~~Avevo otto anni la prima volta che ho incontrato Dai-chan al campetto da basket. Non so spiegare con precisioni cosa sia successo, non so perché mi trovassi li o come ci fossi finita, non ricordo come tornai a casa, non ricordo neppure la corsa sotto la pioggia che mi era valsa una bella strigliata dalla mamma.
Probabilmente ero scappata dai miei amici, mi capitava spesso di litigare con loro e correre da qualche parte. Al tempo non capivo nemmeno perché se la prendessero sempre con me, adesso so che le mie capacità intuitivi e la mia poca propensione a tenere la bocca chiusa li infastidiva. Ma ero solo una bambina e scappare mi era sempre sembrata la scelta più saggia nonostante i continui rimproveri della mamma che doveva sempre venire a scovarmi da qualche parte. Mi persi anche quel giorno, ovviamente.

Non ricordo molto del giorno in cui incontrai Dai chan.
Tranne che Dai-chan.

Lui è ancora impresso nella mia memoria con la sua maglietta rossa, i pantaloncini bianchi e le scarpette consumate per il troppo uso. Il pallone enorme fra le sue mani sembrava avere vita proprio tanto si muoveva velocemente e il ritmico rumore che produceva colpendo il terreno mi fece venire il batticuore, le braccia agili e il movimento veloce delle gambe rapirono il mio sguardo …tutto in quella figura mi trasmetteva un senso di eccitazione e serenità.
Mi nascosi dietro un albero per non farmi vedere e continuare a guardarlo indisturbata. Sembrava volteggiasse nell’aria tanto i suoi movimenti apparivano affascinanti ai mie occhi e non staccai nemmeno per un momento lo sguardo dal pallone e dal suo movimento ipnotico, seguii la sua traiettoria fino a quando con un lieve fruscio non fini nella rete, mi scappò un singulto di felicità che lo fece voltare verso di me, solo allora guardai in viso la persona che aveva attirato la mia attenzione prima di scappare ancora.
La prima volta che ho visto Dai-chan non la scorderò mai.
Un unico raggio di luce, fattosi largo fra le fronde degli alberi, lo colpiva in viso costringendolo a socchiudere lievemente gli occhi blu intenso, aveva le braccia ancora alzate per il tiro a canestro e un bellissimo sorriso che risaltava sulla sua pelle scura, probabilmente fu per quello che il giorno dopo, speranzosa, mi persi ancora.

Ci misi una settimana per scoprire che il campetto da basket dove avevo visto Dai chan è quello che si trova a pochi minuti da casa, quello che da quel giorno lontano è il mio posto speciale. Passai i tre giorni seguenti alla mia scoperta a spiarlo nascosta dietro un cespuglio attendendo il momento più giusto per presentarmi, ma ogni volta il pensiero di interrompere quei movimenti armoniosi mi bloccava dal fare qualsiasi cosa non fosse ammirarlo. Fin da allora Dai-Chan mi affascina con la sua passione.
Mi feci finalmente coraggio quando lo vidi asciugarsi il sudore con la maglia ormai sporca, avevo un fazzoletto bellissimo tutto rosa e pieno di merletti, il sogno di ogni bambina della mia età, che senza pensarci gli offri speranzosa.
Mi penti della scelta del mio approccio un secondo troppo tardi, ai maschi quelle cose non piacevano per niente quindi mi avrebbe probabilmente cacciata e io non avrei nemmeno più avuto il coraggio di nascondermi per guardarlo giocare, ma Dai Chan mi soprese con la sua gentilezza, che ancora oggi dimostra nonostante i molti strati che la nascondono.
Guardò un po’ offeso e nauseato il fazzoletto che gli porgevo ma lo accettò comunque e mi sorrise, il suo meraviglioso sorriso, che mi diede la spinta giusta per presentarmi

<< Ciao! mi chiamo Satsuki Momoi e ho otto anni, tu come ti chiami? >>
<< Aomine Daiki, anche io ho otto anni >>
<< oh e dove vai a scuola? Chissà perché non ci siamo mai incontrati, ah giusto la scuola non è ancora cominciata che scema. Io vado in quella qui vicino, quella con i fiori rosa. Sei bravissimo con la palla, ti alleni da tanto? Piacerebbe anche a me saperlo fare, magari puoi insegnarmi. Oh però non lo so, non vorrei sporcarmi il vestito nuovo, me lo ha regalato la mamma sai?! tutti dicono che è bellissimo e che anche io diven- >>

Mi accorsi troppo tardi delle sguardo stralunato di Dai-chan, mi ero lasciata un’altra volta andare e avevo parlato senza riflettere, lo fissai da sotto le ciglia con il volto basso nella speranza dicesse qualcosa e che non mi cacciasse. Da bambina avevo questa costante paura che le persone non mi volessero intorno, nonostante ciò non riuscivo mai a tenere la bocca chiusa e a evitare di parlare di tutte le cose che mi passassero per la testa, ma desideravo Dai-chan come amico più di ogni altra cosa

<< beh…ehm se-se vuoi posso insegnarti a giocare a basket- si grattò la testa con la mano libera e mi guardò imbarazzato anche lui- insomma è più divertente giocare con gli altri, no? >>

Non riuscì a trattenere un sorriso e al mio segui il suo.
Passai l’estate a giocare con Dai-chan, lo trovavo sempre al campetto e lo lasciavo li quando per me veniva l’ora di tornare a casa.
Conobbi la vera felicità nell’estate dei miei otto anni, la conobbi nei sorrisi di Dai-Chan e nei suoi stupidi scherzi, la conobbi nella sua gentilezza costantemente imbarazzata e nelle sue attenzioni infantili.
La conobbi grazie al mio migliore amico e, con il tempo...qualcosa in più