accompagnatore?» Io mi precipito verso di loro scusandomi.
Una delle fondatrici ha iniziato a leggere un lungo elenco di nomi, mettendo assieme due di noi con uno di quelli più grandi. I primi trii se ne sono già andati. Noi posiamo le valigie e vi ci mettiamo a sedere sopra: ci vorrà sicuramente un’eternità a chiamare tutti. Ma siamo fortunate, poiché veniamo chiamate dopo soli venti minuti; in seguito ci conducono da una ragazza di poco più di vent’anni un po’ più bassa di noi, con una corporatura forte e i capelli che le arrivano poco più su delle spalle. Sono tinti di rosso da una parte, che figata!
Ci aspetta con un largo sorriso stampato faccia e ci saluta cordialmente presentandosi. Si chiama Aisha. Noi ci presentiamo a nostra volta.
Vedendo le sei valigie che ci siamo portate dietro consiglia di passare prima da camera nostra per depositarle e poi iniziare la visita della scuola. Noi acconsentiamo e, precedute da lei, ci avviamo fuori dall’aeroporto.
La vista che si offre ai nostri occhi è a dir poco mozzafiato: l’aeroporto è sull’unica montagna dell’isola, che da quassù è interamente visibile, si vede anche l’edificio scolastico, è immenso, l’ala che credo sia dedicata ai dormitori è alla mia destra, il plesso scolastico risulta estremamente amalgamato con il resto dell’isola grazie ai giardini pensili che lo ricoprono.
È veramente splendida!!!
Tutto intorno si estende un immenso parco verde, dove si trovano tutti gli altri studenti arrivati pochi giorni prima di noi.
Noto che sulla mia sinistra c’è un grande bosco formato da una moltitudine di alberi diversi, accanto ad esso è situato un lago di un azzurro un po’ più chiaro di quello del mare. Più vicino alla scuola c’è un intrico di siepi ben tagliate che lì per lì non identifico per ciò che è realmente: un labirinto!!! Proprio accanto c’è una grande cupola di vetro che sembra una serra. Più a sinistra, invece, si estende, in tutto il suo splendore, la costa rocciosa in cui sembrano esserci delle grotte, all’estrema destra c’è una lunga spiaggia bianca, dove alcuni degli studenti stanno allegramente facendo il bagno.
Mi volto verso Iris: sul suo volto è presente un’espressione di estatico stupore che credo si rifletta perfettamente sul mio. Aisha ci guarda e sorride, poi ci fa strada verso una funivia che porta a valle.
Una volta seduta, estraggo nuovamente l’album e comincio a disegnare a più non posso ogni singola cosa che vedo, sotto lo sguardo a metà fra l’incuriosito e il divertito di Aisha.
Mentre disegno lei ci parla dei vari ambienti della scuola e di come funzionano le cose: «Allora, durante i giorni di lezione la mattina si seguono quattro ore e il pomeriggio due. Ogni corso dura due ore. C’è un’aula per ogni corso, perché i prof sono abitudinari e hanno tutte le loro cose in classe. I corsi obbligatori sono quattro: letteratura, poesia, scrittura creativa e scrittura di informazione. In più dovete anche sceglierne almeno quattro di quelli facoltativi, che in tutto sono tredici. Si mangia nella mensa alla fine dei corsi della mattina, che iniziano alle 10, quindi ci si può anche alzare tardi. Le lezioni non ci sono sempre, quindi abbiamo un bel po’ di tempo libero. In quei momenti possiamo fare quello che ci pare, ma ci sono, volendo, anche delle attività extrascolastiche, come il giornalino, il teatro, l’arrampicata, il nuoto, la botanica, la danza, il disegno (credo che questo ti interessi) e molte altre. Altrimenti si può andare nel labirinto, nel parco o in biblioteca; è quell’ala grande quasi quanto i dormitori che vedete là davanti: è veramente enorme, appena avrete posato le valigie vi ci porterò.»
Arrivate in fondo ci dirigiamo verso la segreteria, una specie di scatola di vetro nell’angolo in fondo a destra della sala d’ingresso: non sembra neanche di essere entrati al chiuso, pare un giardino.
La piccola donna dai capelli castani e dall’aria gentile seduta dietro una scrivania là dentro alza lo sguardo al nostro arrivo e ci sorride. «Buongiorno, vorremmo sapere qual è la camera di…» «Iris Boschi e Sofia Corradi» completa Iris. La segretaria controlla e risponde: «Oh, ma guarda, siete tutte e tre in stanza insieme!» La notizia ci rende tutte contente. Aisha chiede: «Chi c’è in stanza con noi?» Dallo sguardo della segretaria capiamo che quelle che sta per dire non sono buone notizie. «Leonore – Aisha geme di sorpresa – e…» la segretaria fa un gesto come per spostarsi i capelli dal viso e ammicca verso Aisha, che esclama: «No, la Reginetta no!» La segretaria annuisce con fare lugubre: «Mi dispiace».
Io e Iris ci guardiamo senza capire. Aisha ringrazia e saluta con aria depressa.
Decidiamo di dirigerci insieme verso i dormitori. La nostra accompagnatrice evita di rispondere alle nostre domande sbiascicando solo dei: “Capirete quando le vedrete”.
Comunque ogni preoccupazione per le compagne di stanza se ne va quando entriamo nel corridoio del dormitorio femminile. Sembra di essere nel più lussuoso degli alberghi a cinque stelle.
Arriviamo alla porta della nostra camera, la 186, fatta da un bel legno scuro con il numero inciso su una targhetta dorata. La stanza è piccola con due letti a castello e uno normale, di legno chiaro, ognuno con una cassapanca di lato per metterci le proprie cose. Le lenzuola sono bianche e le coperte rosso bordeaux, come le federe dei cuscini. Le cose di Aisha sono sul letto alto di uno di quelli a castello. Iris si sistema in quello normale e io in quello sotto Aisha.
Dopo aver riposto le nostre cose e aver visitato il bagno in fondo al corridoio, ci dirigiamo tutte insieme allegramente verso la biblioteca.
 

