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Autore: floricienta    11/09/2016    2 recensioni
In una società governata dalla tecnologia più avanzata combinata alla forza del Mana, la divinità dell'oceano, Tangaroa, minaccia la sopravvivenza del genere umano, costringendolo a ritirarsi a vivere sulle aeronavi e obbligandolo a compiere sacrifici per beneficiare la propria benevolenza.
È in questo contesto che si intrecciano i destini e i sentimenti di due persone. Ari, un ragazzo timido e pauroso, che si è visto portar via tutto ciò che di più caro gli era al mondo, e con un potere dentro di lui che non può neanche immaginare; e Nael, un ladruncolo di strada che, per diverse vicissitudini, si è ritrovato a convivere proprio con Ari, aiutandolo giorno per giorno a diventare sempre più forte con la sua presenza.
Un insieme di turbamento, tristezza, felicità, disperazione, amore.
Sarà proprio la catena che li lega indissolubilmente a determinare la salvezza o la distruzione dell'umanità.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi, Slash
Note: Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Sovrannaturale
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CAPITOLO 1
 IL RAGAZZO TIMOROSO E IL LADRO IMPAVIDO


Aprile, anno 439 del XII periodo

Tremava nella sua cella, seduto a terra a contatto con il metallo ghiacciato. Non era di certo come quelle persone che alloggiavano nei piani altolocati dell'aeronave. Si tirò sulle spalle la coperta che stava per scivolare via e soffiò all'interno della coppa creata dalle mani per riscaldarle.

Da quando l'umanità si era dovuta ritirare a vagabondare nei cieli a causa del Dio del mare, Tangaroa, che aveva minacciato di distruggere ogni lembo di terraferma, non ricordava più cosa fosse il calore. Non era autorizzato a possedere un climatizzatore nella sua cella, composta da una brandina, un piccolo armadio, uno specchio e il catino per lavarsi.
Certo, sulla Terra non disponeva di ricchezze e privilegi, ma in Cielo gli era andata decisamente peggio. Tutto perché il genere umano era stato suddiviso in base alla sua precedente classe sociale. Suddivisi era un eufemismo. Esistevano solo tre gruppi: i Facoltosi – che potevano dormire persino su un letto di soldi – ed erano composti dai governatori, i possessori del Mana (i maghi) e i ricchi; i Normali, ovvero tutti quelli che erano considerati cittadini con un lavoro rispettabile; e i Sacrifici, tutti coloro che sulla Terra non erano che poveri, mendicanti, senza cittadinanza o carcerati e che adesso servivano solo a placare l'ira degli dei, scelti dai maghi e trasportati davanti al Consiglio per essere giustiziati attraverso un rituale.

Il ragazzo si strinse di più nella coperta, anche se ormai non sentiva più il fondo schiena da quanto fosse congelato. Non riusciva a dormire, per questo si era messo con la schiena contro la spalliera del letto, seduto a terra, a guardare fuori dalla finestrella le stelle che apparivano più vicine di quanto avesse mai osservato dalla terraferma.
Un leggero bussare alla sua porta e un sussurro lo destarono dai suoi pensieri.
“Ari, sei sveglio?”
Il ragazzo si alzò e socchiuse appena la porta. Natanael – o come lo chiamava affettuosamente Ari, Nael – era lì davanti a lui con un sorriso che andava da un lato all'altro della bocca. Lo guardava con gli occhi spalancati pieni di entusiasmo, gli stessi che avevano stregato in qualche modo Ari dal primo momento che li aveva visti. Nael aveva la strana peculiarità dell'eterocromia: il suo occhio sinistro era verde acqua, quasi del colore dell'oceano quando si fissa l'orizzonte; mentre il destro era di un nero abissale dal quale non potevi che sprofondare e riemergere in continuazione. Lo stesso valeva per i suoi capelli, arruffati e corti tanto da coprire a malapena le orecchie, erano nero corvino ma splendenti.
“Prima o poi ti beccheranno se continui a svignartela dalla tua cella di notte, Nael. Lo sai che non ci è concesso.” sentenziò Ari, parlando con un tono molto basso.
“Stai zitto e non rovinare quello che ho preparato per stanotte.” il moro poggiò una mano al cardine della porta e si sporse verso il viso dell'altro, di qualche centimetro più basso del suo.
Dopotutto avevano quattro anni di differenza e Nael, nei suoi ventiquattro anni, era abbastanza ben piazzato, al contrario di Ari che era più gracile e affusolato.
“Che cosa avresti preparato?” Ari lo guardò di sbieco, quasi spaventato, notando poi che l'amico non aveva i vestiti da notte addosso, ma i suoi soliti abiti da giorno. Abiti... Stracci forse era una definizione migliore. Una maglia verde oliva a maniche lunghe, dei pantaloni rosso sbiadito lacerati sul ginocchio destro e la coscia sinistra e un gilet nero aperto e smanicato. Più volte, Ari, aveva cercato di convincerlo a prenderne degli altri negli ultimi due anni che avevano passato sull'aeronave, tuttavia, il ragazzo era così testardo da non voler comprare nulla che desse maggior potere ai piani alti – Semmai ne ruberò qualcuno – così aveva risposto e così aveva fatto.

