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Autore: _Akimi    11/09/2016    1 recensioni
[Tsukishima Kei x Kageyama Tobio] TsukkiKage Day
"Forse è lo scroscio della pioggia contro la vetrina o probabilmente gli occhi blu notte di Kageyama a rendere l'atmosfera quasi surreale per Tsukishima; quest'ultimo non ne è certo, ma per una volta si lascia pervadere dalla semplice sensazione di essere nel posto giusto con la persona giusta.
Ancora conosce ben poco di Tobio, ma è abbastanza per desiderare di voler ripetere quel momento per un'eternità.
«Vai spesso al cinema, Kageyama?»"
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Kei Tsukishima, Tobio Kageyama
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chīsana kaiwa - Piccole conversazioni
 

Tsukishima rimane seduto dietro al bancone, osserva il ragazzo moro che è appena entrato nel negozio e segue con gli occhi i suoi movimenti; lo vede raggiungere la sezione di cinema occidentale e più di una volta controllo le copertine dei DVD in cerca di qualcosa che lo soddisfi.
Sembra indeciso – è indeciso, almeno questo è ciò che pensa Kei; non ha mai visto nessun cliente girovagare in modo così confuso tra uno scaffale e l'altro e guardarlo perdersi in mezzo al negozio di videonoleggio lo infastidisce a tal punto di decidere di aiutarlo.
Non parla subito, si limita ad affiancarsi a lui e a stare in silenzio; il ragazzo non si è accorto della sua presenza, bisbiglia a bassa voce il nome di un qualche attore protagonista del DVD che ha in quel momento in mano, ma Tsukishima non comprende pienamente che cosa stia dicendo.
Ha una pessima pronuncia inglese e dal suo biascicare sembra quasi che faccia persino fatica a leggere gli ideogrammi stampati sulla confezione.
Kei non sa lo trovi divertente o preoccupante, ma lo considera un soggetto singolare e gli basta semplicemente osservarlo per sorridere ironico; è un bersaglio troppo facile per le sue battute meschine e poi, anche se ora è solo nel negozio e non è il titolare, sa che non può comportarsi in modo troppo scorretto.
Non vuole rischiare di perdere il lavoro solamente per un po' di divertimento e così il suo sorriso si addolcisce per poter apparire il più composto possibile.
«Hai bisogno?» Si schiarisce la voce non appena vede l'altro sobbalzare al suo richiamo; i loro occhi si incontrano per pochi attimi e Tsukishima vorrebbe ridere, di nuovo, più forte di prima, poiché l'espressione confusa sul viso dell'altro lo fa apparire come un adolescente.

Sembrano coetanei – Kei non può esserne certo, ma il moro è poco più basso di lui e i lineamenti del suo viso non sembrano esattamente quelli di un ragazzino; potrebbe aver superato la ventina già da molto e questo potrebbe spiegare il badge che ha attaccato alla sua camicia.
Che sia appena uscito dal lavoro? - E' un ipotesi probabile, anche se a Tsukishima non sembra esattamente il tipico salaryman giapponese, ha un fisico portato – sin troppo atletico per una persona che passa le sue intere giornate su una scrivania, ma magari si sbaglia.
«Ah?»
Il moro mormora a bassa voce, sembra ancora confuso, ma sa di avere di fronte a sè un commesso del negozio; lo vede indossare una polo giallo canarino – un colore che non stona con la sua chioma bionda -, ma questo non lo aiuta a formulare una qualsiasi frase per poterlo allontanare.
«Kageyama Tobio, hai bisogno di aiuto?»
Tsukishima lascia scivolare il nome dell'altro uomo dalle sue labbra; è quasi un sussurro – nulla di malizioso o ironico -, un richiamo che mette chiaramente a disagio il diretto interessato, ma Kei neppure se ne accorge.
Alle volte non è un ottimo osservatore, pensa spesso ad altro e la sbadataggine del cliente non è qualcosa che riesce appieno ad attirare la sua attenzione, almeno non ancora.
«Come sai il mio nome?»
Il tono di voce di quel Tobio è aspro, si è messo subito sulla difensiva e Kei non può che trovarlo un comportamento interessante; poggia una mano al fianco e lo guarda come se davanti a sé avesse una sorta di soggetto da esaminare scientificamente.
Kageyama Tobio è il suo nome – un nome strano, aggiungerebbe volentieri Kei – e altrettanto stramba è la sua postura, tra l'aggressivo e l'indifferente, che dovrebbe intimorire il megane, ma regala all'altro solamente un ghigno ironico.
«Addetto al marketing, ASICS Corporation.»
Sfiora con le dita il cartellino plastificato e gli basta abbassare per pochi attimi lo sguardo per evitare l'espressione imbarazzata sul viso di Kageyama; le sue guance sono ancora lievemente imporporate quando Tsukishima ritorna a guardarlo, ma il moro è bravo a ricomporsi in brevi secondi e diventa ancora più rigido nell'essere schernito con leggerezza da uno sconosciuto.
«Sei sveglio, Tsukishima K.»
«Per i clienti più fidati sono Kei.»
Ancora una volta trova un modo per sorprenderlo e non si perde l'occasione di vederlo stupito per la sua prontezza: nota come le sue labbra abbiano appena formato una circonferenza perfetta, come la sua mano sinistra stia risalendo verso la cravatta per ammorbidirne il noto e come – forse in modo persino adorabile – le sue sopracciglia si siano avvicinate agli occhi.
E' uno sguardo sfida o di nervosismo – Tsukishima non lo comprende pienamente, ma è abbastanza per rendere il suo turno di lavoro meno noioso del solito.

