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Autore: Julie05_ShinRan    12/09/2016    1 recensioni
Secondo un’antica leggenda cinese, ognuno di noi nasce con un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra, questo filo ci lega in modo indissolubile alla nostra “anima gemella”. Potranno passare mesi, anni e ogni tipo di controversa peripezia, ma il destino alla fine farà rincontrare le due anime: se due persone sono destinate a stare insieme niente e nessuno potrà spezzare questo legame.
Questa storia parla di due ragazzi, così vicini seppure così lontani ma uniti da un filo indistruttibile, destinati, quindi, a stare insieme per sempre.
Dal primo capitolo:
"Si sentiva tremendamente in colpa per averla fatta soffrire per tutto questo tempo, lui era la causa dei suoi dispiaceri e questo lo faceva star male, ma ciò che gli dava più fastidio era il fatto che le era stato sempre vicino senza poter dire una parola, l’aveva vista piangere tante volte e tante volte l’aveva consolata o per meglio dire Conan l’aveva consolata, mentre Shinichi continuava a fregarsene e non si degnava di una telefonata. Dava l’impressione di essere un cinico egoista, ma lui sapeva bene di non essere per niente così"
La storia si sviluppa più o meno dal file 971
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Gin, Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Heiji Hattori/Kazuha Toyama, Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Era un tranquillo pomeriggio primaverile, i raggi del sole accarezzavano, lievi, con il loro dolcissimo tepore, una ragazza seduta all’ombra di un ciliegio che guardava, con contemplazione, un libro avvolto da una copertina scarlatta sovrastata da una scritta incisa in oro:

 

“The Sign of Four”

~Arthur Conan Doyle~

 

Il vento le accarezzava il volto e le scompigliava dolcemente i capelli, chiunque si sarebbe piacevolmente assopito lasciandosi cullare dal suo soffio leggero, anche la nostra ragazza, se non fosse stato che la sua testa, in quel momento, era da tutt’altra parte: continuava ad accarezzare il libro come fosse una reliquia pensando al suo proprietario, l’aveva “preso in prestito” dalla grande libreria di casa sua, era il suo libro preferito e ne parlava in continuazione. Avere quel libro tra le mani la tranquillizzava un po’ perché sentiva di avere una parte di lui al suo fianco.

 

-Dovresti smettere di guardare quel libro in questo modo, rischi di sciuparne la copertina- una voce che conosceva bene ruppe il flusso dei suoi pensieri facendola voltare di scatto: appoggiato al tronco dell’albero, con le braccia conserte, c’era un ragazzo moro con gli occhi blu dall’aria saccente che sorrideva a trentadue denti.

 

-Shin-Shinichi?- disse sorpresa lei.

 

-Hey, cos’è quella faccia? Sembra che tu abbia visto un fantasma.

 

-Shinichi!- esclamò mentre,  sorridendo, gli cingeva le braccia al collo.

 

Il ragazzo ricambiò il suo abbraccio, la stringeva forte come a volerle dire “ sta tranquilla, questa volta non ti lascio”.

La ragazza iniziò a piangere e, ad ogni singulto o lacrima versata, aumentava l’intensità con cui stringeva a sé l’amico.

 

-Hey, calma, non piangere, sono qui, adesso- le ripeteva mentre le accarezzava la testa, come fa una mamma con i suoi figli per farli addormentare.

Lentamente i singhiozzi cessarono e si staccarono da quell’abbraccio.

Lei si stropicciò gli occhi cercando di asciugarli dalle lacrime, poi, guardando il ragazzo che le stava davanti, abbozzò un dolce e sincero sorriso.

Lui le accarezzò una guancia e disse:

 

-Lo so che può sembrarti strano, ma non ti ho mai abbandonato, ti sono sempre stato vicino e, qualsiasi cosa accada, sarò sempre al tuo fianco-

 

Poi si avvicinò al suo volto, quel tanto che bastava per farla arrossire, le diede un lievissimo bacio sulla fronte e le sussurrò all’orecchio:

 

- Abbi pazienza: un giorno, quando tutto sarà finito, potrò finalmente dirti la verità, potrò dirti cosa mi ha realmente tenuto “lontano” da te. Per ora, sappi solamente che io...-

 

Si spostò di un paio di centimetri, quel che serviva per sfiorare le labbra della ragazza con le sue.

 

-Sappi che io ti ho sempre...

 

***

 

- Ma dai! E poi? Poi cosa è successo?

- E poi niente, è suonata la sveglia e mi sono alzata.

- Maledetta sveglia, fossi stata io l’avrei buttata fuori dalla finestra!

- Hahaha! Anch’io avevo pensato di farlo.

- Dai, dimmi! Cosa hai deciso di fare? Quale sarà la tua prossima mossa con il tuo “maritino” ? – disse ammiccante la Suzuki.

- Con chi, scusa??

- Con il tuo maritino! Shinichi! Chi altri se no?

- Finiscila! Non ho intenzione di fare niente. E poi non è mio marito!

- Ma come? Vuoi lasciartelo sfuggire così facilmente?

- Sonoko, smettila! E comunque no, aspetto solo che sia lui a fare la prossima mossa. Voglio lasciargli un po’ di tempo, non voglio che si senta in qualche modo costretto o condizionato.

- Va be’, se vuoi così... Io al posto tuo almeno una telefonata gliel’avrei fatta.