Ladro era e ladro è rimasto.

Si ritrovò a ridacchiare tra sé e sé Ari.
“Andiamo a fare perlustrazione!” esclamò Nael. “Quindi togliti quella camicia da notte e mettiti qualcosa di comodo o ci farai scoprire subito.” dicendo così, entrò nella stanza e si accomodò sul letto dell'amico senza complimenti.
Ari sapeva che non stava affatto scherzando e la cosa lo terrorizzò ancora di più.
“Non possiamo!” il minore chiuse la porta dietro di sé e rimase immobile davanti a essa. “Se ci scoprissero, ci potrebbero anche uccidere all'istante.”
“Non preoccuparti. Finché ci sono io al tuo fianco, non potrà scoprirci nessuno.”
Per quanto Ari potesse lottare contro di lui, era consapevole che avrebbe sempre perso. Non sapeva imporsi quanto lui e il sorriso con il quale pronunciava ogni frase gli faceva dimenticare il perché stessero ancora discutendo. Alla fine, era sempre lui quello che cedeva. Anche perché, se così non fosse stato, Nael gliel'avrebbe lamentata per almeno una settimana.
Sospirò, aprì l'armadio in acciaio e tirò fuori una maglia bianca a maniche lunghe, dei pantaloni scozzesi rossi, quasi bordeaux, e un chiodo grigio scuro tagliato in vita, oltre a un paio di stivali in pelle nera con tre fibbie argentate ai lati. Si cambiò di fronte all'amico senza vergogna; dopotutto, avevano vissuto insieme da soli per sei anni prima di essere trasferiti sull'aeronave e non c'erano più quei problemi di privacy tra loro. Anche perché erano sempre stati insieme dalla mattina a quella seguente per così tanto tempo, che durante i primi mesi nel Cielo gli era sembrato strano non poter più avere intorno Natanael costantemente.
Non che dopo due anni si fosse pienamente abituato. Per questo il moro sgattaiolava via dalla propria cella e lo raggiungeva nella sua, andando contro a tutte le regole impartite da chi deteneva il potere.
Finì di sistemarsi davanti allo specchio – e sotto lo sguardo fisso di Nael – passandosi una mano sulla parte sinistra della testa, quasi completamente rasata, al contrario della parte destra, dove un ciuffo di capelli biondo cenere gli ricadeva sugli occhi cristallini e quasi trasparenti come il ghiaccio e il resto poggiava delicatamente sul collo diafano, le spalle e poco oltre. Si assicurò, poi, che il piercing al lobo dell'orecchio sinistro fosse chiuso per bene e in quel momento sentì la mano dell'altro sulla sua spalla.
“Per quanto possa essere bellissimo ammirarti allo specchio, è il momento di andare.” gli sorrise ancora e lo prese per il polso, trascinandolo al di fuori della camera.
La presa sul polso di Ari si affievolì non appena uscirono e andò poi alla sua mano.
“Dove vorresti andare?” azzardò a chiedere.
“Te l'ho detto. Perlustrazione.”
“Perché?”
Nael si girò appena verso di lui, mostrando l'occhio nero. “Chiudi la bocca.” così fece il minore e accelerò il passo per fiancheggiare il suo amico. “È noioso rimanere a fare niente.”