«Comunque non ti consiglio i film di Jason Statham, sarà anche molto naturale nel recitare, ma molti dei suoi film peccano di una trama perlomeno dignitosa.»
Kageyama sposta lo sguardo verso destra e si rende conto di aver appoggiato le mani non poco distanti da un film con il titolo "Joker" – qualcosa che gli pare piuttosto anonimo, ma non sembra in ogni modo intenzionato a seguire i consigli di quel Kei.
«Se sei legato al genere, però, ti proporrei un qualsiasi film di Denzel Washington.»
Kageyama lo osserva muoversi con disinvoltura tra le diverse sezione per poi vederlo fermarsi dopo pochi attimi; sopra la testa del biondo domina un cartello con scritto Thriller a caratteri cubitali, dettaglio che non convince pienamente Tobio a raggiungerlo.
«Non è troppo impegnativo stare al mio ritmo, signor Kageyama
Tsukishima si volta verso di lui perché si rende conto di essere osservato e ne trova riconferma non appena nota l'altro nella medesima posizione di prima.
«Denzel Washington è quello che ha recitato in Thor?»
Domanda di punto in bianco Tobio ignorando completamente la domanda dell'altro; non vuole lasciarsi influenzare dai suoi modi poco garbati, è certo che Tsukishima non sia il tipico miglior impiegato dell'anno, ma la sua inutile carriera da commesso in un videonoleggio non gli interessa per nulla.
Vuole un film, il suo film, una qualsiasi pellicola su cui addormentarsi senza fare troppa fatica.
«Quello è Idris Elba.»
Idiota – Vorrebbe aggiungere alla frase Tsukishima, ma riesce a contenersi – non sa come o perché -, ma riesce in ogni modo a non farsi scappare uno dei suoi insulti gratuiti.
La paga come commesso è buona, gli permette di pagarsi una parte degli studi ed è per questo che sopporta clienti lenti come Kageyama.
«Non fa molta differenza, sono entrambi afroamericani.»
Tobio commenta con leggerezza; non ne fa una vera questione di etnia – no, per lui sono semplici attori di cui non riconosce neppure il volto – e per questo non si spiega l'espressione infastidita che ritrova poco dopo sul volto dell'altro.
«Elba è inglese, quindi no, ti sbagli.»
Quella piccola notizia non cambia l'esistenza di Kageyama in un attimo; probabilmente non sa neppure che differenza ci sia tra Stati Uniti e Gran Bretagna – se non per le nazionali di pallavolo -, quindi ignora le parole di Kei avvicinandosi ad una sezione che spera che quest'ultimo non conosca come le altre.

Tsukishima inizialmente lo guarda con indifferenza; Tobio non gli sembra un fanatico di film fantasy, è probabile che non sappia neanche la definizione del genere e poi un qualsiasi titolo presente nel locale non farebbe altro che annoiarlo – data la durata media delle pellicole.
«Mai letto Lo Hobbit? Il signore degli anelli?»
Lo chiede, ma non si aspetta una risposta affermativa; ha la sensazione che quel Kageyama non sia una persona amante dei libri, una parte di lui spera di sbagliarsi, ma si ritrova a sbuffare non appena riceve un semplice cenno negativo con il capo.
«Potrebbe non essere un male, Lo Hobbit ha degli elementi che non riguardano il libro vero e proprio.»
Ricomincia a parlare mentre con la mente ricorda le serate passate con il suo migliore amico – Yamaguchi Tadashi – a vedere l'intera trilogia per almeno un centinaio di volte.
Adora più le storie realistiche, ma Lo Hobbit è quel genere di film che apprezza senza impegno, nonostante ci sia una trama profonda da seguire con attenzione.
«E sì, prima che tu me lo chieda: ci sono scene in cui parlano, molte scene in cui parlano, ma migliora andando avanti.»
Kageyama lo ascolta parlare e nel frattempo ne approfitta per prendere tra le mani una delle copertine della trilogia; osserva le immagini e un piccolo, impercettibile sorriso illumina il suo volto.
I protagonisti gli ricordano i suoi compagni di squadra dell'Associazione di pallavolo in cui spesso va a giocare; sono bassi – decisamente bassi – eppure dimostrano di avere un'aura misteriosa attorno a loro.
«Secondo te qual è il migliore?»
Tobio alza il DVD per far leggere il titolo a Tsukishima, ma si accorge solo in quel momento che il biondo è già al suo fianco; lo osserva per pochi attimi e nota un'espressione stupita sul suo volto.
Pare che trovi quella domanda improvvisa, quasi inusuale, eppure è un normale scambio di opinioni.
«La battaglia delle cinque armate, se lo vuoi sapere realmente.»
Kei bisbiglia e Tobio si limita ad accennare con il capo; quest'ultimo è un po' confuso poiché non trova il titolo che Tsukishima ha appena citato, ma il biondo sembra leggere i suoi pensieri e giunge subito a risolvere il suo piccolo enigma.
«E' già stato prenotato e poi non avrebbe senso partire dall'ultimo.»
Kei inizia a parlare e afferra il primo capitolo sostituendolo con quello che Kageyama ha tra le mani; non è ancora sicuro che Lo Hobbit sia il titolo adatto ad una persona come lui, ma forse le prime impressioni hanno influenzato negativamente il suo buon senso.
Magari dietro al distratto Tobio si nasconde un uomo attento, perspicace e interessato a delle strane avventure di un altrettanto strana compagnia di nani guerrieri.
«Se ti convince abbastanza puoi...» «Posso restituirlo lunedì, giusto?»
Un ghigno soddisfatto si dipinge sul viso di Tsukishima, un ghigno che scompare solamente quando Tobio abbandona il negozio, promettendo di rifarsi vivo ad inizio settimana.

* * *

«Buongiorno, addetto al marketing Kageyama Tobio.»
Quando Tobio riconosce la voce di Tsukishima si ritrova ad indietreggiare all'improvviso, cerca di nascondere un lieve porporio di guance poiché il commesso ha appena abbassato lo sguardo verso il DVD che ha tra le mani e "Magic Mike" non sembra esattamente il classico film che interessa i clienti maschi del negozio.
«Io non...» Il moro inizia a parlare, ma le parole gli si fermano nella gola e percepisce in fretta uno stretto nodo alla bocca dello stomaco.
Stava solamente curiosando tra una copertina e l'altra, motivo che lo ha portato ad avere casualmente tra le mani un film dalla cover piuttosto discutibile.
«Hai ragione.» Tsukishima sembra leggere i suoi pensieri e mentre continua a parlare approfitta per poter inserire il criminoso DVD nella sezione in cui realmente appartiene. «La mia collega è convinta che ci sia un apparente nesso tra Magic Mike e un qualsiasi altro film per famiglie.»
Kageyama trova l'evidente critica del biondo più che corretta, eppure non riesce realmente a capire come sia possibile che un provocante Channing Tatum sia finito accanto ad un attore meno appariscente come Adam Sandler.

«Allora, le avventure di Bilbo Baggins ti hanno emozionato abbastanza?»
Tobio è grato che Kei riesca a cambiare argomento così facilmente; preferisce discutere con lui a riguardo dell'unica cosa che ora hanno in comune, certo, è un modo banale per avviare una conversazione, ma è pur sempre un buon inizio.
«Non lo so, i personaggi sono strani.»
Tsukishima gli dedica un'occhiata curiosa, è già convinto che Kageyama non abbia un lessico così forbito e per questo non riesce pienamente a comprendere che cosa voglia intendere con l'aggettivo "strani".
Lo Hobbit è un fantasy, un film non realistico e qualsiasi cosa "strana" è da considerare di tutta normalità in un universo opposto al loro.
«E Gandalf non mi piace per nulla.»
Kei lo guarda ancora più stupito, è sicuro che non ci sia nessun fan di Tolkien che disprezzi in alcun modo il mago, ma è proprio l'anonimo Kageyama Tobio ad essere un'eccezione straordinaria.
«Non è esattamente uno dei miei personaggi preferiti, quindi ti potrei dare anche ragione.»
Il megane parla con disinvoltura e nel mentre si allontana da lui per poter ritornare a sistemare uno scatolone colmo di nuovi titoli che lo aspettano sin dalla mattina; la trova un'attività noiosa, ma si accontenta della piccola gioia generata nello scoprire se il titolare si sia finalmente degnato di acquistare qualche film decente.