Aisha:
Camminiamo per dieci minuti buoni per arrivare in biblioteca.
Nessuna di noi parla. A quanto pare queste primine non sono molto loquaci, o forse sono solo timide, o magari sono troppo prese da tutte le stranezze della scuola o… non mi viene in mente molto altro.
Mi volto un attimo per osservarle: una è abbastanza alta, di carnagione medio scura (a quanto pare non ha ancora smaltito l’abbronzatura estiva), i capelli marroni legati a coda da dei finti rasta colorati, gli occhi marroni leggermente a palla ed è completamente presa dal blocco per i disegni che ha in mano; l’altra è alta più o meno quanto la prima, è pallida come un cadavere, ha i capelli marrone scuro tagliati corti e gli occhi… ma che cavolo di colore è quello? Sono chiari, verdi, forse, o forse sono azzurri, o grigi, non lo so dire con precisione, lei invece si guarda semplicemente attorno un po’ spaesata. Mi ricordano tanto me il mio primo giorno di scuola… sorvolando il fatto che, non avendo un accompagnatore, mi sono persa ed ero completamente disperata.
La biblioteca è semplicemente enorme e super fornita. Accompagno le ragazze fra i vari settori mostrando loro cosa possono trovarvi. E ce ne sono davvero tanti: fantasy, fantascienza, horror, rosa (i romanzi d’amore), noir, nonsense, biologia (come se a qualcuno qui interessasse…), scienze, storia, chimica (sì, sono riusciti a riempire un’intera corsi con libri sulla chimica, incredibile no?), vocabolari (cosa insolitamente utile in questa scuola), sesso (non poteva mancare no?), enciclopedie, geografia/attualità (cioè, riempiono una corsia con libri sul sesso e non ci riescono con cose di geografia?), filosofia, psicologia, linguaggio dei segni (è materia scolastica, incredibile vero?), letteratura, poesia, economia, pedagogia, animali (no, non era compreso nella biologia), avventura, cinema, cucina, cyberpunk, esoterismo (non chiedetemi cosa sia, non ne ho la minima idea), mistero, musica, pulp (altra categoria che non conosco), teatro e umorismo. Bell’elenco eh? Alcuni dicono ci sia anche una sezione di magia ma io personalmente non la ho mai vista.
Dopo un altro bel pezzo di camminata arriviamo alla corsia più in fondo: mistero.

«
Chi è quella?» chiede Iris indicandomi una ragazza dai capelli neri e la pelle bianca sdraiata con le gambe distese sul muro, che sta leggendo un libro (mi sa che guarda solo le immagini visto che lo tiene al contrario).
La ragazza inclina la testa all’indietro rivelandoci un volto pallido in cui sono incastonate due pietre nere come la pece. Cavolo! Leonore. Ci squadra per un attimo prima di scomparire.
«Q-quella è u-una d-dei fa-fantasmi d-della scuola» rispondo con voce tremante.
«Ti trema la voce» osserva Sofia «Perché?» chiede poi.
La sua amica sghignazza e afferma: «È come se tu avessi appena visto un fantasma».
Mi giro furente verso le due ragazzine sghignazzanti dietro di me e sbraito: «Infatti HO appena visto un fantasma, e anche voi… quella non è umana. Appare e scompare come niente fosse, quella» continuo abbassando il tono della voce «È un fantasma!». Le primine, notando il mio viso serio, smettono subito di ridere e si guardano preoccupate.
Passano cinque minuti di silenzio in cui la tensione è palpabile prima che io mi decida ad aprire di nuovo bocca rossa come un peperone per la scenata fatta poco prima. «Andiamo a mangiare?» chiedo sorridendo appena. Le ragazze annuiscono così ci dirigiamo in mensa. 




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Angolo autrici: 
Speriamo che il primo capitolo vi sia piaciuto... noi ormai sono due anni che lo abbiamo scritto, quindi scusateci per eventuali errori di battitura o simili!!! 
Questa storia infatti la stiamo già pubblicando su neteditor. 
Sulla puntualità dei nostri aggiornamenti non ci sarà alcuna certezza... ci spiace... siamo davvero pigre ;) 
Siamo nuove quindi se voleste lasciarci il vostro parere ve ne saremmo grate! (Anche critiche che tanto servono per migliorarsi) 
A presto! 
LeInvisibiliGemelle

 
   
 
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