Natanael non era per niente il tipo a cui piaceva restare nel letto a poltrire per qualche ora. Se avesse trovato la minima cosa da fare, allora, per certo, si sarebbe messo in azione e ogni volta si sarebbe portato dietro con sé Ari a dispetto di tutte le preoccupazioni che poteva avere e che non tralasciava di ribadire in continuazione.
Era sempre stato così da quando aveva deciso di badare a lui, da quando erano morti i genitori di Ari e l'aveva conosciuto, decidendo poi di vivere con lui che ormai era rimasto solo in quella che poteva definirsi una cascina – se ne vedevano poche di quei tempi dove la magia e la tecnologia avevano avanzato grandi cambiamenti in ogni campo. Per Nael non c'erano problemi, dato che si ritrovava a fare il ladruncolo per strada senza un tetto sulla testa da parecchi anni prima di incontrare quel ragazzo. Era stato un buon compromesso per entrambi.
“Tipico da te.”
Ari non poteva che seguirlo. L'aveva accudito proprio come un genitore, era sempre rimasto al suo fianco facendolo ridere e risollevare nei momenti di malinconia, tristezza e depressione. Aveva colmato quella solitudine dovuta alla perdita dei propri genitori e gli aveva sempre dato la forza per rialzarsi, oltre a una marcia in più per vivere a pieno ogni singola giornata, fino a farlo sorridere di nuovo, così come quel sorriso sempre presente sul viso del moro.
Gli strinse la mano con più forza e non parlarono più per qualche minuto.

L'aeronave di notte aveva un qualcosa di magico, dato dal fatto che in tutte le pareti apparivano come dei piccoli flash a intermittenza colorati, causati dall'energia del mana che fluiva attraverso di esse e che faceva fluttuare in aria quella piccola città galleggiante. La loro era adibita esclusivamente ai Sacrifici, per questo appariva come una prigione: migliaia di piccole celle erano distribuite lungo più piani per poi arrivare a quelli più alti, dove risiedevano le guardie, alcuni dei maghi possessori di mana e dei comandanti e rappresentanti del governo.
Quelle scintille illuminavano i loro volti e il resto della nave, accompagnandoli lungo il tragitto. Le pareti in metallo chiaro, così come quasi tutto il resto, non facevano che amplificare il gioco di luci. I corridoi si susseguivano uno uguale all'altro, silenziosi e pieni di camere, fin quando non giunsero alle scale.
“Per di qua.” affermò Nael e cominciò a correre sui gradini, lasciando la mano dell'altro.
“Andiamo in alto?”
“Secondo te?”
“Non possiamo spingerci oltre un certo livello.”
“Ari...” si portò una mano alla fronte, schiacciando contro di essa un ciuffo di capelli. “Secondo te mi importa?” sorrise con lo sguardo sornione.
“Non credo.” dovette ammettere sconsolato.
“Hai paura?” Nael scese qualche gradino per riavvicinarsi al minore.
“Un po'.”
“Andiamo!” allargò le braccia, entusiasta. “Non accadrà niente. Ti fidi di me?”
Ecco che aveva usato quella frase.
“Lo dici sempre per convincermi di qualcosa.” Ari mise su il broncio e incrociò le braccia. Non poteva certo dire di no e, allo stesso tempo, avrebbe voluto dirlo per tornare nel suo letto e provare a dormire prima di una giornata che, probabilmente, sarebbe stata piena di lavoro per entrambi.
“Però funziona.”
Ari puntò gli occhi in quelli dell'altro, finendo così per far svanire quella modesta rabbia fasulla che aveva provato a inscenare.
Natanael gli prese il mento tra il pollice e l'indice, glielo sollevò e posò un bacio fugace sulle sue labbra prima di riprendere la scalinata. “Anche questo funziona.” lo canzonò.
Non era stato che un semplice schiocco percepito solo da loro due, così come le labbra si erano sfiorate, allo stesso modo si erano separate. Da qualche anno, Nael, aveva preso l'abitudine di baciare Ari quando si sentiva triste per consolarlo, o quando era arrabbiato per calmarlo e il biondo non si era mai opposto a quel semplice contatto e non avevano mai davvero parlato di quel comportamento che poteva sembrare strano agli occhi di un esterno. Per loro non lo era. Ad Ari piaceva ricevere tutte le attenzioni di Nael e, allo stesso modo, all'altro piaceva darle e riceverle in cambio. Non potevano definirsi fidanzati, ma neanche semplici amici e ancor meno fratelli. Il loro era un legame unico che andava bene a entrambi e non si facevano domande al riguardo.
Ari arrossì lievemente e si portò dietro le orecchie il ciuffo di capelli, rivelando un ulteriore piercing nel lobo superiore dell'orecchio destro. Se la paura gli era passata, il battito del cuore ora era aumentato per un altro motivo.
“Non vale...” si lamentò e cominciò a salire anch'egli le scale.
Salirono ben oltre il piano per cui potevano girare liberamente. Per quanto fossero avanzati nella tecnologia, non c'erano sistemi di sicurezza sulle aeronavi o blocchi che impedissero il raggiungere di un piano o un altro. Tutto ciò a cui dovevano fare attenzione erano le guardie e i loro turni di controllo.
“Nael... torniamo indietro.” gli strinse la maglia tra le dita e lo strattonò appena.
Questo si girò e mise l'indice davanti alle labbra e portò l'altro all'orecchio e lo allontanò velocemente da esso, indirizzandolo verso l'uscita. Ari si ammutolì subito e aspettò un segnale dell'altro per procedere, ritrovandosi a pensare che non avrebbe mai perso la sua indole da ladro e non sapeva se ne fosse felice o meno.
Natanael si sporse verso l'esterno, sbirciando e appurando che non ci fosse nessuno. Allungò il braccio verso il biondo, senza distaccare lo sguardo, e lo agitò in aria fino a trovare il suo gomito, che strinse e lo usò come leva per avvicinarlo a sé.
“Stammi vicino.”