Negli ultimi anni Tsukishima trova il cinema peggiorato, non può dire di aver assistito a chissà quali epoche cinematografiche, ma non disprezza i film vecchi né tanto meno quelli che omaggiano antiche glorie del passato.
Kageyama sembra uno spettatore piuttosto passivo, qualsiasi pellicola potrebbe essere la stessa per lui, ma Kei si è incaricato segretamente di presentarlo al vasto mondo in cui lui si è perso anni prima.
«Ti piacciono le arti marziali?»
Lo domanda senza preavviso, si volta verso di lui e nota un'espressione piuttosto confusa sul suo viso; Kei non è esattamente interessato alla sua vita personale, forse è solo un losco modo per sapere qualcosa di più sul suo conto, ma la sua vera intenzione è di capire quali possano essere i suoi gusti per poter scegliere un genere adatto a lui.
«Intendi i film con Jackie Chan?»
L'ingenuità di Tobio riesce a disarmare Tsukishima ancora una volta, ma lo giustifica pienamente perché l'attore cinese non è così poco professionale come molte persone pensano; i suoi film non mancano mai di eccessivo umorismo, ma quest'ultimo non insabbia certamente la sua abilità nella lotta.
«Non solo lui. Pensavo che potresti vedere questo film. Può sembrare assurdo, e ti assicuro, è assurdo, ma è piacevole da seguire e l'attore protagonista è un uomo che sa il fatto suo.»
Kageyama si avvicina a lui diffidente, ma in seguito - con un pizzico di curiosità - si permette di osservare l'altro prendere una confezione in mezzo a tutte le altre; la cover non dice molto, si capiscono gli sforzi degli americani nel tentare di inserire qualcosa di orientale nella storia e Tobio cerca di lasciarsi convincere semplicemente da quel dettaglio.
«Grosso guaio a China Town
Kageyama ripete il titolo ed è inevitabile sentirlo biascicare quelle poche parole in inglese che lo compongono; nonostante questo, Kei diviene subito testimone del piccolo sorriso che illumina il suo viso e non può che sentirsi soddisfatto di averlo interessato a qualcosa ancora una volta.
«Ha compiuto 30 anni quest'anno.»
Tobio lo ascolta parlare e i suoi occhi si fermano inevitabilmente sul volto del protagonista sulla copertina: è un uomo di bel aspetto, un po' rude all'apparenza e coincide perfettamente con l'idea che un qualsiasi giapponese medio può avere di uno statunitense.
Eppure, il film non ha la parvenza di essere molto recente e per questo Kageyama trova piuttosto inusuale il commento di Tsukishima.
Com'è possibile che quell'uomo abbia quest'anno una trentina d'anni?
Facendo un paio di calcoli dovrebbe essere molto più vecchio di così, ma non è sicuro che esternare la propria opinione possa portare Kei ad accettare un suo accorgimento così apertamente.
A dire il vero, quel Tsukishima Kei non sembra un uomo aperto molto alle critiche degli altri – che esse siano costruttive o meno – e Kageyama non è esattamente il tipo di persona adatta a dare consigli, quindi accostati formano un triste quadretto – pur sempre a modo loro.

«Il film ha 30 anni, non Kurt Russell.»
Tobio incontra il suo sguardo e ci ritrova subito un'espressione di completa resa; Tsukishima non si aspetta poi molto da lui ed è chiaro dai suoi modi di comportarsi.
Forse è abituato a trattare tutti con sufficienza, sa molte cose, quindi per lui deve essere del tutto naturale sentirsi superiore a qualsiasi altro.
Kageyama lo ha notato sin dal loro primo incontro, ma seppur sia infastidito dalla sua personalità, deve ammettere che la sua conoscenza in fatto di cinema sia piuttosto ampia.
«Non sono così stupido, lo avevo capito.»
Tobio risponde a tono e Kei si destreggiare tra l'essere preso alla sprovvista e il sentirsi lievemente offeso; non gli piace essere compreso così facilmente da uno sconosciuto, ma ha ben chiaro che quel Tobio – sebbene un semplice uomo d'affari – riesca a vedere ben oltre a sciocchi dettagli formali.

«Comunque lo prendo, ma non potrò consegnarlo prima di sabato.»
Alla fine Kei è soddisfatto lo stesso; il suo compito è assicurarsi che ci siano vendite nel negozio e ha l'impressione che Kageyama possa diventare un cliente abituale.
«Ci sarà la mia collega questo week-end, magari puoi farti consigliare qualcosa da lei.»
Il biondo lo esclama con disinvoltura quando entrambi raggiungono la cassa, ma Tobio si limita ad accennare con la testa; non ha intenzione di affidarsi a nessun altro commesso, non lo vuole ammettere chiaramente, ma Tsukishima è una persona capace e questo gli basta per poter uscire sempre con un nuovo DVD tra le mani.
 