 

-Ragazze!- una voce stava attirando la loro attenzione.

-Ciao Sera-chan- disse allegramente Sonoko agitando una mano in segno di saluto.

-Hey! Di che parlate?

-Non parlavamo di niente, Sera-Chan, solo stupidaggini- disse Ran evasiva.

 

********************

 

-Allora bambini, oggi impareremo le divisioni a due cifre- disse allegra la maestra Kobayashi.

-Sì, che bello!- si sollevò un coro di entusiasmo tra i bambini, solo due non erano particolarmente “contenti”.

Ai guardava fuori dalla finestra pensierosa, fissava l’orizzonte rimuginando, mentre Conan sbuffava visibilmente seccato, gli mancavano terribilmente logaritmi ed equazioni e, in un momento come quello, aveva cose ben più importanti a cui pensare. Era già passato qualche mese da quando aveva decifrato il messaggio sullo specchietto e già navigava in alto mare nella risoluzione del caso della morte di quel Kohji Haneda: non aveva avuto più informazioni di alcun genere, né sulla sua morte, né sull’identità di Rum e doveva, quindi, fare affidamento solo sul suo intuito per trovare una risposta ai mille quesiti che gli balenavano nella testa.

*   *   *

-Ok, vediamo se avete capito. Ai? Quanto fa cento diviso venti?

La bambina rispose immediatamente, con voce atona, continuando a guardare fuori dalla finestra.

-cinque-

-Bene, bravissima! Ora te ne chiedo una difficile, mi raccomando fai attenzione. Vediamo, quanto fa duecentoventiquattro diviso trentadue?

-sette-

-Perfetto! Ora un altro, vediamo...

 

-Hey, sei davvero brava con le divisioni!- disse sarcastico Conan, che colse subito l’occasione per stuzzicare un po’ Haibara ed ottenere, di conseguenza, l’effetto desiderato: le sue parole attirarono, difatti, l’attenzione della piccola scienziata che, per risposta, gli rivolse un’occhiataccia.

-Mio caro Holmes, mi deludi, inizi a perdere colpi. Per tua personale informazione, giusto per fartelo sapere, il veleno che ti ha rimpicciolito l’ho creato io, quindi si presuppone che sappia già fare di conto.

 

Le parole della ‘bambina’ lo lasciarono interdetto, come sempre d'altronde. Riusciva tutte le volte, grazie al suo insito sarcasmo, a fermare ogni tentativo del detective di infastidirla.

 

-A proposito, a che punto sei con l’antidoto?

-Come mai stai cambiando discorso?

-Non sto affatto cambiando discorso e, comunque, non si risponde ad una domanda con un'altra domanda.

-Ci sto lavorando, non è così facile come credi- disse evasiva la ramata.

 

-Conan, Ai, si può sapere cosa avete di così importante da dirvi?-

-No, nulla maestra- disse elusivo il bambino.

-Per favore, state attenti-

-Certo, maestra, non lo faremo più- disse Conan in tono puerile.

 

********************

Ran non faceva altro che guardare il banco vuoto accanto al suo, era completamente distratta, tanto che la professoressa cercò più volte di richiamare la sua attenzione, ma senza riuscirci, evidentemente: non era la prima volta che le appariva in sogno, anzi, più volte, le aveva fatto visita durante le sue chimere notturne, ma stavolta c’era qualcosa di strano, c’era qualcosa di diverso e misterioso nelle sue parole, non riusciva a spiegarsi perché, ma uno strano presentimento si stava impossessando della sua mente privandola gradualmente del senno, aveva come la sensazione che di lì a poco sarebbe accaduto qualcosa d’inaspettato e poco piacevole, se non addirittura terribile.

 

********************

Una Porche356A nera lucente viaggiava indisturbata per le strade di Tokyo con a bordo due uomini dall’aspetto poco rassicurante.

 

-Frena, Vodka, fermati qua.

-Subito, Aniki.

 

L’auto si fermò davanti ad un palazzo di due piani che si ergeva al di sopra un bar, la scritta “Caffè Poirot” si stagliava sulla vetrata e, sui vetri al primo piano, spiccava a grandi lettere l’insegna “Agenzia investigativa Kogoro Mouri”.

 

-Come mai ci siamo fermati qui, Aniki?

-Lo scoprirai quando sarà il momento...

 

L’uomo dai lunghi capelli argentati si lasciò andare in una fragorosa risata che lentamente lasciò spazio ad un ghigno malefico, il suo sguardo tagliente, nascosto tra i ciuffi di capelli, si posò sul compagno che sedeva accanto a lui e, ciò che vi si poteva leggere scrutando le gelide iridi, fece rabbrividire perfino Vodka.

 

 

 

Hey, ciao a tutti!

Sono resuscitata!

Mi dispiace molto di avervi fatto aspettare così tanto: è passato quasi un anno! o.O

Fa niente, l'importante è aver pubblicato il nuovo capitolo.

Come al solito fatemi sapere cosa ne pensate, se vi è piaciuto o no, se ci sono errori, o se avete qualche consiglio.

Purtroppo non so se potrò dedicarmi assiduamente alla storia, perchè come al solito c'è di mezzo la scuola con le interrogazioni e i compiti, quindi vi prego di avere pazienza, nel mentre non posso fare altro che ringraziare chi legge, chi recensisce e chi apprezza la mia storia.

Baci <3

 

   
 
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