Si inoltrarono nel corridoio. Anch'esso era tutto in metallo e acciaio, ma alle pareti vi erano dei tubi che lo percorrevano in verticale e in essi fluiva rapidamente del mana. Questo era sotto forma viscosa, attraversava tutte le lunghezze d'onda dello spettro visibile rendendolo d'infinite tonalità e pulsava come sangue che veniva pompato nel cuore a una velocità impressionante.
Ari spalancò gli occhi a quella vista. Per quanto non fosse affatto piacevole vivere come un condannato da ben due anni, l'aeronave rimaneva comunque affascinante e allietava, anche se di poco, il loro animo. Era confortevole, dopo una giornata passata rinchiusi a lavorare, andare nella parte di città allestita come un parco: nel bel mezzo della nave, infatti, vi era uno spazio verde, pieno di alberi e fiori, tenuti sotto controllo dal potere dei maghi legato alla Natura stessa. Quello era uno dei pochi conforti concessi ai Sacrifici.
Tutto questo era possibile grazie al Mana. Una forza che scaturiva all'interno di alcune persone, volgarmente definite maghi, che possedevano un flusso di energia derivato dagli elementi naturali – Fuoco, Acqua, Terra, Vento, Luce, Buio – e lo trasformavano a proprio piacimento per governare gli elementi stessi e trarne vantaggio. Le intere aeronavi erano sostenute da questo potere, senza di esso non avrebbero avuto i rifornimenti necessari per essere mantenute sospese in aria per un tempo così prolungato, senza consumare completamente le fonti di carburante utilizzate solitamente durante le spedizioni aeree.
Gli uomini non sapevano come avessero fatto a modificarle e crearle in modo tale da contenere l'intera umanità secondo la divisione che avevano stabilito, ma, probabilmente, nessuno si era posto questa domanda, dato il problema ben maggiore rappresentato dalla divinità che voleva sterminare il genere umano e la paura dei Sacrifici di essere scelti in qualsiasi momento. Semplicemente si erano adattati a vivere sospesi in aria, lasciando tutto quello che possedevano sulla Terra.
Questo comprendeva anche il poter stare con i capelli al vento e i raggi del Sole che pungevano sulla pelle. Ad Ari mancava terribilmente quel calore, seguito da un bagno fresco nel fiume a pochi metri da casa sua per metterlo a tacere.
“Bello, vero?” ruppe il silenzio Natanael.
“Fantastico.” biascicò Ari, alzando il viso al cielo e rendendosi conto che sul soffitto i tubi si intrecciavano tra loro, creando scosse di mana opposti che si imbattevano per poi cambiare strada “Dove siamo?”
“È il piano dei maghi.”
Ari inghiottì a vuoto, sentendosi trapassato da un brivido di paura.
“Ci sono cose interessanti qua, sai?” continuò a parlare Nael.
“Nael, non dirmi che ci sei già venuto. Sei completamente impazzito!”
“Ehi, ehi... non arrabbiarti.” mise le mani davanti a lui, agitandole vicino al viso.
In quel momento si sentì un rumore di passi provenire dietro di loro e Nael agì prontamente. Afferrò con decisione la manica del chiodo dell'altro e si intrufolarono in una stanza con una targhetta in ottone affiancata alla porta, che Ari non riuscì a mettere a fuoco da quanto si svolse tutto velocemente. Natanael chiuse la porta con il minimo rumore possibile e rimase poggiato contro di essa con l'orecchio e la schiena. Nello stesso tempo, circondò Ari per le spalle e lo strinse al suo petto.
Ari aveva il cuore che batteva a mille dallo spavento. Non voleva neanche immaginare quali crudeltà avevano in programma per loro se fossero stati scoperti a girovagare per posti proibiti. Perciò rimase curvo, con la testa intrappolata dalla mano dell'amico, ad ascoltare il suo battito regolare.