* * *

Kei è seduto in un café poco distante dal luogo in cui lavora, di fronte a sé il suo amico Yamaguchi non smette di parlare sulle ultime cose che hanno reso la sua settimana un inferno.
Tsukishima non lo ascolta molto, non che sia realmente infastidito dalle sue chiacchiere, ma è concentrato ad osservare un giovane uomo dai capelli corvini non molto lontano dal loro tavolo.
E' convinto di averlo già visto prima: ne riconosce il profilo, le linee che compongono il mento, la punta delle orecchie che sbuca tra alcune ciocche liquirizia e la forma del naso.
Non riesce ancora ad incontrare il suo sguardo poiché l'altro è concentrato con il proprio smartphone, ma più passano i minuti più Kei considera le sue ipotesi fondate.
Forse è un cliente – se lo ripete perchè è l'idea più plausibile; spesso non si ricorda i volti di tutte le persone che visitano il negozio, ma quel ragazzo gli suggerisce qualcosa che per ora gli sfugge.
Mentre ci pensa, Yamaguchi smette di parlare, lo fissa per comprendere dove sia indirizzato il suo sguardo e si stupisce nel notare che l'amico stia scrutando così intensamente uno sconosciuto.
A dire il vero, non è certo che Kei non lo conosca in qualche modo, ma la sua faccia non gli ricorda nessuna amicizia in comune e dubita che il megane abbia incontrato qualcuno di nuovo senza rivelarlo a lui personalmente.
«Tsukki, lo conosci?»
Tadashi bisbiglia per non farsi notare da altri, ma non riceve nessuna risposta immediata.
Tsukishima lo sta ignorando, lo ignora come tutte quelle volte in cui non vuole rispondere a domande scomode, ma Yamaguchi non è sempre disattento e riconosce ogni espressione dell'altro: nota il colorito rosso del suo viso, il modo in cui evade con gli occhi per non incontrare i suoi e anche come – senza rendersene conto – stia affondando la sua forchetta per dolci nella torta alle fragole che ha ordinato poco prima.
«Oh sì che lo conosci, chi è? E' un tuo amico?»
La curiosità di Tadashi riporta Tsukishima alla loro conversazione e solo in quel momento si accorge di non essere riuscito a mostrarsi indifferente come suo solito.
Non vuole ammetterlo apertamente, ma ora sa chi ha avuto vicino per tutto questo tempo: è Kageyama Tobio, l'abituale quanto ignorante cliente del negozio di videonoleggio, addetto al marketing di una multinazionale di articoli sportivi e con la pessima abitudine di farsi trovare con il film più ambigui sempre tra le mani.
«Non lo conosco, ma mi ha ricordato uno dei pendolari che vedevamo quando eravamo liceali.»
La risposta è fulminea, secca e molto semplice; probabilmente Tadashi non avrà neppure modo di scovare una bugia nelle sue parole e poi Kei è consapevole di essere un amico fidato per l'altro, motivo per cui non lo vedrebbe mai sospettare di lui.
«E allora perché sei imbarazzato? Non ci trovo nulla di strano nel riconoscere una persona così anonima.»
Insiste, insiste fino a quando non è sicuro di mettere in difficoltà Tsukishima; è un'impresa ardua, ma non crede pienamente alle sue parole e sa che gli sta nascondendo qualcosa sin dal primo momento in cui sono entrati nel locale.
Negli ultimi giorni gli è sembrato più strano del solito, forse più taciturno o più cinico; non ha raccontato nulla del lavoro – resoconto che Tadashi lo obbligare a fare ogni volta che si incontrano – e non ha citato neppure nessun film appena acquistato dal suo capo per il negozio.
E' strano, sin troppo strano; Yamaguchi conosce Tsukishima sin da quando sono bambini e quel genere di silenzio non è mai un buon segno ed è disposto a indagare per scoprire qualcosa di più.
«Credo che fosse seduto di fianco a me quando sono andato al cinema ed è una coincidenza strana, nulla di complicato.»
Kei parla ancora e cerca di inserire più dettagli possibili per far sembrare la storia plausibile, conosce Tadashi ed è sicuro che non è disposto a parlare della questione ancora a lungo, eppure, solo poco dopo, si rende conto di essersi sbagliato e Yamaguchi si volta per poter osservare meglio il volto dell'uomo.
«Smettila di fare così o ci scoprirà.»
«Quale film?»
Il ragazzo con le lentiggini lo chiede così in fretta che Tsukishima non ha neppure tempo di pensare ad un film; ne ha visti troppi e un qualsiasi titolo può accontentare l'amico senza dover proseguire.
Non condivide la passione che per il cinema con Tadashi, quindi non c'è modo che quest'ultimo sappia quali pellicole abbia effettivamente visto in una sala o a casa propria.
«Jurassic World, ma non è importante.»
La sua voce è decisa e altrettanto è l'espressione dipinta sul suo volto.
Yamaguchi lo sta già guardando, alza leggermente un sopracciglio per poi puntare l'indice contro di lui; gli aveva mentito! Ora ne è assolutamente certo, anche se saperlo non lo rallegra neanche un po'.
«Non sei andato a vedere Jurassic World al cinema, me lo ricordo perché ti sei lamentato per un'intera settimana.»
L'esclamazione di Tadashi lo fa irrigidire subito, si sistema sulla sedia e all'improvviso sente la sua presa contro la forchetta farsi scivolosa; non sa più quale scusa inventarsi, probabilmente il suo corpo si sta comportando in modo già piuttosto ovvio e Yamaguchi è lì, non può più scappare da lui.
«Io non – non è niente di strano, va bene?»
Tsukishima quasi non ci crede, non vuole che la propria volontà si pieghi alla genuina insistenza dell'amico, eppure è una di quelle poche volte in cui Tadashi riesce stranamente ad influenzarlo e il suo essere distratto aiuta a fomentare le sue teorie.
«Non è che è uno di quegli strambi che hai incontrato ai tuoi raduni?»
Kei non è offeso dalla superficialità dell'altro sulla questione; i suoi non sono comuni raduni, sono appassionati che si incontrano per un motivo ben preciso e la paleontologia è un buon modo per conoscere persone con gli stessi interessi.
«Studio Scienza della terra, Yamaguchi, e quelle sono fiere per chi è interessato ai ritrovamenti fossili o a scavi archeologici.»
Il ragazzo si limita a sospirare annoiato; non capisce come Kei possa essere appassionato di quel genere di argomenti, ma ormai ci ha fatto l'abitudine e sapere che quello sia stato un canale per fare amicizia lo convince a non criticarlo più sulla questione.
«Allora è un bene che tu abbia incontrato una persona che ti piaccia e che sia-»
«Lui non è-»Tsukishima parla, ma si interrompe non appena vede Tobio alzarsi; i loro sguardi si incontrano per pochi attimi e il megane reputa fortunata la situazione in cui si è ritrovato.
La distanza tra i loro tavoli ha fatto sì che Kageyama non sentisse la loro conversazione, non che Kei lo sappia per certo, ma vederlo avvicinarsi con tranquillità lo porta a pensare che sia ignaro delle attenzioni precedentemente dedicate a lui dai due amici d'infanzia.

«Tsukishima, pensavo lavorassi tutti i pomeriggi in negozio.»
Tobio parla con naturalezza, è consapevole che il ragazzo a fianco del biondo lo stia osservando, ma cerca di non dare troppa importanza al suo sguardo incuriosito; non prova timore a stare in compagnia di qualcuno che non conosce, ma non può negare che non ami particolarmente essere studiato con così tanta foga.
«Te l'ho detto che sabato non avrei lavorato; gli addetti al marketing hanno tempo di prendersi un caffè anche di sabato?»
Kei risponde stizzito e ribatte per non alimentare ulteriori sospetti; non è un comportamento consueto – quello di essere così informale tra persone che si conoscono appena – e riconosce l'espressione che Tadashi ha ora dipinta sul volto.
Vuole domandare, chiedere come si siano conosciuti, da quanto tempo e perché non l'abbia mai visti trascorrere qualche giornata assieme.
Sembrano sapere tutto l'uno dell'altro – Yamaguchi lo trova un dettaglio inusuale, ma è questa l'impressione che gli hanno trasmesso ed è felice per Tsukishima, benché lui non ne voglia parlare per nulla.
«Non tutti i sabato lavoro , ma non vedo perché dovrei spiegarlo a te, ragazzo del cinema
Tobio non ha mai risposte pronte, spesso ragiona su una frase per troppo tempo e passano interi giorni prima che possa trovare una soluzione in risposta all'ironia seccante di Tsukishima, eppure – almeno per questa volta – riesce a strappargli un sorriso arrendevole e si sente soddisfatto, stranamente soddisfatto.
«Non ti ho chiesto una risposta sincera, anzi, non vedo neppure il motivo per cui tu sia venuto a salutarmi.»
Risponde acidamente il megane e Yamaguchi assiste alla scena cercando di trattenersi dal dire qualcosa di sconveniente, ma bastano pochi attimi di silenzio e non appena vede vede il moro allontanarsi non resiste dal dire la sua personale opinione.
«Kei odia i week-end, perdonalo.»
E' una semplice scusa, la sua, ma è anche una verità; una verità che non convince Kageyama Tobio a non abbandonare il locale.
Nonostante questo, un'ultima volta si volta, guarda Tsukishima, ma decide di non aggiungere altro.
 
* * *

Kageyama odia la pioggia, odia la sensazione degli abiti attaccati alla pelle, delle punte delle sue scarpe umide e di ciuffi di capelli che ricadono sulla fronte, coprendogli gli occhi.
Eppure, si dimentica sempre di portare un ombrello con sé e l'unica apparente soluzione che trova quel giorno è rifugiarsi in qualsiasi locale che – casualmente – si scopre essere niente altro che il famigerato videonoleggio dove lavora un megane di sua conoscenza.
Entra con diffidenza poiché l'ultimo scambio di battute che hanno avuto non è stato dei migliori, ma Tobio non sa cosa pensare esattamente dell'improvviso cinismo di Tsukishima; forse la sua gentilezza è generata semplicemente dal forzato rapporto commesso-cliente o magari, sino a quel maledetto sabato, tutti i loro incontri non sono stati altro che bugie e finta cortesia.
Così quando i loro sguardi si ritrovano non è un caso che Kageyama si mostri completamente indifferente alla sua presenza; non lo saluta e non si avvicina neanche a lui, seppur si sia accorto che indossi degli abiti casual.
Deve essere venuto qui per un film anche lui – Kageyama lo pensa, ma non vuole giustificarlo per la sua improvvisa freddezza; non sono amici, neppure conoscenti, quindi cerca di mostrarsi del tutto non curante di che cosa passi per la testa di quel folle biondo.

«Guarda guarda, ora Kageyama Tobio si comporta da re e ignora un comune mortale come me.»
La sua voce riecheggia fastidiosa nella mente del moro; sono distanti pochi metri e Kageyama fa di tutto per nascondersi dietro allo scaffale dedicato ai cofanetti delle serie TV.
Non è mai stato interessato a nessuno di quei telefilm, ma ne afferra uno a caso per poter fingere di essere completamente immerso nella lettura della trama sul retro della copertina.
Tsukishima, però, non si arrende; è testardo abbastanza dall'avvicinarsi a lui e i suoi occhi ricadono subito sul titolo dei DVD che l'altro ha per le mani.
Non sa se stia mentendo o se sia stato fortunato – in ogni modo, quella serie tv sembra fare al caso suo e Kei non ha nulla di di particolare da dire a riguardo.
«Curioso, anche loro cercano di vendere prodotti come te.»
Tobio comprende l'affermazione dell'altro solo dopo aver letto la colonna di ideogrammi a fianco ad alcuni scene del telefilm; "Mad Men" non gli pare un titolo piuttosto accattivante e neppure l'ambientazione stessa della serie.
Capisce il riferimento, ma non si rispecchia per nulla in nessuno degli uomini che vede delle fotografie; sono epoche diverse e poi lui non vorrebbe passare un'intera esistenza a preoccuparsi di un'azienda.
«Anche tu vendi qualcosa, anche se il tuo metodo non è dei migliore per accaparrarsi clienti.»
Le parole sfuggono dalle sue labbra all'improvviso, non vuole sembrare così offensivo, ma una parte di sé è certo che Tsukishima non la prenderà troppo sul personale e si accorge di avere ragione non appena lo vede sorridere alla sua breve battuta.
«Eppure sono il commesso preferito di qualcuno qui, o mi sbaglio?»
Puro sarcasmo, l'animo di Kei non conosce altre caratteristiche se non quello; non resiste a provocare l'altro e forse – anche se non lo vuole ammettere – è in cerca di risposte attraverso quegli apparenti scherzi.
Infatti, la reazione di Kageyama lo lascia per pochi attimi senza parole: Tobio sta arrossendo, le sue gote sono chiaramente imporporate ed evita di guardarlo a lungo negli occhi per non rischiare di essere scoperto.

«Ti sei dimenticato di portare l'omb-» «Voglio un altro di quei film.»
Le loro voci si incontrano, le parole si accavallano le une con le altre ed entrambi ritornano ad osservarsi attentamente.
L'imbarazzo che aleggia nell'aria è così palese da obbligare Kageyama a fingere un colpo di tosse e Tsukishima ne approfitta per pulire le sue lenti da quelle piccole macchie che, non si sa come e da quanto, hanno cominciato ad ostacolare la sua vista.
Non c'è nulla di inusuale, è qui per un film, ovviamente. - Kei se lo ripete per convincersi che non ci siano ulteriori motivi che spingano Tobio a visitare il negozio così spesso; per quel giorno è complice il mal tempo, in futuro potrebbe essere un altro insieme di strambe casualità.
Sì, Tsukishima non vuole perdersi in inutili illusioni: Kageyama è strano, probabilmente non il medesimo strano di un Bilbo Baggins o un Thorin Scudodiquercia, ma ha un'aura che Tsukishima non riesce a spiegarsi; lo infastidisce, lo interessa, per poi disturbarlo di nuovo, tutto in un circolo vizioso a cui non vuole esattamente porre una fine.
«Prima vuoi prendere una bevanda calda? Abbiamo una macchinetta in sala pausa e in tutta sincerità non voglio passare un minuto di più a vederti tremare così.»
La spontaneità con cui lo domanda lascia Tobio non poco sbigottito, ha la sensazione che dietro a quell'innaturale gentilezza si nasconda un qualche scopo losco di cui non può conoscere i dettagli, ma la soluzione proposta da Kei può essere un buon modo per combattere il freddo.