Come può essere così calmo?

Alzò gli occhi sul suo viso che non tradiva la minima ansia e si sentì protetto, come sempre da quando era rimasto al suo fianco.
Dalla bocca carnosa di Ari, semiaperta, usciva un flebile respiro irregolare che riusciva a malapena a percepire lui stesso, ma del quale si era accorto Nael. Infatti, quest'ultimo aveva preso ad accarezzargli la guancia con il palmo della mano, per poi spostare il pollice fino al suo labbro inferiore, lambendolo delicatamente.
Per un breve secondo, Nael spostò il volto sul suo e gli sorrise per calmarlo, poi tornò a porre l'attenzione sui passi al di fuori della stanza. Solo quando fu sicuro di non essere più in pericolo, lasciò andare la presa sul minore e si stiracchiò le braccia.
“Ci è andata bene, eh?”
Ari lo fulminò con lo sguardo, cercando ancora di riprendersi dalla paura appena provata.
“Mi chiedo come possa scherzare anche in un momento come questo.”
“Guardati intorno, piuttosto.” Natanael intrecciò le mani dietro la testa e fece segno con il mento al resto della stanza.
Effettivamente, Ari non si era neanche reso conto di dove si trovasse fino a quando non gliel'aveva fatto notare. Si guardò intorno e rimase affascinato da quello che vide. Libri. Migliaia di libri. Ora aveva capito cosa ci fosse scritto sulla targhetta: biblioteca.
“So che ti piace.” gli diede qualche pacca sul capo e si incamminò verso la finestra dalla quale riusciva a penetrare perfettamente il bagliore della Luna. “Quindi esplora fino a quando ne hai voglia.”

L'ha fatto per me?

Ari scosse la testa, lasciandosi scappare un lungo sospiro. Il fatto che Nael si fosse prodigato per lui per l'ennesima volta, non poteva che renderlo felice, anche se correvano moltissimi rischi. Si chiese se sarebbe stato sempre così, se Nael avrebbe continuato a pensare a lui e viziarlo fino a quando non fossero diventati anziani. Ancor più, si meravigliava di come fosse proprio uno che non aveva mai avuto niente nella vita, a continuare a elargire per qualcuno che non fosse lui stesso. Ormai si era abituato al comportamento dell'amico, ma allo stesso tempo lo trovava una sorpresa ogni volta.
Non sapeva come avrebbe fatto senza di lui.
Colto da una nuova euforia, Ari prese a girovagare per tutta la stanza, indeciso su quale scaffale catturasse maggiormente la propria attenzione. C'erano racconti antichi, libri scolastici per maghi, tomi sulle leggende mitologiche con le varie storie delle divinità e una sezione piena di scartoffie. Si diresse verso questa senza troppi indugi ed estrasse una pergamena arrotolata, l'aprì e vide il progetto di quello che sarebbe dovuto essere un macchinario per scavare in profondità nel terreno. Cose che non aveva mai visto in quei tempi, erano disegni che appartenevano sicuramente a un passato lontano dal loro.

O al futuro.