Così si limita ad accennare con la testa, segue l'altro ragazzo sino alla sala poco prima citata, ma viene fermato non appena cerca di varcare la soglia.
«E' riservata al personale, dimmi solo quello che vuoi.»
Kageyama non ha né la voglia né la forza di replicare con cattiveria e quindi, dopo un paio di attimi di indecisione, opta per uno dei classici anche sul posto dove lavora.
Spesso è considerata una scelta singolare, sopratutto per un giovane uomo della sua età, ma non è un amante del caffè e preferisce qualcosa che possa contrastare la sua personalità di per sé piuttosto aggressiva.
«Latte, grazie.»
La fronte corrucciata di Tsukishima non è un buon segno, lo vede preparare uno dei suoi soliti commenti sgradevoli e sa che non ha modo per fermare quel breve corso degli eventi.
Ha capito molto di lui anche se non hanno trascorso molto tempo assieme: Kei è una persona complessa, difficile da comprendere di primo acchito, ma la misteriosità che circonda la sua figura è qualcosa che intriga Tobio a tal punto dal sentirsi in dovere di sforzarsi di più per capirlo.
Sono diversi, molto diversi, ma qualche volta Kageyama è ostacolato più dai suoi stessi limiti che da quelli che impongono gli altri ed ha la certezza che Tsukishima sia un uomo piuttosto diffidente nei confronti di chiunque.
«Ti immaginavo più come un coffee addict
Non è una critica, quella che Tsukishima gli dedica con spontaneità, si tratta solamente di una costatazione ed è stupito nel rendersi conto come Kageyama riesca sempre a riservargli qualche sorpresa.
«Qualche volta bevo un caffé con i membri dell'associazione sportiva di cui faccio parte, ma non mi piace particolarmente.»
Kei non si aspetta che Tobio parli della sua vita personale in quel modo; è una conversazione semplice, ma non ne hanno mai avuta una che non riguardasse film e sebbene sia una novità, non è dispiaciuto di poter occupare quel momento di pausa con qualcosa che sia più complesso di un silenzio imbarazzante.
«Che cosa non ti piace particolarmente: il caffè o la compagnia con cui lo bevi?»
La domanda di Tsukishima pare così banale che Kageyama non pensa ci voglia un attimo di più per pensare ad una risposta, ma poco dopo finisce con il rifletterci sul serio e la breve occhiata che il megane gli dedica di nascosto provoca in lui un brivido improvviso lungo tutta la schiena.
E' il freddo. - Lo pensa, arriva persino a bisbigliarlo, ma Kei non lo può sentire e si sente sollevato poiché non vuole sembrare in nessun modo vulnerabile davanti a lui.
I suoi occhi raccontano qualcosa, sono nascosti dietro ad un paio di occhiali, ma Kageyama si ritrova spesso a perdersi dentro alle sue iridi e trovare l'uscita non è così semplice come pensava all'inizio; ogni parola scambiata con Tsukishima Kei è qualcosa che va ben oltre ad una semplice chiacchierata tra due persone, no, è la conversazione che cerca da tempo, quella con una persona che lo giudica senza avere un motivo personale preciso, senza sentimenti e solo con sincerità.
«Quel sabato in cui ci siamo incontrati non ero solo. Un mio compagno di squadra, Hinata, è abituato ad invitarmi per parlare nei week-end e la sua compagnia non è così pessima come possa sembrare, ma la sensazione non è come...»
Un Guwah? - Aveva risposto Hinata quello stesso week-end nel sentire Kageyama parlare di una certa nuova conoscenza.
Ovviamente Kei non ha diritto di sapere nulla, eppure Tobio lascia che le parole scorrano tra di loro senza alcun filtro; non si fida pienamente dell'altro, ma non ha motivo di diffidare di lui ed è forse l'interesse che prova nei suoi confronti a portarlo a spingere la porta del videonoleggio così frequentemente.
Un film è una scusa, e che si tratti di un gruppo di nani all'assalto o di un grezzo occidentale a caccia di risse, è La Scusa perfetta per Tobio e non è certo di voler rinunciare ad essa così facilmente.
Il cinema non gli interessa, non è a conoscenza di nessuna tecnica di ripresa e deve ancora comprendere quale sia la definizione del genere Thriller, ma Tsukishima riesce a spiegargli tutto – forse senza neppure desiderarlo – e i suoi discorsi non appaio più quelli di un semplice commesso che vuole convincere un cliente.
Tsukishima Kei parla a Kageyama Tobio, due comuni lavoratori che si sono incontrati in una situazione altrettanto comune, ma questo non cambia la loro natura di persone straordinarie.
Vanno ben oltre ad essere un commesso e un addetto al marketing e per questo le loro personalità non si limitano ad essere rappresentate con una colorata divisa o un badge attaccato alla camicia.
«Come parlare con una persona che sa poco di te? E che può, di conseguenza, ascoltarti parlare senza pretendere di conoscerti completamente?»
Le domande di Tsukishima sono puramente retoriche; Kageyama non ha bisogno di risposte, lo capisce già dal suo sguardo quale sia il suo pensiero e lo condivide appieno, per la prima volta in tutta la sua vita.
«E che non senta il bisogno di giustificarmi come ha fatto Yamaguchi quel giorno.»
Ora è Kei che si confessa, è una dichiarazione del tutto spontanea e che non vuole ampliare poiché il bicchierino di latte per Tobio è già pronto da un paio di minuti ed è l'unica distrazione che lo possa salvare da domande invasive.
«Yamaguchi? Intendi il ragazzo con le lentiggini?»
Il moro lo chiede e vede l'altro accennare con la testa.
Nel frattempo afferra la bevanda calda che il megane gli ha appena avvicinato e la loro conversazione sembra essere giunta ad un definitivo punto fermo.

Forse è lo scroscio della pioggia contro la vetrina o probabilmente gli occhi blu notte di Kageyama a rendere l'atmosfera quasi surreale per Tsukishima; quest'ultimo non ne è certo, ma per una volta si lascia pervadere dalla semplice sensazione di essere nel posto giusto con la persona giusta.
Ancora conosce ben poco di Tobio, ma è abbastanza per desiderare di voler ripetere quel momento per un'eternità.
«Vai spesso al cinema, Kageyama?»
Lo domanda pur non aspettandosi una risposta affermativa; sa che è impegnato con il lavoro, però non si vuole allontanare dall'unica possibilità che gli rimane per poter approfondire quel rapporto.
«Io – no, non esattamente.»
Tobio si irrigidisce e il latte che ha tra le mani all'improvviso sembra farsi più caldo, ma non si rende conto che è la sua temperatura corporea ad essersi abbassata; il sangue gli gela lentamente nelle vene e un groppo alla gola lo colpisce a tal punto da biascicare per farsi capire dall'altro.
«Perché?»
Tsukishima la percepisce, è la ritrosia che le persone gli dedicano quando vogliono liberarsi di lui; non è mai insistente, ma capitano quelle volte in cui le armi che è solito utilizzare sugli altri si riversino su di lui con cattiveria.
«Spesso abbiamo degli sconti per i biglietti, se tu avessi voglia, potremmo vedere un film.»
Kei inizia a parlare non dando tanto importanza all'idea di aver appena invitato Kageyama ad uscire assieme a lui, ma più alla pellicola che ha attirato la sua attenzione.
«Ero interessato ai Magnifici Sette sin dal primo trailer, è una sorta di remake di un remake, il che potrebbe renderlo un film abbastanza stupido, dato che l'originale non era altro che un omaggio a-»
Tobio rimane immobile, si ripromette di stare attento alle sue parole, ma il messaggio gli sfugge non appena realizza di aver ricevuto appena un invito da quello stesso Tsukishima che lo ha trattato con sufficienza pochi giorni prima.
Vorrebbe non mostrarsi troppo entusiasta per la proposta e di conseguenza trova un modo di apparire dubbioso: accenna con la testa, abbassa lo sguardo per dare l'impressione di essere annoiato, ma alla fine lo sente di nuovo parlare e il suo viso si illumina quando effettivamente ricorda il teaser citato poco prima dall'altro.
«Aspetta, recita Idris – no, Denzel Washington in quel film?»
La domanda è sciocca, ma il ghigno soddisfatto che ritrova sul volto di Tsukishima lo affascina tanto dal dover nascondere l'avvampare delle sue guance.
Dà colpa all'essere intorpidito dal freddo, alla pioggia che non è ancora cessata e ad altre mille motivi a cui Kei non crede assolutamente, ma che trova stranamente adorabili; così preferisce assecondarlo poiché un Tobio alle prese con l'imbarazzo vale molto di più di qualsiasi sciocca battuta e in quel momento riesce a pensare solo a lui e solo a lui soltanto.
 
* * *

 
Tsukishima lo aspetta al cinema più vicino al quartiere dove lavorano entrambi; quell'attesa pare un'eternità, ma il megane cerca di distrarsi concentrandosi su piccoli dettagli che non ha mai notato nella città in cui vive.
La sera è appena calata, le luci dei semafori si riflettono sull'asfalto bagnato e timide gocce di pioggia disegnano linee irregolari sulle vetrine dei negozi e i suoi finestrini delle auto.
Il tempo è uggioso, ma le nuvole dense che coprono il manto di stelle sopra la sua testa non lo infastidiscono, anzi, apprezza giorni tranquilli come quello e desidererebbe poterne trascorrere altri senza pensare a nulla.
E' una vita semplice, la sua, la monotonia delle ore che passano non affligge il suo animo già da anni; è abituato alla routine della sua vita, ai pomeriggi passati sui libri, alle sere in negozio e alle domeniche mattina in cui alle volte la pigrizia ha la meglio su di lui.
Oggi, però, trova qualcosa di diverso in ciò che prova e in ciò che ha davanti agli occhi: la città pare più scintillante, le strade che di solito percorre per raggiungere il negozio sembrano nuove vie che lo accompagnano vero una meta che conosce bene.
Le locandine esposte fuori dal cinema attirano la sua attenzione, si volta verso di esse e ritrova con lo sguardo subito il film che ha deciso di vedere con Kageyama: ne ha viste molte di pellicole del genere, i western non sono i suoi preferiti, ma qualsiasi titolo sarebbe stato perfetto per l'occasione.

Non è solamente una storia di cowboys a conquistarlo, è la novità che ritrova nel poter scoprire la trama assieme a qualcuno; quel qualcuno è Kageyama Tobio, il giovane uomo dai capelli corvini che è entrato – improvvisamente – nella sua vita.
E' strano pensare al loro incontro, una parte di Tsukishima è convinta che tutto finirà lì, forse Tobio si è lasciato convincere per occupare una sera anonima come quella e non ci sono altre reali intenzioni.
Non smettono di battibeccare, alle volte persino sulle questione più sciocche, ma ci sono anche quei momenti in cui anche un silenzio condiviso vale più di qualsiasi dimostrazione d'affetto o di parole smielate.
Capita che Tobio entri in negozio e che se ne stia lì, vicino al bancone, solo per vedere Tsukishima aggiungere segni di spunta su uno dei tanti elenchi che indicano i DVD ordinati e quelli non ancora giunti in negozio.
Il loro rapporto è strano, questo Kei lo sa bene; non sono amici, ma non si considerano neppure semplici conoscenti; hanno confessato questioni mai dette a nessun altro e Tsukishima sa che non potrebbe in nessun modo paragonare il legame con Kageyama ad altri.
E' diverso, tutto è diverso quando sta in compagnia di Tobio; nota dettagli di lui che non ha mai veramente cercato in un uomo e con il passare del tempo ha cominciato persino a considerare quasi affascinante il modo in cui l'altro accenna piccoli sorrisi, nulla di veramente gentile o dolce, solo semplici sorrisi.

Quando allontana lo sguardo dall'entrata nota Kageyama giungere verso di lui; si copre con un ombrello e cammina a passo lento sino a quando non sono a pochi metri di distanza.
Kei rimane immobile, accenna solamente con la testa per salutarlo e Tobio fa lo stesso, anche se si avvicina abbastanza per potergli bisbigliare un piccolo "Buonasera."
Nessuno dei si sforza di sorridere, non apprezzano false cordialità e trovano più piacevole il silenzio che è ricaduto tra di loro; si scambiano ancora una volta uno sguardo e poi è Tsukishima a parlare, frugando nelle proprie tasche per cercare la tessera per gli sconti.
«I posti li scelgo io, non voglio avere dolori al collo se finiamo nella prima fila.»
Tobio è d'accordo e lo segue senza replicare.
E' da tempo che non entra in un cinema, l'ultima volta risale probabilmente a l'anno prima quando – più per resa che desiderio – aveva accompagnato Hinata a vedere il film Pan; in fondo non gli era dispiaciuto così tanto, era stata una rara occasione per potersi calmare lontano dal lavoro, anche se osservare Hinata balzare sulla propria poltrona non era stato esattamente rilassante.
Con Tsukishima teme ben altre situazioni: non ha idea se il megane voglia comprare qualcosa da mangiare, ma in ogni modo, vorrebbe evitare di sfiorare le dita dell'altro accidentalmente o di essere scoperto mentre i suoi occhi sono più incentrati a guardare lui piuttosto che lo schermo della sala.