La sua conoscenza era stata limitata per ciò che veniva fatto imparare nelle scuole, perché non ne aveva mai frequentata una. In compenso, i suoi genitori erano stati gli istruttori migliori che potesse avere nell'intera vita. Gli avevano insegnato tutto quello che doveva sapere, dalle materie umanistiche a quelle scientifiche fino a quelle divine. Era sempre stato un bambino con un'intelligenza superiore alla media e apprendeva in fretta, nello stesso tempo era stato educato in modo tale da riuscire a badare a se stesso e dare una mano nella cascina. Aiutava nella cura degli animali, nella coltivazione dell'orto e faceva persino le faccende di casa.
Un bambino che non era accettato dalla comunità a causa dei genitori che erano andati contro il volere del governo, rinunciando alle nuove tecnologie, e che sostentavano unicamente grazie al proprio lavoro di contadini. Così era cresciuto, in solitudine, senza aver mai provato la gioia di avere un amico. Non che gli fosse mai dispiaciuto, amava stare con i suoi genitori.
Però, quando Nael era entrato nella sua vita dopo la loro morte, si era reso conto di quanto quella solitudine avesse fatto male al suo cuore. Si era chiuso in se stesso, aveva paura del mondo per quanto ne fosse affascinato e non sapeva come potesse essere distinto un altro amore oltre a quello provato per i propri genitori. Perciò aveva catalizzato il proprio interesse nella letteratura o qualsiasi cosa avesse delle pagine da leggere. Voleva sapere e capire come funzionavano le cose per le persone normali e i sentimenti, come fossero arrivati a una civiltà del genere, come un fiore potesse assumere le sembianze di un insetto femminile agli occhi di uno maschile.
“Hai trovato qualcosa di interessante?” Nael gli sfilò dalle mani uno dei tanti libri che aveva preso negli ultimi dieci minuti.
“Mi piacerebbe prenderli tutti per leggerli.”
“Per quanto la cosa mi alletti, questo è proprio impossibile.” lo rimise sullo scaffale e ne prese un altro per lui e uno per Ari. “Purtroppo immagino che lo verrebbero a scoprire subito se mancasse qualcosa.”
“Hai ragione.” Ari sospirò e sfogliò velocemente il libro.
Natanael gli mise un braccio intorno al collo e lo avvicinò a sé. “Però possiamo venire qua tutte le volte che vogliamo!”
“E rischiare come poco fa? No, grazie.”
“Sei proprio un guastafeste.”
“Ci tengo alla vita.” posò il volume e s'incamminò verso la porta dopo essersi scrollato di dosso l'altro. “Credo che mi farò bastare quelli delle biblioteche dei nostri piani.”
Improvvisamente vide qualcosa illuminarsi tra i vari tomi dedicati alla magia. La luce gli esplose direttamente negli occhi come un lampo, facendo assumere riflessi glaciali alle sue iridi. Fece un passo indietro spaventato.
“Che succede, Ari?”
“Non hai visto?”
“Cosa?”
Quella luce blu...” lo disse in tono sbalordito. Era stata così evidente che non poteva non averla notata. “Nael, si è illuminata la stanza.”
“Accidenti, la mancanza di sonno deve averti intontito per bene.”
“Non sto scherzando...”
“Forse è meglio se torniamo indietro. Sono passati anche parecchi minuti.”
Il biondo tentò di avvicinarsi al libro, ma la presa salda sulla sua mano lo fece desistere.
“Ari, andiamo.”
“Mh...” il ragazzo annuì, rimanendo con lo sguardo fisso sul punto esatto da dove era partito il segnale luminoso, anche quando si dovette girare per uscire dalla stanza. Riuscì soltanto a scorgere il titolo sul dorso del libro: Tangaroa.



Non poteva essere stata un'allucinazione. Era sicuro di quello che aveva visto, solo che non si spiegava come non l'avesse visto anche Nael. Non era ancora arrivato al punto d'impazzire da avere visioni.
C'era qualcosa che non si spiegava e che non avrebbe avuto una risposta fin quando non avesse preso tra le mani quel tomo magico. Anche se qualcosa dentro di lui gli ripeteva che neanche quel libro contenesse la risposta.

Non me lo sono immaginato...