I pensieri di Tobio vengono interrotti dall'improvviso profumo di pop-corn, di sottofondo alcuni bambini gridano entusiasti di vedere un film con i loro genitori mentre poco lontano da loro, una giovane coppia cammina fianco a fianco verso la biglietteria.
Kageyama si volta verso Tsukishima, ma quest'ultimo ha già raggiunto la fila più breve per prendere i biglietti e gli fa cenno con la mano di avvicinarsi.
«Sembra quasi che tu non abbia mai mangiato dei pop-corn.»
Kei lo trova divertente, nonostante la sua età pare come uno di quei bambini che hanno visto poco prima e anche se non lo vuole ammettere, è forse la sua espressione ingenua a convincerlo a comprare ad entrambi qualcosa da mangiare.
«Tieni, facciamo metà e compra una confezione media.»
Il megane allunga la mano verso di lui e Kageyama si mostra riluttante ad accettare i soldi che ha tra le dita; sa di essere stato invitato, ma questo non fa di lui un ospite, dato che sono in un luogo pubblico.
Ha portato con sé il suo portafoglio e per essere riconoscente, decidere di comprare lui da mangiare e da bere, lasciando a Tsukishima il compito di acquistare i biglietti.
«Pago io, che cosa vuoi da bere?»
Tobio gli dedica uno sguardo incuriosito: non conosce neppure le cose più semplici di lui; qual è il suo colore preferito? Preferisce cibi dolci o salati? Ha dei fratelli o è figlio unico?
Sono domande che per ora non è intenzionato a chiedere; non vuole sembrare affrettato e in quel momento si limita a vivere la serata nel miglior modo possibile.
«Portami una soda al gusto fragola.»
Tsukishima risponde voltandosi verso la biglietteria; è arrivato il suo turno e lascia libero Kageyama di comprare da mangiare.
Bastano pochi attimi per scegliere i posti, hanno la fortuna di trovare una posizione ottima senza avere nessuno davanti a loro – non che Kei se ne faccia realmente un problema, data la sua altezza – ma pensa anche a Tobio ed è certo che quest'ultimo non avrà nulla da ridire sulla sua scelta.

Acquistati i biglietti, Kei lo raggiunge e si dirigono entrambi verso la sala; sono i primi ad entrare e il silenzio che aleggia tra di loro è piuttosto imbarazzante.
Prendono posto, ma non sanno esattamente cosa dirsi; il film non è iniziato ed essere seduti così vicini non aiuta nessuno dei due ad iniziare una qualsiasi conversazione per occupare il tempo.
«Come va con la tua squadra?»
Il primo a parlare è Tsukishima, domanda dell'Associazione di cui Kageyama fa parte perchè l'altro non gli ha ancora rivelato quale sport pratichi e non sa esattamente cosa aspettarsi da una persona come lui.
«Domani abbiamo una partita di beneficenza contro una squadra di Osaka.»
Tobio bisbiglia e si volta lentamente verso di lui; lo osserva senza aspettarsi un particolare interesse da parte sua, ma si stupisce non appena incontra il suo sguardo.
«Beneficenza? Non me lo sarei mai aspettato da uno come te.»
L'ironia di Tsukishima non lo ferisce, ormai si è abituato ai suoi commenti sciocchi e l'unica risposta che gli regala è composta da un breve sorriso, quasi impercettibile.
«Hey, non era un complimento, non dovresti essere così felice.»
Kei ride, questa volta ride non per schernirlo, ma poiché trova Tobio molto più affascinante quando più spontaneo; sa che non ha mai finto di essere un'altra persona, ha capito i suoi difetti e sono questi ultimi che interessano ad ogni incontro Tsukishima.

«Stupido, sta iniziando.»
La sala si fa all'improvviso più scura, gli ultimi ritardatari entrano in sala, ma non ci sono molte persone e questo non aiuta Kageyama a concentrarsi sul film.
Lo trova avvincente, sicuramente i cowboys hanno un fascino intramontabile e sia Denzel Washington che Chris Pratt sanno ricoprire perfettamente la parte, ma nonostante questo, alle volte il suo sguardo non può fare altro che dirigersi verso la figura che ha al suo fianco.
Le immagini del film si riflettono sul viso di Tsukishima, sottolineano il profilo del suo naso, del suo mento e degli occhiali che alle volte è obbligato a sistemare; osserva le linee rigidi delle sue labbra e si distrae solamente quando una lieve pressione sulla sua mano lo obbliga a distogliere lo sguardo.
«Il film, Kageyama, è più interessante di me.»
Kei parla senza voltarsi, le sue dita sfiorano il dorso della mano dell'altro e accenna un ghigno che Tobio non riesce a vedere poiché non ha il coraggio di alzare il capo per guardarlo.
«Io non-» Bisbiglia, ma non trova nessuna scusa; non vuole ammettere la verità, anche se Tsukishima lo ha già scoperto ed è sicuro che quest'ultimo non si tratterrà dallo schernirlo non appena il film sarà finito.
«Non ora, Tobio.»
Eppure, l'improvviso borbottio di Kei lo stupisce; è un semplice rinvio, un desiderio di rimandare una conversazione ad un momento più consono e Tobio annuisce, ritornando poco dopo ai suoi amati pop-corn.
 
* * *

Durante il viaggio di ritorno in metro non si sono parlati, ora sono scesi entrambi alla stessa fermata e Tsukishima sta accompagnando Kageyama nel suo quartiere.
Manca poco per raggiungere la casa di Tobio e quando quest'ultimo si ferma all'improvviso Kei capisce che la loro serata sta per concludersi; è un po' amareggiato, forse le sue aspettative erano troppo alte, ma trova comunque piacevole il passare qualche ora in compagnia dell'altro.
Si fa coraggio e lo ferma prima che lui possa salutarlo definitivamente; sa che Kageyama è una persona impulsiva, ma sa anche che non è così stupido come spesso Kei ha pensato in precedenza.
Prende un respiro profondo e lo guarda negli occhi, notando la lieve espressione confusa e imbarazzata dipinta sul suo volto.
Gli sta stringendo il polso, le dita scivolano lentamente verso la sua mano, ma dopo pochi attimi lascia la presa e Tobio pare all'improvviso più sollevato.
«Possiamo vedere un altro film, sempre se ti va.»
Tsukishima sgrana gli occhi, non può realmente credere che sia stato Kageyama a proporlo per primo, ma un piccolo sorriso gli illumina il viso e non può far altro che accettare.
«Che cosa intendi dire, che passerai quasi due ore a guardare me?»
La domanda del megane è retorica, non manca del suo solito ironia e per questo obbliga Tobio a nascondere un lieve porporio di guance che – come ben altre volte – lo rende affascinante agli occhi di Tsukishima.
«Non ti stavo guardando, se lo pensi vuol dire che eri tu a guardare me.»
La risposta di Tobio lascia Kei senza parole; non pensa di avere un modo per replicare e per qualche attimi gli concede una vittoria, rimanendo semplicemente ammutolito.
«E se così fosse, cosa faresti Kageyama Tobio?»
Il moro incontra il suo sguardo e si irrigidisce; non teme di fare delle mosse di troppo, è dell'idea che Kei sia abbastanza intelligente da perdonare la sua impulsività e passano pochi attimi prima di sentire la sua mano strattonargli il colletto della camicia.

«Idiota.»
Sospira a pochi centimetri dalle sue labbra e infine lo bacia, lo bacia con la consapevolezza che quella è solo una delle loro tante sere, che successivamente avranno nuove occasioni per rivelare nuovi lati di loro stessi, ma per ora – forse con ingenuità – entrambi si perdono in quel breve, ma significativo gesto.
  
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