Si rigirò nel letto, facendo attenzione a non svegliare Nael, che aveva deciso di rimanere con lui per la notte – Tanto nessuno viene a controllare nelle stanze e l'appello viene fatto solo una volta che si è a lavoro. – era sempre quella la scusa che convinceva Ari a farlo dormire nella propria stanza. Si ritrovò con il viso dell'altro di fronte al proprio, dormiva profondamente e senza pensieri, il suo petto si alzava e abbassava ritmicamente, il suo braccio destro teneva stretto il proprio corpo.
Ari decise di chiudere gli occhi e provare ad addormentarsi, lasciando stare quello che aveva visto in biblioteca. Ci volle qualche minuto, ma alla fine crollò, devastato dal sonno.




Ari stava nuotando nel fiume vicino casa sua. L'acqua gelida lo colpiva per tutta la pelle nuda facendolo rilassare. S'immerse completamente e provò a raggiungere il fondo, dato che arrivava a malapena a tre metri e lui riusciva a tenere il fiato per parecchio tempo.
Le sue gambe si muovevano a ritmo costante, creando piccoli vortici intorno a lui, tuttavia, il fondale sembrava non arrivare mai.
Ari guardò in basso e vide solo ombra, rialzò gli occhi al cielo e si accorse che tutt'intorno a lui l'oscurità si stava espandendo. Spaventato, tentò di tornare in superficie, ma qualcosa lo prese per la caviglia sinistra e lo trascinò giù con sé.
Ormai aveva quasi finito il fiato e la luce era sempre più fioca, il buio sempre più fitto. Si portò una mano alla gola e si graffiò con le unghie. Fu solo quando tentò di urlare che si rese conto di poter respirare.
Era sgomento. Una forza estranea continuava a trascinarlo verso il basso e Ari non riusciva più a riconoscere nulla intorno a sé.
“Ari.”
Sentì una voce possente chiamarlo. Si voltò in tutte le direzioni, ma non era in grado di distinguere da dove stesse arrivando.
“Ari.”
Ripeté la voce.
“Chi sei?”
La sua bocca non si mosse, ma i suoi pensieri si tramutarono comunque in parola.
“Tangaroa.”
“Il Dio del mare?”
“Salvami.”
Il biondo non capiva cosa stesse succedendo, come fosse possibile che avesse ancora fiato per stare in apnea e come potesse sentire quella voce e risponderle. Soprattutto come fosse possibile che appartenesse a una divinità.
“In che modo?”
Questa volta i suoi pensieri andarono ben oltre quello che avrebbe voluto dire. Era come se improvvisamente si trovasse in un corpo che agiva per conto proprio.
“Non lasciare che venga liberato.”
“Chi?”
“...”
Ari non riuscì a capire bene la risposta. Gli arrivò alle orecchie solamente un suono ovattato.
“Dimmi chi!”
Si agitò e cominciò a dimenarsi. La presa sulla sua caviglia si era allentata e il fondale stava tornando del suo colore naturale, ma solo in parte. Una zona era rimasta ancora oscura, mentre l'altra si era schiarita. Alzò lo sguardo e rivide la superficie.
“Ari...”
Non riuscì più a ribattere. Sentiva solamente il suo nome venir continuamente pronunciato. Si portò le mani alla testa, scuotendola violentemente fino a quando non percepì una sensazione di svenimento.





“Ehi, Ari? Svegliati.”
Spalancò gli occhi e fece un sospiro come se l'avesse trattenuto per minuti e minuti.
“Finalmente! Ti stavi agitando nel sonno. Hai fatto un incubo?”
“Nael...”
“Stai bene? Sei pallido.” Nael si preoccupò subito, posando una mano sulla sua fronte per sentire se fosse caldo e scosse la testa.
“Sto bene, tranquillo.” si sollevò a sedere e si voltò verso il suo amico.

Se gli dicessi anche di questo sogno, mi prenderebbe per pazzo dopo la storia di ieri. Forse sono stato condizionato proprio da quello...

“È stato solo un incubo.” gli sorrise dolcemente. “Ho sognato Tangaroa.”
“Oh cielo! Prima vedi luci e poi sogni la divinità che ci minaccia di morte?” Natanael scoppiò a ridere, tenendosi una mano sulla fronte. “Certo che sei messo male.”
“Lo sapevo che mi avresti preso in giro.”
“Scusa. Sai quanto è divertente.” anche l'altro si mise a sedere e lo agguantò per la vita, facendogli la linguaccia.
Ari non poté che sorridere in risposta, ma dentro di lui sentiva qualcosa di strano. Per quanto fosse solamente un sogno, sentiva quella voce dentro la sua testa in maniera vivida, così come percepiva ancora pulsare la caviglia che gli era stata afferrata e un formicolio nelle dita delle mani che non l'abbandonò per l'intera giornata.
 





NOTE DELL'AUTRICE:

Ciao a tutti! Questa è la prima volta che pubblico una storia originale e sono orgogliosa di presentarvi Lo Sciabordio di un'Onda che si Infrange!
Mi scuso in anticipo se questa nota d'autore verrà lunghetta, ma ho bisogno di dirvi alcune cose prima di intraprendere questo lungo viaggio :)
Prima di tutto, sono esaltata all'inverosimile, questa è la prima volta che invento personaggi completamente miei, con una storia che ha seguito una trama ben delineata nella mia testa per mesi e mesi e che posso davvero dire che mi appartiene (e fidatevi se vi dico che mi appartiene, Ari e Nael sono dentro di me ormai da Gennaio, quando è nata questa storia ed esprimono tutto il mio io). Nonostante ciò, devo ringraziare assolutamente una persona, senza di lei non avrei potuto neanche cominciare questa avventura.
Se fosse un libro, prima del primo capitolo ci sarebbe scritto:

A Serena,
che mi ha sopportato dall'inizio.

E non posso che ringraziarla dal profondo del cuore per avermi davvero sopportato e anche supportato per ogni singola decisione, per avermi fatto riflettere su quale fosse la strada migliore da compiere in vari passaggi e che ho stordito facendole entrare nell'anima Ari e Nael anche a lei ahah!
Questa storia è dedicata a te <3
Passando al punto successivo, EFP permette di segnare solo tre generi, ma questa storia spazia davvero ovunque. Il fulcro, il perno su cui gira è l'amore, per questo non ci sono dubbi che sia nella sezione Romantico, ma non posso classificarla precisamente. Ho scelto romantico, drammatico ed introspettivo perché credo siano i generi che risaltano di più, sebbene ci sia molto altro, partendo dal fluff a sacchi di dieci chili alla volta, anche angst in egual misura, un'ambientazione a metà tra il fantasy e il fantascientifico e anche azione e avventura se vogliamo chiamarli così, senza mancare anche di una parte erotica sentimentale.
Inoltre, saranno trattate tematiche un po' delicate così come ho messo negli avvertimenti ;)
Passando credo all'ultimo punto importante, i nomi che ho usato non sono dettati dal caso. Mi sono fatta una cultura polinesiana, che adesso posso dire di essere anche io polinesiana, per questa storia. Tangaroa è la vera divinità degli oceani in cui credono queste civiltà e, per ora, non posso aggiungere altro senza fare spoiler con cose che ancora non avete neanche letto ahah! Man mano che pubblicherò i capitoli vi dirò che informazioni ho utilizzato e di come le ho amalgamate con la mia storia, rendendola anche più vera se così posso definirla.
Aggiornamenti: La storia è già bella che conclusa nel mio pc, quindi sarò regolare con gli aggiornamenti. La mia idea era quella di postare un capitolo ogni 10 giorni (al massimo 14 se ho problemi personali, ma ne dubito), però, se vedo che è seguita e che piace, allora posterò un capitolo alla settimana senza alcun problema :)
Se mai dovessero esserci ragioni per cui io non possa, aggiornerò prima avvisandovi di non preoccuparvi se sparisco per qualche giorno xD
Detto ciò, io spero davvero che a molti di voi piaccia e che mi possiate far sapere cosa ne pensate con un commento, perché – come ho già detto – questa è la mia prima originale e la amo dal profondo del cuore perché ci ho messo davvero tutta me stessa. Se vi ha incuriosito, quindi, sarei felicissima di saperlo (anche se in questo capitolo vediamo solamente la presentazione dei personaggi e un minimo di situazione generale, proprio per questo spero di avervi incuriosito).
Grazie a tutti quelli che la commenteranno, metteranno nei preferiti, seguite ecc e che la leggeranno!
Scusate per questa nota lunghissima, ma era d'obbligo e alla prossima!
Flor ^w^

 

  
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